veglia di Sabato sera - Azione Cattolica Bergamo
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veglia di Sabato sera - Azione Cattolica Bergamo
Ascoltiamo a parola del Signore dal Vangelo secondo Matteo 5, 1-12 In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, CAMPO ADULTI 2016 perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, VEGLIA DI PREGHIERA: ASCIUGARE LE LACRIME perché saranno consolati. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi». Nel momento dello smarrimento, della commozione e del pianto, emerge nel cuore di Cristo la preghiera al Padre. La preghiera è la vera medicina per la nostra sofferenza. Anche noi, nella preghiera, possiamo sentire la presenza di Dio accanto a noi. La tenerezza del suo sguardo ci consola, la forza della sua parola ci sostiene, infondendo speranza. Gesù, presso la tomba di Lazzaro, pregò dicendo: «Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato. Io sapevo che sempre mi dai ascolto» (Gv 11,41-42). Abbiamo bisogno di questa certezza: il Padre ci ascolta e viene in nostro aiuto. L’amore di Dio effuso nei nostri cuori permette di dire che quando si ama, niente e nessuno potrà mai strapparci dalle persone che abbiamo amato. Si spostiamo verso il piazzale Padre Nostro Vicino ad ogni croce c’è sempre la Madre di Gesù. Con il suo manto lei asciuga le nostre lacrime. Con la sua mano ci fa rialzare e ci accompagna nel cammino della speranza. Ave Maria C. Amen. La pace sia con voi. C. E con il tuo spirito. Canto iniziale: Cantiamo il ritornello di Taizè, alternandolo alle preghiere Misericordias Domini, in aeternum cantabo…(3) l2. Da lui riceviamo, a lui ci doniamo, il cuore si apra a chi ha fame e sete. L1-Rendiamo grazie al Padre perché è Misericordias Domini, in aeternum buono, ha creato il mondo con sapienza, cantabo…(2) Misericordias Domini, in aeternum cantabo…(2) l1 -conduce il suo popolo nella storia, perdona e accoglie i suoi figli. Misericordias Domini, in aeternum cantabo…(2) L2. Rendiamo grazie al Figlio, luce delle genti, ci ha amati con un cuore di carne. Misericordias Domini, in aeternum cantabo…(2) L3. Chiediamo allo Spirito i sette santi doni, fonte di ogni bene, dolcissimo sollievo. Misericordias Domini, in aeternum cantabo…(2) l3. Da lui confortati, offriamo conforto, l’amore spera e tutto sopporta. Misericordias Domini, in aeternum cantabo…(3) Nei momenti di tristezza, nella sofferenza della malattia, nell’angoscia della persecuzione e nel dolore del lutto, ognuno cerca una parola di consolazione. Sentiamo forte il bisogno che qualcuno ci stia vicino e provi compassione per noi. Sperimentiamo che cosa significhi essere disorientati, confusi, colpiti nel profondo come mai avevamo pensato. Ci guardiamo intorno incerti, per vedere se troviamo qualcuno che possa realmente capire il nostro dolore. La mente si riempie di domande, ma le risposte non arrivano. La ragione da sola non è capace di fare luce nell’intimo, di cogliere il dolore che proviamo e fornire la risposta che attendiamo. In questi momenti, abbiamo più bisogno delle ragioni del cuore, le uniche in grado di farci comprendere il mistero che circonda la nostra solitudine. Canto: Salve Regina. Si accende una candela ... canto: Resta con noi Signore la sera (ritornello) L4 Dal libro del profeta Isaia 40, 1-5. 9-11 «Consolate, consolate il mio popolo perché la bocca del Signore ha parlato». – dice il vostro Dio –. Sali su un alto monte, Parlate al cuore di Gerusalemme tu che annunci liete notizie a Sion! e gridatele che la sua tribolazione è compiuta, Alza la tua voce con forza, la sua colpa è scontata, tu che annunci liete notizie a Gerusalemme. perché ha ricevuto dalla mano del Signore Alza la voce, non temere; il doppio per tutti i suoi peccati». Una voce grida: «Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio. annuncia alle città di Giuda: «Ecco il vostro Dio! Ecco, il Signore Dio viene con potenza, e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri». Lasciamo risuonare in noi le parole del salmo, sottolineiamo quella che più abbiamo nel nostro cuore, condividiamola… Quanta tristezza ci capita di scorgere su tanti volti che incontriamo. Quante lacrime vengono versate ad ogni istante nel mondo; una diversa dall’altra; e insieme formano come un oceano di desolazione, che invoca pietà, compassione, consolazione. Le più amare sono quelle provocate dalla malvagità umana: le lacrime di chi si è visto strappare violentemente una persona cara; lacrime di nonni, di mamme e papà, di bambini… Ci sono occhi che spesso rimangono fissi sul tramonto e stentano a vedere l’alba di un giorno nuovo. Abbiamo bisogno di misericordia, della consolazione che viene dal Signore. Tutti ne abbiamo bisogno; è la nostra povertà ma anche la nostra grandezza: invocare la consolazione di Dio che con la sua tenerezza viene ad asciugare le lacrime sul nostro volto (cfr Is 25,8; Ap 7,17; 21,4). Accendiamo una candela... Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione! Egli ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in ogni genere di afflizione con la consolazione con cui noi stessi siamo consolati da Dio. Poiché, come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione. Quando siamo tribolati, è per la vostra consolazione e salvezza; quando siamo confortati, è per la vostra consolazione, la quale vi dà forza nel sopportare le medesime sofferenze che anche noi sopportiamo. La nostra speranza nei vostri riguardi è salda: sappiamo che, come siete partecipi delle sofferenze, così lo siete anche della consolazione. Si esegue un brano musicale. Come un pastore egli fa pascolare il gregge e tutti gli uomini insieme la vedranno, Paolo, apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, e il fratello Timoteo, alla Chiesa di Dio che è a Corinto e a tutti i santi dell’intera Acaia: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo. Ecco, egli ha con sé il premio ogni monte e ogni colle siano abbassati; Allora si rivelerà la gloria del Signore 1, 1-7 Presentazione delle intenzioni di preghiera espresse dai presenti ricordando don Silvano e la sua ricompensa lo precede. e quello scosceso in vallata. Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi il suo braccio esercita il dominio. Ogni valle sia innalzata, il terreno accidentato si trasformi in piano Canto: Le ombre si distendono In questo nostro dolore, noi non siamo soli. Anche Gesù sa cosa significa piangere per la perdita di una persona amata. E’ una delle pagine più commoventi del vangelo: quando Gesù vide piangere Maria per la morte del fratello Lazzaro, non riuscì neppure Lui a trattenere le lacrime. Fu colto da una profonda commozione e scoppiò in pianto (cfr Gv 11,33-35). L’evangelista Giovanni con questa descrizione vuole mostrare la partecipazione di Gesù al dolore dei suoi amici e la condivisione nello sconforto. Le lacrime di Gesù hanno sconcertato tanti teologi nel corso dei secoli, ma soprattutto hanno lavato tante anime, hanno lenito tante ferite. Anche Gesù ha sperimentato nella sua persona la paura della sofferenza e della morte, la delusione e lo sconforto per il tradimento di Giuda e di Pietro, il dolore per la morte dell’amico Lazzaro. Gesù «non abbandona quelli che ama» (Agostino, In Joh 49,5). Se Dio ha pianto, anch’io posso piangere sapendo di essere compreso. Il pianto di Gesù è l’antidoto contro l’indifferenza per la sofferenza dei miei fratelli. Quel pianto insegna a fare mio il dolore degli altri, a rendermi partecipe del disagio e della sofferenza di quanti vivono nelle situazioni più dolorose. Mi scuote per farmi percepire la tristezza e la disperazione di quanti si sono visti perfino sottrarre il corpo dei loro cari, e non hanno più neppure un luogo dove poter trovare consolazione. Il pianto di Gesù non può rimanere senza risposta da parte di chi crede in Lui. Come Lui consola, così noi siamo chiamati a consolare.