Sintesi dell`articolo di Francesco Braschi

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Sintesi dell`articolo di Francesco Braschi
Incontro di formazione per gli animatori liturgici
Sintesi dell’articolo di Francesco Braschi pubblicato nella rivista Ambrosius 1/2009
a cura di suor Patrizia
LEZIONARIO AMBROSIANO LIBRO II:
MISTERO DELLA PASQUA
“Il Sacro Triduo Pasquale della Passione e della Risurrezione del Signore risplende al vertice dell’anno
liturgico, poiché l’opera della redenzione umana e della perfetta glorificazione di Dio è stata compiuta da
Cristo specialmente per mezzo del mistero pasquale…” (Norme generali per l’ordinamento dell’anno
liturgico e del calendario, 15).
Queste parole, che riprendono quanto affermato dal Concilio Vaticano II , assumono una rilevanza essenziale
per il Rito Ambrosiano, che vede al centro del secondo libro del nuovo Lezionario, il sacro Triduo e la
settimana autentica, da cui poi scaturiscono il Tempo Pasquale e il Tempo di Quaresima.
La centralità di questo libro secondo viene inoltre ribadita dal fatto che le letture in esso contenute
riprendono un impianto, e talora anche delle pericopi, che appartengono al nucleo più antico della liturgia
ambrosiana. Infatti proprio a motivo di questa importanza, già il lezionario ad experimentum aveva
concentrato in questa parte dell’anno liturgico la maggior parte delle peculiarità rispetto al Rito Romano.
In questo libro possiamo trovare compiutamente delineati uno specifico ciclo per i giorni feriali (ferie II-V di
Quaresima), un ciclo per le ferie di carattere festivo (Settimana in Albis), un ciclo relativo ai venerdì, un
ciclo sabbatico e un ciclo domenicale: dall’armonica integrazione di quest’insieme articolato di strutture
diverse prende forma il carattere unitario del Lezionario Ambrosiano.
TEMPO DI QUARESIMA – CICLO FESTIVO
Le domeniche che preparano la celebrazione della Pasqua hanno un posto di prima grandezza a motivo del
loro carattere unitario, incentrato su un percorso misterico di progressiva scoperta della figura di Cristo.
La scelta relativa al Vangelo vigiliare, che rappresenta una delle acquisizioni più specifiche del nuovo
Lezionario Ambrosiano, ha lo scopo di sottolineare fin dall’inizio della celebrazione del giorno della
domenica il suo carattere di Pasqua settimanale. Ma poiché il tempo quaresimale è il tempo finalizzato a
preparare la solenne proclamazione della vittoria di Cristo sulla morte, la proclamazione vigiliare della
Resurrezione segue un andamento particolare.
Nella prima domenica di Quaresima si legge Mc 16,9-16, appendice al Vangelo di Marco, che costituisce un
compendio delle apparizioni del Risorto. Viene proposto proprio a ribadire che anche il tempo di cammino di
penitenza e digiuno trova la sua origine dalla fede della Chiesa nella Risurrezione del Signore.
Le domeniche successive, dalla seconda alla quarta, vedono invece la proposta dell’episodio della
Trasfigurazione come riportato dai tre sinottici. Esso è una prefigurazione della gloria della Risurrezione.
Nella quinta domenica il Vangelo vigiliare è la breve pericope di Mt 12,38-40 (segno di Giona). Per la
drammaticità del loro contesto (crescente ostilità verso il Maestro) anche queste parole contengono un
preannuncio della Risurrezione e, anzi, costituiscono una preziosa chiave per la comprensione delle vicende
pasquali
Il ciclo domenicale si caratterizza per l’unicità delle pericope evangelica e per netta predominanza del
Vangelo di Giovanni ad eccezione delle tentazioni di Gesù nel deserto tratto dal Vangelo di Matteo. Sotto
questo aspetto il Lezionario Ambrosiano ha confermato le scelte del Lezionario ad Experimentum. Le
maggiori novità si trovano invece in relazione alla lettura veterotestamentaria e all’Epistola arricchite di due
nuovi cicli completi composti tenendo conto sia del riferimento tradizionale al tema dell’alleanza sinaitica,
per quanto riguarda la prima lettura, sia delle tematiche delle singole domeniche per quanto riguarda la
lettura paolina.
La prima domenica (delle tentazioni), che costituisce un nucleo tematico a sé stante, vede sottolineati, oltre
al motivo della tentazione, i temi del digiuno e della riconciliazione.
Il ciclo di letture dell’anno C attinge dal profeta Gioele (Gl 2,12b-18) una pagina che ripropone l’invito al
ritorno a Dio in connessione con l’indizione di un digiuno che non si limita all’ambito alimentare, ma parte
dalla conversione del cuore e abbraccia tutta la vita. L’Epistola, poi, ripropone la pagina in cui Paolo
paragona la vita del cristiano alla corsa nello stadio e lo sforzo ascetico della disciplina necessaria per
conseguire il premio.
La seconda domenica (della Samaritana) si caratterizza per la focalizzazione del tema della Legge. Il ciclo
C ha come prima lettura Dt 11,18-28 nel quale è presentato l’invito da parte di Dio ad osservare e mettere in
pratica i suoi comandamenti in modo da conseguirne la benedizione; all’Epistola spetta il compito di
ricordare che la Legge da osservare è quella di Cristo che trova il suo adempimento nella condivisione
fraterna sia dei pesi che della Parola in cui si è istruiti.
La terza domenica (di Abramo) propone nelle letture extraevangeliche l’intreccio di due tematiche: l’una
legata alla triade peccato-intercessione-espiazione; l’altra connessa alla dialettica fede/opere in riferimento
alla giustificazione. Così il ciclo C prevede la Lettura dal Deuteronomio 18,9-22 in cui Dio promette ad
Israele di un profeta pari a Mosè, le cui parole non dovranno essere ignorate. L’Epistola di Rm 3-21-26
ripropone la rivelazione della giustificazione per fede. Gesù è il vero “strumento di espiazione”.
Nel ciclo C della quarta domenica (del Cieco nato) l’episodio evangelico viene sottolineato nel suo
significato battesimale dal racconto dell’acqua scaturita dalla roccia a Massa e Meriba e dell’intercessione
efficace di Mosè. L’Epistola (1Tes 5,1-11) reinterpreta in senso mistico la guarigione dalla cecità,
caratterizzando i cristiani come “figli della luce e figli del giorno” destinati “ad ottenere la salvezza per
mezzo del Signore…”
Nella quinta domenica (di Lazzaro) la pericope evangelica è stata arricchita i 8 versetti. In tali versetti
aggiuntivi si ricorda che la guarigione di Lazzaro fu l’evento scatenante della decisione di uccidere Gesù,
mentre lo stesso Caifa profetizzò che la morte di Cristo sarebbe stata “per la nazione” e per “riunire insieme i
figli di Dio dispersi”. In questo modo si viene a creare un “ponte” teologico-narrativo che già preannuncia gli
eventi pasquali. Nella prima lettura dell’anno C tratta dal libro del Deuteronomio 26,5-11 vede in primo
luogo il tema della necessità della fede nella capacità del Signore di operare la salvezza in situazioni
umanamente inestricabili, fede che diventa testimonianza e confessione capace di fondare la sequela e
l’obbedienza. La seconda lettura dell’anno C (Rm 1,18-23a) annuncia la signoria di Dio sulla creazione e la
possibilità di giungere a Lui attraverso la contemplazione delle “opere da Lui compiute” condannando come
inescusabili quanti non hanno saputo riconoscerlo da esse: cenno all’atteggiamento degli avversari di Gesù,
che dopo aver assistito al miracolo, decisero di eliminarlo.
LA SETTIMANA AUTENTICA
La Settimana Autentica costituisce uno dei segmenti del Lezionario che meglio manifestano l’originalità del
Rito Ambrosiano e le ricchezze acquisite in una consuetudine celebrativa antica di secoli.
La domenica delle Palme apre la Settimana Autentica. Presenta un ordinamento unico e specifico di letture.
Tra le novità del nuovo Lezionario è da sottolineare la particolarità del vangelo vigiliare che non riporta un
racconto della Resurrezione, ma la pericope di Gv 2,13-22 nella quale il Signore scaccia i venditori dal
tempio e, alle rimostranze dei Giudei, risponde “Distruggete questo tempio e in tre giorni la farò risorgere”,
offrendo così, come testimonianza lo stesso evangelista, una profezia relativa al “tempio del suo corpo”.
Le letture delle due Messe che si celebrano in questa domenica sono quelle già presenti nel Lezionario al
experimentum: il racconto giovanneo dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme (Gv 12,12-16) e la profezia di
Zc 9,9-12 sul re giusto, vittorioso e umile per la Messa congiunta alla processione delle Palme; la pericope
relativa all’unzione di Betania (Gv 11,55-12,11) e il quarto canto del Servo del Signore (Is 52,13-53,12).
Per quanto riguarda le Epistole, invece, la Messa congiunta alla processione ha visto la sostituzione di Rm
15,7-13 (usata ora in Avvento) con Col 1,15-20, dove si parla della riconciliazione cosmica operata “con il
sangue della sua croce” da Cristo, mentre per la Messa del giorno 1Pt ha lasciato il posto a Eb 12,1b-3, per
invitare a percorrere l’itinerario misterico della Settimana Autentica “tenendo fisso lo sguardo su Gesù”che
“si sottopose alla croce”.
Per quanto riguarda il Triduo pasquale il nuovo Lezionario ha sostanzialmente mantenuto l’impianto
desunto dal Lezionario ad experimentum anche se non mancano alcune integrazioni e aggiustamenti che
riflettono il progresso della ricerca storica e la considerazione del contesto ecclesiale odierno, con le sue
sfide ed opportunità.
La celebrazione vespertina “nella cena del Signore” che apre il sacro Triduo propone come prima lettura
un ampio passo tratto dal Libro di Giona (Gio 1,1-3,5.10). I versetti scelti, rispetto al Lezionario ad
experimentum, sottolineano più nettamente che il senso principale della lettura sta nel significato
cristologico-prefigurativo dei tre giorni passati dal profeta “nel ventre del pesce” più che nel tema della
conversione di Ninive. Alla prima letture seguono l’ampio passo paolino (1cor 11,20-34) relativo
all’istituzione dell’Eucarestia e l’inizio della lectio continua della Passione secondo Matteo (Mt 26,17-75).
Dei giorni del Triduo il Venerdì santo è quello che vede le maggiori novità. La prima riguarda l’inserimento
nel Lezionario dei racconti della Passione di Marco, Luca e Giovanni. La novità non sta nell’introduzione di
questi testi nell’ordinamento liturgico, già presenti nell’ufficio delle letture della Liturgia ambrosiana delle
Ore del 1982, ma nel loro inserimento all’interno del Lezionario: questa scelta vuole proporre con chiarezza
la convenienza della celebrazione in forma solenne e con il popolo dell’Ufficio delle Letture del Venerdì
santo in modo da orientare in un senso sempre più liturgico ed ecclesiale la devozione del giorno della morte
del Signore. Un’ultima novità che interessa il Venerdì santo è costituita dalla celebrazione vespertina “nella
Deposizione del Signore”. La liturgia della Parola è incentrata sul brano di Mt 27,57-61, cui vengono
anteposte due letture (Dn 3,1-24 e 3,91-100) e un cantico che narrano la vicenda dei tre giovani buttati da
Nabucodonosor nelle fornace ardente Questa vicenda che allude mistericamente al mistero della discesa di
Cristo agli inferi, viene proposta come momento liturgico a cui potrebbero concludersi eventuali altre
riunioni di preghiera comunitaria o pii esercizi frequentemente collocati alla sera del Venerdì santo.
Sono solo due le annotazioni da fare circa le letture della Veglia pasquale rimasta per il resto immutata
rispetto a quanto si è celebrato fino ad ora nel Lezionario ad experimentum. In primo luogo ai Salmi
responsoriali sono stati sostituiti dei salmelli – composizioni brevi che attingono a versetti salmici e prestano
alla sottolineatura degli aspetti principali della lettura che seguono -; in secondo luogo, l’ordine delle letture
vede al terzo posto il racconto dell’immolazione dell’Agnello pasquale e al quarto quello dell’uscita
dall’Egitto. Tale ordine restituisce in modo corretto la successione delle pericopi.
IL TEMPO PASQUALE
In questo tempo i punti di forza del nuovo Lezionario Ambrosiano sono il ricorso quasi esclusivo al Nuovo
Testamento con la letture integrale degli Atti degli Apostoli e l’amplissima offerta di pericopi tratte dal
Vangelo di Giovanni. Soprattutto per quanto riguarda i giorni dopo l’Ottava, quella presentata è una proposta
quasi totalmente rinnovata così da offrire una proposta autenticamente ambrosiana.
Le pericopi del giorno di Pasqua vedono un unico mutamento: nella prima lettura (At 1,1-8a) si è scelto di
concludere con la menzione del dono dello spirito omettendo il riferimento alla testimonianza “fino agli
estremi confini della terra” al fine di caratterizzare il Tempo di Pasqua come connotato da una duplice
polarità: la celebrazione della Risurrezione di Cristo e l’attesa del dono dello Spirito.
L’Ottava di Pasqua ha carattere festivo e presenta quindi un ordinamento in tre letture la prima delle quali è
sempre presa dagli Atti degli Apostoli.
Il giovedì nell’Ottava vede l’inserimento anche nella liturgia eucaristica della memoria della Deposizione di
S. Ambrogio, finora ricordata solo nell’ufficiatura: è infatti possibile sostituire alla prima lettura degli Atti la
Commemorazione del transito e della sepoltura del beato vescovo Ambrogio, tratta dalla Vita di Ambrogio
di Paolino da Milano, che del vescovo fu segretario e testimone oculare.
Un’altra significativa novità introdotta con il nuovo Lezionario Ambrosiano è l’offerta di una serie completa
di letture da utilizzare nelle Messe per i battezzati proposte dal Messale Ambrosiano dal giorno di Pasqua
fino al sabato in albis. Tali formulari riflettono una tradizione di particolare cura per la formazione dei
neofiti, le cui radici si possono far risalire agli incontri di catechesi mistagogica testimoniati da Ambrogio,
nei quali veniva ripreso e spiegato il significato di ciascuno dei momenti rituali della Veglia pasquale e dei
riti dell’iniziazione cristiana.
La domenica “in albis depositis” (II di Pasqua) segna il compimento dell’Ottava e presenta, per la sua
importanza, un ciclo unico di letture incentrato sull’apparizione del Risorto la sera del giorno di Pasqua e poi
“otto giorni dopo”, alla presenza anche di Tommaso. Questa pericope era presente anche nel Lezionario ad
experimentum, ma la scelta dell’Epistola che riprende Col 2,8-15, vuole invitare i cristiani a non lasciarsi
irretire da “vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana” per concepire la nuova vita battesimale come vita
“con Cristo”. La prima lettura mostra la testimonianza al Risorto offerta da Pietro e Giovanni davanti al
Sinedrio (At 4,8-24a).
Il termine dell’Ottava di Pasqua segnava anche l’abbandono della schema proposto nel volume di
supplemento per tornare all’impiego del Lezionario Romano. Il nuovo Lezionario Ambrosiano, invece, ha
approntato una nuova proposta di letture che, mantenendo il ciclo triennale, offre una serie di contenuti
peculiari per il Rito Ambrosiano.
Così nel ciclo C:
della III Domenica del tempo di Pasqua viene messa in evidenza la figura di Cristo come “Luce del mondo”
(Gv 8,12-19) espressione che viene interpretata in senso universalistico dalla prima lettura (At 28,16-28),
nella quale si legge il primo annuncio di Paolo a Roma, la sua controversa accoglienza da parte della
comunità giudaica locale e il conseguente rivolgersi “alle nazioni” dell’annuncio salvifico. Medesimo tema
è presente nell’Epistola tratta da Rm 1,1-6b;
della IV Domenica si ha al centro la pericope giovannea nella quale Gesù si mostra come mediatore tra Dio
e gli uomini nell’amore, nell’ubbidienza, nella conoscenza e nell’intercessione, chiedendo poi ai discepoli di
amarsi come egli li ha amati (Gv 15,9-17). Questa conformazione viene mostrata nella prima lettura (At
21,8b-14) che presenta Paolo pronto a morire per il nome di Gesù e nell’Epistola (Fil 1,8-14) dove è ancora
Paolo a gioire perché la sua testimonianza in catene rende coraggiosi i fratelli nell’annuncio;
della V Domenica dove è riproposto la consegna del “comandamento nuovo dell’amore” (Gv 13,31b-35) in
connessione con l’annuncio della dipartita di Cristo. La prima lettura (At 4,32-37) mostra la realizzazione del
nuovo mandato da parte della moltitudine dei credenti e l’Epistola (1Cor 12,31-13,8a) – inno paolino alla
carità – offre una ulteriore riflessione sul contenuto dell’amore cristiano;
della VI Domenica che vede al centro la pericope di Gv 16,12-22 che annuncia la venuta delle “Spirito di
verità” e la rinnovata possibilità di incontro con Cristo “un poco, e non mi vedrete più; un poco ancora, e mi
vedrete”. Infatti nella prima lettura Paolo testimonia che Cristo gli si è rivelato sulla via di Damasco (At
21,40b-22), e l’Epistola (Eb 7,17-26) mostra l’eternità del sacerdozio di Cristo come fonte di “una speranza
migliore”.
L’ASCENSIONE
La solennità dell’Ascensione, collocata nel quarantesimo giorno dopo la Pasqua, è trasferita, per quanto
riguarda la Chiesa italiana, alla domenica successiva. Dal momento che questo spostamento è motivato sola
da ragioni civilistiche (la soppressione delle festività infrasettimanali da parte delle Stato italiano), non è
sembrato opportuno far sì che una tale situazione fosse avvallata da un libro liturgico che deve farsi ispirare
da ben altre ragioni. Anche la fedeltà al dato scritturistico costituisce una valida ragione per mantenere la
solennità nella sua collocazione tradizionale. Si è così scelto in sede di revisione del Calendario liturgico –
previa autorizzazione delle Sede Apostolica – di riproporre la celebrazione dell’Ascensione il giovedì della
VI settimana di Pasqua.
Per quanto riguarda il Lezionario, questa solennità presenta non un Vangelo vigiliare, ma la lettura vesperale
di At 1,1-11: non si tratta infatti di vera e proprio vigilia, ma dell’ultimo giorno di letizia per la presenza
dello Sposo. Le letture del giorno vedono un ciclo unico di letture dove hanno un posto di primo piano le
letture di At 1,6-13° e Lc 24,36b-53 cui si accompagna l’Epistola in cui San Paolo vede nell’Ascensione di
Cristo la sua costituzione a “pienezza di tutte le cose” (Ef 4,7-13).
La domenica dopo l’Ascensione (o VII di Pasqua) è strutturata in tre cicli.
Nel ciclo C alla preghiera di Cristo affinché i suoi siano un giorno con lui (Gv 17,1b.20-26) si accompagna la
testimonianza di Stefano che “contempla i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio” (At
7,48-57). L’Epistola (Ef 1,17-23) proclama la straordinaria grandezza della potenza di Dio manifestata in
Cristo, risuscitato dai morti e fatto sedere alla destra del Padre.
PENTECOSTE
Come le altre grandi solennità anche la Pentecoste presenta una liturgia vigiliare connotata da quattro letture
veterotestamentarie già proposte nella Liturgia delle Ore Le quattro letture dell’Antico Testamento
illuminano molteplici aspetti dell’evento singolare dell’effusione dello Spirito santo sui discepoli (cf. At 2,111): lo spirito di comunione riunisce i popoli dispersi (Gn 11,1-9), attraverso un intervento teofanico simile
all’antica rivelazione presso il monte Sinai (Es 19,3-8.16-19); destinatario del dono di vita e d’amore del
Risorto non è solo il popolo d’Israele (Ez 37,1-14), ma ogni uomo che invocherà il nome del Signore (Gl
3,1-5). Ad esse si aggiunge come epistola 1 Cor 2,9-15 che presenta la superiorità dell’”uomo mosso dallo
Spirito” rispetto a chi agisce a partire dalla sapienza umana. La Messa del giorno presenta un ciclo unico di
letture incentrate su At 2,1-11 letto quale compimento della promessa enunciata nella pericope evangelica
(Gv 14,15-20 – non vi lascerò orfani. Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché
rimanga con voi per sempre…), mentre l’Epistola 1Cor 12,1-11) ribadisce l’unitarietà dei carismi spirituali,
governati dalla legge della Carità e dell’edificazione della Chiesa.
Dall’inizio alla fine del periodo pasquale, i fedeli vivono una particolare esperienza spirituale di gioiosa
speranza. Così “lo Spirito trasforma il gemito tragico e disperato del cosmo in un gemito ineffabile di
speranza. Non è lo Spirito che geme, ma fa accedere ad una nuova coscienza l’aspirazione ansiosa dell’uomo
e del suo ambiente umano, lo fa diventare nostalgia di salvezza” (R. LAURENTIN, Il movimento
carismatico nella Chiesa: rischi e avvenire, 1977).
Questa panoramica sulle novità introdotte con il nuovo Lezionario al tempo liturgico della Pasqua non è
certamente esaustivo. Ho infatti tralasciato i cicli dell’anno A e B per concentrarmi sull’anno C che quello
che stiamo celebrando quest’anno ed ho volutamente tralasciato le novità introdotte nelle ferie dei vari
Tempi per l’eccessiva vastità della materia. La speranza è quella di essere riuscita nell’intento di mostrare
come i principi ispiratori del rinnovamento abbiano cercato di collegare la ricomprensione del dato
tradizionale con le esigenze pastorali ed ecclesiali del contesto odierno.