Il diritto dei genitori di conoscere ciò che fanno i propri figli prevale
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Il diritto dei genitori di conoscere ciò che fanno i propri figli prevale
TOPIC Il diritto dei genitori di conoscere ciò che fanno i propri figli prevale sulla privacy di questi ultimi PRO1 – Il diritto dei genitori ha un fondamento giuridico “I genitori hanno il diritto/dovere di mantenere, educare e istruire i figli anche se nati fuori del matrimonio” (art. 30 Cost.) 1) La famiglia secondo i Padri costituenti è “una società naturale” intesa come nucleo fondamentale della società. a) Per famiglia, secondo una definizione più ampia fornita dall’enciclopedia Treccani, si intende un “gruppo di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, e adozione che vivono sotto lo stesso tetto e condividono ciò che serve al loro sostentamento”. Quindi famiglia significa condivisione e compartecipazione di principi, di valori e problemi per i quali bisogna ricercare insieme le soluzioni. Famiglia vuol dire garantire il confronto e il dialogo tra tutti i componenti. b) Ne consegue che non rispettare la privacy dei figli non deve essere intesa come violazione della libertà, ma come strumento educativo da gestire con buon senso, evitando di ledere la dignità dei figli o di ferire la loro sensibilità anche a scopo preventivo. c) Il concetto di famiglia coincide dunque con l’idea di nucleo che vive sotto lo stesso tetto, all’interno del quale la condivisione oltre che da un punto di vista sociale, è intesa anche come condivisione degli spazi e dei ruoli. Il rispetto reciproco dei ruoli infatti garantisce la convivenza civile e la crescita armoniosa di tutti i membri del nucleo familiare. Diversi psicologi, in sintonia con la posizione dell’associazione psicoterapeuti, sostengono che i genitori non sono amici dei figli. I genitori sono educatori e per svolgere bene la loro funzione si devono porre su un piano diverso dell’educando. Il genitore ha una autorità e deve avere lo spazio e la forza di prendere decisioni impopolari e forti, cosa che un amico non può fare. CONTRO1 - La famiglia è una comunità di affetti. E’ una comunità fondata sulla comune responsabilità di dare, ricevere e donare che garantisce ai suoi membri protezione e solidarietà e nella quale i figli hanno modo di costruire la loro identità e la loro personalità. 1) Un genitore deve essere l’artefice della costruzione di valori come condivisione, dialogo e fiducia reciproca. a) un genitore deve essere un modello di riferimento, autore principale nella creazione dei valori fondanti di una famiglia; non rispettare la privacy dei figli causa la cancellazione di ogni forma di dialogo e condivisione di intenti perché denota una totale mancanza di fiducia. b) violare la privacy dei figli è un comportamento a cui spesso ricorrono genitori che, a loro volta, hanno subito lo stesso trattamento. E questo porta inevitabilmente a far si che anche il figlio, da genitore, si comporterà nello stesso modo. c) un genitore, a causa del salto generazionale con il figlio, è portato a dare una lettura diversa ed errata a ciò che il ragazzo intende esprimere scambiando per eventi reali quelli che spesso sono soltanto sogni o fantasie. 2) I figli devono fare le esperienze della loro età. a) ogni ragazzo deve avere il diritto di fare le proprie esperienze, di sondare i propri limiti; l’intromissione dei genitori nella sfera privata dei figli comporta inevitabilmente la compromissione del processo di crescita dell’autonomia dell’individuo e dell’affermazione dell’io. b) minore è la fiducia dei genitori verso i figli, tanto maggiore sarà la rabbia che cresce in quest’ultimi: si avranno reazioni imprevedibili e mancanza di fiducia in se stessi con conseguente crollo dell’autostima. c) non violare la privacy dei figli non significa trascurare o abbandonare i ragazzi a se stessi: questi hanno bisogno di essere accompagnati nella crescita e non essere controllati. Invece di seminare sfiducia il genitore deve mostrare attenzione verso gli interessi del figlio, accompagnarlo giorno dopo giorno e lasciarlo andare verso la sua vita un passo alla volta. PRO 2 – I genitori sono obbligati a tutelare i figli. Tutela e controllo viaggiano insieme alla responsabilità: ribadiamo che il genitore non è un amico! 1) L’obbligo giuridico di responsabilità è ineliminabile a) esistono norme specifiche che affermano la responsabilità civile dei genitori per le azioni dei figli: che ci piacciano o meno, queste norme esistono in tutto il mondo b) proviamo a pensare ad un mondo nel quale i genitori non siano responsabili per le azioni dei figli. Vi piacerebbe che una banda di ragazzini vi sfasciasse a mazzate la vostra auto nuova di zecca, e che nessuno ne risponda? Se i genitori di questi ragazzi avessero prevenuto la distruzione, anche guardando il loro cellulare, non sareste forse contenti? Io credo proprio di sì, anche se siete fautori della tesi avversaria! c) libertà e responsabilità devono essere equilibrate. Ma nulla elimina la responsabilità civile del genitore, fermo che quella pensa 2) Il dovere di vigilanza tutela tutta la società a) L’irresponsabilità non porta ad esiti positivi, mai. La famiglia è una cellula positiva della società, e non può basarsi sull’irresponsabilità b) Se non ci fosse la responsabilità dei genitori nei confronti dei figli, questi ultimi sarebbero più liberi? Certamente sì, ma ciascuno di noi non potrebbe che sperare di vivere in un mondo senza minori. Ma a noi tutti i bambini piacciono! L’irresponsabilità certo sarebbe un modus vivendi eccellente, solo però se applicato ai propri figli. Applicato ai figli degli altri ci piace molto meno. Perché c) noi non viviamo soli al mondo, e nemmeno isolati nella società. La società è responsabile nei confronti della famiglia, e perché non dovrebbe essere vero il contrario? Esiste la responsabilità personale, ma esiste anche la responsabilità sociale. Pertanto 3) La vigilanza dei genitori è fondamentale nella prevenzione di forme di sopraffazione e nuove forme di pericolo alla quali i figli rischiano di essere sottoposti a) La vigilanza dei genitori è uno strumento adeguato di protezione? Si. Proteggere i propri figli significa anche proteggere i figli degli altri. Per quanto possiamo aver investito nella formazione dei nostri figli, come possiamo essere certi che non si pongano come parti attive in atti e situazioni violente? b) Porsi in un atteggiamento di vigilanza protegge tutti, non solo i nostri figli. Non è pensabile che una vigilanza in questo senso sia affidata solo allo Stato. Vogliamo davvero un grande fratello che tutto controlli? Se ciascuno di noi facesse la propria parte, e vigilasse con amore e attenzione sui propri figli, la prevenzione di questi fatti gravissimi sarebbe molto più semplice. La vigilanza della famiglia è autorevole, ma anche amorevole: non è forse meglio che sia la famiglia a vigilare in prima battuto? c) Lo Stato non può e non deve occupare le nostre vite! I nostri avversari, che tanto parlano di libertà, veramente vorrebbero che le loro vite e le vite dei loro figli fossero invase dal controllo dello Stato? Violenza, cyber bullismo, reati informatici a sfondo sessuale, sono, appunto, reati, e come tali vanno perseguiti e puniti. Per finire, quindi, chiediamoci: se le famiglie non esercitano la responsabilità di vigilare sui figli, chi lo farà? A noi scegliere se condividere con lo Stato questa responsabilità, oppure lavarcene le mani. Quali di questi due atteggiamenti è davvero più amorevole? Amare un figlio significa davvero fargli fare quello che vuole? Onorevoli giudici, gentile pubblico: pensateci bene! CONTRO 2 – La violazione della privacy dei figli è deleteria Una serie di implicazioni prova questo assunto a) non solo essa non favorisce la crescita armoniosa del soggetto ( come sostenuto dai nostri avversari), ma compromette in modo irreparabile l’acquisizione di una piena responsabilità personale, trasformando i nostri figli in soggetti passivi incapaci di operare delle scelte. Il fatto di essere continuamente etero diretti impedisce infatti all’individuo nella sua fase di crescita di acquisire consapevolezza di sé ed autonomia, nonché autostima b) Nel compito genitoriale non c’è solo l’obbligo della tutela ( che non può essere esercitato 24 ore su 24) ma soprattutto quello di stimolare la crescita personale e l’autonomia dei soggetto c) Si cresce anche attraverso gli errori: lasciamo che i nostri figli rivendichino il loro diritto di sbagliare PRO3 – L’educazione alla libertà passa attraverso il controllo. A dimostrare questa affermazione solo apparentemente paradossale ci sono queste considerazioni: 1) L’educazione è un processo che conduce fuori da una condizione di dipendenza verso una condizione di emancipazione, che permette all’individuo di esercitare responsabilmente la sua capacità di scegliere liberamente. Maria Montessori, nota nel mondo per il suo metodo educativo, afferma che l’educazione porta l’individuo ad acquisire consapevolezza della propria natura e delle proprie predisposizioni e passa attraverso una gamma di opzioni predisposte da una guida che conduce entro limiti codificati e controllati. 2) In un contesto non regolato da una figura autorevole adulta il rischio è quello della regressione verso le dinamiche dell’istintività asociale. Golding nel suo romanzo ‘Il signore delle mosche’ racconta la vicenda di un gruppo di adolescenti che, rimasti soli dopo un naufragio, precipitano inesorabilmente nel vortice della violenza e della barbarie che li conduce all’autoeliminazione. 3) Sulla base dell’osservazione del mondo biologico, la realizzazione dei legami affettivi costruiti all’interno della famiglia prevede la necessità che l’individuo sia accudito, tutelato, protetto, finché non acquisisce l’autonomia. Lo psicologo-psicoanalista John Bowlby elabora negli anni ’80 la teoria dell’attaccamento, in cui dimostra che la mancanza di quella cura e di quella sponda costruita dall’atteggiamento protettivo di chi si assume il compito dell’accudimento dell’individuo nella fase della formazione, produce nell’adulto instabilità emotiva, sfiducia e angoscia, quindi lo rende incapace di elaborare scelte assertive e gratificanti. CONTRO 3 – L’educazione peer to peer è fondamentale La comunicazione è l’arte più difficile al mondo! La Peer to Peer Education (educazione tra par) si basa sulla capacità dei giovani di gestire l’apprendimento in autonomia, senza l’aiuto forzato degli adulti: tutto ciò non parte semplicemente dal concetto di anarchia. 1) La comunicazione tra genitori e figli è difficile. a) Nasce già debole, le manca lo strumento indispensabile: un lessico comune: ormai il linguaggio giovanile risulta incomprensibile agli adulti e viceversa. Come parlare ai giovani di temi tanto cari a loro come tecnologia, stupefacenti, sesso e/o rischi, se gli adulti stessi sono ricchi di conoscenze non più adeguate, sono irretiti dal senso del pudore, o ancora convinti di offrire una scala di valori che però non più riconosciuta? Come possono i genitori trasmettere l’esperienza se, dopo alcuni anni di convivenza, non sono più riconosciuti come educatori infallibili? b) La curiosità è il motore della conoscenza. Si parlava prima del metodo Montessori; il vero perno di questo metodo è la curiosità. Non è perno il docente che di fatto si occupa solo di organizzare l’ambiente educativo. c) Il bambino, nel metodo Montessori, può perseverare nelle sue scelte e il docente non può, né deve metterle in discussione: se un bambino sceglie di cimentarsi solo con la musica, può farlo. Da grande non diventerà mai un matematico, ma probabilmente sarà un artista felice 2) L’educazione verticale è negativa a) l’Educazione verticale impositiva può generare gravi conseguenze: un forte senso di dipendenza, di insicurezza, un senso di sconfitta. b) Dipendenza ed insicurezza generano anche il senso di inadeguatezza e l ‘incapacità di relazionarsi nel gruppo. Un vero problema per il cittadino di domani. Anche Vygotsky calca la mano sull’importanza dell’esperienza del gruppo come facilitatore e catalizzatore dell’apprendimento del singolo. Il gruppo sviluppa la capacità di riconoscere nell’altro l’esperienza, il rispetto della conoscenza e di conseguenza impedisce lo sviluppo della prepotenza. Il gruppo di pari aiuta ad affinare le abilità interpersonali, il dialogo e il confronto, il riconoscimento di prospettive diverse, e perché no, la gestione di leader scomodi c) Anche le abilità intrapersonali come la conoscenza di se stessi, dei propri punti di forza e delle proprie debolezze ne gioveranno. Queste sono le vere life skills del cittadino di domani. Quando si riconoscono i propri limiti difficilmente si potrà diventare leader negativi. 3) I ragazzi hanno una innata propensione ad accogliere le influenze della società. I ragazzi preferiscono affidarsi ai coetanei, perché hanno una innata propensione all’influenza sociale, e per di più non vogliono sentirsi proprietà di qualcuno, (anche se questo qualcuno è la persona più cara al mondo) ma persone in crescita. Non è vero che ciò porti all’anarchia, piuttosto le esperienze e le conoscenze, non imposte, favoriscono il confronto e il dialogo tra generazioni. E vi assicuro, anche il clima familiare ne può trarre giovamento!