STILISTI. E` ATTRAZIONE FATALE CON L`ARTE La mia

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STILISTI. E` ATTRAZIONE FATALE CON L`ARTE La mia
STILISTI. E’ ATTRAZIONE FATALE CON L’ARTE
La mia moda è come una performance
Mostre, fondazioni, mecenatismo. Ma anche amicizie a sorpresa fra sarti e pittori. Che portano alla
sperimentazione in comune. Mentre a Firenze è in arrivo la prima Biennale.
Di Maria Vittoria Carloni
“Passavo per via De Amicis, ho visto una vetrina che mi è sembrata un acquerello. Sono entrata, ho
comprato un vestito e ho lasciato l’invito a una mia mostra”. Io narrante: Vanessa Beecroft, ventisettenne
cosmopolita e performer d’avanguardia. “Quando ho visto quel cartoncino, mi ha colpito un gruppo di donne
forti con le parrucche rosse, mi incuriosiva l’autrice”. Io narrante: la stilista milanese Monica Bolzoni,
inventrice e proprietaria del negozio di cui sopra, Bianca e Blu, a Milano.
Dall’incontro ravvicinato di due donne diverse è nato un sodalizio, che non è il tradizionale rapporto tra
costumista e artista, ma un’opera in progress. “Prima io creavo l’immagine dei protagonisti un po’ smarriti,
concentrati, assorti, delle mie performance con i “ready made”, con vestiti trovati” spiega Beecroft.
“Non sembrano neanche dei vestiti, sono design legati al corpo, per ogni tipo di corpo” precisa Bolzoni. Dopo
una mostra ad Atene, il duo sarà alla galleria milanese Massimo De Carlo, il 20 giugno, con una
performance dal titolo chilometrico: Who art as black as hell and dark as night. Being your slaves, what could
I do but tend upon the hours and times of your desire? In breve un gruppo di 11 ragazzi e ragazze vestiti di
nero su una pedana, con sottofondo musicale.
Incontri a sorpresa, tra stilisti e artisti, come l’amicizia sbocciata tra Ottavio Missoni e Balthus, il grande
vecchio della pittura visionaria. Tre anni, nel Grand Chalet di Rossinère, in Svizzera, Missoni in visita ai
quadri di Balthus e Balthus subito conquistato dai colori materici delle maglie e degli arazzi dello stilista.
Incontri quanche volta ricercati e fortemente voluti: Gianni Versace che ridisegna gli interni della nuova casa
di New York insieme alle opere commissionate a un gruppo di artisti, da Julian Schnabel a Roy Lichtenstein.
Mentre Giorgio Armani, mecenate di uno dei più grandi eventi d’arte dell’anno, la mostra Da Monet a
Picasso, dei capolavori del Museo Puskin di Mosca, sta lavorando con lo scenografo e regista Robert Wilson
allo spettacolo G.A. Story, che il 21 giugno sarà presentato alla Stazione Leopolda di Firenze, in occasione
del summit europeo. Quasi un anticipo della prima Biennale fiorentina, che con il titolo Il tempo e la moda dal
prossimo 21 settembre esplorerà il rapporto tra gli stilisti e le arti visive, la cultura estetica, l’architettura e il
design: quaranta artisti e trentotto creatori di moda, da Arata Isozaki che progetterà sette strutture a Forte
Belvedere, a Gianfranco Ferré, che interverrà nelle Cappelle Medicee. “E’ uno spazio di grande
magnificenza, che riproduce nei volumi e nelle proporzioni il principio dell’equilibrio interiore” dice lo stilista,
che ha scelto come leit motiv del progetto fiorentino la struttura della crinolina: leggera, aerea, una forma in
parallelo alle volte delle Cappelle.
Una forma che è approdata alla modernità attraverso l’evoluzione storica della moda. “Perché la moda è un
osservatorio privilegiato di quello che avviene nel mondo e come nessun altro è legato alla contemporaneità”
osserva Luigi Settembrini, che della Biennale è direttore artistico, insieme al critico d’arte Germano Celant e
al direttore di Interview Ingrid Sischy. “ La mappa della società e dei suoi modi di rappresentarsi è mutata, ed
è la moda a essersene accorta per prima. Così abbiamo pensato a superare degli eventi singoli, con un
progetto unitario, uno spazio di raccolta e un contenitore ideale per queste affinità nella prospettiva del
Duemila”.
Diversa soprattutto la prospettiva perché indubbiamente i rapporti tra moda e arte non sono una cosa nuova,
basti pensare alle avanguardie degli anni Venti e Trenta, al lavoro di Sonia Delaunay e di Man Ray. “Gli abiti
di Delaunay, per esempio, con la ricerca dei colori e dei pesi del colore nei tessuti, erano segnali del tempo,
ispirati alla moda, frutto di un rapporto non solo visivo, ma anche filosofico e ideologico” spiega il gallerista
milanese Giorgio Marconi, che alla Biennale di Firenze porterà proprio alcune opere dei due artisti.
D’altra parte, in trent’anni di attività, che il 28 giugno festeggerà con una mostra dedicata agli anni
dell’esordio, i Sessanta, non si è mai interrotto il dialogo di Marconi, collezionista e gallerista, con ogni
espressione della moda.
Dal mondo dell’arte a quello della moda e ritorno: è il caso di Laura Biagiotti e Gianni Cigna e del loro
incontro ideale con il futurista Giacomo Balla.
Un colpo di fulmine nell’ottobre 1986 a una retrospettiva romana, l’amicizia con le figlie dell’artista, Luce ed
Elica (oggi scomparse), e l’inizio della raccolta Salmoda, che andrà in mostra al museo Puskin di Mosca, su
invito della curatrice Irina Antonova, dal 22 luglio al 15 settembre 1996. “Balla ha cominciato la sua rivolta
futurista proprio con gli abiti” ricorda Biagiotti.
La strada del collezionismo e la frequentazione di artisti contemporanei ha portato anche Valentino Garavani
e Giancarlo Giammetti ad accostarsi al mecenatismo, con la creazione dell’Accademia Valentino, oggi uno
dei più importanti spazi culturali romani. E per dare alla città uno spazio per la scultura e l’occasione di
mostre di livello internazionale (l’ultima, dello scultore angloindiano Anish Kapoor, ha ricreato a Milano
l’atmosfera di una metropoli d’arte) Miuccia Prada, ha costituito, con il marito Patrizio Bertelli, la Fondazione
Prada, con un programma di lavoro intenso. “E’ un’attività parallela a quella della moda” spiega la stilista.
“Perché la moda non ha bisogno di trovare giustificazioni nell’arte. La Biennale di Firenze la vedo come un
momento estemporaneo di riflessione filosofica e critica, per superare la superficialità di tante analisi sul
nostro lavoro”.