LA MONTA MAREMMANA dal libro “Montare alla Maremmana”

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LA MONTA MAREMMANA dal libro “Montare alla Maremmana”
LA MONTA MAREMMANA
dal libro “Montare alla Maremmana”
Andiamo a cavallo perché amiamo la natura; per avere la sensazione di scoprire un angolo
di paradiso; per sfuggire alla vita monotona, o forse perché stufi dell’umano consorzio,
vorremmo scappare con cavallo e bisaccia a rifugiarci nei boschi come facevano i briganti.
Quali che siano i motivi, ci riconducono al cavallo ed essenzialmente al modo con cui
interagiamo con lui: nella monta maremmana è tutto, la cosa fondamentale da conoscere.
Iniziamo col rispetto per l’animale: trattatelo bene sia in doma sia dopo, ripagherà il vostro
amore. Ha una sua personalità e a dispetto di quello che vorrebbero farci credere in molti, il
cavallo non è un animale così stupido. Siategli amici con fermezza. Fatelo divertire; ogni
tanto lasciatelo fare, vi porterà con maggior voglia, ma chiedete con esigenza un buon
lavoro. La disciplina farà del maremmano un cavallo affidabile.
La doma maremmana ha già previsto tutto all’inizio. Il massimo comfort per il miglior lavoro.
E’ una doma nata per il lavoro, per cavalcare lunghe ore faticando col bestiame: deve
essere il meno stancante possibile.
Non c’è bisogno di incitamenti esageratamente coercitivi: speroni, frustino e tirate di briglia.
Piuttosto il bilanciamento del peso del corpo a destra o a sinistra avrà come conseguenza
lo spostamento del cavallo verso quelle direzioni, quindi evitate di essere dei sacchi sulla
groppa. A volte, ma spiegheremo meglio in seguito, nella monta maremmana non si batte la
sella: siate flessibili e lievi, aiutate il cavallo nelle andature adattandovi voi a lui e non
viceversa. Oltre che con la mobilità del corpo, dopo lungo addestramento, dovreste portare
il cavallo, come dicono i butteri, “con la bocca”, attraverso segnali che indichino al cavallo il
vostro volere.
Dobbiamo parlare con il cavallo fin dalle prime fasi della doma. Ogni tonalità è
un’espressione diversa di noi stessi, e lui imparerà, o meglio rispetterà, non solo la vostra
presenza ma la vostra voce.
Nella monta maremmana cavallo e cavaliere sono abituati agli imprevisti, spesso in
agguato, pronti a reagire subitaneamente. Nel caso in cui si debbano effettuare improvvisi
cambi a destra e sinistra, 360 gradi su stessi, o andare di lato. Un cavallo addestrato a
“mazzetto”, ben ginnasticato, gira meglio, sia per la doma cui è sottoposto, sia per la
conformazione fisica, essendo più corto.
Il maremmano è un cavallo forte, abituato ad ogni situazione ambientale: seguirà terreni
franosi o impervi, passerà in mezzo all’acqua, salterà fossi; semplicemente andrà in luoghi
che altrimenti non potreste frequentare.
Il cavallo domato alla maremmana non sgropperà, non si alzerà, con chiamate leggere
ubbidirà al cavaliere, sarà docile nel sellarlo e ferrarlo. Starà fermo affinché si possa salire e
scendere con facilità, e anche quando, con cavaliere a terra, le lasse della briglia saranno
lontane dal collo non si muoverà di un passo.
Potremmo continuare ma ci paiono ragioni sufficienti. Se il lavoro cogli animali è in secondo
piano nella nostra economia, ed è quasi storia del passato quello col cavallo, noi vorremmo
tuttavia che il tipo di monta ancora in uso in Maremma fosse conservato. E c’è una ragione.
Sono sempre più convinto che il miglior modo di andare a cavallo sia quello del turismo
equestre, e noi vorremmo adattare il modo di montare in Maremma a tale scopo.
Nonostante abbia frequentato, a livello di curiosità, s’intende, altre specialità equestri
sedicenti nobili, nessuna di esse può farmi sentire bene come il passeggiare nella
campagna, con un animale disciplinato che sarà anche il mio compagno.
Il tipo di monta che andiamo descrivendo ve lo può permettere.
Cercherò di rispondere in ordine sparso a coloro che hanno sollevato alcune perplessità
riguardanti il tipo di lavoro svolto dal cavallo e dal cavaliere.
Qualcuno mi dice che il cavallo, portando una sella tradizionale, come quelle che
descriveremo, lavora in assetto pesante, e che “sprofondando” notevolmente nel seggio, il
cavaliere si appoggia completamente sulla groppa, anziché sulle staffe in modo da
alleggerirsi. Il cavallo non lavora in assetto pesante.
Semplicemente lavora nell’assetto utile al cavaliere e al cavallo per non sentire troppo la
fatica. Provate a stare una giornata con una sella inglese (lasciamo stare l’americana; altro
stile, altra monta).
Per passeggiare ore ed ore a cavallo come facevano i nostri nonni, serviva una sella
comoda e stabile e ampliandone, per così dire, il raggio d’azione allo stesso modo può
essere utilizzata nel turismo equestre.
Il cavaliere appoggia completamente, a causa della sella, sulla groppa?
Posso essere parzialmente convinto di questa affermazione per quanto riguarda la bardella,
dove l’arcione o il cuscino che forma l’appoggio è posto completamente sul dorso, e poiché
il cavaliere “sprofonda” nella sella le staffe sono lunghe.
Non è possibile affermare la stessa cosa per la scafarda, sella i cui cuscini alleggeriscono il
peso sui fianchi e le staffe sono in tensione perché il cavaliere vi si sostiene
completamente. Il seggio della scafarda, più che della bardella, è ampio e comodo e con
l’uso si conforma al cavaliere. Inoltre l’arcione si appoggia sulla groppa del cavallo affinché
non lo danneggi internamente ed esternamente.
Ancora, la differenza di peso tra la sella maremmana e la inglese o la trekking? Io
risponderei così: è di qualche chilo e anche se fosse di 10 chili, il cavallo, pesante qualche
quintale, non ne risentirebbe. Piuttosto a volte verrebbe da chiedersi quanto pesano i
cavalieri che incontriamo in giro: invece della sella dovrebbero preoccuparsi di alleggerire di
qualche chilo il proprio corpo. Per ciò che riguarda il peso, nonostante si possa fare di più,
avendo oggi a disposizione materiali più leggeri, la sella è migliorata di gran lunga rispetto a
molti anni fa.