la rivista di - Office Distribution

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inverno 2015
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ANNO IV - N° 12
la rivista di
ANNO IV - N° 12
dicembre 2015
4
Diario del Big Buyer 2015
di Maurizio Guidelli
sommario
3
Il Punto
di Andrea Ghidini
Un saluto al 2015
di Franco Grossi
5
Incontro con i testimonial:
7
Parigi,
Pratocarta di Prato
13 novembre 2015
dall’inviato della Redazione
di Giuseppe Bellamace
9
George Lucas
di Luca Brambilla
10La tavola delle feste
di Paola Invernizzi
6
Il Giubileo della misericordia
di Fabio Pozzoni
Spetegulesssss!
di Veronica Moriggi
11
La mostra di Barbie
di Raffaella Scarpitta
I tuoi Report
di Paola Invernizzi
8
Incontro con i testimonial:
12Albero di Natale
Gruppo Pace di Reggio Emilia
di Stefano Morelli
dall’inviato della Redazione
13
Due canzoni
per un sogno
di Agostino Ferrante
15Indicatori del settore
di Giuseppe Bellamace
12Futuro già Presente
di Aldo Francesca
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LA RIVISTA DI OFFICE DISTRIBUTION
(AUT. TRIB. MILANO 442 DEL 30-11-2012)
14 Figli di uno sport minore
Direttore Responsabile:
ANDREA GHIDINI
Sede di Redazione:
Via Cassino d’Alberi, 21
20067 Tribiano (Mi)
Tel. 02.910000.01 - Fax 02.90633730
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Progetto Grafico:
GIERRE SRL - BERGAMO
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NOVECENTO GRAFICO - BERGAMO
| sommario
di Maurizio Dalla Vecchia
il
PUNTO
S
iamo a dicembre, è
tempo di bilanci e di
previsioni per il futuro;
l’anno che sta finendo è
andato bene per OD pur
in presenza di un mercato difficile e in forte discesa.
Per il risultato un grazie ai collaboratori, interni ed esterni, che
hanno concorso a renderlo positivo; per il 2016, prevediamo un
sempre maggior impegno nella
gestione logistica, nell’efficienza
dei trasporti, nell’assortimento
dei prodotti, ma principalmente
vogliamo ribadire l’importanza
della qualità dei servizi tra le prerogative della nostra società. Solo
mantenendo alto il livello delle
prestazioni offerte, e la tradizionale empatia con i nostri clienti,
è possibile costruire un percorso
comune per il raggiungimento degli obiettivi. Ed il messag-
gio che vogliamo trasmettere,
tramite il nuovo catalogo tra
breve in uscita, è che OD ha
l’ambizione di adattarsi alle necessità del cliente per costruire
insieme un abito su misura per
le sue esigenze.
A tutti voi, un augurio di cuore,
per un felice Natale ed un promettente anno nuovo.
dimenti su merceologie quali la
sicurezza, l’igiene, la spedizione,
il food, fino poco tempo fa destinate a professionisti/specialisti
del settore, oggi veri e propri tormentoni, quando si parla di prodotti ufficio.
Ho usato a proposito il temine
“tormentoni”, che ha un’accezione non decisamente positiva,
quasi una ripetizione fastidiosa,
in quanto se per pochi importanti
player queste famiglie rappresentano veramente nuove frontiere
di ricavi e di relazioni con i clienti, per tantissimi piccoli e medi
fornituristi, destrutturati e tuttofare, la possibilità di cogliere opportunità da questi nuovi mercati
sembra veramente fuori portata.
Rimane comunque un aspetto
positivo il fatto che, anche in anni
così problematici, si aprano continuamente nuove opportunità di
business.
Probabilmente le grandi novità
del 2016 e del futuro in generale non saranno legate ai prodotti,
ma alle modalità di reperirli o di
venderli, a seconda dei punti di
vista.
Il 2015 ha dato forti segnali in
questo senso, segnali che vanno comunque tutti nella stessa
direzione: la concentrazione e
l’aumento delle dimensioni delle
aziende. Staples che cerca di
acquisire Office Depot, il primo che assorbe il secondo del
mondo è un evento sul quale
ancora l’antitrust sta ragionando ma sul quale dobbiamo ragionare anche noi. Se aziende
che già fatturano miliardi di
dollari cercano di fondersi, se
nell’etere si afferma anche nel
b2b un competitore di nome
Amazon, se oggi un range di
prodotti proposti è normalmente superiore a diverse decine di migliaia di items, risulta
chiaro, ma soprattutto urgente
per tutti gli operatori qui in Italia, porsi problemi diversi dal
“prezzo” d’acquisto o di vendita, veri e propri mantra delle
quotidiane relazioni commerciali. Non posso e non voglio
addentrarmi in approfondimenti relativi ai vari ruoli degli
attori oggi sul palcoscenico del
nostro mercato, ma vorrei solo
unire al tradizione augurio di
un sereno anno nuovo a tutti,
l’augurio di sempre maggior
condivisione e scambio di idee
e di progetti che, magari non ci
salverà dai “piranha”, ma che ci
aiuterà certamente a migliorare.
di Andrea Ghidini
Un saluto al 2015
L
a cornice delle riflessioni che
seguono è ovviamente quella
del nostro mercato, i consumi e
la distribuzione di prodotti ufficio.
È estremamente difficile non
uscire dal seminato, limitando il
discorso alla carta ed ai toner o
alla “scrittura” ed all’”archivio”, ovvero le problematiche del nostro
quotidiano, quando intorno a
tutti noi gli eventi hanno tutt’altro
spessore e drammaticità, ma per
i limiti del nostro spazio e tempo
e soprattutto miei, è necessario
“stare sul pezzo”.
Gli argomenti comunque non
mancano, anche quest’anno
come i precedenti ha segnato
una sostanziale stagnazione della domanda e, nonostante i beneauguranti messaggi dei nostri
politici, soprattutto quelli di governo..., non si avvertono segni
evidenti e concreti di ripresa.
Parlando di prodotti, risultano
evidenti gli spostamenti dell’interesse dei clienti e dei rivenditori da famiglie tradizionali ormai
mature, prive di appeal e di novità, a famiglie collaterali sempre
più lontane dalla “scrivania”o “l’archivio”, siti che per anni hanno
incarnato il mondo “office”.
Oggi, la fiera Big Buyer di novembre ne è testimone, si moltiplicano articoli, meeting, approfon-
di Franco Grossi
dalla direzione
|
3
Diario del Big
Buyer 2015
ccoci di nuovo a Bologna per
raccontarvi on line la nostra
presenza all’annuale appuntamento con il Big Buyer, la Fiera
Italiana dedicata agli operatori
del settore cartoleria e cancelleria
di prodotti per l’ufficio e la scuola; da quest’anno sono presenti
anche aziende leader del settore
belle arti, hobbistica e creatività
con le novità della prossima stagione.
Giorni precedenti di grande preparazione a Tribiano per essere
pronti a questo evento: importante per far conoscere ai nostri
clienti il personale interno con
cui conversano quotidianamente, per far respirare il clima della
nostra azienda e per presentare
le innovazioni previste per il 2016.
Si inizia mercoledì 25 alle ore 9,30
in perfetto orario; siamo pronti e
entrando incrociamo i colleghi
della concorrenza, anche loro
contenti per l’inizio della kermesse fieristica; come sempre in tutte
le fiere vi è la sensazione di appartenere ad un mondo comune
con interessi e speranze convergenti, e poi il piacere di incontrare
persone conosciute da anni e che
pur militando in campi avversi,
non smettiamo di stimare ed apprezzare per le loro qualità; direi
che questa è la vera e profonda
bellezza delle fiere.
Allo stand cominciano ad arrivare i primi clienti, sono i più mattinieri e su di loro si concentra
l’interesse dello staff; da Franco,
a Davide, a Antonio, tutti pieni di
premure e di voglia di trasmettere il
proprio entusiasmo.
Ai clienti presentiamo con fierezza le nuove statistiche presenti sul
sito che forniscono in tempo reale
informazioni sia sulla loro situazione economica e finanziaria, che
report sugli acquisti effettuati nelle loro varie particolarità (fatturato
annuo e mensile, articoli, marchi,
capitolo di catalogo, consegne,
ecc...), una reportistica nuova che
nessun competitor rilascia.
Si gira per gli stand, si salutano persone, si confrontano opinioni, si
guarda con interesse ai laboratori
creativi ideati nel settore belle arti
e hobbistica per fornire formazione diretta sulle tecniche nel mondo delle arti (colori, acrilici, acquarelli, pasta). Si va verso la fine della
prima giornata, e nello stand OD si
comincia a fremere per la giornata
di domani, quella che presenterà
una novità assoluta, sulla quale saremo ammirati o criticati; staremo
a vedere. In serata, la cena, offerta
da un fornitore importante, tutti insieme per consolidare a tavola un
felice rapporto di comunicazione.
Prima una riunione agenti, breve,
ma intensa, con la proclamazione
dei vincitori della gara del circuito
gran premio (ve ne parlerò in altra occasione). Siamo al secondo
giorno con la novità assoluta: tutto lo staff di OD indossa una divisa
comune, eleganti pantaloni color
vinaccia, camicia celeste, cravatta
rossa con pallini, e golf blu scuro.
Le ragazze indossano un vestito
blu tinta unita, semplice ma elegante, al collo un fazzoletto simile alla cravatta degli uomini. È una
idea maturata nei mesi scorsi e che
si ispira al concetto del vestito su
misura che OD offre ai suoi clienti,
4
| ???
E
simbolo anche del nuovo catalogo
in preparazione. È un successo, un
figurone; durante tutta la giornata
sentiremo commenti improntati al
consenso, ed i nostri uomini saranno sempre più calati nel ruolo di
ambasciatori del servizio di OD.
E anche il giorno del convegno
promosso da AIFU sui nuovi asset
che incrementano il valore di mercato; quindi nuove merceologie da
inserire negli assortimenti, nuovi
servizi da offrire, nuove soluzioni
logistiche da proporre. Dopo le relazioni di vari oratori, si svolge una
tavola rotonda sulle nuove soluzioni logistiche.
E la giornata prosegue tumultuosa
e piena di incontri, di demo sulle
soluzioni informatiche, delle richieste sui servizi su misura offerti: il fuori catalogo, la gestione dei
propri prodotti presso il magazzino
di OD, le consegne diversificate;
e per ogni aspetto, gli agenti e lo
staff di sede sempre disponibili e
presenti.
Siamo arrivati al terzo giorno; la
stanchezza comincia a pesare.
In mattinata i primi arrivederci, un
senso di appagamento che invade
i partecipanti, la sensazione di aver
fatto il proprio dovere e la certezza
di lasciare un buon ricordo negli
intervenuti. Poi il rammarico per
chi non aver incontrato chi non è
potuto arrivare per vari motivi, un
pensiero al lavoro che ci attende
nei prossimi mesi, l’attesa di un fine
settimana di riposo e la Fiera è finita. Per i più attenti si comincia a
pensare all’appuntamento del 2016
con l’obiettivo di farsi trovare preparati per un incontro che non può
mancare. Saluti a tutti.
di Maurizio Guidelli
Incontro con i testimonial del mercato
S
iamo in Toscana; il nostro viaggio procede verso il Centro Italia, per visitare aziende che operano in contesti diversi da quelli estremamente
produttivi dell’Italia del Nord e dove sono presenti esigenze e particolarità
completamente differenti. L’appuntamento con il sig. Davide Guasti è in
tarda mattinata, e noi arriviamo al magazzino di Pratocarta dopo aver lasciato Firenze ed essere transitati nel popoloso mondo della provincia di
Prato, esempio di una ampia e importante integrazione tra realtà diverse
unite dalla ricerca della efficienza. Il titolare non ci delude; giovane e determinato, attento ai movimenti del mercato ed alle innovazioni (è uno
dei più importanti utilizzatori delle consegne in drop).
PRATOCARTA rappresenta una realtà
importante per il settore degli articoli di forniture per gli uffici. La “mission aziendale”, di fornire ai propri
clienti un assortimento di prodotti
sempre aggiornati, è diventata più
difficile negli ultimi tempi o le moderne tecniche per la gestione degli
ordini da parte dei fornitori vi aiutano a rispettarla?
Oggi è sicuramente più facile offrire un assortimento completo,
specie appoggiandosi ad organizzazioni che propongono il “catt of”
fino alle ore 17,00 per consegna nel
giorno successivo. Prima erano necessari anche 10 giorni per ricevere gli ordini; è sicuramente un altro
mondo. È tutto facilitato.
Da dove inizia il suo percorso PRATOCARTA? A quali esperienze fa riferimento nella sua crescita nel tempo?
Noi abbiamo iniziato con la vendita di prodotti a rivenditori e cartolerie. Poi, circa 20 anni fa, abbiamo
continuato con i consumabili, i toner, con la loro frequenza di riordino sempre più veloce, e poi, pian
piano, siamo passati alle forniture
per ufficio con tutti gli articoli oggi
a catalogo. Nel frattempo la nostra
struttura è passata da un magazzino di 100 mq. iniziali agli oltre 500
attuali. È stata una crescita, lenta,
ma sempre costante.
Uno dei nuovi sistemi della distribuzione moderna è quello di operare con la tecnica dei drop of, con
il fornitore che effettua la consegne
direttamente ai clienti ordinanti. Lei
vede questa tendenza, in aumento,
come un vantaggio per tutti gli attori della filiera, o lo giudica solo uno
strumento di lavoro che avrà una suo
percorso più o meno lungo?
È un sistema in aumento costan-
te, che nella nostra azienda stiamo utilizzando moltissimo; oggi,
ad esempio, sono in arrivo circa
10 spedizioni dirette a clienti, in
consegna senza transitare nel nostro magazzino. In questo modo,
si risparmia sui costi generali e sui
tempi di consegna; noi ce ne avvaliamo anche per spedizioni dirette sul territorio vicino al nostro
magazzino. È un organizzazione
di lavoro dinamica e moderna, e io
personalmente sono convinto che
prenderà sempre più piede, proprio
perché riduce i tempi e contiene i
costi.
Per i fornitori di prodotti per la scuola, cosa è cambiato nel settore con le
nuove tecniche di istruzione, lavagne interattive, tablet, ecc.?
Nelle scuole private si possono
vendere lavagne, videoproiettori
ed altri prodotti per la scuola che
opera con indirizzo moderno. Nel
settore pubblico, invece, rimangono una serie di difficoltà burocratiche, oltre alla cronica lentezza
nei pagamenti; e noi come azienda abbiamo scelto di non essere
presenti. In assoluto, comunque
oggi vi è una maggiore richiesta
ed i prodotti che vengono proposti
sono sempre in aumento; questo è
un bene.
Quale è la famiglia di prodotti che
negli anni ha avuto maggior esplosione di vendite rispetto al preventivato? E quale, a sui giudizio, il flop
più imprevisto?
A mio giudizio, sono in forte crescita i servizi per la comunità, prodotti di pulizia, carta igienica, rotoli,
in genere tutti i prodotti per il pubblico e le comunità.
Un flop al quale non avremmo mai
pensato, riguarda la scrittura, pen-
ne, matite, ecc. e di conseguenza registratori e raccoglitori. Con
la tecnologia moderna i prodotti
legati alla scrittura tradizionale
sono in forte diminuzione.
Stiamo assistendo anche in Italia
ad un aumento costante delle vendite tramite web. Questa attività
cosa rappresenta attualmente per
la sua azienda? E che futuro prevede per questo mercato?
Siamo stati tra i primi a dotarci di
un sito web; ogni anno le vendite
on line sono in costante aumento. Con il web si ottiene un vantaggio enorme: si può raggiungere tutto il territorio italiano (ed
estero, per chi opera su più mercati) ed inoltre si ha la garanzia
del pagamento immediato.
E’ un mercato che aumenterà
sempre. Non è nemmeno un problema di concorrenza; nel mondo vi è posto e lavoro per tutti,
purché si rispettino i presupposti
fondamentali: prezzo e servizio.
Bisogna solo essere credibili, dare
fiducia, perché il web è impersonale, e la fiducia si guadagna con
il servizio e la correttezza.
Quale importanza attribuisce alla
pubblicità, sia editoriale che di altro genere? Per le sue esigenze, ne
fa uso sistematicamente, o solo in
maniera episodica? E cosa pensa
dei social: sono uno strumento che
può facilitare la vendita del nostro
settore?
Noi ne facciamo abbastanza uso,
ma potremmo utilizzarla di più; è
sempre valido il detto che la pubblicità è l’anima del commercio.
Oggi è fondamentale quella sul
web; si deve arrivare per primi
sui motori di ricerca. Attenzione,
anche i volantini sono impor-
|
5
dai clienti
tanti; noi li utilizziamo in buona
quantità. Con la giusta pubblicità
si può competere con le grandi
strutture, anche per la nostra dimensione; è sempre il discorso
sul servizio. Non vedo invece un
grosso aiuto per incrementare le
vendite dai social; servono di più
per dialogare.
Crede nell’aumento di valore di un
catalogo molto ampio e diversificato, o pensa che questo strumento
fondamentale debba essere concentrato sui settori tradizionali delle forniture per ufficio?
Il catalogo ampio permette di offrire ai clienti articoli che in precedenza era impossibile solo pensare di vendere. È fondamentale
per promuovere le vendite; dalle
cose più impensate per il nostro
settore: armadi, sedie, scrivanie, o
tanti altri ancora. Con un buon catalogo si rendono disponibili anche
prodotti di difficile reperibilità.
Cosa è cambiato nel gusto del pubblico negli anni? Nel periodo ‘60/’70
la crescita impetuosa del nostro paese ha modificato radicalmente le
nostre abitudini; oggi vi sono nuove
incognite, la necessità d’integrazione, i nuovi orizzonti della tecnica ci
fanno intravedere un mondo completamente diverso.
E noi inseriremo nel nostro parco
di prodotti anche i giochi. Diventeremo una piattaforma a 360 gradi
adatta per vendere di tutto. Sempre di più saremo pronti a vendere
prodotti nuovi e quelli presenti sul
catalogo anche sul web.
Ci dice quale futuro prevede per il
settore degli articoli di cartoleria? E
quali possibilità esistono per chi non
si adegua alle novità che nascono di
continuo?
Noi non siamo rivenditori di cartoleria ormai da moltissimi anni; per
il settore specifico non vediamo un
futuro roseo. Rimarranno solo gli
specializzati, chi offre qualcosa in
più del semplice prodotto standard;
altrimenti non ci sarà più futuro.
Vuole mandare un saluto ed un messaggio ai lettori della nostra rivista?
Come azienda siamo soddisfatti del
percorso iniziato con Office Distribution; speriamo di continuare su
questa linea anche nel futuro.
Il Giubileo della
misericordia
n questo articolo vorrei portare alla luce le principali motivazioni dell’indizione, da parte
di Papa Francesco, del Giubileo
della Misericordia. Innanzitutto il
Santo Padre vuole recuperare la
dimensione della contemplazione costante del mistero della Misericordia, che è “fonte di gioia,
di serenità e di pace. Condizione
della nostra salvezza, atto ultimo e
supremo con il quale Dio ci viene
incontro” e “via che unisce Dio e
l’uomo, perché apre il cuore alla
speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro
peccato”. “Forse per tanto tempo
abbiamo dimenticato di indicare
e di vivere la via della misericordia. La tentazione, da una parte,
di pretendere sempre e solo la
giustizia, ha fatto dimenticare che
questa è il primo passo, necessario e indispensabile, ma la Chiesa
ha bisogno di andare oltre per raggiungere una meta più alta e più
significativa”.
La data di apertura dell’evento (8
dicembre 2015) non è stata scelta a caso dal pontefice: si tratta
del 50° anniversario di chiusura
del Concilio Ecumenico Vaticano II, per rivivificare quell’evento,
nel senso di una Chiesa che esca
definitivamente dalla sua “cittadella
privilegiata” e annunci il Vangelo in
modo comprensibile agli uomini
del nostro tempo. Un altro motivo
è la necessità di riportare con forza i
fedeli consacrati, nell’esercizio delle
loro funzioni, a vivere e testimoniare in prima persona la Misericordia.
“Il loro linguaggio e i loro gesti devono trasmettere misericordia per
penetrare nel cuore delle persone e
provocarle a ritrovare la strada per
ritornare al Padre”. Il Giubileo dovrà
anche essere una nuova via per riproporre alle masse la questione
delle “periferie esistenziali”, tanto
cara al papa. La Chiesa “dovrà curare
queste ferite, lenirle con l’olio della
consolazione, fasciarle con la misericordia e curarle con la solidarietà e
l’attenzione dovuta”. “Non cadiamo
nell’indifferenza che umilia, nell’abitudinarietà che anestetizza l’animo
e impedisce di scoprire la novità, nel
cinismo che distrugge. Apriamo i
nostri occhi per guardare le miserie
del mondo, le ferite di tanti fratelli e
sorelle privati della dignità, e sentiamoci provocati ad ascoltare il loro
grido di aiuto”.
Il Giubileo è stato voluto anche per
avviare una seria e dettagliata meditazione sulle opere di misericordia
corporale e spirituale. Dimenticarle
significa sfuggire all’insegnamento di Gesù: in base a queste opere saremo giudicati. Il Santo Padre
vuole trasmettere un’immagine del
Sacramento della Confessione in
cui il sacerdote sia semplicemente servitore
del sacramento. “Ogni
confessore dovrà accogliere i fedeli come
il padre nella parabola
del figlio prodigo: un
padre che corre incontro al figlio nonostante avesse dissipato
i suoi beni. I confessori
saranno chiamati a stringere a sé quel figlio pentito che ritorna
a casa”.
Si associerà al Giubileo anche un’indulgenza, perché secondo il pontefice è opportuno, per dimostrarsi
nei fatti Chiesa totalmente misericordiosa, non computare ai fedeli
l’impronta negativa che i peccati lasciano nei pensieri e nei comportamenti anche dopo la Confessione.
Il papa conclude la bolla d’indizione con queste parole: “In questo
Giubileo lasciamoci sorprendere da
Dio [...] In questo Anno Giubilare la
Chiesa si faccia eco della Parola di
Dio che risuona forte e convincente
come una parola e un gesto di perdono, di sostegno, di aiuto, di amore. Non si stanchi mai di offrire misericordia e sia sempre paziente nel
confortare e perdonare. La Chiesa
si faccia voce di ogni uomo e ogni
donna”.
L’Anno Santo si concluderà il 20 novembre del 2016.
6
| dalla redazione
I
L’inviato della Redazione
di Fabio Pozzoni
Parigi, 13 novembre 2015
N
on sappiamo se vi sia una risposta quando accade una tragedia. Non sappiamo quali siano le parole
giuste da usare (ammesso ve ne siano) perché è in questi momenti che le parole stesse tendono a perdere la loro natura ed il loro significato. Tendono, più semplicemente, a fuggire. Le parole, che dovrebbero
chiarirci le cose, interpretarle, rimangono come sospese: prive di ogni capacità di spiegare, di far capire, di
comprendere, lasciando muta qualsiasi risposta. L’istinto umanoci scaraventa addosso solo sgomento, terrore, paura: forse perché queste sensazioni per loro natura non vogliono parole, non amano essere descritte. Valeria Solesin, vittima di questa strage insieme ad altri 129 innocenti, aveva scritto tempo fa un articolo,
di cui riportiamo un estratto, su un tema di cui lei riteneva fosse giusto parlare visti i suoi interessi allo studio dei fenomeni sociali. È solo un frammento di vita di questa sfortunata giovane, la quale, immaginiamo,
abbia sempre pensato, lei stessa, che le parole fossero l’unico modo per comunicare il proprio pensiero, le
proprie idee. Le parole. Strumento capace di dar soluzione ad ogni incomprensione della natura umana,
che oggi non sappiamo più trovare. Come le nostre risposte.
di Giuseppe Bellamace
Allez les filles, au travail!
Andate ragazze, al lavoro!
In Europa, l’attività femminile è
stata promossa fin dagli anni ’90.
Obiettivo delle Istituzioni: favorire
l’occupazione femminile in tutte
le fasi del ciclo di vita, ed in particolare nei momenti che coincidono con l’arrivo dei figli. Benché
la partecipazione delle donne al
mercato del lavoro sia aumentata
nell’Unione Europea, importanti
differenze tra paesi continuano
a persistere. Gli Stati dell’Europa
del Nord sono caratterizzati infatti da alti tassi di occupazione
femminile e da una fecondità che
si mantiene elevata. Al contrario,
negli Stati dell’Europa del Sud,
bassi tassi di attività professionale
femminile, si coniugano a bassi
livelli di fecondità.
Una tale opposizione si riscontra
ugualmente tra Francia e Italia.
Nel 2011, il tasso di occupazione
delle donne di età compresa tra i
20 e i 64 anni è infatti del 65% in
Francia, contro 50% in Italia. Sempre nel 2011, l’indicatore congiunturale di fecondità è di 2 figli
per donna in Francia, mentre in
Italia è di appena 1,4. Eppure questi due paesi sono relativamente
simili in termini demografici: entrambi con una popolazione di
circa 60 milioni di abitanti e con
una speranza di vita comparabile.
Condividono inoltre aspetti culturali, quali la religione cattolica,
e geografici.
Anche l’organizzazione del mercato del lavoro sembra rispondere a una logica simile.
Alla luce di tali informazioni sembra logico domandarsi come mai
due paesi vicini possano distinguersi così profondamente in
termini di fecondità e di partecipazione femminile al mercato del
lavoro. Una possibile spiegazione
è che in Italia, più che in Francia,
persista una visione tradizionale
dei ruoli assegnati all’uomo e alla
donna. (...)
Alla domanda “È probabile che
un bambino soffra se sua madre
lavora fuori casa?”, il 76% degli
italiani dichiara di essere “molto
d’accordo”. Si tratta di solo il 41%
nel caso dei francesi. Anche alla
domanda “Una madre che lavora può stabilire un rapporto caldo e sicuro con i figli quanto una
madre che non lavora” gli italiani
mostrano un atteggiamento più
tradizionale dei vicini oltralpe. Tra
gli italiani solo il 19% si dichiara
“molto d’accordo” con l’affermazione, mentre tale percentuale raggiunge il 61% nel caso dei
francesi.
In Italia esiste dunque un’opinione negativa rispetto al lavoro
femminile in presenza di figli in
età prescolare. In Francia, invece,
il lavoro femminile è incoraggiato
in tutte le fasi del ciclo di vita, anche in presenza di figli piccoli. Per
tale ragione sembra ragionevole
pensare che in Italia, più che in
dalla redazione
|
Francia, la partecipazione delle donne al mercato del lavoro
possa essere influenzata dall’età
e dal numero di figli. (...)
Benché in Italia esista un’opinione negativa rispetto al lavoro femminile in presenza di figli
piccoli, il tasso di occupazione
delle donne con figli in età prescolare è inferiore di soli 6 punti percentuali rispetto a quello
delle donne senza figlia di età
inferiore ai sei anni (61% contro
55%). In Francia, invece, a fronte di un’opinione positiva sul
lavoro femminile durante tutte
le fasi del ciclo di vita, il tasso
di occupazione diminuisce in
presenza di figli piccoli. In questo paese, infatti, esistono delle
misure per la conciliazione famiglia-lavoro che permettono
a donne (e uomini) di cessare
- momentaneamente - la loro
attività professionale. (...)
Se da un lato, infatti, l’Italia fatica a raggiungere l’obiettivo di
un’occupazione femminile al
60%, si nota che anche in Francia, paese assai più performante, l’occupazione delle donne
sia ancora sensibile all’età e al
numero di figli presenti nel nucleo famigliare. È per questo
motivo che appare auspicabile una maggiore condivisione
delle responsabilità familiari e
professionali tra le donne e gli
uomini in entrambi i paesi.
di Valeria Solesin
7
Incontro con i testimonial del mercato
I
l nostro viaggio tra le eccellenze
italiane nel mercato office ci porta
a Reggio Emilia, provincia che, pur
in questi difficili momenti, mantiene un ritmo di sviluppo sostenuto.
Siamo vicini alla nuova stazione
dell’Alta Velocità, avveniristica realizzazione dell’arch. Calatrava, dove
convergono per i collegamenti con
le linee ferroviarie nazionali e internazionali anche da altre province
vicine Mantova, Ferrara, ecc....
Pace s.p.a è un’azienda moderna
piacevolmente organizzata, ed al
suo interno ci accoglie il titolare Federico Chierici; dopo breve tempo
si unisce a noi nella conversazione
Francesco Ferrari, socio e responsabile area commerciale. Ecco il risultato del nostro colloquio.
La vostra Azienda è stata fondata nel
1968 per vendere e consegnare direttamente cancelleria alle imprese. Avete una grandissima esperienza consolidata in tutti questi anni; oggi cosa è
cambiato e cosa è rimasto immutato
nel settore tradizionale della cancelleria?
Sicuramente è cambiato il modo
di comprare la merce. Oggi si può
acquistare tutto da tutti senza alcun vincolo, mentre negli anni
sessanta i commercianti più forti
potevano porre vincoli ai fornitori.
Non è cambiata l’attenzione verso
il cliente. Quando abbiamo iniziato
a fare questo lavoro, innovativo era
visitare i clienti per raccogliere ordini e poi consegnare la merce direttamente. I clienti si stupivano di
questo comportamento, ma lo apprezzavano eccome. Non vi era un
listino; il prezzo non era importante
come oggi.
8
Ci parla della vostra storia? Molti passaggi sono indicati come importanti.
Quali momenti giudica più significativi?
L’azienda nasce nel 1968 per vendere cancelleria; poi esplode il mondo
della fotoriproduzione, ed è un onda
da cavalcare; diventiamo venditori di
marchi importanti e lo siamo ancora.
Negli anni abbiamo acquisito aziende locali di buon livello del settore ed
anche questa rappresenta una tappa
importante per lo sviluppo. Un altro
passaggio fondamentale si verifica
nel 1991 quando arriviamo a Mancasale (la zona industriale di Reggio E.) e
passiamo da un magazzino di 300 mq
ad un impianto di oltre 3,000. Ricordiamo altri due momenti: l’esplosione
della richiesta di telefax (ne arrivavano
e ne uscivano a bancali). Ed il colore
nelle fotocopiatrici.
Parliamo del catalogo cartaceo e di
quello digitale; quale importanza rivestono ancora? E quelli specializzati
sono destinati ad aumentare o ormai
non vi sono altri sbocchi possibili in
questo campo?
Sono ancora necessari, specie nelle
edizioni tematiche. Interessano la tipologia di clientela che occupa da 1
a 15 dipendenti, gli studi professionali,
ecc. Al contrario, nelle aziende corporate non sono più necessari; gli acquisti sono fatti a sezione (hardware,
cancelleria, catering). Per il catalogo
è quindi fondamentale la dimensione; la grande azienda non ne ha più
bisogno. Diverso è il caso del servizio, questo valore ha senso sia per la
piccola che per la grande azienda e in
questo campo interviene la fidelizzazione. E noi possiamo essere d’aiuto.
Nell’ambito organizzativo, state implementando la certificazione di qualità
con il programma Lean. Quali vantaggi
prevedete di ottenere? E che impatto
hanno questi cambiamenti sia all’interno della struttura che nel confronto con
il cliente?
Aver conseguito la certificazione ISO
9001 tra i primi, è stato importante ed
ha avuto un seguito nettamente positivo, sia per il controllo dei processi, che per l’organizzazione. Circa tre
anni fa, abbiamo iniziato il percorso
per ottenere la certificazione Lean;
è certamente un programma buono
specialmente in ambiti di aziende di
produzione (vedi Toyota), ma difficile
da gestire. Si deve portare avanti con
personale dedicato e professionale;
| dai clienti
malgrado tutto abbiamo fatto alcuni
progressi che ci hanno dato soddisfazione.
Quale è la famiglia di prodotti che negli anni ha avuto maggior esplosione
di vendite rispetto al preventivato? E
quale, a vostro giudizio, il flop più imprevisto?
Certamente i beni strumentali per l’ufficio hanno avuto una buona crescita;
ci riferiamo ai distruggidocumenti,
alle etichettatrici, e poi al mondo dei
consumabili. Dove intravediamo un
settore in crisi, pensiamo all’archiviazione; con la digitalizzazione sta
morendo. Quanti dischetti, CD e chiavette USB non saranno più indispensabili; e poi a breve, anche raccoglitori
e classificatori avranno vita difficile.
La vendita e.commerce è ormai una
realtà importante con la quale confrontarsi; viaggia con ritmi di sviluppo elevati, ottiene una adesione sempre più
marcata da parte dei consumatori, non
è più considerata come un’eccentricità
ma come una risorsa. Come si pone il
Gruppo Pace nei confronti del mondo
che viaggia sul web?
Ci stiamo lavorando; il nostro sito è
limitato nelle prestazioni e si può dire
che siamo ad un punto di partenza.
Finora non ci siamo spinti più avanti per la costruzione dell’architettura
che deve regolare i processi. Parliamo di un sistema di infrastrutture
importanti; devono funzionare bene,
altrimenti non hanno senso. E noi
dobbiamo collegare i sistemi informatici con la forza vendita esterna, i
nostri agenti, che per la maggior parte appartengono ad una generazione
che non è cresciuta con gli strumenti
attuali di comunicazione. E comunque il mondo del futuro rappresenta
un nostro chiaro obiettivo da raggiungere.
A proposito di nuove esperienze: da circa un anno avete iniziato a collaborare
con l’azienda che ha sviluppato la stampa 3D, nuova frontiera dell’innovazione
tecnologica. Che impatto ha avuto con
il mondo esterno?
Il nome più preciso è quello di manifattura addittiva. Oggi suscita un interesse smodato molto a parole, poi nei
fatti si è frenati dalle difficoltà di realizzazione. Non è come il fax. Le difficoltà riguardano il costo, la mentalità
e la preparazione. Un’azienda italiana,
leader di mercato, oggi produce occhiali “su misura” con la conformazio-
ne unica del volto; il settore orafo da
Valenza a Vicenza è già partito con
attività di produzione, creando qualche problema all’occupazione specializzata. Gli imprenditori hanno capito
l’importanza di questa innovazione e
la stanno cavalcando. Alcuni settori sono già trainanti. Per i medicali, a
Bologna l’istituto Rizzoli produce protesi su misura. Per noi, è una nuova
frontiera su cui concentrarsi.
Siete soci da oltre 15 anni di un importante gruppo di acquisto nazionale; conoscete pregi e vantaggi di queste associazioni. Credete che oggi, in un mondo
cambiato dalla rivoluzione digitale e
dall’accesso all’informazione in tempo
reale, siano ancora importanti e svolgano un ruolo fondamentale?
Per la ricerca di prodotti ormai non
più. Il gruppo di acquisto nasce come
massa critica (l’unione fa la forza),
ma è importante che funzioni correttamente. In Ufficio dispone di una
sede propria e di personale; non deve
affittare strutture diverse per ogni incontro. A noi all’inizio ha permesso di
avere un catalogo ben fornito, poi la
possibilità di acquisti più consistenti.
Infine una stretta condivisione di problematiche; parlare è sempre importante, confrontarsi è ancora meglio.
Strettamente legate alla vostra attività,
logistica e distribuzione svolgono un
ruolo fondamentale e delicato; oggi i
clienti vogliono tutti i prodotti presenti
sul catalogo e chiedono la consegna in
24 ore. Come si reagisce a queste esigenze? Possono essere utili le attività
come le consegne in drop fornite dai
fornitori?
Il cliente vuole la consegna immediata; il nostro percorso ha seguito questi step: prima consegne dirette con
mezzi di proprietà, poi con padroncini
dedicati, oggi tramite aziende di trasporto efficienti e che rispondono ai
requisiti da noi richiesti, e siamo soddisfatti. La nostra vendita si rivolge a
clienti in tutta l’Emilia Romagna, con
qualche consegna in altre regioni. Le
consegne in drop non sono da noi
utilizzate per le problematiche di gestione con sistemi informatici, e poi
anche per la difficoltà di fornire nominativi dei nostri clienti all’esterno.
Siete una realtà importante del mercato: come ne vede il futuro nei pros-
simi anni? Sono ancora possibili incrementi di attività, e legati a quali
avvenimenti? È possibile che i social
network influenzino il mercato dei
prodotti per ufficio?
I social possono fornire un aiuto
anche alle vendite, purché siano
legati alle persone. Tutto dipende
sempre dal rapporto che si crea
tra agente e cliente. Si forma una
rete di amicizie che, pur nel rispetto delle specifiche competenze,
deve facilitare il dialogo tra le parti.
Noi come azienda dobbiamo dare
di più sui servizi: il fatturato può
crescere solo con nuovi venditori,
nuovi prodotti e servizi di altro genere. Questo è un settore statico.
Sia noi che le altre organizzazioni
del settore disponiamo di agenti
validi, ma molti non più giovani e
con prevalenza di sesso maschile.
Si deve innovare con l’acquisizione
di venditori giovani ed aperti alle
nuove tecniche digitali. In questo
modo potremo dare nuova linfa al
settore.
George Lucas
Graffiti”, aveva appena ricevuto un
secco “no” dalla Universal e si aggirava per gli studi della Fox con una
sceneggiatura scritta a mano su fogli
sgualciti. Nonostante il successo del
precedente film, che aveva incassato quasi 80 milioni di dollari, la nuova idea sci-fi che stava cercando di
trasformare in un lungo metraggio
veniva vista con sospetto dagli investitori. Ma Lucas aveva capito molto
sulla comunicazione e sapeva che le
immagini potevano parlare meglio di
lui, molto meglio di quei fogli ribattuti diligentemente a macchina. Commissionò a un artista alcuni concept
visivi. Ralph Mcquaire riuscì a dare
forma a quelle visioni realizzando tavole meravigliose.
Ogni disegno vibrava della “forza”
che avrebbe poi permeato il film, e
qualcosa si mosse.
Solo un ultimo ostacolo separava il
progetto dalla luce verde: il budget.
La Fox, convinta di investire su un
progetto rischioso, cercò di risparmiare su ogni singola spesa, inclusa
la paga del regista. In quell’occasione si manifestò il genio imprenditoriale di Lucas, disposto a una
riduzione dei compensi in cambio
dei diritti relativi ai personaggi, ai
sequel e al 60% dei profitti di merchandising. La Fox accettò senza battere ciglio. “Merchandising”,
all’epoca, era una parola quasi sconosciuta, ma avrebbe rivoluzionato
il cinema e fatto la fortuna di Lucas.
Credo che conosciate tutti il successo della saga di Star Wars. Dai
film a tutto il mondo ad essi collegato. Grazie a questo successo
“stellare”, il buon George ha potuto
vendere la LucasFilm alla Disney
per la modica cifra di 4,05 miliardi
di dollari.
È
il 1974 e nessuno avrebbe mai
immaginato quello che sarebbe
accaduto, anzi, alcuni ci scommisero proprio contro, rinunciando a una
vera fortuna. George Lucas, un giovane regista che si era fatto strada
grazie al suo secondo film “American
dalla redazione
|
L’inviato della Redazione
di Luca Brambilla
9
La tavola
delle feste
A
h... quanto mi piacciono le festività Natalizie, gli addobbi, le
luci, i profumi che inebriano l’aria...
La casa in questo periodo si trasforma, bisogna fare spazio per l’albero,
la scala che sale al piano superiore
si illumina e sparsi qua e là vi sono
decori che si accendono al chiarore delle candele... ma una delle
cose a cui tengo particolarmente è
il pranzo di Natale. Da quando ho
casa mia, il giorno di Natale faccio
il possibile affinché la famiglia si raduni da me, in realtà sono l’unica
che ci tiene davvero; mi fa piacere
avere ospiti in questa occasione e
posso unire le mie due passioni, il
Natale e la cucina.
Ogni cosa deve essere preparata e
disposta in modo perfetto a partire
dalla tavola. C’è la tovaglia da scegliere, il centrotavola da preparare, le
posate da lucidare e i posti a tavola?
Voglio certamente fare bella figura
con gli ospiti, mescolando creatività
e tradizione. Sapete, ci sono alcune
piccole regole da seguire, partendo
dal galateo e modernizzandolo, per
stupire e creare un’atmosfera rilassata e informale.
Il colore: quando allestiamo la tavola
di Natale, la scelta più classica verte
su rosso, oro e verde, ma l’argento e
il total white ad esempio restano di
grande eleganza.
Il sottopiatto: serve per dare al tuo
ospite il giusto spazio e aggiunge un
tocco di eleganza alla tavola, non
dimenticarlo!
Le posate e i bicchieri: si sa, i pranzi di Natale durano ore e le portate
sono moltissime. Questo non signi-
fica che dovrai apparecchiare con 10
forchette e 10 coltelli!
I segnaposti: non importa quanti siano gli ospiti... è sempre un’idea simpatica; basta un bastoncino di cannella
legato ad un rametto di pungitopo
con un nastro rosso e un cartoncino
con il nome, scritto rigorosamente a
mano. Poi succede sempre che si siedono tutti dove vogliono ma è il gesto
che conta...
Le candele: rendono l’atmosfera calda e romantica, non possono mancare a Natale. Attenti però! Evitate le
candele profumate! Il rischio è che
l’odore possa essere fastidioso e si
mescoli a quello delle varie portate.
Le decorazioni: centrotavola, palle di
Natale, stelle, candele, festoni... non
devono essere i “padroni” della tavola
o infastidire gli ospiti! La tavola è fatta
per mangiare!
Ecco un’idea per creare velocemente un centrotavola
fantastico con la frutta “brinata”. Scegliete la frutta (io
userò i melograni, i mandarini e l’uva bianca) lavatela
bene e soprattutto lasciatela
asciugare bene: la superficie della frutta dovrà essere perfettamente asciutta.
In una ciotola mettete due
albumi di uova e montateli leggermente, dovrete
lasciare gli albumi liquidi
ma sulla superficie si dovrà essere creata una leggera schiuma. Spennellate
la superficie della frutta
con un pennello immerso
nell’albume e poi versate
sulla frutta dello zucchero bianco semolato non
troppo sottile. Adagiate la
frutta su un piatto e lasciatela asciugare. Aggiungete
una candela, un rametto
di pungitopo con le bacche rosse,
oppure un rametto di pino e brinateli
come avete fatto con la frutta. Sembrerà che sul vostro centrotavola sia
caduto un velo sottile di neve.
Vedrete, sarà bellissimo e darà un
tocco in più alla vostra tavola... l’effetto sarà quello della foto.
Inoltre, vi consiglio di spargere sulla
tavola chicchi di melograno, asciugati bene con carta assorbente... risalteranno, soprattutto se la tovaglia
ha lo sfondo bianco.
Un’altra idea è per la presentazione
del tovagliolo, magari a forma di albero! È molto carino e si presta bene
anche in piedi al centro del piatto...
Non mi resta che augurare a tutti un
fantastico Natale!
di Paola Invernizzi
Spetegulesssss!
Per il ruolo che ricopro, non dovrei di sicuro occuparmi di certi argomenti, ma - dato che l’anno che sta per concludersi è stato ricco di lieti eventi - non si può certo fare gli indifferenti!!!
Cominciamo dalle nascite... A febbraio abbiamo festeggiato con Alessio Ghidini la nascita della piccola Aglaia.
A marzo ci siamo congratulati con papà Ago per l’arrivo della principessina Aerial e, poco tempo fa, ad ottobre, ci
ha rallegrato la nascita di Gabriele, il principino di mamma Ylenia. Veniamo ora a quei temi che sono il vero oggetto
di spetegulesssss: i matrimoni!!! Augurissimi a Davide e Cristina, che finalmente, nel mese di maggio, hanno coronato il loro sogno d’amore; congratulazioni a Matteo e Chiara che sono convolati a nozze in una fresca giornata
di luglio; e l’anno non poteva che finire in bellezza, con le nozze di Barbara ed Andrea, celebrate lo scorso ottobre.
Arrivederci al prossimo numero!
a cura di Veronica Moriggi
10
| dalla redazione
La mostra di Barbie
D
al 28 ottobre 2015 al 13 marzo
2016 il Mudec (nella zona ex industriale dell’Ansaldo in via Tortona)
ospita la mostra “Barbie-The Icon”. La
bambola più famosa al mondo, una
vera icona intergenerazionale e globale, in 56 anni di vita è riuscita ad
abbattere ogni frontiera linguistica,
culturale, sociale e antropologica.
Questa bambola ha avuto la forza di
arricchire l’immaginario delle bambine e di affermare l’idea che ogni
donna avesse infinite possibilità per
realizzarsi.
Ruth Handler, la creatrice di Barbie,
dichiara: “è sempre stata il simbolo
della donna che può scegliere. Persino durante i suoi primi anni, Barbie
non ha dovuto accontentarsi di essere semplicemente la ragazza di Ken o
un’accanita amante dello shopping”.
Barbie debutta alla Fiera del Giocattolo di New York il 9 marzo 1959 e
si impone rivoluzionando ogni regola del gioco per bambine con la sua
immagine moderna, raffinata, emancipata e con le fattezze da pin up.
La mostra percorre le varie decadi
con sette pezzi iconici: dalla prima
Barbie a quelle che poi ne hanno
confermato nel tempo il successo,
come per esempio la Black Barbie e
la Hispanic Barbie. Nel 1980, infatti,
la Mattel lancia sul mercato le prime
due Barbie etniche (quando ancora
la moda era restia a proporre modelle di colore e canoni estetici esotici).
La Totally Hair Barbie (1992) a oggi è
la più venduta della storia: celebra le
appariscenti acconciature e gli abiti sgargianti di quel periodo. Barbie
però nella sua storia non è stata solo
una bambola, ma anche testimonial
di beneficenza. Nel 1997 con “Una
Barbie oggi per salvare una donna domani” vengono messe all’asta
81 Barbie molto particolari, 31 delle
quali provengono dalla collezione
privata Mattel e 50 sono pezzi unici
vestiti in esclusiva da altrettanti stilisti italiani e stranieri (Armani, Coveri,
Versace, Ferrè, Krizia, ecc.).
Si è voluta allestire in un museo dedicato alle culture, una mostra su
Barbie, perché raccontare la sua incredibile vita vuol dire parlare di un
giocattolo che è stato interprete delle
I tuoi Report
Dal 23 Novembre, sul sito OD,
nell’area Rivenditori,
è disponibile il nuovo Menù.
iamo particolarmente orgogliosi
di offrire ai nostri clienti questo
strumento che permetterà di trasformare un importante, ma tradizionale, rapporto cliente/fornitore in
una concreta relazione di partnership. All’interno della sezione si trovano una serie di informazioni che
permettono una migliore e precisa
gestione delle problematiche quotidiane. Le due aree facenti parte del
menù sono: 1. Informazioni Amministrative. 2. Statistiche di vendita.
• Area Amministrativa riguarda 3 argomenti ed è aggiornata in tempo
reale:
- situazione affidamento alla data;
- obiettivo Porto Franco: utile alla
S
visualizzazione del fatturato mancante, al fine di avere il porto franco
a fine mese direttamente in fattura (sulle sole spedizioni effettuate a
propria sede). Il fatturato utile al raggiungimento di questo valore è dato
dalle famiglie Cancelleria (non carta
copie), Private Label e Compatibile;
- scadenziario: riepiloga la situazione
contabile del cliente.
• Area Commerciale, strutturata in
grafici (aggiornati al 5 di ogni mese)
evidenzia:
- fatturato mese: misurato ai 2 anni
precedenti;
- fatturato anno corrente: diviso per
mese;
- articoli acquistati sul totale gamma: gestiti da OD e movimentati dal
cliente, divisi per CA / CO;
- marchi acquistati sul totale gamma:
dalla redazione
|
trasformazioni estetiche e culturali della società lungo oltre mezzo
secolo di storia. A differenza di altri
“miti” della contemporaneità stritolati dallo scorrere del tempo, Barbie
ha avuto il privilegio di resistere e
attraversare epoche e terre lontane,
rappresentando ben 50 diverse nazionalità, rafforzando la sua identità
nell’immaginario globale.
La mostra parla a diverse generazioni di donne, ma non solo, ritrovatesi per rendere omaggio sia
a una bambola, sia ai loro più cari
ricordi.
di Raffaella Scarpitta
marchi gestiti da OD e movimentati
dal cliente, divisi per CA / CO;
- acquisti per capitolo catalogo: es.
Archiviazione, Arredamento, ecc...
e quanti articoli movimentati dal
cliente, il fatturato espresso dagli
stessi, ecc...;
- incidenza fatturato da consegna
diretta: indica, negli ultimi 3 anni, il
fatturato con indicazione di quello
ottenuto sulle consegne in drop;
- fatturato drop per regione: indica
il fatturato espresso in valore sulle
consegne in drop;
- consegne dirette sul fatturato: indica il valore % del fatturato delle
consegne in drop sul fatturato totale.
Il Customer Service e gli Agenti
sono a disposizione per qualsiasi
ulteriore informazione relativa alle
nuove viste del sito.
di Paola Invernizzi
11
Futuro
già Presente
A
vete mai sentito parlare di droni?
Le possibilità di sviluppo di questi mezzi sono molte ma, come ogni
tecnologia potente, sono estremamente pericolosi se usati nel modo
sbagliato e dalle persone sbagliate:
per questo motivo è necessario essere attenti e lavorare su alcune leggi di
prevenzione e regolamenti di utilizzo.
Ma se Google e Amazon ci stanno in
qualche modo pensando, con tentennamenti e lentezze nello sviluppo, DHL, il colosso tedesco, è la prima azienda al mondo a consegnare
prodotti con i droni. Un drone, il cui
nome tecnico è UAV da (Unmanned
Aerial Vehicle), è un velivolo controllato da un computer o da un controllo remoto. In altre parole, è un mezzo
che per volare non ha bisogno di un
pilota fisico presente al suo interno.
Come molte altre tecnologie che
utilizziamo quotidianamente, i droni
sono stati inventati per scopi militari.
I primi a utilizzarli sono stati gli Americani durante la guerra in Vietnam.
Oggi, viviamo nella cosiddetta “Drone
Age” (era dei droni) iniziata nel 2001
con la guerra in Afghanistan. I droni
sono diventati così popolari perché
si è iniziato ad usarli per scopi non
militari: sono piccoli, veloci, facili da
costruire e possono agilmente trasportare informazioni e materiali fisici
e possono essere usati per gli scopi
più disparati:
Albero di Natale
• scattare foto o girare delle scene in
condizioni estreme;
• fare sorveglianza;
• aiutare i pompieri a spegnere incendi
in zone inaccessibili;
• trasportare medicinali, cibo e così via.
I primi esperimenti di consegna con un
drone sono avvenuti in Australia, nella
regione di Queensland, dove Google
ha recapitato ad alcuni allevatori dolciumi e vaccini per animali e in America, dove la Dominòs Pizza li utilizza
per la consegna a domicilio delle pizze.
Anche se tecnicamente complesso da
strutturare, lo scorso anno questa catena di pizzerie ha potuto beneficiare di
un notevole ritorno di immagine, grazie ad un video su Youtube della consegna/test di una pizza su un drone.
Sebbene di piccole dimensioni, l’uso
dei droni in zone residenziali potrebbe
rappresentare una potenziale minaccia
all’incolumità delle persone.
L’Agenzia federale per i trasporti e per il
controllo del traffico aereo tedesca ha
dato l’autorizzazione al corriere DHL
a utilizzare questi velivoli per portare
medicinali e rifornimenti in un piccolo
gruppo di isole nel Mare del Nord, importanti per la salvaguardia degli uccelli migratori, operando lungo un percorso stabilito di 12 chilometri tra il porto
di Norrdeich e le isole Juist.
Il velivolo potrà trasportare 1,2 kg di
merci in speciali contenitori resistenti a
qualsiasi condizione atmosferica.
L’autonomia dei droni, che saranno co-
i racconta che nel nord Europa
immaginavano l’Universo come
un albero gigantesco, con l’asse terrestre come tronco. Le stelle erano luci fra i suoi rami,
e l’oltretomba si estendeva
tra le sue radici. La leggenda associa il primo albero
di Natale a San Bonifacio.
Si narra che un capo tribù
stava per sacrificare il suo
primogenito agli dei alla
vigilia di Natale, davanti
ad una quercia, albero sacro al dio Scandinavo Thor.
Bonifacio si fece avanti per
impedire il sacrificio abbattendo l’albero e dimostrando così l’impotenza
del dio pagano. La folla riunita fu presa
da un forte timore e si convertì al Cristianesimo. Indicando un piccolo abete
che cresceva nei pressi, egli disse loro
che quello era l’albero sacro al Bambino Gesù: ”Riunitevi attorno ad esso, e
non nei boschi, ma a casa vostra. Che
l’abete sia rifugio per doni
di amore e luci di gaiezza”.
Secondo un’altra leggenda
Martin Lutero stava passeggiando, la vigilia di Natale, sotto un cielo sereno
pieno di stelle. Quando tornò a casa portò con sé un
giovane abete che illuminò
con piccole candele per ricordare ai suoi figlioli come
il Cristo, la luce del mondo,
aveva così gloriosamente
illuminato il cielo della prima Vigilia di Natale.
Gli antichi romani usava-
12
| dalla redazione
Tra Leggenda e Tradizione
S
stantemente monitorati da una stazione a terra, è di 45 minuti.
Prima che l’insolito sistema di trasporto diventi standard potrebbero passare
diversi anni, anche per l’elevato costo
(circa 40.000 euro per le prime sperimentazioni).
Il presidente di ENAC, Vito Riggio in
un’intervista per Italia Oggi, ha spiegato anche come i campi di utilizzo sono
tantissimi: sorveglianza del territorio,
rilevamento delle condizioni ambientali, trasmissione dati, riprese aeree, impieghi agricoli.
“Interveniamo tra i primi in Europa
su una materia così importante e che
non ha ancora una regolamentazione
sanitaria a livello europeo. Solo Regno
Unito e Francia sono al nostro livello.
Abbiamo disciplinato su un settore che
- è sotto gli occhi di tutti - si sta espandendo in modo importante. Un settore
di impatto sociale per come potrà rivoluzionare l’erogazione e la fruizione
di molti servizi. Per poi non parlare del
fatto che è un segmento con enormi
potenzialità industriali ad alto valore tecnologico e di cui noi siamo tra i
primi produttori”. Sugli eventuali rischi,
Riggio ha spiegato come “l’uso di mezzi aerei a pilotaggio remoto porta con
sé rischi connessi alla loro natura di oggetti volanti e quindi soggetti a potenziali avarie e cadute. Limiti tecnologici
che, chissà, forse in futuro verranno
superati. Nel frattempo abbiamo fatto
la scelta di consentire la loro guida con
l’obbligo di controllo a vista. Chi telecomanda un drone non dovrà mai perderlo d’occhio”.
di Aldo Francesca
no alberi e ghirlande di sempreverdi
profumati (ginepro, alloro, pino, tasso)
e decoravano le case e luoghi pubblici
nei Saturnali e nelle cerimonie rituali
del Solstizio d’inverno.
Nell’epoca moderna l’Albero di Natale
è simbolo dei festeggiamenti ed è decorato con festoni e luci; rappresenta il
nuovo anno e nuovi inizi. Spesso non
è più l’abete, ma un sostituto di plastica (ringraziano le guardie forestali
che protestavano da sempre contro
le devastazioni dei boschi nel mese
di dicembre). Le candele di cera sono
diventate delle luci elettriche (ringraziano i vigili del fuoco). Anche la festa
di Natale non poteva certo sfuggire al
crescente consumismo. Si sono molto
diffusi i mercatini tipici, importati dalle
nazioni di lingua tedesca. Molte tradizioni natalizie sono ormai quasi sparite (la recitazione di poesie natalizie da
parte dei bambini, il cantare insieme le
canzoni di Natale, la preparazione in famiglia dei dolci tipici di Natale, etc.). La
domanda principale di Natale spesso
non è più: “Come rendiamo felice il nostro prossimo?”, ma piuttosto: “Quanto
possiamo spendere quest’anno?”. E per
allietare i cuori dei più piccini, una fiaba
da raccontare...
La storia dell’albero di Natale
Era la vigilia di Natale. Come voleva la
tradizione, tutte le famiglie tra i boschi
quella notte avrebbero bruciato un ceppo
di quercia nel camino. A casa di Albert,
però, quel ceppo mancava. Il ragazzino
allora uscì e si addentrò nei boschi per
cercarlo. Era già tardi, e presto fu buio;
Albert, sempre più spaventato, continuava a vagare tra gli alberi senza riuscire
a trovare la strada per tornare a casa.
Come se non bastasse, cominciò a cade-
re una fitta nevicata. Il ragazzo si sentì
assalire dall’angoscia: sarebbe mai riuscito a uscire dal bosco? Alla fine, stremato,
vide un albero ancora verde che spiccava
tra gli altri e decise di rifugiarsi sotto i
suoi rami. Si sedette vicino al tronco, si
raggomitolò più che poté e infine, sfinito
dalla stanchezza, si addormentò. L’albero,
intenerito, abbassò i suoi rami fino a far
loro toccare il suolo, in modo da formare
una specie di capanna che proteggesse dalla neve e dal freddo il bambino. Quando,
la mattina dopo, si svegliò, Albert sentì in
lontananza le voci degli abitanti del villaggio che, preoccupati dalla sua assenza,
si erano messi alla sua ricerca. Uscito dal
suo ricovero, ancora stordito e impaurito
per la brutta avventura, poté finalmente
riabbracciare la sua famiglia e i suoi compaesani. Solo allora, passato il pericolo,
tutti si accorsero del meraviglioso spettacolo che si presentava davanti ai loro occhi: la neve caduta nella notte si era posandosi sui rami dell’abete che la pianta
aveva piegato fino a terra, formando dei
festoni, delle decorazioni e dei cristalli
che, alla luce del sole, sembravano luci
sfavillanti, di uno splendore incomparabile. L’abete divenne così il simbolo del
Natale e i suoi rami sono rivolti verso il
suolo. Buon Natale
di Stefano Morelli
Due canzoni per un sogno
N
on preoccupatevi, non è un’intervista di Marzullo!!
Il 2015 è l’anno più importante della
mia vita perché io e la mia splendida fidanzata abbiamo finalmente coronato
un Sogno! Questo sogno ha un nome:
AERIAL. Il 30 marzo 2015 alle 10.10
un’infermiera entra nella saletta dove
aspettavo trepidante e pronuncia il
mio nome: “Ferrante?” …“Sono io!” “Vieni Papà!”. Ed è stato in quel momento
che ho visto per la prima volta la nostra
Bellissima Creaturina! Ero nervosissimo
ma, allo stesso tempo, al settimo cielo
per la felicità: siamo andati nella nursery a lavarla e vestirla, e finalmente ho
potuto stringerla fra le mie braccia!!!
La cosa incredibile è che ero teso e nervoso fino a che non me l’hanno data in
braccio ed improvvisamente mi sono
rilassato e rasserenato: sembrava che
l’avessi fatto da sempre! Incredibile!
Ogni giorno da quel 30 marzo scopriamo sempre cose nuove ed emozionanti: cosa vorrà dire quell’espressione? E
cosa starà cercando di dirci adesso? E
adesso? Come tanti di voi sapranno,
è difficile interpretare i bisogni di una
bimba, soprattutto così piccola; abbiamo sempre mille dubbi su come comportarci per farla crescere al meglio e
darle sempre il massimo. Ci documentiamo in continuazione per cercare di
essere sempre “preparati” di fronte alle
più svariate esigenze: internet, libri,
medici, consultori, amici, genitori. Tutto ed il contrario di tutto!
Quello che abbiamo imparato in questi
mesi è che ciò che più conta nel ruolo
di genitore (come del resto, in tutti gli
aspetti della vita di ciascuno di noi) è il BUON
SENSO! E quando riesci
a soddisfare le “richieste” della tua Piccolina
e vedi nei suoi occhietti
tutto il senso di “gratitudine” ed Amore, ti senti in capo
al mondo! Sei la persona più felice della terra! Ma torniamo al nome:
AERIAL. Non è certo un nome “comune”, anzi non credo ci sia nessuno che
si chiami così (di certo non in Italia).
La prima reazione quando ci chiedono
il nome è: “ma che bella bimba, come
si chiama?”... “Aerial”... ”ah...”. Non nascondo una certa “soddisfazione ed
orgoglio” nell’averle dato questo nome,
perché Aerial le sta proprio bene! Per
ciò che significa, sia letteralmente per
il significato intrinseco. Aerial ha svariati significati, ma quello che abbiamo
“sposato” subito è ETEREA! (estremamente pura, spirituale). “Due canzoni
per un Sogno”, sì sono ben 2 le canzoni che ci hanno spinto a darle questo
nome: “Aerial” di Kate Bush (alcuni di
voi si chiederanno: Kate Bush CHIIII?)
ci piace molto anche perché la cantante si è ispirata, nella stesura dell’intero
album pubblicato nel 2005, alla nascita
del figlio.
“The dawn has come... I feel
I want to be up on the roof...
In the sun...”.
Sì l’alba è arrivata e questa sarà
la nostra splendida vita insieme…
nel SOLE!
Ma soprattutto la canzone che ci ha
spinto a darle questo nome è “Aerials”
dalla redazione
|
dei System of a Down
(molti di voi, anzi quasi tutti si chiederanno:
System of a Down...
CHIIII?) è “LA NOSTRA
CANZONE”, una delle canzoni più belle che siano mai
state scritte!!!
“Cause we are the ones that
want to play, Always want
to go, But you never want to
stay, And we are the ones that
want to chose, Always want
to play, But you never want to
lose. Aerials, in the sky,
When you lose small mind,
You free your life”.
Perché noi siamo quelli che vogliono giocare, sempre vogliono
andare, senza mai voler restare.
E siamo quelli che vogliono poter
scegliere, che sempre vogliono
giocare, senza saper perdere.
Eterei nel cielo, quando abbandoni la tua chiusura mentale, liberi la
tua vita.
Sì è questo che vorremmo per la nostra bambolina: che abbia sempre
voglia di giocare, di scoprire, di conoscere, senza preconcetti, sempre
libera ed indipendente, determinata
nel conseguire i suoi obiettivi!
AMO PROFONDAMENTE LE MIE BAMBOLINE! Amo profondamente la nostra vita insieme!
Ragazzi vi auguro un Natale strafelice... il mio sarà FANTASTICO!!!
...E MI RACCOMANDO RAGAZZACCI...
STAY ROCK... SEMPRE!!!
di Agostino Ferrante
13
Figli di uno
sport minore
H
o iniziato la pratica del Judo
nel settembre del 1973 all’età di
13 anni, come tutti quei ragazzi che
all’oratorio avevano il solo privilegio
di osservare dall’accomodante panchina altri coetanei che rincorrevano una palla.
Ricordo la prima lezione come fosse ieri: eravamo circa una quindicina di principianti, impazienti di iniziare ad apprendere e dimostrare in
cortile o all’oratorio che anche noi
eravamo protagonisti in qualcosa.
A dire il vero non fu una vera propria
lezione, ma una serie infinita di imposizioni comportamentali...insopportabili per ragazzini di periferia
abituati ad essere rincorsi dal don
o dal bidello della scuola. Dopo due
giorni mi ripresentai per la seconda lezione; notai che il numero dei
principianti era diminuito notevolmente... vi lascio immaginare quanto sia stato noioso e insopportabile
subire rimproveri ogni momento
del tipo:
“Lascia i tuoi zoori (ciabatte) in ordine in modo che anche gli altri abbiano il loro spazio”
“Tieni il judogi (costume per Judo)
in ordine e il nodo di obi (cintura)
deve essere corretto, non dai una
buona impressione”
“Chiedi il permesso prima di salire
sul tatami (materassina), entra col
piede destro e non prima di avere
effettuato il rei (saluto)”
Alla terza lezione il dojo (luogo dove
si pratica Judo) era vuoto, eravamo
rimasti in cinque; fu in quel momento che compresi che non avevo
iniziato alcuna lezione di Judo, ma
mi trovavo nel mezzo di una vera e
propria selezione.
Si fece avanti un giovanotto, cintura nera, veniva verso di noi con un
portamento singolare, aveva un atteggiamento “marziale” e, con voce
rassicurante, disse: “Bene, lunedì
inizierete la pratica del Judo, ma vi
Yoko Tomoe Nage
(proiezione laterale circolare)
14
sono in voi alcune cose che non possono andare”.
Io e gli altri ci guardammo negli occhi
per comprendere dov’era il problema;
ad un tratto notai che un mio compagno aveva il nodo della cintura simile a quello delle scarpe. Non esitai a
bloccarlo e, dopo avergli riordinato il
nodo della cintura, gli dissi: “Giuro che
se per colpa tua mi rifaccio un altro
giorno di catechismo giapponese... ti
prendo a calci nel...”. Tornammo negli
spogliatoi e, mentre riordinavo il mio
judogi (anch’esso doveva essere sistemato con una particolare procedura)
entrò inaspettatamente “Sensei” (Maestro): vi lascio immaginare i nostri volti
imbambolati e sorpresi... un JAP vero
(diminutivo usato da noi judoka occidentali per indicare un guerriero del
Sol Levante).
Si avvicinò e, con un italiano autodidatta, ma comprensibile, mi disse: “Io
guardato te ieri e prima di ieri; oggi hai
fatto due cose, una bella e l’altra no”.
Risposi orgoglioso: “quale cosa bella?”.
Il Maestro: “Nodo cintura a uke (compagno)...questo molto bene”.
Dissi: “e quella meno bella?”.
Il Maestro: “Non visto il “do” (la Via, lo
scopo, il fine): hai fatto questo solo per
te; sei certo che uke (compagno) abbia compreso come fare il nodo della
cintura?”. Non mi preoccupai di rispondere e dissi: “Maestro, nella prossima lezione imparerò a combattere e
mi insegnerà una bella mossa, vero?”.
Il Maestro: “Certo che insegno te buona tecnica, la prima, ed è la più difficile
da eseguire”.
Dissi: “Maestro, che tecnica è? Come si
chiama?” (immaginavo una mossa del
tipo “Dalla Cina con furore” degna di
Bruce Lee).
Il Maestro sorridendo mi rispose: “Io
insegnare te per molto tempo “ukemi”
(caduta) senza farti male, ti rialzerai e
riprenderai a cadere per molto tempo”.
Capii che mi trovavo in un altro mondo, difficile da comprendere e forse
anche da digerire.
Sono passati tanti anni da quella volta
e la mia passione per il Judo è stata
un continuo divenire; ho partecipato
a diverse competizioni, ho incontrato
grandi campioni, ho frequentato l’Accademia nazionale di Judo a Roma,
sono stato al Centro Olimpico di Ostia,
dove ho vissuto esperienze indimenticabili. Ora sono un insegnante federale di Judo e saltuariamente mi capita
di preparare ragazzi per le competizioni, oppure insegnare ad allievi che
vorrebbero iniziare l’attività agonistica,
e questo vi assicuro che non è cosa
semplice. Oggi le palestre di Judo non
| dalla redazione
Sankaku Jime
(strangolamento
a triangolo)
sono affollate come un tempo e le
nuove leve sono molto diverse dalla
mia; non voglio insinuare nulla, anzi
sono convinto che abbiano molti più
pregi, ma sono certo... sono figli del
successo immediato e probabilmente non hanno mai giocato nei cortili,
non hanno mai rubato ciliegie, non
sono mai stati rincorsi dal don, dal bidello, non sono mai arrossiti di fronte
ad un adulto che li rimproverava. Pertanto diventa complesso trasmettere i
principi fondamentali che disciplinano
non solo il Judo, ma anche altre arti
marziali che comprendono il “do” (la
Via), come il Karate-do, Ken-do, Aikido, Taekwon-do..., ma questa è un’altra storia e lascio libero il campo ai Genitori di ultima generazione, ai grandi
scrittori sociologi e agli strizzacervelli
dell’infanzia.
Tornando al JAP, non l’ho più rivisto;
ho saputo che è tornato al Kodokan
(Centro culturale del Judo presso
Tokyo) dove ha continuato ad insegnare Judo per i visitatori e ospiti di
questa culla del Judo tradizionale. Ho
avuto la fortuna di incontrare bravi
insegnanti, ma il JAP mi ha lasciato
qualcosa di indelebile nella vita, non
solo la passione per il Judo, bensì un
concetto fondamentale che mi è servito durante l’inevitabile conclusione
della mia attività agonistica: “lo Spirito
del Principiante”.
“Solo il principiante può colmare d’acqua il vaso, di qualsiasi forma esso sia,
non certo l’esperto. Osserva i campioni e misura il valore del loro percorso,
colmo di sudore, rinunce e sacrifici.
Non ambire ai fuoriclasse: non otterrai
mai una risposta, essi non conoscono
la via, sono nati sul punto di arrivo.
Ricordati di fare visita agli anziani e
ascolta i loro racconti. Il tuo “Io” non
è solo una singolarità, è parte di infinite altre singolarità. Pertanto, quando
lo riterrai opportuno, metti da parte
l’orgoglio e indossa la cintura bianca
anche se stretta”. Grazie Sensei.
di Maurizio Dalla Vecchia
W
E
N
INDICATORI DEL SETTORE
I
dati relativi all’aggiornamenti di Settembre 2015 (ultimo dato disponibile) rappresentano la continuità di prestazione al rialzo che vediamo consolidarsi ormai da oltre 18 mesi. Le vendite a valore dell’ultimo anno, sono
migliorate del 2,7% con un effetto che ormai possiamo definire “stabile” nel suo slancio positivo.
Le vendite del mercato italiano dal 2011 al 2015
(ottobre - settembre)
Ovvio che non siamo di fronte a ciò a cui ci aveva
abituato il mercato nei decenni passati, ma l’economia intesa in senso assoluto non crescerà più
di un 2% questo anno, a meno di fattori scatenanti che potrebbero solo eventualmente rallentarne
la crescita invece che stimolarla.
Ovviamente parliamo di fattori di stabilità sociale i
quali rappresentano oggi una piaga su cui gli economisti globali preferiscono non esprimersi, tanto
sarebbe incidente il loro verificarsi.
-3,8%
-4,6%
-4,3%
-2,1%
2,7%
17.600,7
16.782,6
16.068,3
15.725,8
16.149,7
2011
2012
2013
2014
2015
Beni durevoli
Vendite Italia Information Technology (ott 2014 - set 2015)
Confronto con anno precedente
Vendite in % + / -
-3,7
-4,2
-9%
0%
52,5
49,7
4,5
3,3
4,4
3,7
4,7
3,7
2,4
4,7
3,8
10,1
10,2
19,5
20,8
6%
16%
Vendite Mio EURO
4.483,1
3%
Hardware
Components
Input Devices
Multimedia
Network, Data Comm.
Software
Office Hardware
Office supplies
-1%
-3%
2%
4.294,7
Office Hardware, Office Supplies (ott 2014 - set 2015)
Confronto con anno precedente
Vendite in % + / -
-3,7
Scanners
Printers
MFD
Calculators
Data-/Video-Pro
Coated paper
Inkjet cartridge
Laser cartridge
0,3
4,4
3,9
25,9
25,5
-16%
-10%
-1%
28
-14%
28,1
-4%
8%
37,4
38,5
1%
3%
Vendite Mio EURO
1.326,9
1.331,0
Parliamo quindi di ciò che
sono i soli dati espressi, con
una situazione che caratterizza i nostri prodotti certamente lusinghiera, anche
se il fronte Hardware Office
continua il suo momento di
difficoltà sempre comunque
rappresentando oltre il 10%
delle intere vendite del comparto IT.
I materiali di consumo tengono le vendite a valore, mentre
non si intravede uno spiraglio
di miglioramento sul settore
delle vendite delle Stampanti
+ Multifunzione, che rappresentano un metro importante
in un panorama di ancora relativa incertezza e che rallenta, al momento, tutto ciò che
ricade alla voce “investimenti
in assets” delle aziende riferite alla voce IT.
La bontà dei dati che sperabilmente dovremmo vedere
nei prossimi trimestri, avrà
come espressione migliore
la volontà delle aziende di
incrementare proprio questa
voce non solo riferita, ovviamente, al comparto economico di cui ci occupiamo in
questa rubrica.
di Giuseppe Bellamace
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la redazione