gambero d`acqua dolce

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gambero d`acqua dolce
CENSIMENTO E STUDIO DELLE POPOLAZIONI
DI
GAMBERO D’ACQUA DOLCE
Foto: Austropotamobius italicus (maschio adulto).
NELL’AREA DEL VERBANO-CUSIO-OSSOLA
ANNO 2006
Paolo Bazzoni
Azienda Agricola Ossolana Acque
SEDE: Via dei castani, 3 28921 Verbania (VB)
IMPIANTO: Regione pra del fico, 28877 Ornavasso (VB)
www.ossolana-acque.net
Indice
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INDICE
INTRODUZIONE ……………………………………………………………………………………………….…….............................2
CAPITOLO 1: IL GAMBERO D’ACQUA DOLCE………………………………………………………………….……..3
1:1 Descrizione morfologica………………………………………………………………………………………………………...3
1:2 Biologia generale…………………….……………………………………………………………………………………………...5
1:3 Patologie……………………………………………………………………………………………………....……………………....6
1:4 Il Genere Austropotamobius………………………………………………………………………………….……………….…7
1:4:1 Distribuzione……………………………………………………………………………………………………………….…..7
1:4:2 Biologia………………………………………………………………………………………………………………………….8
1:5 Le specie esotiche presenti in Piemonte………………………………………………………………………………………9
1.5.1 Procambarus clarkii ; Girard……………………………………………………………………….………………..……..9
1.5.2 Orconectes limonus ; Rafinesque……………………………………………………………………………..…………..11
CAPITOLO 2: MATERIALI E METODI……………………………………………………………………….……………12
2.1 CENSIMENTO DELLA FAUNA ASTACICOLA……………………………………………………………………………….…..12
2.2 STUDIO DELL’HABITAT FLUVIALE…………………………………………………………………………………..…………..14
2.3 INDAGINE GENETICA………………………………………………………………………………………………….……………14
CAPITOLO 3: LE STAZIONI DI CAMPIONAMENTO - RISULTATI …………………………….………….…15
3:1 ACQUE LENTICHE……………………………………………………………………………………………..…………..15
3.1.1 IL LAGO MAGGIORE …………………………………………………………………………………………………………15
3.1.2 IL LAGO D’ORTA ……………………………………………………………………………………………………………..19
3.1.3 IL LAGO DI MERGOZZO………………………………………………………………………………………………….….19
3.2 ACQUE LOTICHE…………………………………………………………………………………………………………..…21
INFORMAZIONI DISPONIBILI SU RICHIESTA AGLI UFFICI PROVINCIALI DEL VCO
3.2.12 SINTESI DEI RISULTATI …………………………………………………………………….……………………….……40
CAPITOLO 4: CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE……………………………………….…………………….……….42
CAPITOLO 5: BIBLIOGRAFIA
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Introduzione
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INTRODUZIONE
Il gambero di fiume nostrano ha da sempre occupato un importante ruolo negli ecosistemi delle nostre
acque interne. Dalla seconda metà del secolo scorso la sua distribuzione ed abbondanza sono però andate
drasticamente riducendosi in ragione del progressivo aumento dei fenomeni di antropizzazione del proprio
areale. Tra le principali cause vanno citate l’alterazione degli habitat vocazionali, l’inquinamento chimico
ed organico delle acque, i prelievi idrici, l’artificializzazione degli argini fluviali ecc.
La ricerca faunistica di questi ultimi anni ha poi messo in luce un fenomeno altrettanto negativo,
rappresentato dalla colonizzazione dei principali ambienti acquatici da parte di gamberi alloctoni di origine
americana. Questi crostacei, più resistenti agli agenti inquinanti, oltre a dare luogo ad una intensa
competizione interspecifica, veicolano forme morbose che già a partire dalla seconda metà dell’Ottocento
hanno decimato le principali popolazioni di gamberi europee; un rischio sanitario che sembra essere oggi
considerato di rilevanza secondaria, anche se alcune morie vengono tuttora registrate e studiate. Risulta
quindi fondamentale qualsiasi iniziativa volta a valutare ed arginare la propagazione di queste specie
alloctone, pur dando per scontato che nei prossimi anni interi bacini idrografici saranno colonizzati a
discapito delle popolazioni astacicole endemiche e dell’intero popolamento animale acquatico.
Oggi il gambero nostrano del genere Austropotamobius viene considerato raro e vulnerabile dall’Unione
Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN: Baillie & Groombridge, 1996) ed è incluso
nell’Invertebrate Red Data Book edito dalla stessa IUNC. Numerosi progetti e collaborazioni universitarie
internazionali sono state di conseguenza attivate in tutta Europa per la sua salvaguardia.
Con questa ricerca si è inteso pertanto fare luce sulla reale distribuzione del gambero di fiume autoctono nel
reticolo idrografico del Verbano-Cusio-Ossola (Italia Nord-Occidentale) verificando al contempo
l’eventuale presenza di specie alloctone (Orconectes limosus ; Girard - Procambarus clarkii ; Rafinesque)
già riscontrate sul territorio piemontese e lombardo.
Oltre ai principali corsi d’acqua di tale area, è stata data particolare attenzione alla sua rete idrografica
minore, supponendo di trovare in essa nicchie ecologiche particolarmente favorevoli alla specie indigena.
Sono stati altresì inclusi in questo censimento le sponde piemontesi del Lago Maggiore, tra il Comune di
Oggebbio e il Comune di Stresa, il Lago di Mergozzo ed il Lago d’Orta (Comune di Omegna).
Le informazioni così raccolte mirano a rivalutare una componente tanto significativa quanto poco
conosciuta delle nostre biocenosi d’acqua dolce, consentendo così anche di assumere valide iniziative di
tutela in suo favore.
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Il Gambero d’acqua dolce
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CAPITOLO 1: IL GAMBERO D’ACQUA DOLCE
1:1 Descrizione morfologica
Il gambero d’acqua dolce è un crostaceo decapode con il corpo rivestito da un esoscheletro chitinoso
(carapace) infiltrato di carbonato di calcio avente una struttura variabile in consistenza e spessore a
seconda dello stato fisiologico dell’animale. Il suo corpo è diviso in due regioni distinte: cefalotorace e
addome (figura 1).
Fig. 1 Gambero di fiume – visione laterale; (J.Arrignon,1996).
Nel cefalotorace testa e torace sono saldati e rivestiti dorsalmente dal carapace mentre ventralmente sono
visibili cinque paia di arti: i primi tre, chele e chelipedi, con funzioni prensili, gli ultimi due con funzioni
deambulatorie. Sulla testa due paia di antenne vengono utilizzate come organi sensoriali, unitamente ad
un sistema pilifero rappresentato da gruppi di setole localizzati sugli arti, sulle appendici caudali e sulla
bocca.
Gli occhi sono situati all’estremità
di peduncoli mobili. L’addome è
costituito da segmenti articolati ben
visibili dorsalmente in figura 2.
Sulla sua faccia ventrale sono
presenti sei paia di arti, (pleopodi),
con funzioni che vanno da quelle di
organi copulatori
nei maschi
(gonopodi - primo paio), di trasporto e gestazione delle uova o di
semplice
spinta
propulsiva
(uropodi). L’addome termina con il
telson, su cui compare l’apertura
anale.
Gli scambi gassosi con l’ambiente
avvengono tramite le branchie,
strutture lamellari a pettine situate
in numero di 18 per lato nelle
camere branchiali, in corrispondenza del cefalotorace (figura 3). La
circolazione sanguigna è di tipo
aperto-lacunare (Mancini, 1986),
mancando un sistema di vasi chiusi
che consenta il ritorno del sangue al
cuore e agli organi respiratori;
l’emolinfa rifluisce alle branchie
Fig. 2 Gambero di fiume (visione dorsale – ventrale); (J.Arrignon,1996).
attraverso membrane e fasci
muscolari e da lì procede verso il
seno pericardico.
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Fig. 3 Gambero di fiume; anatomia interna - Sezioni longitudinale e trasversale.
Il cuore, posto nel seno pericardico, è provvisto di tre aperture riceventi munite di valvole per impedire il
riflusso dell’emolinfa, mentre anteriormente dipartono le arterie. Nel gambero di fiume i sessi sono
separati. Di norma il maschio sviluppa nel corso della vita chele di dimensioni maggiori rispetto alla
femmina, che vanta però un addome assai più largo in quanto atto ad ospitare le uova. Sulla faccia
ventrale del gambero si distinguono chiaramente nei maschi i gonopodi, nelle femmine gli orifizi degli
ovidotti (figura 4).
Fig. 4 Gambero di fiume; visione ventrale, dimorfismo sessuale; (foto Damien, R. 1999).
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1:2 Biologia generale
I gamberi di fiume colonizzano con le loro numerose specie ambienti acquatici di diverso tipo, naturali o
artificiali, dai corsi d’acqua montani a quelli lenti del piano, dai canali di irrigazione alle cave
abbandonate o alle pozze soggette anche a secche stagionali.
Essi sono in grado di vivere per lunghi periodi fuori dall’acqua rintanandosi in buchi scavati da loro nel
terreno. Tali ripari garantiscono una sufficiente umidità necessaria ai fini degli scambi respiratori ed allo
stesso tempo li difendono da eventuali predatori. Questi periodi di quiescenza sono legati all’andamento
climatico stagionale e possono durare anche diversi mesi.
Animali aggressivi e territoriali prediligono di norma ambienti “poco affollati” (1-2 individui/m²) pur
potendo coesistere in colonie assai più dense la dove le condizioni di vita siano particolarmente
favorevoli. L’accoppiamento è di norma cruento e si conclude spesso con ferite e mutilazioni della
femmina che, ai fini della fecondazione, deve essere rovesciata sul dorso (figura 5).
Il numero di uova incubate varia da specie a
specie nonché a seconda dall’età e della
dimensione della femmina ovigera, da un
minimo di poche decine a 350 - 400 unità.
Esse vengono
trasportate a grappoli,
attaccate ai pleopodi della femmina fino alla
schiusa (5-7 mesi dopo l’accoppiamento per
le specie europee) e quindi al completo
sviluppo larvale. Da quel momento in poi i
giovani fuggono dalla madre, che li
considera ormai alla stregua di semplice
cibo. L'accrescimento della prole si realizza
in modo disomogeneo, da individuo ad
Fig. 5 Orconectes limosus – fasi dell’accoppiamento.
individuo, già a partire dalle prime mute e
quindi per il resto della vita con particolare
penalizzazione dei soggetti mutilati che soprattutto nei primi anni devono devolvere gran parte delle loro
risorse metaboliche ai processi di rigenerazione.
L’esuviazione o muta è nei gamberi un evento piuttosto laborioso e delicato (non a caso è in coincidenza
con essa che si riscontrano le maggiori mortalità). Infatti per poter crescere ulteriormente l’animale deve
abbandonare la corazza che lo contiene e sostituirla con un’altra di dimensioni maggiori sviluppatasi nel
frattempo al di sotto. Nella fase di pre-muta il carbonato di calcio in essa contenuto viene riassorbito ed
immagazzinato nei gastroliti situati nella porzione cefalica. Nel corso della prima e seconda settimana di
post-muta viene poi ridistribuito nel nuovo esoscheletro partendo, per motivi nutrizionali e difensivi,
dall’apparato boccale, dalle chele e dai chelipedi.
Fig. 6 Gambero di fiume Pacifastacus leniusculus - fase finale
della muta con esuvia in basso sinistra.
Alla fine l’esuvia (figura 6), viene spesso
divorata e riutilizzata a fini metabolici. La muta
viene di solito effettuata all’esterno della tana,
che risulta di intralcio ai movimenti convulsi che
accompagnano l’uscita dal vecchio esoscheletro.
Negli Astacidi essa ha luogo in media 6-8 volte
durante il primo anno d’età (1° estate), 4 volte
nel secondo (2° estate) e si riduce dopo il terzo
anno a due volte all’anno nei maschi, a una nelle
femmine.
Nonostante queste laboriose e delicate fasi di
accrescimento i gamberi risultano essere animali
piuttosto longevi. In condizioni di vita ottimali
infatti le specie europee possono raggiungere e
superare i 12 anni di età.
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1:3 Patologie
Gli studi sulla patologia dei gamberi si sono notevolmente intensificati in parallelo ai tentativi di
allevamento a scopo commerciale (Smith & Söderhäll, 1986; Cerenius et al., 1987; Rantamäki et al.,
1992).
L’afanomicosi o “peste del gambero” è la forma morbosa più grave dei gamberi europei dando luogo fra
essi ad una elevatissima mortalità. Comparve in Europa e precisamente in Italia nel 1860 probabilmente
con l’introduzione di specie esotiche dagli Stati Uniti. L’agente causale (Aphanomyces astaci) é un
micete della famiglia delle Saprolegniacee. L’infezione si propaga nell’acqua tramite le zoospore
prodotte in gran numero entro un ambito di temperature assai ampio (da 2 a 25 °C), il che le permette di
estendersi durante tutto l’anno (Arrignon, 1991; Cerenius et al., 1987). A. astaci è un parassita obbligato
e le sue spore non resistono per più di due mesi in un ambiente privo di gamberi (Arrignon, 1993). Ad
oggi non disponiamo di alcun metodo efficace per combatterlo sicchè, in caso di infezione, l'unica misura
che possiamo assumere è l'isolamento e la distruzione degli individui malati.
La ruggine o “burn spot” (figura 7) che si manifesta con delle ulcerazioni rosso-brune dell’esoscheletro è
una infezione causata da diversi miceti quali Ramularia astaci, Cephalosporium leptodactyli e Oidium
astaci (Arrignon, 1991).
Fig. 7 Gambero di fiume Astacus leptodactylus – infezione
acuta di ruggine “burn spot”.
Fig. 8 Oligocheti Gen. Branchiobdella
(foto Damien, R. 1999).
La Theolaniosi, comunemente nota come “malattia della porcellana” a causa della colorazione lattiginosa
assunta dalla muscolatura addominale, è causata dal microsporidio Thelohania contejeani. Il suo decorso
può estendersi per diversi mesi e i soggetti affetti presentano riflessi rallentati a causa della rigidità della
muscolatura infiltrata dai microsporidi.
Spesso infine si possono osservarere sulla superficie esterna dei gamberi piccoli vermi simili a
sanguisughe (figura 8); si tratta in realtà di minuscoli oligocheti appartenenti al genere Branchiobdella
muniti di un apparato boccale a ventosa col quale si attaccano all’ospite. Non è ancora ben chiaro se si
tratti di veri parassiti o piuttosto di commensali; tuttavia, quando danno luogo a potenti infestazione delle
branchie, sembrano poter essere effettivamente responsabili della morte del gambero (Arrignon, 1991;
Gelder et al, 1994).
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1:4 Il Genere Austropotamobius
Fig. 9 Distribuzione del gambero di fiume del Genere Austropotamobius in Europa.
1:4:1 Distribuzione
Il gambero nostrano appartiene al Genere Austropotamobius ed è presente sul territorio nazionale (ad
eccezione delle Isole) sino al massiccio del Pollino, tra Calabria e Lucania. Nel resto dell’Europa lo
stesso genere colonizza la Penisola Iberica, l’Irlanda, le Isole Britanniche (a sud della Scozia), la Francia,
la Svizzera, l’Austria ed i Balcani (figura 9).
La distribuzione originaria del gambero di fiume è stata notevolmente modificata dall’intervento umano
che da una parte ha alterato e distrutto gli habitat ad esso favorevoli, dall’altra lo ha introdotto in nuove
aree (il suo trasporto passivo ad opera dell’uomo in particolare, è considerato un fenomeno molto
diffuso: Albrecht, 1983; Holdich, 1988; Grandjean et al., 1997, 2000; Largiadièr et al., 2000).
Introduzioni recenti sono state fatte in Carinzia (Albrecht, 1981; Machino, 1987) ed in Corsica si trova
un’unica popolazione introdotta dal sud della Francia (Laurent, 1988). Quelle Irlandesi, dal canto loro,
sono apparentemente il risultato di introduzioni effettuate nel corso del XIX secolo (Gerdsfeldt, 1859). Il
primo censimento nazionale delle popolazioni italiane fu effettuato alla fine del XIX secolo per iniziativa
dell’allora Ministero dell’Agricoltura (Vinciguerra, 1899). Già in quel rapporto veniva rimarcato il loro
notevole decremento rispetto a pochi decenni prima a causa di “straordinarie mortalità per cause non
bene identificate e probabilmente di natura molteplice, tra cui però principale qualche infezione
epidemica”. Il confronto tra l’analisi distributiva fatta da Vinciguerra (1899) e quella effettuata da
Iaconelli (1999 – 2001) rivela comunque, a distanza di tanto tempo, una notevole identità nella
distribuzione delle popolazioni italiane, con una predilezione nei corsi d’acqua prealpini ed una bassa
presenza nella Pianura Padana. Lungo la Penisola invece è il versante adriatico quello mediamente più
colonizzato. Ovviamente, pur con questa sostanziale sovrapposizione di areale, rispetto al quadro rilevato
alla fine dell’Ottocento da Vinciguerra vi è da sottolineare al presente la quasi totale assenza di gamberi
autoctoni dalla maggior parte dei corsi d’acqua principali (Iaconelli, R. 1999, 2000). Austropotamobius
italicus -(Bott), Austropotamobius pallipes - (Lereb) ed Austropotamobius torrentium -(Schrank) sono le
specie autoctone italiane. La prima è costituita da tre ceppi geneticamente distinti (ceppo A, ceppo B e
ceppo C) (figura 10), ed è distribuita su tutto il territorio nazionale con limitazioni già sopraindicate; la
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seconda, presente anche nelle regioni d’oltralpe, non manifesta alcuna variabilità genetica e limita la sua
presenza al solo Piemonte. L’area del Nord-Ovest risulta essere la zona di contatto tra le due specie
(Iaconelli, R. 1999-2000).
Fig. 10 Distribuzione del gambero di fiume nostrano sul territorio
italiano (foto e didascalia Iaconelli, R. 2000).
Austropotamobius torrentium non è stato incluso nella
illustrazione in quanto solo alcune popolazioni
circoscritte sono state censite in Italia (Nord Est, Alpi
Carniche). E’ infatti presente principalmente in Europa
Orientale ed in misura minore in Austria, Germania e
Svizzera.
1:4:2 Biologia
Il gambero nostrano pur dando la preferenza ad ambienti lotici “puri”, si adatta bene a diverse tipologie
ambientali con predilezione per i piccoli torrenti montani (altitudine max. metri 1000-1200) ed i corsi
d’acqua collinari spingendosi poi durante le piene stagionali, nei tratti medio-alti dei fiumi. Colonizza
talvolta laghi e raccolte d’acqua naturali od artificiali, anche di pianura, purchè ricevano un costante
apporto di acque fresche (Mancini, 1986). Preferisce fondi sassosi e sabbiosi anche con scarsa
vegetazione acquatica ricercando ripari naturali come massi o radici prima di scavare tane nei sedimenti
fini delle rive. In questo caso i rifugi, spesso ben visibili, sono costruiti sotto la vegetazione erbacea
ripariale. Le colonie di gamberi possono anche realizzare delle tane profonde con più uscite poste a
diversi livelli. La dieta è costituita da micro- e macro-invertebrati, pesci, piccoli anfibi, piante
acquatiche, foglie in decomposizione, vegetazione erbacea di ripa. Contrariamente all’opinione comune, i
gamberi non mostrano predilezione per la materia animale in decomposizione. La loro dieta è
principalmente carnivora nei primi anni di vita e vegetariana – detritivora negli adulti.
Questo cambiamento di regime alimentare è subordinato alle aumentate dimensioni che rendono l’animale meno agile
nella cattura di prede vive.
A. italicus è un gambero a lento
accrescimento che depone un ridotto
numero di uova (50-150 per femmina).
Le femmine divengono mature al 3°- 4°
anno d’età, ad una taglia minima di 5 - 6
cm. Il ciclo riproduttivo va da Ottobre a
Giugno, con variazioni dovute sostanzialmente alla vicenda termica di ogni
singolo corso d’acqua.
La tolleranza del gambero nostrano nei
confronti delle condizioni di pH è
limitata. Pur adattandosi a variazioni di
breve durata di questo parametro, esso
limita la sua presenza ad un ambito di
Fig. 11 Gambero di fiume Austropotamobius italicus – colorazione
valori compreso tra 6,5 e 8,5 unità, con
bruno scuro (turchese atipica)
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preferenza per i valori prossimi alla neutralità. L’inquinamento di tipo chimico è il più nocivo per le
popolazioni astacicole. Pesticidi, insetticidi, erbicidi risultano tossici a concentrazioni appena superiori a
quelle naturali (Arrignon, 1991).
L’azione di questi inquinanti sui gamberi si manifesta in diversi modi: morte improvvisa di un
consistente numero di individui, diminuzione alla resistenza alle malattie, basso tasso di riproduzione,
bassa velocità di crescita. Nei casi di inquinamento particolarmente acuti, si possono osservare
spiaggiamenti di individui che prima di morire tentano di abbandonare il corso d’acqua.
1:5 Le specie esotiche presenti in Piemonte
1:5:1 Procambarus clarkii
Fig. 12 – Procambarus clarkii; (Girard, 1852) ( foto OFEFP).
Famiglia
Taglia
Colorazione
Maturità sessuale
Fig. 13 Distribuzione di P. clarkii in Europa (Holdich; 2002).
Cambaridae
Max. 13 cm
Verde – grigia negli stadio giovanili; rossa e nera per gli animali più grandi
Raggiunta al quinto, sesto mese di vita.
Distribuzione e Biologia
Originario del sud degli Stati Uniti, il “gambero della Louisiana” popola gli acquitrini e le paludi della
bassa vallata del fiume Mississipi in Louisiana ed è conosciuto con il nome popolare di “ red swamp
crayfish” per la sua particolare colorazione. Per ragioni di carattere commerciale è stato introdotto
praticamente in tutti i continenti ad eccezione delle regioni australi, tanto che oggi è presente in
Giappone, Cina, in Europa, in Sud Africa, in Kenya, nel Centro e Sud America.
Il gambero della Louisiana può resistere svariati mesi fuori dal mezzo acqueo, purchè sussistano
condizioni anche minime di umidità aerea che consentano gli scambi gassosi a livello branchiale. Per
ottenerle anche in condizioni avverse è in grado di scavare gallerie lungo gli argini naturali ed artificiali,
attività che in condizioni di sovraffollamento, è talvolta causa di fenomeni locali di instabilità
idrogeologica con frane e conseguenti rischi di esondazioni.
La maturità sessuale che nel Genere Austropotamobius è invece di norma raggiunta a partire dal 3° anno
di vita viene conseguita già entro i primi 6 mesi di vita, con una produzione di uova doppia o tripla
rispetto alla famiglia degli Astacidi; attitudini queste che hanno considerevolmente facilitato la capacità
dispersiva della specie con conseguente compromissione o modificazione delle preesistenti zoocenosi da
essa incontrate. Numerose sono le segnalazioni di P. clarkii sul territorio piemontese sia nella provincia
di Cuneo che in quella di Torino. Delmastro lo segnala in Piemonte già a partire dal 1992 (figura 14).
Questa Regione sembra poter diventare l’area occidentale di espansione di popolazioni che in Emilia
Romagna ed in Lombardia stanno avendo in questi ultimi anni esplosioni demografiche incontrollabili.
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Grazie alla sua ampia valenza ecologica [ 0< Temp.(°c) < 35 ; 6<pH<10 ; 5< Ca2+ (ppm)< 130 ] esso è
in grado di adattarsi a numerosi ecosistemi acquatici, con particolare predilezione per le acque lentiche.
Nel Nord Italia si è ambientato in laghetti di cava, lanche fluviali, fossati, canali, corsi d’acqua di origine
collinare (anche non perenni) nonchè nel tratto planiziale del fiume Po (Lombardi; 2001).
Molteplici sono le conseguenze negative della presenza di questo gambero che, come rilevato in altre
parti d’Europa, è in grado di soppiantare i gamberi autoctoni, oltre ad interferire pesantemente con
componenti animali dell’ecosistema acquatico (in particolare anfibi, molluschi, pesci ed insetti). La
stessa vegetazione acquatica può subire una forte riduzione, con effetti sugli organismi ad essa collegati
(Lombardi, cit.).
Fig. 14 Distribuzione delle specie alloctone di gambero di fiume nella Provincia di Torino e Cuneo.(Delmastro 1994).
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1:5:2 Orconectes limosus
Fig. 15 Orconectes limosus (Rafinesque, 1817).
Famiglia
Taglia
Colorazione
Maturità sessuale
Fig. 16 Distribuzione di O. limosus in Europa (Holdich; 2002).
Cambaridae
Max. 13 cm
Bruno chiaro rosa perlato. Bande trasversali rosso brune sui segmenti addominali
Raggiunta al secondo anno di vita.
Distribuzione e Biologia
Originario dell’America del Nord (Stati del Maine e della Virginia) è ora ampiamente diffuso anche
all’esterno di tale area, Europa inclusa. In Germania fu importato a scopo di ripopolamento già nel 1890,
mentre in Italia è presente soltanto dagli anni ’80 del secolo scorso. Viene segnalato su tutto il territorio
francese, in Svizzera, in Lussemburgo, in Belgio, in Olanda, in Inghilterra, in Lituania, in Polonia, in
Spagna e in Marocco.
Grazie alle sue spiccate capacità adattative, è in grado di colonizzare anche acque fortemente
eutrofizzate, riuscendo così a sopravvivere in ambienti inidonei alle specie autoctone.
Nei laghi subalpini italiani lo si osserva in estate anche in pochi centimetri d’acqua, mentre in inverno
può raggiungere e supera i settanta metri di profondità con spostamenti verticali d’ampiezza paragonabile
alle migrazioni verticali che interessano le principali popolazioni ittiche lacustri.
Pur privilegiando i corsi d’acqua a lento scorrimento può insediarsi talvolta anche in acque a forte
corrente, tanto da far ritenere che esso sia responsabile della scomparsa delle popolazioni di gambero
autoctono da alcuni torrenti della Svizzera occidentale (Stucki, 1999).
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Materiali e Metodi
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CAPITOLO 2: MATERIALI E METODI
In questo capitolo vengono descritte le metodologie ed i materiali utilizzati per la raccolta e l’elaborazione
dei dati di campo. Oltre all’accertamento della presenza o assenza dei gamberi nelle aree monitorate, si sono
aggiunte ulteriori indagini ambientali per valutare gli habitat fluviali nei quali le stesse popolazioni sono
presenti.
Per alcune colonie è stata infine condotta un’analisi genetica per l’inquadramento tassonomico in specie
(Austropotamobius italicus) oppure in sottospecie (Austropotamobius pallipes italicus).
2.1 CENSIMENTO DELLA FAUNA ASTACICOLA
Tecniche di campionamento
Fra i diversi metodi utilizzati per la cattura dei gamberi d’acqua dolce, i principali sono la pesca con le nasse,
la pesca con le reti professionali e la pesca a mano.
La pesca con le nasse
Ha il vantaggio di poter essere utilizzata in acque profonde o torbide praticamente durante tutto l’anno,
mentre il difetto principale consiste nella selezione dimensionale delle catture a partire da una taglia minima
di 4-5 cm.
La cattura dei gamberi autoctoni è stata effettuata utilizzando questa tecnica. Le nasse (figura 17), di fattura
artigianale, sono state posizionate la sera e recuperate la mattina seguente in corsi d’acqua spesso già
visionati di notte con torce. Per esca si è utilizzato del “mangime umido” in scatola per animali domestici ed
in alcuni casi del pesce di mare o d’acqua dolce.
Le nasse consentono di operare in condizioni
standardizzate non influenzate dalle
condizioni stagionali del corso d’acqua in
esame e con un’efficacia che si estende
all’intero periodo di posa dell’attrezzo.
Esse richiedono un notevole impegno
operativo oltre ad essere eccessivamente
influenzate dalla morfologia dell’ambiente
considerato e a dar luogo, come già
sottolineato, ad una selezione dimensionale
delle catture che è stata corretta, nei mesi
estivi, mediante censimento notturno diretto.
Per limitare gli eventuali atti vandalici si è
provveduto a segnalare le stazioni di
campionamento vicine ad insediamenti
urbani con un apposito cartello recante gli
Fig. 17 Nasse per la cattura di crostacei.
estremi dell’autorizzazione regionale in
deroga all’articolo 29 della legge regionale
2.11.1982 n.32 ed il timbro dell’Università degli Studi di Milano.
L’appoggio di un imbarcazione per la posa ed il salpaggio delle trappole ha facilitato il monitoraggio della
regione litorale e sublitorale del Lago Maggiore, rendendo altresì accessibili anche le aree vicino alla foce
dei torrenti San Giovanni e San Bernardino nonché agevolando l’acquisizione di dati fondamentali come le
profondità medie.
La posa di reti professionali
E’ una metodologia applicabile allo studio delle acque lentiche nei mesi autunnali e invernali risultando in
particolare efficace nella la cattura dei gamberi della specie alloctona Orconectes limosus, che in tali periodi
colonizzano le acque profonde. Grazie alla collaborazione di pescatori professionisti è stato così possibile
censire il tratto litorale del Lago Maggiore includente la foce del Fiume Toce fino ad una profondità di
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Materiali e Metodi
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settanta metri. Nel rispetto dei vigenti periodi di divieto e di fermo pesca sono state utilizzate le seguenti reti
da fondo: reti maglia 26 mm, 34 mm e 40 mm e Tremaglio.
Il Tremaglio è stato posizionato annodando i galleggianti al filo piombato in modo da creare un cordone di
reti disteso sui fondali. La rete, non essendo tesa verticalmente, non è stata in grado di catturare le specie
ittiche lacustri ed ha offerto quindi la possibilità di pose prolungate per più giorni.
Questa tecnica presenta in misura ridotta, rispetto all’uso delle nasse, il problema selettività delle taglie e
consente di catturare anche qualche individuo di piccola taglia.
Fig. 18 Salpaggio di rete “persighera” (maglia 34mm) nel Lago Maggiore Comune di Baveno.
Gambero: Orconectes limosus
La pesca a mano
Viene effettuata di notte con l’ausilio di torce. Essa si presta bene al censimento di tutte le classi d’età in
attività al momento dell’azione di pesca qualora si operi in corsi d’acqua di piccole dimensioni con
profondità medie inferiori ai 50 centimetri. In un contesto ambientale di questo tipo risulta essere l’unica
tecnica efficace ai fini della cattura di esemplari giovani (0+, 1+, 2+).
Dati rilevati
Di ciascun soggetto catturato sono stati rilevati sul campo i seguenti dati:
•
•
•
•
•
Identificazione della Specie di appartenenza;
Sesso
Lunghezza totale misurata mediante calibro
Peso mediante bilancia Tanita DS, mod. 1479 - precisione + 0,1 gr
Eventuali manifestazioni patologiche
Ogni soggetto catturato appartenente a specie autoctona, dopo gli accertamenti in questione è stato
reintrodotto nell’ambiente di provenienza; quelli di origine alloctona, conformemente alla normativa vigente
(Commissione italo-svizzera sulla pesca - Regolamento d’applicazione 01/01/2000; Art.6), sono stati
soppressi.
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Materiali e Metodi
14
2.2 STUDIO DELL’HABITAT FLUVIALE
Lo studio di una popolazione astacicola non può ovviamente prescindere dall’ambiente in cui essa vive.
L’accertamento delle caratteristiche essenziali dell’alveo e della porzione riparia del corso d’acqua in esame
consentono di definire la vocazionalità ossia la sua attitudine ad ospitare una popolazione di gamberi di una
determinata specie.
Per ogni popolazione individuata è stata compilata una scheda relativa ad essa e all’habitat della stazione in
cui è stata individuata, includendo fra l’altro la morfologia fluviale riconducibile a quattro entità
fondamentali (Martinez, Rico & Alonso; 2003) e precisamente:
□ Pool : corrente moderata; fondo con sedimento fine anche di origine organica; profondità medie;
□ Riffle : corrente veloce; fondo costituito da sedimenti grossolani; profondità ridotta; substrati duri;
□ Rapid : corrente veloce con flusso laminare; acque poco o mediamente profonde; substrati duri;
□ Glide : corrente costante moderata o lenta; fondo sabbioso, limoso; +/- vegetazione acquatica; acque
poco profonde);
la copertura vegetale (erbacea, arbustiva, arborea) della zona riparia, l’integrità della zona riparia
(caratteristiche della ripa e sua stabilità – naturalità), le caratteristiche dell’alveo (tipologie di fondale
sassoso, ciottoloso, sabbioso, limoso e argilloso), l’erosione , il regime idrico e le eventuali fonti inquinanti.
2.3 INDAGINE GENETICA
Quattro popolazioni di gamberi dell’area del V.C.O. e quattro del Canton Ticino sono state inserite nel
programma di indagini genetiche su A. italicus condotto in 80 diverse località italiane dall’Università degli
Studi de l’Aquila con il finanziamento dell’Unione Europea.
Alcuni esemplari, prima di essere rilasciati, hanno subito l'asportazione sul posto dell'ultimo paio di
pereiopodi. Questi sono stati immediatamente posti in provette numerate con tappo a vite, poi immerse in
azoto liquido. Il materiale così raccolto è stato trasferito in congelatori regolati a -80°C e quindi analizzato
nella sede universitaria sopra indicata.
Qui di seguito vengono elencate le procedure d’indagine adottate:
Analisi elettroforetica di sistemi gene-enzima
Analisi del DNA Mitocondriale
• Estrazione del DNA (metodo CTAB/fenolo-cloroformio modificato)
• Amplificazione mediante PCR
• Sequenziamento
• Analisi del polimorfismo della lunghezza dei frammenti di restrizione
Analisi Statistiche
• Dati allozimici
• Analisi delle sequenze
I dati ottenuti dalle analisi elettroforetiche, utilizzati per calcolare la variabilità genetica all’interno e tra le
popolazioni nonchè il loro differenziamento genetico, hanno confermato per il gambero nostrano lo status di
specie (Austropotamobius italicus).
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Le stazioni di campionamento
15
CAPITOLO 3: LE STAZIONI DI CAMPIONAMENTO - RISULTATI
3.1 ACQUE LENTICHE
L’indagine sulla rete idrografica principale del V.C.O. ha incluso alcuni tratti litorali del Lago Maggiore
(sponda piemontese), del Lago d’Orta ed del Lago di Mergozzo con il fine preciso di individuare
l’eventuale presenza dei gamberi alloctoni citati nei capitoli precedenti.
3.1.1 LAGO MAGGIORE
Le segnalazioni di catture di gamberi esotici nei laghi subalpini italiani si susseguono da oltre un decennio.
Per il Lago Maggiore la Commissione italo-svizzera sulla pesca ha approvato la disposizione che consente
“la cattura di specie di gambero di
origine esotica quali quella attualmente presente nel Lago di Lugano
(Orconectes limosus). In tal caso gli
esemplari catturati non potranno
essere reimmessi nelle acque italosvizzere e comunque dovranno essere
immediatamente
uccisi”.
[REG.
D’APPLICAZIONE – Art. 6 Divieto
della pesca dei gamberi]. Essa lascia
Fig. 19 Lago Maggiore, Piemonte. Stazioni di campionamento
così intendere che le specie aliene
presenti potrebbero essere anche altre.
Il Lago Maggiore è stato monitorato
nei mesi primaverili ed autunnali
(anno 1999-2001) dal Comune di
Oggebbio al Comune di Stresa, con la
posa di batterie di nasse nella zona
litorale e sub-litorale. Particolare
attenzione è stata riservata agli estuari
dei torrenti (Cargiago, località Ghiffa;
San Giovanni, San Bernardino sponda idrografica destra , località
Intra; Selva Spessa, località Baveno).
Nel corso del 1999 la posa di nasse
non ha dato alcun esito su tutto il
tratto citato. Con l’ausilio di un
natante si è utilizzato l’ancoraggio
alle boe come punto di riferimento e
di lavoro di ogni singola stazione. Le
nasse sono state calate dal natante ad
una profondità variabile tra 2 e 25
metri e distanziate tra loro di almeno
50 metri. L’accertamento della
presenza di Orconectes limosus nella
Riserva Naturale Regionale di
Fondotoce ha fatto si che l’anno
successivo i maggiori sforzi di
campionamento venissero concentrati
in tale area.
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Le stazioni di campionamento
16
Risultati
I gamberi sono stati catturati a mano di notte in pochi metri d’acqua in prossimità di un relitto sommerso a
Feriolo e nei ristagni del canneto di Fondotoce. Grazie alla disponibilità e allo spirito di collaborazione di
un pescatore professionista negli anni successivi (2002-2003) è stato possibile assistere direttamente alle
catture di gamberi effettuate con reti da fondo professionali all’interno del Golfo Borromeo (figura 20).
Alcuni esemplari adulti sono stati catturati (anno 2002; rete Tremaglio) anche sui fondali dell’Isola Bella
(Comune di Stresa), il che dimostra che il gambero americano è presente sulle Isole Borromee.
Fig. 20 Orconectes limosus – Comune di Baveno , Lago Maggiore (Dicembre 2003).
Dall’anno 2000 ad oggi la situazione di questa specie nell’area indagata sembra essere in evoluzione. Il
numero degli avvistamenti estivi nei canneti e nella vegetazione acquatica del litorale di Fondotoce si è
drasticamente ridotto, così come è avvenuto anche per il tratto di costa in Comune di Feriolo, lungo il
pendio litorale e sul fondo sabbioso in prossimità dell’estuario del Fiume Toce.
A Baveno la popolazione appare invece tuttora ben distribuita lungo tutto il piano di controscarpa che
caratterizza quei fondali. A Meina e Solcio sono dell’anno 2004 le prime segnalazioni di catture.
Qui di seguito sono esposti i risultati del monitoraggio (2002-2004):
Anno
camp.
2002
Totale
catture
82
Maschi
Femmine
48
34
2003
108
2004
03/2004
185
273
64
156
228
44
29
45
648
496
152
N° individui con
rigenerazioni
% indvidui con
rigenerazioni
41
10,93
Tab. 1 Riepilogo delle catture di Orconectes limosus nelle acque del Verbano (Provincia del V.C.O.)
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Le stazioni di campionamento
17
Data
Totale Maschi Femmine
Campionamento catture
39
2
14/03
41
21
3
18/03
24
20/03
28
19
9
23/03
62
53
9
26/03
30/03
02/04
49
16
53
273
38
11
13
45
228
3
8
45
Tab. 2 Prospetto dettagliato delle catture di Orconectes limosus effettuate nel periodo marzo-aprile 2004.
La nettissima prevalenza tra soggetti di sesso maschile nelle catture effettuate nella primavera 2004 (tabella
2) è da attribuire al particolare momento stagionale. La posa di reti da fondo ha avuto luogo infatti
principalmente allorquando le femmine fecondate non erano in attività. Durante l’ultima sessione di pesca
invernale nel pressi di Baveno solo 3 delle 45 femmine censite erano ovigere.
Le femmine di Orconectes limosus hanno presentato la livrea tipica nuziale (tipica colorazione
madreperlacea della superficie ventrale dell’addome) fino all’inizio della primavera. Nelle catture di marzo
2004 molti individui sono stati infatti trovati in copula all’interno delle reti.
Frequenza per classi di lunghezza
Orconectes limosus
140
122
N° individui
120
100
femmine
80
maschi
75
60
36
40
20
20
2
3
2
8
24
29
34
10
3
6
1
0
50-60
60-70
70-80
80-90
90-100
100-110
110-120
>120
lunghezza (m m )
Fig. 21 Suddivisione in classi dimensionali dei soggetti catturati (escluso marzo 2004).
Con le tecniche di censimento a disposizione, risulta impossibile valutare, con tutta la precisione
auspicabile, la struttura di una popolazione di gamberi. E’ risultato comunque che le classi più
rappresentate sono quelle relative agli adulti ( 80 – 100 mm). Va altresì sottolineato che mentre i dati
relativi ai soggetti di 90-100 mm possono essere considerati attendibili, risultano ampiamente sottostimati i
valori riferiti alle classi di taglia inferiori a 80 mm (figura 21). La struttura della popolazione espressa dal
grafico evidenzia una diversa importanza percentuale dei sessi, in individui adulti di lunghezze maggiori di
80 mm. Ad un vertiginoso decremento di maschi adulti non corrisponde infatti un altrettanto decremento di
femmine di pari taglia. I mesi più favorevoli per una corretta valutazione del rapporto sessi sono quelli
estivi ed autunnali, in particolare il mese di settembre in cui l’attività degli individui di entrambe i sessi
raggiunge il massimo non diversamente da quanto avviene in ambiente fluviale per i nostri gamberi
nostrani. I dati riguardanti gli individui (10,93%) con evidenti mutilazioni o fenomeni di rigenerazioni non
sono stati inseriti nei grafici seguenti:
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Le stazioni di campionamento
18
Rapporto lunghezza/peso
Orconectes limosus
50
45
40
y = 5E-05x
peso (g)
35
2,8946
2
R = 0,931
30
25
20
15
10
5
0
50
60
70
80
90
100
110
120
130
lunghezza (mm)
Rapporto lunghezza/peso
Orconectes limosus
70
60
y = 4E-05x
peso (g)
50
2,9507
2
R = 0,9411
40
y = 4E-05x
30
2,9495
2
R = 0,9358
20
maschi
10
femmine
0
50
60
70
80
90
100
110
120
130
lunghezza (mm)
Fig. 22 Curve di crescita
Nel corso di questo censimento si è tentato di accertare gli eventuali spostamenti verticali stagionali della
specie. La posa di reti anche ad elevate profondità ha portato in inverno alla cattura occasionale di gamberi
fino a 70 metri. Le maggiori densità sono state però registrate a profondità comprese tra 8 e 20 metri
durante tutto l’anno, anche se con l’aumento della temperatura, una parte della popolazione tende ad
occupare stabilmente la zona litorale meno profonda.
Infatti la sua elevata produttività estiva favorisce questi crostacei che tollerano bene anche le più elevate
temperature epilimniche (alcuni esemplari sono stati avvistati di giorno, nel 2003, sui copertoni parabarche
del porto di Baveno).
Gli spostamenti verticali di questi gamberi coincidono con quelli di alcune specie ittiche che vengono così
a coesistere stagionalmente, almeno in apparenza senza reciproche interferenze negative, negli stessi
habitat.
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Le stazioni di campionamento
19
3.1.2 IL LAGO D’ORTA
Il Lago d’Orta ha subito nel secolo scorso un gravissimo inquinamento chimico di origine industriale
comportante fra l’altro un’accentuata acidificazione delle acque. Un decisivo intervento di risanamento è
stato condotto tra il 1989 e 1990 con l’operazione di “liming” ideata e cordinata dal C.N.R., Istituto Italiano
di Idrobiologia di Pallanza. L’immissione di carbonato di calcio ha consentito la deacidificazione della
massa d’acqua lacustre, con conseguente ripresa delle sue biocenosi e ricostruzioni di una stabile catena
alimentare comprendente gran parte delle presistenti specie ittiche.
Risultati
A seguito di segnalazioni di avvistamenti di gamberi (Luglio 2000) si è deciso di posizionare due batterie
di nasse in due diverse stazioni situate in Comune di Omega (figura 23) e precisamente al Porto turistico (6
nasse) e in località “le piscine” (4 nasse).
L’operazione ebbe esito negativo. Nei due anni
successivi però le segnalazioni si moltiplicarono
venendo anche ad interessare praticamente l’intera
linea di costa.
Nell’agosto del 2003 si provvide pertanto a
monitorare il tratto litorale comprendente la Punta
Crabbia mediante immersioni e pesca a mano.
Su un fronte di circa 500 metri ed una profondità
compresa tra 1 e 6 metri, furono avvistati numerosi
individui adulti, avendo così conferma della presenza
di Orconectes limosus in questa area. In
considerazione delle numerose segnalazioni ricevute è
pertanto ragionevole supporre che questo gambero
abbia colonizzato l’intero lago, seppure con una
distribuzione disomogenea e subordinata ai biotopi
più favorevoli. E’ nota la ridotta tolleranza dei
gamberi nei confronti di condizioni di pH anomale e
più in generale di situazioni di inquinamento chimico.
Di conseguenza, anche attribuendo una più ampia
valenza ecologica ad Orconectes limosus si deve
ragionevolmente supporre che la sua acclimatazione
nel Lago D’Orta sia avvenuta solo dopo l’intervento
di liming; un preciso dato cronologico questo, che può
servire ad una migliore conoscenza delle capacità
adattative e dispersive di questo gambero in ambiente
lacustre.
Da considerare infine la possibilità che le popolazioni
presenti nel Golfo Borromeo del Lago Maggiore
abbiano avuto origine da emigrazioni di individui del
Lago d’Orta via Torrente Niguglia → Fiume Strona
→ Fiume Toce.
Fig. 23 Il Lago d’Orta – Stazioni di campionamento.
3.1.3 IL LAGO DI MERGOZZO
Il Lago di Mergozzo, ben conosciuto dal punto di vista ambientale grazie agli studi pluriennali condotti
dall’Istituto Italiano di Idrobiologia di Pallanza, ha la peculiarità di ricevere periodicamente tramite il canale
di Mergozzo, in concomitanza con elevate precipitazioni atmosferiche, le acque del Lago Maggiore in cui di
norma scarica le proprie.
In considerazione di questi suoi particolari collegamenti idrologici, si è cercato di verificare se essi abbiano
favorito migrazioni di gamberi esotici dal Lago Maggiore al canale e di qui nel Lago di Mergozzo.
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Le stazioni di campionamento
24
Risultati
Quattro distinti campionamenti con nasse hanno fornito una visione di insieme della sponda nord orientale
del lago, con particolare attenzione ai tratti di costa comprendenti gli sbocchi di alcuni piccoli corsi d’acqua
(figura 24). Tale monitoraggio è risultato complementare a quello svolto a monte, nei prati e boschi del
piano risorgivo del Comune di Bracchio. Ulteriori campionamenti hanno interessato ampi tratti del canale
emissario del lago.
Fig. 24 Il Lago di Mergozzo e il canale emissario – Stazioni di campionamento.
Il monitoraggio con le nasse ha dato esito negativo. Nel Canale di Mergozzo (Maggio, 2000) due distinte
pose, per un totale complessivo di 16 nasse, hanno interessato il tratto compreso tra il ponte stradale in
località Fondotoce ed il ponte pedonale del campeggio “Lago delle Fate”. Due altre azioni di pesca sono
state condotte lungo la costa urbanizzata del lago (9 nasse), nei pressi della foce e negli ultimi duecento
metri della Roggia Rescina e della Roggia Bracchio. Le aree indagate hanno quindi compreso ambienti
diversi inclusi quelli caratteristici dei due immissari. La scelta delle stazioni di posa delle nasse aveva infatti
preso in considerazione habitat ritenuti vocazionali anche per il gambero autoctono che tuttavia, pur
colonizzando i ruscelli del piano risorgivo di Bracchio, non risulta presente nel loro tratto a più valle e nei
tratti di lago vicino al loro sbocco. La variazione di tipologia ambientale in queste aree rilega questo
crostaceo a specie marginale con una presenza che è da ritenersi occasionale. Anche l’eccessiva azione
antropica di disturbo sull’habitat fluviale, la cementificazione delle rive e l’apporto di inquinanti di origine
domestica determinano nei mesi estivi condizioni di stress e conseguente abbandono delle aree in questione.
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Le stazioni di campionamento
3.2
25
ACQUE LOTICHE
ATTENZIONE
LE INFORMAZIONI RIGUARDANTI LA DISTRIBUZIONE DEL GAMBERO
AUTOCTONO NEGLI AMBIENTI FLUVIALI DELLA PROVINCIA SONO STATE
OMESSE IN QUESTA COPIA DIVULGATIVA AL FINE DI TUTELARE QUESTA
SPECIE DA AZIONI DI BRACCONAGGIO.
PER INFORMAZIONI AGGIUNTIVE RIVOLGERSI AGLI UFFICI PROVINCIALI DEL
VCO O AGLI STESSI AUTORI DELLO STUDIO.
3.2.12 SINTESI DEI RISULTATI
HABITAT
Le principali caratteristiche ambientali dei tratti colonizzati dai gamberi, nelle stazioni di campionamento,
sono rappresentate nella figura che segue:
MORFOLOGIA FLUVIALE
RAPID
13%
POOL
35%
ESTENSIONE DELLA COPERTURA
VEGETALE
LUNGO LE SPONDE
50-80%
27%
RIFFLE
25%
<30%
13%
30-50%
60%
GLIDES
27%
I gamberi sono insediati nei tratti a pools o principalmente nei tratti a glides di ruscelli caratterizzati da salti
d’acqua. La copertura vegetale riparia, costituita da vegetazione arbustiva ed arborea cedua tipica della
nostra fascia pedemontana, si estende da meno del 30% sino all’80% delle sponde (dal 30% al 50% in oltre
la metà dei casi). La zona riparia presenta spesso notevoli alterazioni di origine antropica; frequenti sono le
erosioni e dilavamenti dell’alveo, in parte bilanciati dai depositi organici della vegetazione sovrastante.
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Le stazioni di campionamento
26
ALTERAZIONE DELLE RIPE
EROSIONE DELL' ALVEO
BASSA
27%
BASSA
33%
ELEVATA
40%
ELEVATA
40%
M OD.
7%
MEDIA
33%
M EDIA
20%
COMUNITA’ ITTICA
Nei corsi d’acqua monitorati sono state rilevate le 7 specie ittiche elencate nella tabella 26. Nella figura che
segue è rappresentata la frequenza relativa (%) sul totale delle stazioni campionate.
La famiglia maggiormente rappresentata (6 specie) è quella dei Ciprinidi, mentre i Salmonidi con la sola
trota, costituiscono la componente numericamente prevalente.
Famiglia
Specie
Salmonidae
Salmo trutta
Leuciscus souffia
Barbus meridionalis
Barbus plebejus
Phoxinus phoxinus
Leuciscus cephalus
Rutilus erythrophthalmus
Cyprinidae
Nome comune
Trota fario
Vairone
Barbo Canino
Barbo comune
Sanguinerola
Cavedano
Triotto
Tab. 26 Elenco delle specie ittiche presenti nelle stazioni campionate.
Specie ittiche
trota fario
sanguinerola
barbo canino
vairone
triotto
barbo comune
cavedano
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
Frequenza relativa % sul totale delle stazioni
Fig. 44 Frequenza relativa (%) delle specie ittiche accertate sul totale delle stazioni campionate.
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Considerazioni conclusive
42
CAPITOLO 4: CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
I dati sin qui raccolti sulla distribuzione del gambero Austropotamobius italicus nel reticolo idrografico del
V.C.O. non appaiono incoraggianti.
Il ridotto numero di stazioni in cui ne è stata accertata la presenza non è però il fattore più negativo. Come
già sottolineato un nuovo e più approfondito campionamento metterebbe sicuramente in luce nuove popolazioni non ancora censite.
In un analogo censimento svolto nel 2002 dall’Ufficio Caccia e Pesca dalla vicina Provincia di Como, il
gambero autoctono è stato individuato in 29 corsi d’acqua. E’ pertanto ragionevole ipotizzare, stanti le
analogie morfologiche dei due territori, almeno un numero analogo di popolazioni anche per la nostra
provincia.
Soltanto alcune di quelle ad oggi individuate però, possono vantare condizioni ambientali favorevoli ed in
particolare un sufficiente regime idrico. La stessa struttura delle popolazioni studiate appare in alcuni casi
definitivamente compromessa, con colonie intrappolate tra scarichi urbani, artificializzazioni dell’alveo e
captazioni idriche abusive.
Il Fiume Toce può aver fornito alcuni tratti idonei alla costituzione di nuove popolazioni, partendo da
individui immigrati da almeno tre suoi affluenti minori. In esso, oltre ad ulteriori pose di batterie di nasse,
varrebbe la pena di intraprendere un’azione di monitoraggio con immersioni notturne e censimenti almeno
nei tratti più vocazionali (è noto che la qualità dell’acqua di questo fiume sia migliorata negli ultimi anni). Il
recupero delle popolazioni di gambero dei suoi affluenti sarebbe un ulteriore passo verso la tutela della sua
biodiversità).
Anche il bacino della Val Grande andrebbe studiato e valorizzato sotto questo particolare aspetto faunistico.
La sua vocazionalità astacicola è da ritenersi elevata in ragione della intergrità ambientale di numerosi suoi
corsi d’acqua, soprattutto all’interno dell’area del Parco Nazionale della Val Grande. In estrema sintesi, non
sembrano esservi sul nostro territorio aree estese, come ad esempio il Piano di Magadino in Canton Ticino
(da rilevamenti antecedenti l’anno 2003), in cui il gambero autoctono risulti abbondante, condizione questa
per un più facile intervento di recupero e di successiva introduzione o reintroduzione di questo crostaceo in
altri corsi d’acqua provinciali. Durante il monitoraggio oggetto della precedente ricerca sono stati individuati
ambienti fluviali appartenenti a bacini idrografici diversi che ben si presterebbero all’effettuazione di
interventi di questo tipo, difficilmente prospettabili comunque, senza un diretto effettivo coinvolgimento di
organismi pubblici a diverso titolo competenti in materia di tutela ambientale.
La comparsa e la progressiva diffusione della specie alloctona Orconectes limosus all’interno del Lago
Verbano e dell’Orta richiederebbero un approccio scientifico e gestionale, partendo dal presupposto che tale
specie tenderà ad espandersi in altri ambienti acquatici di vario tipo, piuttosto che a spontanee regressioni in
aree più limitate. Di qui la necessità di una più ampia e sistematica azione di monitoraggio ambientale che
accerti e analizzi in dettaglio la dinamica temporale di tale colonizzazione, valutandone al contempo gli
effetti negativi in seno agli ecosistemi acquatici da essa interessati.
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Bibliografia
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Azienda Agricola Ossolana Acque – Verbania (VB)
INFORMATIONS