Narendra Modi

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Narendra Modi
il profilo
Narendra Modi
C
Nato nel 1950 in
Gujarat da una famiglia
di casta bassa, è
entrato da giovane
nelle Rss, il movimento
della destra hindu,
che è stato base
di lancio della sua
carriera politica nel
Bjp (Bharatiya Janata
Party). Primo ministro
del Gujarat dal 2001
al 2014. È stato
scelto come candidato
premier dal Bjp nelle
elezioni parlamentari
di aprile-maggio scorsi.
Simbolicamente ha
scelto di candidarsi
nella circoscrizione di
Varanasi (Benares),
città sacra degli
induisti.
on il giuramento del 26
maggio, Narendra Modi è diventato il nuovo
primo ministro dell’India. In
Parlamento gode di una maggioranza solida: il suo Partito,
Bjp, ala politica della destra induista, ha conquistato da solo
la maggioranza assoluta dei
seggi e un fatto simile non accadeva da trent’anni. Ha scavalcato il Congresso dei Gandhi
e di Manmohan Singh, che è rimasto sotto il 20% dei voti con
il peggiore risultato di sempre.
Tuttavia, il Bjp ha raccolto solo
il 31% dei voti tra i 551 milioni di votanti: più di sei indiani su dieci non hanno votato
per Modi e i suoi alleati. Ciò
nonostante egli può governare
senza troppi ricatti da parte dei
piccoli partiti.
Per 13 anni è stato il capo del
governo del Gujarat, il decimo
Stato indiano per popolazione
(60 milioni), ma il quinto per ricchezza prodotta. Ed è al Gujarat
che occorre guardare per capire
alcuni possibili sviluppi.
Qui Modi ha mostrato la faccia
del politico carismatico, efficiente e non corrotto. La classe
media indiana stanca di scandali e impaziente di tornare ad
avere crescita, lavoro e mobilità
sociale, gli ha dato credito. Ma
Anna Hazare e Arvind Kejriwal, portavoce della «questione morale», hanno denunciato alti livelli di corruzione in
Gujarat, dove vicende gravi e
poco note hanno interessato
diversi gruppi industriali e dove ci sono stati clamorosi casi
di landgrabbing in favore delle
grandi imprese.
In politica estera, il nuovo lea-
der giocherà a tutto campo, rilanciando l’India come
attore globale, nei rapporti con Cina, Usa ed Europa,
nelle questioni multilaterali come il commercio e il
clima. La politica di difesa sarà rafforzata. Ma è soprattutto rispetto al Pakistan che bisognerà vedere come si
comporterà il nuovo governo nazionalista hindu.
La piattaforma economica neoliberale di Modi punta
a un’espansione industriale che negli ultimi anni è
rallentata. Molti considerano la crescita del Gujarat un
modello: non più solo «Shining India», come recitava
lo slogan del Bjp dieci anni fa, ma «Excellent India».
Tuttavia, c’è chi critica il modello di crescita del Gujarat che non è inclusivo. Gli interessi di grandi gruppi
industriali sono stati tutelati a scapito dei poveri. La
crescita non ha significato sviluppo (un esempio: sono
peggiorati i dati sull’analfabetismo delle donne).
Modi è l’uomo immagine di un nazionalismo
religioso sempre più bellicoso che si lega
all’economia di mercato. Lo accompagna
l’ombra delle gravi violenze interreligiose
che scoppiarono in Gujarat nel 2002
Modi è l’uomo immagine di un nazionalismo religioso sempre più bellicoso che si lega all’economia di
mercato. Lo accompagna l’ombra delle gravi violenze
interreligiose che scoppiarono in Gujarat nel 2002 e
provocarono 1.200 morti, soprattutto tra la minoranza
musulmana, e più di centomila sfollati. Modi non ebbe
condanne penali, ma resta la sua responsabilità politica
come leader del governo locale (dal 2005 gli Usa lo
avevano privato del visto d’ingresso).
Cedric Prakash, gesuita noto in tutta l’India per il suo
impegno per i diritti umani, sottolinea che dietro alla
candidatura di Modi c’è un’ideologia estremista che
propugna la creazione di uno Stato hindu. In campagna
elettorale Modi ha smorzato i toni contro le minoranze
religiose. Ma se l’economia non darà i risultati previsti,
si vedranno ricomparire le vecchie promesse dei nazionalisti hindu. Musulmani e cristiani sono preoccupati
che vada compromessa la democrazia laica e pluralista
realizzata con l’indipendenza. In che maniera Modi
terrà a bada gli estremisti del suo campo?
Il pericolo della violenza religiosa, dello «scontro dentro le civiltà», come denunciato nel 2007 dalla filosofa
Martha Nussbaum proprio in riferimento all’India, si fa
concreto. L’India color zafferano potrebbe fare paura.
Francesco Pistocchini
giugno-luglio 2014 Popoli 29