Letteratura e cinema: un matrimonio felice?

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Letteratura e cinema: un matrimonio felice?
Letteratura e cinema:
un matrimonio felice?
A cura degli alunni della III D e IV A indirizzo economico aziendale e
V L indirizzo grafico pubblicitario dell’Istituto Statale Nitti di Portici
Docenti: Cinzia Plaitano e Raffaella Iovine
Progetto realizzato in collaborazione con la Biblioteca Universitaria di Napoli
4^ edizione di “Ottobre piovono libri – Il Libro nel cinema”
PREMESSA
L’idea di sviluppare questo progetto con gli alunni è nata dall’iniziativa promossa
dalla Biblioteca Universitaria di Napoli, in occasione della 4^ edizione di
“Ottobre piovono libri: i luoghi della lettura” .
Il tema proposto alle scuole è stato: “Il libro nel cinema”, nato in occasione della
ristampa del catalogo: Napoli, una città nel cinema, a cura della Biblioteca.
Il progetto con gli alunni è stato improntato alla riflessione e all’analisi di alcune
opere letterarie e delle corrispondenti produzioni cinematografiche, rielaborate
dagli alunni dal punto di vista della scrittura e grafico, attraverso l’analisi
testuale, il commento, le locandine delle opere scelte.
Tanti erano i materiali a disposizione; il gruppo, avendo a disposizione 30 ore di
laboratorio e tenendo conto della programmazione didattica, ha scelto due
testi e generi letterari: il romanzo “Il postino di Neruda” di A. Skàrmeta, da cui è
stato ricavato il film “Il postino” con M. Troisi; la novella “Libertà” di Giovanni
Verga da cui è stato tratto il film “Bronte” di Florestano Vancini.
Nell’ambito di questo secondo lavoro ci si è avvalsi della collaborazione diretta
della Biblioteca, attraverso la lezione-incontro sulla storia del Mezzogiorno nel
periodo pre e post-unitario, dal titolo: “Napoli tra i Borbone e i Savoia”, tenuta
dal dott. Giovanni Spedaliere, che ha coinvolto alcune classi dell’istituto e che,
dato il successo dell’iniziativa, è stato replicato.
Il lavoro è stato interessante e piacevole, sia per gli alunni, che hanno partecipato
con impegno, che per i docenti i quali hanno trovato stimoli per una nuova
didattica nella forma del laboratorio.
Tommaso Ciriello
Antonio Skàrmeta
Esteban Antonio Skármeta nasce il 7 novembre 1940 a Antofagasta,
nel nord del Cile. Inizia a scrivere a 9 anni, ma le sue prime prove
letterarie vengono distrutte dall'autore.
Alla fine degli anni Sessanta pubblica una raccolta di racconti, El
entusiasmo e nel 1969 vince il premio Casa de las Américas con il
saggio Desnudo en el tejado. Lasciato il Cile nel 1973, in seguito al
colpo di stato contro il governo di Salvador Allende, vive per un anno
in Argentina, dove pubblica la raccolta di saggi Tibro libre; si
trasferisce successivamente a Berlino, dove insegna sceneggiatura
all'Accademia di cinema e televisione e sposa Nora, una ragazza
tedesca, dalla quale ha due figli. Nel 1975 pubblica il primo libro
dell'esilio: Sognai che la neve bruciava (Feltrinelli 1976), e cinque
anni dopo il romanzo breve Non è successo niente (Garzanti), sul
tema dell’esilio visto con gli occhi di un adolescente. A metà degli
anni Ottanta scrive il romanzo Il postino di Neruda (Garzanti), nato
inizialmente come uno spettacolo teatrale. Finita la dittatura, nel
1989, torna a Santiago e inizia a lavorare per il cinema e la
televisione. Nel 1999 pubblica un nuovo romanzo, Le nozze del poeta
(Garzanti), cui segue nel 2001 La bambina e il trombone (Garzanti).
Dal 2000 è ambasciatore del suo paese in Germania.
(Annunziata Manzi)
Trama del romanzo “Il Postino di Neruda”
Nel giugno del 1969 Mario Jimenez, pescatore, vista la scarsa volontà
con cui si dedica al suo lavoro, decide di cambiare mestiere.
Avendo già una bicicletta e sapendo leggere, chiede all’ufficio
postale di poter essere assunto come postino. Dal momento che
sull'Isla Negra l'analfabetismo è pressoché totale, il capoufficio lo
avvisa che l’unico cliente sarà nientemeno che il famosissimo poeta
Pablo Neruda. Lo mette in guardia: sarà un mestiere misero; la paga
gli basterà appena per andare al cinema una volta alla settimana.
Nonostante ciò, Mario accetta subito il lavoro. Tra il postino ed il
poeta nasce subito uno strano ma forte legame. Nell'amicizia con
Neruda Mario vede realizzarsi il suo sogno di diventare poeta,
invaghendosi della sua saggezza e della sua abilità letteraria. D’altro
canto il poeta vede nel postino un'ingenuità che imparerà ad
apprezzare e ad amare; è quindi ben disposto ad offrirgli il suo pieno
appoggio nell'imparare a far poesia.
Frequentando l'osteria dell'isola il postino s'innamora della figlia della
proprietaria, la diciassettenne Beatriz Gonzàles. Raccontando a
Neruda del suo sentimento, gli chiede di scrivere una poesia per
Beatriz. Il poeta però preferisce recarsi con Mario all'osteria per
vedere coi propri occhi la bella.
La madre della ragazza, la signora Rosa vedova Gonzàles, non è
però d'accordo nel rapporto tra la figlia e il postino, che vede come
squattrinato interessato soltanto alle metafore ed alla poesia.
Chiesto, inutilmente, aiuto al poeta per liberarsi del ragazzo, la
vedova Gonzàles deve arrendersi ed acconsentire al matrimonio fra i
due.
Proprio il giorno del matrimonio di Mario e Beatriz, Pablo Neruda
deve partire. Con il nuovo governo di Salvador Allende, infatti,
egli è stato nominato ambasciatore a Parigi e deve lasciare
l'Isla Negra. Mario, dal momento che con la partenza di Neruda
non ha più lavoro, cedendo alle spinte della neo-suocera,
accetta di divenire cuoco nella locanda. Dopo pochi mesi
diviene padre del piccolo Pablo Neftalì Jimenez Gonzàles.
Al termine di una giornata di lavoro, giunge da Parigi un pacco
per Mario mandato da Neruda. Il poeta gli chiede di incidere su
un registratore tutti i suoni del paese e del mare, che gli
mancano molto. Saputo che Neruda ha vinto il premio Nobel,
Mario organizza una grande festa invitando alla locanda tutti gli
abitanti e i pescatori dell'isola.
Avuta la notizia del ritorno del poeta, il postino viene a sapere
dalla moglie di Neruda che questi sta molto male. Proprio nel
giorno dell'assedio militare in seguito al colpo di stato realizzato
dalle forze oppositrici al capo del governo Allende, Mario riesce
a vedere l'amico poeta. Fattagli una veloce e pericolosa visita,
lo deve salutare definitivamente. Neruda sarà portato in
ambulanza all'ospedale di Santiago, dove morirà qualche
giorno più tardi, il 23 settembre 1973.
(Natascia Battimo e Marianna Maione)
DUE AMANTI FELICI
D
ue amanti felici fanno un solo pane,
una sola goccia di luna nell'erba,
lascian camminando due ombre che s'uniscono,
lasciano un solo sole vuoto in un letto.
Di tutte le verità scelsero il giorno:
non s'uccisero con fili, ma con un’aroma
e non spezzarono la pace né le parole.
E' la felicità una torre trasparente.
L'aria, il vino vanno coi due amanti,
gli regala la notte i suoi petali felici,
hanno diritto a tutti i garofani.
Due amanti felici non hanno fine né morte,
nascono e muoiono più volte vivendo,
hanno l'eternità della natura. (Pablo Neruda)
Commento
Nei “Due Amanti Felici” il poeta ci delinea il sentimento,
delicato e nello stesso tempo forte, di due innamorati che
divisi sono poco, quasi nulla, mentre uniti sono tutto….
L’Amore, la “cosa” più bella che esiste.
Un qualcosa di elevata grandezza, un sentimento così forte
che nulla può distruggere, che sconvolge tutto ciò che lo
circonda, che va aldilà della vita, un qualcosa di eterno. Due
amanti che si perdono non nella prigione del loro sentimento
ma avvolti dal suo aroma, un’essenza speciale, inebriante.
Ecco quindi l’amore, sentimento essenziale in questa vita a
volte piena di angosce e dolore, necessario per la nostra
sopravvivenza.
(Antonella Gaudino)
Immacolata Giovio
NUDA
Nuda sei semplice come una delle tue mani,
liscia, terrestre, minima, rotonda, trasparente,
hai linee di luna, strade di mela,
nuda sei sottile come il grano nudo.
Nuda sei azzurra come la notte a Cuba,
hai rampicanti e stelle nei tuoi capelli,
nuda sei enorme e gialla
come l'estate in una chiesa d'oro.
Nuda sei piccola come una delle tue unghie,
curva, sottile, rosea finché nasce il giorno
e t'addentri nel sotterraneo del mondo.
come in una lunga galleria di vestiti e di lavori:
la tua chiarezza si spegne, si veste, si sfoglia
e di nuovo torna a essere una mano nuda (P. Neruda)
Commento
La poesia “Nuda” paragona il corpo di una donna agli
elementi della natura. Mette in risalto ogni particolare del
corpo dell’ amata; descritta in maniera così dolce nei
dettagli. Espressa con estremo sentimento, essa è
fantastica come poesia da dedicare ad una donna. Un
modo minuziosamente sensibile di dimostrare il proprio
Amore.
Credo che un uomo che sappia comunicare tali sentimenti
soprattutto se con estrema sincerità, sia un uomo che
meriti di essere ricambiato con tutto il cuore.
(Antonella Gaudino)
L. Limatola
R. Oronzo
S. Fraiese
• Trama del film “Il postino ”
• 1ª PARTE
• Nell'estate del 1952, Mario Ruoppolo (Massimo Troisi), un disoccupato
figlio di pescatori, vive in un'isola (Procida) che da poco ha dato
asilo politico al grande poeta cileno Pablo Neruda (Philippe Noiret). E
proprio in occasione di ciò, Mario viene assunto in qualità di postino,
proprio per consegnare la posta al poeta. Il resto della popolazione è
in gran parte analfabeta, quindi fino ad allora non c'era stato bisogno
di postini. Così Mario inizia il suo lavoro, consegnando la posta al
poeta tutti i giorni, e meravigliandosi del gran numero di donne che
gli scrivono e di quanta ammirazione hanno per lui. Giorno dopo
giorno, Mario rimane sempre più affascinato dal poeta, tanto da
comprare un suo libro di poesie. Poi timidamente se lo fa autografare.
Un giorno Mario entra in osteria e si innamora di Beatrice (Maria
Grazia Cucinotta), nipote della proprietaria. Mario si avvicina, e
comincia a giocare a calcio balilla con lei fissandola, senza dire
niente. A questo punto corre in fretta da Don Pablo chiedendogli di
aiutarlo nella conquista di Beatrice. Così, il giorno dopo, Mario porta
la posta a Neruda, e lui gli regala un libro per scrivere le sue poesie.
Poi si recano in osteria perché il poeta vuole vedere Beatrice da
vicino. Qui,per aiutare il giovane postino a far colpo sulla ragazza,
scrive una frase sul libro di Mario, rivelando così la loro amicizia.
• I giorni seguenti Mario inizia a corteggiare Beatrice, con le
parole, o meglio, con le poesie di Neruda, e inizia a fare
breccia nel suo cuore. La zia di lei, vedendola stranita e
preoccupandosi della nipote, le chiede spiegazioni. Poi
Mario,esagerando, da a Beatrice una poesia un po' spinta, dal
titolo Nuda. La zia gliela prende e la porta subito dal prete per
farsela leggere; quando ne sente il contenuto si dirige
immediatamente da Neruda, per lamentarsi di tutto ciò, e
perché il poeta convinga Mario a stare lontano dalla nipote e
a non vederla più. La sera stessa Beatrice scappa e va a
trovare Mario, e sboccia la passione. Così decidono di
sposarsi, e Neruda gli fa da testimone.
• 2ª PARTE
• Durante la cerimonia, il poeta riceve una lettera dal Cile, che gli
annuncia che il mandato d'arresto nei suoi confronti è stato revocato,
e che quindi tornerà a casa. Il giorno dopo Mario gli consegna l'ultima
posta. Neruda vorrebbe dargli dei soldi ma Mario rifiuta, si
abbracciano e si salutano. Da quel giorno Mario inizia a scrivere
poesie, e ad interessarsi di comunismo, contribuendo naturalmente al
lavoro in osteria. La vita scorre, Neruda viaggia da un capo all'altro
del mondo per premi, conferenze ecc. e Mario ne segue tutte le
gesta, sperando che, passando dall'Italia, possa tornare a trovarlo.
Beatrice annuncia che sta aspettando un bambino, e Mario vorrebbe
chiamarlo Pablito in onore del poeta, anche se lei non è molto
concorde. Un giorno riceve posta. E’ una lettera scritta da uno
sconosciuto per conto del poeta. Nella lettera si chiede a Mario di
spedire degli oggetti personali di Neruda rimasti nella sua vecchia
dimora: Mario ci rimane male. Gli spedisce la roba e decide di
registrare tutti i suoni dell'isola, per far rivivere al poeta tutti i momenti
vissuti con lui. Passa qualche anno e Neruda e sua moglie tornano
nell'isola, entrano nell'osteria e vengono accolti da un bambino che
gioca. Nella stanza accanto c'è sua madre, Beatrice, che lo chiama:
"Pablito". Mario purtroppo non c'è più, è morto prima che suo figlio
nascesse, in una manifestazione comunista. Ed il poeta, che ora
ascolta quella registrazione che non ha mai ricevuto, passeggia sulla
spiaggia, ricordando l'amico al quale, pur inconsapevolmente, aveva
cambiato la vita. (Maria Nocerino)
QUANDO CINEMA E LETTERATURA SI FONDONO
In Italia Skarmeta è divenuto famoso grazie al film di Massimo Troisi "Il
Postino", ispirato al romanzo "Il postino di Neruda", (El cartero de
Neruda)
da
lui
scritto
nel
1985.
In base a ciò, alcuni critici letterari internazionali hanno definito la sua
letteratura molto adatta ad essere trasposta sul grande schermo.
Skàrmeta ammette, però, che pur essendo in parte vero, egli non
cerca di realizzare racconti appositamente per questo fine.
Molte persone sono affascinate dal linguaggio televisivo. Spesso però
esso è vuoto e fine a se stesso, perciò bisognerebbe sfruttarlo per
inserirvi uno stimolo positivo. Potrebbe essere interessante aggiungervi
un contenuto che spingesse alla lettura e all’analisi delle opere
letterarie. Skarmeta conclude l’intervista parlando dell’esperienza
dell’esilio in Argentina. Esordisce sottolineando la grande differenza tra
l’essere in uno stato estero perché costretti e il visitarlo
volontariamente. L’esilio però ha anche un lato positivo per la
socializzazione: infatti abbandonare il luogo nativo, la protezione della
casa materna, spinge la gente a conoscersi più profondamente e a
mettersi maggiormente in gioco. I giovani possono essere di aiuto per i
genitori o per gli adulti in generale perché sanno adattarsi meglio alla
nuova realtà. Questo è uno dei temi che lo scrittore Antonio Skarmeta
ha voluto sviluppare nelle sue composizioni letterarie, al fine di narrare
non solo il suo esilio ma quello di tutti i latinoamericani che lo hanno
sofferto. (Marianna Maione)
Massimo Troisi nel suo ultimo film
Confronto tra romanzo e film
L’ultimo film dell’attore napoletano Massimo Troisi, scomparso il 4 giugno
1994, ha raggiunto il record, per un film italiano, di maggiore incasso in
tutto il mondo: si tratta de Il postino per la regia di Michael Radford.
La pellicola si ispira liberamente al romanzo Il postino di Neruda di Antonio
Skàrmeta, scrittore cileno, il cui titolo originale è: Ardiente Pacencia,
sebbene sia più conosciuto nei paesi sud-americani con il titolo di El
cartero de Neruda, pubblicato nel 1986.
La lettura del romanzo accompagnato dalla visione del film è stata
un’esperienza interessante, che ha consentito una comparazione delle
due diverse forme espressive, centrata prevalentemente sulla parola nel
primo caso, sull’immagine e i suoni nel secondo. I nuclei tematici,
tuttavia, sono comuni: la poesia, l’amicizia, l’amore, l’esilio. L’essenza più
profonda del romanzo è rispettata nel film, anche se numerose sono le
differenze dal punto di vista narrativo e stilistico. La parola scritta, infatti,
ha una valenza diversa e consente un maggiore spazio per la riflessione
rispetto all’immagine cinematografica che scorre velocemente ed è
affidata al potere della suggestione e agli effetti della cinepresa. Sulla
pagina scritta, infatti, ci si può soffermare a nostro piacimento, rileggendo
le frasi che ci hanno colpito. In entrambi i casi il tempo della scrittura
narrativa, così come quello della sceneggiatura cinematografica, sono
diversi rispetto al tempo in cui leggiamo il romanzo o assistiamo al film.
Diversamente da quanto accade a teatro, dove lo spettatore partecipa
allo spettacolo contemporaneamente all’attore, realizzando così un
evento unico e irripetibile.
Analizzando alcune differenze tra il racconto e il film, si nota subito che il
primo è ambientato in Cile negli anni ‘50, durante la presidenza di
Salvador Allende e il successivo colpo di stato che instaurò la dittatura
di Pinochet; il film invece è ambientato in Italia, precisamente nell’isola
di Procida (anche se molte scene sono state girate a Pantelleria), alla
fine degli anni ‘60. Il protagonista, che nel romanzo si chiama Mario
Jimenez ed è un ragazzo, nel fim si chiama Mario Ruoppolo ed è più
grande di età, essendo impersonato da Massimo Troisi. Ma soprattutto
ciò che distingue le due opere consiste nel finale; infatti mentre nel
romanzo muore il poeta Pablo Neruda, rientrato dall’esilio in Francia,
mentre il villaggio è occupato dall’esercito di Pinochet e il poeta,
malato, è agli arresti domiciliari, nel film invece muore Mario (M. Troisi),
travolto dai disordini durante una manifestazione politica di stampo
comunista. (Natascia Battimo)
ALTRE RIFLESSIONI SULLE DUE OPERE A CONFRONTO
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Il film “Il Postino” del 1994, diretto da Michael Radford, rappresenta
l’ultima, indimenticabile interpretazione di Massimo Troisi,
scomparso solo 12 ore dopo la fine delle riprese.
Esso è liberamente ispirato al romanzo “il postino di Neruda” di
Antonio Skàrmeta, scrittore cileno nato ad Antofagasta il 7 novembre
1940, che lo mise in scena anche in teatro.
Durante la visione del film e, in seguito alla lettura del romanzo, è
possibile notare alcune particolari differenze.
Esse sono dovute, in particolar modo, alla differente ambientazione in
cui romanzo e film sono stati realizzati.
Il romanzo è stato pubblicato nel 1986, mentre il film è stato realizzato
nel 1994.
Nel film il cognome di Mario (Interpretato dall’attore Massimo Troisi) è
adattato ai comuni nomi di famiglie napoletane quale appunto
Ruoppolo, mentre nel romanzo si tratta di un cognome spagnolo
Jimenez; in Cile, infatti, il libro è stato pubblicato col titolo: “El
cartero de Neruda”.
Nel film, come nella realtà, Neruda riceve il premio nobel per la
letteratura e di conseguenza Mario gli organizza una festa. Di questo
evento non c’è traccia nel film.
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Ma soprattutto una grande differenza è contenuta nel finale, che ha
causato una grande emozione per la coincidenza della morte di Mario, il
protagonista del film, durante una manifestazione politica, con quella
dell’attore che lo ha interpretato, Massimo Troisi . Nel libro invece a
morire è il poeta Pablo Neruda, assistito dall’amico Mario.
Altra sostanziale differenza consiste nella nascita di Pablito, nato
dall’unione di Beatrice e Mario.
Nel film Pablito non conoscerà suo padre in quanto nascerà dopo la sua
morte, mentre nel libro non è così.
Nonostante tutte le differenze riscontrate tra l’opera letteraria e quella
cinematografica rimane invariata l’essenza di entrambi circa i temi
affrontati che sono soprattutto: la poesia, l’amicizia, l’amore.
Sono, infatti, proprio le sensazioni, le emozioni, i vissuti espressi da
questi nuclei tematici che si dimostrano capaci di colpire il cuore e
raggiungere l’essenza dell’animo umano.
Tutto ciò è testimoniato da una citazione di Pablo Neruda, presente sia
nel film che nel romanzo e che ci piace ricordare:
<<Quando la spieghi la poesia diventa banale,
meglio di ogni spiegazione è l'esperienza diretta
delle emozioni che può svelare la poesia ad un animo
predisposto a comprenderla.>>
(Alessia Marsico e Antonietta Scarano)
FINE DEL PRIMO LAVORO
G
iovanni Verga nacque il 2 settembre 1840: fu registrato all'anagrafe
di Catania, anche se alcuni sostengono che sia nato in contrada Tièpidi,
nel territorio di Vizzini, dove la famiglia si trovava per evitare l'epidemia
di colera che affliggeva Catania. In tale contrada la famiglia Verga
possedeva una tenuta di villeggiatura. Il padre, Giovanni Battista
Catalano, era di Vizzini, dove la famiglia Verga aveva delle proprietà, e
discendeva dal ramo cadetto di una famiglia alla quale appartenevano i
baroni di Fontanabianca; la madre si chiamava Caterina Di Mauro e
apparteneva ad una famiglia borghese di Catania. Il nonno di Giovanni,
come testimonia il De Roberto in un articolo raccolto, insieme a molti
altri, in un volume a cura di Carmelo Musumarra, era stato carbonaro e,
nel 1812, eletto deputato per Vizzini al primo Parlamento Siciliano.
Nunzia & Francesca Esposito
L
Da novelle rusticane: Libertà
a novella di Verga è ambientata a Bronte, piccolo paese in provincia di Catania alle
falde dell’Etna nell’estate del 1860. Ma l’autore non precisa i nomi dei personaggi e i
particolari della storia.
L’unico a essere citato è il generale Nino Bixio.
Si racconta la vicenda dei poveri abitanti di Bronte che, stanchi di una vita di ingiustizie
e di miseria, schiavi dei “galantuomini, si ribellano in modo feroce.
Essi non aspettano l’arrivo di Garibaldi che aveva promesso di distribuire le terre ai
contadini liberati dal re Borbone.
La novella quindi, inizia con la bandiera tricolore sventolata dalla plebe in nome della
libertà. La folla si scatena con violenza contro i notabili del paese, chiamati cappeddu
perché portavano il cappello simbolo di nobiltà, compiendo una vera e propria strage
nella quale vengono uccisi notai, avvocati, baroni e i loro figli senza pietà, a colpi di
scure, falce e martello.
Dopo la carneficina la plebe si aggira per le strade del paese allo sbando, con la paura
e l’ansia di come fare per dividersi le terre, ora che i galantuomini non hanno più il
potere.
Alcuni giorni dopo fa il suo ingresso a Bronte il generale Nino Bixio alla testa dell’esercito
garibaldino (le camicie rosse) . Egli è stato mandato da Garibaldi per reprimere con
forza la rivolta degli abitanti di Bronte, come esempio affinché non ci fossero altri paesi
che li imitassero. Perciò ordinò subito la fucilazione di alcuni ribelli.
Pertanto organizzò un “processo” e fece arrestare numerosi esponenti della rivolta. Le
mogli e le madri si recavano a visitare i loro cari in carcere. La prigionia durò tre anni, al
termine dei quali il processo si concluse con una sentenza esemplare che condannò a
morte alcune vittime innocenti. Tutto ritornò come prima, anzi peggio. L’ amara
conclusione è affidata alle parole del carbonaio, che esprime tutta la sua delusione per
non aver ricevuto neppure un pezzo di terra e per non aver visto neppure l’ombra della
libertà.
(Nunzia Casella , Carmen Grimaldi e Mario Navarra)
Immacolata Giovio
Trama del film Bronte
In Sicilia dopo lo sbarco di
Giuseppe Garibaldi del 1860 nel
centro di Bronte vicino Catania,
esplose una rivolta. Vennero
saccheggiati diversi edifici e
trucidati sedici uomini. Nel tentativo
di ristabilire l'ordine, Garibaldi invia il
fidato generale Nino Bixio che
applica lo stato d'assedio, irrogando
pesanti sanzioni economiche alla
popolazione. Costituito un tribunale
di guerra, in poche ore vengono
giudicate circa 150 persone e di
queste 5 condannate alla
esecuzione capitale. Alla luce delle
ricostruzioni successive verrà
appurata l'innocenza dei
condannati, fra i quali l'avvocato
Nicola Lombardo.
Il film ricostruisce la vicenda storica
della Strage di Bronte.
Nunzia & Francesca Esposito
Confronto tra la novella e il film
Nel corso del laboratorio “il libro nel cinema” abbiamo assistito alla
proiezione del film “Bronte: cronaca di un massacro che i libri di storia non
hanno raccontato” per la regia di Florestano Vancini. Il film è liberamente
ispirato alla novella “Libertà” di Giovanni Verga e tratta della strage che
avvenne nel piccolo paese di Bronte, paesino alle falde dell’Etna,
nell’estate del 1860 quando i contadini siciliani, nell’attesa dell’arrivo di
Garibaldi che aveva promesso loro la distribuzione delle terre, si ribellano
con violenza ai “galantuomini”. Il loro gesto verrà punito duramente
dall’esercito del generale Bixio. Giovanni Verga non nomina mai Bronte e
nessun personaggio, tranne quello del generale. La descrizione è
impersonale e anonima, utilizza la tecnica della “regressione” e il discorso
indiretto libero, tipici del racconto “verista”; nonostante ciò il lettore
intuisce che ci si riferisce a un fatto storicamente accaduto, anche se dai
contorni non delineati, forse perché potrebbe trattarsi di un qualsiasi paese
povero del sud, in qualsiasi tempo. Non bisogna dimenticare, inoltre, che
Verga scrive quasi contemporaneamente ai fatti narrati, dei quali forse
ancora non si avevano prove certe e la cui conoscenza poteva non
piacere al potere politico del tempo.
Il film, invece è stato girato nel 1972, dopo aver raccolto numerose prove e
testimonianze sull’evento raccontato. Il processo nella novella durò tre
anni e non si chiarisce con precisione la condanna inflitta e le persone
condannate; mentre nel film il processo dura pochi giorni e si conclude
con la fucilazione di cinque vittime innocenti, dietro ordine del generale
Bixio, che intendeva così dare un esempio di severa punizione della
ribellione, in modo da scoraggiare altre rivolte.
Si trattò di un processo sommario e privo di prove che nel film si conclude con la
drammatica condanna di cinque persone innocenti, tra cui l’avvocato
Lombardo, leader del gruppo. L’aspetto più caratteristico della novella di
Verga è la descrizione della furia cieca del popolo che sfoga la sua
disperazione in modo violento nei confronti dei galantuomini.
Il film, invece, analizza in profondità, come se fosse un documentario, le cause
di questa disperazione e i motivi che spinsero dei poveri contadini a
compiere un gesto simile.
Nel film, inoltre, l’avvocato Lombardo è il personaggio di maggiore spicco, alla
guida di un gruppo di intellettuali liberali. Egli pagherà con la vita il suo
coraggio, la sua onestà, il suo anelito di indipendenza e pace. Nella novella,
invece, egli non è proprio menzionato. Perché? Forse sarebbe stata una
denuncia troppo severa per quell’epoca storica. La novella dedica un’intera
sequenza alla cattura e all’uccisione della Baronessa e dei suoi figli, trucidati
barbaramente.
Proprio il ruolo delle donne nel film è ben diverso. Quelle appartenenti alla
nobiltà non compaiono affatto, mentre nel film compaiono le popolane,
alcune delle quali testimoniano contro l’avvocato Lombardo e gli altri
imputati; qui, inoltre, si evidenzia bene l’omertà del popolo, che non prende
le difese degli imputati per paura e viltà.
(Nunzia Casella, Carmen Grimaldi e Mario Navarra)
T. Ciriello &
A. Pozone
LIBERTA’ E BRONTE: UN MASSACRO A CONFRONTO
(APPUNTI E NOTE DI ANALISI DEL TESTO)
Il percorso didattico si è svolto nel quadro storico del processo di
unificazione italiana e in particolare della spedizione dei Mille,
argomento svolto nelle ore curricolari, tenendo conto anche
dell’anniversario dei 150 anni dell’Unità d’Italia.
Il fatto che le vicende narrate da Verga non abbiano una collocazione
storico-geografica esplicita, ha destato la curiosità nei ragazzi di
conoscere meglio la realtà storica che si cela dietro i fatti narrati. Per
soddisfare questa esigenza ci si è avvalsi dell’intervento del dott.
Giovanni Spedaliere della Biblioteca Universitaria che in un incontrodibattito ha approfondito la conoscenza delle fonti storiche relative a
questo fondamentale periodo della nostra storia. In tal modo si è
pervenuti a una più completa comprensione di avvenimenti complessi
e poco conosciuti della nostra storia risorgimentale e ciò ha destato
l’interesse non solo degli alunni ma anche degli stessi docenti.
Così ci si è preparati alla fase successiva: la visione del film, che,
utilizzando un diverso linguaggio espressivo,ha mostrato i fatti secondo
una diversa e più circostanziata prospettiva.
L. Limatola
R. Oronzo
S. Fraiese
Per quanto riguarda i due generi testuali si è evidenziato che il racconto
appartiene alla “novella realistica”, in particolare “verista”; nel
secondo caso ci troviamo di fronte a un lungometraggio classificabile
come “film storico”, che vuole essere una vera e propria “cronaca”
dei fatti, ma che tuttavia trasmette emozioni forti riconducibili
all’epica.
Gli autori del film precisano che “i fatti narrati sono realmente accaduti”
e si impegnano a darne una ricostruzione basata sulla “verità storica”,
ricercata con scrupolo e impegno, come si evince dalle fonti da cui
hanno attinto e che vengono citate nei titoli di coda.
Di particolare effetto il sottotitolo del film: Cronaca di un massacro che i
libri di storia non hanno raccontato”, che inquadra subito l’opera
come film “antistorico”, in contrasto con la visione tradizionale del
Risorgimento. Eppure l’episodio di Bronte non fu affatto isolato e
caratterizzò in forme diverse altri paesi dell’entroterra siciliano e di
tutto il Sud.
Nelle due opere, attraverso le frasi dialettali dei popolani o il discorso
indiretto libero tipico della scrittura di Verga, risaltano le misere
condizioni economiche e le violenze subite da quella povera gente
da parte di sbirri e campieri agli ordini dei proprietari terrieri, facendo
presagire dall’inizio il tragico epilogo. I contadini appaiono incapaci
di modificare la loro condizione sociale, come se questa rispondesse
ad una legge naturale immodificabile.
Immacolata Giovio
Gli eventi narrati sono disposti in ordine cronologico: sia nella novella
(rivolta – sbandamento e attesa – repressione) che nel film (prima della
rivolta – rivolta – repressione) è possibile riconoscere tre macrosequenze
simili, dove la rivolta ha chiaramente una funzione centrale.
Emerge il pessimismo profondo di Verga: l’uomo è incapace di cambiare
la sua condizione sociale e l’ordine costituito.
La folla è il personaggio “corale” della novella; nessuno dei personaggi,
tranne Bixio in poche righe, viene identificato con precisione. E la folla in
rivolta viene paragonata, attraverso metafore e similitudini, agli elementi
della natura (la folla come un mare in tempesta un fiume in piena).
Nel film, invece, le inquadrature lunghe della folla si alternano e si
mescolano con i primissimi piani dei personaggi, che hanno un nome
preciso e si caratterizzano attraverso i loro dialoghi, gli sguardi, su cui la
macchina da presa indugia e poi stacca. Tre sono i personaggi
principali, a cui sono affidate le battute chiave: l’avvocato Lombardo,
unico galantuomo che prende le parti del popolo, il carbonaro
Gasparazzo e Bixio. Di quest’ultimo risalta il sentimento di disprezzo che
prova nei confronti della popolazione di Bronte e siciliana tutta,
incapace di comprenderla.
Lo spazio che separa il paese dalla campagna circostante è rappresentato
nel film da un burrone, un rapporto alto/basso che separa nettamente i
garibaldini, che arrivano dal fondovalle con i loro canti, mentre i carbonai
osservano diffidenti dall’alto con le loro voci e poi i loro canti, come ad
accentuare la distanza culturale e inseparabile tra due realtà che si
incontrano.
Le musiche nel film accentuano questa separazione e hanno un ruolo
importante con le loro serenate notturne, i canti popolari, la cantilena del
pazzo, l’uso di strumenti tradizionali e colti come lo scacciapensieri, l’organo,
il violino, combinati tra loro con effetti molto suggestivi.
(Alunni della III D e IV A)
Lucia Limatola
Progetto “Letteratura e cinema: un matrimonio felice?”
A cura dei ragazzi delle classi III D - IV A – V L:
Battimo Natascia
Castaldi Roberto
Esposito Nunzia
Esposito Francesca
Maione Marianna
Manzi Annunziata
Marsico Alessia
Nocerino Maria
Scarano Antonietta
Casella Nunzia
Gaudino Antonella
Grimaldi Carmen
Navarra Mario
Ciriello Tommaso
Fraiese Sabrina
Giovio Immacolata
Limatola Lucia
Oronzo Roberta
Pozone Alessia
Docenti: Cinzia Plaitano e Raffaella Iovine