Letteratura e cinema: un matrimonio felice?
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Letteratura e cinema: un matrimonio felice?
Letteratura e cinema: un matrimonio felice? A cura degli alunni della III D e IV A indirizzo economico aziendale e V L indirizzo grafico pubblicitario dell’Istituto Statale Nitti di Portici Docenti: Cinzia Plaitano e Raffaella Iovine Progetto realizzato in collaborazione con la Biblioteca Universitaria di Napoli 4^ edizione di “Ottobre piovono libri – Il Libro nel cinema” PREMESSA L’idea di sviluppare questo progetto con gli alunni è nata dall’iniziativa promossa dalla Biblioteca Universitaria di Napoli, in occasione della 4^ edizione di “Ottobre piovono libri: i luoghi della lettura” . Il tema proposto alle scuole è stato: “Il libro nel cinema”, nato in occasione della ristampa del catalogo: Napoli, una città nel cinema, a cura della Biblioteca. Il progetto con gli alunni è stato improntato alla riflessione e all’analisi di alcune opere letterarie e delle corrispondenti produzioni cinematografiche, rielaborate dagli alunni dal punto di vista della scrittura e grafico, attraverso l’analisi testuale, il commento, le locandine delle opere scelte. Tanti erano i materiali a disposizione; il gruppo, avendo a disposizione 30 ore di laboratorio e tenendo conto della programmazione didattica, ha scelto due testi e generi letterari: il romanzo “Il postino di Neruda” di A. Skàrmeta, da cui è stato ricavato il film “Il postino” con M. Troisi; la novella “Libertà” di Giovanni Verga da cui è stato tratto il film “Bronte” di Florestano Vancini. Nell’ambito di questo secondo lavoro ci si è avvalsi della collaborazione diretta della Biblioteca, attraverso la lezione-incontro sulla storia del Mezzogiorno nel periodo pre e post-unitario, dal titolo: “Napoli tra i Borbone e i Savoia”, tenuta dal dott. Giovanni Spedaliere, che ha coinvolto alcune classi dell’istituto e che, dato il successo dell’iniziativa, è stato replicato. Il lavoro è stato interessante e piacevole, sia per gli alunni, che hanno partecipato con impegno, che per i docenti i quali hanno trovato stimoli per una nuova didattica nella forma del laboratorio. Tommaso Ciriello Antonio Skàrmeta Esteban Antonio Skármeta nasce il 7 novembre 1940 a Antofagasta, nel nord del Cile. Inizia a scrivere a 9 anni, ma le sue prime prove letterarie vengono distrutte dall'autore. Alla fine degli anni Sessanta pubblica una raccolta di racconti, El entusiasmo e nel 1969 vince il premio Casa de las Américas con il saggio Desnudo en el tejado. Lasciato il Cile nel 1973, in seguito al colpo di stato contro il governo di Salvador Allende, vive per un anno in Argentina, dove pubblica la raccolta di saggi Tibro libre; si trasferisce successivamente a Berlino, dove insegna sceneggiatura all'Accademia di cinema e televisione e sposa Nora, una ragazza tedesca, dalla quale ha due figli. Nel 1975 pubblica il primo libro dell'esilio: Sognai che la neve bruciava (Feltrinelli 1976), e cinque anni dopo il romanzo breve Non è successo niente (Garzanti), sul tema dell’esilio visto con gli occhi di un adolescente. A metà degli anni Ottanta scrive il romanzo Il postino di Neruda (Garzanti), nato inizialmente come uno spettacolo teatrale. Finita la dittatura, nel 1989, torna a Santiago e inizia a lavorare per il cinema e la televisione. Nel 1999 pubblica un nuovo romanzo, Le nozze del poeta (Garzanti), cui segue nel 2001 La bambina e il trombone (Garzanti). Dal 2000 è ambasciatore del suo paese in Germania. (Annunziata Manzi) Trama del romanzo “Il Postino di Neruda” Nel giugno del 1969 Mario Jimenez, pescatore, vista la scarsa volontà con cui si dedica al suo lavoro, decide di cambiare mestiere. Avendo già una bicicletta e sapendo leggere, chiede all’ufficio postale di poter essere assunto come postino. Dal momento che sull'Isla Negra l'analfabetismo è pressoché totale, il capoufficio lo avvisa che l’unico cliente sarà nientemeno che il famosissimo poeta Pablo Neruda. Lo mette in guardia: sarà un mestiere misero; la paga gli basterà appena per andare al cinema una volta alla settimana. Nonostante ciò, Mario accetta subito il lavoro. Tra il postino ed il poeta nasce subito uno strano ma forte legame. Nell'amicizia con Neruda Mario vede realizzarsi il suo sogno di diventare poeta, invaghendosi della sua saggezza e della sua abilità letteraria. D’altro canto il poeta vede nel postino un'ingenuità che imparerà ad apprezzare e ad amare; è quindi ben disposto ad offrirgli il suo pieno appoggio nell'imparare a far poesia. Frequentando l'osteria dell'isola il postino s'innamora della figlia della proprietaria, la diciassettenne Beatriz Gonzàles. Raccontando a Neruda del suo sentimento, gli chiede di scrivere una poesia per Beatriz. Il poeta però preferisce recarsi con Mario all'osteria per vedere coi propri occhi la bella. La madre della ragazza, la signora Rosa vedova Gonzàles, non è però d'accordo nel rapporto tra la figlia e il postino, che vede come squattrinato interessato soltanto alle metafore ed alla poesia. Chiesto, inutilmente, aiuto al poeta per liberarsi del ragazzo, la vedova Gonzàles deve arrendersi ed acconsentire al matrimonio fra i due. Proprio il giorno del matrimonio di Mario e Beatriz, Pablo Neruda deve partire. Con il nuovo governo di Salvador Allende, infatti, egli è stato nominato ambasciatore a Parigi e deve lasciare l'Isla Negra. Mario, dal momento che con la partenza di Neruda non ha più lavoro, cedendo alle spinte della neo-suocera, accetta di divenire cuoco nella locanda. Dopo pochi mesi diviene padre del piccolo Pablo Neftalì Jimenez Gonzàles. Al termine di una giornata di lavoro, giunge da Parigi un pacco per Mario mandato da Neruda. Il poeta gli chiede di incidere su un registratore tutti i suoni del paese e del mare, che gli mancano molto. Saputo che Neruda ha vinto il premio Nobel, Mario organizza una grande festa invitando alla locanda tutti gli abitanti e i pescatori dell'isola. Avuta la notizia del ritorno del poeta, il postino viene a sapere dalla moglie di Neruda che questi sta molto male. Proprio nel giorno dell'assedio militare in seguito al colpo di stato realizzato dalle forze oppositrici al capo del governo Allende, Mario riesce a vedere l'amico poeta. Fattagli una veloce e pericolosa visita, lo deve salutare definitivamente. Neruda sarà portato in ambulanza all'ospedale di Santiago, dove morirà qualche giorno più tardi, il 23 settembre 1973. (Natascia Battimo e Marianna Maione) DUE AMANTI FELICI D ue amanti felici fanno un solo pane, una sola goccia di luna nell'erba, lascian camminando due ombre che s'uniscono, lasciano un solo sole vuoto in un letto. Di tutte le verità scelsero il giorno: non s'uccisero con fili, ma con un’aroma e non spezzarono la pace né le parole. E' la felicità una torre trasparente. L'aria, il vino vanno coi due amanti, gli regala la notte i suoi petali felici, hanno diritto a tutti i garofani. Due amanti felici non hanno fine né morte, nascono e muoiono più volte vivendo, hanno l'eternità della natura. (Pablo Neruda) Commento Nei “Due Amanti Felici” il poeta ci delinea il sentimento, delicato e nello stesso tempo forte, di due innamorati che divisi sono poco, quasi nulla, mentre uniti sono tutto…. L’Amore, la “cosa” più bella che esiste. Un qualcosa di elevata grandezza, un sentimento così forte che nulla può distruggere, che sconvolge tutto ciò che lo circonda, che va aldilà della vita, un qualcosa di eterno. Due amanti che si perdono non nella prigione del loro sentimento ma avvolti dal suo aroma, un’essenza speciale, inebriante. Ecco quindi l’amore, sentimento essenziale in questa vita a volte piena di angosce e dolore, necessario per la nostra sopravvivenza. (Antonella Gaudino) Immacolata Giovio NUDA Nuda sei semplice come una delle tue mani, liscia, terrestre, minima, rotonda, trasparente, hai linee di luna, strade di mela, nuda sei sottile come il grano nudo. Nuda sei azzurra come la notte a Cuba, hai rampicanti e stelle nei tuoi capelli, nuda sei enorme e gialla come l'estate in una chiesa d'oro. Nuda sei piccola come una delle tue unghie, curva, sottile, rosea finché nasce il giorno e t'addentri nel sotterraneo del mondo. come in una lunga galleria di vestiti e di lavori: la tua chiarezza si spegne, si veste, si sfoglia e di nuovo torna a essere una mano nuda (P. Neruda) Commento La poesia “Nuda” paragona il corpo di una donna agli elementi della natura. Mette in risalto ogni particolare del corpo dell’ amata; descritta in maniera così dolce nei dettagli. Espressa con estremo sentimento, essa è fantastica come poesia da dedicare ad una donna. Un modo minuziosamente sensibile di dimostrare il proprio Amore. Credo che un uomo che sappia comunicare tali sentimenti soprattutto se con estrema sincerità, sia un uomo che meriti di essere ricambiato con tutto il cuore. (Antonella Gaudino) L. Limatola R. Oronzo S. Fraiese • Trama del film “Il postino ” • 1ª PARTE • Nell'estate del 1952, Mario Ruoppolo (Massimo Troisi), un disoccupato figlio di pescatori, vive in un'isola (Procida) che da poco ha dato asilo politico al grande poeta cileno Pablo Neruda (Philippe Noiret). E proprio in occasione di ciò, Mario viene assunto in qualità di postino, proprio per consegnare la posta al poeta. Il resto della popolazione è in gran parte analfabeta, quindi fino ad allora non c'era stato bisogno di postini. Così Mario inizia il suo lavoro, consegnando la posta al poeta tutti i giorni, e meravigliandosi del gran numero di donne che gli scrivono e di quanta ammirazione hanno per lui. Giorno dopo giorno, Mario rimane sempre più affascinato dal poeta, tanto da comprare un suo libro di poesie. Poi timidamente se lo fa autografare. Un giorno Mario entra in osteria e si innamora di Beatrice (Maria Grazia Cucinotta), nipote della proprietaria. Mario si avvicina, e comincia a giocare a calcio balilla con lei fissandola, senza dire niente. A questo punto corre in fretta da Don Pablo chiedendogli di aiutarlo nella conquista di Beatrice. Così, il giorno dopo, Mario porta la posta a Neruda, e lui gli regala un libro per scrivere le sue poesie. Poi si recano in osteria perché il poeta vuole vedere Beatrice da vicino. Qui,per aiutare il giovane postino a far colpo sulla ragazza, scrive una frase sul libro di Mario, rivelando così la loro amicizia. • I giorni seguenti Mario inizia a corteggiare Beatrice, con le parole, o meglio, con le poesie di Neruda, e inizia a fare breccia nel suo cuore. La zia di lei, vedendola stranita e preoccupandosi della nipote, le chiede spiegazioni. Poi Mario,esagerando, da a Beatrice una poesia un po' spinta, dal titolo Nuda. La zia gliela prende e la porta subito dal prete per farsela leggere; quando ne sente il contenuto si dirige immediatamente da Neruda, per lamentarsi di tutto ciò, e perché il poeta convinga Mario a stare lontano dalla nipote e a non vederla più. La sera stessa Beatrice scappa e va a trovare Mario, e sboccia la passione. Così decidono di sposarsi, e Neruda gli fa da testimone. • 2ª PARTE • Durante la cerimonia, il poeta riceve una lettera dal Cile, che gli annuncia che il mandato d'arresto nei suoi confronti è stato revocato, e che quindi tornerà a casa. Il giorno dopo Mario gli consegna l'ultima posta. Neruda vorrebbe dargli dei soldi ma Mario rifiuta, si abbracciano e si salutano. Da quel giorno Mario inizia a scrivere poesie, e ad interessarsi di comunismo, contribuendo naturalmente al lavoro in osteria. La vita scorre, Neruda viaggia da un capo all'altro del mondo per premi, conferenze ecc. e Mario ne segue tutte le gesta, sperando che, passando dall'Italia, possa tornare a trovarlo. Beatrice annuncia che sta aspettando un bambino, e Mario vorrebbe chiamarlo Pablito in onore del poeta, anche se lei non è molto concorde. Un giorno riceve posta. E’ una lettera scritta da uno sconosciuto per conto del poeta. Nella lettera si chiede a Mario di spedire degli oggetti personali di Neruda rimasti nella sua vecchia dimora: Mario ci rimane male. Gli spedisce la roba e decide di registrare tutti i suoni dell'isola, per far rivivere al poeta tutti i momenti vissuti con lui. Passa qualche anno e Neruda e sua moglie tornano nell'isola, entrano nell'osteria e vengono accolti da un bambino che gioca. Nella stanza accanto c'è sua madre, Beatrice, che lo chiama: "Pablito". Mario purtroppo non c'è più, è morto prima che suo figlio nascesse, in una manifestazione comunista. Ed il poeta, che ora ascolta quella registrazione che non ha mai ricevuto, passeggia sulla spiaggia, ricordando l'amico al quale, pur inconsapevolmente, aveva cambiato la vita. (Maria Nocerino) QUANDO CINEMA E LETTERATURA SI FONDONO In Italia Skarmeta è divenuto famoso grazie al film di Massimo Troisi "Il Postino", ispirato al romanzo "Il postino di Neruda", (El cartero de Neruda) da lui scritto nel 1985. In base a ciò, alcuni critici letterari internazionali hanno definito la sua letteratura molto adatta ad essere trasposta sul grande schermo. Skàrmeta ammette, però, che pur essendo in parte vero, egli non cerca di realizzare racconti appositamente per questo fine. Molte persone sono affascinate dal linguaggio televisivo. Spesso però esso è vuoto e fine a se stesso, perciò bisognerebbe sfruttarlo per inserirvi uno stimolo positivo. Potrebbe essere interessante aggiungervi un contenuto che spingesse alla lettura e all’analisi delle opere letterarie. Skarmeta conclude l’intervista parlando dell’esperienza dell’esilio in Argentina. Esordisce sottolineando la grande differenza tra l’essere in uno stato estero perché costretti e il visitarlo volontariamente. L’esilio però ha anche un lato positivo per la socializzazione: infatti abbandonare il luogo nativo, la protezione della casa materna, spinge la gente a conoscersi più profondamente e a mettersi maggiormente in gioco. I giovani possono essere di aiuto per i genitori o per gli adulti in generale perché sanno adattarsi meglio alla nuova realtà. Questo è uno dei temi che lo scrittore Antonio Skarmeta ha voluto sviluppare nelle sue composizioni letterarie, al fine di narrare non solo il suo esilio ma quello di tutti i latinoamericani che lo hanno sofferto. (Marianna Maione) Massimo Troisi nel suo ultimo film Confronto tra romanzo e film L’ultimo film dell’attore napoletano Massimo Troisi, scomparso il 4 giugno 1994, ha raggiunto il record, per un film italiano, di maggiore incasso in tutto il mondo: si tratta de Il postino per la regia di Michael Radford. La pellicola si ispira liberamente al romanzo Il postino di Neruda di Antonio Skàrmeta, scrittore cileno, il cui titolo originale è: Ardiente Pacencia, sebbene sia più conosciuto nei paesi sud-americani con il titolo di El cartero de Neruda, pubblicato nel 1986. La lettura del romanzo accompagnato dalla visione del film è stata un’esperienza interessante, che ha consentito una comparazione delle due diverse forme espressive, centrata prevalentemente sulla parola nel primo caso, sull’immagine e i suoni nel secondo. I nuclei tematici, tuttavia, sono comuni: la poesia, l’amicizia, l’amore, l’esilio. L’essenza più profonda del romanzo è rispettata nel film, anche se numerose sono le differenze dal punto di vista narrativo e stilistico. La parola scritta, infatti, ha una valenza diversa e consente un maggiore spazio per la riflessione rispetto all’immagine cinematografica che scorre velocemente ed è affidata al potere della suggestione e agli effetti della cinepresa. Sulla pagina scritta, infatti, ci si può soffermare a nostro piacimento, rileggendo le frasi che ci hanno colpito. In entrambi i casi il tempo della scrittura narrativa, così come quello della sceneggiatura cinematografica, sono diversi rispetto al tempo in cui leggiamo il romanzo o assistiamo al film. Diversamente da quanto accade a teatro, dove lo spettatore partecipa allo spettacolo contemporaneamente all’attore, realizzando così un evento unico e irripetibile. Analizzando alcune differenze tra il racconto e il film, si nota subito che il primo è ambientato in Cile negli anni ‘50, durante la presidenza di Salvador Allende e il successivo colpo di stato che instaurò la dittatura di Pinochet; il film invece è ambientato in Italia, precisamente nell’isola di Procida (anche se molte scene sono state girate a Pantelleria), alla fine degli anni ‘60. Il protagonista, che nel romanzo si chiama Mario Jimenez ed è un ragazzo, nel fim si chiama Mario Ruoppolo ed è più grande di età, essendo impersonato da Massimo Troisi. Ma soprattutto ciò che distingue le due opere consiste nel finale; infatti mentre nel romanzo muore il poeta Pablo Neruda, rientrato dall’esilio in Francia, mentre il villaggio è occupato dall’esercito di Pinochet e il poeta, malato, è agli arresti domiciliari, nel film invece muore Mario (M. Troisi), travolto dai disordini durante una manifestazione politica di stampo comunista. (Natascia Battimo) ALTRE RIFLESSIONI SULLE DUE OPERE A CONFRONTO • • • • • • • Il film “Il Postino” del 1994, diretto da Michael Radford, rappresenta l’ultima, indimenticabile interpretazione di Massimo Troisi, scomparso solo 12 ore dopo la fine delle riprese. Esso è liberamente ispirato al romanzo “il postino di Neruda” di Antonio Skàrmeta, scrittore cileno nato ad Antofagasta il 7 novembre 1940, che lo mise in scena anche in teatro. Durante la visione del film e, in seguito alla lettura del romanzo, è possibile notare alcune particolari differenze. Esse sono dovute, in particolar modo, alla differente ambientazione in cui romanzo e film sono stati realizzati. Il romanzo è stato pubblicato nel 1986, mentre il film è stato realizzato nel 1994. Nel film il cognome di Mario (Interpretato dall’attore Massimo Troisi) è adattato ai comuni nomi di famiglie napoletane quale appunto Ruoppolo, mentre nel romanzo si tratta di un cognome spagnolo Jimenez; in Cile, infatti, il libro è stato pubblicato col titolo: “El cartero de Neruda”. Nel film, come nella realtà, Neruda riceve il premio nobel per la letteratura e di conseguenza Mario gli organizza una festa. Di questo evento non c’è traccia nel film. • • • • • • Ma soprattutto una grande differenza è contenuta nel finale, che ha causato una grande emozione per la coincidenza della morte di Mario, il protagonista del film, durante una manifestazione politica, con quella dell’attore che lo ha interpretato, Massimo Troisi . Nel libro invece a morire è il poeta Pablo Neruda, assistito dall’amico Mario. Altra sostanziale differenza consiste nella nascita di Pablito, nato dall’unione di Beatrice e Mario. Nel film Pablito non conoscerà suo padre in quanto nascerà dopo la sua morte, mentre nel libro non è così. Nonostante tutte le differenze riscontrate tra l’opera letteraria e quella cinematografica rimane invariata l’essenza di entrambi circa i temi affrontati che sono soprattutto: la poesia, l’amicizia, l’amore. Sono, infatti, proprio le sensazioni, le emozioni, i vissuti espressi da questi nuclei tematici che si dimostrano capaci di colpire il cuore e raggiungere l’essenza dell’animo umano. Tutto ciò è testimoniato da una citazione di Pablo Neruda, presente sia nel film che nel romanzo e che ci piace ricordare: <<Quando la spieghi la poesia diventa banale, meglio di ogni spiegazione è l'esperienza diretta delle emozioni che può svelare la poesia ad un animo predisposto a comprenderla.>> (Alessia Marsico e Antonietta Scarano) FINE DEL PRIMO LAVORO G iovanni Verga nacque il 2 settembre 1840: fu registrato all'anagrafe di Catania, anche se alcuni sostengono che sia nato in contrada Tièpidi, nel territorio di Vizzini, dove la famiglia si trovava per evitare l'epidemia di colera che affliggeva Catania. In tale contrada la famiglia Verga possedeva una tenuta di villeggiatura. Il padre, Giovanni Battista Catalano, era di Vizzini, dove la famiglia Verga aveva delle proprietà, e discendeva dal ramo cadetto di una famiglia alla quale appartenevano i baroni di Fontanabianca; la madre si chiamava Caterina Di Mauro e apparteneva ad una famiglia borghese di Catania. Il nonno di Giovanni, come testimonia il De Roberto in un articolo raccolto, insieme a molti altri, in un volume a cura di Carmelo Musumarra, era stato carbonaro e, nel 1812, eletto deputato per Vizzini al primo Parlamento Siciliano. Nunzia & Francesca Esposito L Da novelle rusticane: Libertà a novella di Verga è ambientata a Bronte, piccolo paese in provincia di Catania alle falde dell’Etna nell’estate del 1860. Ma l’autore non precisa i nomi dei personaggi e i particolari della storia. L’unico a essere citato è il generale Nino Bixio. Si racconta la vicenda dei poveri abitanti di Bronte che, stanchi di una vita di ingiustizie e di miseria, schiavi dei “galantuomini, si ribellano in modo feroce. Essi non aspettano l’arrivo di Garibaldi che aveva promesso di distribuire le terre ai contadini liberati dal re Borbone. La novella quindi, inizia con la bandiera tricolore sventolata dalla plebe in nome della libertà. La folla si scatena con violenza contro i notabili del paese, chiamati cappeddu perché portavano il cappello simbolo di nobiltà, compiendo una vera e propria strage nella quale vengono uccisi notai, avvocati, baroni e i loro figli senza pietà, a colpi di scure, falce e martello. Dopo la carneficina la plebe si aggira per le strade del paese allo sbando, con la paura e l’ansia di come fare per dividersi le terre, ora che i galantuomini non hanno più il potere. Alcuni giorni dopo fa il suo ingresso a Bronte il generale Nino Bixio alla testa dell’esercito garibaldino (le camicie rosse) . Egli è stato mandato da Garibaldi per reprimere con forza la rivolta degli abitanti di Bronte, come esempio affinché non ci fossero altri paesi che li imitassero. Perciò ordinò subito la fucilazione di alcuni ribelli. Pertanto organizzò un “processo” e fece arrestare numerosi esponenti della rivolta. Le mogli e le madri si recavano a visitare i loro cari in carcere. La prigionia durò tre anni, al termine dei quali il processo si concluse con una sentenza esemplare che condannò a morte alcune vittime innocenti. Tutto ritornò come prima, anzi peggio. L’ amara conclusione è affidata alle parole del carbonaio, che esprime tutta la sua delusione per non aver ricevuto neppure un pezzo di terra e per non aver visto neppure l’ombra della libertà. (Nunzia Casella , Carmen Grimaldi e Mario Navarra) Immacolata Giovio Trama del film Bronte In Sicilia dopo lo sbarco di Giuseppe Garibaldi del 1860 nel centro di Bronte vicino Catania, esplose una rivolta. Vennero saccheggiati diversi edifici e trucidati sedici uomini. Nel tentativo di ristabilire l'ordine, Garibaldi invia il fidato generale Nino Bixio che applica lo stato d'assedio, irrogando pesanti sanzioni economiche alla popolazione. Costituito un tribunale di guerra, in poche ore vengono giudicate circa 150 persone e di queste 5 condannate alla esecuzione capitale. Alla luce delle ricostruzioni successive verrà appurata l'innocenza dei condannati, fra i quali l'avvocato Nicola Lombardo. Il film ricostruisce la vicenda storica della Strage di Bronte. Nunzia & Francesca Esposito Confronto tra la novella e il film Nel corso del laboratorio “il libro nel cinema” abbiamo assistito alla proiezione del film “Bronte: cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato” per la regia di Florestano Vancini. Il film è liberamente ispirato alla novella “Libertà” di Giovanni Verga e tratta della strage che avvenne nel piccolo paese di Bronte, paesino alle falde dell’Etna, nell’estate del 1860 quando i contadini siciliani, nell’attesa dell’arrivo di Garibaldi che aveva promesso loro la distribuzione delle terre, si ribellano con violenza ai “galantuomini”. Il loro gesto verrà punito duramente dall’esercito del generale Bixio. Giovanni Verga non nomina mai Bronte e nessun personaggio, tranne quello del generale. La descrizione è impersonale e anonima, utilizza la tecnica della “regressione” e il discorso indiretto libero, tipici del racconto “verista”; nonostante ciò il lettore intuisce che ci si riferisce a un fatto storicamente accaduto, anche se dai contorni non delineati, forse perché potrebbe trattarsi di un qualsiasi paese povero del sud, in qualsiasi tempo. Non bisogna dimenticare, inoltre, che Verga scrive quasi contemporaneamente ai fatti narrati, dei quali forse ancora non si avevano prove certe e la cui conoscenza poteva non piacere al potere politico del tempo. Il film, invece è stato girato nel 1972, dopo aver raccolto numerose prove e testimonianze sull’evento raccontato. Il processo nella novella durò tre anni e non si chiarisce con precisione la condanna inflitta e le persone condannate; mentre nel film il processo dura pochi giorni e si conclude con la fucilazione di cinque vittime innocenti, dietro ordine del generale Bixio, che intendeva così dare un esempio di severa punizione della ribellione, in modo da scoraggiare altre rivolte. Si trattò di un processo sommario e privo di prove che nel film si conclude con la drammatica condanna di cinque persone innocenti, tra cui l’avvocato Lombardo, leader del gruppo. L’aspetto più caratteristico della novella di Verga è la descrizione della furia cieca del popolo che sfoga la sua disperazione in modo violento nei confronti dei galantuomini. Il film, invece, analizza in profondità, come se fosse un documentario, le cause di questa disperazione e i motivi che spinsero dei poveri contadini a compiere un gesto simile. Nel film, inoltre, l’avvocato Lombardo è il personaggio di maggiore spicco, alla guida di un gruppo di intellettuali liberali. Egli pagherà con la vita il suo coraggio, la sua onestà, il suo anelito di indipendenza e pace. Nella novella, invece, egli non è proprio menzionato. Perché? Forse sarebbe stata una denuncia troppo severa per quell’epoca storica. La novella dedica un’intera sequenza alla cattura e all’uccisione della Baronessa e dei suoi figli, trucidati barbaramente. Proprio il ruolo delle donne nel film è ben diverso. Quelle appartenenti alla nobiltà non compaiono affatto, mentre nel film compaiono le popolane, alcune delle quali testimoniano contro l’avvocato Lombardo e gli altri imputati; qui, inoltre, si evidenzia bene l’omertà del popolo, che non prende le difese degli imputati per paura e viltà. (Nunzia Casella, Carmen Grimaldi e Mario Navarra) T. Ciriello & A. Pozone LIBERTA’ E BRONTE: UN MASSACRO A CONFRONTO (APPUNTI E NOTE DI ANALISI DEL TESTO) Il percorso didattico si è svolto nel quadro storico del processo di unificazione italiana e in particolare della spedizione dei Mille, argomento svolto nelle ore curricolari, tenendo conto anche dell’anniversario dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Il fatto che le vicende narrate da Verga non abbiano una collocazione storico-geografica esplicita, ha destato la curiosità nei ragazzi di conoscere meglio la realtà storica che si cela dietro i fatti narrati. Per soddisfare questa esigenza ci si è avvalsi dell’intervento del dott. Giovanni Spedaliere della Biblioteca Universitaria che in un incontrodibattito ha approfondito la conoscenza delle fonti storiche relative a questo fondamentale periodo della nostra storia. In tal modo si è pervenuti a una più completa comprensione di avvenimenti complessi e poco conosciuti della nostra storia risorgimentale e ciò ha destato l’interesse non solo degli alunni ma anche degli stessi docenti. Così ci si è preparati alla fase successiva: la visione del film, che, utilizzando un diverso linguaggio espressivo,ha mostrato i fatti secondo una diversa e più circostanziata prospettiva. L. Limatola R. Oronzo S. Fraiese Per quanto riguarda i due generi testuali si è evidenziato che il racconto appartiene alla “novella realistica”, in particolare “verista”; nel secondo caso ci troviamo di fronte a un lungometraggio classificabile come “film storico”, che vuole essere una vera e propria “cronaca” dei fatti, ma che tuttavia trasmette emozioni forti riconducibili all’epica. Gli autori del film precisano che “i fatti narrati sono realmente accaduti” e si impegnano a darne una ricostruzione basata sulla “verità storica”, ricercata con scrupolo e impegno, come si evince dalle fonti da cui hanno attinto e che vengono citate nei titoli di coda. Di particolare effetto il sottotitolo del film: Cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato”, che inquadra subito l’opera come film “antistorico”, in contrasto con la visione tradizionale del Risorgimento. Eppure l’episodio di Bronte non fu affatto isolato e caratterizzò in forme diverse altri paesi dell’entroterra siciliano e di tutto il Sud. Nelle due opere, attraverso le frasi dialettali dei popolani o il discorso indiretto libero tipico della scrittura di Verga, risaltano le misere condizioni economiche e le violenze subite da quella povera gente da parte di sbirri e campieri agli ordini dei proprietari terrieri, facendo presagire dall’inizio il tragico epilogo. I contadini appaiono incapaci di modificare la loro condizione sociale, come se questa rispondesse ad una legge naturale immodificabile. Immacolata Giovio Gli eventi narrati sono disposti in ordine cronologico: sia nella novella (rivolta – sbandamento e attesa – repressione) che nel film (prima della rivolta – rivolta – repressione) è possibile riconoscere tre macrosequenze simili, dove la rivolta ha chiaramente una funzione centrale. Emerge il pessimismo profondo di Verga: l’uomo è incapace di cambiare la sua condizione sociale e l’ordine costituito. La folla è il personaggio “corale” della novella; nessuno dei personaggi, tranne Bixio in poche righe, viene identificato con precisione. E la folla in rivolta viene paragonata, attraverso metafore e similitudini, agli elementi della natura (la folla come un mare in tempesta un fiume in piena). Nel film, invece, le inquadrature lunghe della folla si alternano e si mescolano con i primissimi piani dei personaggi, che hanno un nome preciso e si caratterizzano attraverso i loro dialoghi, gli sguardi, su cui la macchina da presa indugia e poi stacca. Tre sono i personaggi principali, a cui sono affidate le battute chiave: l’avvocato Lombardo, unico galantuomo che prende le parti del popolo, il carbonaro Gasparazzo e Bixio. Di quest’ultimo risalta il sentimento di disprezzo che prova nei confronti della popolazione di Bronte e siciliana tutta, incapace di comprenderla. Lo spazio che separa il paese dalla campagna circostante è rappresentato nel film da un burrone, un rapporto alto/basso che separa nettamente i garibaldini, che arrivano dal fondovalle con i loro canti, mentre i carbonai osservano diffidenti dall’alto con le loro voci e poi i loro canti, come ad accentuare la distanza culturale e inseparabile tra due realtà che si incontrano. Le musiche nel film accentuano questa separazione e hanno un ruolo importante con le loro serenate notturne, i canti popolari, la cantilena del pazzo, l’uso di strumenti tradizionali e colti come lo scacciapensieri, l’organo, il violino, combinati tra loro con effetti molto suggestivi. (Alunni della III D e IV A) Lucia Limatola Progetto “Letteratura e cinema: un matrimonio felice?” A cura dei ragazzi delle classi III D - IV A – V L: Battimo Natascia Castaldi Roberto Esposito Nunzia Esposito Francesca Maione Marianna Manzi Annunziata Marsico Alessia Nocerino Maria Scarano Antonietta Casella Nunzia Gaudino Antonella Grimaldi Carmen Navarra Mario Ciriello Tommaso Fraiese Sabrina Giovio Immacolata Limatola Lucia Oronzo Roberta Pozone Alessia Docenti: Cinzia Plaitano e Raffaella Iovine