Ovvero: Il comunismo di Fidel Castro spiegato a

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Ovvero: Il comunismo di Fidel Castro spiegato a
UN
ANNO
CUBANO
Ovvero:
Il comunismo
di Fidel Castro
spiegato a Diliberto
Noterelle clandestine da Cuba
di Aldo Vincent
Domanda:
Se alcune facce un po’ così si dicono felliniane e un comportamento
da sfigato è riconosciuto come fantozziano. Se la rivoluzione è
castrista.
Potremmo dire che Fidel Castro, ha castrato il suo popolo?
Mah.
ISTRUZIONI PER
L’USO
Non ce n’è.
Ovvero ce ne sono, ma sono proprio poche.
Innanzi tutto, come certo saprete, io NON mi chiamo Aldo Vincent. È
un nick name che usai per pubblicare uno dei primi libri contro
Berlusconi, lo usai nel mio viaggio alla ricerca di informazioni in Iran,
mi fu utile per andare a curiosare tra alcuni furbacchioni del Web, lo
uso ora per le mie noterelle clandestine da qui.
Postare (dio, che brutto neologismo) dai luoghi pubblici dove
permettono di usare internet, è molto pericoloso, perché se mi
beccano quantomeno mi cacciano, e poiché i Servizi di qui sono dotati
di fornitissimi spiders che vanno a leggere ogni riga dove ci sia il
nome di Lui ( capiscimi ammè) dei suoi Seguaci (aricapiscimi ammè)
o delle parole più comuni della loro Rivoluzione che altri chiamano
Regime, ecco che sono costretto a non nominare mai cose, persone e
fatti, che potrebbero ricondurre alla mia scheda, al mio passaporto,
alla mia persona.
D’altra parte però, io a questi qui gli voglio un gran bene e non ho
alcuna intenzione di danneggiarli. Vorrei solo che leggendo le mie
noterelle, qualcuno tra i più accaniti difensori di questo regime ( tra i
quali Diliberto) riflettesse un poco sul dire e sul fare ma soprattutto
sul mare che sta in mezzo.
Perché scrivo proprio da qui? Successe che davanti a notizie di
viaggiatori che ritornavano al paesello, chi dicendone un gran bene,
altri preannunciando la catastrofe, decisi di venire a visitare questo
paradiso perduto e riferire di persona. Per carità, io non sono
depositario di nessuna Verità rivelata. Scrivo quel che vedo, giorno
dopo giorno, facendovi partecipi delle mie scoperte e dei miei errori.
Nella remota speranza che l'ex ministro Diliberto, quello che alla
Giustizia prese per il culo gli USA e liberò la Baraldini, quello che si
faceva pagare dai contribuenti i massaggi shiatsu per intenderci,
legga anche lui queste noterelle e cambi idea almeno sulle piccole
cose.
Buona democrazia a tutti.
Aldo Vincent
PARTENZA? Forse...
Poi c’è l’Avana.
Se fosse per me, la trasformerei in una meta biblica, come La Mecca,
che uno ci deve andare per forza almeno una volta nella vita.
Ti sarà capitato di vedere in televisione qualche spot che fa la
pubblicità ad un’auto o a una bevanda e come forma di divertimento
avrai accettato anche se fosse palese qualche leggera esagerazione.
Ecco, quando vedi una pubblicità ambientata all’Avana, tieni presente
che non ci sarà mai regista al mondo che riuscirà a rappresentarne
più del dieci per cento del reale. Perché lei, l’Avana non ti entra solo
negli occhi, coi suoi colori notturni e le sue atmosfere, col fumo dei
locali dove si beve, nelle penombre della città vecchia, lei, l’Avana ti
entra nelle orecchie con la musica, le risa, le grida, le voci, ti entra
nel naso con il fumo, gli odori acri di frittura, con gli aliti foderati di
rhum, ti entra nella pelle attraverso i pori, o accarezzando il velluto
delle donne.
Al bar dell’Hotel Inghilterra, situato nell’atrio di fianco al concierge,
scendevo per un daiquiri e rimanevo incantato ad ascoltare un
quartetto di vecchie carampane che tutte insieme potevano fare
trecentocinquant’anni, dalla scoperta dell’America alla Rivoluzione
Francese. Se ne stavano là ritte sul palco tormentando il violino,
l’arpa, e il violoncello, il tutto coperto pietosamente dagli accordi del
piano che sembravano suonati con le nocche delle mani rugose. E
suono di dentiere, e parrucche e belletti esagerati e rossetti osceni.
Intanto che ascoltavo estasiato melodie mai dimenticate, un vecchio
col suo banchetto veniva vicino al tavolo e mi confezionava un sigaro
su misura.
Devi fare così: appena arrivi all’Avana ti lasci portare in albergo e poi
ti sganci dalle visite organizzate perché quelli fanno finta di non aver
capito cose sei venuto a fare e ti portano in giro a vedere la vecchia
fabbrica del Bacardi e la Zecca di Stato trasformata in Museo.
Tu invece esci dall’albergo e bighelloni un po' davanti all’ingresso,
così per farti notare.
Il ragazzo che trovai io era molto timido, aveva una camicina leggera
e tremava per il freddo. Mi aveva accompagnato per tutta la prima
settimana e mi sentivo pronto per andare all’avventura da solo.
Eravamo andati alla Bodeghita del Sordo a mangiare e volevo
regalargli qualcosa che lo tenesse caldo, prima di lasciarlo, ma non
volevo offenderlo, così usando il mio dialettoveneto/quasi spagnolo gli
chiesi:
- Non voria imbarasarte. Tienes el capoto? – lui sgranò gli occhi ed io
mi pentii
della domanda perché credetti di capire di averlo ferito nell’orgoglio.
Invece, lo seppi dopo il primo mese di permanenza, la traduzione
letterale della frase che gli avevo detto era la seguente:
- Non vorrei metterti incinta, hai il preservativo? –
Questo per dirti di non fidarti troppo della facilità dello spagnolo.
Ho sentito parlare di un’associazione amici italia-cuba:
http://www.italiacuba.it/associazione/gemellaggi/informatizzazione.htm
e di una loro iniziativa.
Si tratta di inviare come donazione, messa in opera ,montaggio e
consegna "chiavi in mano" di reti informatiche complete.
A Cuba il lavoro è svolto e seguito da un associato, Rodolfo Dal Pane,
che rimane a sue spese a Cuba circa 8 mesi all'anno.
Si lavora solo partendo da progetti di colloborazione coofinanziati
dalle autorità cubane,consegnati dai rispettivi Governi delle Provincie
interessate ,in colloborazione con il MINVEC ( Ministerio de la
Inversion Extrañera y Coloboracion Economica ).
Con l'invio del container di 40 piedi di fine novembre 2005 inviarono
1.000 P.C con relative periferiche installati nel corso di questi anni, e
la installazione e consegna ,"chiavi in mano", di circa 70 reti
informatiche.
Si stà ora lavorando con il progetto nazionale del consiglio di stato
cubano " gobierno in linea informatizacion de la sociedad",insiemi ai
governi Provinciali delle due provincie di Camaguey e Sancti Spiritus.
Si tratta di un progetto di connessione dei municipi di Cuba con i
governi delle rispettive provincie e le istituzioni e imprese
strettamente legate ai servizi sociali, che danno un immediato
miglioramento alla qualità di vita del cittadino cubano.
Il materiale cavi di rete UTP cat.5, switch,Plug Rj45 e altre periferiche
sono acquistati nuovi in Italia,mentre per i P.C si compra in un
mercato dell'usato che ci permette di conseguire macchine di buone
prestazioni ad un prezzo accettabile.
Un esempio:
L'invio dei 293 P.C di quest'anno è di pentium 2 e Pentium 3 con
buone prestazioni sia come microprocessore che come ram e disco
fisso.
Vincent da Cuba , 20 Marzo .
Caro Oliviero,
Per prima cosa vorrei tranquillizzare coloro che sperano nel
miglioramento della razza italiota: quando tocca terra l’aereo
all’Habana de Cuba, gli italiani applaudono.
Ancora.
Nella sezione d’aereo da Roma dove viaggiavo, c’erano sei cubane
che facevano ritorno a casa. A meta’ viaggio erano tutte gia’ belle e
che fidanzate con alcuni bavosi delle file centrali. Nemmeno il tempo
di scendere dall’aereo…
Vabbe’.
Altri, per fare colpo si erano vestiti da Biagi.
Non da Enzo, che almeno sarebbe stato triste ma dignitoso. No, loro
erano vestiti da Biagi quell’altro. Quello senza la moto.
E ci avevano pure baffi e pizzetto. Forse li avevano trovati in saldo...
Poi c’erano quelli fighi, quelli giusti. Li vedevi un po’ irrigiditi perche’
vestivano tutto coordinato e la cosa, si sa, tende a far salire quella
certa puzzetta che fa alzare il mento un po’ cosi’.
Viaggiavano con la fidanzata, coordinata pure essa, una tipa larga
non piu’ di sessanta centimetri ma col rimorrchio. Si’ perche’ l’avevi
gia’ notata all’aeroporto quando fendendo la folla era passata con la
sua valigia a rotelle larga poco meno di due metri.
Lei si infilava negli spazi piu’ angusti, poi procedeva inconsapevole
(.?) facendo strike con la valigia e finalmente si girava distratta per
chiedere scusa…
Si’ lo so, ora tu mi dirai, ma come, mi mandi le noterelle da Cuba e
mi parli degli italiani?
Certo, dico io. E di chi se no? I Cubani sono sempre quelli: splendidi,
testardi e disperati, che sanno benissimo quello che fanno e quello
che sono.
Pure noi italiani siamo sempre quelli, la differenza e’ che crediamo di
essere cambiati e pure in meglio. E dato che io voglio un gran bene a
questi e a quelli, mi limito ad osservare benevolmente i piccoli tic di
una compagine allo sbando ma che non lo sa.
I tizi che vanno a Cuba con la fidanzata, per esempio, statisticamente
ci stanno tutti, non c’e’ dubbio. Il problema sono io e quella volta che
andammo all’Oktober Fest in Baviera e Piero si porto’ dietro un
carrellino con ventiquattro birre. – Non si sa mai.- disse, e forse
aveva ragione lui, ma io ci rido ancora.
Appropo’
Avevo segnalato l’iniziativa di una certa organizzazione che
raccoglieva componenti di computers di seconda mano e stava
realizando una rete per l’amministrazione governativa cubana
mettendo insieme vecchie attrezzature.
Bene, dalla sede italiana non rispondono, l’ítaliano che starebbe per
realizzare il progetto qui, non riponde alle mail, non riponde al
telefono e chi conoce dice che forse e’ a Trinidad.
Io sono in giro per Cuba con una saccata di dischi fissi e memorie
RAM che nemmeno gli sfigati del posto vogliono in regalo.
Alla Dogana come nel resto dell’Amministrazione Cubana, hanno
adottato sistemi col Pentium Quarto di seconda generazione, con
Windows XP e monitors al plasma tutti proveniente dalla Cina.
Poiche’ il servizio e’ dato dall’uomo o non dalle macchine, senalo che
alla Dogana, sono rimasto in fila per un paio d’ore perche’ la povera
disperata dentro il gabbiotto, litigava col computer mentre noi la’
fuori con quel caldo irritante litigavamo come i polli di Renzo coi soliti
quattro italioti che non volevano saperne di fare la fila…
Cose cosi’…
….
Toc toc
Chi e’?
Sono le quattro e mezza della mattina e mai avrei pensato che
accettare di andare a fare il bagno con gli amici volesse dire una
levataccia da boy scout.
La cosa funziona cosi’: con un giro di telefonate ci si prenota ad una
“aguagua” e la si aspetta all’alba sulla via principale che porta a nord.
Dovrebbe essere un’iniziativa privata, quindi illegale ma tollerata. Lo
dimostra il fatto che a meta’ percorso mostriamo i documenti ad un
controllo fisso e quello non fa una piega.
Insomma, tre tappe da un’ora per raggiungere uno dei punti piu’
occidentali a Nord dell’Avana, vicino a Capo di San Antonio.
Prima sosta, ci fermiamo davanti ad una piantagione di tabacco: sono
piccole, a gestione familiare e in quelle piu’ grandi ci vanno a turno
giovani studenti per completare il ciclo di istruzione.
La terra e’ fertile e il tabacco cresce rigoglioso. Quando e’ il tempo
staccano le foglie e le mettono su sottili pali ad asciugare in casupole
ricoperte di palma.
Ci sono maiali e caprette, di proprieta’del contadino che e’anche il
proprietario della terra. Sono suoi anche i maiali e le galline che
puo’andare a vendere al mercato oppure in bottegucce “particular” e i
soldi, pagate le tasse ovviamente, sono suoi.
Seconda tappa: Baja del Vignales un luogo considerato dall’UNESCO
patrimonio dell’umanita’ (Non so se scrivere Umanita’ con la
maiuscola, come si dovrebbe, oppure continuare a considerare questa
comunita’ che chiude gli occhi dinanzi al crudele embargo verso Cuba,
un’umanita’ con la minuscola...).
Il panorama e’ uno spettacolo che toglie il fiato. Il terreno rossastro e
piatto, e’ sprofondato di qualche centinaio di metri e solo alcune rocce
sono rimaste al loro posto ed ora il luogo si presenta come panettoni
che galleggiano su una polvere di cacao rossastro.
Al ritorno passiamo per la citta’ piu’ occidentale dell’isola, Pinar del
Rio.
E’ graziosa, pulita e con un concetto originalissimo di colonne,
capitelli e patii.
Senz’altro da vedere.
Per chi avesse in mente di avventurarsi da quelle parti, segnalo una
casa “particular”
cioe’ privata dove soggiornare per pochi dollari al giorno con tutti i
servizi compresa acqua calda e aria condizionata:
CASA DI ELIO Y GLORIA SUARES MACHIN
Calle Orlando Nodarse n.7 Carretera Hotel Hermita Vinales
(altrimenti lo stesso hotel Hermita di Vinales che e’una meraviglia).
Telefono: 53 8 793375
Arriviamo al mare passando da una laguna di mangrovie e da un
antico faro. La spiaggia e’ indescrivibile come in tutto il Caribe, ma
qui in piu’ ci sono i cubani, che la proteggono, l’apprezzano e la
tengono nascosta ai turisti.
Quando ce ne andiamo ognuno raccoglie “la basura” che ha prodotto
alla stessa maniera di come facciamo noi quando finiamo i nostri
picnick in mezzo alla natura.
Ehehehehe
(Accidenti dovevi vedere in che condizioni gli italiani lasciano
l’aeroplano dopo dieci ore di volo per Cuba...)
4 Aprile
A Cuba si festeggia la fondazione del partito dei giovani comunisti.
C’’e molta retorica ma l’occasione e’ giusta per ricordare con orgoglio
come si sono liberati dalla schiavitu’.
Noi dovremmo ricordare, con rammarico, che sono quarant’ anni di
embargo...
Vado a trovare il mio amico insegnante d’inglese nelle ore di lavoro.
Salta all’occhio il decadimento del palazzo dove ha sede la scuola, i
banchi che hanno raggiunto livelli di squallore inverosimili e
l’entusiasmo con cui la gioventu’ cubana rinuncia ad alcune ore serali
per imparare una nuova lingua.
Ma il 4 Aprile, come sai e’festa della gioventu’, quindi appena arrivo si
scatena una festa danzante alimentata dal ruhm che faccio arrivare
clandestinamente sotto gli occhi sospettosi della Preside.
Lei sa tutto, perche’ probabilmente lo faceva anche lei quando era
studentessa, ma il ruolo le impone di fingere di non capire.
Insomma ci divertiamo e quando ci buttano fuori alcuni scatenati non
vogliono saperne di tornare a casa, quindi ci si sposta tutti in una
casa privata dell’Avana Vecchia. Altro Ruhm e altra cocacola.
Cubalibre!!
Quando descrive la societa’ cubana, l’amico che mi ospita parla
sempre di cubani “normali” e quegli altri, che si sottintende “Super”
come la benzina.
In realta’ questo mezzo secolo di socialismo ha prodotto alcune
distorsioni che l’oligarchia al potere tende a correggere con norme
severe e provvedimenti dolorosi.
La tanto sospirata uguaglianza a cui il popolo cubano ha sacrificato la
propria liberta’
Oggi si puo’ sistetizzare in questo modo:
1- i cubani sono tutti uguali tra di
loro.
2- Qualcuno pero’ e’ piu’ uguale
degli altri
Chi maneggia i pesos convertibili, per esempio. Che sono una moneta
parificata al dollaro con cui i turisti pagano il taxi, comprano al
supermercato merci che non si trovano altrove, bevono, mangiano e
consumano nei piccoli esercizi aperti in un percorso turistico che va
dal Campidoglio alla Cattedrale o giu’ di li’.
Succede, per esempio, di pagare il conto e di lasciare un pesos di
mancia al cameriere.
Questo pesos, che e’ convertibile, equivale a 24 pesos “normali”, cioe’
alla paga di tre giorni di lavoro del cubano medio.
E questo fa una bella differenza!
L’Avana e’ grande e ci si sposta con i mezzi.
Il piu’ famoso ( in negativo) e’ il Cammello, un TIR che trasporta un
vagone stracolmo di gente.
Subito dopo il Cammello o un altro autobus governativo, arriva di
solito un autobus “particular” che raccoglie la gente in eccedenza e
con un piccolo soprapprezzo li fa salire.
Si potrebbe chiamare: sistema misto, che evita alle persone di
viaggiare insaccate come salami.
Poi ci sono i taxi collettivi. Sono le Chevrolet sequestrate durante la
rivoluzione e che sono state riconvertite in auto pubbliche.
Viaggiano tossendo paurosamente, fanno sempre il medesimo
percorso e raccolgono fino a sei passeggeri per volta.
Si cominciano a vedere auto nuove. Le francesi piu’di altre.
Diciamo che nel complesso la gente se la passa meglio di qualche
anno fa. Ricordo per esempio che la tessera annonaria di dieci anni or
sono non concedeva piu’di tre uova a famiglia per settimana e il latte
era rigorosamente destinato alle famiglie con bambini.
Ora le uova sono otto e il latte ( in polvere) libero.
Ai grandi magazzini in piazza del Campidoglio ci sono in vetrina
scarpe di ogni modello e prezzo. Ricordo negli stessi magazzini che
dieci anni or sono c’era una esposizione di scarpe sulla parete, tutte
contrassegnate da un numero. Tu dovevi fare la fila e dire al
commesso il numero del modello che ti piaceva.
Lui andava nel retro, poi tornava e ti diceva: non ne abbiamo. Allora
tu uscivi dalla fila tornavi alla parete e sceglievi un altro modello con
altro numero, arrivavi davanti al commesso e glielo comunicavi. Lui
andava nel retro, poi tornava e ti diceva non ce
ne sono. Alla terza volta, ho chiesto al commesso: minchia ma non
fate prima a dirci quali modelli avete?
Ora questo sistema non c’e’ piu’, sostituito dal piu’ prosaico
“convertibile” che sara’ pure meno democratico ma che certamente e’
piu’ sbrigativo.
Sai, da queste parti, sono cose cosi’...
Beh, ora ti lascio.
Devo andare all’Immigrazione a dirgli che non vivo piu’ in albergo ma
mi sono trasferito dai miei amici che mi ospitano.
Cia’
VINCENT DA CUBA il 20 Aprile .
Ieri era il compleanno della Santa, che è una sciamana amica di
famiglia.
Andiamo a farle visita.
Ci conduce nell’angolo dove ha allestito un altarino alto un paio di
metri con uno sfondo color del cielo. Sollevato sopra tutti sta una
testa coperta da un drappo bianco luccicante. È la divinità più
potente, che governa tutto: Obatalà
Sotto di lui, anch’essa sollevata dal terreno sta una divinità luccicante
azzurra che governa il mare alla superficie: Yemayà.
Sotto, tra i fiori, stanno le cinque divinità minori: Adgayu solà (che
taglia gli alberi)
Oya yansà (scatena la tormenta), Chango (il fuoco), Oshun (la
fertilità e l’acqua fresca), Yemaka dokun (il mare profondo), e infine
Eleggua, il bambino che è la chiave di tutto.
Queste divinità sono arrivate a Cuba con gli schiavi africani che
quando furono costretti a convertirsi, adottarono le figure della nostra
religione per fingere devozione alla nuova credenza ma continuare a
professare la propria.
Ecco quindi che Yemayà corrisponde visivamente alla Madonna con in
braccio il bambino (Eleggua), Changò corrisponde a Santa Barbara,
Adgayù solà ha la figura di San Giuseppe giovane, Oshun è San
Pietro, Elegguà San Antonio e così via.
Chiedo se è possibile vedere una cerimonia, ma la santona mi dice
che per me è pericoloso perché potrei essere posseduto. Le dico di
non temere: sono apparso una notte in sogno alla Madonna ma da
allora non ho più rilevato fenomeni paranormali.
Nessuno raccoglie la spiritosaggine, anche perché hanno tutti gli occhi
spalancati in modo innaturale.
È tutto nella mente.
Ci diamo appuntamento la Settimana Santa che favorisce certi
fenomeni.
Vedremo.
All’uscita mi chiede se ho un desiderio da realizzare.
Le chiedo se può farmi sparire Berlusconi.
Incredibile, lo conosce!!
Le dico di non preoccuparsi che se elezioni sono andate come dico io,
ce ne sbarazzeremo da soli.
Torniamo in strada.
L’aria è fresca, la strada lunga.
Camminiamo in silenzio.
Ho trovato un metodo infallibile per l’impotenza.
Si chiama Papaya Cubana 22.
Si usa cosi:
prendi una cubana di 22 (intesi come anni, ma puoi sceglierne anche
una da 19, 18 o 24 a piacere) e mettila nuda in cucina a pulire una
papaya.
Ad un certo punto, senza preavviso, le arrivi alle spalle e la
concupisci.
Dopo, se per caso ti e’ venuta sete, puoi bere il succo della papaya.
Ma non e’ obbligatorio.
Carissimo (in tutti i sensi) Oliviero,
Abito alla Vibora ( che in cubano significa: il luogo delle vipere, tanto
per dire quanta periferia sto masticando) e per andare in centro, ogni
mattina prendo un taxi.
L’Avana, credo sia l’unica citta’ al mondo che quando fermi un taxi,
TU gli chiedi dove va. Se per caso il suo percorso coincide
approssimativamente con quello che avevi in mente tu, allora sali.
Ci sono taxi bianchi ( con tassametro) gialli (a forfait) collettivi (quelli
sequestrati agli americani che sono diventati Museo Nazionale
Semovente) e poi una serie di abusivi che vanno dal tipo Lue (che
stai tranquillo se hai fatto la Wassermann) all’antitetanica
obbligatoria.
Sul prezzo si tratta poco perche’ c’e’ una specie di tariffario fisso.
Unica nota positiva: l’autista non parla mai.
Cuba e’ il Paese Sud Americano con la piu’ alta alfabetizzazione.
Pensa che c’e’ un medico ogni venti abitanti. Il problema e’ che se
vuoi farti visitare devi andare a Caracas perche’ li hanno mandati tutti
in Venezuela ad aiutare quella popolazione...
Ehehehe
Scherzi a parte.
Quest’anno risultano 800.000 nuove iscrizioni universitarie. Dei
giovani cubani tra i 18 e i 24 anni, ben il 54% frequenta l’Universita’,
che se mi permetti, e’ un risultato rispettabilissimo per la Rivoluzione
di Castro.
Qui pullula di ingegneri nucleari, ingegneri informatici, ingegneri
elettronici, medici, chirurghi e fisici.
Si sono dimenticati gli idraulici.
No, non intendo gli ingegneri idraulici, ma proprio gli idraulici e basta.
Quelli che chiami quando ti si rompe una conduttura. Che se succede
qui, con case fatiscenti e condutture allo stremo, l’acqua scorre per
giorni e nessuno sa cosa fare.
Che, dice il governo, il sessanta per cento dell’acqua potabile in citta’
va sprecato.
Poi alle sette di sera, vedi la gente in fila all’Avana Vecchia con le
bottiglie, perche’ non hanno l’acqua in casa.
Cose cosi.
16 Aprile
Ci vuole mezza bottiglia di ruhm prima che il vecchio mi parli
dell’Angola.
Ha una cinquantina d’anni gli occhi lucidi dalla giornata faticosa e
dall’alcool che comincia a fare effetto.
Non ho capito bene come si chiama, ma ha la responsabilità degli
approvvigionamenti in uno dei distretti della capitale.
Fa arrivare benzina, provvede alle riparazioni, alla mano d’opera, e
riesce ogni giorno a dirigere le derrate verso i mercatini governativi
distribuiti nella parte di città di sua competenza.
Un lavoro duro, dice. Specie perché non tutti si dividono il lavoro
equamente.
Gli chiedo a brutto muso quale fu la ragione politica che spinse El
Comandante Fidel a mandare truppe in Africa negli anni ottanta.
Nessuna politica, mi dice. Erano “Negros” come noialtri e
combattevano per la loro libertà contro l’apartheid dei bianchi
sudafricani che li avevano invasi.
- El Fidel fece un discorso, e partimmo tutti volontari. Non un cubano
partì contro la sua volontà. Sbarcammo a Capo Verde poi venimmo
imbarcati per Luanda, la capitale. Da lì contrastammo le forze
nemiche che erano riuscite ad arrivare fino a Huambò in una zona
montagnosa e deserta, dove di giorno soffocavi per il caldo e la notte
morivi di freddo.
Li spingemmo indietro fino alla Namibia e presidiammo il confine
finchè la Revolucion triunfò...Queste due ultime parole le pronuncia con malcelato orgoglio.
Beviamo ancora. Il ruhm è buono ma troppo forte per me. Avrei
preferito l’ottima birra che qui conservano ancora in botti di legno.
- Quindi Cuba aiutò il nascente governo a gestire la pace? -
- Niente di tutto questo. Non ci furono vantaggi che ne derivarono. Vi
fu la pace, deponemmo le armi, ricostruimmo le loro case, e con una
stretta di mano ripartimmo.
Nada mas. Quella è gente non ancora emancipata e non ha un
concetto chiaro di cosa sia la libertà. Ce ne andammo e basta. L’unica
cosa che mi dispiace, è che in tutti questi anni ho saputo che la
Repubblica di Angola è riuscita a costruirsi una speranza di vita e di
libertà ma che alle celebrazioni per la nascita della loro repubblica,
non parlano mai dell’aiuto che il popolo cubano ha dato loro.
Peccato. Beviamo e guardiamo il Campidoglio là in fondo che comincia ad
illuminarsi. Ogni ora ne accendono un pezzetto.
L’aria di aprile è fresca e dalle strade cominciano i rumori della notte.
20 Aprile
Che uno abbia vissuto per anni in Paesi anglofoni non conta nulla.
Non conta nemmeno l’ex moglie di Liverpool.
Quando uno sente il bisogno di un corso di perfezionamento in inglese
a Cuba, non deve esitare. Anche perché le ragazze che lo frequentano
sono sveglie e piene di talento. Ce n’è una specialmente, che quando
sorride, i miei sonnecchianti ormoni fanno la ola.
Mentre l’accompagno per un pezzo di strada, mi dice che vorrebbe
imparare l’italiano.
È difficile? Mi chiede.
No, rispondo. L’italiano è una lingua che s’impara facilmente a letto.
Capisce la battuta quando parliamo d’altro e ride ride in modo
incontenibile.
I suoi dentini sono perle.
Credo sia un pochino sposata, ma non le faccio domande così non
dovrà dirmi bugie.
Quando ci separiamo si lascia sfiorare la guancia da un bacio.
Ma guarda tu se uno deve volare a Cuba e prendere una cottarella
per una squinzia che ti manda in bianco. E la cosa sicura, almeno al
momento, è che non siamo in grado di trovare un luogo, un giorno, e
un’ora per rimanere soli.
L’unico modo per incontrarci è la lezione di inglese, che io frequento
con profitto.
Ci vuole una mente perversa per arrivare a tanto, ed io,
modestamente, la ebbi.
21 Aprile
Caro Oliviero,
ho cambiato il visto all’Ufficio Immigrazione.
Cosa da poco. Una fila di un paio d’ore, poi poliziotte belle e gentili
hanno scritto il cambiamento di indirizzo. Adesso occorre mettere la
marca da bollo di 40 pesos convertibili, ma per averla occorre andare
con un taxi fino al ministero dell’Interno.
Le hanno finite, ma ce ne sono altre disponibili al ministero del
Turismo.
Infatti le trovo, ma non accettano Euro e quindi devo trovare una
banca abilitata a cambiare pesos convertibili.
Ecco fatto. Cinque taxi e cinque ore dopo, sono finalmente in regola.
22 Aprile
Qui all’Avana, le donne europee hanno perso la paura della notte.
Le puoi trovare nei bar con musica mentre sorseggiano distratte il
loro mohito (1) e sorridono ai cubani che non si danno pace nel
vederle da sole.
Questa che ci sorride è tedesca e parla solo lo spagnolo. Si stacca dal
banco, accetta l’ invito del mio amico e viene al tavolo. Dice di essere
una stilista e che domani partirà per il Messico.
Il mio amico la corteggia ma lei parla di femminismo e della
condizione della donna cubana.
Troppo impegnativa.
Usciamo nella notte e una “Jinetera” (leggi: donna di facili costumi)
mi abborda con grazia mentre la polizia vigila arcigna.
Passa un venditore di cocco caramellato. Con un pesos convertibile
compro tutta la sua produzione e l’offriamo alle belle figliole che
passeggiano sornione.
Finisce tutto in un minuto.
----------------------------------------------------------------------------NOTA
(1) Mohito è un cocktail di rhum, succo di limone, zucchero, acqua e un ciuffo di
“erba buena” che galleggia nel bicchiere. Le guide ti diranno che era la bevanda
preferita da Hemingway ma tu non farci caso: qui tutto è riferito come preferito dal
noto scrittore.
L’erba buena è la menta
23 Aprile
La prima impressione che potresti ricavare è che si tratti di un mondo
di spacciatori o di cospiratori. Invece siamo hackers.
Bussano alla porta con fare furtivo e si tolgono dal collo l’USB dove
hanno registrato l’ultimo antivirus e te lo passano.
Il mio amico lo scarica sull’hard disk e sul suo USB ( un Giga! ), poi
usciamo pure noi per andare a consegnarlo ad altri amici.
Andiamo nella sede di un’impresa e dopo aver scaricato i dati, ci
consegnano furtivamente un VHS con la registrazione del Grammy
Haward in lingua spagnola registrato a Los Angeles.
Ho fatto i capelli bianchi, ma mai avrei creduto che un giorno sarei
diventato spacciatore di musica sudamericana...
P.S.
Noterelle buone per scambi culturali:
La cantante italiana più conosciuta da queste parti è la Pausini.
Nelle radio gira pure un bel disco di Venditti in spagnolo e una
versione di Ventiquattromilabaci.
Lo scrittore italiano molto conosciuto è Manfredi. Pure Tabucchi.
Hanno stampato l’opera omnia di Verga.
La pizza fa schifo.
Gli spaghetti si trovano.
Specialità della cucina cubana che va per la maggiore: fegato alla
veneta. (embè, non si chiama così, ma escluso la foglia di alloro, la
ricetta è identica).
Sabato si balla.
I miei amici mi portano al teatro nazionale dove si ritrovano una volta
alla settimana al cafe cantante.
Il locale è dipinto di nero, senza luce e con i neri che ballano, morale:
per un’ora non vedo una mazza. Dopo lo spettacolo qualche lucetta
resta accesa e così mi diverto pure io.
Passano vecchie canzoni americane e pure una Rita Pavone d’antan,
mentre la gente balla l’Hully Gully. Insomma, una cosa che gli
assomiglia molto.
Quando invece parte il Salsa, le coppie che si avvinghiano nel buio
sono la cosa più sensuale che possa capitare di vedere.
Ricordo una decina d’anni or sono, con la moneta unica anche gli
indigeni ( intesi come gente del luogo) a differenza di ora, potevano
pagarsi il biglietto per andare a ballare. Le ragazze invece, non
potevano entrare nel locale se non erano accompagnate da un uomo
e si mettevano in gruppo davanti all’ingresso, tutte profumate e ben
vestite e quando arrivavi, alzavano le mani e ti gridavano: prendi me,
prendi me. E tu sceglievi la migliore del mazzo.
Che tempi! Era come andare a Disneyland della gnocca….
Ci buttano fuori alle otto e andiamo a passeggiare al Malecon. È
incredibile la distesa di coppiette che si abbracciano su quella dozzina
di chilometri di passeggiata! Migliaia di persone e di venditori di ogni
cosa – e ogni cosa ha il suo bel cartoccio, cellophanino, scatoletta,
lattina, bottiglia, sacchetto e che altro – e nemmeno un cestino per i
rifiuti!
Finiamo al Boulevar per un’ultima birra. C’è poca gente e le tiendas
(1) chiudono.
Lunedì ho un appuntamento con gli amici del periodico CUBA SI
Approfitterò della visita per conoscere l’esito delle elezioni.
Che il Cielo te la mandi buona!
(Per quanto mi riguarda, il Cielo a me me ne ha mandata una buona,
ma buona davvero! Certo che ne ho fatta di strada! Ora faccio cilecca
con donne bellissime!}
----------------------------------------------------------------------------NOTA
(1) Una tienda non è altro che un negozio che vende merci come da noi. La
differenza è che qui ci sono dentro più persone che merci.
25 Aprile
Si è rovesciato un motoscafo d’altura che trasportava clandestini e si
è riaccesa la polemica. Alla televisione parlano di commercio illegale
di persone e denunciano una campagna di aggressione americana, in
realtà a me il fenomeno pare un poco simile a quello che viviamo in
Europa: una massa di disperati, disposta a tutto per fuggire al proprio
destino, si ritrova impigliata nelle maglie di organizzazioni mafiose
che li trasformano negli schiavi del terzo millennio.
Certo le immagini del naufragio fanno impressione.
Non ho notizie controllate, ma qui dicono si tratti di organizzazioni
criminali che fanno capo a cubani residenti a Cancun, che
aiuterebbero questi cubani {molti dei quali hanno parenti già in
continente} a fuggire dall’isola.
Le interviste alla televisione solo alle donne e ai bambini. Dicono di
aver camminato un giorno nella parte nord-occidentale dell’isola, poi
una notte all’addiaccio e quindi un altro giorno d’attesa rischiando la
disidratazione.
Chiedo ai miei amici se verranno incriminati. Mi dicono di no: il reato
è commesso dagli scafisti che rischiano la pena di morte. Gli altri
sono vittime.
Non so, ci sono molti punti oscuri in questa faccenda.
Per esempio, dove li trovano 8/12.000 dollari per il trasporto?
E poi, io conosco Cancun. È come una parte di Miami. Come passano
inosservati questi infelici? E come possono attraversare tutto il Mexico
per arrivare a farsi sparare alla frontiera degli USA?
Mah, domani vado a chiedere informazioni.
Sto cercando di verificare anche la notizia apparsa in Europa, secondo
cui il Fidel avrebbe comprato un nuovo aereo personale. Credo si
tratti di una bufala. Anche perché El Comandante vive in modo
parsimonioso e coerente con la Rivoluzione e un aereo personale non
l’ha mai avuto.
1 Maggio a Cuba
Mobilitazione generale per la festa dei lavoratori che culminerà con
un discorso del Leader Massimo. Certo, questa settimana ha avuto
che dire il Nostro. Martedì, discorso televisivo di due ore per il 47
anniversario della Baia dei Porci. Replay del discorso mercoledì,
discorso di inaugurazione delle Olimpiadi giovedì, Venerdì discorso
all’aeroporto per ricevere il presidente boliviano, sabato sette ore di
diretta per la firma del trattato trilaterale Bolivia/Venezuela/Cuba,
domenica 30 aprile . ripresina delle fase salienti dei discorsi del giorno
prima, e lunedì discorso di tre ore e mezza per il primo maggio. Dalle
ventidue di domenica, la mobilitazione ha iniziato a trasportare gente
verso la piazza della rivoluzione, secondo un preciso programma che
prevede l’uso di ogni camion privato o dell’esercito per il trasporto di
persone e infrastrutture, quali gabinetti (chiamiamoli così) acqua
potabile, vie di fuga per le ambulanze. La piccinina di casa e la sua
scuola sono programmate per le dieci di domenica sera, la mamma e
il corpo dirigente del ministero dell’istruzione vanno alle due di notte
del lunedì. Occupano spazi a mano a mano che arrivano e
contemporaneamente si blocca il servizio di trasporti che altrimenti
congestionerebbe la zona. Lasciano canali di scorrimento dove
passano i camion che portano le delegazioni provenienti dalle
province dell’isola. Si formano canali a senso unico. Alle otto di
mattina del lunedì vengono distribuiti i maglioni colorati per le prime
file di festanti ad uso della televisione. Bandiere a gogò. Alla fine del
discorso, in tre ore più di un milione di persone torna a casa.
Ferma, ferma. Già lo vedo qualche vostro sorrisino di sufficienza. Già
vi vedo dare di gomito per dire, guarda tu il regime comunista… Il
fatto è che l’anno scorso il ciclone Katrina, quello che mise in
imbarazzo la macchina organizzativa della più grande impotenza
mondiale e del suo impotente presidente, è passato prima sopra Cuba
che in 24 ore, grazie a questo tipo di – chiamiamola così –
esercitazione collettiva alla mobilitazione, ha evacuato un milione e
settecentomila abitanti della zona interessata, trasportandola
provvisoriamente in strutture adeguate, ha messo in container beni e
suppellettili in pericolo di danneggiamento, ha distribuito cibo ed
energia, e passata la burrasca ha rimesso tutto a posto, senza morti,
senza atti di sciacallaggio e soprattutto senza che nessuno dovesse
gridare alla televisione il proprio disagio, come purtroppo abbiamo
visto troppe volte da New Orleans. Infatti a tutt’oggi, sono state
assegnate 10.000 villette (diconsi diecimila) agli infelici che hanno
avuto la casa distrutta dal ciclone. Se per caso vedete Bushettino,
diteglielo, a quel coglione.
Piccolo manuale pratico per non dire puttanate:
Piripicchio e’ il pisello, pepe e’ una persona, peppino è il cetriolo e
O’vispo non e’ un tizio poco addormentato ma il vescovo della vostra
curia. Se abitate al quarto piano e volete scendere in strada, dovrete
salir la caje, perche’ la caje si sale sempre. Infatti salir vuol dire
uscire. Se per andare sott’acqua chiedete una mascara, li fate ridere
perche’ avrete bisogno di una gafas. Se le dite: “non vorei
imbarasarte” vuol dire che non la metterete incinta e quindi
metterete el capoto, cioè il preservativo. Non si va al gabineto a
pisciar ma al retrete a mear Il vaso per loro e’ il bicchiere mentre il
nostro vaso loro lo chiamano tiesto Candela è una parolaccia. Se vi
capita, com’e’ capitato a me, di andare in un ristorante romantico e
notare che il vostro tavolo è l’unico a cui sulla vecchia bottiglia piena
di cera non hanno messo la candela, astenetevi dal chiamare il
cameriere e nel frastuono dell’orchestra gridargli ripetutamente:
“Candela!” perché rischiate di brutto. Chiedete una vela e mangiate
tranquilli.
4 Maggio,
Caro, ma proprio caro Oliviero,
Torno a casa e trovo tutto chiuso e sbarrato. Strano, di solito
qualcuno a quest’ora è tornato dal lavoro. Mi metto il cuore in pace e
mi siedo sulle scale ad aspettare. Dopo una ventina di minuti, sento
che tolgono il catenaccio, i lucchetti e aprono il cancello di fronte alla
porta. La mamy dice che era andata a riposare un pochino perché la
figlia sarà di guardia all’università e lei dovrà andare per
l’esercitazione della difesa del centro informatico. E’ sempre così.
Sono sempre mobilitati. Le chiedo come mai, tutte le case hanno
inferriate alle finestre, ai balconi, e persino davanti alle porte. Eppure
mi pare che non ci siano più furti che altrove. Dice che non è per i
furti. Ma sbarrarsi dentro li fa sentire più sicuri.
Ho assistito ad un discorso del Comandante Maximo alla televisione.
Ha la dentiera nuova e biascica, ma è lucido come sempre mentre
racconta fatti che vanno dal 1959 al 1971. Dieci anni fa, ricordo,
impiegò sette ore per lo stesso discorso. Questa volta solo due: si
vede che ci ha una prostata grossa così che gli dà cotanta autonomia.
I dati che snocciola berlusconianamente (dio, che brutto avverbio)
sono precisi e impeccabili. Il nemico qui è l’Impero del Male, cioè gli
americani e lui gode quando può citarne la decadenza e il prossimo
crollo economico. Staremo a vedere chi svacca per primo.
C’è un cartello e una bandiera cubana fuori dal palazzo: stasera
riunione del quartiere. E’ un’eredità della rivoluzione: il popolo si
riunisce periodicamente e dalla base segnala ai delegati di
circoscrizione i problemi della zona, della strada, del rione (del
palazzo no. Quelle sono considerate beghe private e vengono risolte
in modo non politico). Da quel poco che posso capire io, gli anni
hanno distorto quella che era una conquista di base. Ora infatti, dopo
un paio di lamentele per futili motivi o necessità, risolte tutte con un
vedremo, provvederemo, ci stiamo lavorando, il clou della serata è il
pistolotto del delegato che parla della rivoluzione, delle conquiste di
questi anni e delle prospettive future. Questa volta il tema centrale
del dibattito ( anche televisivo ) è la prossima rivoluzione elettrica
Che dovrebbe consistere in gruppi elettrogeni ( alimentati ahimè a
gasolio) e un piano per rimodernare cucine, scaldabagni eccetera. A
me pare un’idea obsoleta, fatta con mezzi obsoleti per risolvere
problemi incancreniti. Ma lo sanno pure loro. Il fatto è, ne ho la netta
sensazione parlando con la gente, che tutti conoscono i problemi di
questa società anacronistica, ma nessuno si permetterebbe di
contraddire il Fidel, tanto è il bene che gli vogliono.
La stessa cosa accade in famiglia. I giovani della casa, ascoltano il
loro papà che parla con orgoglio della rivoluzione e di quello che ha
fatto per loro, e loro, che conoscono bene la realtà, mai e poi mai si
permetterebbero di contraddire il loro genitore a cui portano tanto e
tanto amore e rispetto. Ma lo sanno tutti, che non dura e che non può
durare. Insomma, come si dice da noi: a babbo morto…
La televisione è un altro punto dolente. Me la ricordo una ventina
d’anni or sono come di una delle più interessanti esperienze
comunicative del pianeta. Si è ridotta ad uno strumento di
propaganda, poi in prima serata tre telenovelas e quindi un vecchio
film. Per gli uomini baseball tutti i pomeriggi e tre sere alla settimana.
Tra un programma e l’altro, noi abbiamo la pubblicità, loro debbono
sorbirsi ogni santo giorno che Dio manda in Terra, filmati della
resistenza contro l’invasione americana di Baia dei Porci, e
testimonianze dei sopravvissuti. Otto minuti al giorno anche nel
telegiornale che di solito è composto da queste sei notizie: cos’ha
fatto il Comandante, è arrivato un ministro da un altro paese,
congresso mondiale di qualcosa di inutile, record cubano di palleggio
da seduto: due ore trentasei minuti e cinquanta secondi, con relativo
filmato. Se salta in aria qualche americano in Iraq, ehehehe, lo
dicono.
L’interferenza degli americani nei programmi televisivi cubani, è una
grande vaccata. Spendono 37 milioni di dollari all’anno per far volare
un aeroplano che riflette il segnale da Miami, così che i cubani
possano vedere i quiz e i film americani interrotti dagli spot che
reclamizzano i loro prodotti (che poi non esistono sull’isola). Il
risultato è che la televisione cubana ha un solo canale digitale che
non subisce interferenze, tutti gli altri, analogici, non si vedono e i
cubani si incazzano. L’intero programma costa al contribuente 95
milioni di dollari all’anno potrebbero pagare lo stipendio per un anno
a un milione di cubani e invece li usano per farli incazzare. Si chiama
guerra psicologica.
Poi ci sono le premiazioni. Bisogna rendersi conto che è difficile
tenere insieme una società di uguali senza meriti o preferenze. Ecco
quindi che come stimolo a fare meglio, non essendoci il profitto e la
competizione, non rimane che il premio. In questi quarantacinque
anni sono fiorite le commemorazioni, gli anniversari e le ricorrenze
durante le quali el Fidel o chi per esso ha invaso l’isola con diplomi,
quadretti, certificati, attestati, false pergamene che affermano che
sono tutti bravi. Ieri hanno premiato la nostra piccirilla di casa. Un
diploma e un pesce in vetro soffiato. Cosa vorrà dire?
Ehehehe questa è bella:
Ogni giorno cammino per un bel pezzo da casa dove abito per
raggiungere il centro. La cosa che ha colpito la mia attenzione, è un
numero impressionante di donne col braccio ingessato. Un giorno ne
ho viste due, un altro una, un giorno tre… Se le prime volte sono
passato con indifferenza, ora le conto. Mi immagino una società
maschilista dove il marito torna a casa e: - La minestra è salata! – e
trac le rompe un braccio O alla figlia: - Ti pare questa l’ora di tornare
a casa?- e trac le rompe un braccio… Finchè un pomeriggio i miei
amici toccano un argomento che mi fa venire in mente questa
paurosa statistica e allora chiedo: - Come giustificate l’alto numero di
braccia rotte alle donne dell’isola? Si guardano come se fossero in
presenza di un pazzo, poi con gentilezza mi chiedono i dettagli della
cosa. Spiego loro che mi capita ogni giorno di vedere un numero
statisticamente impressionante di braccia rotte. Mi chiedono maggiori
dettagli finchè scoppiano a ridere fragorosamente e mi ci vuole del
buono e del bello per farmi spiegare la cosa. Si tratta di questo: ogni
mattina passo in una strada dove si affacciano tre edifici del ministero
della salute pubblica, il traumatologico provinciale, e l’ospedale di
zona. In pratica passo per una strada dov’e’ concentrato il più alto
numero di incidentati della provincia che convergono da quelle parti
per le cure del caso. Quando si dice di domandare prima di scrivere
cassate…
14 Maggio,
Domenica mattina c’e’ un insolito rumore per strada. Hanno deciso la
mobilitazione per la pulizia della città e tutti sono scesi, ognuno con la
sua scopa, a pulire il pezzo di strada di fronte alla propria casa.
Strappano erbacce, insaccano spazzatura, in qualche caso piantano
fiori. E’ uno spettacolo di un’allegria incontenibile. Certo dà da
pensare un mondo in cui, per realizzare un’azione meritevole, logica (
pensateci bene: se ognuno pulirà il pezzo di strada di fronte alla
propria casa, tutta la città sarà pulita) di pace e allegria, ci sia
bisogno di un Comandante che te lo ordina. L’Avana, oggi è ancora
più bella.
A Cuba in bicicletta
Mi scrive un carissimo amico. Dice che viene a trovarmi in Novembre
in bicicletta. Spero che venga in aereo e la bicicletta la trovi qui,
altrimenti chissà quando lo vedo…
Scherzi a parte, io credo che se per esempio tua moglie ti ha lasciato,
scopri che i figli non sono tuoi, sei precario da trent’anni e hai
comprato una colt per risolvere i tuoi problemi ma non hai il coraggio
di tirare il grilletto, allora sì, un giro per Cuba in bicicletta a
Novembre, potrebbe essere un’ottima idea.
Da queste parti, solo attraversare la strada è un vero pericolo, con gli
autisti che non appena ti vedono fuori dalla tua sede naturale (il
marciapiede) ti puntano. Forse per scherzo, ma non mi sono mai
soffermato per levarmi il dubbio.
Con un parco macchine di una settantina d’anni e buche da seconda
guerra mondiale, qui frenare è un optional, se poi ci metti che in
Novembre ogni tanto scroscia qualche acquazzone che va a formare
pozzanghere che scompaiono solamente evaporando… beh, le
conclusioni, mi sembrano ovvie.
Insomma, per farla breve: la bici l’ho comprata anch’io.
Ma non per me, che sono in un magnifico peso forma ( dovrei solo
essere più alto di 18 cm. ma vabbè…) ma per la mia Gioia, la
studentessa di educazione fisica che allieta la mia esistenza col suo
aspetto d’Afrodite di mogano...
Noto che mangiare ogni giorno le ha arrotondato il pancino ( a
dimostrazione della teoria hitleriana che non sempre mangiare fa
bene alla linea) quindi abbiamo deciso di aumentare l’attività fisica.
La sua, ovviamente.
Andiamo al negozio che noleggia le bici e che al piano superiore ha
una mostra di modelli di bici che la gente va a visitare come fosse
l’Expo.
Sorpresa: la galleria è chiusa perché Lui (capiscimi ammè) ha deciso
che scegliere tra diversi modelli è dispersivo, così ha imposto un solo
modello, però puoi scegliere il colore che più ti piace. Scegliamo giallo
ma non c’è, poi ciclamino ma non esiste. Così la compriamo blu, che
è anche l’unico colore importato.
Paghiamo e scendiamo al magazzino per la consegna: sorpresa! Ci
danno uno scatolone imballato.
E la bici? E’ dentro, ma nessuno ha mai detto che ce l’avrebbero
consegnata montata!
Cerchiamo un taxi capace di trasportare anche lo scatolone e
raggiungiamo un “Teller” di biciclette.
La montano ma mancano le gomme. Ovvio! Ci hanno venduto la bici
ma le gomme le dobbiamo trovare noi!
Raggiungiamo un venditore di gomme per bici ( da non confondere
col venditore di gomme per auto che è tutt’altro) e torniamo
all’officina. Manca il cavalletto, il campanello e il lucchetto. Questi
sono accessori e vanno comprati al negozio di accessori per biciclette
che guarda tu, è proprio di fianco a dove abbiamo pagato la bici, ma
non lo sapevamo.
Insomma, due giorni dopo, Gioia fa il suo ingresso trionfale
all’Università.
In bici.
Ho comprato la Moka.
Parrebbe ovvio, in uno dei Paesi col migliore caffè del mondo.
Nella casa dove sono ospite, lo bevo solo io. Dicono causi dipendenza.
Non saprei. Certo è che bevuto da solo, causa un certo malessere. Va
miscelato con una specie di cicoria. Ma sto perdendo il filo del
discorso. Cosa stavo dicendo? Ah, sì.
Ho comprato la Moka.
Ma non quella che vendono nei negozi che si paga con la moneta
convertibile.
Invece ho scoperto un vecchio, qui all’estrema periferia dell’Avana,
che non so come, è riuscito ad averne una che ha usato come
modello e adesso LE FA A MANO!!
Certo capirete la differenza tra un oggetto industriale tirato in milioni
di copie e un’opera d’arte contemporanea scolpita a mano
impiegandoci chissà quanto tempo ( ma qui il tempo non conta una
sega, quindi…). Certo, ha i suoi difetti. Il coperchio non chiude in
modo ermetico e quando si versa il caffè un poco va a finire sulla
tavola (ma è un po’ come libare agli dei…). Neppure la chiusura a vite
è a prova di perdita e l’acqua che esce durante la bollitura, alcune
volte spegne il fornello e si rischia la vita.
Insomma, fare il caffè è un po’ duchampiano (minchia, che
neologismo. Mi riferisco a Duchamps – se si scrive così- quello del
pisciatoio, per intenderci)
E’ ARRIVATA LA BUFERA
E’ ufficialmente cominciata la stagione degli uragani. In questa area
ne sono statisticamente previsti undici dei quali uno ha il 75% di
probabilità di colpire l’isola.
Sono cominciate le esercitazioni. Si fanno di domenica e simulano
l’emergenza in diversi settori della città ad orari diversi, così non
paralizzano nulla e tutto continua con l’inefficienza di sempre…
Sono andato in Giamaica.
Mi ero cacciato in un cul de sac col mio permesso di soggiorno a Cuba
e ho preferito darci un taglio con un viaggio all’estero. Al mio rientro
mi hanno ridato il permesso di permanenza per turismo.
Porto a casa solamente qualche impressione perché una settimana di
permanenza e per giunta nella capitale, non contano nulla. E’ un po’
come se uno di voi andasse a New York per una settimana e tornasse
a casa convinto di conoscere l’America…
Insomma tra Cuba e Giamaica tutti e due a strillare di essere liberi e
poi una si è lasciata imprigionare da un visionario del secolo scorso, e
l’altra ha perso tutta la sua identità, e se prima era una colonia
inglese, ora è un possedimento americano.
Il dollaro a cui si sono legati alcuni Paesi sudamericani, che ha
collassato l’economia Argentina e che sta soffocando Porto Rico,
anche qui comincia a dare i suoi frutti. Le scarpe della Nike qui nei
centri commerciali costano 65 dollari ( costavano 35$) e un
hamburger 4 dollari.
KingsTown, la capitale, ha tutto quello che di brutto c’e’ in qualsiasi
cittadina americana, i centri commerciali, nessuna zona di passeggio,
nessun edificio storico conservato, ecc.
In pratica, secondo la mia esperienza, le uniche due città da me
recentemente visitate, che hanno saputo mantenere la loro identità
nazionale senza lasciarsi inquinare dall’Impero, sono Teheran e
l’Avana. Si’, è vero, qui puoi trovare la fotografia di Komeini o del
Che, raffigurata su palazzi di dieci piani, io pero’ ho visto dietro via
Broletto a Milano un palazzo con la fotografia di Armani e su Palazzo
Marino svettava Berlusconi.
C’e’ qualcuno che saprebbe dirmi dove sta la differenza?
Incredibile.
Quotidiano giamaicano della capitale del 31 Maggio.
Pagine centrali. Giochi e cruciverba.
Se risolvi tutta la pagina nel gioco centrale esce il nome di un
multimiliardario europeo.
BERLUSCONI.
Non c’e’ che dire. Attualmente è il prodotto italiano che esportiamo
meglio…
A Cuba e’ successo un fatto strano:
non so se la notizia e’ arrivata anche in Europa. Sta di fatto che la
rivista Forbes ha pubblicato un articolo titolato: RE REGINE E
DITTATORI e calcolando le loro ricchezze, ha messo Fidel al settimo
posto con una fortuna valutabile attorno ai 1.400 milioni di dollari a
cui andrebbero aggiunti i 900 accumulati quest’anno con esportazioni
di medicinali, speculazioni edilizie e altro.
Da notare che poiche’ su quest’isola non sono in vendita giornali di
nessuna specie, escluso uno striminzito organo di partito che si
chiama Gran Ma, salta all’occhio che nessun abitante di quest’isola ha
potuto leggere il contenuto dell’articolo. Malgrado ciò, con una mossa
repentina
Il comandante ha convocato in televisione sei suoi ministri e A RETI
UNIFICATE ha letto al popolo il contenuto dell’articolo. Poi ha lasciato
la parola ai ministri che in piena liberta’ (sic) hanno potuto tessere le
lodi del loro datore di lavoro.
Durata della trasmissione: quattro ore e mezza.
All’improvvisata conferenza stampa partecipavano anche una trentina
di giornalisti che applaudivano senza fare domande.
Il presidente di questi esimi lavoratori della penna, un’ora prima della
trasmissione, aveva detto in televisione che ebbene sì, un controllo
sulle notizie andava fatto, perche’ un conto e’ il giornalismo col
petrolio a 70 dollari al barile, e un altro e’ il giornalismo a 7 dollari al
barile.
Tradurre, please…
Boh
Ad un certo punto della trasmissione, noto che Lui e i suoi sei ministri
sono bianchi, TUTTI i giornalisti sono bianchi, e mi sovviene che pure
TUTTA la televisione cubana e’ fatta da bianchi, e le telenovelas sono
interpretate da bianchi….
Io abito in una famiglia di neri ( anzi di negri, che qui e’ un aggettivo
che riempie di orgoglio) cosi’ provo a domandare se hanno notato
questa leggera discrepanza.
Scoppia un casino.
Mi sa che ho messo un dito sulla piaga…
Passa una settimana e aridagli! Stessi protagonisti, stessa tavola rotonda,
trasmissione di SETTE ORE! per dire che aveva ragione Lui perché nessuno ha
risposto alla sua provocazione che era: se trovate anche un solo dollaro in un
conto estero, io me ne vado.
In realtà le risposte c’erano state eccome! La CNN aveva riportato l’articolo
della rivista dando la notizia in un minuto e mezzo. Poi aveva eccezionalmente
dato risalto alla Sua risposta con un redazionale di quasi quattro minuti. La
rivista dal canto suo aveva pubblicato la Sua protesta e la giornalista aveva
dichiarato che sì, non aveva prove materiali ma che si era basata su statistiche,
incroci, evidenze. Eppoi non c’è bisogno di portare i soldi in Svizzera, visto che
l’unica banca la maneggia Lui…
Ma queste risposte e questi tempi televisivi evidentemente non bastavano, così
fanno replay.
Durante la trasmissione il ministro della cultura ha occupato il media per un’ora
e un quarto, per spiegare al popolo come il potere di questo sporco capitalismo
occupi i media per alterarne la comunicazione, senza accorgersi che era
proprio quello che stava facendo lui.
Il presidente della banca nazionale, credendo di portare acqua al mulino del suo
padrone, rivela che alla Borsa di Londra è stato chiesto un prestito di 500
milioni di dollari in pesos convertibili all’interesse del 7% annuo.
Dice pure che 100 di questi milioni sono stati sottoscritti dalla stessa banca
nazionale e non si accorge di essersi dato la zappa sui piedi, perché sarebbe
un’operazione da giustificare, visto che pare inconcepibile. Vabbè..
Verso mezzanotte, riprende la programmazione, con le sospirate e tanto attese
telenovele.
Mi sa che domani poche compagnere arriveranno puntuali al lavoro…
Ci sono tre cose che inorgogliscono la gente di qui: i libri
antichi, le case antiche, le auto antiche.
Il problema e’ che queste tre meravigliose antichità, non
corrispondono ai canoni estetici del resto del mondo. Così i libri, per
esempio, sono rimasugli ingialliti ripescati da chissà quale discarica
spagnola di una ventina d’anni fa e venduti in un mercatino come
oggetti d’antiquariato. Più sono scollati e sdruciti più, secondo il
venditore, assumono pregio.
Delle auto abbiamo già parlato. Sono quelle sequestrate alla
massoneria americana durante la rivoluzione e che sono state cedute
al popolo che ne ha fatto taxi collettivi.
Idea eccellente, quarantacinque anni fa, oggi un po’ meno, con questi
catorci arrugginiti che arrancano rumorosi per la città consumando un
litro ogni cinque/sei chilometri finchè vengono abbandonate perché
proprio non ce la fanno più.
I più intraprendenti hanno messo insieme due o tre modelli per
restaurarne uno. Il risultato è sorprendente: sono gioielli valutati sul
mercato americano da 60 agli 85.000 dollari. Ma qui è vietato
esportarli.
Pensare che vendendone una, si potrebbero comprare 5 nuove auto
da dare al popolo. Questo sì sarebbe un regalo! Meno inquinamento,
venti chilometri percorsi con un litro, maggiore sicurezza…
Ma preferiscono che finisca tutto nella spazzatura.
Stesso discorso per le case.
Qui per un paio di secoli hanno costruito le più belle case del mondo.
Ci sono esempi di architettura moderna da enciclopedia. Il problema è
che per quarant’anni non è stata fatta manutenzione ed ora, specie
dopo la pioggia, ci sono crolli in quantità. La statistica di un nostro
Organismo che effettua questo tipo di rilievi, parla di quasi due crolli
al giorno. In realtà passando per alcune zone della città pare di
essere a Beiruth durante la ricostruzione. Ma qui non si ricostruisce
nulla.
Hanno cominciato a ridipingere con i colori originali alcune parti della
capitale storica. I soldi sono dell’Unesco che ha dichiarato questa
zona patrimonio dell’umanità. I soldi vengono gestiti da uno solo che
al momento è l’uomo più potente dell’isola dopo Lui (capiscimi ammè)
…
Eh, sì. Credo proprio che occorra parlare un poco di economia.
Alla prossima
2 Giugno da Cuba
Festa della nostra benedetta Repubblica
(tenetevela stretta, ragazzi. Coi tempi che corrono…)
L´economia cubana
Non sono più le stagioni di una volta.
Quando lo diceva mio nonno mi veniva da ridere, povero tonto.
Adesso che lo dico io, rido un po’ meno.
Pure qui, il mese di maggio, che di solito porta piogge tropicali, per il
secondo anno consecutivo ha dato risultati deludenti, riducendo le
scorte d’acqua, alzando la temperatura media e di conseguenza
allargando la stagione dei cicloni.
E’ arrivato un temporale e la gente, ho visto, qui ha una paura
fottuta. Intanto perché porta rovesci da 130 mm a 300 mm, poi le
finestre qui sono senza vetri e l’acqua entra nelle case. Nessuno ha
un parafulmine e guardando la città da dove abito io, si vede che ogni
minuto parte una saetta che va a colpire un’abitazione facendo
sfracelli.
Piove ed io e il capo famiglia siamo soli sul balcone, come il
comandante e il nostromo di una nave dei folli, e ce ne stiamo a
guardare i lampi muti del cielo. Pare una festa in discoteca.
In casa, tutti i congegni elettrici staccati, buio totale e silenzio di
morte.
Chiedo dove sono andati tutti. Mi risponde il Capo:
“Los codardos son en la cueva…”
I paurosi si sono rifugiati nella grotta.
Vado in camera da letto e nel buio scorgo tutta la famiglia sul letto,
accovacciata sotto una coperta.
Forse dormono. O fingono, per non morire di paura.
Furtarelli
Per cambiare i soldi, basta andare in una banca e presentare il
passaporto. Gli euro si cambiano senza pagare pegno. I dollari invece
no.
C’e’ però, qui in centro all’Ovispo, un posto chiamato CADECA dove si
cambiano valute senza presentare documenti, e questa è una bella
scappatoia per delinquenti e mignotte.
Fanno i conti al computer, tu non vedi nulla, ti danno la somma e tu
vai via. Una volta mi diedero tutti da dieci e io li volevo da cinquanta,
così allontanai la mazzetta con la mano.
La cassiera, senza parlare, aggiunse un altro biglietto da dieci e mi
rese il malloppo.
La volta dopo, lo rifaccio. Stessa scena.
La terza volta ciocco come un’aquila e chiamo la direzione: “Ehilà, qui
si fottono i soldi ai turisti!” dico. “Via - rispondono funzionarie
gentilissime – un errore a contare i soldi capita a tutti!”
“Sì, può essere. Ma tre volte di seguito? E poi ti aggiungono un
biglietto da dieci senza ricontare tutto?”
Per farla breve, mi ringraziano per la segnalazione, ma ora mi
riconoscono tutti e quando vado a cambiare, non sorridono.
Pace.
La verità è che su quest’isola rubano tutti.
Sono costretti a farlo, proprio per come è organizzata l’economia.
E’ quasi un’istituzione.
Qui milioni di persone devono vivere con dieci dollari al mese di
salario e la tessera annonaria che raziona il cibo per tutti. E’ una
conquista della rivoluzione. Il problema è che la gente dovrebbe
vivere con otto uova al mese, una libbra di pollo, 250 cl. di olio, 100
grammi di caffè, un panino al giorno, più derrate che non sempre
sono disponibili e che vengono messe a disposizione del popolo fino
ad esaurimento.
Ecco che se per esempio ti piacerebbe avere il latte ma non ci sono
figli in casa, ti piace il burro, la conserva di pomodoro, la carne quella
vera, il dentifricio, la carta igienica, il lineslady, il deodorante e altre
cosucce così, devi comprarle nelle botteghe governative che vendono
agli stranieri in moneta convertibile.
Ed ecco che è scattato un circolo vizioso che porterà sicuramente
questa barca alla rovina. Chiunque ne abbia la possibilità, ruba sul
posto di lavoro e lo rivende in moneta convertibile. L’autista ruba la
benzina, l’informatico ruba componenti elettronici, il meccanico ruba
pezzi di ricambio e li rivendono tutti facendosi pagare in moneta
convertibile che spendono per il cibo extra ed il vestiario.
Le guardie incaricate della sicurezza di noi stranieri o degli edifici
pubblici, non hanno nulla da rubare ma a mezzogiorno ricevono un
sandwich sigillato e un rinfresco. Loro non lo consumano ma lo
mettono ben in vista sul tavolo. Lo straniero che passa e che vuole
risparmiare sul pranzo, lo prende e lascia un pesos convertibile sul
tavolo. In questo modo si raggiunge una delle assurdità più totali di
questo sistema: le guardie che lavorano per dieci dollari convertibili al
mese, ne guadagnano altri ventisei vendendo il loro panino!
E chi non ha niente da rubare, e niente da vendere, contrabbanda…
Qui può capitare a chiunque, il lunedì o il martedì.
Sei in banca, o a cambiare denaro o in uno di quei negozi costosi per
turisti, quando entrano quattro uomini neri armati, ti mettono in un
canto, poi vanno dalla cassiera…
Fuori intanto, altri quattro uomini armati e in tuta dirottano il traffico,
con le armi tengono lontana la gente e con due auto in moto
aspettano gli altri. E’ la rapina della settimana, e a compierla non
sono emeriti mascalzoni ma il governo che ritira il malloppo.
Si chiude così un circolo vizioso che comincia alla bottega dove
distribuiscono il cibo razionato, che ruba quantità industriali di derrate
e le rivende a borsa nera facendosi pagare in moneta convertibile. Chi
compra il caffè o la farina, per esempio, poi si organizza in casa e
sforna pasticcini o mette su una piccola torrefazione clandestina. I
panettieri, tutti uguali al mondo, fanno come fecero i nostri panettieri
che diventarono ricchi nel dopoguerra: fanno il pane mettendoci
dentro meno farina e poi la sera vanno in giro gridando per le strade
e vendendo le tartine ad un pesos l’uno.
Persino la marmellata qui è un prodotto clandestino. Come la carne di
vacca.
Se al campesino muore la vacca, lo Stato arriva e si porta via il
cadavere. Poi apre un’inchiesta.
Il maiale invece si può allevare. Fiorisce quindi un mercato di maialini
vivi. Alcuni compagneros che abitano in città, lo comprano tutti
insieme e poi lo allevano sulla terrazza del condominio!!
E ti credo! Costa 28 pesos alla libbra, praticamente mezzo chilo (ossa
comprese) vale tre giorni di salario
Conosco qui una vecchia signora che chiamo affettuosamente Tia, che
quando le morì il marito si ritrovò con un maialino e con la colletta
che fecero i parenti per aiutarla se ne comprò un altro!!
Lei lo racconta come se fosse un gran segreto, sta di fatto che in tutti
questi anni, grazie a questo piccolo allevamento di maialini ( ne tiene
solo rigorosamente due, li altri li vende) ha potuto ampliare la sua
casa, comprare un piccolo forno con cui il figlio fa i pasticcini e
mantenere decorosamente la famiglia.
Questo è potuto avvenire grazie a quella tacita regola che ho
sintetizzato in questa maniera.
1-
Tutto ciò che non è proibito è obbligatorio
2-
Tutto il rimanente è tollerato
Ne consegue, che se qualcuno scopre una nuova tecnologia e la
applica, o una maniera per tirare a campare, lo Stato tollera finchè il
fenomeno non si espande e diventa appariscente. A quel punto,
stronca.
Perché qui è tanta e poi tanta la paura che qualcuno col suo talento o
col lavoro, possa sollevarsi dall’indigenza, da preferire di vivere tutti
come i protagonisti di Victor Hugo (capiscimi ammè…)
E’ la Corte dei Miracoli.
Josè Marti
Qui lo trattano tutti un po’ come il nostro Dante Alighieri.
E’ un protagonista della rivoluzione antimperialista del 1898.
Intellettuale finissimo, teorizzò le linee della moderna rivoluzione
castrista tanto da diventarne un padre ispiratore.
Ha praticamente scritto tutto lui, filosofia, sociologia, antropologia,
teatro, novelle per bambini, romanzi, poesie. Io, insieme a qualche
milione di cubani, lo trovo un tantinello ostico.
Ma va bene così.
Lo incontri col suo bel faccione baffuto distribuito per la città su
manifesti giganteschi o su pareti di palazzi governativi dove vengono
ricordate le sue frasi storiche.. Oggi, me lo ritrovo, sei metri per otto,
all’interno del palazzo del telefono dove sono in fila da tre ore.
La frase storica dice: QUESTO NUOVO POPOLO (Inteso come
rivoluzionario) DOVRA’ INNANZI TUTTO LIBERARSI DALLA PESTE DEI
COMMERCI INUTILI…
E sotto, una fila infinita che aspetta paziente di poter comprare il
telefonino portatile che poi porteranno appeso al collo come segno
esteriore di status simbol.
Qui, sono cose così.
Ho subito un furto.
Per strada, nella più classica delle maniere. Mentre una donna faceva
da paravento, l’altra da dietro infilava la mano nel mio zainetto dove
stavano il passaporto e il portafoglio con 300 Euro che stavo andando
a cambiare a Ovispo, la strada più turistica della città.
E’ ovvio, qui camminano più soldi che nel resto della nazione e sta
crescendo la pletora dei mendicanti e malfattori.
Sento una leggera pressione e mi giro di scatto, mentre la
gentildonna prende la fuga. Grido in spagnolo:
- Prendila, prendila!! – e scattano tutti insieme per aiutarmi. La
seguono per vicoli senza darle scampo. Nel giro di qualche minuto
convergono tre auto della polizia, sei cittadini, e una dozzina di
poliziotti.
Avrei voluto vedere se fosse successa la stessa cosa a Palermo, per
esempio.
Dopo un contatto con la centrale, la ammanettano con grandi
proteste della popolazione che chiede venga rispettata perché donna.
Purtroppo risulta essere un’evasa, e la regola è ferrea.
Impiego i rimanenti tre giorni, per un totale di sette ore, per spiegare
i fatti.
Temono che un turista torni a casa e si metta a raccontare che qui
sono tutti ladroni, danneggiando il loro turismo.
Si vede che non conoscono come stanno le cose nel resto del mondo.
A Rio de Janeiro venimmo rapinati sull’autobus tra una fermata e
l’altra, e un tedesco che faceva jogging venne ucciso per rubargli le
scarpe Nike. Non parliamo di New York, Marsiglia, Napoli…
Credo che l’Avana sia una delle città più sicure del mondo, insieme a
Tokio, la Costa Azzurra, la Svizzera e il centro di Londra e Parigi.
E Montecarlo, naturalmente. Ma quello è un altro mondo.
Lunedì, 12 Giugno .
A casa mia, oggi sono disperati.
Non perché è arrivato il primo ciclone della stagione (si chiama
Alberto, è molto lento ma non fa danni se si esclude qualche
alluvione) ma perché si è bruciata la lampadina del bagno.
Certo, a casa vostra sembra una cosa banale, ma qui nell’anno della
rivoluzione elettrica (Ogni anno è contraddistinto da un programma)
con impettiti funzionari del governo che sono venuti nelle case a
distruggere le vecchie lampadine per sostituirle con quelle a durata
illimitata, sono dolori.
Perché la lampadina è cinese e la durata è meno illimitata del
previsto, e una nuova lampadina costa 3 pesos e 65 convertibili, cioè
dieci giorni di lavoro.
Vorrà dire che la comprerò io. Vedrai che festa!!
La cosa funziona così: si riunisce il parlamento e ascolta Lui che parla
per tre o quattro ore. Ogni tanto infila la mano sinistra sotto la
camicia e sembra si gratti. Il popolo dice che si carica da solo, a
molla. Ho visto una seduta dove Lui ha letto per oltre un’ora il fixing
delle monete e la quotazione delle materie prime, così come le aveva
trovate su Internet.
Ma benedetto uomo! Lascia che il parlamento legiferi e che ognuno
vada a cercarsi le informazioni su internet accessibile a tutti. Oppure
fai distribuire una circolare e ascolta i commenti dei parlamentari! O
no?
Vabbè.
Insomma, la seduta finisce con gli ultimi due minuti dove, senza
dibattito, Lui stabilisce che debbono essere sostituiti TUTTI i frigoriferi
della nazione con quelli nuovi cinesi. Parte così una macchina
organizzativa che ha il suo culmine in squadre ( il papà di dove vivo
io, è il capo di una di queste) che vanno nelle case, tolgono frigoriferi
funzionanti, levano il gas e poi a martellate li distruggono. Certo fa
effetto, fa pure effetto vedere distrutti frigoriferi che funzionano e
trovarsi nuovi frigoriferi che dopo un poco, essendo cinesi, non
funzionano più…
Ti racconto un nanetto: ho segnalato tempo fa un’organizzazione
italiana che è tutta protesa nel progetto di mettere insieme vecchi
computer da regalare all’amministrazione di qui. (Non faccio nomi
perché non voglio danneggiarli. E’ meglio una goccia che arriva che la
promessa di un autobotte che non arriverà mai). Sono diventato
matto a cercare quest’uomo, che lavora solitario, in una cittadina
decentrata e irraggiungibile.
Bene, il mio amico che mi ospita, è uno specializzato informatico con
tanto di diploma. Prima di imbarcarsi come sguattero su una nave da
crociera perché guadagna cento volte di più, lavorava per il governo.
Un giorno arriva il dispaccio: contrordine compagni!! (frase
conosciutissima anche dalle nostre parti) da oggi si ritirano i vecchi
486 e si sostituiscono con nuovi pseudopentium cinesi con disco fisso
da 4 giga.
Bene, i computers vengono sostituiti e i vecchi ammassati all’aperto
in una fabbrica dismessa (ce ne sono a centinaia). Piove e il materiale
si deteriora. Per giunta, hakers come il mio amico rubacchiano
componenti per costruirsi computers abusivi. Soluzione: un
pomeriggio arriva un caterpillar e li schiaccia tutti. A migliaia.
Ora immaginati tutta questa organizzazione italiana, che spende la
sua vita (e tanti soldi) per riuscire a mettere insieme quattro o cinque
486 per regalarli all’amministrazione!!
Capito come funziona?
Ma degli aiuti con relativi aiutanti, avremo occasione di parlarne in
seguito. Se mi riesce.
C’erano cinque punti internazionali internet. Sono rimasti in tre, ma
per avere la scheda devi andare alla sede centrale, mostrare il
passaporto e firmare!!
Il cerchio si stringe.
La polizia cubana
quando in uno dei miei primi viaggi a Parigi, in un bistrò di Place
Pigalle, una bellissima ragazza che assomigliava a Kim Novak – la
strega che ammaliava James Steward, se te la ricordi – mi disse che
in quel vicoletto di fronte davano spettacoli en travestì, capii che il
mondo non è bello perché vario, ma è bello perché avariato. E
quando Kim Novak mi disse che nemmeno lei era una donna ma una
delle vedette dello spettacolo, ebbi la certezza che la porta
dell’Inferno non fosse puzzolente come diceva il mio parroco, ma
profumasse di cipria e di Chanel.
Anni dopo, visitando il quartiere a luci rosse di Amburgo, imparai che
Place Pigalle, anche se più grande e più perversa, se fatta dai
tedeschi, puzza di bordello.
L’ho presa alla larga, lo so. Ma quello che vorrei spiegarti è che ci
sono alcune cose che fuori dal loro contesto perdono il fascino che le
contraddistingue. Come Bellagio, per esempio.
Non so se sei mai passato dal mio lago. Se per caso ti capitasse, vai
oltre la strettoia che porta al pontile, quella col semaforo… Sì, quella.
Ora siediti sulla panchina ed ascolta lo sciabordio dell’acqua. Dimmi,
non ti sembra uno degli angoli più belli del mondo? Questo devono
averlo pensato anche gli americani, che lo hanno fotografato e
riprodotto paro paro sopra uno dei loro grattacieli di Los Angeles.
Arcade Bellagio, si chiama, e ci puoi ritrovare gli stessi mattoni
sbrecciati, la medesima finestra ed i gerani in fiore!
Ma ti assicuro che non è lo stesso.
Come la polizia, altro esempio. Può mostrarsi efficiente come quella
inglese – e quella di qui lo ha fatto non solo bloccando la
borseggiatrice che mi aveva derubato, ma arrestando dopo soli tre
giorni di indagini, persino la sua complice – eppure non riesce a
convincerti che lavora al tuo servizio.
Forse hanno bisogno di pubbliche relazioni, che sono un prodotto del
basso imperialismo e quindi distanti dalle loro convinzioni. Oppure…
Lo avevano dichiarato: temevano che l’episodio del borseggio potesse
avermi impressionato negativamente, e allora hanno provveduto a
cambiare la mia impressione all’alba, suonando al campanello della
casa dove vivo e facendo domande sul mio conto, tanto da impaurire
i miei ospiti. Poi non avendomi trovato sono arrivati il giorno dopo in
due e mi hanno caricato su un’auto dove stava scritto POLIZIA
PENITENZIARIA TRASPORTO INQUISITI facendo mormorare tutto il
vicinato.
Mi portano in una sede nel centro della capitale, che credo oggi,
nemmeno a Kabul si può trovare: tutto il pian terreno diroccato con
una guardia seduta ad una scrivania tra le macerie ( accidenti, alcune
volte rimpiango la mia vecchia macchina fotografica) il primo piano è
inagibile e al secondo mi fanno sedere su una sedia richiudibile
appartenente ad una fila arrivata chissà come da un cinema anni
cinquanta e appoggiata al muro. Aspetto per un’ora sotto un
manifesto scritto fitto fitto con il pensiero di Lui (capiscimi ammè)
titolato: Seconda Lettera.
Come quella di San Paolo agli abitanti di Salonicco.
Vabbè.
Arrivano altri due. Dicono che l’attesa è dovuta al fatto che non si
trovava un dattilografo. Ora l’abbiamo e andiamo in una piccola sede
di tribunale vicino al Campidoglio.
La persona che mi attende e che si siede al mio fianco dice di essere
un avvocato. Non capisco se rappresenta me o quelli contro di me, se
ce ne sono e se sono contro.
Il dattilografo batte per mezz’ora sulla vecchia Olivetti non elettrica.
Ah, Carletto, vecchio imbroglione! Non ti è bastato fare il pacco allo
Stato italiano vendendogli telescriventi obsolete al prezzo di amatore,
sei riuscito, prima di fare il pacco agli azionisti portando a quasi zero
le quotazioni della società, a spedire qui queste macchine da
modernariato. E bravo!!
Il dattilografo scrive tutta la pagina, poi la volta e scrive qualche riga
sul retro e sempre sul retro me la dà da firmare.
Chiedo all’avvocato: - non dovreste leggermi quello che mi fate
firmare?Dice di no. Si tratta di una dichiarazione standard non modificabile.
E allora, kazzo! Ciclostilatela e non rompete le palle alla gente!
(La frase precedente non è stata mai pronunciata, ma prudentemente
mandata a mente)
Mi lasciano andare e mi stupisco di poter uscire dal palazzo senza
scorta. Mi attendono i due poliziotti con l’auto. Mi chiedono dove
debbono riportarmi.
Dico, no grazie. Casualmente mi trovo proprio dove avevo intenzione
di andare questo pomeriggio, grazie lo stesso. E mi avvio in una
direzaione che spero porti verso il centro.
L’aria è calda, da depressione tropicale, ma a me dà come
l’impressione di essere fresca e leggera.
Quando svolto l’angolo, mi sento leggero anch’io.
17 Giugno
Caro Oliviero,
La televisione imperversa con la data di uno degli innumerevoli
congressi che si organizzano sull’isola. Ho visto un congresso
mondiale di non mi ricordo più che cosa, con otto relatori, e 13
persone del pubblico.
Questo si intitola:
MORALE ED ETICA DELLA RIVOLUZIONE
Dimenticando quello che disse il Maestro: non c’e’ morale e non c’e’
etica nella rivoluzione, perché essa non è come sedersi a tavola e con
educazione passarsi le vivande…
La rivoluzione è sangue e merda, merda e sangue.
Ma qui persino le parole hanno perso il loro significato originale.
Massì, vabbè. Parliamo di morale.
E’ difficile affrontare il discorso in un Paese dove per esempio il furto
è assurto a necessità collettiva per la sopravvivenza. Logico quindi,
che se rubo la benzina al governo per riuscire ad integrare “la libreta”
(1) e a sfamare la famiglia, sarà poi difficile condannare moralmente
il mio vicino che fa altrettanto con il cemento della fabbrica dove
lavora!
Altrettanto difficile quindi è comprendere come sia possibile in un
contesto dove questo aspetto della morale è stato cancellato, che poi
il comandante in capo, occupi undici ore dei media nazionali per dire
che lui invece no. Lui non lo fa.
Difficile parlare di morale e di etica vivendo in una famiglia come
quella che mi ospita, ligia al dovere e ai dettami della rivoluzione,
quando con quattro stipendi mensili portano a casa meno di quanto
guadagna in un giorno il tassista abusivo che abita qui di fronte!
Difficile mandare a scuola tua figlia e per riuscire a laurearla e a
garantirle un posto di lavoro, costringerla a partecipare ad un
programma sociale che consiste nell’insegnare nelle scuole
elementari; poi, alla sera, frequentare con profitto finchè, finalmente
potrà inserirsi nel tessuto sociale,laureata con uno stipendio di dieci
dollari al mese, quando la figliola qui di fronte, meno bella ed
elegante di tua figlia, va a passeggiare per il boulevard e porta a casa
venti trenta dollari al giorno! Lei li chiama “propina” (2) ma
certamente si tratta di proventi da “jinetera” (3). E sai dove sta la
differenza tra le due fanciulle? Che quest’ultima, grazie alle sue
conoscenze diciamo così sul campo, il più delle volte incontra uno
sfigato che la sposa, le fa il passaporto e se la porta via mentre la
nostra laureata non ha scampo: si fidanzerà in casa con uno
sfaccendato che dopo una decina d’anni, durante il quale verrà a casa
a cenare, guardare la televisione e il più delle volte andare a letto a
casa di lei, poi andrà a finire che sì, forse la sposa.
Devi vedere poi, dopo cinque anni, quando la jinetera torna a trovare
i parenti, tutta ingioiellata, con un paio di marmocchi dal colore
incerto, e tua figlia che ha seguito tutti i dettami che la morale le ha
imposto, starsene là ad ascoltare le avventure della sua coetanea e a
sognare un viaggio in aereo che non farà mai…
Difficile parlare di morale a casa del padre della mia amata, una
stanza quattro metri per tre guadagnata con venti anni di lavoro in
due, quando il loro vicino ha ampliato la sua casa torrefacendo caffè
di frodo…
Difficile parlare di morale a casa del mio amico, laureato in
informatica, con un diploma che attestano la conoscenza di tre lingue
e un altro che lo qualifica come operatore turistico, che con questi
attestati ha partecipato ad un concorso indetto dal governo dove su
419 partecipanti sono stati scelti 28 cubani che hanno avuto il
passaporto e adesso può fare lo sguattero su una nave di crociera che
lo tiene lontano da casa otto mesi all’anno. Passeggiavamo sul
Malecon (4) qualche giorno prima della sua ripartenza. Mi disse:
Tu non ci crederai, ma qui ( inteso come Cuba) è l’unico posto
dove mi sento veramente libero!
Eh sì, caro mio, è proprio come la storia del Bombo. Te la ricordi?
Successe qualche anno fa, quando l’UCLA, la famosa università della
California, pubblicò uno studio dove si dimostrava che secondo tutte
le leggi della fisica finora conosciute, il Bombo, quel panciuto insetto
che assomiglia ad una vespa obesa, non poteva volare. Mentre il
Bombo, inconsapevole, non avendo nessuna possibilità di leggere
quella relazione, continuava a volare imperterrito!
Ecco, il Poppolo Cubano (scusa se lo scrivo maiuscolo ma se lo
merita) è come il Bombo: in un Paese con l’economia in fase di stallo,
la dirigenza imballata e la morale decotta, lui il Popolo, sopravvive
conoscendo picchi di moralità, di attaccamento alla propria terra e di
solidarietà che noi abbiamo dimenticato da un pezzo.
Lui, il Popolo, continua a volare!
----------------------------------------------------------------------------NOTE
(1) Libreta è la tessera annonaria che garantisce al popolo la sopravvivenza a
patto che mangi come un pulcino
(2) Propina è la mancia miserella che benevolmente il turista lascia sul tavolo,
facendo una figura da milionario
(3) Jinete è il fantino. Letteralmente quindi, la jinetera sarebbe una che ama
andare a cavallo (capiscimi ammè)
(4)
Malecon letteralmente è una diga. Qui è il nome del lungomare
.Elogio della Jinetera
Pubblicato il 21/06
Jinete ' fantino. Ne consegue che jinetera e´ una muchacha a cui
piace cavalcare (capiscimi amme´)
Minchia, se funziona!
Sto parlando del Viagra o chissa’ come chiamano qui il suo
corrispettivo indiano.
Lo vendono per strada. Certo, da’ da pensare il sapere di attempati
occidentali che si imbottiscono di pillole per la felicita’ e poi debbono
consumare con una coetanea. Qui invece e’ tutto molto piu’ semplice,
perche’ nella stessa strada, puoi scegliere come consumare, con chi e
di che eta’.
Gia’. Sto parlando delle jinetere.
ELOGIO DELLA JINETERA
Se passi dalla piazza San Francesco, uno dei piu’ begli esempi
architettonici precoloniali della capitale, preservato nella sua interezza
- ad eccezione di un orrendo negozio Benetton che ne deturpa la
purezza - troverai il monumento al francescano immortalato mentre
abbraccia benevolmente un indio che ha contribuito a far estinguere.
Infatti questo benedett’uomo (non ne riferisco il nome per non fargli
pubblicita’) in una sua nota alla Curia e al Re, riferiva terstualmente:
“ potrei dire con certezza che gli Indios sono creature, non saprei dire
se sono umani...”
Ecco, io questo illuminato lo tirerei giu’ di prepotenza da questo
piedistallo e lo sostituirei con un monumento alla fin troppo
vituperata jinetera, simbolo di un’emancipazione del costume cubano
che non esiste, motore trainante di un’economia ansimante, animale
da tiro di tutta una famiglia che vive alle sue spalle.
Comincia a passegiare per i boulevards la mattina presto ed entra ed
esce dai negozi che sono la sua salvezza. Infatti la polizia, che la
tiene d’occhio in modo arcigno, la ferma, la rimprovera, le controlla i
documenti solamente quando puo’ fermarla per strada. Nei negozi,
nei bar, nei ristoranti dove si rifugia non appena acchiappa qualche
pollastro, la lasciano in pace. In questo modo, lei incrementa senza
volerlo il commercio ed i consumi.
Quando acchiappa un estimatore, lo conduce qua e la’ per i meandri
della capitale, prende al volo taxi e carrozze, si ferma per un rinfresco
sotto pergolati dove suonano musica latina, va per mercatini dove si
fa comprare una camicetta, un oggetto, finche’ la notte approda in
ristorantini tipici per poi finire a ballare e a letto. Nel frattempo pero’
bada bene di innamorarsi del suo compagno, cosi’ la faccenda
assume un colore romantico.
Perche’ lei, a suo modo, e’ innocente e tutto quello che fa e’
combattere la noia mortale che permea la sua vita senza speranze,
traendone possibilmente un vantaggio economico per se’ e la sua
famiglia che molte volte trova in lei l’unica fonte di un introito extra.
A suo modo, lei e’ pure l’unico veicolo con cui si impongono le nuove
mode. Infatti in un paese dove le merci sono poche e quando
finiscono non si sa quando ne arrivano altre, capita che per esempio
un paio di pantaloni fiorati si affaccino nelle vetrine solo per qualche
giorno. Lei, che e’sempre in giro per negozi, coglie al volo le novita’
ed essendo una delle poche che maneggia moneta convertibile, e’
anche la prima a comperare. Le altre donne, che non comprano
riviste, non frequentano salotti, non hanno la pubblicita’ che ne
indirizza i consumi, hanno come punti di riferimento solamente le
telenovelas e la strada. Le prime sono mondi virtuali ed inaccessibili,
per strada invece, vedono indossare i nuovi modelli o le nuove
tendenze. Fermano la squinzia e le domandano: dove l’hai comprato?
E con questo passaparola si crea la “Nouvelle Vague” per cosi’ dire.
Attenta ad ogni novita’, e’ anche il veicolo per ogni nuova tecnologia.
In un paese dove avere il telefono non dipende solo dalla
disponibilita’ della rete ma anche dal MERITO (occorrera’ riparlarne)
lei ha scoperto il trucco per cui basta andare con lo straniero all’ufficio
della telefonia mobile, fargli firmare il contratto e poi farsi intestare la
voltura. Lei ha in casa il lettore CD, ha comprato un USB per suo
fratello e fa la fila al lugo pubblico dove i cubani possono collegarsi
per internet, con due vantaggi.
Il primo e’ che quando e’ in coda la polizia non la tormenta. Le piu’
belle si acchiappano in coda.
Lei ti vede che la punti e ti pianta addosso i suoi occhioni da fata
come per dirti: ehi, io non posso fare nulla perche’ altrimenti mi
arrestano, ma tu, datti una mossa!
Il secondo vantaggio e’ che una volta collegate, mandano E-mail a
tutti quelli che hanno conosciuto, facendo in questo modo pubbliche
relazioni per il paese. Qualche volta questi contatti danno i frutti
sperati e l’amato ben, (chiamiamolo cosi’) o ritorna o addirittura le
manda una lettera d’invito che serve al ministero dell’interno per
rilasciarle un passaporto.
In un modo o nell’altro, le jinetere scompaiono tutte a ventidue anni,
eta’ massima, da queste parti, per esercitare. Perche’ la concorrenza
e’ feroce e le nuove leve premono. Specialmente le jinetere per un
giorno. Quelle che magari escono da scuola e vanno a passeggiare
come se lo fossero. E qualche volta acchiappano pure loro, con la
differenza che frequentandole lo straniero si accorge di avere per le
mani un gioiellino in qualche modo diverso. E se la sposa, con grande
tripudio della famiglia che finalmente puo’ cominciare a mangiare
carne, quella vera.
Cuba e i diritti dell´uomo
non so a te, ma a me il discorso che ha fatto il ministro degli esteri
cubano all’ ONU di Ginevra – in occasione della prima seduta della
commissione sui diritti umani - e’ piaciuto. Ne ho condiviso i contenuti
e specialmente il tono teso e appassionato con cui ha esposto le
ragioni del suo datore di lavoro.
Che e’ il popolo.
Francamente, mi piacerebbe essere rappresentato da un ministro che
va in giro a parlare a mio nome e che invece di arzigogolare
machiavellicamente (dio, che neologismo! ) dice quello che pensiamo
tutti.
Ha rivendicato innanzi tutto il fatto che Cuba esporta 30.000 medici
mentre l’America - che non siede su quei banchi come forma di
protesta per la partecipazione di Cuba ai lavori – ha esportato
170.000 soldati per rubare il petrolio di una nazione a vantaggio di
alcune compagnie di proprieta’ degli “amichetti” (ha detto proprio
cosi’) del presidente.
Certo, se pensiamo al progetto iniziale del Che e di Fidel di esportare
armi, soldati e guerra per la rivoluzione mondiale, questi medici
cubani sono un bel progresso!! A dimostrazione che i rivoluzionari,
anche i piu’ agguerriti, muoiono tutti a trent’anni.
Anche quando non muoiono.
Ha detto inoltre che in Cuba sono stati operati 300.000 pazienti
sudamericani non abbienti, che sono stati imbarcati dal loro paese
sugli aerei di linea cubani, e dopo una parziale degenza rimandati,
sempre in volo, ai loro Paesi, mentre l’America ha usato i suoi aerei
per trasportare illegalmente prigionieri politici e torturarli.
Ha detto che a Cuba ogni anno entrano 25.000 studenti universitari –
specie sudamericani – per conseguire una laurea, e invece gli
Americani hanno ucciso 170.000 iracheni distruggendo parzialmente
una civilta’....
Insomma, un discorso forte.
Quello che mi ha stupito e’ il silenzio della stampa internazionale del
giorno dopo.
Ma sai, sono collegato malamente e con uno scarto di ore.
Puo’ essere che mi sono sfuggiti i commenti della stampa libera in un
mondo libero, che quando c’e’ da criticare il Potere vede i giornalisti
liberi che si alzano tutti all’unisono e glie ne cantano quattro. Agli
americani.
Ma pure agli altri.
Finalmente, sembra finita.
Dopo quattro gironi di interrogatori (loro li chiamano colloqui) mi
hanno rinnovato il permesso di soggiorno per scopi turistici, per altri
30 giorni.
Come sai, sono in attesa di un permesso di residenza provvisoria per
collaborare ad un programma italiano per lo sviluppo di un Barrio (1)
degradato.
Te ne parlero’ dettagliatamente al momento opportuno, insieme al
problema degli aiuti al Terzo Mondo, che e’ materia spinosa e ostica.
Insomma, ho fatto una furbata all’italiana: scaduto il permesso di
soggiorno, invece di tornare in Italia sono andato in Giamaica e dopo
qualche giorno sono rientrato. Alla dogana ho dichiarato l’indirizzo
dove soggiorno e mi hanno dato un altro permesso di 30 giorni
rinnovabili.
Ehehehehe
Ma non gli e’ piaciuto per nulla lo scherzetto e cosi’ hanno aperto
un’indagine.
Devi sapere, che il turismo, l’immigrazione e la residenza degli
stranieri, appartenendo ad un settore sensibile della sicurezza
nazionale, sono affidati al ministero dell’interno CHE E’ MILITARE.
Essendo questa cosa in mano ai soldati, capirai pure tu che non c’e’
una legge a cui attenersi, oppure ci sara’ pure, ma la cosa va avanti
con ordini, contrordini, disposizioni, circolari ministeriali, eccetera. Per
farti capire meglio come stanno le cose, ti diro’ che per essere sicuro
di non sbagliare, mi sono rivolto ad un avvocato il quale non solo mi
ha detto che di questa materia nessuno e’ autorizzato a parlarne, ma
saputo che l’amico che mi accompagnava ha una conoscente che
lavora all’Immigrazione, gli ha chiesto se poteva usufruire di questa
amicizia, per mandare un’amica che aveva un problemino da
risolvere.
Capito come funziona?
Insomma, non essendoci un codice, una legge, una normativa che ti
faccia sentire protetto, quando ti convocano, anche se sei puro come
un angelo, ti prende un certo malessere dentro, che e’ esattamente
quello che essi vogliono. Essendo poi tutto da interpretare, puo’
succedere che un giorno capiti in mano ad una soldatessa (questi
colloqui con gli stranieri, sono sempre svolti da donne) ligia ai
regolamenti che ti mette paura, poi il giorno dopo per la stessa
questioni capiti in mano ad una mamma tenera e affettuosa che senti
ti vuole bene e ti rinfranchi.
E’ esattamente quello che e’ successo a me.
Dopo quattro soldatesse di cui tre arcigne, ieri mi siedo nell’affollata
sala d’attesa e mi sento chiamare per nome:
-
Aldo, vieni qui –
Era la prima soldatessa che mi interrogo’ tre mesi fa e che non si era
scordata di me.
Ah, che sollievo!!
Comincio a raccontare tutta la storia, a mostrare documenti e
indirizzi. Scarta tutto con la mano e mi dice: - Insomma, di cosa hai
bisogno?
Divina.
Inutile dirti, che il colloquio si e’ concluso con un perfetto baciamano.
All’italiana.
Perche’ non si dimentichi piu’ di me.
NOTA
(1)
Un Barrio e’ un quartiere. Questo di cui ti parlero’ viene
soprannominato EL JAPON* ed e’ classificato come “non abitabile”. Ci
vivono 10.000 persone in condizioni sub-umane, ma poiche’
contraddicono lo spirito della rivoluzione che avrebbe portato
benessere ed uguaglianza a tutti, il governo tende a non parlarne.
Non solo, ostacola pure coloro che tentano di portare un aiuto a
questi disperati. Ma ne riparleremo.
---------------------------------------------------------------------------- Non vorrei che ti confondessi e considerassi El Japon una località geografica.
Deriva da Ja e pon nel senso che là pongono, cioè arrivano e mettono una baracca
dove trovano spazio. Saranno le prime case ad essere distrutte con il prossimo
ciclone. Saranno questi i primi morti nella sciagura. E tu passi in mezzo a questa
gente e li saluti e ti rispondono con il sorriso, e tu sai che sono dentro ad una
lotteria, e alla prima catastrofe qualcuno di loro verrà sorteggiato...
P.S.
Il prossimo Salone dell’Umorismo a Cuba si svolgera’ a San Michele al
Bagno, che se mi permetti, e’ la localita’ ideale per organizzarci un
Salone dell’Umorismo.
a cuba dal dentista
24 Giugno
Una delle accuse piu’ frequenti al governo cubano, e’ che sopravviva
economicamente grazie soprattutto al turismo sessuale, ma non e’
vero.
Ossia, sarebbe vero, ma parzialmente.
Le ragioni per venire a Cuba in verita’ sono molteplici. Intanto ci sono
i congressi. Ogni settimana si apre un congresso mondiale su ogni
argomento possibile ed immaginabile. Questa settimana c’era quello
sulle operazioni a cuore aperto.
Ora, uno si chiede, ma perche’ un congresso di cardiochirurgia
proprio all’Avana? Credo la risposta sia: e quanti cardiochirurghi
andrebbero al medesimo congresso organizzato a Vighizzolo di
Cantu’, per esempio?
C’era pure un congresso mondiale dei produttori ed esportatori di
mango, il delizioso frutto tropicale. Incredibili le sue proprieta’: regola
l’organismo, cura alcune malattie oftalmiche, previene il diabete,
tanto che pensano di disidratarlo e farne pastiglie, come la papaya.
Vedremo.
Un’altra ragione per venire a Cuba, sono le strutture ospedaliere per
stranieri. Hanno importato macchine svizzere ed in ambienti che
sembrano cliniche svizzere operano a costi bassissimi.
Pure il dentista e’ ottimo e conveniente. Il ferro che mettono ai
ragazzi e che io ho pagato 3.000 Euro, qui lo mettono per 180 dollari.
Quattro denti falsi rimovibili 130 dollari.
Il calcolo e’ presto fatto: tu dai 3.000 Euro al dentista che poi viene a
Cuba ad un congresso e poi va a mignotte.
Invece puoi venire a Cuba con 1.700 Euro, andare dal dentista e poi a
mignotte, e tornartene a casa con il resto.
Conveniente, no?
Ma io, lo sai, sono un testone che vuole andare a fondo alle cose, e
mi sono chiesto se a tanta efficienza medica dedicata agli stranieri,
corrispondeva altrettanto servizio per i cubani.
Approfittando di una sana abbronzatura, baffoni cubani (li ho fatti
crescere e mi piacciono pure) e cappello da campesino, mi sono
messo in fila all’ambulatorio rionale.
Dopo una lunga attesa scopriamo che l’ambulatorio non possiede piu’
un medico come previsto dalla rivoluzione perche’ i medici li hanno
mandati quasi tutti all’estero e a questa quadra (1) e’ stato assegnato
un medico che viene da un altro Barrio, ma oggi ha da fare. Forse
viene domani.
Vado alla clinica dentistica e mi metto seduto in attesa.
Alle otto e mezza, puntuale, passa il direttore che da’ inizio alle
danze. Mi guarda con sospetto, ma va oltre. Devi sapere che e’
proibito in queste strutture dare assistenza agli stranieri. Passa un
giovane medico con baffi e pizzetto, molto elegante. Ha il camice
pulito e decido di fidarmi. Lo avvicino e gli dico che ho un’emergenza
mentre stringendogli la mano gli faccio scivolare un convertibile da
venti pesos.
Si guarda intorno e decide di rischiare e mi fa passare
nell’ambulatorio che e’ un ampio salone oscuro dove da un lato
muretti alti un metro e mezzo dividono ambienti dove operano i
dentisti. Poltrone ferruginose, attrezzi anni cinquanta, manca l’acqua
e le salviette. Noto pero’ che come da regolamento, tutti gli infermieri
indossano guanti, mascherina e cuffia. Il problema e’ che non ce n’e’
per tutti, cosi’ chi ha la mascherina non ha i guanti, chi porta i guanti
non ha la cuffia e cosi’ via. L’ambiente, dal punto di vista sanitario e’
da paura, la sporcizia da terra piano piano si arrampica persino sulle
pareti. Le punte dei trapani e il necessario per operare ogni dentista
se li porta da casa. Le persone pero’ sono tutte gentili e disponibili e i
medici competenti ed efficaci.
Vengo da due preventivi europei e ormai so tutto quello che mi puo’
capitare. Compreso il salasso al portafoglio: in Italia dovrei spendere
8.000 Euro e in Grecia 4.000.
Il giovane medico pero’ mi offre una soluzione intelligente e pratica.
Mi interessa, quanto potrebbe costarmi?
Dice: 130 dollari di materiale piu’ il tempo del suo lavoro. (Non
dimenticare che questo giovane laureato lavora con un salario di 10
dollari al mese)
Minchia, quasi quasi rischio. La soluzione e’ un apparecchio in platino
removibile. Al peggio perdo i soldi ma non ho nessun danno fisico. Ci
accordiamo ma la prima parte dell’operazione non si puo’ fare in
clinica e lui abita troppo distante. Decidiamo di andare a casa dove
abito.
Mi mette seduto sulla sedia e mi passa intorno un lenzuolino bianco.
Accende il gas e lo usa per scaldare quella specie di plastilina per
prendermi le misure della dentatura. Rientra all’improvviso la padrona
di casa:
- Aldo cosa fai, ti tagli i capelli?
- No, sono dal dentista
- Ah..
Il giovane medico mi prende le impronte della masticazione inferiore
e torniamo alla clinica per una radiografia. L’infermiera canna
clamorosamente la prima e scopriamo che non c’e’ una seconda
lastra. Dobbiamo aspettare qualcuno che la porti di contrabbando ma
nel frattempo entra il direttore e scoppia il caos (lo so, sembra un
racconto kafkiano, ma in parte lo e’).
Grida come un’aquila finche’ i due si appartano. Finalmente si
accordano e il giovane viene a confabulare con me. La questione e’
semplice: possiamo mettere tutto a tacere dividendo l’operazione
odontoiatrica in due tronconi, il direttore dara’ la sua consulenza
sull’intera operazione e si occupera’ della mascella superiore.
Costo aggiuntivo? 40 dollari.
Ci sto.
Cominciano cosi’ le quattro ore e mezza piu’ allucinanti di tutta la mia
vita, con me seduto su questa kazz... di poltrona, praticamente a
testa in giu’ e il direttore che mi scolpisce un canino INTERAMENTE A
MANO!!
Torno a casa barcollando. Suona il campanello: e’ il giovane medico
con l’apparecchio finito.
Il lavoro e’ perfetto. Pago.
Mi chiede se sono contento del mio dente falso.
Gli dico che al mio paese, in quattro ore e mezza non ti mettono un
dente falso ma un cuore nuovo. Ride come un pazzo perche’ ha capito
solamente la parte ridicola della storia. Quella tragica, non lo sfiora
neppure.
Vado in centro a sorridere alle ragazze.
Quattro ore dopo ho una fidanzata nuova.
----------------------------------------------------------------------------NOTA:
(1)
Quadra e’’ un quartiere. Quando dai il tuo indirizzo, non e’ sufficiente il
numero civico ma devi dare pure la quadra, cioe’ la via traversa prima e dopo la tua
casa.
25 Giugno
Caro Oliviero,
ho passato la domenica dalla Tia. Sai, quella dei maiali.
Ce ne siamo stati in giardino tutto il pomeriggio e ogni tanto mi chiedeva: - vuoi
un succo di cocco? – oppure: - vuoi un succo di mango? Una banana? –
Se la risposta era affermativa il figlio si arrampicava sull’albero corrispettivo e
provvedeva alla bisogna.
Mitico.
L’unico momento d’imbarazzo l’ho avuto quando mi ha chiesto:
- Vuoi gli assorbenti?
Sai, ho la ragazza che casualmente si trova in quei giorni (altrimenti non
avremmo certo trascorso la domenica in un giardino) e trovare i Lineslady su
quest’isola non è cosa da poco. Guardo la figliola perché non so cosa
rispondere e lei mi incoraggia con un sorriso.
Vabbè, portami gli assorbenti... e il figlio torna con le cannucce, perché il succo
di cocco si gusta meglio succhiandolo con gli assorbenti. (Ancor meglio se nel
buco ci fai scivolare dentro un pochito de ron...)
Giochiamo a Domino.
Incredibile come un gioco cambi con il cambiare delle genti. In Santo Domingo,
per esempio, è un gioco da coltelli, visto che ci puntano sopra cifre da capogiro.
Qui, dove il gioco d’azzardo è proibito, invece diventa l’occasione per farsi
quattro risate.
La posta in gioco è l’acqua. Si gioca al sole e l’acqua è bella fresca. Chi perde il
giro ne beve un bicchiere, e la cosa è fin troppo piacevole. Con l’andamento del
gioco però, l’acqua si intiepidisce, qualcuno ne beve troppa e suda, gli altri lo
prendono in giro...
Insomma, un gioco innocente per un pomeriggio d’altri tempi.
Torno a casa e trovo una tienda aperta. Entro per comprare un rinfresco e cosa
trovo? Una boccetta da 200 ml di olio d’oliva!!
Metto i soldi sul banco e faccio segno dietro la commessa e dopo qualche
esitazione finalmente me la mette qui, sul bancone. Ma per consegnarmela
vuole vedere il mio passaporto.
- Ah, ma ora si è passato il segno – sbotto – ma è mai possibile che un
cristiano per comprare una boccetta d’olio d’oliva debba far vedere i
documenti?
Ma quale olio d’oliva, mi dicono. Hanno scoperto che girano biglietti falsi da
venti pesos convertibili, stampati così bene che sospettano siano stati gli
americani (da queste parti tutte le colpe le addossano a loro) e come
provvedimento ogni tienda chiede i documenti a chi paga con un biglietto da
venti.
Ah ecco.
27 Giugno
Caro Oliviero,
secondo te, un cristiano che di domenica mette fortunosamente le mani su 200
ml di olio d’oliva (8 oz.), cosa fa di lunedì? Esatto, va al mercato a comprare
l’insalata.
Oddio, mercato è una parola grossa, chiamiamolo un antro buio “particular” (1)
dove i campesinos ammassano per terra i loro prodotti.
In pratica, al lume di una sola lampada centrale, tu ti aggiri per questi meandri
oscuri e puzzolenti cercando di integrare la “libreta”, che sarebbe quello che lo
Stato dice che devi mangiare per rimanere vivo, ma che non ha previsto le
vitamine.
Ai lati di questo androne si affacciano finestre dai quali si scorgono i macellai,
omoni vestiti con i camici verdi dei chirurghi con tanto di cuffietta, così che con
le loro sigarette in bocca, il machete in aria, il sudore che cola sulla carne e le
mosche intorno, danno un’impressione sinistra e poco rassicurante.
La frutta è brutta, segnata e sporca, e le verdure piene di terra. Le trattative si
svolgono a bassa voce e i pochi clienti che si sono portati il sacchetto da casa perché non è previsto che il sacchetto ce lo metta il venditore – prima di
andarsene nascondono i prodotti nei loro zainetti, affinché tornando a casa
nessuno veda che hanno comprato “particular” e gli faccia i conti in tasca.
Ecco, camminando per questo girone infernale degli scontenti, ho avuto come
la sensazione di aver colto l’essenza di questa rivoluzione che nel tentativo
spasmodico di togliere il superfluo, ha finito con l’uccidere la bellezza.
Sì, hai capito bene. Parlo proprio di bellezza. La bellezza di una giornata di sole
e di un mercatino rionale dove i fruttivendoli cantano le meraviglie dei loro
prodotti, che sono messi là, in fila, lucidi, puliti, tutti colorati, e le massaie attente
che valutano e sorridono per qualche complimento grossolano, e che poi
tornano a casa e riversano sul tavolo i colori che stanno dentro le loro sporte,
coi gialli, gli arancioni, i viola, i rossi, i verdi… ed i profumi delle erbe, delle
spezie, delle vivande che cuociono…
Dio, che nostalgia che ho di casa mia!
NOTA
(1) Particular vuol dire privato, dove il guadagno – pagate le tasse – finisce nel borsellino
della gente
Caro Oliviero,
non so a te, ma a me questo regime ricorda tanto il nostro Ventennio, con le
adunate oceaniche, i milioni di baionette, le scritte sui muri e il nostro
Mascellone che andava a mietere il grano.
Niente di tragico, insomma. Che se poi piace alla gente, che se lo tenga!
Ieri per esempio, il popolo ha appreso con sollievo che è stato liberalizzato il
lettore CD.
Il che vuol dire che se uno di qui ha rubato o trovato per terra soldi sufficienti
per vedersi un film a casa, da ieri non rischia più la galera.
Bene.
Il problema è che è rimasto illegale il dischetto! Ossia che i dischi CD e DVD
non si possono comprare. E nemmeno la Play Station.
Però è consentito l’impianto VHS e relative cassette. Quando lo proibirono,
liberalizzarono il Walk-man e quando quest’ultimo era proibito erano consentite
le musicassette Philips.
Come certamente avrai capito, c’è del metodo in questa follia, e quando una
mano dà, l’altra leva.
Venerdì scorso per esempio, il Comandante è andato in televisione per un paio
d’ore a parlare di internet, della libertà d’espressione che rappresenta, della
testimonianza di studenti che mostrano i vantaggi di una ricerca sul Web, del
programma di espansione delle scuole dove sono previsti un milione di nuove
connessioni per il prossimo anno, eccetera.
Poi, camminando per Ovispo mi ferma una giovane che mi chiede di andare
con lei a comprare una tessera per connettersi in internet.
- Guarda che ci dev’essere un errore. La connessione internet è proibita
nelle case dei cubani, ma qui con questi dieci computers pubblici potete
avere (sotto ferreo controllo) tutte le connessioni che volete. –
Dice che no, e mi porta dentro.
Infatti, le norme sono cambiate. Adesso internet è libero per tutti ma la tessera
(4,5 dollari all’ora) non è vendibile ai cubani.
29 Giugno
Caro Oliviero,
ti ho già detto che sto aspettando il permesso di soggiorno provvisorio per
collaborare ad un programma di aiuti qui all’Avana? Credo si sì.
Le difficoltà sono immense, i documenti da presentare innumerevoli, i colloqui
estenuanti, insomma più di una volta mi sono chiesto ma chi me lo fa fare.
L’impressione che ne ho ricavato è che non ci sia nessuno qui, nemmeno dalla
parte italiana, veramente interessato a fare qualcosa, se non un poco della
celeberrima “ammuina”’ napoletana.
Ma te ne riparlerò a bocce ferme.
Ieri squilla il telefono. È una funzionaria cubana che dovrebbe controllare il
lavoro della associazione italiana che si muove da queste parti, con cui dovrei
collaborare
- Spero mi stia telefonando per darmi buone notizie – dico
- Credo proprio di sì – risponde giuliva
Per farla breve, mi stava telefonando per dirmi di rinviare la pratica cartacea,
la mia richiesta in spagnolo e il file elettronico, perché hanno perso tutto!
Dopo due mesi di lavoro, che dovevano essere 45 giorni.
E la chiama una buona notizia!
E pensare che avremmo potuto impiegare questi due mesi per azioni
fruttifere, come per esempio la conoscenza dell’ambiente in cui dovrei
operare, un primo contatto con i giovani da motivare, un collegamento ad
orari fissi con Internet per consentire di interfacciare con l’Europa (per MSN
per esempio) e scaricare materiale didattico che mi manca...
Insomma, in queste cose ho maturato una discreta esperienza e so che
andare sul luogo aiuta a comprendere i problemi.
A me invece non è consentito. Dicono che potrebbe compromettere l’esito
delle indagini che il ministero sta conducendo sul mio conto...
Bah.
L’unica volta che mi portarono sul posto, accompagnato da un gigantesco
poliziotto/autista, l’incaricato italiano era arrivato una ventina di minuti prima
di noi e se ne stava là seduto fuori da quello che diventerà il centro culturale
della zona, solo.
Intendo dire senza nessuno del luogo che gli fosse venuto intorno, per una
richiesta, per un saluto, per rompere magari le palle….
Ricordo a Kachikalli ( un giorno ti parlerò del mio coccodrillo a kachikalli)
dopo un paio di settimane che mi recavo da quelle parti, i ragazzi della mia
scuola, per proteggermi dai benevoli assalti, dovevano fare un vero e
proprio cordone di protezione! E la polizia aveva messo una guardia fuori
dalla mia porta per evitare che tra i tanti adoratori ci fosse qualche pazzo
che mi facesse del male. Ecco, pensavo alla mia esperienza, e vedere
questo signore dopo due anni di aiuti in questa zona che può starsene
pacificamente seduto fuori dal suo centro sociale senza che nessuno vada a
stringergli la mano, beh a me suona strano.
Ma ne riparleremo. Magari a fine del mese, quando mi costringeranno a
lasciare il paese e sarò libero di scrivere senza paure o condizionamenti.
Certo dovremo parlare anche dei delegati ARCI URCI ORCI e sigle
incomprensibili con sedi improbabili, che si riuniscono in commissioni e
vengono a Cuba per vedere com’è possibile che i soldi partano dall’Italia
come elefanti e arrivano che sono diventati topolini.
E li portano in giro a fargli vedere il sole per la luna, e loro a bersi tutto con
facce serie ma col pensiero fisso alla serata da trascorrere con l’aria
condizionata in lieta compagnia in uno dei tanti cafe chantant dove cenare...
Certo, ne riparleremo.
partono elefanti e arrivano topolini...
Caro Oliviero,
ti ho gia’ detto che sto aspettando il permesso di soggiorno
provvisorio per collaborare ad un programma di aiuti qui all’Avana?
Credo si si’.
Le difficolta’ sono immense, i documenti da presentare innumerevoli,
i colloqui estenuanti, insomma piu’ di una volta mi sono chiesto ma
chi me lo fa fare.
L’impressione che ne ho ricavato e’ che non ci sia nessuno qui,
nemmeno dalla parte italiana, veramente interessato a fare qualcosa,
se non un poco della celeberrima “ämmuina”’ napoletana.
Ma te ne riparlero’ a bocce ferme.
Ieri squilla il telefono. E’ una funzionaria cubana che dovrebbe
controllare il lavoro della associazione italiana che si muove da queste
parti, con cui dovrei collaborare
-
Spero mi stia telefonando per darmi buone notizie – dico
-
Credo proprio di si’ – risponde giuliva
Per farla breve, mi stava telefonando per dirmi di rinviare la pratica
cartacea, la mia richiesta in spagnolo e il file elettronico, perche’
hanno perso tutto! Dopo due mesi di lavoro, che dovevano essere 45
giorni.
E la chiama una buona notizia!
E pensare che avremmo potuto impiegare uqesti due mesi per azioni
fruttifere, come per esempio la conoscenza dell’ambiente in cui dovrei
operare, un primo contatto con i giovani da motivare, un
collegamento ad orari fissi con Internet per consentire di interfacciare
con l’Europa (per MSN per esempio) e scaricare materiale didattico
che mi manca...
Insomma, in queste cose ho maturato una discreta esperienza e so
che andare sul luogo aiuta a comprendere i problemi.
A me invece non e’ consentito. Dicono che potrebbe compromettere
l’esito delle indagini che il ministero sta conducendo sul mio conto...
Bah.
L’unica volta che mi portarono sul posto, accompagnato da un
gigantesco poliziotto/autista, l’incaricato italiano era arrivato una
ventina di minuti prima di noi e se ne stava la’ seduto fuori da quello
che diventera’ il centro culturale della zona, solo.
Intendo dire senza nessuno del luogo che gli fosse venuto intorno,
per una richiesta, p[er un saluto, per rompere magari le palle,
insomma.
Ricordo a Kachikalli ( un giorno ti parlero’ dei coccodrilli di kachikalli)
dopo un paio di settimane che mi recavo da quelle parti, i ragazzi
della mia scuola, per proteggermi dai benevoli assalti, dovevano fare
un vero e proprio cordone di protezione! E la polizia aveva messo una
guardia fuori dalla mia porta per evitare che tra i tanti adoratori ci
fosse qualche pazzo che mi facesse del male. Ecco, pensavo alla mia
esperienza, e vedere questo signore dopo due anni di aiuti in questa
zona che puo’ starsene pacificamente seduto fuori dal suo centro
sociale senza che nessuno vada a stringergli la mano, beh a me
suona strano.
Ma ne riparleremo. Magari a fine del mese, quando mi costringeranno
a lasciare il paese e saro’ libero di scrivere senza paure o
condizionamenti.
Certo dovremo parlare anche dei delegati ARCI URCI ORCI e sigle
incomprensibili con sedi improbabili, che si riuniscono in commissioni
e vengono a Cuba per vedere com’e’ possibile che i soldi partano
dall’Italia come elefanti e arrivano che sono diventati topolini.
E li portano in giro a fargli vedere il sole per la luna, e loro a bersi
tutto con facce serie ma col pensiero fisso alla serata da trascorrere
con l’aria condizionata in lieta compagnia in uno dei tanti cafe
chantant dove cenare...
Certo, ne riparleremo.
formaggi, ambasciate, locomotive a Cuba
Qualche giorno fa si diffuse la voce che nel giardino dell’ambasciata
americana stavano bruciando documenti. Avrai visto anche al cinema
che quando l’ambasciatore fa bruciare i documenti compromettenti e’
in vista un’evacuazione frettolosa o forzata.
I cubani si allarmano e vanno a chiedere notizie. E’ vero.
L’ambasciatore minaccia di abbandonare Cuba, non senza aver prima
consegnato una nota di protesta, perche’ impossibilitato a svolgere il
suo lavoro a causa del continuo boicottaggio da parte cubana.
Panico. Intanto perche’ la tattica demagogixca di questo regime
prevede che la corda della diplomazia sia sempre tesa, ma spezzarla
costituirebbe un serio pericolo, poi perche’ l’interruzione delle
relazioni peggiorerebbe le gia’ soffocanti norme anticubane che non
permettono agli emigrati di mandare dagli USA soldi ai familiari, di
rientrare nel Paese, di spedire pacchi, eccetera.
Dopo i primi concitati colloqui si riesce a capire che l’ambasciatore e’
incazzato perche’ quando piove gli si allaga la cantina inquinando le
condutture d’acqua corrente e viene a mancare la luce impedendo ai
suoi impiegati di svolgere le consuete mansioni.
Ora anche i bambini sanno che quando piove tutto il Verado – la
parte piu’ moderna della citta’ costruita con i piedi – si allaga. Si
allagano i tunnel impedendone l’accesso, si allagano case e
ambasciate, va in cortocircuito tutto il sistema elettrico e chi durante
una pioggia tropicale si trova in quella zona (a me e’ capitato) torna a
casa dopo tre o quattro ore. Ecco, l’ambasciatore si e’ messo in testa
che tutto questo disservizio i cubani lo abbiano inventato PER
BOICOTTARE GLI USA!!
Benedetto uomo!
P.S.
Hanno comprato dieci locomotive cinesi di modernissima fattura.
Sembra costino una miliardata l’una.
Nella fase sperimentale, solo due sono operative e collegano l’Avana
con Santiago.
Ottocento chilometri che LORO dicono vengono percorsi in quattordici
ore. I macchinisti invece dicono che arrivano a destinazione anche in
venti ore.
Le altre otto locomotive invece stanno aspettando che il rimanente
della rete ferroviaria – rimasta efficiente fino alla rivoluzione e andata
perduta per mancanza di manutenzione – torni all’efficienza del
periodo d’’oro dei trasporti dello zucchero.
Tempo previsto per i lavori: trent’anni.
(Queste notizie le ho raccolte da mio suocero - chiamiamolo cosi’ che fa il macchinista ferroviario e che maneggia le locomotrici cinesi)
1 Luglio
Caro Oliviero,
Quando la rivoluzione disse: “Üna pentola a pressione per tutti!” non
era solo propaganda e l’oggetto lo ricevettero proprio tutti. Un po’
come sta succedendo ora con la campagna:
” Un bollitore elettrico di riso in ogni casa” che ancora una volta sta
causando un fenomeno economico incomprensibile dalle nostre parti.
Si tratta di questo. L’organizzazione e’ quella che e’ e il bollitore viene
distribuito si’, ma non in modo sistematico. Qualcuno lo riceve prima,
altri dopo, in qualche zona c’e’ gia’, altri dovranno aspettare tempi
biblici. Insomma una distribuzione che i moderni sociologhi chiamano
a pelle di leopardo e che noi in Italia conosciamo come:
“Akazzodicane”.
Ne consegue che in alcune zone rurali il prodotto e’ gia’ presente
mentre in citta’ tarda ad arrivare. Ecco che quindi orde di barbari
scendono a valle e dalle strade gridano che vendono il loro bollitore.
Lo fanno un po’ per necessita’ ed un poco perche’ senza preparazione
adeguata un prodotto ad alta tecnologia avanzata (un bollitore
ELETTRICO!!) spaventa i semplici, cosi’ lo vendono per trenta pesos
convertibili che verranno usati per altre necessita’.
I cittadini che abbiano rubato o trovato per terra i trenta denari e che
sono sensibili alle novita’ ma soffrono per non avere in casa il
prodotto, lo comprano.
Quando il buon Dio o la rivoluzione decideranno di distribuire il
bollitore anche in quella parte di citta’ ci saranno contadini che
andranno per le strade gridando che lo comprano e lo ridistribuiranno
nelle case rurali che lo avevano a suo tempo venduto, ma che nel
frattempo hanno maturato l’idea che il bollitore sia un prodotto
indispensabile alla loro felicita’ e lo ricomprano, pagandolo piu’ o
meno gli stessi tranta pesos convertibili.
Si verifica cosi’ un grande movimento di danaro che non porta a
nulla, un po’ come un sasso nello stagno.
E’ un flusso economico che io ho chiamato “ della ola”, che assomiglia
cioe’ alla ola degli stadi. Sembra una grande produzione di energia, in
realta’ e’ solo un fenomeno ottico causato da un insieme di persone
che sprecano pochissimo tempo per alzarsi, sedersi, e rimanere FISSI
al loro posto.
Scendo per comprare il bollitore e mi avvicino alla contadina che per
il caldo si e’ seduta sul marciapiede a riposare. Emana una strana
puzza di piedi. Strana, proprio cosi’, perche’ in tutti questi mesi di
viaggi in taxi popolari, aguagua, cammelli e mezzi vari dove ci
accalchiamo come sardine, non mi e’ mai capitato di trovare un
cubano che emani quegli odori tipici della gente che non si lava. Anzi.
Infatti non e’ la contadina a puzzare ma la sua borsa, che apre. Tira
fuori un cubo bianco odoroso, che non ricordo bene ma mi pare di
aver visto da qualche parte al mio Paese.
Ne stacca un pezzo col coltello e me lo porge. Lo metto in bocca e
nella crisi mistica che ne deriva, dalla nebbia della mia mente riesco a
pronunciare una sola parola:
Asiago...
Minchia, ma questo e’ formaggio!
Dice che si’. Col poco latte fresco che riescono a sottrarre al
consumo, (1) loro fanno un formaggio che vanno a vendere per le
strade.
Latte fresco? Ma allora ESISTE i latte fresco? Ed io che mi credevo
che il latte in polvere che mi propinavano lo ottenessero
grattuggiando le mucche!
Non voglio darle l’impressione di essere interessato al suo prodotto
anche se sospetto che mi stia colando l’acquolina come a Ezechiele
Lupo.
Taglio corto, quanto me lo mette al quintale?
Dice che riescono a produrne solo due libbre alla settimana (900 gr) e
che lo vendono a venti pesos alla libbra (meno di un Euro e mezzo).
Prenoto tutta la produzione dei prossimi venticinque anni e corro a
casa col malloppo.
Le piogge stagionali non sono ancora finite e c’e’ al mercato una gran
quantita’ di crescione che una volta a casa condisco con limone e olio
d’oliva. Una goccia d’olio anche sul formaggio, cosi’, tanto per
esagerare.
Sto per merendare quando il contrabbandiere di pane (ebbene si’,
esiste pure lui) (2) grida dalla strada che vende pane caldo!
Che goduria!
Rientra allímprovviso la padrona di casa:
Aldo, cosa fai? Cosi’ ti rovini l’appetito! Pensa che per cena ci
sara’ moro con frijole!
(Mi sa che stasera il moro con frijole (3) ve lo mangiate voi. )
Pancia mia fatti capanna!
----------------------------------------------------------------------------NOTE
(1)
La vacca e’ dello Stato ma il latte del contadino
(2)
Ogni persona ha diritto ad una tartina di pane. Lo Stato TOLLERA che il
panettiere che non abbia distribuito tutto il pane vada a venderlo privatamente. Da
qui nascono un mucchio di imbrogli.
(3)
Moro con frijole e’ un riso che bolle nell’acqua dei fagioli neri e ne prende il
colore
IL MURO
(Una storia vera)
Caro Oliviero,
Quando costruirono la strada che porta in cima alla collina dove abito,
questa zona aveva gia’ preso il nome che porta tuttora: Le Vipere.
Il grande parco venne tagliato in due. Da una parte il campo da
baseball venne annesso dalla scuola, mentre dall’altra la pista dove
andare a correre e il campo di basket divenne parte del nuovo
complesso di case popolari che venne costruito in quegli anni.
Poi arrivo’ la rivoluzione e con tutte le cose belle che fece si porto’
dietro anche un sacco di gente che popolo’ questa periferia e fece
come fanno tutti i popoli della terra che scoprono di fianco ad una
strada un terreno con un piccolo dirupo: lo trasformano in una
discarica. La cosa non piacque al Comitato di Quartiere che
costitui’una Commissione che chiese al Ministero competente di poter
costruire un muro che cintasse la pista dove correre. Il Ministero
approvo’ ma decise che i lavori dovevano essere fatti in economia e
quindi forni’ solo il materiale necessario e che per la costruzione del
muro facessero i compagni rivoluzionari.
Il Comitato di Quartiere allora costitui’ un’altra Commissione che fece
approvare dal popolo la delibera e diede l’incarico ad alcuni compagni
volontari di costruire il muro.
I volontari, che erano armati di entusiasmo e buone intenzioni, ma
ahime’ sprovvisti di esperienza e filo a piombo, tirarono su un muro
stortignaccolo e pencolante qua e la’. Niente di osceno, per carita’,
anzi, considerando i mezzi a disposizione persino un lavoro
accettabile. Senonche’ alle prime piogge torrenziali, l’angolo piu’
impervio della costruzione, quello che pencolava nella parte piu’
friabile del terreno, venne giu’ con tutta la frana che ne consegui’, e
la gente del luogo, ligia al dovere, penso’ bene di usare quel varco di
nuovo come discarica.
La cosa non piacque al Comitato di Quartiere che costitui’una nuova
Commissione che chiese al Ministero una “Correzione d’errore” che
venne approvata. Il Ministero provvide a mandare l’esatto numero di
mattoni di cemento occorrenti per la riparazione e il materiale
necessario per ricostruire il muro, in economia.
Il Comitato di Quartiere nomino’una nuova Commissione che diede
l’incarico ad alcuni volontari di costruire la sezione di muro crollata. I
lavori vennero regolarmente eseguiti e regolarmente alle prime
piogge il muro crollo’ ma non essendoci nessuna possibilita’ di
chiedere la costruzione di un nuovo muro, le cose andarono avanti
cosi’ con il tormentone del muro che alle prime piogge tropicali
crollava e il Comitato e la Commissione lo facevano ricostruire. In
Economia.
La cosa va avanti da quarant’anni.
Quest’anno il muro crollo’ alle prime piogge torrenziali di Maggio e in
questi giorni noto che stanno spazzando via la nuova discarica che si
e’ creata, segno che tra poco arriveranno i nuovi mattoni di cemento
che permetteranno di erigere il muro in economia.
Le cose in questi anni pero’ sono cambiate in meglio. Intanto e’
cambiata la discarica: basta con tolle arrugginite di vernice e scope
rotte, adesso hanno buttato un cesso smaltato verde, piante tropicali
e un televisore russo. E’ finita l’epoca eroica di spalatori che
faticavano sotto il sole per spalare i detriti della discarica per farli
portare via da carretti tirati a mano. Adesso gli spalatori faticano
ancora sotto il sole, spalano sempre a mano i detriti e li portano via
con carretti a mano, ma smoccolano. Sottovoce ma smoccolano, e se
mi permetti questo e’ gia’ un bel segno.
E poi ci sono i volontari che costruiranno il muro, che quest’anno si
fatica a trovare. E questo, se mi permetti e’ un altro bel segno.
Ma vedrai che in qualche modo riusciranno a tirar su il muro per farsi
trovare pronti dalle prossime piogge tropicali. Si tratta solo di riuscire
a far eseguire i lavori.
In economia.
8 Luglio
Religione, furbacchioni, venditori ambulanti e altro...
rileggendo le mie noterelle, noto come mi stia sfuggendo la cosa di
mano e dalla consueta leggerezza, sto virando verso toni arcigni che
non mi appartengono.
Per tornare ai nostri livelli di leziosita’, oggi ti parlero’ di letteratura.
Sono immerso ormai da tre mesi in questa sorta di corso di spagnolo
intensivo ed ho deciso di affrontare il Don Chisciotte in lingua
originale, approfittando anche del fatto che da queste parti ci sono
state molte celebrazioni per il centenario di nonsocosacche’, visto che
i primi otto capitoli (fino ai mulini a vento, per intenderci) sono stati
pubblicati nel 1605,
la seconda parte nel 1614 e nel 1615 e l’ultima revisione e’ del 1617.
Vabbe’, vorra’ dire che assisteremo ad una serie di commemorazioni.
Certo bisogna nascere molto poveri – come me, per esempio – per
poter avere la fortuna sfacciata di poter leggere I Promessi Sposi in
italiano (e’ la mia lingua nativa) il Faust in tedesco (il mio primo
lavoro da emigrante) Scespir in inglese (si scrive Scespir ma quando
lui era ubriaco si firmava Shakespeare), Voltaire in francese e poi giu’
giu’ fino a riuscire a capire Antonio Di Pietro in Parlamento.
Devo confessarti pero’ che Cervantes per me e’ stata una vera
sorpresa. Perche’ la storia e’ tanto famosa che la conosciamo tutti,
ma e’ il modo di narrarla, il linguaggio, le contaminazioni dialettali
( che allora erano l’italiano ed il latino) che rendono spassosa la
lettura.
Ho affrontato pure Borges, Neruda e Lorca in spagnolo, ma ti
garantisco che Cervantes non si dimentica piu’.
Mi sono avventurato pure in letture politiche, con poco entusiasmo,
per la verita’.
Innanzi tutto perche’ pare abbia scritto tutto Lui.
Certo la Storia la scrivono i vincitori, ma qui si esagera!
Passino quei sette/otto titoli tipo “La stroria mi assolvera’ – Le mie
prigioni – Lettera ai Corinzi e il Vangelo secondo Matteo “ Ci sono
anche riflessioni sulla filosofia, i Massimi Sistemi, le migrazioni delle
formiche rosse nel quinto secolo e altri argomenti sui quali non si e’
mai tirato indietro quando si trattava di esprimere la sua illuuminata
opinione.
Poi ci sono gli incontri. Quando ha incontrato questo e quello, il
presidente di qua e di la’ il re di sopra e poi di sotto, e registrazioni
fedeli di discorsi chilometrici.
In fine (per modo di dire: al peggio non v’e’ mai fine) le interviste.
L’ultima pubblicata dura 40 ore ed e’ stata pedissequamente
registrata da quella penna libera del presidente dei giornalisti cubani.
(te ne ho gia’ parlato, non facciamogli troppa pubblicita’)
Passo giornate tra le bancarelle per scoprire se c’e’ qualche
argomento su cui il Nostro non si sia pronunciato. Trovo: “ Fidel e la
Religione” e lo compro per due ragioni. La prima e’ che voglio scoprire
se il Nostro avra’ il coraggio di parlare di questa misteriosa
superstizione afrocubana che percorre come un fiume carsico le menti
dei suoi compaesani. La seconda ragione e’ che l’intervista (della
durata di 23 ore) la fece Frei Betto, famoso domenicano, compagno di
merende di Gianni Mina’ con cui organizza ogni anno a Piacenza (a
pagamento) una sorta di festival dell’America Latina. Un mito, per
alcuni. Io l’ho incontrato l’estate scorsa e le uniche emozioni che mi
diede, le provai quella volta che persi l’ombrello. (1)
Comunque.
L’intervista comincia a pagina 87 perche’ prima ti parla di cosa ha
fatto lui.
Lui, non l’intervistato, bensi’ l’intervistatore! Ha accompagnato il
padre per l’Avana, ha visitato la Federazione delle Donne, un circolo
infantile, il Comitato per la Difesa del Paese, si e’ fermato in gelateria
(qualificati commenti sulla qualita’ del prodotto), ha fatto acquisti nei
negozi dell’albergo, ha accompagnato la madre a visitare
l’arcivescovo di Cuba che le ha regalato una stampa, e’andato al
Varadero, e poi l padre e’partito da solo perche’ lui doveva tenere una
conferenza davanti ad una quarantina di mollicci (di cui una ventina
identificati con nome, cognome e qualifica) dal titolo: “La spiritualita’
di Gesu’ “.
Conferenza che finisce col pubblico “inibito” (parole sue) e lui che va
a far tardi bevendo ruhm a casa di questo e quello, segnalati
rigorosamente con nome e cognome.
Finalmente arriva l’intervista. Tralascio di riportarne brani significativi.
Ti basti pensare che la prima parte finisce a notte inoltrata con Frei
Betto talmente commosso da averci qualche lacrinuccia agli occhi.
Questo per dirti, malgrado gli stessi percorsi, quali siano le ragioni
che dividono Frei Betto e me, per esempio. Lui quello che e’ ed io che
non sono un cazzo.
Perche’ anch’ío sono andato dall’arcivescovo ma gli ho chiesto perche’
la Cattedrale cattolica e’ sempre chiusa al culto, persino il Venerdi’
Santo. Anch’io ho parlato con le eminenze ecclesiastiche ( l’unica
strada per accedere alle alte sfere cubane) ma gli ho chiesto perche’
nella chiesa di Santa Barbara si tollerino riti woodoo. Anch’ío sono
arrivato davanti ad un Altissimo Papavero, ma non mi sono venute le
lacrime agli occhi. Io gli ho detto – con tutta l’educazione possibile che quelli come lui che vanno in televisione a dire che va tutto bene e
che il popolo e’ contento, non camminano per le strade. Altrimenti
saprebbero che il popolo non e’ contento per nulla. Cosi’ gliel’ho
riferito io. Con la dovuta cautela.
Anch’io nel tempo libero sono andato gironzolando. L’ho fatto pero’
alla Corea di San Michele del Padron, alla Quinta Canal dove sta il
manicomio piu’ discusso del paese, al Lazaretto del Rincon a visitare i
malati terminali di lebbra, sono andato a vedere Guanabacoa, uno dei
quartieri piu’ degradati della citta’, e li’, ti giuro, mi sono venute le
lacrime agli occhi!!
Vabbe’’.
Un libro utile, non c’e’ che dire. Almeno per me.
Cosi’ ho capito qual’e’ la differenza tra e me Frei Betto.
Io sono la parte oscura dello specchio, a cui nessuno bada. In fondo,
la differenza tra me e lui e’ la stessa che intercorre tra un assassino e
il suo giudice: non importa come e quanto abbiano studiato: la
differenza sta nelle persone che hanno incontrato nella loro vita.
E dalle domande che hanno fatto.
----------------------------------------------------------------------------NOTE
(1) Cosa si prova a perdere l’ombrello? Nulla. Se ne compra un altro.
P.S.
Due notizie, una buona e una cattiva o viceserva:
1)
E’ arrivato Harry Potter. Pure qui.
2)
Tiziano Ferro non puo’ entrare in Messico per promuovere il suo
nuovo CD perche’ i messicani, brava gente, hanno minacciato di
prenderlo a sassate.
I CUBANI E LA RELIGIONE
Caro Oliviero,
tutto comincio’ davanti ad una brujeria (1) dove trovai alcune
graziosissime collane di perline colorate. Comprai quelle che quel
giorno si adattavano al colore della camicia e cosi’ continuai
inconsapevole per settimane. Trovai collanine verdi e nere, bianche e
rosse, gialle e ambra e cosi’ via; comprai senza rendermi conto di
fare come SCHIAVA D’AMORE. Te la ricordi? (2)
Fu la gente che mi vide al collo quei simboli, a spiegarmi che ogni
colore simboleggiava una divinita’ di questa religione Orichas, che il
popolo chiama Santeria.
Te ne ho gia’ parlato. C’e’ una cosmogonia ereditata dal sentito dire
degli schiavi giunti fino qui dall’Africa e distorta sia dalla pratica degli
sciamani, sia dall’obbligo di apparire aderenti alla religione ufficiale
dei bianchi che era il cristianesimo.
Ti ritrovi quindi con una popolazione che si dice cristiana ma che non
conosce nessun passo del Vangelo o della Bibbia perche’ i praticanti
sono solamente il 2,5% (in Giamaica, per fare un esempio, i
praticanti sono il 98%) e tutto quello che conoscono sono le leggende
degli schiavi fiorite attorno ai loro idoli che sono stati confusi con le
vite dei nostri santi.
Ma allora ti chiederai, come fa a sopravvivere il Clero?
Fa come ha sempre fatto: dopo la messa della domenica davanti ai
soliti quattro gatti, il prete ha tutta la settimana per inciuciare,
congiurare, andare dai potenti a fare la spia, ricevere regali dai
turisti, pubblicare libri con la traduzine delle lettere di Timoteo o la
catechesi di Crisostomo, e spillare quattrini.
Parlo specialmente del gestore della parrocchia ortodossa riaperta al
culto proprio dal Fidel in persona, un imbroglioncello da quattro soldi
che dalle nostre parti sarebbe gia’ in galera.
Ma qui va due volte alla settimana a riferire al Potente, e poi viaggia,
riceve giornalisti, scrive...
Insomma.
Ed i cattolici?
Piu’ defilati, come sempre. Ma tra le loro chiese deserte o chiuse al
culto ( la Cattedrale, per esempio, la trovo aperta in questi giorni di
grande flusso turistico spagnolo e italiano. Nei precedenti tre mesi,
l’ho trovata aperta una sola volta), tre o quattro sono oggetto di
pellegrinaggi e di grande flusso dei fedeli, ma per ragioni che nulla
hanno a che vedere con il nostro culto e che i preti fingono di
ignorare ma che incoraggiano.
Massi’, domani ti parlo dei miei pellegrinaggi.
----------------------------------------------------------------------------NOTE
(1)
La brujeria (si pronuncia brucheria) e’ un luogo dove si trovano spezie,
pozioni e strumenti per stregoni e sciamani. All’Avana vecchia avevano aperto un
delizioso negozio che vendeva spezie da tutto il mondo. Si chiama MARCO POLO ed
e’ diventata la brujeria piu’ chic della citta’.
(2)
SCHIAVA D’AMORE era un film delizioso distribuito durante gli anni ’70.
Narrava di un’attrice del muto che si lasciava coinvolgere dalla Rivoluzione Russa.
Storica la sua frase: “Va bene. Andiamo a fare la rivoluzione. Cosa mi metto?”
Caro, carisismo Oliviero,
CHE SI ...PRESTA PER IL CULTO
(Togli le T per comprendere appieno il senso della frase)
Parlavamo di Santeria.
Che puo’ vivere solamente come appendice del Cattolicesimo mentre
quest’ultimo potrebbe fare a meno della Santeria ma non lo fa per
molte ragioni, la prima delle quali e’che la Chiesa e’ come il Pongo: si
adatta e aderisce su qualsiasi superficie assumendone addirittura la
forma.
Nella Cattedrale, per esempio, c’e’ un andirivieni davanti alla statua
della Madonna, ma se osservi bene, Ella non e’ vestita come ce la
ricordiamo noi, ma con i colori di una Entita’ cubana che chiamano
Yemaya: regina del mare in superficie, sorella di Oshun, prima moglie
di Orula’ condannata a rivelare agli indovini solamente attraverso le
conchiglie, protettrice delle case dalle alluvioni, e tanto altro.
Bene, i credenti che hanno qualcosa da chiedere a questa statua, si
presentano con un modellino di casa dentro il quale hanno racchiuso
un biglietto con la richiesta di Grazia.
E’ un’immagine straordinaria, con questa gigantesca figura che pare
seduta su di un paese di montagna...
Un altro santuario che ho visitato e’ quello dedicato a Santa Barbara,
protettrice delle casematte e degli artificieri che qui e’ diventata
Chango, guerriero molto potente, maschilista, padrone del tuono e
dei tamburi. Ma, ti chiederai, come fa un macho come questo ad
essere raffigurato con le sembianze di donna? Fu quando venne
rinchiuso in un castello per punizione, alcune correnti di pensiero
dicono per l’incesto con sua madre, altre parlano di mogli rapite.
Insomma, per farlo fuggire, altri Eleggua’ gli prestarono la parrucca e
i vestiti da donna...
Nella regola dell’Ócha, Chango e’ un Orisha molto potente. All’aperto
gli si offrono caschi di banane che si possono vedere marcire sotto le
palme cubane (diverse dalle altre palme conosciute). Per iniziarsi alla
Santeria, l’aspirante Yaboo deve stare un anno vestito completamente di bianco studiando il rituale, ma prima e’ necessario che
sia battezzato. Per questa ragione un sabato al mese di mattina,
arrivano tutti questi strani fedeli con riti africani, offerte di platanito e
altre quisquillie, e il prete fa il suo mestiere senza accorgersi che sta
partecipando ad una cerimonia d’iniziazione ( d’altronde, cos’altro e’ il
battesimo cattolico?).
Il terzo santuario miracoloso che ho visitato e’ stato quello di San
Lazzaro, che nel sincretismo religioso di qui, corrisponde a Babalu’
Aye, il dio guaritore delle infermita’, gran donnaiolo che si infetto’ a
causa di questi suoi eccessi sessuali. Per la medesima ragione oggi
viene implorato anche dagli infetti di Aids che nell’adiacente Lazaretto
sono ricoverati con i malati terminali di Lebbra.
Al santuario si arriva con carretti trainati da cavalli e all’ingresso una
pletora di deformi chiede l’elemosina. Altri ti vendono fiori e candele
viola, il colore preferito dall’Órisha.
E’ la visita piu’ commovente di tutte, perche’ qui ti trovi dinanzi ad
una specie di Lourdes dei poveri, con una mistura di sacro e profano
che poi in fondo non conta nulla perche’ come diceva uno stregone
che incontrai sul fiume Shaloom in Senegal: “Anche la magia
funziona. Se ci credi.”
La visita non puo’ terminare senza entrare nei giardini del lazzaretto,
dove dalla statua del Redentore sprizza un tenue zampillo di acqua
che la gente crede miracolosa.
Prima di lasciare il santuario, un’ultima visita al parcheggio dove sono
ammassate statue di ogni dimensione raffiguranti santi e madonne,
idoli e amuleti, ochas e orogua’, croci e formule magiche.
Tutti insieme.
Come dovrebbero stare, in un mondo senza guerre.
P.S.
Oggi e’ domenica e sotto casa sono passati gridando, un venditore di
aghi di macchina, uno che vendeva il filo dei freni della bicicletta, un
venditore di fagiolini, il mio venditore di formaggio (abbiamo
incrementato la produzione: me ne ha portato DUE libbre!! ) uno che
aveva macellato un maialino, il fioraio, una che fa le scope, il sale, il
pane e la tarteleta che e’ una pastafrolla con marmellata di cocco o
aguaya.
Ormai la gente sopravvive col commercio ambulante ( ed esentasse).
...brava gente...
All’Avana non ci sono vigili urbani.
Se per questo, non ci sono nemmeno automobilisti urbani e questo
rende dannatamente pericoloso attraversare le strade, perche’ loro ti
puntano come se fosse un gioco della Play Station, poi ti schivano
all’ultimo momento, benevolmente.
Perche’ prendere la patente qui dev’essere estremamente facile:
“Prendete il modulo di richiesta e scriveteci il nome di vostro padre...”
A tutti coloro che lasciano in bianco la casella, viene data una patente
in omaggio. Se poi, alla professione della madre scrivono “mignotta”
allora gli danno la licenza di tassista.
Non c’e’ altra spiegazione...
Eppure c’e’ un punto della citta’ dove avviene un fatto inspiegabile,
oserei dire mirascoloso. Sta di fronte al Floridita, famoso hotel dove si
fermava Hamingway a bere ( era un ubriacone, e ha reso famosi tutti
i bar della capitale).
Quasi tutti i turisti provenienti dal Campidoglio e diretti all’Avana
vecchia, attraversano li’, dove non c’e’ un semaforo, ne’ un vigile, ne’
un segno per terra ma dove inspiegabilmente tutti gli automobilisti si
fermano, come se ai trasgressori venisse comminata la fucilazione.
Non si fermano solo se attraversi, ma pure se esiti sull’orlo del
marciapiedi, anzi ti invitano con la mano ed un sorriso, e tu te ne stai
li’ dubbioso, perche’ hai attraversato il resto della citta’ tra mille
pericoli come nella jungla, ed ora davanti a questo invito ti chiedi se
non voglia averti a tiro per prendere meglio la mira...
Invece no, e’ proprio un invito. Come un segno universale di
riappacificazione. E invece no. Io non mi riappacifico per niente. Anzi.
Quando ho un po’ di tempo libero vado a trascorrerlo davanti al
Floridita, esitando ad attraversare, tanto per rallentare il traffico...
P.S.
Si e’ affacciato alla televisione una eminente testadiminchia dicendosi
soddisfatto per la salute infantile, la migliore – dice – di tutta
l’America.
Dice che la prova di quello che afferma sta nel fatto che come prima
causa di mortalita’ infantile a Cuba non si trova nessuna malattia, ma
gli incidenti stradali.
Ora, se hai un minimo di cervello, prova ad immaginare un incidente
stradale tra un’auto ed un bambino, la’ in mezzo alla strada.
Capito come funziona, qui?
Ehehehe
Qui alla televisione danno giornalmente un notiziario che se per caso
lo vedono quelli del Pulitzer, assegnano il premio ad Emilio Fede,
buon'anima, a parlarne da vivo. Glielo danno per acclamazione.
Il telegiornale (chiamiamolo cosi’) lo recita un individuo baffuto cosi’
viscido che probabilmente lo appuntano alla sedia con le mollette,
altrimenti scivolerebbe a terra con un gemito.
L’altra sera ha letto la solita velina governativa con tanti e tali
aggettivi offensivi contro l’Italia e l’’Europa, che veniva voglia di
lasciare il paese per protesta. (Se per questo, non ti preoccupare.
Vedrai che mi faranno lasciare il paese per altre ragioni).
Insomma, qui per quanto ti scalmani per spiegargli che noi italiani
non siamo meno di loro, che abbiamo un partito comunista tosto
come il loro, antico come il loro, glorioso e liberatore come il loro, che
se il loro leader maximo ha l’aereo e la Mercedes, pure il nostro
Massimo ci ha la barca e compra mocassini che solo la sinistra gli
costa un milione ( quando compra le scarpe, lui paga solo la sinistra
perche’ sa – il furbetto - che la destra poi gliela regalano).
Che se il loro leader maximo ha detto: - Patria o muerte – il nostro
Massimo, quando era presidente del consiglio, proprio poco prima di
andare a bombardare Belgrado senza passare dal Parlamento cosi’
faceva prima, si e’ chiesto:
Ma noi, sempre coi poveracci, dobbiamo stare? –
E non c’e’ nulla da fare, per loro noi apparteniamo allo “Sporco
Capitalismo” (l’ho sentito proclamare da un ministro in televisione)
servi idioti di un criminale Imperialismo Americano. E morta la’.
Eppure, se avessero un briciolo di fiducia, potrebbero imparare molte
cose. Per esempio, invece di mandare sterili commissioni di affamati
contadini ad imparare dai russi la cooperazione (che ha messo a terra
non solo la cooperazione russa ma un intero paese) potrebbero farli
venire qui da noi, a vedere le nostre cooperative rosse, dove i
contadini sono cosi’ ricchi da rappresentare il 7% del Pil, possedere
immobili e un’Assicurazione con la quale hanno addirittura tentato
una scalata bancaria coi furbetti del quartierino.
Oppure potrebbero imparare da noi che il sindacalismo mette si’ con il
culo per terra gli operai, pero’ i sindacalisti poi finiscono tutti piu’ o
meno nel governo!!
E il segretario del partito a cena dagli Agnelli
E qualche capoccione presidente di una scandalosa banca di Atlanta
E una spia russa presidente del suo partito che manda in parlamento i
suoi discendenti
E una presidentessa che viveva in un abbaino di Montecitorio col
presidente del partito
E di un ministro che si faceva fare massaggi shatzu a spese del
contribuente (scusa, Oliviero, parlavo proprio di te)
E di quell’altro che aveva agevolato la carriera della giornalista RAI
E poi di quello...
Massi’, ce ne avrebbero di cose da imparare questi, dai nostri
comunisti.
E invece si intestardiscono a fare i leninisti.
Sciovinisti!
LE ONLUS
come funzionano
Caro Oliviero,
siamo ad una svolta.
Questa e’ la settimana in cui dovrebbero approvare il mio progetto
per aiutare i giovani di un quartiere degradato.
Per il momento, sono in grado di darti poche ma illuminanti
indicazioni.
La situazione economica del Paese la conosci: stipendio medio 10/12
dollari, nessuno paga l’affitto, il telefono con 300 chiamate al mese
costa 3 dollari, la luce altri 3 dollari e l’acqua molto meno.
Io non pago l’affitto perche’ sono ospite di amici, ma se volessi, potrei
affittare a nome della mia ragazza con una cinquantina di dollari al
mese, ma questo - come certamente saprai - non mi e’ concesso
perche’ al governo cubano “ no je gusta” (parole loro) che uno
straniero viva a contatto con i cubani e mi obbliga ad affittare ad un
“Aquilador” (1) riconosciuto dal governo. Bada bene, non ho diritto ad
affittare un appartamento, bensi’ una stanza nell’appartamento
dell’aquilador che deve avere una porta comunicante chiusa a chiave
ma che lui ha il diritto di aprire quando crede e per le ragioni che
crede piu’ opportune, con la privacy che va a farsi benedire. (Inutile
dire che in detta stanza non ci puoi portare le ragazze...).
Ora, supponiamo che io convinca un gruppetto di amici a smettere di
fumare e di mandarmi il corrispettivo di un pacchetto di sigarette al
giorno per aiutare questi disgraziati. Con una ventina di
“compagneros” potrei mantenere 150 famiglie.
In teoria, perche’ in pratica le cose andranno in questa maniera:
Affittero’ una stanza obbligatoriamente a 25/35 dollari al giorno (2);
lavoro in un ufficio dove mi appiccicano 3 o 4 cubani governativi a
controllare il mio lavoro piu’ 2/3 guardie affinche’ non mi rubino i
computers. Il telefono costa 80 dollari al mese e altri 80 per sessanta
ore di Internet. Logisticamente devo dividermi tra l’ufficio che mi
assegnano loro nella zona residenziale e il barrio degradato, il che
costa almeno 8 dollari al giorno di taxi.
A mezzogiorno potrei mangiare il panino delle guardie ( 1 dollaro) ma
la sera non ho possibilita’ di prepararmi la cena da solo. Se mangio
con la famiglia dell’aquilador 7/8 dollari, al ristorante 10/15.
Lascia stare la penna, per i conti ti aiuto io.
Sono circa 3.000 dollari al mese per riuscire a tenere qui me, in
liberta’ condizionata, che vado ogni giorno a distribuire 10 dollari di
aiuti.
Capito, come funziona?
----------------------------------------------------------------------------NOTE
(1)
l’aquilador e’ uun simpatico affittacamere con una simpaticissima famiglia. A
chi viene qui per turismo consiglio una “Casa Particular” per condividere la loro vita
quotidiana
(2)
Ne trovai una da 50 dollari al giorno. Chiesi alla signora se non le pareva un
po’ caro. Mi disse che aveva due appartamenti e uno era gia’ stato affittato ad un
italiano. Pensa, questa signora, senza lavorare, guadagna ogni mese come 300
cubani. Viva la rivoluzione!!
Innamorarsi a Cuba
Scrivo questa noterella per tutti coloro che non credono al colpo di
fulmine, all’amore a prima vista, a quella reazione chimica che
esplode nel cervello e ti fa diventare un po’ imbecille. Ieri, per
esempio, mi trovavo nella saletta di lettura del Centro Cubano del
Libro, per intenderci, la casa editrice del governo che pero’ opera
pure pregevoli iniziative culturali.
Lei era seduta di fronte, con le sue treccine esotiche e con i suoi
splendidi occhioni, ogni tanto come me, guardava quelle maledette
lancette che non si muovevano mai.
Ci sono persone di razza bianca che hanno la fortuna di avere gli
occhi azzurri. Succede pure alle mulatte, solo che i loro occhi hanno il
colore dell’ambra che rende il loro sguardo magnetico ed il suo lo
incontrai per caso, dopo aver fissato ancora una volta l’orologio.
Le feci un cenno come per dire, che barba, e lei, che condivideva,
sorrise.
Avrei voluto chiederle come sara’ mai possibile che i minuti non
passano mai e gli anni volano, ma mi dissi che per rompere il ghiaccio
forse era una frase un tantinello filosofica. D’altronde avrei trovato
banale iniziare la conversazione parlando del tempo. Quello
metereologico, intendo. Cosi’ le dissi, cosa fai qui, e avrei voluto
mordermi la lingua perche’ pure quella era una domanda banale:
stavamo seduti dentro un centro culturale e lei cosa poteva
rispondermi, aspetto il tram?
Lei invece mi rispose:
- La vecchia... e’ mia madre – e alzo’ il mento verso la signora la’ in
fondo che stava riordinando libri negli scaffali. A me non parve troppo
avanti negli anni, anzi, aveva una figura snella e leggera che le dava
una grazia particolare. D’altra parte qui si usa dare del vecchio ai
propri genitori e lei molto probabilmente, aveva usato quell’aggettivo
in modo affettuoso, percio’ dissi solo un:
- Ah... – poi, tanto per non far cadere la conversazione le chiesi come
si chiamava.
- Jarisbell – rispose e quel nome non mi stupi’ piu’ di tanto. Qui a
Cuba i nomi di ragazze sono i piu’ impervi del mondo: ho conosciuto
Janentzi, Dudabarry, Joyames, Judaisyn, Avismar e Chachaluga,
figurati se mi lasciavo spaventare da una Jarisbell. Che poi va a finire
che tutti le chiamano Jane, Duda, Joya, Juda, Avi e Chacha. Cosi’ le
chiesi:
- E come ti chiamano gli amici?
Mi rispose:
- Jarisbell de la Cruz – e rimanemmo in silenzio. Io a meditare su
quella personalita’ cosi’ spiccata da obbligare gli amici a chiamarla
con un nome piu’ lungo del normale.
Oppure era il cognome.
Lei torno’ a guardare quelle maledette lancette che non si
muovevano. E invece si erano mosse. Volevo dirglielo che invece si
erano mosse, ma poi... meglio di no..
Mi venne voglia di baciarla. Cosi’, all’improvviso. Ma no, e se si
spaventa? Potrei invece costringere lei a baciarmi. Come? Ma con
l’inganno, ovvio. D’altronde persino Elena di Troia venne conquistata
con l’inganno, o no? (Forse sto sbagliando Troia...)
Potrei dirle, senti che buono il mio profumo, e poi approfittando della
vicinanza, spostare la mia guancia verso le sue labbra, o meglio
baciarla io sulla guancia, e poi buttarla sul ridere, ah ah ah.... e se
non ha uno spiccato senso dell’ umorismo?
Dio, quanto silenzio c’e’ tra noi!
Troppo.
Se dura un altro poco si alza un muro insormontabile. Devo
assolutamente dire qualcosa.
Fa caldo. Quasi quasi le dico che fa caldo... ma no.
Deve sentire pure lei il muro che si sta alzando, e mi viene incontro
rapida togliendomi dall’imbarazzo. Mi chiede infatti:
- Indovina quanti anni ho...
Al sollievo immediato che mi ha dato il sentirla parlare con me,
subentra lo sconforto piu’ totale. E adesso che le dico? Ci sono donne
che hanno ucciso nel sentirsi attribuire qualche anno in piu’...
d’altronde pure dargliene molti di meno, poi che figura ci fai?
Superficiale, potrebbe pensare. Oppure frettoloso, impreciso, poco
attento...
Mah, non saprei, le dico – e me ne sto in silenzio a guardare le
lancette.
Per fortuna e’ una ragazza intelligente e capisce il mio disagio. Non
credo abbia interesse a mentirmi. Non credo nemmeno che si tolga gli
anni, non ce n’e’ il motivo. Ecco perché quando me lo dice, io le
credo.
Ha sette anni, e per sottolineare il concetto, me li mostra pure con le
dita.
Sua madre, la’ in fondo, ha smesso di sistemare i libri e ci sorride.
L’ho incontrata tra gli scaffali mentre cercavo l’ultima intervista a
Fidel Castro. Smetto alle sei, mi ha detto; che bello, potremmo
andare a bere qualcosa insieme, non posso devo accompagnare mia
figlia a casa, eh il lavoro delle donne non finisce mai. In libreria tutto
il giorno poi a preparare la cena al marito, veramente non sono
sposata, allora andiamo in gelateria con la piccola; perche’ no?
mancano solo venti minuti, potrebbe aspettarmi in sala lettura...
...con quelle maledette lancette che non si muovono mai.
E con Jarisbell, di sette anni.
Questa noterella e’ stata scritta per tutti coloro che non credono al
colpo di fulmine...
15 Luglio
Caro Oliviero,
del tempo ti ho gia’ parlato. Qui non conta nulla e nessuno lo misura.
Se attraversi la citta’ con un orologio al polso a decine ti chiederanno
che ora e’, ma in realta’ non gli interessa troppo.
Anche sulla definizione di lavoro occorre mettersi d’accordo perche’
qui e’ sentito come l’intervallo che intercorre tra la doccia che hai
fatto prima di uscire di casa e quella che fai al ritorno. Ho
l’impressione che si tengano stretta la loro rivoluzione perche’ se cade
questo regime poi gli tocca andare a lavorare, ma davvero! Noi lo
abbiamo messo nell’articolo uno della Costituzione, nella loro, ci
hanno scritto che Cuba e’ una repubblica armata e con questo hanno
risolto un mucchio di problemi.
Pane e lavoro! Gridavano i nostri operai all’inizio del secolo scorso, un
po’ come appendice di quel “dacci oggi il nostro pane quotidiano” che
aveva eletto questa umile vivanda come simbolo di una conquista
sociale.
Ricordo i miei vecchi, che se cadeva il pane a terra, lo raccoglievano e
lo rimettevano sulla tavola non senza prima averlo baciato come per
chiedergli scusa. E pure sulla tavola, ancora oggi sta sempre
appoggiato per il verso giusto. Nessuno si sognerebbe di metterlo
capovolto, lui che nella nostra cultura riesce persino a rappresentare
il mistero della Consacrazione, in cui pane e corpo di Cristo si
confondono nel cuore dei credenti.
Forse sono queste le ragioni per cui, le prime volte che da queste
parti vedevo il pane per terra – che nella nostra iconografia
secentesca rappresenta la peste, la disfatta, la malattia – provavo
sgomento. Adesso ci ho fatto l’abitudine e non mi tocca piu’ di tanto.
La ragione in fondo e’ molto semplice: il pane non costa nulla, ne’ il
sudore della fronte e nemmeno un centavos perche’ lo passa gratis il
governo. E quello che passa il governo, si sa, non vale niente, cosi’ si
butta via, come i tanti valori della vecchia rivoluzione.
Amen
Poi la domenica, tutti in piedi all’alba a pulire la strada. Che e’ un
altro di quei lavori “akazzodikane” come scopare il mare con la
forchetta. Perche’ se un quartiere pulisce e quello accanto non lo fa,
poi va a finire che la sporcizia deborda da un punto all’altro, come un
fiume in piena. Perche’ qui la sporcizia nella strada e’ tanta, ma
proprio tanta.
Lo so, qualcuno che e’ stato all’Avana mi dira’ ma cosa dici? Non
abbiamo visto nulla di scandaloso. Gia’, ma un turista attraversa la
citta’ in due o tre punti e vede un’area al massimo di una decina di
kilometri. L’Avana pero’, si estende su 570 kilometri quadrati e la
sporcizia e’ proprio la’ dove i turisti non la vedono!
Poi ci sono le sane abitudini: qui buttano tutto per strada, anche dalle
finestre. Pensa che io abito in una palazzina con giardino
condominiale. Di fianco a noi c’e’ un altra palazzina con giardino.
Bene, quando e’ la domenica della pulizia, puliscono anche il giardino
e gli inquilini del mio palazzo diligentemente, per una settimana,
buttano dalla finestra la sporcizia nel giardino di fianco. Poi la
settimana della loro pulizia, saranno quegli inquilini a buttare
diligentemente la spazzatura nel giardino qui sotto.
Capito, come funziona?
E tu non vieni a pulire con noi?
E’ il delegato del quartiere che mi parla:
E’ un lavoro istruttivo – mi dice, poi mi chiede:
Voi avete nulla di simile?
Noi saremmo gli sporchi capitalisti che qui accomunano tutti in un
solo fascio
Mah, - rispondo – se l’amministrazione funziona, da noi la
pulizia la fanno gli spazzini
Ah – dice lui disapprovando – questo e’ un lavoro collettivo. Ce
lo ha insegnato il Che...
Peccato! – rispondo io e lui mi guarda stranito
Certo, peccato – proseguo – perche’ se invece di pulire vi
insegnava a non sporcare la strada, la domenica potevate rimanere a
letto a riposare!
Eh si’, perdinci! Scopare la domenica mattina e’ un esercizio salutare
anche da noi.
Ma a letto!
15 Luglio
Sto scrivendo queste noterelle ma non so quando sarò in grado di
inviarle.
Successe la settimana scorsa, dopo l’ultima connessione, uscendo dal
posto pubblico. Un uomo sulla porta mi gridò da lontano:
- Oye, periodista!
Devi sapere che quell’oye è poi l’imperativo di ascoltare e si usa nel
parlare comune. Devi essere un buon conoscitore della lingua per
rispondere all’oye.
Periodista, poi è la traduzione di giornalista e come certamente saprai
furono fermati e rimandati indietro due coraggiosi giornalisti italiani
che furono scoperti a spedire le loro corrispondenze ai giornali.
Per questa ragione io tirai dritto fingendo di non capire.
Non è successo nient’altro, ma da quel giorno non riesco più ad
entrare nei siti dove posto le mie facezie e neppure in Hotmail dove
leggo e scrivo la mia corrispondenza.
Facendo l’indiano ho chiamato l’ispettore per lamentare un
disservizio, ma mi ha risposto che non c’e’ nessun disservizio e che
devo rivolgermi alla sede centrale, da dove sono stato indirizzato al
centro Internet del ministero delle comunicazioni, che qui è chiuso
fino a giovedì per le celebrazioni del 26 Luglio.
La vedo brutta.
Massì, parliamo del 26 Luglio
Che poi è il corrispettivo del nostro ponte dell’Immacolata del 15
Agosto.
Loro chiudono per tre giorni, quest’anno il 24/25/26 per celebrare il
trionfo della presa del Quartiere Moncada, nel 1953, che secondo me
non fu proprio un trionfo, ma la Storia la scrivono i vincitori e
pertanto…
Successe che il movimento rivoluzionario di Castro tentò l’assalto al
Quartier Moncada di Santiago (1) per armare il popolo e scatenare
un’insurrezione. Il tentativo fallì e secondo le fonti ufficiali vi furono
tre morti, tra i quali Abel Santamaria, vice capo dell’insurrezione dopo
Fidel, il quale venne arrestato.
La Rivoluzione parla di un assalto con ottanta morti, ma davanti
all’evidenza, in seguito si disse che in realtà furono patrioti
assassinati nelle carceri, e qui ogni dubbio è lecito, anche perché con
la tanta, troppa enfasi che si dà all’episodio, secondo me, ottanta
morti nelle carceri di Batista sarebbero ricordati in un centinaio di
monumenti e celebrazioni, con tanto di nomi e cognomi, e invece
niente. Inoltre, se il regime fu così spietato, com’è che il Fidel invece
di finire in prigione fu ricoverato (non ferito) per una settantina di
giorni in un ospedale dove trasferirono i giudici per processarlo?
Insomma, un altro processo si celebrò in Giugno 1955 e a Fidel
Castro, che lo ricordo è avvocato, venne concesso il privilegio di
assumere la propria difesa nella quale ribadì i principi di quello che si
chiamò il Manifesto di Moncada tra i quali riporto la Sua seguente
dichiarazione:
“ Il popolo cubano ha diritto ad una classe dirigente giovane, di
estrazione popolare, che ricordando le proprie radici sia capace di
partecipare alla soluzione rivoluzionaria che preconizza la lotta
nazionale di base popolare…”
(Riconosco che la traduzione è un pochino maccheronica, ma la si può
trovare nella sua integralità pure nel famoso libro di memorie del
Fidel: “La storia mi assolverà” ).
Ora, approfittando dei toni trionfalistici di questi giorni, mi piacerebbe
chiedere al Comandate in Capo e Leader Maximo, come concilia
questa sua dichiarazione con il fatto che al comando del Paese siano
rimasti gli assaltatori del Moncada, ormai in stato di evidente
mummificazione, come sia possibile che il suo governo sia costituito
da vecchi di razza bianca che saranno pure stati di estrazione
popolare ma che dopo cinquant’anni di oligarchia, dei loro figli
mandati in scuole speciali per dirigenti di partito, con le loro mogli
che non vanno a fare la spesa ma gliela portano a casa, che non
hanno la famigerata “libreta” ma mangiano e bevono in modo
spropositato (le mogli di detti dirigenti si riconoscono perché sono
tutte obese) che hanno auto, internet, satellite, case lussuose ed ogni
genere di privilegio alla faccia del popolo che non ce la fa a tirare la
fine del mese, come facciano – dicevo – a ricordarsi la loro estrazione
popolare.
Sì, mi piacerebbe proprio domandarglielo.
NOTE
(1) Massì, parliamo pure del Moncada. E’ l’episodio chiave su cui si
incardina tutta l’ideologia del regime, e a distanza di anni, sembra
che la verità si allontani sempre di più.
Dai documenti che ho potuto consultare – ricordo che non sono uno
storico ma solo un imperfetto testimone – sembra che questo assalto
sia stato fatto da tre gruppi armati. Il primo di Fidel Castro,
possedeva una pistola, qualche bandiera e cartelli di protesta. Il
secondo gruppo aveva quattro pistole e il terzo era capitanato da
Raoul Castro che aveva portato due schioppette da casa. Ne furono
arrestati una trentina e tre di loro il mattino dopo erano morti. Chi
dice per le ferite riportate durante gli scontri, chi dice per le torture.
Conoscendo la polizia d’allora propenderei per la seconda versione.
Vengono tutti incarcerati e condannati ad una pena detentiva da
scontarsi in una prigione di massima sicurezza.
Fidel Castro invece, viene ricoverato, non ferito, in un ospedale
militare di Santiago, e in quella sede viene allestito il tribunale che lo
giudica. Gli viene concesso il privilegio di difendersi da solo e da qui
nascono i proclami della rivoluzione. Viene anch’egli condannato al
carcere di massima sicurezza ( 15 anni) ma invece vengono tutti
dirottati presso l’ospedale del carcere di Isla del Pinos a Nuova
Gerona.
Qui dai vari rapporti del comandante, ho potuto rilevare che ai
detenuti vennero dati passatempi, tavolo da ping pong, uno di loro si
fece male giocando a volley, erano autorizzati ad un conto in denaro
con il quale compravano vivande per integrare la loro dieta, avevano
cucina e bagni e ricevettero più di 600 libri con i quali attrezzarono
una biblioteca per la loro propaganda politica.
Durante la detenzione Fidel Castro riuscì persino a pubblicare in
clandestinità il suo LA STORIA MI ASSOLVERA’, che venne venduto in
una prima tiratura di 27.000 copie.
Si fece pure intervistare da un settimanale che lo fotografò in carcere
in cui appare pasciuto, ben rasato e con gli abiti in ordine.
Un’amnistia li liberò dopo una ventina di mesi.
Al trionfare della rivoluzione, Fidel Castro, magnanimamente, fece
passare per le armi tutti i dirigenti del carcere.
31 Luglio
Quando l’aspettai la prima volta scelsi la Capitaneria Generale, quella
in fondo a Ovispo, dove ci sono i giardinetti e una lunghissima
panchina di marmo che circonda tutta la piazza. E’ lì che vado a fare
due chiacchiere, quasi ogni giorno. E’ un luogo d’incanto, vicino a tre
librerie, alla biblioteca nazionale e tre giorni alla settimana c’è pure
un mercatino di libri usati.
Si chiamava Youlaisy e non le mancava proprio nulla, forse un
orologio ma questo è un dettaglio. Certo, in una società senza
orologi, dove il tempo conta come il due di picche, pretendere che
una ragazza venga puntuale agli appuntamenti, pare un pochino
pretenzioso. Fu per questo che non feci molto caso quando mi disse
che sarebbe arrivata alle undici e mezza ma di aspettarla se fosse
stata in ritardo. Nemmeno dirlo, una così la aspetti da tutta la vita e
qualche minuto in più non conta.
Arrivò alla una e quaranta e quasi non ci feci caso perché stavo
chiacchierando con gli amici. Mi guardò con i suoi occhioni da
bambola con quelle ciglia foltissime e la boccuccia fatta come il
bocciolo di una rosa e il cuore mi diede un tal tuffo che dimenticai di
dirle che era in ritardo.
Fu la sera, in piedi, quando non arrivò alle dieci, ora fissata con
puntiglio per non perdere uno spettacolo di danza, che ricordai con
quanto ritardo era arrivata nel pomeriggio e mi condannai. Eh sì,
perché una che arriva con due ore e dieci minuti di ritardo al primo
appuntamento, poi al secondo se non arriva ti riprometti di aspettarla
con più di due ore e mezza ma va a finire che diventano tre.
Mi telefonò il pomeriggio per comunicarmi che non era venuta
all’appuntamento del giorno prima. Me ne sono accorto, tentai di dirle
con tono distaccato, ma la sua voce era così piena di tante e tali
promesse che le feci una proposta: nessun appuntamento. Io, finiti i
miei giri, passo sempre un paio d’ore in quella piazza. Se un giorno
passasse di lì, senza impegno…
Ma cosa dici, mi risponde, io voglio vederti perché mi piaci e voglio
stare con te. Domani non posso, ma martedì alle due in punto!
Pranziamo insieme e poi passiamo un pomeriggio in un posticino con
l’aria condizionata che mi affitta mia zia.
La prospettiva di un intero martedì pomeriggio da passare con lei mi
fece venire le gambe molli ma duro tutto il resto. Accettai con
rinnovato entusiasmo e lei mi sorprese, ma davvero. Aveva detto alle
due e alle due e dieci era lì.
Solo che era giovedì.
Arrivò e disse solo: - Sono in ritardo…- ma lo disse con lo stesso tono
di voce che avrebbe usato leggendo la data di scadenza dello yogurt:
- ..Venti Agosto, scade tra un mese…Vabbè, facciamola finita. Dove si va?
Ma dalla zia, è ovvio! Devo solo sbrigare una faccenduola e poi ti
raggiungo.
Fu lì, in quella stanza da puttane, con le frange dappertutto come
dalle puttane, con i profumi da puttana e tutto il resto, che steso
nudo sul letto, con il ronzio dell’aria condizionata che favoriva il
dormiveglia, passai un pomeriggio ad analizzare dalle fondamenta la
psicopatologia del ritardante (che non è un preservativo, ma lei,
solamente lei) e del ritardato (che sarei io, proprio io) che si sviluppa
prevalentemente in quattro fasi.
Fase uno: ovvero mezz’ora di ritardo. L’avrà fermata la polizia? Certo,
appariscente com’è, vestita in modo provocante e civettuolo come
suo solito, con quel suo modo invitante col quale risponde agli
sguardi, potrebbe essere stata fermata da un poliziotto
intraprendente.
Però, dopo un controllo via radio, dovrebbe liberarsi in una ventina di
minuti, a meno che…
Fase due: l’hanno arrestata. Potrebbe essere. Dopo il controllo via
radio il poliziotto scopre precedenti da brivido e chiama la pattuglia
che la porta alla Centrale, ma anche qui, dopo un’ora, un’ora e mezza
la rilasciano. Almeno che…
Fase tre: l’hanno tradotta nelle carceri mandamentali. Oppure le
piogge di ieri hanno alluvionato la zona e non si passa, oppure un
cataclisma storico ha travolto tutto il rione dove stava passando e
siamo in attesa dei soccorsi. A meno che…
Fase quattro: è morta.
Ed è a questo punto, proprio quando l’ultima speranza sta per
abbandonarti, che arriva lei e ti ripaga di tutte le angosce passate
presenti e future. Sembra il miracolo di San Francesco, ma non
quando parlava al lupo, ma proprio mentre colloquia con gli uccelli.
E con gli uccelli, lei, faceva miracoli…
Poi, come tutte le cose, cominciò la fase discendente con ritardi da
paura e incontri sempre più frettolosi, rimproveri sempre più aspri e
giustificazioni sempre più stiracchiate…
Finchè decisi di farla finita, ma alla grande.
Le dissi di prendere un taxi da casa sua e di aspettarmi alle otto in
punto con il motore acceso davanti al Capitolio e di chiamarmi
quando fosse arrivata. Solo così mi sarei mosso da casa.
Chiamò alle otto e dieci: mi stava aspettando.
Presi di corsa un taxi e mi feci portare all’aeroporto dove avevo
prenotato per il Costa Rica.
Decollai alle nove e quaranta.
CONCLUSIONI
Caro Oliviero,
che dirti?
Sono qui in un magnifico resort in Costa Rica a scrivere queste
noterelle perché ho timore che scrivendole a Cuba potrebbero
compromettere il programma di aiuti che mi è stato autorizzato e che
gestirò a partire da Settembre.
Ecco quindi un primo punto di riflessione: tu hai paura ad esprimere
le tue opinioni, quando sei in Italia?
A Cuba tutti hanno paura. E’ una bella differenza, non ti pare?
Poi c’è il grande dilemma: libertà od uguaglianza?
Una cosa è certa, per imporre l’uguaglianza occorre sacrificare fette
consistenti di libertà, e questo è un fatto. Non è certo un dramma,
però. Siamo prodotti di cultura e quando uno cresce con un valore
assoluto come la libertà, poi gli pare che non è possibile vivere senza,
e invece pure la libertà è un insieme di gabbie più o meno capaci
dove tentiamo di sopravvivere senza sbranarci. Alcune gabbie sono
più grandi, altre addirittura d’oro. Ma sempre gabbie sono.
Un giorno mi scappò il criceto dalla gabbietta e non ci fu verso di
tirarlo fuori da dove si era cacciato. Il giorno seguente però all’ora del
pasto, si fece trovare nella gabbietta. E che gioia quando gli comprai
una gabbia più grande! Sembrava aver ritrovato la libertà.
Io gli dicevo, guarda che ti sbagli. La libertà è fuori dalla gabbia, dove
c’è il gatto che ti mangia e dove nessuno ti procura il cibo. Ma lui
niente. Era contento dove stava. Come i cubani, che gridano Cuba
Libre! Contenti di essere liberi dal giogo Imperialista, e non si
accorgono di aver scelto solo una gabbia più stretta…
E poi ci sarebbe l’uguaglianza.
Che io e te, caro Oliviero, non siamo uguali e non sono uguali
nemmeno le opportunità che ci vengono offerte, e questo lo
sappiamo. Sappiamo pure che per cercare condizioni uguali per tutti,
bisogna livellare verso il basso con una povertà diffusa e
irrimediabile, che i regimi nascondono con propaganda sfacciata e con
evidenti bugie. Ma la gente che vive tutto il giorno con i problemi di
sempre, conosce la verità ma non può protestare.
Come il popolo cubano.
Vabbè, ora ti devo lasciare.
Questi giorni in un Paese meraviglioso come il Costa Rica, mi hanno
fatto riassaporare il piacere della libertà. Uscire di casa senza timori,
scegliendo di fare qualsiasi cosa senza doverti domandare se ti verrà
rimproverata o se tollerata, mi dà quasi l’ebbrezza del proibito. E
invece è normale vita di tutti i giorni.
Mi chiedo per quale perversa ragione, sto rientrando a Cuba, in un
Paese oggettivamente ostile con gli stranieri ( non con i turisti, ma
con i residenti) a cui non interessa nessun tipo di aiuti che facciano
scoprire realtà cubane che la classe dirigente nasconde
diligentemente come le servotte d’antan che nascondevano la
sporcizia sotto i tappeti per nascondere la loro inettitudine.
Mi sto domandando perché un uomo libero rinuncia a parte della sua
libertà per andare ad aiutare quel Popolo orgoglioso che aiuti non ne
vuole.
Devo dirti caro Oliviero, che una risposta non ce l’ho ma che devo
farlo.
Sai, una parte della generosità si misura pure dalla quantità
d’ingratitudine che si deve tollerare senza che essa ci offenda.
Asta la vittoria sempre.
.................................................................................................
............................................
Eh sì, lo so.
Avevo promesso di scrivere più spesso
Ma proprio non si può, per varie ragioni che non sempre si possono
scrivere.
Spero stiate tutti bene, compreso quello là in fondo che mi è così
ostinatamente ostile.
Notizie da Cuba: qui lo zucchero è più dolce, le mosche più lente,
l’acqua bolle prima e ora che piove sono ricomparsi i pomodori ( ma
solo per i turisti).
Parlando di me, sono stato convocato dalla direzione centrale del
potere popolare che mi ha sospeso.
Proprio così: il programma che con fatica stavo attuando è stato
sospeso e le ragioni non si conoscono, ovvero, non te lo dicono
chiaramente ma incrociando i loro discorsi si capisce che non gli piace
troppo che uno straniero parli alla gente di qui. Se analizzo quello che
ho detto o fatto, l’unico punto oscuro mi risulta quando parlando
dell’importanza della parola, a dimostrazione di come abbia creato il
Mito e il Sacro, ho letto un passo della Genesi, il primo capitolo del
Vangelo secondo Giovanni e un passaggio della Sur della Vacca del
Corano.
Ora, poiché fino a poco tempo fa era proibita la lettura della Bibbia,
forse sono incazzati per questo.
Vabbè, aspettiamo.
Intanto, per non perdere tempo mi sono aggregato al programma di
un giovane architetto molto dotato (e per sua fortuna, poco idealista)
che sta raccogliendo documenti da presentare al governo perché
tuteli una località ad alto interesse ecologico, chiamata Guanaco.
Ha diviso il lavoro in Patrimonio Tangibile e Intangibile, e in questa
seconda categoria ho scelto una ricerca sulle grotte ed i graffiti
precolombiani, facendo scoperte interessanti.
Sono partito dal diario di Colombo che in questa zona asseriva di aver
visto uomini con la coda (probabilmente un posticcio derivante da riti
totemici). La cosa stupefacente è che in una grotta di qui c’è un
graffito che rappresenta un ominide che fuma la pipa e che ha la coda
di scimmia.
Non mi soffermo sull’argomento per non rovinarvi il piacere di leggere
la relazione di questo brillante architetto che risponde al nome di Luca
Spitoni, dell’Università di Firenze.
Per quanto riguarda le cose di qui, sono reduce dalla sfilata del 2
dicembre, durante la quale hanno festeggiato il compleanno di F.i.del
(che come tutti sanno compie gli anni in agosto) gridando slogan
entusiastici e aspettando come in trance che questi comparisse per
uno dei suoi interminabili discorsi. Ma la magia non ha funzionato e
se ne sono tornati tutti a casa.
Sono aumentate le misure di polizia nell’area dove passano i turisti
perché la criminalità in questo periodo è aumentata in modo
pazzesco. Solo ieri, in pieno giorno hanno accoltellato per rapina un
uomo davanti ad un ufficio di cambio (alla Vibora) e al barrio Cerro ne
hanno accoltellato un altro.
Queste cose poi non si vedono nel telegiornale dove sembra la
cronaca di Alice nel Paese delle Meraviglie dove tutti si baciano, si
premiano, si appiccicano medaglie e applaudono. Qui a sentire il
telegiornale non muore mai nessuno e gli unici morti violenti sono a
Bagdad.
Per carità, con questo non voglio dire che L’Avana non rimanga la
capitale probabilmente più sicura al mondo PER I TURISTI. Dico solo
che fuori dai percorsi che si conoscono, nelle località che non vedrete
mai, le cose sono peggiorate.
Fingono di non vedere le tensioni sociali generate dal costituirsi di tre
distinti ceti, il più ricco che vive a Miramar che sembra Los Angeles e
vi risiedono quelli che rubano con il governo, poi c’è la città normale
dove rubano quelli che non arrivano a fine mese con quello che gli
passa il governo, e i barrios degradati dove gli abitanti vanno di notte
a rubare agli altri cubani.
Qui se non rubi non sopravvivi.
Non vi parlo del danaro che spendiamo per aiutare questi poveracci,
perché non voglio rovinarvi il Natale. Sappiate solo che gli aiuti al
Terzo Mondo sono la truffa meglio articolata dall’Umanità dopo
l’invenzione della forfora per vendere shampoo.
Vabbè, vi lascio, sperando che questo messaggio non venga
intercettato.
Ah, dimenticavo. Ho scoperto ieri che non posso lasciare il paese
senza il loro permesso.
Sono prigioniero, ma tutto sommato questa prigione mi piace,
eccome!
2.
Dopo una settimana di agitazione, con uno arrivato dall’Italia e tre di
qui, sono riusciti finalmente ad alloggiare una ventina di italianucci
ARCI che venivano (forse) a controllare.
Sta di fatto che li hanno alloggiati in un hotel che la mia Guida
(Routard, alla voce: Hotel Lido) definisce squallido, e deprimenti le
stanze senza finestre. (Dice anche, state attenti che siete in una zona
malfamata, …) Forse è un test attitudinale… boh
Non so cosa abbiano in effetti controllato, li ho incontrati per caso una
notte all’Hotel Florida in una tavolata con quattordici puttane.
Dice, no guarda che quattro erano ARCitaliane e ce le siamo portate
da casa. Vabbè, da come si agitavano con ho capito la differenza!
Speriamo solo che al ritorno si siano ricordati di dire agli Arcicapi che
qui le cose non vanno affatto…
Capito, come funziona ?
3.
Calma, ragazzo.
Ad essere precipitosi poi si rischia di buttare l’acqua sporca con tutto
il bambino.
Questo Popolo ha lottato e sofferto per la sua libertà dal suo primo
contatto con l’uomo bianco ed ha pagato con il sangue il suo diritto a
decidere per sé.
Se leggi il diario di Cristoforo Colombo, al primo contatto con gli
indios, scrive – indirizzandosi al Re di Spagna – (cito a memoria)
‘’Imprigionerò sette od otto di questi per inviarveli come grazioso
omaggio, si potrebbe catturarne una cinquantina e metterli nel Vostro
giardino. Lavorerebbero gratis!’’
Eh sì, coniglietto mio, perché quando ti raccontano della tratta degli
schiavi tra l’Africa, Liverpool e l’America, dimenticano di dirti che i
primi 300.000 (diconsi trecentomila ) schiavi furono tradotti da quel
galantuomo del Cristoforo da queste isole al mercato di Siviglia. E
questo traffico venne interrotto solamente con il suo arresto ed il
rientro forzato in Europa!
Non che la Chiesa sia immune da questo scandalo. Monsignor
Bartolomeo della Casa che seguì varie spedizioni per conto del
Vaticano scrisse: (cito a memoria): ‘’Sono certo che questi indiani
siano creature, non sono sicuro che possano essere umani.’’ Che se lo
aggiungi alla convinzione che Gesù Cristo fosse venuto in Terra per il
vecchio Mondo e non certo per questi sub-umani, puoi facilmente
immaginare come tale illuminato pensiero giustificò le immense
atrocità che vennero perpetrate nei confronti di questi popoli.
Tralascio il rimanente del sangue versato per arrivare ai giorni nostri.
Innanzi tutto per noi è difficile capire i meccanismi che tengono
insieme la società cubana. E’ un po’ come quando gli Americani si
scandalizzavano per le microspie Russe nelle loro ambasciate e si
stupivano dello scalpore che suscitavano i loro satelliti spia.
Il McLuhan, famoso teorico dei massmedia, ne parla diffusamente: si
tratta del confronto tra una società che ha specializzato e preferito
l’occhio (e l’alfabetizzazione fino a Gutemberg) contro un’altra società
semi-tribale audio-tattile con i mezzi d’informazione atrofizzati PER
SCELTA!! (1)
Non so se sei abbastanza antico da ricordare la crisi dei missili a
Cuba. Quando i due contendenti si resero conto di aver rischiato una
guerra definitiva decisero di installare una linea diretta tra il Cremlino
e la Casa Bianca. Vi furono interminabili trattative perché i Russi
volevano metterci un telefono (l’orecchio) e gli Americani una
telescrivente (l’occhio). Finalmente Kennedy, il grande e coraggioso
Kennedy (che durante la crisi cubana venne curato con farmaci per
arrestare la sua cagarella) decise di farli mettere tutti e due.
Sono passati gli anni, tutto il marxismo – che basava le sue teorie
sulla tirannia delle macchine sul proletariato, roba da museo – è stato
spazzato via da forme più o meno articolate di socialismo democratico
ma a Cuba, forse non solo per paura, non si fidano e non vogliono
cambiare.
Saranno o no, cazzi loro?
Il governo cubano dice che la causa del mancato sviluppo del Paese è
dovuto all’embargo e gli Americani dicono che sono menzogne.
Ebbene, dico io, toglietelo questo maledetto embargo e dimostrate
che questi dicono puttanate!
O no?
Perché, caro mio, io e te non ci saremo, ma sulle pagine di Storia
rimarrà scritto il secolo più sanguinario di tutta la Storia dell’Umanità
- che è quello appena trascorso - che dopo l’Olocausto si è macchiato
dell’imperdonabile colpa di aver costretto questo Popolo alla fame e
alla sofferenza. Bada bene, non sto parlando degli Americani, che
hanno tutto il diritto a scegliersi i propri nemici, ma dell’Umanità
intera, colpevole di aver assistito inerte a questo vergognoso
misfatto.
Vabbè, sono certo di non aver smosso di un ette le tue convinzioni,
ed io mi tengo le mie. Siamo due persone fortunate, perché come
vedi possiamo confrontare le nostre idee senza paura di essere
arrestati.
Ti pare poco?
(1) Questo McLuhan che vado predicando, credo sia la causa della
mia sospensione all’insegnamento. Pensa, tenevo corsi di formazione
professionale alla Rizzoli Editore e venni sospeso perché parlavo di
McLuhan che allora era ritenuto un po’ troppo Marxista. Ora,
insegnando le stesse cose mi hanno sospeso ritenendolo forse troppo
reazionario.
C’è da perderci la testa.
Appropò
Vi segnalo una cosa che mi è capitata
e che spero vi faccia riflettere sulla linea impercettibile che separa il
bene dal male, e che giustifica in parte le paure di questa classe
dirigente nel contatto tra i cubani e lo straniero.
Vi ho già parlato della casa di cambio CADECA e della mia avventura
a Ovispo quando ho scoperto che TUTTI i cassieri rubano ai turisti. Ho
cioccato come un matto ed ho chiamato la direzione per stigmatizzare
quello che accadeva. La terza volta (consecutiva!) che feci casino, mi
fecero rispettosamente notare che il fatto che il cassiere sbagliasse a
contare il danaro (sempre a sfavore del turista) era un fatto tecnico a
cui avrebbero certamente provveduto, ma che il mio cioccare invece
poteva essere interpretato come interruzione di pubblico servizio
(Cadeca è dello Stato) e l’intervento della polizia mi avrebbe potuto
provocare qualche disagio.
Mi sono messo il cuore in pace e da quel giorno cambio alla Vibora, il
quartiere malfamato dove abito. C’è sempre una coda pazzesca
perché alcuni beni di consumo possono essere acquistati solamente
pagando con pesos convertibili che i cubani cambiano a 25 pesos
nazionali l’uno.
Io invece non faccio la coda perché cambio convertibili in moneta
locale che mi serve per pagare i servizi (taxi collettivo e altro) che in
pesos convertibili - essendo destinati ai turisti - costano una cifra.
Con un convertibile mi danno 24 pesos nazionali.
Un giorno di Maggio che dirvi non so… (scusate, sono vecchie
reminiscenze infantili che non hanno nessuna utilità letteraria ma che
irritano terribilmente quello là in fondo).. trovai una fila pazzesca
dalla mia parte e poiché avevo fretta andai nella fila dei cubani e
all’ultima donnina che aspettava in coda proposi di cambiare la sua
moneta nazionale con i miei dieci pesos convertibili. La donnina,
malfidente verso ogni forma di vita che non fosse commestibile, mi
disse di no ma io insistendo le mostrai i vantaggi dell’operazione: non
solo avrebbe risparmiato tempo ma a me avrebbe pagato 240 pesos
per i miei dieci invece dei 250 che avrebbe dato a Cadeca, mettendosi
in saccoccia un bel dieci pesos, guadagnati senza far null’altro che un
favore ad uno sconosciuto.
La donnina era un tipino intelligente e non solo mi cambiò il danaro
ma in seguito la trovai fuori dalla coda dei cubani che proponeva il
medesimo cambio. Praticamente si era inventata un lavoro extra.
Ho fatto qualche calcolo approssimativo: due tre minuti per ogni
operazione moltiplicato per le dodici ore di attività del Cadeca
potrebbero dare300-400 operazioni al giorno. Se solo una su dieci
accetta il cambio della donnina questa se ne va a casa con un bel 1014 dollari al giorno, che se lo paragoni ad uno stipendio medio di 8
dollari AL MESE sono una bella sommetta!
Questo devono averlo pensato anche i due brutti ceffi che si sono
affiancati alla donnina ed hanno cominciato a farle concorrenza
proponendo il medesimo cambio ma nel punto migliore.
La donnina, che non è minchia, per qualche tempo ha operato in un
punto lontano dal Cadeca, poi ha trovato un armadio da quattro metri
per quattro con una faccia da Mandingo e due mani come pale e si è
rimessa nel punto più strategico del business.
Questo fino alla settimana scorsa, quando approfittando di una
leggerezza del Mandingo, lo hanno accerchiato tra due furgoni e gli
hanno dato quattro coltellate.
In un primo momento sembrò una normale rapina ma poi di bocca in
bocca la verità è stata bisbigliata a tutti: si è trattato di un
regolamento di conti.
Visto? Da un’impercettibile devianza dalla normalità è derivato un
fatto di cronaca.
Non hanno forse ragione loro quando dicono che siamo come la
Peste?
Forse sì.
5.
Le culture tribali non ammettono la possibilità dell’individuo o del
cittadino separato.
I concetti di spazio e di tempo non sono né continui e nemmeno
uniformi ma ‘’compassionali’’ e pertanto compressi nella loro
intensità.
(Marshall McLuhan – Gli strumenti del comunicare –Il Saggiatore,
1964)
Per anni ho conservato un’articolessa di Maurizio Costanzo ed un suo
video dove con la sua grande faccia come il calo asseriva: ‘’ Come
chiaramente scritto dal McLuhan, la televisione è figlia della radio….’’.
Ora poiché questo emerito piduista ha tenuto corsi di formazione e
comunicazione, avrei voluto chiedergli dove minchia l’aveva letta,
questa puttanata. Perché è tutta la vita che va così: leggono qualche
aforisma attribuito al canadese e poi vanno in giro a pontificare.
In realtà sono due tecnologie che derivano da funzioni diverse (non
mi dilungo sperando di aver suscitato la curiosità sufficiente perché
andiate a comprarvi il libro) e basterebbe che qualche sociologo
illuminato o quelli della CIA leggessero di più e ascoltassero meno i
vari costanzi per non commettere errori imperdonabili.
Aver pensato, per esempio, che l’eliminazione fisica del Fidel avrebbe
cancellato il castrismo, si è dimostrato un errore che ha rafforzato il
regime. In realtà questo sistema sta per essere scardinato dai
Pampers e nessuno se ne accorge!
Ve lo spiego.
L’adozione di una doppia moneta ha causato fenomeni sociali
imprevedibili. Infatti tutto ciò che lo Stato non riesce a fornire con la
famigerata ‘’libreta’’ (i generi di prima necessità ) possono essere
comprati nei negozi che inizialmente erano destinati ai turisti e pagati
con il pesos convertibile.
Il primo fenomeno che ne è derivato è che ad un mercato caotico e
con prezzi indefiniti (da mercanteggiare, per esempio) si è sostituita
una ‘’tienda’’ con merci omogenee e con prezzi fissi.
A voi parrà poco ma è come quando noi passammo dal Medio Evo a
Gutemberg.
Il secondo fenomeno è che il cubano, per entrare in possesso di pesos
convertibili, deve commettere un ‘’delitto’’. Deve cioè fare qualcosa di
illegale come prostituirsi, rubare sul taxi dei turisti, al ristorante, o
peggio rubare allo Stato e vendere al mercato nero. Tutto questo lo
Stato lo sa e ha messo come controllo un sistema poliziesco
soffocante. Ma pure il poliziotto vive con la ‘’libreta’’ e con questa,
tutto il mondo lo sa, non si arriva a fine del mese.
Si è pertanto creato un clima generale di timore perché qui – come
diciamo dalle mie parti- il più pulito ci ha la rogna.
E’ demoralizzante pensare che tra tutti i valori della Rivoluzione,
abbiano deciso di rinunciare proprio alla dignità dell’uomo sotto la
legge. Ma purtroppo è così.
Ma vediamola un po’ questa libreta: ogni mese il capofamiglia ha
diritto a mezzo litro d’olio di semi, un etto di caffé, otto uova, mezzo
chilo di pollo, tre saponi, mezzo chilo di zucchero e una pasta
dentifricia (sto calcolando a naso, forse sbaglio piccolissime quantità
di libbre). Adesso viene il bello: pannolini lavabili per la cacca del
bimbo: cinque e assorbenti femminili UN MESE SI’ E UN MESE NO
(non lo trovate sinistramente divertente?).
Ecco che improvvisamente nelle tiende compare un sottoprodotto dei
Pampers e le giovani donne scoprono che possono evitare di lavare
merda per dedicarsi ad attività più fruttifere.
Ma la grande richiesta del prodotto ha provocato un fenomeno
sconosciuto: l’aumento del prezzo. Infatti una confezione di Pampers
oggi costa 7,80 pesos convertibili. Se pensate che lo stipendio medio
è di 8 pesos convertibili mensili, vi renderete conto di come le
giovanissime madri, se ne stiano a meditare sul come procurarsi tutto
questo danaro, finché non si accorgono di stare sedute proprio sopra
la macchinetta che Madre Natura ha fornito loro per fare soldi.
E così…
P.S.
Queste noterelle vi arrivano in ritardo e tutte insieme, perché con la
sospensione mi hanno tolto Internet, e sono scomparse dalla città le
schede (sei dollari all’ora) ad uso dei turisti.
SCANDALOSO!!
La Chiesa offre indulgenza plenaria a Cuba a chi seguirà la processione della
Madonna
Il Papa in persona avrebbe garantito la remissione integrale dei peccati per chi
si incamminerà al seguito della Madonna del Cobre, patrona dell'isola. Solo
l'ultimo episodio di attivismo per la conferenza dei vescovi cubani, in prima linea
per il cambio di regime nell'isola caraibica.
Lo scandalo non sta in quello che si vede, ma in ciò che è occulto in questa
operazione. Non è possibile infatti che la Chiesa Cattolica non conosca le
origini degli Orisha le divinità delle religioni afro-cubane che sono praticate dal
95% della popolazione locale.
Religione importata dagli schiavi che nascondevano le loro divinità nelle effigi
dei santi cattolici. Veneravano quindi Shango, il potente dio del tuono sotto
l’immegine di Santa Barbara, Obatalà, Sant’Antonio, Babalù Aiè San Lazzaro,
Yemaya la regina dell’oceano e Oshun, la dea dell’amore del giallo, della
dolcezza, dei fiumi raffigurata dalla Madonna del cobre.
Folle oceaniche vanno al lazzareto il giorno di San Lazzaro ma per santificare
Babalù Aie, così come fanno offerte il giorno di Santa Barbara a Changò. E’
chiaro quindi che il giorno della processione della Madonna del Cobre, che tra
l’altro è la Patrona dell’Avana, ci sarà moltissima gente, devota di Oshun, e
allora perchè questa mistificazione della Chiesa Cattolica? Non certo per
convincere il vecchio Fidel che senza affrontare direttamente l’argomento, però
un segnale lo diede di ritorno dall’Uganda, lui che aveva indossato l’uniforme
per tutta la vita, scese dall’aereo completamente vestito di bianco, un segnale
visivo della sua accettazione ai Babaloo della Terra Madre...
Non certo un segnale per i gerarchi al potere, che della religione si guardano
bene di parlare in pubblico, non certo al Papa che se ne sta suonando Mozart a
Castel Gandolfo, non a noi che ne ne impippiamo caldamente. E allora verso
chi stanno mandando un segnale occulto, i vescovi di Cuba?
Ah, saperlo.
KAGAN A CUBA
Fidel se ne va, Raul gli succede, pagine totali per queste due notizie sul
Corriere: sette.
Ora fate le dovute proporzioni non solo con le pagine totali italiane ma con tutte
quelle mondiali comprese le rubriche televisive ed avrete capito la grandezza
del Comandante in Chefe, un gigante del secolo scorso. Un uomo che ha
saputo trasformare la sua isoletta – una cacca di mosca sulla carta geografica –
nel punto centrale della politica internazionale, per anni.
Dove sia il Fidel in questo momento, nessuno lo sa. E’ da tempo che di lui
compaiono foto epiche, filmati obsoleti, voci registrate, firme su dichiarazioni
che ha scritto chissà chi. Stanno praticamente trasformandolo in un’icona
rivoluzionaria in attesa di poterlo esporre al pubblico, come i suoi illustri colleghi
ormai mummificati come lui: Lenin, Mao, Ho-ci-min...
Per farvi capire come funziona la diffusione delle notizie a Cuba ( e ritornare
sulle polemiche che hanno investito il mio diario clandestino dall’Avana) mi
riferisco a due illustri inviati del Corriere che hanno pure preso i danè per i loro
reportages:
Raffaele La Capria ammette candidamente di aver saputo delle dimissioni del
Fidel da un MSN ricevuto nella hall ombreggiata del suo albergo e di essere poi
sceso nello spiazzo dove fanno pisciare i cani per chiedere agli astanti se ne
sapevano qualcosa. Ricevutone un diniego, ha candidamente scritto il suo
articolo basato sulle notizie che gli sono arrivate dall’Italia e amen.
Raggiunge vette eccelse invece l’altro inviato del Corriere, Michele Farina che
ha basato il suo reportage dalla Quinta Strada di Miramar, una via fatta ad
autostrada, dove se gli è andata bene, avrà incontrato forse un pedone e
certamente tre guardie armate. Si è piazzato a Miramar, il corrispondente, luogo
asettico che viene mostrato agli stranieri per confonderli e non farli andare
all’Avana, il luogo – ma guarda un po’ – dove vivono gli Habaneri, la gente cioè
che ha qualcosa da dire a proposito del regime.
Parla delle dame bianche ma gli sfugge il significato simbolico di quelle mises
( e come potrebbe, visto che non ha parlato con nessun popolano escluso un
tassista?) ne ha viste quindici, il poveretto, e per dimostrarlo il suo direttore ha
messo senza didascalia (eh, vecchio imbroglione) una foto che chissà da dove
arriva, ma se è la foto del corteo descritto, anche chi macina il gesso potrebbe
contare le teste e scoprire che il Farina non sa contare...
Poi, fiore all’occhiello dell’ampio reportage, l’opinione eccelsa di Robert
Kagan.che suggerisce, il povero, agli Stati Uniti di non limitarsi ad un ruolo
passivo in questa fase di transizione.
Avevamo Alan Minc che scriveva minchiate, ora abbiamo Kagan con le sue
kagate.
Hasta la vista
P.S.
Il Cardinal Bertone, che si è precipitato a Cuba per parlare dei suoi interessi, ha
dimenticato di chiedere la liberazione dei prigionieri politici e non ha ricevuto
nessuno dei dissidenti. Dice che ha parlato solo dei cattolici sull’isola che come
tutti sanno, nascosti da menzognere statistiche ufficiali, rappresentano il 5%
della popolazione.
E bravo Bertone, trattare con i Capi e ignorare gli oppressi ed i bisognosi.
In perfetta linea con il Vangelo...
------------------------------------Ero a Cuba quando arrivò il Ciclone Caterina, quello che immerdò Bushemino.
Il Comandante invece non fece una piega: fece muovere in 48 ore UN MILIONE
di persone e i danni si limitarono alle cose. Certo, sorriderete voi, uno che ogni
Primo Maggio riesce a mettere in piazza un milione di persone, poi
nell’emergenza usa gli stessi sistemi militari... certo.
Ma non era di questo che volevo parlarvi, oggi. E poi sono di parte e quello che
dico io su Cuba mi è sempre stato contestato ( i miei più calorosi “nemici”
quando mandavo le mie noterelle clandestine sul Web, furono proprio i
comunisti... vabbè)...
No, volevo invece parlarvi di una cosa che vidi e che mi strinse il cuore.
C’erano camion pieni di sfollati che avevano abbandonato in fretta le loro case
(non ci furono sciacallaggi, ma che ve lo dico a fare?) ed ogni camion aveva un
centro di raccolta come destino finale. Ecco, durante il percorso, i cubani li
fermavano per strada e facevano scendere quei pochi che potevano ospitare,
chi una persona, chi una famiglia, tutti poveri ma solidali.
Vi furono camion che arrivarono a destino VUOTI !! Lo capite, questo?
Bene, adesso fatevi due conti: abbiamo 8200 Comuni d’Italia e 6.000 infelici
che aspettano la nostra solidarietà, gente che è partita da un Inferno senza
sapere che sarebbe stata inghiottita da un Altro...
Basterebbe che OGNI Comune chiedesse di accogliere uno di questi infelici, e
invece siamo qui ad aspettare l’intolleranza dei Lampedusani che tarda ad
arrivare, oppure un incidente, o un atto di aggressione o un crimine per poter
giustificare il nostro egoismo.
Pensare che una volta eravamo noi gli indesiderati d’Europa...
Io almeno me lo ricordo....
-------------------------------------
Ho conosciuto un poeta.
Se ne stava seduto nel bar dove entro per fare colazione, con la sua
folta barba grigia e occhi da birbante come solo li hanno i Santi ed i
Poeti. Il suo carisma si poteva percepire non solo nei bisbigli di quelli
che lo avevano riconosciuto, ma perfino nel vuoto che gli si era creato
intorno.
Lo avevano pregato di scrivere su di un muro del locale una dedica,
un augurio, e lui con gentilezza aveva riportato sulla parete il primo
verso di un suo famoso poema e lo aveva firmato con il suo nome che
a me era parso finisse in –opulos, e se lo rimirava, sornione.
Mi sono allora avvicinato e parlandogli in quella che credevo la sua
lingua gli ho chiesto se fosse greco. Lui mi ha guardato come il gatto
di Alice e mi ha risposto in un dialetto amerindo e il tono era talmente
aulico e la sua mano così leggera nell’aria che ho sentito il bisogno di
declamargli le poche cose che ricordo dell’Infinito di Leopardi, poi ci
siamo seduti al tavolo e attorniati dai miei amici e dai suoi estimatori
abbiamo iniziato una vera conversazione in spagnolo, dove lui mi ha
parlato della Vita, del Verso e della Parola.
Io gli ho detto che la poesia declamata non conosce confini, e lui mi
ha descritto un mondo dove non si scrive più ma si sogna e dove i
numeri si sono ridotti all’uno e allo zero.
Io gli ho ricordato che l’Umanità ha prima scritto i numeri, poi
l’alfabeto fonetico e da qui, è sgorgato il canto, la poesia epica di
Omero e del suo primo libro scritto nella Storia dell’Occidente.
E’ successo allora, come per magia, che abbiamo cominciato a
comporre una poesia, io in italiano e lui in spagnolo, e ognuno è
partito per la sua tangente.
La mia poesia faceva:
Scrittura evase
Dal Giardino dei numeri
E sulle ali di Poesia
Oltrepassò il muro
Librandosi…
Tentai di spiegargli che Scrittura e Poesia le intendevo senza articolo,
come fossero divinità, che giardino l’avrei scritto maiuscolo per
ricordare l’Eden e che quel ‘’librandosi’’ non andava solo inteso come
volare leggera ma soprattutto come ‘’diventare libri’’…Ma era tardi e
lui ormai pareva così preso dalla ‘’sua’’ poesia che non ascoltava più
nulla.
Finì di bere il suo the che portava dentro un thermos (dentro il quale
– mi disse – scioglieva foglie di coca che gli spedivano dall’Honduras)
e mi lasciò dicendomi che il giorno dopo sarebbe partito per andare a
vedere per l’ultima volta la neve delle sue amate Ande.
Ci separammo con un cordiale: - Hasta la vista! – così come fanno i
vecchi amici sicuri di rivedersi presto.
Ma era un addio.
Da Cuba: una modesta proposta
Coniglietti miei, la vedo brutta.
E’ passato ormai più di un mese dalla mia sospensione e il mio
isolamento è sempre più totale.
Ogni settimana faccio il giro delle sette chiese, tutti mi sorridono, mi
trattano bene, ma non riesco a scalfire il muro di gomma che mi
circonda.
Una signora gentilissima della direzione centrale del potere popolare
(temutissimo organo politico che rappresenta il governo) nell’ultimo
colloquio mi ha detto che secondo il loro metodo, una lezione consiste
in un insegnante che detta con gli allievi che scrivono e che quindi io
avrei dovuto consegnare alla commissione un documento dove ci
siano scritte TUTTE le parole che dovrei dire durante il corso di
formazione tecnica.
La parte libertaria del mio cervello avrebbe voluto rispondere che il
metodo, sebbene degnissimo, è un po’ andato in disuso dopo il 1450
con l’invenzione della stampa ma la Sicilia che è in me mi ha
suggerito: ‘’chinati giunco…’’ e così ho preparato un file di 256 pagine
che ho consegnato alla rappresentante del governo che controlla il
mio lavoro. Lei avrebbe dovuto stamparlo e consegnarlo. Poi
avremmo aspettato l’esito della commissione.
E’ passato il tempo e solo da qualche giorno ho saputo, per vie
traverse come sempre, che si è esaurito il serbatoio dell’inchiostro
della stampante e che fin’ora non è arrivata l’autorizzazione per
averne un altro.
Verità? Bugie? Chissachilosà. Sta di fatto che ora ci sono le feste e
sono scomparsi tutti. Perché non basta che alla Cooperazione non
lavorino dal venerdì al lunedì inoltrato (tu chiami il venerdì e scopri
che la signora non c’è perché si è ammalato il bambino, ha
accompagnato il marito per una visita, la mamma è morta… poi il
lunedì arrivano in ritardo perché se la mamma è morta, qualcuno
doveva seppellirla… cose del genere. Pensa che un venerdì in un giro
di telefonate ho scoperto ben tre assenze perché la nonna era
moribonda, cosa che mi ha fatto pensare che l’Avana è una città
terribilmente pericolosa di venerdì…) poi, quando ci sono le feste
scompaiono tutti.
Ci sono stati altri segnali che secondo me agiscono in mio sfavore:
credo che dall’Italia sospettino che qui si stia facendo melina e sono
arrivati in ordine sparso vari dirigenti e tutte le volte io sono stato
dirottato dai cubani in luoghi sicuri dove non potessi incontrarli.
Questi fatti mi hanno fatto maturare l’idea che io sia una pecora
segnata, che mi faranno perdere tempo e pazienza finchè scadrà il
mio permesso di permanenza e mi spediranno a casa ed è un vero
peccato perché qui ci sarebbe da fare, eccome!
L’alternativa sarebbe presentare al governo una nuova richiesta di
collaborazione, questa volta indipendente da organi governativi e
non.
Il primo punto è che questo governo non tratta con i singoli ma solo
con istituzioni, associazioni et similia, per cui la mia proposta è la
seguente:
1-
Fondate un’Associazione benefica e no-profit.
Non dovrebbe essere difficile. Chiamatela in qualsiasi modo
che finisca in –polis.
Futuropolis, Ecopolis, Fioropolis, Minchiopolis, non importa.
Ma fa tanto chic.
2Nominatemi rappresentante a Cuba, senza stipendio.
3Aprite una campagna di sottoscrizioni e chiamatela:
ADOTTIAMO UN ORFANO costo: 1 Euro al mese. Naturalmente
guardatevi bene dal dire che quell’orfano sono io. E’ la verità ma alla
mia età non è un caso pietoso.
4Il body-line della campagna dovrebbe essere: AIUTIAMOLO AD
ANDARE A SCUOLA! Certo, un po’ d’inganno ci sarebbe perché i
sottoscrittori potrebbero credere che questo orfano dovrebbe andare
a scuola ad imparare, e invece sono io che chiedo di tornare a scuola
ad insegnare. Ma credo che se c’è un dio, °(1) ci perdonerà questo
peccato veniale, o magari ci darà solo trecento anni di Purgatorio, ma
ne vale la pena!
5Mettiamo on line le foto di quelli che aiutiamo, delle migliorie
alle loro case, delle scarpe che compriamo, dei sorrisi della gente.
Insomma documentiamo come spendiamo i soldi.
Eh sì, coniglietti miei. Qui sta il punto dolente. Di tutti i soldi che ho
visto passare da queste parti (e sono TANTI ma TANTI) non un pesos
va alla gente che ne ha bisogno. Ma vi posso spiegare anche il
perché. Poniamo che voi andiate alla Banca del Soprammonte e gli
diciate: dammi 500 Euro per comprare maialini ai disperati del Barrio.
Che fanno loro, te lo danno? Certo che no. Ma se vai alla stessa
banca e gli dici, dammi 350.000 Euro per costruire un centro
giovanile culturale (bada bene, devono esserci sempre dentro le
parole CULTURALE e GIOVANILE altrimenti non funziona) loro te li
danno eccome! Se poi questo centro non funziona, non fa cultura ma
per costruirlo ci hanno mangiato tutti i parassiti cubani che stanno
attorno all’operazione, non importa.
Invece, pensa: io ho regalato quattro porcellini. Due hanno figliato e
li hanno ammazzati ora con un duecento chili di carne. Gli altri due
sono ancora piccoli e se sopravviveranno alla fame di Natale (non la
loro, coniglietti, ma a quella dei poveracci che li ingrassano) forse
avremo altra carne. Pensa che tra tutte le restrizioni di questo
governo, allevare un maialino non è un reato!
Ed ecco che al punto -6 di questa mia modesta proposta potreste
lanciare una campagna di sottoscrizioni titolata:
PENSIAMO A QUEL PORCO DI ALDO!
Ma forse non funzionerebbe.
Voi, che ne dite?
°(1)
Mi scuso con i credenti, ma qui sono attorniato da divinità più o meno
esotiche e pure con il mio dio, da qualche tempo mi trovo in posizione
fortemente critica. Pertanto ho deciso di scriverlo tutto minuscolo,
come merita, e sono cavoli miei.
Ah, dimenticavo. Quasi quasi al punto -7 ci metterei: E NIENTE
AUTO!!
Perché il parco macchine è costosissimo, da comprare e mantenere.
Non sono forse tutti volontari che partono per aiutare popoli del Terzo
Mondo? Che facciano qualche sacrificio allora, e vadano in giro con i
mezzi, che sono anche più adatti per conoscere l’ambiente e la gente
con cui si dovrà avere a che fare. Volete auto modernissime con aria
condizionata e impianti stereo? Attaccatevi al tram! (e non solo in
senso metaforico).
Che se poi uno se la vuole proprio comprare, che lo faccia! Proprio
come farebbe a casa sua. Con i suoi risparmi, che se la paghi
(massime agevolazioni possibili da parte della Collaborazione) se la
mantenga con le stesse condizioni che avrebbe al suo Paese. Con in
più una massima agevolazione per vendere il suo usato in caso di
trasferimento.
Come mezzo di trasporto per le operazioni, sarebbe auspicabile un
bel pulmino con uso di trasporto anche delle merci, e l’autista
rigorosamente italiano! (Ho visto troppe malefatte da autisti autoctoni
che si impossessano del veicolo e non lo mollano più.)
.................................................................................................
...........................................
Eppure, far funzionare un tantinello la cosa non dovrebbe essere
difficile.
Innanzi tutto a quelli che danno i soldi dovrebbe essere proibito di
venire a controllare il lavoro svolto. Ci sono oggi mezzi come il Web
dove si potrebbe documentare senza che partano dall’Italia pseudo
commissioni che con la scusa di venire a controllare, poi li devi
portare al ristorante ( la pasta è scotta, non c’è l’aria condizionata, da
qui il telefonino non prende…) e la notte a puttane.
Poi i coordinatori, collaboratori, coadiuvatori e tecnici, per venire qui
NON devono essere sposati e nemmeno fidanzati. Perché, per una
inesorabile legge del contrappasso, più è abile il coordinatore, più è
rompipalle la moglie, che deve avere un’auto personale, un’altra per
portare i figli a scuola, qualcuno che le faccia la spesa, un autista a
disposizione per lo shopping eccetera. Il tutto con un’aria disgustata
come dire, io non ci volevo venire…
Le fidanzate rimaste a casa, distraggono l’operatore. Insomma
immaginate che questo poveraccio le abbia detto: sai, vado a Cuba.
-Ah sì? Risponde lei. Vai a divertirti con quelle puttane? Allora sai
cosa faccio? Mi faccio scopare dal primo che passa. E stacca il
telefonino, e lui giorno e notte a passeggiare come un pazzo in ogni
luogo dell’isola nel tentativo di parlarle per telefono, con conseguente
perdita di tempo e di concentrazione.
Che poi, non è che qui manchi la materia prima. Anzi. Succede
spesso che l’operatore, adattandosi agli usi locali, si faccia l’amante
con tutte le complicazioni operative che ne conseguono.
Terzo punto: è proibito a TUTTI i cubani che partecipano al Progetto
di venire in Italia.
Eh sì, perché tra tutti gli italiani che arrivano e devi andare
all’aeroporto a prenderli, e i cubani che sono in partenza perché ti sei
inventato un’invito ad una pseudo conferenza o pseudo corso di
specializzazione, con tutta la trafila di documenti necessari
all’espatrio, qui più che un’organizzazione umanitaria, pare
un’agenzia di viaggi. A scopo benefico.
Senza dimenticare le rogne che danno poi quelli che approfittano del
viaggio e non fanno ritorno…
…e tutte le spese a carico del Progetto…
Che poi, controllare non è facile.
Ti faccio un esempio.
Mettiamo che il Progetto preveda il contributo a costruire case di
mattoni in un Barrio invivibile con case di legno o peggio di lamiera.
Tu metti su un cantiere e ci metti sabbia cemento e fai costruire
mattoni o blocchi per i muri.
Il governo si fa bello con i tuoi soldi e dice: Questa è la battaglia per
le idee! Ogni capo famiglia che lo richiede avrà il materiale necessario
e una minibrigata che lo aiuterà nella costruzione!
Ci vogliono mille blocchi piccoli o 350 grandi per costruire un nuovo
locale. Ammetti che ti arrivino 40 richieste a cui dai il 70% della tua
produzione ( il 30% te lo hanno rubato all’origine).
Bene, alla fine dell’operazione scopri che solo 10 capi famiglia hanno
eseguito i lavori. Gli altri
o perché incoscienti, o perché tanto affamati da non ragionare, si
sono venduti il materiale che al mercato nero vale un centinaio di
dollari.
Come giustifichi a chi viene a controllare che ti mancano le 30 case
preventivate? Facendo salti mortali, facendogli vedere il sole per la
luna o portandoli a puttane.
E invece, non c’è nulla da nascondere! Perché quei blocchi non sono
spariti e nemmeno se li sono mangiati. Solo c’è stato un altro capo
famiglia che a costo di sacrifici ha trovato i cento dollari e SI E’
COSTRUITO UNA CASA! Solo in un altro luogo dell’isola, che non è
dentro il perimetro del tuo progetto, ma perlamadonna (non ti
preoccupare, la Cassazione ha detto che non è una bestemmia) la
casa c’è! E abbiamo contribuito a costruirla. Capisci?
Ma come glielo fai capire, a quelli?
Io uccido….Faletti
Chissà quali e quante sono le strade che portano un libro scritto in
italiano da queste parti.
A me è arrivato per le mani questo fenomeno editoriale e me lo sono
letto tutto. Credo si tratti del più eccellente, del meglio confezionato e
del più intelligente prodotto di questi ultimi tempi in fatto di
Marketing.
No, per carità, non parliamo di letteratura. Questo ammasso di luoghi
comuni, di stereotipi della narrativa gialla, questa accozzaglia di nomi
improbabili, di moribondi che scrivono con il sangue ma la scritta si
deve leggere allo specchio, di doppie personalità alla Psyco, di cambi
di identità che non usava più neppure la vecchia Agatha Christie,
hanno la qualità di un discreto Giallo Mondatori che si poteva scrivere
in 180 pagine ma che si sbrodola lungo altre 500 inutili fogli che però
fanno volume. Pensate che un pacco di 700 pagine viene venduto a 5
Euro. Roba che si deve sapere con largo anticipo il breck-even. O no?
Ecco che io mi sono immaginato l’operazione così come dev’essere
stata organizzata.
Il libro è infarcito di descrizioni dettagliate di Montecarlo, dei suoi
locali notturni, di Radio Montecarlo, della sua efficiente polizia. Roba
da P.R.
Inoltre ci sono le Marche. Proprio così. Il libro è infarcito di prodotti,
dalla Coca Cola, alla Megane, alla BMW, con acque minerali, toniche,
telefonini, Fanta e altro.
Mi sono chiesto: e se questa fosse la più inedita, la più coraggiosa ed
avanzata operazione che un Creativo abbia mai portato in porto?
Immaginate questo Capoccione che mette insieme l’operazione:
raggruppa un po’ di agenzie di pubblicità, si spartiscono quote di
tiratura da promuovere o da distribuire, una editore intelligente che
voglia rischiare, un personaggio televisivo credibile che con pochi
passaggi in televisione spinga in alto il prodotto…
Già, ma quale prodotto?
Facile. Il delitto seriale è la bassa editoria che maggiormente vende in
questo ultimo periodo, insieme ai libri di cucina.
Non escludo che Faletti lo abbia scritto. E’ abile, intelligente ed ha un
cuore di poeta. Forse, in perfetta buona fede, pensa persino di aver
scritto un buon libro. Poi però il prodotto è passato attraverso maglie
di verifica come fanno gli americani con i loro film.
Ci sono cento mani in quel prodotto e centomila stereotipi.
Ma è il fenomeno editoriale dell’anno, deve ben dirci qualcosa!
Sì, certo. La prima cosa che ci dice è che la narrativa, mai nata in
Italia, è morta da un pezzo e che sull’esempio di stimati precedenti,
grazieal Marketing ha raggiunto un punto di non ritorno.
King, Brown e Faletti hanno tracciato la strada.
Si salvi chi può.
P.S.
Voi adesso mi direte, ma Coso, proprio desso te la prendi con Faletti?
Ah, se fosse per me vi scriverei un trattato contro i gialli di Camilleri.
Credo che l'ostilità a Faletti sia nata con il Kir Royal che si fa con lo
champagne.
E non avrò mai più l'occasione per dirglielo.
Ma Camilleri, perdinci, il più grande autore italiano morente, che ha
inventato una lingua letteraria, uno stile, un personaggio, un luogo
immaginario, certo è destinato alla imperitura memoria, ma ditegli di
leggere Edgar Allan Poe, per favore, perchè di letteratura gialla, non
capisce un kazzo...
Personaggi che scompaiono, finali che non si capisce bene dove sono
finiti i comprimari, soluzioni senza colpo di scena, insomma, la
fortuna di Camilleri è la RAI dove era funzionario e dove per
conosciuti motivi è riuscito a farsi mettere in onda i primi racconti.
DOPO il pubblico ha scoperto la sua letteratura, altrimenti rimaneva
un Scerbanenco in sedicesimo...
Vabbè, andiamo ltre.
C'e' del fuoco sotto la cenere...
Mamma mia che casino!
Ho ricevuto proteste e insulti da ogni parte per la mia segnalazione
del Progetto Varela, tanti che rispondo in maniera circolare a tutti.
Prima di tutto mi pare superfluo ribadire che voi abbiate più notizie di
me che sono qui.
E’ come se mi fossi calato in un pozzo dove si vede poco o nulla e vi
gridassi fuori quello che sento e che tocco. Perchè da queste parti di
notizie – secondo la definizione comunemente accettata nella nostra
cultura – non ce ne sono. Qui ci sono comunicati, proclami,
propaganda, pettegolezzi, sentito dire e tutto quello che percepisco
potrebbe essere catalogato con il termine giornalistico americano:
Phony, cioè qualcosa tra il chatting e l’orecchiato che dalle nostre
parti non potrebbe mai essere utilizzato perchè non risponde alle
famose cinque domandine di Kipling (Chi o che cosa, come quando
dove e perchè) ma che da qui, facendo di necessità virtù, si deve
tenere buono, andando magari ad incrociarlo con altri sentito dire,
con il fine di ridurre al minimo lo sparare cazzate.
Dell’argomento che stiamo trattando, i precedenti che ho conosciuto
sono questi: Le condizioni che il Vaticano pose per la visita del Papa
fu la liberazione di alcuni dissidenti, e ne furono liberati circa
treecento.
Nel libro di memorie scritte dal F.idel prima di scomparire, (100 ore
con F. edito lo scorso ottobre) lui, che credo sincero perchè
consapevole di consegnare la sua versione alla Storia prima di uscire
di scena, dice che il Papa in persona durante la sua visita gli
consegnò un elenco di un’altra settantina di politici ancora detenuti,
ma una nota ufficiale del governo dimostrò che una cinquantina di
essi erano stati liberati in precedenza per ragioni di salute.
Alcuni dissidenti, dicono che molti di questi prigionieri politici sono
tuttora detenuti e se ciò fosse vero dimostrerebbe che un reato di
opinione da queste parti può essere punito con una pena detentiva
che va dai 16 ai 25 anni.
Pensate che noi abbiamo brigatisti che hanno tramato contro lo stato,
hanno ucciso, sono stati catturati, processati e scontata la loro pena
adesso sono liberi e fanno gli editori e tengono conferenze... Ecco i
dissidenti c.ubani dello stesso periodo sarebbero ancora in prigione.
La seconda cosa che vi segnalavo è che c’è del fuoco sotto la cenere e
che da quando il F. è letteralmente scomparso e questo popolo in
trance sta aspettando che compaia all’improvviso come fosse Hudini,
ecco in questo periodo il foglietto ha ricominciato a circolare.
Tutto qui.
Aerei personali del F. non ce ne sono. C’è solo un Mercedes corazzato
che Lui non voleva usare ma che i più dei 600 attentati alla sua
persona lo hanno costretto ad adottare.
D’altra parte, solo il pensare che Lui possa soddisfare la sua Vanità
con un oggetto, sebbene prestigioso, dimostra che non si è letto il
suo pensiero e la sua storia.
E’ un uomo frugale, che vive in modo ascetico, tutto compreso nella
sua Mistica.
Se, come dice Forbes, è tra i quattordici dittatori più ricchi del mondo,
lo sapremo alla sua morte, perchè come mi ha detto il mio grande
amico svizzero, i flussi di denaro non si possono nascondere.
In attesa, rimaniamo nel dubbio.
P.S.
Gianni Minà raccontava che nel suo ultimo incontro, lo trovò nel suo
ufficio riempito all’inverosimile di frigoriferi di ogni marca e tipo. Ecco,
lui li stava provando personalmente prima di adottarli per la
popolazione. Capito il soggetto?
DIBATTITO. Intervista con l’ambasciatore cubano presso la Santa
Sede
«Siamo una democrazia sotto assedio»
Isidro Gómez Santos difende l’operato del governo cubano messo
sotto accusa dalla comunità internazionale dopo le recenti condanne a
morte
Fidel Castro per saecula saeculorum
L´"intoccabilità" del suo regime è divenuta dogma costituzionale.
Ecco come il Líder Máximo schiaccia i virgulti di libertà. E umilia la
Chiesa
di Sandro Magister
(Da "L´Espresso" n. 27 del 28 giugno-4 luglio 2002, titolo originale
"Intoccabile Fidel")
Mercoledì 12 giugno pioveva a dirotto sull´isola, eppure erano tutti in
strada a marciare. Anche nei villaggi più sperduti.
Novecentoquarantasette cortei, più quattordicimilasettecento comizi
di zona, con un totale di 9.664.685 cubani mobilitati, stando ai
contabili del regime. La sera prima, in televisione, Fidel Castro l
´aveva detto chiaro: solo le donne incinte e i vecchi invalidi o
asmatici erano dispensati dalla "Gran Marcha".
E non era finita. Dopo la marcia, tutti in fila a firmare una petizione di
riforma della Costituzione. Anche qui con un diluvio di adesioni. Il 18
giugno il responso ufficiale: più di 8 milioni le firme raccolte, pari al
99,3 per cento dei cittadini sopra i 16 anni. Altri dieci giorni e il
parlamento cubano, all´unanimità, dà per fatto il referendum e vota
le modifiche costituzionali richieste. Tutto per infilare nella Carta una
parola in più: «intocable». Applicata al «régimen polÍtico, económico
y social» in vigore da 43 anni a Cuba.
Intoccabile. Perché qualcuno ci ha provato davvero a mettervi mano.
La mobilitazione kolossal «a difesa del socialismo» orchestrata da
Castro ha finto di scagliarsi contro gli Stati Uniti d´America. Ma il vero
nemico era in casa: un manipolo di democratici genuini, cubani con
tanta voglia di libertà, che sono riusciti a infilare un cuneo negli
ingranaggi della dittatura castrista.
Oswaldo Payá Sardiñas è il capitano coraggioso di questa compagnia
d´assalto. Aveva 17 anni nel 1969, quando per qualche parola critica
scappatagli a scuola finì ai lavori forzati nelle piantagioni di canna e
nelle cave di pietra, a sudare 10 ore al giorno per tre anni di fila.
«Ne venni fuori con una fede più forte che mai nelle nostre capacità
di cambiamento», dice oggi che di anni ne ha 50 ed è diventato il
dissidente cubano più famoso nel mondo. La notorietà è il suo scudo.
Ai primi di maggio, quando l´ex presidente americano Jimmy Carter
ha visitato Cuba, Oswaldo Payá è entrato in tutti i notiziari. E subito
dopo nella lista dei futuri Nobel per la pace. La "Gran Marcha" indetta
da Castro l´ha criticata senza alcuna timidezza: «Definire intoccabile
il regime politico, economico e sociale vigente è una pura e semplice
autoproclamazione di totalitarismo».
Lui, per cambiare questo regime, l´ha studiata ben bene. Nella
Costituzione cubana c´è un articolo, il numero 88, che impegna il
parlamento a esaminare le richieste sottoscritte da almeno 10.000
cittadini. Nessuno in passato vi aveva mai fatto in ricorso. E invece
perché non provarci? Oswaldo Payá lanciò l´idea e ne nacque un
anno fa il Progetto Varela: una richiesta di referendum su cinque
punti di riforma costituzionale.
I cinque punti sono il diritto di libera associazione, il diritto alla libertà
di parola e di stampa, l´amnistia per i detenuti politici, il diritto di
costituire imprese private, libere elezioni multipartito entro un anno
dal referendum.
Payá e i suoi intitolarono a Varela questo pacchetto di riforme perché
Félix Varela è un padre della patria e un simbolo di libertà. Sacerdote
e uomo di cultura, vissuto nella prima metà dell´Ottocento, è stato
per Cuba quello che in Italia sono stati l´abate Antonio Rosmini e don
Luigi Sturzo: un grande teorico della politica, d´impronta cattolica
liberale, e un politico lui stesso.
E questa è anche l´ispirazione di fondo di Oswaldo Payá e degli altri
140 gruppi che hanno aderito al Progetto Varela. Sono in gran parte
cattolici. Payá ha fatto le ossa in una parrocchia dell´Avana e nel
1988 ha fondato un Movimiento Cristiano Liberación. Ma sia lui che gli
altri non hanno niente a che vedere con la marxisteggiante teologia
della liberazione in voga nell´America latina. Piuttosto, rispondendo ai
cronisti durante la visita di Carter a Cuba, Payá ha suggerito un altro
parallelo. Con la Polonia di Solidarnosc e di Lech Walesa, e il suo
pacifico passaggio dal comunismo alla democrazia.
Contro i dogmi del castrismo è sferzante. «La scristianizzazione di
Cuba l´hanno voluta per sottomettere il popolo alla paura e al
potere», ha detto in un´intervista al giornale della diocesi di Miami in
Florida, piena di emigrati cubani.
Raccogliere le firme necessarie per portare il Progetto Varela in
parlamento non è stato facile. Era come iscriversi a una lista di
proscrizione. «Eppure siamo riusciti a rompere la paura,
comprensibile in un paese dove lo Stato è anche l´unico datore di
lavoro», dicono i promotori. Nella primavera di quest´anno le firme
raggiunsero quota 11.020. Il 10 maggio Oswaldo Payá depositò la
petizione in parlamento.
E il regime? Zitto. Un suo rappresentante ha aperto bocca solo per
dire che i promotori del Progetto Varela sono «a libro paga degli Stati
Uniti». Quanto alla polizia, tiene sotto pressione i firmatari. Uno dei
più in vista, Ernesto MartÍnez Fonseca, l´hanno messo quattro giorni
in prigione, ai primi di giugno.
Finché a Fidel Castro è venuta l´idea di spazzar via l´incomodo
organizzando «la più grande manifestazione di tutta la storia di
Cuba». Tutti in piazza e tutti a firmare la contropetizione per blindare
per sempre il regime.
Potenza dei numeri: 8 milioni contro 11 mila. Castro sapeva che il
parlamento avrebbe dato «doverosamente» la precedenza ai primi. E
una volta scritto in Costituzione che il castrismo è «intocable», ora
sogna che sulla sua dinastia non tramonti più il sole.
__________
Il progetto Varela
LA RICHIESTA DEI CITTADINI CUBANI
Diamo conto del progetto semplice, ma incisivo che sommergerà
definitivamente il regime oppressivo e liberticida di Fidel Castro.
Diamo conto di questo testo preliminare, che a nostro avviso
anticiperà la nuova Costituzione cubana. La-politica.net appoggia
questo progetto, che chiede solo i diritti fondamentali dell'uomo.
Questo è il testo che abbiamo firmato e sottoposto all'Assemblea
Nazionale del Potere Popolare affinché metta sotto consultazione
popolare, per mezzo di un Referendum, ognuna delle cinque proposte
seguenti:
1A Che le trasformazioni necessarie alle leggi siano fatte in modo da
conservare il bene comune ed il rispetto dei diritti dell'uomo
riconosciuti universalmente ed alla dignità umana, che garantisce
ogni cittadino:
1.A.1. Il diritto di associarsi liberamente secondo i propri interessi ed
idee, in modo che si possano costituire delle associazioni sociali,
politiche, economiche, culturali, del sindacato, dell'allievo, religiose,
umanitarie legalmente riconosciute, che sia rispettato il principio del
pluralismo e della diversità delle idee nella società.
1.A.2. I diritti alla libertà d'espressione e di stampa, in modo che la
gente, individualmente o in gruppi, possa pronunciarsi ed esprimere
le loro idee, credenze e pareri per mezzo della parola parlata e scritta
ed attraverso tutti i mezzi diffusione ed espressione.
1.B. Le leggi che garantiscono questi diritti dovranno entrare in vigore
in un termine non superiore ai sessanta giorni dopo l'approvazione
positiva del Referendum.
2.A. Che decreti un'amnistia per tutti i prigionieri, imprigionati per
motivi politici e che non hanno partecipato ai fatti che hanno
attentato direttamente alla vita delle persone. Questa legge
d'amnistia dovrà entrare in vigore in un termine non superiore ai
trenta giorni dopo l'approvazione positiva del Referendum.
3.A. Quale trasformazioni necessarie alle leggi sono fatte in modo da
garantire ai cittadini il diritto di costituire aziende private, sia
'individuali che cooperative, effettuare attività economiche che
potrebbero essere produttive e sulla vigilanza di quello si pattuisce fra
gli operai e le aziende per il funzionamento di queste aziende può
essere stabilito, nelle condizioni buone, in cui nessun oggetto può
ottenere di produrre il reddito sullo sfruttamento del lavoro. Queste
nuove leggi dovranno inoltre garantire il rispetto dei diritti dei
lavoratori e dei cittadini e degli interessi della società. Queste nuove
leggi dovranno entrare in vigore in un termine non superiore ai
sessanta giorni dopo l'approvazione positiva del Referendum.
4.A. Transformazione della leggi elettorali in modo che venga
garantito:
4.A.1. La determinazione delle circoscrizioni elettorali per l'elezione,
in ogni caso, dei delegati per l'Assemblea Comunale del Potere
Popolare, dei delegati per l'Assemblea Provinciale del Potere Popolare
e dei delegati per l'Assemblea Nazionale del Potere Popolare.
4.A.2.1. Che in ogni circoscrizioni determinate per le elezioni
comunali venga scelto, dal voto diretto dei relativi elettori, un
delegato per l'Assemblea Comunale del Potere Popolare. Ogni elettore
potrà votare soltanto un candidato.
4.A.2.2. Che in ogni circoscrizioni determinate per le elezioni
provinciali venga scelto, dal voto diretto dei relativi elettori, un
delegato per l'Assemblea Provinciale del Potere Popolare. Ogni
elettore potrà votare soltanto un candidato.
4.A.2.3. Che in ogni circoscrizioni determinate per le elezioni nazionali
venga scelto, dal voto diretto dei relativi elettori, un delegato per
l'Assemblea Nazionale del Potere Popolare. Ogni elettore potrà votare
soltanto un candidato.
4.A.3. Che i cittadini siano nominati come candidati ai delegati per le
Assemblee comunali e provinciali e come candidati ai delegati
all'Assemblea Nazionale del Potere Popolare, solamente e
direttamente per mezzo delle firme raccolte dagli elettori nella
circoscrizione a cui corrisponde, secondo le circostanze che sono state
esposte nei punti 4.A.4, 4.A.4.1, 4.A.4.2 e 4.A.4.3 di questa richiesta.
4.A.4. Che le circostanze necessarie e sufficienti in modo che un
cittadino per quanto candidato sia nominato:
4.A.4.1. Per attenersi alle circostanze che organizzano gli articoli 131,
132 e 133 della costituzione della Repubblica in modo che un
cittadino abbia diritto al voto e che sia scelto.
4.A.4.2. La presentazione alle autorità competenti, con un termine di
non meno di trenta giorni precedenti alle elezioni, delle firme,
sostenenti la relativa candidatura, di non meno del 5% del numero di
elettori di circoscrizione che aspira rappresentare. Ogni elettore potrà
esprimere soltanto una preferenza per il candidato all'Assemblea
Nazionale del Potere Popolare, una per il candidato all'Assemblea
Provinciale del Potere Popolare e una per candidato all'Assemblea
Comunale del Potere Popolare
4.A.4.3. Un cittadino per aver il diritto di candidarsi all'Assemblea
Comunale deve risiedere nella circoscrizione corrispondente, per aver
diritto di candidarsi all'Assemblea Provinciale deve risedere nella
provincia corrispondente, per aver diritto di candidarsi all'Assemblea
Nazionale deve avere cittadinanza cubana. In ogni caso per essere
candidato un cittadino dovrà risedere da almeno un anno precedente
alle elezioni nel paese.
4.A.5. Che gli elettori, gli aspiranti candidati ed i candidati abbiano il
diritto di riunirsi in assemblea senza nessun termine eccetto che il
rispetto all'ordine pubblico, per esporre le loro proposte ed idee. Tutti
i candidati avranno il diritto al giusto uso dei mezzi di diffusione.
4.B. La nuova legge elettorale dovrà entrare in vigore in un termine
non superiore ai sessanta giorni dopo l'approvazione positiva del
Referendum.
5. Le prime elezioni generali si dovranno tenere in un termine tra i
270 giorni e 365 successivi alla realizzazione di questo Referendum.
Avana, Cuba, 6 di marzo di 2001
C'e' del fuoco sotto la cenere...
Mamma mia che casino!
Vediamo di capirci meglio:
certo ricorderete che la mia decisione di venire qui a vedere di
persona, scaturì dalla grande confusione creata da coloro che da qui
ritornavano: chi ci vedeva il Paradiso in Terra, altri scotevano la
testa. Di fatto non ci si capiva, e non ci si capisce una beata fava di
niente.
Ecco il primo punto.
Se in un sistema chiuso tu chiami bianco una sostanza di colore
bianco, ma nel tempo questa si ossida fino ad assumere un altro
colore. Se tu per convenzione con tutti gli appartenenti al sistema
chiuso decidi per tradizione o per qualsiasi altra ragione di continuare
a chiamare questo colore bianco. E’ una verità o è menzogna?
Non può essere una menzogna perché non vi è nulla di nascosto, ma
per il mondo FUORI da quel sistema se non si tratta di menzogna,
certamente si sono persi i parametri di giudizio.
Così potresti trovare un sistema come questo che organizza corsi di
etica e morale della rivoluzione, mentre tu eri fermo a Marx e MaoTze
che asserivano che non c’è etica nella rivoluzione, che essa non è
come sedersi a tavola e passarsi con educazione le vivande, (cito a
memoria) ma la rivoluzione è sangue e merda, merda e sangue.
E allora, come la mettiamo?
Scusate se la prendo alla larga ma è questo un argomento che
meriterebbe un libro intero.
Quando il Comandante disse a questo popolo: Tutti devono avere
un’istruzione, non garantì a nessuno che questo popolo sarebbe poi
divenuto alfabetizzato! Sono tali e tante le radici che fanno di questo
popolo un’entità tattile-auditiva, che nemmeno la sommaria
istruzione che gli garantisce questo sistema può modificare.
E’ un po’ come se Lui avesse detto: da quest’oggi studiate tutti il
Tedesco! Ecco che dopo una trentina d’anni ci sarebbe un popolo che
più o meno parla tedesco, ma NESSUNO che ne abbia assimilato i
costumi, le tradizioni, la Storia. Insomma, nessuno è diventato
tedesco. Mi spiego?
Alla stessa maniera, salvo una piccola parte di intellettuali finissimi,
sradicati dal sistema e per questo parzialmente nevrotici o
doppiogiochisti, tutti gli altri sono da considerarsi ‘’primitivi’’ secondo
il termine adottato dagli occidentali fino al secolo scorso quando
parlavano di società audio-tattili come la Russia, la Cina, la stessa
Irlanda o alcune regioni del nostro Sud.
Non so se le cose sono cambiate, ma ai miei tempi ad Hong Kong
c’erano le Pagine Gialle e a Pechino no. Là non sentivano il bisogno di
un elenco telefonico (nemmeno a Mosca, se per questo) e nemmeno
della mappatura della città. Il McLuhan attribuisce questo alla loro
scrittura che non possiede un alfabeto fonetico, ma io non sono
d’accordo con lui (e non solo su questo punto) perché a Tokio, per
esempio, usano gli stessi ideogrammi ma non solo c’erano le mappe
della città sulle Pagine Gialle ma all’ingresso di ogni stazione del
Metro ci sono cartelli giganteschi con VOI SIETE QUI, senza il quale
mi sarei perso inesorabilmente.
Ecco quindi che alcune discussioni sopra i Massimi Sistemi, quali la
libertà di stampa per esempio, non hanno ragione d’essere perché è il
raffronto tra una società VISIVA contro una società AUDIO-TATTILE
che ha altri valori. E mentre noi ci scandalizziamo della loro
impossibilità di esprimere opinioni, loro sottolineano il fatto che i
nostri mezzi d’informazione sono posseduti da gruppi capitalistici che
impediscono l’accesso all’informazione che deve passare da
professionisti specializzati al soldo del padrone.
Ai tempi delle purghe di Stalin vi stupirà leggere verbali di tribunali in
cui gli accusati venivano condannati perché AVEVANO PENSATO
contro il regime, e questo veniva considerato un delitto poiché il
Popolo è una massa omogenea che esclude ogni individualità. E loro
sono ben contenti di avere un telegiornale a reti unificate che legge
gli articoli del periodico che è un organo di partito, piuttosto di avere
una serie di notizie che si contraddicono tra di loro, manipolate
(secondo loro) da sporchi capitalisti!
Mi fermo qui ma non è escluso che se la cosa vi interessa potrei
scrivere ancora sopra questo argomento. Per il momento esorto tutti
a sospendere il giudizio, o almeno a tenere larghe le maglie della
critica nei confronti di una società che è tenuta insieme da altri valori,
che, badate bene, NON E’ DETTO CHE SIANO INFERIORI AI NOSTRI!!
Sono solo diversi.
p.s.
Non passa giorno che al telegiornale non dicano che il presidente del
tale congresso ha ricevuto una telefonata dal Fidel che si
complimentava per i lavori, o che il tale primo ministro straniero ha
ricevuto una telefonata di benvenuto, o compaiono lettere
dattiloscritte con la firma del Capo.
Qui non c’è nessuno che senta la necessità di vederlo per credere che
non sia già morto.
La settimana scorsa, un’ennesima messinscena: aereo speciale dalla
Spagna, scaricano macchinari e (forse medicine) poi un convoglio
corre a sirene spiegate verso l’ultima abitazione conosciuta del Capo.
Nessuna notizia sulla stampa. Solo alla televisione ( che vedono
all’estero) compare un medico che dice che Lui non ha il cancro, che
gode di ottima salute e miglioramento.
La televisione via cavo illegale in questo paese manda in onda un
servizio da parte della comunità medica spagnola che smentisce il
fatto. Si è trattata di una visita personale di un vecchio amico, che ha
espresso un giudizio personale non suffragato da alcun certificato ne’
riscontro medico.
Secondo episodio: alla televisione danno la notizia, senza lo straccio
di un filmato, di una commissione americana sui diritti dell’uomo che
è venuta a visitare l’isola e il presidente ha dichiarato che è tutto a
posto e qui non ci sono problemi.
Io di questa commissione non ho trovato nulla. Ma non conta. Qui
nessuno chiede di vedere per credere (con le conseguenti
complicazioni, come dimostrano maghi e prestidigitatori). Basta
ascoltare qualche parola di conforto, per rassicurarsi.
Io sono il più grande esperto vivente in materia di
comunicazione di massa.
Oh, intendiamoci: non sottovaluto affatto il lavoro degli altri miei
contemporanei, solo che per quanto mi riguarda, io faccio
affidamento alla mia esperienza personale. Insomma, IO MI FIDO DI
ME, anche se mi rendo conto che invecchiando sto perdendo i
parametri di un certo progresso nel pensiero scientifico che corre
corre, ed io ho il fiatone.
L’anno scorso, per esempio, dopo l’esperienza ad Arcoiris di Modena,
incontrai un gruppo di professorini di antropologia che discutevano
incazzatissimi rimettendo in discussione tutto lo strutturalismo
sessantottino, ed io me ne stavo là, mimetizzato dentro i loro
discorsi, ad assistere a questo sfacelo. Perché se all’Antropologia, che
non è una scienza esatta, ci togli lo strutturalismo, ti rimane
Antropologia Culturale che è roba dell’altro secolo, ti pare? Eppure
queste revisioni da parte dei giovani sono necessarie. Che passassero
tutto lo scibile col pettine fino! Solo così si trovano strade nuove!
Accidenti.
Mi rendo conto che i miei post sono fuori dalle misure tollerate dalla
velocità della comunicazione di questo Forum. Spero solo mi capiate:
non ho la televisione (ovvero ce l’avrei, ma è inguardabile) e uso il
computer come diario. Se aggiungete che stiamo mettendo in
discussione la mia testimonianza qui, ecco che sto cercando un senso,
un significato a tutta questa faccenda. Intanto, questi nostri
lunghissimi 3D sono la dimostrazione palpabile di come Internet abbia
modificato l’informazione. Se non eravate d’accordo con i grandi
inviati della carta stampata, arrotolavate il giornale o ci avvolgevate
l’insalata. Ora c’è una pressione crescente – anche nei confronti dei
piccolissimi ed insignificanti testimoni - affinché venga modificato il
metodo del dare le notizie, chi rimbalzeranno nella rete in forma
incontrollabile. E’ terminato l’unico senso che aveva l’informazione e
sono cominciati i centri senza periferia. Chissà se questa volta sarà
una cosa buona. Perché cominciò così pure il Medio Evo: i romani
persero l’Egitto e con esso il papiro. Le strade, che avevano iniziato
come armi di distruzione di massa, ora erano strade di carta e di
comunicazioni tra Roma e l’Impero. Quando la comunicazione si
interruppe, crollò tutto. Speriamo che oggi nessuno stacchi la
corrente.
Vediamo di capirci meglio: certo ricorderete che la mia decisione di
venire qui a vedere di persona, scaturì dalla grande confusione creata
da coloro che da qui ritornavano: chi ci vedeva il Paradiso in Terra,
altri scotevano la testa. Di fatto non ci si capiva, e non ci si capisce
una beata fava di niente. Ecco il primo punto. Se in un sistema chiuso
tu chiami bianco una sostanza di colore bianco, ma nel tempo questa
si ossida fino ad assumere un altro colore. Se tu per convenzione con
tutti gli appartenenti al sistema chiuso decidi per tradizione o per
qualsiasi altra ragione di continuare a chiamare questo colore bianco.
E’ una verità o è menzogna? Non può essere una menzogna perché
non vi è nulla di nascosto, ma per il mondo FUORI da quel sistema se
non si tratta di menzogna, certamente si sono persi i parametri di
giudizio. Così potresti trovare un sistema come questo che organizza
corsi di etica e morale della rivoluzione, mentre tu eri fermo a Marx e
MaoTze che asserivano che non c’è etica nella rivoluzione, che essa
non è come sedersi a tavola e passarsi con educazione le vivande,
(cito a memoria) ma la rivoluzione è sangue e merda, merda e
sangue. E allora, come la mettiamo? Scusate se la prendo alla larga
ma è questo un argomento che meriterebbe un libro intero.
Quando il Komandante disse a questo popolo: Tutti devono avere
un’istruzione, non garantì a nessuno che questo popolo sarebbe poi
divenuto alfabetizzato! Sono tali e tante le radici che fanno di questo
popolo un’entità tattile-auditiva, che nemmeno la sommaria
istruzione che gli garantisce questo sistema può modificare. E’ un po’
come se Lui avesse detto: da quest’oggi studiate tutti il Tedesco!
Ecco che dopo una trentina d’anni ci sarebbe un popolo che più o
meno parla tedesco, ma NESSUNO che ne abbia assimilato i costumi,
le tradizioni, la Storia. Insomma, nessuno è diventato tedesco. Mi
spiego? Alla stessa maniera, salvo una piccola parte di intellettuali
finissimi, sradicati dal sistema e per questo parzialmente nevrotici o
doppiogiochisti, tutti gli altri sono da considerarsi ‘’primitivi’’ secondo
il termine adottato dagli occidentali fino al secolo scorso quando
parlavano di società audio-tattili come la Russia, la Cina, la stessa
Irlanda o alcune regioni del nostro Sud. Non so se le cose sono
cambiate, ma ai miei tempi ad Hong Kong c’erano le Pagine Gialle e a
Pechino no. Là non sentivano il bisogno di un elenco telefonico
(nemmeno a Mosca, se per questo) e nemmeno della mappatura
della città.
Il McLuhan attribuisce questo alla loro scrittura che non possiede un
alfabeto fonetico, ma io non sono d’accordo con lui (e non solo su
questo punto) perché a Tokio, per esempio, usano gli stessi
ideogrammi ma non solo c’erano le mappe della città sulle Pagine
Gialle ma all’ingresso di ogni stazione del Metro ci sono cartelli
giganteschi con VOI SIETE QUI, senza il quale mi sarei perso
inesorabilmente. Ecco quindi che alcune discussioni sopra i Massimi
Sistemi, quali la libertà di stampa per esempio, non hanno ragione
d’essere perché è il raffronto tra una società VISIVA contro una
società AUDIO-TATTILE che ha altri valori. E mentre noi ci
scandalizziamo della loro impossibilità di esprimere opinioni, loro
sottolineano il fatto che i nostri mezzi d’informazione sono posseduti
da gruppi capitalistici che impediscono l’accesso all’informazione che
deve passare da professionisti specializzati al soldo del padrone. Ai
tempi delle purghe di Stalin vi stupirà leggere verbali di tribunali in
cui gli accusati venivano condannati perché AVEVANO PENSATO
contro il regime, e questo veniva considerato un delitto poiché il
Popolo è una massa omogenea che esclude ogni individualità. E loro
sono ben contenti di avere un telegiornale a reti unificate che legge
gli articoli del periodico che è un organo di partito, piuttosto di avere
una serie di notizie che si contraddicono tra di loro, manipolate
(secondo loro) da sporchi capitalisti! Mi fermo qui ma non è escluso
che se la cosa vi interessa potrei scrivere ancora sopra questo
argomento. Per il momento esorto tutti a sospendere il giudizio, o
almeno a tenere larghe le maglie della critica nei confronti di una
società che è tenuta insieme da altri valori, che, badate bene, NON E’
DETTO CHE SIANO INFERIORI AI NOSTRI!! Sono solo diversi.
Rimane quindi indiscutibile che io sia una di quelle voci che nel
dopoguerra venivano registrate dai nostri giornali come:
‘’Testimonianza di un viaggiatore di ritorno dalla Cortina di Ferro…’’
che diventò poi: ‘’Fonte anonima ben qualificata ‘’ eccetera. Perché,
intendiamoci bene, io non sono depositario di nessuna Verità
Rivelata. Sono solo un’ulteriore imperfetta testimonianza che voi
dovete mettere insieme alle altre e da questa sovrapposizione, se ci
riuscite, farvi una pallida idea di cosakazzo sta succedendo qui.. Io
non ho la pretesa di unificare tutti i giudizi sulla Storia e sulla mia
persona. Non sono Gesù Cristo e nemmeno Enzo Biagi, sebbene mi
risulti che abbiano fatto una brutta fine tutti e due ( no, per quanto
riguarda il mummificato Enzo non mi riferisco a quando lo
giubilarono, ma ora che lo hanno reintegrato togliendolo alla gioia dei
nipoti, poveraccio).
Ho scribacchiato con mano leggera qualche bozzetto di colore, e non
me ne vogliano i cubanisti duri e puri se hanno trovato nelle mie
noterelle tracce di inerte qualunquismo. E’ il destino dei satiri che se
riescono a sottolineare il sottaciuto, il non detto, strappano un sorriso
e qualche volta mangiano alla tavola del Re. Se toccano corde
sensibili invece, sono indicati al pubblico disprezzo, insultati e quando
muoiono non merita(va)no nemmeno la terra consacrata del
cimitero… Mi costa tempo e danaro seguire questo lunghissimo 3D
che sta lasciando i binari della sana contrapposizione per salire a
sublimi eccessi del teatro di Jonesco. Ma mioddio, non vorrei che ci si
dovesse calare i calzoncini come quando eravamo bambini per vedere
chi l’aveva più lungo, e stare qui a discettare su chi tra di noi è stato
più a Cuba, o è più comunista, chi lo è da quanto tempo, chi più
profondo, chi lo ha studiato di più…
Io i fondamentali li ho imparati da mio padre, che non ha letto un
solo libro perché doveva tirare la carretta ( non è una metafora), e
l’unica cosa che gli rimprovero, pace all’anima sua, è di avermi
insegnato che il Socialismo è possibile perché la gente è
fondamentalmente buona. Ebbene, amici miei. Io ho fatto i capelli
bianchi e sono certo che non mi sarà concesso di entrare in Paradiso
per quello che vi sto dicendo, ma vi confesso che ho maturato l’idea
che la gente è buona un par di palle!
Ogni tanto, per la verità, trovi qualche individuo buono, ma va
sempre a finire che lo prendono per il culo, e nel peggiore dei casi, lo
fanno Santo o gli danno l’Ambrogino d’oro… Cosa sogniamo in fondo?
Vivere liberi sani buoni e felici come il buon selvaggio di Rousseau?
Vivere in una comunità di pace, dove tutti lavorino per quanto
possano e si prendano quanto loro necessario, e che magari la sera ci
si riunisse tutti in un’Agape serena e d’amore con letture confortanti,
e canti di gioia? Lo hanno fatto i cristiani di Giacomo e di Maria
Maddalena prima di noi. Ma in modo laico l’aveva tentato pure
Spartaco. E nei tempi moderni ci hanno provato con i Kibbutz, col
Leninismo, con Mao e poi aggiungetevi tutti gli altri che conoscete. I
risultati PRATICI? Lascio a voi il giudizio. Che i tempi non siano
maturi? Che forse prima dovremmo risolvere il problema della fame ?
Boh
Nel frattempo, il capitalismo, che ha capito che l’Uomo è una carogna
e affonda le radici nei sette peccati capitali, sta facendo sfracelli, in
tutti i sensi e noi ce ne stiamo qui a discutere (con la pancia piena )
la contrapposizione di una teoria di Adam Smith del 1776 contro
un’altra di Marx del 1848, quando il tram andava a cavalli e i lampioni
si accendevano a mano. Possibile, dico io, che in questo
luminosissimo periodo della Storia non siamo stati capaci di realizzare
un’idea filosofica che riguardasse il convivere in pace, la
partecipazione alla democrazia, nuove forme di voto, di
rappresentanza, nuovi progressi economici che non siano basati sulla
proliferazioni delle armi, e altre quisquilie e pinzillacchere? Possibile,
dico io?
P.S.
Mi prendo una pausa di riflessione. Se mi offrono lo sviluppo di un
programmino tanto per farmi perdere tempo, chiedo il permesso di
lasciare il paese e torno ad Haiti. Là sembra che col nuovo presidente
eletto e gli americani fuori dalle palle stiano operando solo quelli
dell’UNESCO che sarebbe un po’ come dare lo zucchero all’asino. Se
avete notizie fresche di Haiti, di come ci si attacca ad Internet dalla
capitale, e del nostro Consolato (era stato abbandonato e rispondeva
al telefono un’haitiana maleducata) fatemelo sapere. Se potete. Ah,
dimenticavo. Sono stato a visitare un carcere. Ve lo racconto ( se
volete) un’altra volta. Cià
Piano piano stiamo spostando il baricentro della discussione perdendo
di vista i fatti. In pratica, cosa è successo? Ho reputato una notizia
interessante il fatto che ci sia fuoco sotto la cenere e che da quando è
scomparso Lui, il famigerato foglietto ha ricominciato a girare.
Secondo: sono venuto in possesso di un foglio che girava a quei dì,
che secondo me – ripeto secondo me – parrebbe dimostrare che il
primo movimento finito con un gran repulisti, era manovrato fin
dall’inizio dalla polizia segreta (con la complicità di Paya Sandinas ?
Chissachilosà). Ho contribuito a fare disinformazione? Può darsi. Se
ciò è successo, perdonate la mia buonafede. Per quanto riguarda
l’incertezza delle notizie mi affido a filosofi più grandi di me:
‘’ …nel dire una cosa cui è facile prestare fede, si vuol solo dire che
essa è probabile…per me qualsiasi cosa che è solo probabile è quasi
falsa…’’ (Cartesio)
Una simile posizione ha portato a considerare vero soltanto ciò che è
verificabile in termini tangibili e sempre più in termini misurabili o di
dimostrazione matematica… Dal momento che è impossibile fornire lo
stesso genere di prova tangibile in materia di fede, morale, estetica,
religione, filosofia e arte, queste materie hanno finito con l’essere
trattate come questioni di opinione personale e non come oggetti di
conoscenza comune. Il loro contributo al mondo contemporaneo sarà
quindi INDIRETTO anche se non necessariamente inferiore a quello
scientifico. (Marshall McLuhan)
Il paradosso di questa certezza della conoscenza da parte del mondo
occidentale è che essa deve procedere secondo il metodo del dubbio
mentre il paradosso di una società audio-tattile con forti componenti
tribali è che l’incertezza delle fonti di informazione rassicura la massa.
(Io)
Possiamo noi giudicare il sistema carcerario degli altri?
Andare in galera
Ci sono ferree norme di polizia che in qualche caso prevaricano i
capitoli 5 e 6 della costituzione del 1976 che garantisce uguali diritti e
libertà per tutti i cittadini. Questo non è affatto scandaloso, visto che
persino da noi con l’etichetta antiterrorista si sono perpetrati sfracelli
costituzionali. Qui inoltre c’è il fatto che il ministero degli interni e
dell’immigrazione sono organi militari e in nome della sicurezza dello
stato le limitazioni sono indiscutibili.
Facciamo un esempio: una giovane fanciulla comincia ad andare in
giro con qualche vestitino alla moda, torna a casa con qualche
acquisto per la casa, compra cibo per la famiglia. Il presidente del
comitato del quartiere segnala questo fatto e il nome della ragazza va
a finire nel computer della polizia. Succede in seguito che la giovane
incappi nella fittissima maglia di controlli individuali che la polizia
‘’specializzata’’ fa di giorno per strada. Il poliziotto chiama la centrale
che trova la segnalazione e ferma la giovane costretta ad andare alla
centrale. A questo punto, le segnalazioni sono due, e anche se la
seconda è solo l’opinione del poliziotto che SOSPETTA un
atteggiamento non conforme, sta di fatto che la giovane riceve una
diffida.
La terza volta che viene fermata, viene condotta davanti al
magistrato che due volte alla settimana giudica questi casi in modo
sommario, – secondo i nostri metodi di diritto alla difesa –e viene
condannata a quattro anni di rieducazione. Questo non avviene solo
per le jinetere (giovani di facili costumi) che vengono segnalate per la
loro tendenza alla prostituzione, vi sono varie categorie di
segnalazioni: socialmente pericoloso, tendenza criminale, e così via.
Tutte passibili dei medesimi provvedimenti.
Io conoscevo un giovane buffo, un po’ ribelle, che viveva di
espedienti. Venne segnalato, e dopo quattro giorni di fermo di polizia
(la costituzione prevede 24 ore) condannato. Ecco perché sono
andato con un mio amico cubano a trovarlo in carcere ( agli stranieri
non è permesso l’accesso). Premetto che noi italiani siamo gli ultimi
al mondo a poter giudicare le carceri degli altri paesi, viste le
condizioni miserrime delle nostre. Premetto inoltre che trattasi di un
carcere di correzione e non un vero e proprio penitenziario, però devo
dire che le condizioni in cui vivono questi disperati, non sono
abominevoli. Ho trovato tutto pulito, i muri dipinti di fresco, le aiuole
ben tenute e condizioni igieniche più che accettabili. La cosa funziona
così: al mattino si aprono le celle e chi vuole andare a lavorare si
mette in fila.
Dopo questa prima selezione le celle si richiudono e chi non è uscito
si ritrova in cattività per un altro giorno. Il gruppo di lavoro viene
quindi diviso, la maggior parte va a lavorare in una cava dove si
estrae la sabbia, altri costruiscono blocchi di cemento che saranno
usati per la battaglia delle idee che come certo saprete è l’iniziativa
più recente per dare materiale al popolo affinché si costruisca o
rinnovi la sua casa. Quelli che non vanno al lavoro nella cava, sono
incaricati di tenere pulito l’ambiente in cui vivono. Le visite sono
predisposte nel tempo a seconda della gravità dei reati e pure il sesso
con la moglie, con la fidanzata o con l’amante che ne facesse richiesta
presentando un certificato medico, hanno una cadenza da un mese ai
novanta giorni a seconda della condotta. La giovane che stava
aspettando con ansia il suo turno d’amore, entrò con una borsa
contenente asciugamani, shampoo e saponi profumati, quindi credo
che in queste sale d’amore ci siano pure le docce. Sono andato via
dopo più di un’ora e la giovane non era uscita, potrei supporre che
pure i tempi sono molto tolleranti.
Ho notato una cosa, ma vi prego di considerarla una facezia: sono
tutti negri. Eh sì, lo so. Adesso mi dite che sono un maledetto
reazionario, ma io su questo punto mi sto rompendo la capa: il barrio
infame nel quale lavoro e che viene definito insalubre, ma io l’ho
classificato invivibile è tutto composto di negri. Quando il
Komandante venne indicato tra i 14 dittatori più ricchi del mondo Egli
andò in televisione per una smentita a reti unificate (radio compresa)
durata 11 ore e mezza. Lo accompagnavano sei ministri del suo
governo, una dozzina di capi e capetti e un centinaio di giornalisti.
Erano tutti bianchi.
Lo feci notare nella casa di negri che mi ospitava e scoppiò un
casino. La televisione è tutta bianca, in una telenovela popolarissima
che sta durando da secoli, sono tutti bianchi ma l’unico cattivo è
negro. In banca potrai trovare un negro alla cassa, ma i dirigenti sono
tutti bianchi. Sì, lo so. Sono solo coincidenze, ma io ve le segnalo
ugualmente. Ah, dimenticavo: poiché quando indico la Luna qualcuno
mi fa notare la mia unghia sporca, scrivo negro e non uso eufemismi
perché da queste parti è un termine che riempie di orgoglio.
El ron de Cuba
Oh che bello! Hanno dato l’annuncio dell’apertura di una nuova
fabbrica di rum Habana Club. Squillino le trombe e trombino le
squillo! Certo avrei preferito l’apertura di una fabbrica più consona ai
reali fabbisogni del paese, e il fatto che sia stata la Ricard a
cofinanziare lo sforzo produttivo, non mi consola più di tanto. Anzi.
Per la verità mi è tornato alla mente un episodio che mi ha fatto
pensare. Era il 1985 o giù di lì ed era la mia prima volta a Cuba.
Come tutti i turisti alla prima esperienza, mi facevo accompagnare da
un giovane che avevo incontrato fuori dall’Hotel Inghilterra, che allora
era il massimo del kitch, con tre vecchie carampane che suonavano
strumenti a corda mentre un poveretto ti arrotolava un sigaro e tu ti
sentivi Hemingway sorseggiando il tuo daiquiri… Insomma, in una
calle incontrai una ragazzina di primo pelo che pareva disponibile, ma
il giovane mi disse che era una faccenda difficile perché per invitarla
ad uscire di sera, avrei dovuto parlare con la madre. Non c’è
problema, dissi io e lui di rimando: - Presentati con una bottiglia di
ron, e vedrai che le cose andranno per il meglio – Andai in una tenda
in dollari e ordinai la bottiglia del rum più scadente che ricordo bene,
pagai $4,5 (diconsi quattro dollari e mezzo). Lo zucchero allora
costava 20 cent. la libbra . Oggi lo zucchero bianco costa alla
bodeguita il corrispettivo di $ 2,7 ma la bottiglia più a buon mercato
dell’Habana Club costa solo $ 3 dollari. C’è qualcuno che sa spiegarmi
com’è possibile oggi pagare il rum più a buon mercato che vent’anni
fa? Ha forse qualche relazione con l’immensa schiera di ubriachi stesi
a terra che si incontrano la notte, fino al mattino di buon ora?
P.S. Per chi è interessato a sapere come andò a finire con la
ragazzina, è presto detto. Non era di primo pelo.
Sia allarga l-ALBA...
Chivas Regal e il Jonny Walzer etichetta nera costavano allora una
decina di dollari. Oggi costano rispettivamente 31 e 47 dollari la
bottiglia.
Nel suo discorso, il presidente dell’Ecuador, sull’onda dell’entusiasmo,
ha lanciato un referendum per cambiare la costituzione. E’ l’unica
strada che può percorrere per avere pieni poteri e impostare una
serie di riforme per fare uscire il suo paese dalla miseria.
L’Ecuador, quinto paese al mondo per la produzione di petrolio, non
possiede raffinerie. E’ costretto così ad esportare greggio ed
importare benzina. Questo ha fatto accumulare un debito di 170
miliardi di dollari. Il 33% del PIL viene usato per pagare gli interessi
sul debito! Tra le materie prime c’e’ anche l’Uranio e in questi giorni
c’è in visita in vari stati dell’America Latina, il presidente iraniano
(non ne scrivo il nome perché temo il refuso) in nome della
fratellanza tra i loro popoli. Cosa affratelli uno stato teocratico con la
rivoluzione socialista in atto, ve lo lascio immaginare: Petrolio e
Uranio. Vabbè.
Intanto il Sud di questo continente sta rialzando faticosamente la
testa. Se la bandiera è il Fidel il motore, il cuore e l’anima, era Ugo
Chavez, un uomo altamente ispirato. Dopo il golpe venezuelano che
lo aveva deposto e quasi fucilato, il salvataggio del Comandante lo ha
fatto cadere da cavallo sulla strada di Damasco, facendolo diventare il
più grande difensore dell’idea di unificazione di quest’area.
Unificazione economica, ma anche militare suppongo, anche se qui in
pochi lo vanno dicendo. Perché gli americani, che negli anni cinquanta
spesero venti miliardi di dollari per cercare e trovare il petrolio da
queste parti, difficilmente molleranno l’osso. Infatti ai confini di questi
paesi si sta ammassando la più alta concentrazione di truppe e mezzi
americani dopo il fronte iracheno e non mi stupirei se la signora
Clinton o succedaneo, una volta vinte le elezioni facesse il gesto
propagandistico di chiudere il fronte mediorientale per aprirne un
altro, molto pericoloso, da queste parti.
Il ministro dell’economia cubana ha dato i numeri.
Il prodotto interno lordo del paese registra un più 12,5 per cento.
Sarebbe superiore a quello della Cina e degli USA messi insieme.
Intanto, a tutt’oggi, dopo le feste natalizie, non è ancora arrivata la
carne. Dicono che succede così tutti gli anni. Io non ho problemi
perché compro in dollari la carne rubata nei ristoranti che circola al
mercato nero. Sempre al mercato nero, c’è un incremento anche
nella vendita dei blocchi di cemento da 15. Il prezzo è di 8 pesos
cubani l’uno. Praticamente, rischiando la galera, ti puoi costruire un
nuovo locale con 350 blocchi, al costo di 116 dollari. Il Coiba, che
ufficialmente costa dai 1,8 ai 4 dollari, veniva venduto al mercato
nero per 0,75 $. Ieri me ne hanno offerto una partita di 50 sigari al
prezzo di 3 per 1 dollaro. Non saprei dire se questo è un episodio
isolato o una tendenza di mercato.
Urka!! Sono arrivate le melanzane.
Mi sono fidanzato.
Sai, in un paese come questo, dove non manca certo la materia
prima, non dovrebbe essere nemmeno una vicenda da segnalare.
Però… Da qualche tempo mi sono trasferito in una zona un po’ più
pericolosa della Vibora (ma solo di notte). In realtà di giorno appare
tranquilla. Solo che hanno rotto tutti i lampioni del parco e
attraversarlo comporta qualche rischio. La signora è un’anima bella
attraversata dalla tristezza di avere un bimbo handicappato. Vive in
una dignitosa povertà con uno stipendio di 230 pesos mensili (quasi
10 dollari) e il permesso di non recarsi al lavoro per accudire il figlio.
Che ha compiuto quattro anni, l’età in cui dopo accertamenti, viene
ritenuto idoneo d’essere internato e la signora ha l’obbligo di ritornare
al lavoro pena la sospensione dello stipendio.
E’ una donna che lotta e approfittando della sua professione
d’infermiera, passa la vita ad incontrare pediatri nel tentativo di
scoprire nuove terapie che aiutino lo sviluppo mentale del figlio. Le
ultime medicine prescritte, costano 8 dollari la settimana. Ho letto la
confezione: medicina naturale, prodotta in questo paese che con le
sue radici che affondano nella santeria è all’avanguardia mondiale
nell’erboristeria e affini. Stupisce quindi un prezzo tanto elevato a
carico di un concittadino, ma è così. Sono venuto qui un giorno in cui
ha ricoverato il figlio, con il compito di curare la casa durante la sua
assenza (i furti di notte sono una consuetudine, anche nelle case
abitate) e ci sono rimasto. Per non incappare in provvedimenti di
polizia, ho segnalato la mia presenza momentanea alla presidente del
comitato di quartiere e alla famiglia che funge da ispettorato.
Il mio carnet ministeriale mi ha facilitato la cosa, nel senso, che non
hanno avvertito nessuno ed io ho potuto rimanere qui, anche se è
risaputo che al ministero dell’Interno ‘’non le gusta’’ -parole di un
graduato dell’immigrazione, quando scoprirono che non stavo dove
dicono loro, ma dove ritengo utile rimanere – ma la cosa non poteva
durare. La soluzione sarebbe stata richiedere il congiungimento
familiare a causa di matrimonio, ma come certo saprete per far
questo dovrei divorziare dalla figliola che ho sposato ad Haiti per
poterla portare in Europa e che grazie alle nuove norme europee
dopo otto anni (diconsi otto) non ha ancora ottenuto il passaporto
italiano. L’altra via sarebbe stata quella di fidanzarmi in attesa del
divorzio. In questo caso, con l’affitto che le pago, la signora potrebbe
evitare l’internamento del figlio, pagare le medicine, e rinunciare allo
stipendio. E’ proprio quello che abbiamo fatto, con grande
soddisfazione di tutti, compreso il suo fidanzato-amante-quasi marito,
che viene a trovarla di notte facendomi fare la figura del cornuto.
Ma è a fin di bene…
11 gennaio
Giornata della protesta contro la prigione di Guantanamo.
E’ arrivata la madre-coraggio americana che con un gruppo di
attivisti è andata a protestare fuori dai cancelli. Saranno state una
ventina di persone. Dopo tutto questo menare politico mi sarei
aspettato una manifestazione di massa, ma erano più i giornalisti e i
cineoperatori dei manifestanti. Vabbè…
Tra le tante parole, un documentario-fiction molto interessante con la
testimonianza di tre ex detenuti e la ricostruzione della loro prigionia.
Spaventosa.
13 gennaio
Sono rimasti a terra centinaia di marittimi cubani.
Si guadagnavano la vita come personale di bordo delle navi di
crociera. Partivano per stagioni di sei/otto mesi con un salario di 500
dollari, e dopo aver pagato una tassa consistente al governo,
rientravano con 2/3.000 dollari con i quali tiravano avanti. Una
stretta dell’embargo americano (sembra che quasi tutte le compagnie
marittime abbiano compartecipazioni di capitale americano) li ha
esclusi dal mercato delle braccia. Che poi come funziona questo
embargo, io non l’ho mica capito. Ho visto con i miei occhi prima di
Natale attraccare un mercantile battente bandiera americana che ha
scaricato, tra le altre vettovaglie, pollo congelato e uva californiana.
Sulle scatole e sui sacchetti faceva bella mostra di sé la scritta: Made
in U.S.A. Ogni settimana arriva la nave della Costa piena piena di
continers. Però il succedaneo dell’Aspirina costa 11,20 dollari. Mah.
Adesso vi racconto una cosa che vi strapperà un sorriso (escluso a
quella là, in fondo): come ogni anno per Natale, la Chiesa Cattolica ha
organizzato una distribuzione di vestiti per i poveri ed ha organizzato
una cena natalizia. Sono andati nel Barrio Colon (un barrio centrale, a
ridosso del Prado, a qualche metro dall’Hotel Inghilterra) per rivestire
i poveri. Ho visto molte volte turisti che avevano portato vestiti usati
che non riuscivano a darli a nessuno, finchè li abbandonavano
accanto ai cestini della spazzatura (ce n’è in abbondanza nei percorsi
turistici). Il fatto è che il cub.ano è molto orgoglioso e difficilmente
accetterebbe qualcosa che assomigli all’elemosina. Inoltre, leggendo
le memorie di schiavi liberati,si può scoprire che è da tempi
immemorabili che amano vestire bene, sprecando addirittura risorse
essenziali, pur di apparire. Ci sono centinaia di tiendes dello stato che
svendono abiti riciclati ricevuti da varie organizzazioni umanitarie, e
queste tiendes sono sempre desolatamente vuote mentre ci sono
code per entrare nei negozi con le ultime novità della moda. (ci ho
scritto su qualcosa per il mio Direttore con il titolo: Elogio della
Jinetera che si può trovare anche qui: http://guide.dada.net/satira/ )
I vestiti vecchi vengono raccolti in un telaio e pressati fino a farli
diventare un materasso su cui dormire. Ecco che gli abitanti di Colon
e altri convenuti per l’occasione, hanno svuotato i loro materassi per
vestirsi da straccioni e ricevere i vestiti usati. Ora vanno in giro per il
quartiere tutti orgogliosi con le loro scarpe riciclate, e le magliette
stinte, con sorrisi complici, convinti di aver fatto una furbata e di aver
imbrogliato l’Arcivescovo, che da parte sua starà ridendosela
cristianamente pensando a cosa si deve inventare per aiutare un
popolo orgoglioso!
16 gennaio
Ieri era la giornata del lavoratore elettrico, oggi la giornata
del lavoratore scientifico.
Domani l’anniversario dell’istituzione delle FAF dopodomani la
commemorazione del… Non passa giorno che non ci sia un
accadimento così importante da essere riportato nel telegiornale della
sera con filmati di applausi, cerimonie, militari e ministri che parlano,
poi medagliette, abbracci e baci e la consegna di un diploma, un
attestato o la foto del duce. Ieri finalmente è morto uno (è da mesi
che alla televisione muoiono solo a Bagdad): trattasi di un dirigente
della televisione e abbiano assistito ad un lunghissimo coccodrillo.
Sempre ieri alla Tavola Rotonda (una trasmissione che alle 18,30
fino al telegiornale ha il compito di fare comunicazione politica che
loro chiamano informazione) una signora per bene snocciolava dati,
cifre e statistiche sui progressi della scienza in questo paese. Che ci
sono, non lo metto in dubbio. Però mi chiedo come possa la gente
recepire tutta questa massa di numeri che peraltro non vengono
riportati in nessun altro medium. Mi viene in soccorso il mio buon
vecchio amato McLuhan, che mi dice che i numeri sono audio-tattili e
che quindi una società audio-tattile come questa, non sente nessun
bisogno di LEGGERE i numeri, ma gli basta SENTIRLI. Capito
l’inghippo?
A questo proposito, sempre nella stessa trasmissione potreste sentirvi
a disagio vedendo stimati giornalisti che vengono in televisione a
LEGGERE gli articoli che nella giornata hanno trovato in Internet,
riferito alla stampa internazionale. Il fatto è che leggono quello che gli
pare e quanto gli pare (vecchia tecnica ) con il rischio di cambiare
persino il senso di quello che ha detto il giornale a cui si riferiscono.
Alla casalinga di Voghera verrebbe da dirgli: ma perlamadonna, non
potete far circolare liberamente i giornali e lasciare che ognuno legga
quello che gli pare e se ne faccia una sua personalissima idea? Errore.
Innanzi tutto perché questo popolo non legge. Se sia perché non ha
stampa o se questa mancanza sia una conseguenza, è una domanda
mal posta, come se è nato prima l’uovo o la gallina (però è una
speculazione filosofica interessantissima, e se qualcuno me lo chiede,
potrei scriverci sopra qualche riflessione). Non è diffilice da capire:
nell‘800 in Europa fioriva il romanzo inglese, francese e il
romanticismo tedesco (la prosa equitonale, per intenderci). Da noi,
escluso il Manzoni (di nobili origini) nulla. Questo popolo analfabeta
non aveva nessun interesse nel leggere e tantomeno nello scrivere.
Questo è lo splendido periodo del nostro melodramma – antica
telenovela – che coinvolgeva il nostro popolo diviso nel suo
percepibilissimo audio-tattile (vedasi la canzone napoletana, ecc). Qui
il fenomeno è identico, duecento anni dopo. Seconda ragione, perché
questa stirpe di intellettuali governativi ha il compito di pensare tutto
il pensiero e la ragione posseduta dalle masse lavoratrici (ehi, non
venitemi a sfrugugliare su quest’ultima frase che non è mia ma di
Adam Smith). In pratica il compito dell’intellettuale non è quello di
indirizzare il giudizio e la percezione individuale, bensì di esplorare e
comunicare il massiccio inconscio collettivo. Contrariamente a quello
che faccio io (se si volesse impropriamente – e solo in questo caso –
inserirmi tra la categoria degli ALTRI intellettuali) che si può
identificare come una nuova forma elettronica di veggente, di
stregone, di apocalittico (andate voi a cercare le categorie dei
pensatori della tribù) una sorta di errante che non potendo vendere le
sue intuizioni sul mercato commerciale, elargisce a larghe mani la sua
immaginazione trascendentale, incappando negli insulti degli scettici
o in profonde crisi mistiche da parte degli indifesi. Non è una novità.
E’ successo in altri periodi della Storia: ‘’Io sono la voce che grida nel
deserto…’’’ ‘’Penitenziate, penitenziate!!’’ ‘’Il medium E’ il
messaggio’…’’
Analisi del nuovo turismo a Cuba e dintorni
Che poi come funziona questo embargo, io non l’ho mica capito. Ho
visto con i miei occhi prima di Natale attraccare un mercantile
battente bandiera americana che ha scaricato, tra le altre vettovaglie,
pollo congelato e uva californiana. Sulle scatole e sui sacchetti faceva
bella mostra di sé la scritta: Made in U.S.A. Il pollo veniva venduto a
1 dollaro e passa la libbra, l’uva 6 e passa dollari al kilo. Alla bodega
manca non solo la carne ma sono introvabili fagioli piselli e ceci.
L’inverno è mite quest’anno e abbondano insalate e vegetali. Ma agli
indigeni non piace la verdura… Ci sono ancora punte del dengue nella
capitale e da Santiago alcuni viaggiatori mi segnalavano un’altra
epidemia. Per fortuna è inverno e con l’aiuto di Changò (divinità
propizia) le cose si mantengono nei limiti dell’accettabilità. Si
continua a fumigare. In pratica ti bussano alla casa, ti sbattono per
strada, entrano e ti riempiono la casa di fumo antisettico. Secondo
me, si poteva fare tutto ugualmente con le bombolette spray e
ognuno si arrangiava da sé. In questo modo, però si mobilita la
popolazione, si dà impiego a brigate di sfaccendati, si spostano
persone…si fa ammuina, insomma…
La storia della sostituzione dei frigoriferi, è finita piano piano nel
silenziatoio. Già era un’operazione dal vago sapore propagandistico
che secondo me con il socialismo ci sta come i cavoli a merenda.
Perché una cosa – secondo me, badate bene – è se tu dici, da domani
frigoriferi per tutti. E vai a consegnare i frigoriferi a chi non ce l’ha.
Ma se tu sostituisci il vecchio, solido, immarcescibile frigorifero russo
con un tenero e sbrinoso frigorifero cinese che già comincia a dare
problemi, mentre chi non ha il frigorifero, ciccia, allora dimmi dove
sta l’idea socialista.
E’ lo stesso che succedeva quando propagandarono il cambio di
condizionatori d’aria vecchi con i nuovi. Ne approfittarono alti dirigenti
e ladroni che avevano trovato per strada 450 dollari per comprarsi il
condizionatore mentre il pueblo si moriva di caldo. E gli altri?
Socialisticamente, ciccia.
Appropo’
Qualcuno mi reputa incapace di raccogliere notizie, dimenticando il
mio passato di free-lance. Invece quando le notizie ci sono io uso
ancora il mio vecchio naso tartufiere. Quei margniffoni dell’ufficio
stampa della Ferrari di Modena, per esempio, lasciarono trapelare una
notizia riservatissima di un certo Zhuang Yue – classificato da Forbes
tra i 45 uomini più ricchi della Cina – che aveva invitato al suo
paesello una fazzolettata di ricchissimi amici per un fine settimana in
cui le più grandi marche del mondo avrebbero presentato i loro
prodotti. Non solo Cartier, Rolex eccetera, ma persino le Ferrari che
avrebbero sfilato nelle strade della contrada cinese (Changsha,
Hunan) chiuse al traffico per l’occorrenza. L’inviato del Corriere ci fece
sopra un bellissimo articolo di colore che mi incuriosì, molto.
Chi è insomma questo tizio? Pensa un po’, altri non è che il titolare
della Broad Conditioning una delle maggiori fabbriche mondiali di
condizionatori d’aria che tra gli altri, ha come cliente il nostro
Comandante che, poveraccio, sta svenando il suo paese in nome di
una collaborazione tra l’ideologico e il volemose bene e che in nome
dell’Internazionalismo Socialista, non si è accorto che in Cina è
diventato quella cosa che permette ad un titolare di impresa di
diventare ricchissimo. Non lo trovate sinistramente grottesco? No?
Vabbè.
Ho conosciuto un tizio
Uno di quelli –ce n’è tanti – che vagano insoddisfatti alla ricerca di un
senso della vita. Che poi il vero senso della vita, sarebbe che la vita
non ha senso, ma vabbè. Gli hanno detto che collaboro con la
Cooperazione e dopo lunghi giri di avvicinamento finalmente si è fatto
sotto. E’ un uomo distinto, oserei dire raffinato, colto e dice di avere
un sacco di soldi e di amicizie. Facile preda di qualche avvoltoio che
gira da queste parti, così decido di proteggerlo, se possibile, e gli
presto attenzione. Mi chiede se conosco qualcuno al ministero perché
ha il permesso turistico in scadenza e dal 1 gennaio, e non è più
possibile rinnovarlo. Vorrebbe rimanere qui ‘’per fare qualcosa’’. Gli
dico che queste cose si organizzano in Italia da dove poi attraverso
l’Ambasciata e il Consolato C.ubano si ottiene un permesso di lavoro.
Partendo da qui, si rischia di non ottenere nulla o nel peggiore dei
casi – come nel mio, per esempio – di perdere tempo inutilmente,
tanto che sto maturando l’idea di tornare ad Haiti dove approfittando
della mia precedente esperienza, forse potrei fare qualcosa. - Bene –
mi dice – portami con te. Ti stupirò con quello che saprei fare, con le
amicizie che posso smuovere, con le iniziative che ho in mente…
Calma, gli dico io. Devi lasciare il paese e sarebbe una bella
opportunità per rivedere i tuoi fondamentali. Potresti avviare una
pratica presso qualche ONLUS e nel frattempo collaborare con
organizzazioni sul posto che si occupano dei nostri poveri, dei nostri
malati, dei nostri derelitti. Non ti pare? Dice che no. Ha fretta e deve
ASSOLUTAMENTE fare qualcosa subito. Qui. Lontano. Mah
Mi squilla il cellulare. E’ la mia maestra di danza che mi porta a
ballare. Ci sono i cosiddetti matinè dove a prezzo contenuto – e solo
per i cubani – si possono ascoltare grandi orchestre o complessi pop
che vanno per la maggiore. La gente si diverte, e anch’io, perché mi
piace da morire vedere i cubani che ballano, spettacolo che da
qualche tempo si è perso nei locali alla moda dove si paga in moneta
convertibile. - Vuoi venire? – gli chiedo. Pagando in dollari potrebbe
entrare e fare un’esperienza. Andiamo all’appuntamento e la mia
maestra si è portata dietro un’amica. - Andiamo con le negre? – mi
chiede. Eh già, perché – non lo avevo notato – ma le figliole sono
scure. – E quale sarebbe la mia? – chiede tra il perplesso e il
nonsochè. - Guarda che non c’è tua o mia. Andiamo a ballare. Poi se
ti piace qualcuna che incontri, fai tu – Dice: - No, io non chiedo altre
avventure. Ho quattro fidanzate e mi bastano – Ah.
Arriviamo e fa fatica a levare i soldi per pagare il taxi, tanto che
arrivo prima io. Arrivo prima anche alla biglietteria. Le ragazze
ridono. La più sveglia mi chiede dove ho trovato l’amico. Per strada,
le rispondo. Le piace? Vuole fidanzarsi con lui? Le chiedo tra il serio e
il faceto. La risposta è illuminante: - No, mi dice. Questo è uno di
quelli che ti tocca e poi non paga. Siamo in anticipo e in attesa
scorrono videoclip con scemenze. Dopo venti minuti, mi dice che se
ne va perché la temperatura dell’ambiente non gli aggrada. Dice,
allora aspetto che mi prepari un programma o un itinerario per
partire entro Febbraio. Sì, sì. Aspetta.
Vi ho raccontato questo episodio insignificante perché ho
l’impressione che il turismo stia cambiando. Non girano più solo
masse di decelebrati che girano in pullman con aria condizionata, con
la cocacola gelata e il mondo dal finestrino con la voce della guida che
gli spiega cosa stanno vedendo (che sarebbe poi una nuova forma di
televisione, ma sul posto). Adesso si staccano individui alla ricerca di
emozioni forti, gli esploratori fai-da-te (quelli che rapiscono, per
esempio) o i sognatori che nel loro trance sperano in una vita diversa,
lontano. Lontano da dove, poi… Lauzi cantava: con tante navi che
partono, nessuna ti porterà lontano da te… Eh, sì. Perché la Terra è
rotonda, ed il punto più lontano che potresti raggiungere, terminata
la circonferenza, sarebbe esattamente dove ti trovi. Non ti pare?
Ho deciso di fare di testa mia.
Tutt'al piu´ mi cacciano. Cos'ho da perdere?
Ieri si commemorava la nascita di Josè Marti, uno che sembra abbia
scritto tutto lui.
In una società senza orologi, dove il tempo non conta una sega, la
cadenza temporale è data dalle commemorazioni, anniversari,
ricorrenze. Ce n’è una al giorno.
Quella di ieri mi è parsa illuminante, innanzi tutto perché non solo è
scomparso il F.idel
(l’ultima sua ectoplastica apparizione è stata in una lettera
dattiloscritta presentata alla televisione da Ch.avez) ma non ha
mostrato la faccia nemmeno il fratello.
Questo popolo sonnambulo, sembra si stia abituando alla sua
assenza. Ne stanno facendo un santino che mostrano in effigie in ogni
occasione.
Intanto, alla televisione imperversa il presidente venezuelano. Va di
qua, va di là, presenzia, inaugura, parla alla televisione per ore con la
stessa tecnica del suo Maestro di cui sembra abbia imparato tutte le
tecniche della comunicazione, compresa la sua presenza ossessiva in
tv.
Apparire è ormai un modo di governare.
Che, intendiamoci bene, questa nuova tendenza verso il socialismo
che stanno tentando Venezuela, Ecuador, e Bolivia percorrendo
l’antica idea del castr.ismo, a me non pare affatto peregrina. Dopo
secoli di oppressione, finalmente hanno trovato un’ideologia
unificante che fa alzare la testa all’America Latina.
E gli USA, stanno guardando con ‘’preoccupazione’’ il fenomeno.
Comincia sempre così: guardano con preoccupazione poi con
crescente preoccupazione, osservano con allarme, registrano con
sgomento, e poi invadono.
Mah.
Ieri mi trovavo al ministero per lavoro. Ad un certo punto, è arrivato
l’ordine di lasciare l’edificio. Una prova antincendio? Un
addestramento all’invasione? Niente di tutto questo. E’ arrivato il
presidente (non il ministro, si badi bene) e nessuno deve rimanere
nell’area.
Sette Mercedes blu.
Alla faccia del socialismo.
Quando venne in visita la Regina di Spagna, andò a vedere l’Avana
vecchia restaurata, patrimonio dell’umanità, e fu accompagnata dal
demiurgo di tutta questa operazione, quell’Eusebio Leal che se c’è un
Paradiso, vedrai che a lui lo faranno vedere (da lontano, ma glielo
faranno vedere).
Attraversando piazza S.Francesco, le si avvicinò un gattino randagio
ed ella benevolmente si chinò ad accarezzarlo. Ci sono fotografie di
questo gesto che hanno fatto il giro del mondo. Peccato che la foto
abbia impresso solo l’immagine e non le parole che furono:
- Ma non ci sono abitanti all’Avana?La regale figura aveva notato il vuoto che stava attorno alla sua
persona.
Inimmaginabile, in un altro paese, ma qui è la norma.
Camminavo per Siboney, la zona residenziale al di là di Miramar che è
la zona residenziale. Praticamente il top del top.
All’ingresso di una stradina una guardia azzurra (quelli addetti alla
sicurezza) mi fa segno di cambiare percorso. Il suo gesto è cauto,
perché ha capito che sono straniero ed hanno il terrore di passare per
autoritari agli occhi degli stranieri. Gli chiedo:
Mi sta proibendo di passare?
Dice, no. Affatto. Solo che è rientrato l’alto dirigente ministeriale che
sta facendo la pennichella, e sarebbe bene non disturbarlo
PASSANDO per la strada.
Ah, dimenticavo.
Mi hanno sospeso la sospensione.
Solo che adesso vogliono una relazione scritta di ogni lezione che
sarà assistita da un commissario. Praticamente mi stanno facendo
perdere altro tempo. Però, mi hanno detto, se per caso volessi
impiegare il tempo che mi rimane per andare a fare un giro, andare a
puttane o altro, a loro non importerebbe. Anzi.
Credo proprio che farò così: invece che perdere i miei ultimi mesi di
permanenza per organizzare una cosa che non interessa a nessuno
( e che non porta benefici economici alle persone) andrò da solo
verso la gente. Come un missionario. Tanto, che mi possono fare? Se
mi scoprono mi mandano via.
Che succeda prima o dopo, non ha importanza. Non vi pare?
Vado a comprare una macchina fotografica digitale.
Poi vi scrivo.
El Fidel!! Sembra persino vivo!! Alleluia!!
Anvedi chi c’è!
Si parlava del diavolo e sono spuntate le corna.
Così è ricomparso magicamente anche il fratello.
Potere della televisione!
Intanto al suo paese oggi è riuscito a far passare una legge per
dotarsi di pieni poteri speciali tra cui la modifica della Costituzione, la
costituzione del partito unico, la cancellazione dei partiti
d’opposizione. Primo provvedimento: un bavaglio grande così
all’informazione che d’ora in poi dovrà essere solamente governativa.
Suo fratello intanto – ministro dell’istruzione – dichiara una riforma
della scuola che dovrà essere improntata al socialismo.
Cominciamo bene.
In Ecuador stessa operazione per dotare di pieni poteri il presidente
appena eletto e manifestazioni di piazza che hanno costretto il
parlamento a sloggiare per pericolo di occupazione del palazzo.
Da queste parti, poco da segnalare se non un grandioso accordo
commerciale stretto con Guinea.Bissau
Sai, io ho lavorato da quelle parti. E’ uno staterello di una milionata di
abitanti la cui povertà è spaventosa. I vecchi hanno 40/45 anni, gli
uomini sposano quattro mogli che aspirano ad avere almeno tre figli
vivi a testa. Per fare questo debbono partorire, in media, cinque
volte. Il territorio è per il 20% paludoso e un altro 10% se lo riprende
periodicamente il mare. Ognuno coltiva quello che mangia. La
famiglia Carter, quella del presidente USA, si arricchì sfruttando
questo territorio (e la Nigeria) per la coltivazione intensiva di peanuts.
Alla luce di queste informazioni, posso azzardare una previsione sui
prossimi scambi commerciali. Poiché ognuno dei due paesi tende ad
esportare le eccedenze, credo che l’accordo si farà su questa base:
questi gli rimanderanno indietro i negri, e loro li pagheranno con le
noccioline.
Ehehehe.
Descrizione di un ristorante socialista
Hanno aperto un nuovo ristorante. Si paga in moneta nazionale, ha
dodici tavoli (per legge – salvo rarissime eccezioni – non è permesso
avere più di 12 tavoli) un angolo per i musicisti, ed è destinato ai
cu.ba.ni. Non è permesso l’accesso agli stranieri ma io presento il mio
carnet e vengo ammesso con i miei due amici indigeni. E’ un tipico
esempio di ristorante socialista: dodici tavoli divisi tra otto camerieri,
due capitain, un maetre hotel rigorosamente in smoking, un gerente
di duecento chili che sta russando dietro il mio tavolo e un vice
gerente che sta controllando una lista con il responsabile del
magazzino. Sembra che i conti non tornino. Quando ti dicono che da
queste parti non c’è disoccupazione, devi crederci.
Ogni giorno vado alla piazza d’armi dove c’è una inutile fiera del libro.
Ogni piccolo commerciante paga una tassa esorbitante per tentare di
vendere ciarpame ai turisti nei tre metri quadri che gli vengono
assegnati. Il posto migliore è governativo, dove con un espositore
largo come un attaccapanni vendono fotografie del duce, del che, e
menate varie. Lo gestiscono TRE persone, un direttore, una contabile
e una commessa. Mattina e sera si presentano DUE operai che
mettono e tolgono l’espositore. Ma stavamo parlando del ristorante.
Non c’è molta gente. In tutto occupiamo sei tavoli ma i camerieri
sembrano non accorgersi dei clienti e continuano a chiacchierare tra
di loro. Dopo una ventina di minuti blocco una cameriera che passa e
le chiedo se posso ordinare le vivande. Mi dice che no, c’è un solo
capitain con la matita ed è l’unico autorizzato a ricevere la comanda,
e ci rassegniamo.
Quando viene il nostro turno, si presenta senza un sorriso e con un
cipiglio militaresco ci dice, indicando la carta, che questo non c’è,
quello è finito, l’altro oggi non è possibile… Insomma è rimasto pollo,
insalata e pesce fritto. Vabbè, due polli e un pesce. Gli orchestrali che
erano seduti ai vari tavoli chiacchierando con i parenti, si alzano e
finalmente iniziano a suonare. Il gerente, probabilmente abituato a
questa solfa, continua a russare. Dopo UNA canzone i musici, affranti
dalla fatica, si risiedono. Dalla cucina escono parenti e amici chi con
una latta da dieci chili di pomodoro, chi con una tanichetta di olio
d’arachidi, qualcuno tra i più timidi, con un sandwich confezionato...
Insomma, il normale approvvigionamento del parentado che
usufruisce della cresta che fa il cuoco sulle vivande da servire ai
clienti.
Il gerente dorme. Passa un tempo biblico ma le vivande non si
vedono. I musicisti intanto hanno cantato un’altra canzone che in
origine doveva essere una beguine ma l’hanno tirata come il lamento
di Sigfrido. Blocco la cameriera. Dice che dobbiamo pazientare perché
è uso della casa preparare espresso solo le vivande ordinate. Al
tavolo passano un venditore illegale di CD, venditrice di calze e un
giovane sfaccendato con la solita vecchia storia del lupo, per
scroccarti un dollaro. Dalla strada, tra le transenne, sbucano di tanto
in tanto donne con bimbi affamati, vecchie che tendono la mano,
mutilati e invalidi, tutti con l’intento di farti sentire un senso di colpa
mentre ti nutri e loro no. Siamo seduti da un’ora e un quarto e i
camerieri sono sempre più allegri. Noi no. Che nella preparazione
delle vivande sia compreso per esempio andare a pescare il pesce o
catturare il pollo? Aspettiamo.
Finalmente si spalanca la porta della cucina ed esce la nostra
cameriera con la nostra roba. Fredda. Ma non era tutto espresso?
Tace. L’insalata è scipìta, chiedo olio e aceto. Mi dice che è già stata
condita in cucina. Dico, guarda che il cuoco condisce l’insalata di casa
sua, visto che ho osservato passare quantità industriali di ciarabattole
destinate al parentado. E’ irritata e non risponde. Ha capito che questi
tre reazionari sono contro la rivoluzione. Il gatto non si muove. Di
solito questi intelligentissimi animali si avvicinano al tavolo nella
speranza che cada qualche brandello di cosa buona. Questo ha capito
l’antifona e preferisce aspettare qualche topo di passaggio. Illuso!
Con questi chiari di luna, nemmeno il roditore troverà qualcosa nella
dispensa! Il pollo è buono.
- Entonce, - dico, almeno c’è la dimostrazione che il lavoro delle
cooperative rende qualcosa. Sì, mi dicono. Infatti dopo una catena
lunghissima di lavoro negli allevamenti avicoli, i polli attualmente li
importano congelati dal Brasile.
Giovedì 1 Febbraio
Hanno tolto l’acqua.
Nessuno sa scoprire il perché. Io mi attengo a quello che diceva
Poirot: una coincidenza è solo una coincidenza, due coincidenze sono
due coincidenze, ma tre coincidenze diventano un indizio. La prima
coincidenza è che si celebrava la giornata del lavoratore elettrico e ci
tolsero la luce per ventiquattro ore. La seconda coincidenza fu quando
si celebrò la giornata del ferroviere e non ci furono collegamenti con
la periferia. Ora è scomparsa l’acqua. Vuoi vedere che si celebrerà la
giornata del sub?
Venerdì, 2 Febbraio
Sono rimasto coinvolto in due episodi sconcertanti.
Il primo sarebbe che nel barrio dove mi sto muovendo e dove mi
conoscono ancora in pochi, stavo per essere assalito. Era buio e non
ho visto né sentito nulla. Me lo hanno riferito forse solo perchè la
paura mi costringesse, per tornare a casa,a noleggiare l’unica
Moscovich arrugginita che hanno da quelle parti
Alla piazza d’armi dove mi parcheggio quando non lavoro, un
poliziotto zelante, ha chiesto il carnet a tre persone che stavano
parlando con me. Ho tentato di intervenire come faccio sempre, per
mostrare che non sono un turista ma lui mi ha apostrofato dandomi
del maleducato perché ho parlato con lui senza essere stato
interrogato. Dico, scusi, ma volevo solo darle informazioni per
migliorare la sua efficienza, visto che queste persone non stanno
parlando con un turista, ma con un amico che abita qui da molto
tempo. Interviene il mio amico anziano che era stato fermato: sì,
dice, il nostro amico qui è residente non è un turista. Il poliziotto lo
guarda con aria minacciosa e lo apostrofa: ‘’ Tu mi stai parlando
gesticolando.’’ Poi passa alla seconda persona plurale, segno di
minaccia incombente… ‘’Sento che mi manca di rispetto.’’ ‘’Guardi, io
parlo così…’’ tenta di giustificarsi il vecchio. Il poliziotto lo porta al
centro della piazza e lo obbliga a parlare tenendosi i polsi dietro la
schiena. E’ una scena che credevo esistesse solo nei film con i nazisti.
Il vecchio non è uno che si possa portare facilmente al posto di polizia
senza che alzi una scandalosa, rumorosa, dirompente discussione
sulla Costituzione e sui diritti delle persone. Quindi la cosa si conclude
pressappoco con queste parole: - Siamo un popolo accogliente. Un
turista mi ha chiesto la direzione, perché non posso parlargli? - Non
ho detto che non potete parlare con i turisti. Ho detto che non
DOVETE parlare con gli stranieri. La prossima volta ti arresto.
Abbiamo passato il pomeriggio guardandoci in silenzio mentre quel
maiale dall’altro lato della piazza ci teneva sott’occhio.
Affumicare
Questa maledetta epidemia della dengue emorragica non vuole
scomparire. Colpa delle notti troppo calde che non uccidono le larve
della anophele aegipty che a suo tempo venne graziosamente
seminata sul territorio dalla CIA (ci sono documenti depositati al
Congresso USA che a suo tempo aprì un’inchiesta). A casa mia,
quando si vuole disinfestare l’area, si compra una bomboletta spray,
si nebulizza nell’ambiente e dopo qualche minuto si fa aerare la
stanza. Qui sarebbe pure un incremento alla produttività: si potrebbe
impiantare una fabbrica di bombolette spray da distribuire
gratuitamente alla popolazione e il rimanente da vendersi a prezzo
politico. Alla fine dell’emergenza, ricordando che siamo nell’era
dell’automazione, basterebbe riprogrammare i computer per mettere
in produzione spray di vernici, lacche per capelli, profumi per
l’ambiente e cose varie. Invece qui si è proceduto in questo modo:
Ogni quartiere ha costituito varie squadre di sfaccendati che vengono
obbligati a questo lavoro. Sono dotati di un affumicatore che sarebbe
un motore diesel dentro il quale si scioglie il DDT, che essendo un
idrocarburo non si scioglie in acqua. Il ministero della sanità a suo
tempo ha diramato un comunicato in cui si dice che l’organizzazione
mondiale della sanità ha auspicato un ritorno all’uso del DDT. Bullshit.
L’OMS ha detto un’altra cosa, ma non sottigliamo. Bum, bum, bum.
Bussano con violenza. E’ la squadra che fa sloggiare tutti ed entra per
la disinfestazione. Scrivono sul foglietto dietro la porta che hanno
fatto quel che dovevano, poi se ne vanno lasciando la gente in strada
per circa mezz’ora. Sarebbe inconcepibile, dalle nostre parti. Qui
invece è uno dei meccanismi che toglie l’individualità e li fa sentire
parte del sociale. Le case non sono di proprietà, quindi appartengono
allo Stato che ne dispone come gli pare. Bussano per controllare
l’igiene, se ci sono acque stagnanti, se si bagnano i fiori, per
rilevamenti statistici, e poi scrivono l’esito della visita sul foglietto
dietro la porta. Qualunque cosa succeda, ci pensa lo Stato. Pure a
disinfestare contro le zanzare. Che basterebbe una bomboletta spray.
La fiera internazionale del libro
Incredibile la fame d'informazione di questo popolo formattato...
Avrei voluto visitare di persona questa magnifica manifestazione ma
sinceramente non mi è stato possibile. In questi mesi di permanenza
ho visto molte code, ammassi di gente e confusione nel traffico
cittadino dovute alle ragioni più disparate, ma mai mi era capitato di
riscontrare il parossismo che ha preso questa gente davanti alla
prospettiva di vedere, toccare, gustare libri. A dimostrazione, se ce
n’era bisogno, della sete di sapere e di informazione di questo popolo
formattato.
La cosa funziona così: si fa una coda di circa un’ora per acquistare
nelle cartolerie e librerie cittadine il biglietto d’ingresso alla Fiera che
si svolge al Morro, l’antica fortezza appena fuori dal centro città. Poi
ci si mette in fila in una coda lunga un paio di isolati per aspettare
l’autobus che porta la gente sul posto. Quindi, dopo una coda di
un’altra ora si riesce ad entrare. Praticamente una giornata persa, tra
le quattro ore di coda e il paio d’ore della visita.
I giovani universitari si organizzano in gruppi di lettura. Un primo
gruppo sale al Morro e compila un elenco di pubblicazioni appetibili.
Dopo aver raccolto il denaro necessario – questo è un vero collettivo
socialista, perché non conta quanti soldi ciascuno ci mette – un
secondo gruppo parte per gli acquisti (e qualcosa rubacchiano). Poi i
libri verranno letti da tutto il gruppo, quindi venduto a qualche
‘’particular’’ che vende libri usati ai turisti, recuperando parte della
spesa.
Best-seller della stagione: Il Diavolo Illustrato, una serie di aforismi
messi insieme da un commento consolatorio e diviso per argomenti
(sugli aforismi, e in genere il metodo didattico della Scolastica,
ritorneremo in un’altra occasione). Altro best-seller: F.i.d.e.l e lo
sport. Come sapete il leader maximo è un po’ come Enzo Biagi,
praticamente ha scritto tutto lui. Qui si sofferma sul pensiero
filosofico-muscolare ad uso e consumo degli adepti.
Vi segnalo un altro best-seller, ma non è pubblicato dalla stampa
ufficiale. Circola in fogli fotocopiati – mi ricorda le nostre pubblicazioni
pre-universitarie, con Fanfulla da Lodi e Ifigonia in Culide- e la gente,
specie le donne, ride e se li passa di nascosto. Ho aspettato con ansia
che venissi eletto nel circolo dei cospiratori, e finalmente
un’infermiera – forse ricordando il mio passato da crocerossino – mi
ha chiesto se volevo darci una sbirciatina. Ho detto di sì, con aria
indifferente, ma con la curiosità che andava bruciando.
Minchia.
No, nel senso che proprio di minchia si tratta.
Infatti sono le foto, annerite dall’infinito passare da una fotocopiatrice
all’altra, di un’operazione di esportazione del pene per il cambio di
sesso.
Incredibile come un argomento per noi così spinoso e doloroso per i
protagonisti, sia trattato alla maniera di una pochade francese.
Lo scriveva pure il Berenson nel suo trattato sull’umorismo: un
argomento represso, se toccato nel suo non detto, fa scaturire il riso.
E qui hanno tanto riso (anche in Cina, se per questo…)
Sono arrivati i generi di prima necessita’
Ve lo avevo scritto: dicembre è un mese critico perché alzandosi i
consumi, poi va a finire che la distribuzione dei generi di prima
necessità subisce un rallentamento e il mese di gennaio risulta molto
critico.
Ora, nella seconda metà di febbraio sembra che la situazione vada
migliorando e l’organo del partito lo ha comunicato sulle pagine del
suo quotidiano. Poiché questo, secondo i nostri parametri, rientra
nella categorie delle notizie, vi traduco paro paro la pagina e lascio a
voi il piacere dell’interpretazione.
TRIBUNA DE LA HA.BANA
11 Febbraio
DISTRIBUZIONE DI PRODOTTI:
Si distribuisce per la prima volta nell’anno un sapone solo nei
municipi di Playa, Centro Avana e Est. Il dentifricio (una confezione
per nucleo familiare) Avana e Arrojo arancio.
La distribuzione di una bottiglia di detergente liquido per nucleo
familiare valido per i primi quattro mesi dell’anno, viene distribuito a
Plaia e Plaza
Pollo congelato: una libbra per persona per il mese di febbraio,
quartiere Cerro, Avana vecchia, municipio di Guanaba.coa, e San
Michele del padrone.
Carne trita già condita (mezza libra per persona) Boiero, Avana est,
Plaza e Centro Avana
Salciccia (225 grammi per persona) Guanaba.coa e Regola
10 Uova per il mese di febbraio: Lisa, Cerro, Cotorro e Plaza
11 once di pesce o gamberi per consumatore si stanno distribuendo
nei quartieri Playa, Centro Avana, Marianao e Arroio.
Al Cerro, Avana vecchia e Centro, Plaza e Guanaba.coa si comincerà
la distribuzione di latte in confezioni di un kilo in polvere invece del
latte liquido. Questa maniera permette benefici all’economia del
paese. Per informazioni chiamare la Unione Lattea: 862 4572
Direzione provinciale del commercio
Telefoni: 861 8715, 879 7515, 879 4053
Bullshit, stronzate e boludeze
Ci hanno già scritto sopra, con estrema competenza, Max Black,
Harry Frankfurt e Umberto Eco.
Parrebbe superfluo ritornarci sopra, e invece sì.
Intanto perché mi sento immerso in un’immensa stronzata: quello
che sto facendo, quello che sto scrivendo, quello che ascolto da
queste parti…
Non che voi stiate meglio, coniglietti miei.
Con questa impossibilità di collegarmi giornalmente in Internet (le
schede dai posti pubblici sono mancate per quattro settimane, poi
sono state distribuite un giorno e poi nulla per un’altra settimana. Tu
dicevi, guardi che le schede mancano da più di un mese, e loro ti
rispondevano: no, da soli tre giorni! Stronzate, appunto) ho
praticamente perso il filo di quella vostra telenovela mass mediologica
che sono i quotidiani. Ho brandelli di informazione che mi dicono che
siamo alle solite: da un megalomane cafone che ci governava dall’alto
di alcuni suoi scherani siamo caduti in una fazzolettata di ridolini che
non riescono a far funzionare la macchina, mentre l’opposizione è
rappresentata dalle corna di Veronica che scrive ai giornali mentre,
sempre sui giornali, $ua Emittenza si scusa per la gaffe. E il Corriere
esce con lo storico articolo: TUTTE LE DONNE DEL PRESIDENTE.
Stronzate, appunto.
Il mio dizionario non riporta la parola in questione, ma si avvicina
molto con la definizione del termine SCIOCCHEZZA: Azione o parola
fatta o detta senza riflettere, cosa da nulla.
Invece a parer mio, la stronzata va molto più in là della cosa da nulla.
Essa è infatti una frase o un’azione scientemente premeditata con lo
scopo di fornire una falsa rappresentazione ingannante – senza con
ciò arrivare alla menzogna, che sarebbe facilmente smontabile – dei
propri reali pensieri sentimenti o attitudini.
‘’Si tratta dunque, primo, di definire in che senso una stronzata sia
cosa più forte di una sciocchezza e, secondo, che cosa significhi
fornire una falsa rappresentazione di qualcosa senza mentire. Quello
che caratterizza la stronzata rispetto alla sciocchezza è che essa è
una affermazione certamente errata, pronunciata per far credere
qualcosa di noi, ma chi parla non si preoccupa affatto di sapere se
dice il vero o il falso’’ (Eco)
. "Quello che di sé ci nasconde chi racconta stronzate. è che i valori di
verità delle sue asserzioni non sono al centro del suo interesse. I
campi della pubblicità e delle pubbliche relazioni e quello, oggi
strettamente correlato, della politica, sono pieni di stronzate così
assolute da essere diventati ormai indiscussi paradigmi del concetto"
(Frankfurt).
Il fine della stronzata non è quello di ingannare sullo stato delle cose,
perché basterebbe mentire.
Il suo compito, invece, specie in politica, è quello di ingannare un
pubblico dalle scarse capacità di
distinguere il vero dal falso, o approfittare del fatto che esso non si
interessi a queste sfumature.
‘’Chi pronuncia stronzate confida soprattutto nella debole memoria
del suo uditorio, il che gli consente anche di dire stronzate a catena
che si contraddicono tra loro.’’ (Black)
Chi si ricorda il ministro dell'informazione Al Sahaf, che mentre i
soldati iracheni fuggivano in mutande, mentre la bandiera USA
sventolava sui palazzi di Saddam, intratteneva i giornalisti negando
l’evidenza?
Credo sia l’esempio più classico di un relatore di stronzate posto
come terminale di un ufficio elaboratore al servizio del regime.
Qui giuppersù succede lo stesso.
Esce il quotidiano con uno strillo in prima pagina: ‘’Iniziata per la
prima volta al mondo la vaccinazione pentavalente!!’’ E tu rimani lì a
guardare la cicatrice circolare della pentavalente che ti fecero negli
anni sessanta, e ti domandi dove sarà nascosta la stronzata.
Che è questa: per la prima volta al mondo (con la Francia) hanno
tolto il vaiolo e ci hanno aggiunto l’influenza. Che come saprete, noi
non ce la mettiamo perché i nostri scienziati la ritengono inutile in
quanto il virus cambia ogni anno.
‘’Nel . il PIL dell’isola è cresciuto del 12,8%!!’’
Poi scopri che nei conti dello stato ci mettono insieme la moneta
nazionale e la convertibile così che risulta che un lavoratore medio
guadagna 238 pesos e tu credi siano dollari, che invece sono
solamente 8 (diconsi otto dollari al mese, un salario medio).
‘’Mortalità infantile al 5 per mille. La più bassa percentuale di nati
morti in tutto il mondo!!’’
Poi scopri che l’OMS calcola la mortalità infantile durante il primo
anno di vita, mentre a loro basta trasferire il nascituro dalla sala
parto alla rianimazione per far salire la statistica.
‘’il WWF ci ha messo al primo posto al mondo per lo sviluppo
compatibile con l’ambiente!!’’
Sì, ma vienilo a vedere, lo sviluppo.
Insomma, di esempi ce ne sarebbero a frotte, ma mi fermo qui,
perché il mio intento era quello di giustificarmi dalle accuse che
qualcuno mi muove, del non dare notizie precise.
Perché qui, di notizie, non ce n’è.
Ci sono comunicati- cipolla: tu li leggi e ci togli la buccia e le prime
foglie che sono la propaganda, poi ci levi un altro paio di strati che
rappresentano l’indottrinamento, quindi un altro paio ancora che sono
le stronzate e ti rimane in mano quello che in termine scientifico si
chiama girello, cioè una beata fava.
In principio era il Verbo (meglio: il Logos). Poi venne il dialogo (dialogos, appunto). A seguire, la discussione. Molto tempo dopo,
l'assemblea. E con l'assemblea, il dibattito. Esauritosi il dibattito come constatato da Nanni Moretti – prese piede la chiacchiera.
Chiacchiera di cortile, di piazza, di bar, di paese. Per ultimo, non
troppo necessariamente, arrivò il cazzeggio (da “cazzeggiare”:
«volg.; essere inconcludente, perdere tempo; parlare, discorrere su
argomenti leggeri e superficiali», secondo il De Mauro).
www.affaritaliani.it
PENE
No, non e´ quello che pensi tu, sporcaccione...
Hanno scoperto a San Miguel del Padron (il barrio dove lavoravo io,
per intenderci) un’associazione per delinquere che falsificava biglietti
di banca.
Processati per direttissima, hanno preso cinque anni di galera.
Hanno beccato un pescatore di Pinar del Rio che per arrotondare il
magro stipendio veniva in città a vendere le sue aragoste.
Processato per direttissima, ha preso quattro anni di galera.
Al barrio Colon, si dilettano con un giochino ad uso e consumo
prevalentemente dei turisti italiani in cerca di forti emozioni.
Prendono la cacca di cavallo essiccata, ci aggiungono qualche seme e
un pizzico di marijuana, tanto per addolcirne l’odore, e lo vendono
agli imbecilli. Una pattuglia cinofila ha fatto una retata a sorpresa di
notte nel barrio e ha pescato un ragazzo in possesso di questa
merda.
Processato per direttissima, ha preso 28 (diconsi ventotto) anni di
galera.
OH, LA VACCA!
Malgrado gli sforzi programmatici, i piani quinquennali, le battaglie
delle idee e chi più ne ha più ne metta, sono più di trent’anni che il
piano per garantire il latte alla popolazione non decolla. Lo ha
denunciato il quotidiano del partito proprio ieri: per garantire una
libbra di latte al giorno (450 gr) solamente alle famiglie che abbiano
un figlio d’età inferiore a quattro anni, anche quest’anno hanno
dovuto importare 80 tonnellate di latte in polvere con un esborso non
previsto di $ 270.000.
Come certo saprete, le vacche sono proprietà dello stato ed il
contadino viene caricato di una quota-latte giornaliera che deve
produrre. Il latte in eccesso o lo vende o ci fa il formaggio che va in
giro a vendere in modo illegale.
Questo perverso meccanismo produttivo, al mio paese avrebbe
incentivato ad aumentare la produzione, invece qui, quando la quota
non raggiunge la quantità, ci aggiungono l’acqua. Ne consegue che il
latte che arriva alla centrale non solo non ha i minimi requisiti
necessari alla lavorazione (la percentuale di grasso, per esempio) ma
presenta condizioni igieniche al di sotto della norma.
Un altro problema denunciato dal quotidiano, è il trasporto.
Non solo il latte non viene distribuito regolarmente tutte le mattine,
ma persino la raccolta presenta problemi. Dovrebbe avvenire due
volte al giorno e invece viene mischiata la mungitura del mattino con
quella della sera compromettendone la qualità (personalmente, non
capisco il problema. Forse il caldo della giornata e la mancanza di
frigoriferi? Mah) ma se alla centrale arrivano contemporaneamente
due o più autobotti, nel tempo di scaricare molto lentamente la
prima, si inacidisce il latte delle autobotti in sosta.
Ne abbiamo già parlato: per mettere in piedi una distribuzione come
questa, così come l’industrializzazione o la catena di montaggio,
occorre un alto grado di alfabetizzazione, che qui è una Chimera.
Per farla breve, hanno aperto un’inchiesta e dopo una serie di
controlli hanno capito dove sta il problema ed hanno sanzionato gli
autisti dei camion.
Parpagliole, Inezie, Pinzillacchere
Sono arrivati i generi di prima necessita’
Sono arrivate le seppie: quattro per nucleo familiare e il piccadillio di
pollo, che sarebbero tutte le parti del pollo tritate e mischiate con una
salsa e insaccate. 250 grammi a famiglia.
E’ arrivato il primo freddo della stagione.
La temperatura notturna si è abbassata fino a 9 gradi, che dalle
vostre parti non sono nulla ma che qui, dove non esistono vetri alle
finestre e le coperte costano quattro pesos convertibili, il problema è
grave. Giungono notizie dal Messico: quaranta morti per il freddo, ma
suppongo si tratti di temperature molto più basse.
Colpa di un vento freddo che giunge dagli Sati Uniti che come certo
saprete hanno la colpa di tutti i mali che affliggono questo martoriato
paese.
Il vento, sostenuto ma non certo ciclonico, ha abbattuto alcuni tralicci
dell’alta tensione provocando gravi disagi e scoprendo il nervo di un
problema che ogni anno va ampliandosi. Si tratta di questo: i tralicci
sono in alluminio anodizzato e le piantane vengono solamente
imbullonate e non saldate. Ne consegue che di notte, alcuni
buontemponi vanno a rubare le piantane più accessibili, e cioè quelle
più in basso, lasciando il traliccio in un equilibrio precario che lo farà
cedere con il primo vento.
La cosa comica (massì, ridiamoci sopra) è che i ladri vanno poi a
vendere il metallo allo stato, che ha aperto una grande campagna per
il recupero e il riciclaggio dei rottami.
Da una tabella pubblicata dall’organo di partito che ha denunciato il
fenomeno, risulta che nel . sono stati rubate circa 2.000 piantane (nel
2005 erano state 1.000) e 36 kilometri di cavo di rame (nel 2005
‘’solo’’ 24 kilometri).
Facendo un calcolo a braccio, diciamo che per ripristinare le piantane
lo stato spende $250.000 e che i ladri hanno fatto un bottino di 3.072
dollari.
Bell’affare!
o forse un ennesimo controllo sulla popolazione...
Il secondo presidente della rivoluzione, vicepresidente del consiglio di
stato e ministro delle forse armate (con tutti questi titoli viene
sempre presentato il fratello del lider maximo) ha presieduto una
conferenza con i massimi vertici dell’esercito per dirsi soddisfatto di
come stanno andando i preparativi per un’eventuale guerra
d’invasione. L’avvenimento ha molto risalto nella stampa del partito e
alla televisione. Di fatto, è cominciato un controllo a tappeto
dell’identità di tutti i nuclei familiari nei quartieri della città.
Il controllo di ogni isolato è affidato ad un presidente, ad un ispettore
e a un attivista del partito che accompagnati da militari del ministero
per la sicurezza dello stato, vanno di casa in casa a controllare il
carnet d’identità di ogni membro della famiglia e ufficialmente
comunicano in quale punto dell’isola debbono trovarsi in caso di
attacco del nemico o di invasione del territorio da parte degli
americani.
Anche se un’invasione agli occhi di qualsiasi cittadino del mondo che
abbia un po’ di scernimento pare impossibile, qui è un tasto molto
battuto secondo la teoria di Carl Shmitt (ideologo del nazismo) che se
vuoi mantenere l’ordine interno mostra un nemico fuori. E qui il
nemico non solo è agguerrito ma è pure antico e quel bontempone di
Bush recentemente nel presentare il suo nuovo piano per la
democratizzazione di Cuba per il quale nell’ultimo mezzo secolo si
sono bruciati milioni di dollari, nel punto uno – a quanto ha riferito
alla televisione di qui il presidente del potere popolare, che
corrisponde al nostro Parlamento – ci sarebbe l’esproprio delle
proprietà per restituirle ai legittimi proprietari americani prima della
rivoluzione. Sarebbe come dire che ogni cubano perderebbe la sua
casa e sarebbe costretto quanto meno a pagare un affitto al nuovo
proprietario americano.
A me personalmente sembrano bullshit, perché secondo questo
principio allora i tedeschi dell’est avrebbero dovuto perdere le loro
case, o gli ebrei avrebbero dovuto avere un giusto risarcimento per
gli espropri del Terzo Reich. Ma qui la cosa funziona e fa paura.
Come sempre succede in questi casi, ad un comunicato ufficiale
corrisponde sempre la voce del popolo che qui può solo sussurrare e
si chiede: cos’avranno voluto dire?
Ogni regime poliziesco o repressivo precede sempre una società dei
consumi ( non prendetevela con me per quest’ultima affermazione
che è di illustri economisti) e qui un fenomeno che appare
incontrollabile è la grande emigrazione interna dalle campagne verso
la capitale. Come certo saprete, un cittadino di quest’isola non è
libero di andare dove crede, né all’estero e tanto meno da una città
all’altra. Deve presentarsi all’ufficio di polizia e chiedere il permesso
di TRANSITO (che vuol dire che nella località prescelta vi può stare
solo per un periodo determinato). Se vengono accertate ragioni per
cui può muoversi (malattia di un parente, pratiche amministrative o
altro) il permesso viene dato altrimenti, ciccia.
Naturalmente c’è un trucco per aggirare questa norma di polizia (di
questo si tratta perché la costituzione parla di assoluta libertà dei
cittadini di recarsi in ogni luogo dell’isola senza limitazioni): si viaggia
illegalmente fino alla capitale poi si trova qualcuno disposto per 20
pesos convertibili ad andare alla polizia locale a dichiarare che si
tratta di un parente alla lontana in visita al parentado ottenendo così
un permesso di soggiorno per tre mesi.
Voci del popolo dicono quindi che i controlli a tappeto sono per
accertare gli infiniti abusi a questa norma di polizia.
Se mi permettete, ci aggiungo la mia dequalificata opinione: con il
comandante alla frutta, un controllo a tappeto permette non solo di
arginare il preoccupante fenomeno delle jinetere che vengono alla
capitale a prostituirsi, ma pure una specie di schedatura degli
elementi pià pericolosi per il regime.
P.S.
Che l’economia non vada bene, malgrado i proclami altisonanti, è un
dato di fatto. I prezzi mantenuti artificialmente con il pesos
convertibile, per le merci pagate in moneta nazionale stanno
lievitando in modo pazzesco.
Vi faccio un esempio personale: comprai per un amico a dicembre
sigari Coiba a $ 0,75 l’uno. Ora si possono comprare a 3 sigari per un
dollaro. La fornitura di uova per la popolazione che corrispondeva a 8
uova pro-capite al mese, è stata ridotta a 5.
La carne è praticamente scomparsa dalla ‘’libreta’’ e si può comprare
solo al mercato nero.
In pesos convertibili, naturalmente..
Amen
Come aumentare il prezzo delle uova
e continuare a dire che il costo della vita non aumenta.
E’ un meccanismo diabolico e me lo sono fatto spiegare due volte
perché incredibile.
Insomma, hanno portato la razione delle uova a 5 al mese invece di
8, ma la produzione non è affatto diminuita. Anzi.
Di fatto, arrivano alla ‘’bodega’’ uova definite ‘’care’’ e altre ‘’barate’’
(a buon mercato).
Vengono assegnate le 5 uova barate ma ogni famiglia può comprarne
un massimo di altre 5 care pagandole 0,90 pesos l’una. In questo
modo per avere l’abituale razione di 8 uova, il cittadino medio deve
sborsare un extra di 2,70 pesos.
Alla faccia dei prezzi che non aumentano.
Negli USA le Majors del tabacco vendono sigari Avana Coiba e se
conoscete il sistema americano, non metterete in dubbio che si tratta
di autentici sigari fatti con foglie provenienti da qui, altrimenti un
qualsiasi giudice farebbe ritirare il prodotto dal mercato comminando
una multa stratosferica per frode commerciale.
Se a questo fatto aggiungete che sull’isola vengono vendute
regolarmente tutte le marche di sigarette americane, insieme a
Cocacola e Fanta e che alla televisione trasmettono i migliori film
delle Majors americane (l’altra notte ho visto il film di Scorsese
premiato con l’Oscar) mi chiedo ancora una volta in cosa consisterà
questo maledetto embargo.
Squadre specializzate stanno battendo i quartieri centrali della
capitale per individuare le case dove ricevono la televisione via
satellite. Hanno una paura sfottuta che arrivino notizie da fuori.
La cosa funziona in modo diverso che qui da noi. Qui non vengono
distribuite antenne satellitari e decoder, che costerebbero troppo.
Qualche tecnico intraprendente invece, pone una sola antenna e un
solo decoder, poi con un coassiale manda il segnale a pagamento
nelle case dell’isolato. Praticamente una specie di televisione via
cavo. Quando il segnale si indebolisce per la distanza, pongono un
piccolo amplificatore e servono il quartiere limitrofo.
Il governo di qui l’ha messa già dura, parlando di manovre
destabilizzanti degli americani che mandano un segnale per la loro
propaganda. In realtà si tratta della televisione messicana che manda
tre o quattro telenovelas, un paio di talk show in cui tutti gridano e si
menano in nome dell’audience e un notiziario in cui, udite udite, si
danno le notizie!!
Malgrado la pericolosità da parte dei cittadini, se vengono scoperti
infatti sono passibili non solo di ammende, ma a discrezione degli
inquirenti potrebbero persino essere accusati di intesa col nemico, il
fenomeno appare inarrestabile perché in questo paese vale più una
telenovela che la libertà personale.
E per finire, una bella notizia: è scomparso il medico del quartiere. E
sono tre.
Se n’è andato senza una parola, qualcuno dice che abbia ottenuto il
visto per andare in Venezuela a fare il medico là. Bene, vorrà dire che
se ci sentiamo male, chiederemo di poter uscire dal paese per andare
a farci visitare a Caracas!
vivere pericolosamente...
Ho cambiato indirizzo.
Ebbene sì, dopo l’interessamento di ben tre ministeri, indagini di
polizia, ricerche dei Servizi e inchiestina da parte del Servizio per la
Sicurezza dello Stato, finalmente mi hanno chiamato all’immigrazione
per apporre di nuovo le mie impronte digitali, il che vuol dire di fatto
che mi hanno graziosamente concesso di abitare a casa della mia
fidanzata.
Io ormai ci ho fatto il callo non alla fidanzata, ma al quartiere dove
vivevo da clandestino da mesi.
Meglio regolarizzare, non si sa mai.
Qui, dove vivo, apparentemente è una tranquilla periferia tutta
villette, ma di notte il gruppo di adolescenti che bighellona da queste
parti lo rende invivibile.
Sono adolescenti che giocano a pallone sulla strada, rumoreggiano
fumano e ridono. Hanno rotto tutte le lampade del parco e
attraversarlo di notte è pericoloso.
Due di questi giovani hanno preparato un furto al chiosco che vende
alimentari ma qualcuno ha soffiato la cosa alla polizia che ha
preparato una trappola e l’altra notte alle tre, quando i giovinastri
hanno tentato di forzare la saracinesca, hanno intimato l’alt. I due
giovani hanno tentato la fuga e la polizia ha aperto il fuoco
ammazzandoli come cani.
Se passi per la strada, puoi ancora vedere la macchia di sangue e le
infradito abbandonate.
Pensa, avevano vent’anni, rubavano cibo e non avevano nemmeno le
scarpe per scappare.
Abbiamo vinto alla lotteria!!
ma non sempre e´ una bella notizia!
Un giorno di questi vi scrivo le incredibili cose magiche che ho visto
durante i miei viaggi.
Perché la magia funziona se ci credi. Io non ci credo ma sono come
San Tommaso e qualche volta, lo devo confessare, sono rimasto
stupito.
Come questa volta per esempio. Devi sapere che da queste parti la
televisione illegale che trasmette programmi messicani ha innestato il
fenomeno del Lotto illegale. Ogni notte estraggono i numeri di una
specie di Bingo e qui vanno in giro alcuni vagabondi che raccolgono
scommesse.
Uno dei miei protetti - appartenenti a quella specie di Corte dei
Miracoli che incontro ogni giorno nella piazza – è un poveraccio
sopravvissuto ad un ictus celebrale che lo ha reso invalido, e ogni
mattina mi diceva che se avesse avuto i soldi per scommettere,
avrebbe potuto vincere una discreta sommetta con i numeri che in
sogno gli dava Changoo, una divinità locale.
Pronti, gli dico io, ecco i soldi e vediamo. Accidenti! Ha preso tre
numeri tre giorni di seguito e abbiamo vinto 500 pesos!
C’è un marinaio che a causa dell’embargo è rimasto a terra ed ha
organizzato a casa sua un “paladar” che sarebbe un ristorante in casa
sua. Io gli mando ogni giorno quattro o cinque di questi infelici che
mangiano con un pesos a testa. Finchè finiranno i soldi o peschiamo
un altro numero. Chissà.
Anche la moglie di I. ha vinto alla lotteria, ma è tutta un’altra cosa.
Successe nel 1998 che gli USA allargarono le maglie dei visti di
immigrazione e il ministero lo comunicò alla popolazione che inviò
una quantità abnorme di richieste. Non sapendo come evadere le
pratiche, si mise in piedi una lotteria dove ogni mese si sorteggiano le
persone che possono espatriare. E’ stata sorteggiata la moglie di I.
che però nel frattempo ha divorziato e vive con un altro marito. Con il
quale non vuole espatriare, ma I. non vuole espatriare con lei. Hanno
pure un figlio in comune e lei, se non può uscire con il vecchio marito,
ha minacciato di portarsi via il figlio.
Ogni sera si presenta alla casa del mio amico e aprono la discussione
che il barrio segue con immenso interesse, come fosse una moderna
telenovela.
Chissà come andrà a finire…
Il mio amico Avi. non comprerà l’automobile.
Peccato. Dopo tanto trafficare alla ricerca di quattro permessi da
parte di altrettanti ministeri, alla fine gliel’hanno negata. Perché qui il
parco macchine è vecchio e decrepito, ma non rinnovarlo è l’estremo
tentativo di questo regime per arginare la crescente e inarrestabile
domanda di consumi di questo paese.
Perché auto nuove, vorrebbe dire strade migliori, meglio illuminate e
servite da semafori efficienti. Il che, date le attuali condizioni
economiche del paese (checché ne dicano i cubainforma e vari
trombettieri del Re) sono in condizioni disperate.
Vi faccio un esempio. Non so da dove sono usciti i soldi, ma
recentemente hanno asfaltato un trecento metri di rettilineo a tre
corsie, davanti al vecchio terminal dei treni, tra la via Blanca e il 10
Octubre.
Bene, davanti a tanto spazio aperto, gli autisti si sono trovati
nell’irrefrenabile impulso di accelerare con conseguenze disastrose. Le
auto, spinte alla folle velocità di ottanta all’ora, letteralmente
scoppiano o vanno in aria. Poi ci sono le biciclette, che loro per carità
non farebbero niente di male al traffico, anzi. Ma sopra ci sono i
ciclisti, che se non sono sbronzi sbandano paurosamente per evitare
le buche, e zac. Le accartocciano.
Le vecchie auto americane, quelle che vedete in ogni cartolina
illustrata, se sono state immatricolate prima del 1959 – data della
rivoluzione – sono rimaste ai legittimi proprietari. Altre sono state
requisite e distribuite al popolo che abitualmente le usa come taxi
collettivi in moneta nazionale. Le Lada e le Moscovich che i Russi
cambiavano benevolmente con lo zucchero, sono di proprietà dello
stato o, eccezionalmente, a nome di privati che però non le possono
vendere. E’ nato così un mercato clandestino con pasticci di ogni
genere per cui le vendite avvengono con trattativa privata e senza
trapasso con il rischio che a qualsiasi controllo l’auto venga requisita.
Recentemente una Cadillac Impala del 1957 è stata venduta su E-bay
per 120.000dollari. Pensate, il governo potrebbe venderne una e con
il ricavato comprare 24 utilitarie cinesi da dare al popolo! Solo il
risparmio di benzina (queste fanno 24 km con un litro) porterebbe un
beneficio economico, per non parlare dell’inquinamento. Ma per fare
questa operazione, ci vorrebbe un granello di intelligenza, materia
prima di cui “quelli” sono disperatamente carenti.
Così, chi vuole essere in regola con le norme vigenti, e magari ha
lavorato all’estero per procurarsi la somma dovuta, se desidera
un’auto deve effettuare le seguenti operazioni:
1Versare l’intera somma in un conto bancario
2Fare domanda al ministero dei trasporti
3Presentare la ricevuta del conto corrente al ministero dei
prezzi
4Dimostrare di avere il merito (dobbiamo parlarne, di questo
benedetto merito) al Min. Interni
5Avere l’autorizzazione della fiscalia, se cioè ha pagato tutti i
tributi dovuti
Il mio amico, dopo essersi fatto un mazzo così con un lavoro
degradato su di una nave, ha versato 4.000 pesos convertibili ed è
andato per quasi un anno a mendicare il permesso di acquisto di un
auto. Che gli è stato negato perché i soldi versati ERANO DI PIU’ di
quanto risultava aver guadagnato. Ma, dice, oltre allo stipendio io
lavoravo come cameriere e ho guadagnato pure le mance. Bene, gli
hanno detto, torna ad imbarcarti e dichiara al fisco pure le mance.
Però, come sapete, tutti i marinai cu.bani sono rimasti a terra per la
nuova stretta all’embargo voluta da quel mattacchione di Bushettino.
E allora…
.
Se permettete, parliamo di sesso.
Accolgo con benevolenza le continue richieste che mi pervengono
dagli intellettuali del Web per affrontare il grande problema
gnoseologico: come sono le donne del Caribe?
Non sono tutte uguali, mi pare ovvio, che se vedi una bella ragazza di
Santo Domingo, è una bella dominicana, una bella di Caracas è una
mora da sturbo, una bellissima haitiana è un prezioso monile, una
bella cubana è una principessa, e una giamaicana è una dea.
Però, trovandomi da queste parti, vi descriverò non certo le mie
avventure amorose -sono troppo vecchio per simili vanterie- ma
quelle dei miei compatrioti che si affrottano (non cercate questo
neologismo sul vocabolario perché l’ho inventato in questo momento
facendolo derivare da FROTTA) da queste parti in cerca d’avventure.
Vediamo:
Ci sono quelli
che arrivano in gruppo all’aeroporto, li ammassano su di un autobus
fino all’albergo da dove escono, sempre in gruppo, e si avventurano
per Ovispo – la strada dei turisti – dove incocciano la prima barbona
che li invita a bere in un bar con musica dove arrivano le altre
barbone. Vanno in un luogo squallido a fare all’amore, poi tornano a
casa dicendo di aver visto Cuba e le cubane, massì, non sono un
granchè.
Poi ci sono quelli
che girano con la guida in mano alla ricerca dei musei perché loro, lo
dichiarano apertamente, non sono venuti per scopare.
Si siedono ai giardini e attaccano bottone con la prima jinetera che se
ne sta seduta fingendo di leggere un libro per non farsi arrestare dalla
polizia. Lei, in spagnolo, dice che sta frequentando un corso di
francese e lui le parla in veneto perché è convinto che sia il dialetto
che più si avvicina all’idioma catalano. Vanno per uno spuntino, lei
camminando davanti e lui dietro per non farla arrestare dalla polizia,
ma le sta così tanto addosso per paura di perdersi che la polizia
arresta la ragazza e lui se ne va per musei.
Poi ci sono quelle
brutte, ma proprio brutte, che non hanno capito che i Jineteri si
acchiappano solo di notte, e dopo un lungo e inutile giro, si siedono
esauste e parlano degli uomini che avrebbero lasciato al paesello.
Ci sono anche quelli
che l’amico di ritorno da Cuba gli ha dato l’indirizzo della pasticceria
dove si acchiappa con facilità e se ne rimangono per ore a rimirare il
loro intruglio beige che da queste parti chiamano cappuccino
finchè arriva il vecchio marpione italiano che è d’accordo con un
macrò negro tutto ingioiellato che procura squillo di lusso a prezzo
d’armatore (sarebbe un prezzo d’amatore, ma armatore - quello che
compra le navi - è più vicino alla realtà).
E quelli
che vanno in bianco, perché io – dicono – non ho mai pagato una
donna, dimenticando il dolore al polso per aver firmato un monte di
cambiali per pagare l’utilitaria alla segretaria per non farsi
denunciare. Ma qui le donne non si pagano. Succede che dopo che ti
hanno fatto divertire, mentre tu te ne stai esausto a fumare quella
benedetta sigaretta dopo l’amplesso, loro cominciano a raccontarti
della figlia col catarro e l’olio di fegato di merluzzo costa sei pesos
convertibili, che gli piacerebbe comprare la camicetta che ha visto in
vetrina ma non ha i soldi, che la mamma non ha la libreta, che il
fratello è in prigione e lei non sa come spedirgli un pacco di viveri, e
altri racconti del brivido, finchè non ti decidi a farle un regalo e le
allunghi un pezzo da dieci ( o da venti, o da cinquanta, dipende da
quanto grandi sono i suoi occhioni).
Ci sono anche quelli
che sono venuti per ragioni politiche, vogliono vedere il socialismo
finalmente realizzato, e girano con una sacca di vestiti vecchi che qui
non li vuole nessuno. Si lasciano abbordare dalla giovane madre che
ha portato la figlioletta a danzare fuori dal bar con musica perché non
ha i soldi per entrare e consumare, e accettano un invito a pranzo a
casa della zia della ragazza ( in realtà è una vecchia megera che si fa
pagare l’affitto di un paio d’ore in una casa decente) dove
conquisteranno il cuore della giovane e finalmente riusciranno a
lasciare il sacco di vestiti vecchi e un paio di biglietti da dieci.
Poi ci sono gli altri
che hanno capito tutto, che non è la prima volta che vengono qui, che
si portano dietro gli amici a cui mostrano i luoghi da dove sono
passati quella volta che abbordarono la negra, quell’altra quando
incontrarono le due gemelle di Camaguey, l’altra ancora con la
sigaraia e schiamazzano per strada, e si chiamano da lontano, e
gridano nel telefonino: “Tu non ci crederai da dove ti sto
chiamando…”
Insomma, si fanno riconoscere.
Viva l’Italia.
L’Avana vecchia
Si veste in modo eccentrico, passeggia su e giù per il parco, abborda
qualche turista, si concede e se l’uomo rimane soddisfatto, si fa
pagare.
No, Anita non è una puttana ma una delle decine di operatrici
turistiche che indossando gli antichi costumi coloniali, vende baci ai
turisti che vogliono una fotografia eccentrica.
E’ una delle tante invenzioni di Eusebio- Leal, il demiurgo di questo
pezzo di città da cui sono stati scacciati i legittimi abitanti per
diventare (con i soldi dell’Unesco) una specie di Disneyland che
invece del sorriso ha però una smorfia amara.
Immaginate la stessa operazione qui da noi, dove vengano fatti
sloggiare a Roma tutti gli abitanti di Piazza Navona – Corso Vittorio
Emanuele per deportarli in casermoni dopo il raccordo anulare, o a
Milano, sgomberare Duomo-Missori per mandare tutti ad abitare al
Giambellino…
Qui è successo, in nome del turismo, unica fonte di moneta pregiata
quasi senza lavorare.
Per la verità il restauro architettonico è eccelso, tutti i lavori sono
stati eseguiti andando a scovare i progetti edilizi originali e pure i
colori dei palazzi ridipinti sono dell’epoca. Naturalmente, per tenere
questo pezzo di città pulito, silenzioso, asettico proprio come lo
vogliono i turisti in cerca di angoli da fotografare, occorreva levare
quei rumorosi, allegri, dirompenti cubani. E lo hanno fatto, ottenendo
però un risultato, dal punto di vista umano, terrificante. La città è
risultata silenziosa come un museo. La regina di Spagna, in visita alla
città dopo un lungo giro finalmente incontrò un gatto in Piazza S.
Francesco e si chinò ad accarezzarlo chiedendo: ma non ci sono
cubani a Cuba?
Fu probabilmente allora che il Demiurgo si accorse del mortale
silenzio che avvolgeva la “sua” città di cartone e prese provvedimenti.
Assoldò una squadra di attori da strada, trampolieri, vecchie cubane
sedute che fumano sigari sproporzionati (spenti, off corse, altrimenti
costa troppo) cani ammaestrati, e Anite che vendono baci e li mandò
in giro, ad ore prestabilite, a fare rumore.
Come a Disneyland.
La morale. Chissà cos’è la morale!
Dev’essere quella cosa che fa togliere le mutandine alle ballerine di
Parigi e le fa andare in galera se fanno la stessa cosa su una spiaggia
deserta della Sardegna.
O farsi l’amante, sposata anch’essa e meglio se amica della propria
moglie, così ci saranno meno pettegolezzi in giro.
Dev’essere ciò che fa condannare i politici da giudici incorruttibili che
poi a loro volta si presentano alle elezioni.
La morale. Dev’essere quella cosa che non permette di parlare di
sesso ai bambini, ma accetta che quelli meno abbienti lavorino nelle
fabbriche dedicate a produzioni a basso costo. La morale.
Sembra sia un punto di vista.
Voltaire, nel suo Dizionario Filosofico, citava una tribù di Timbuctu
°(1)
Dove come rito emancipatorio, toglievano un testicolo agli adolescenti
e si immaginava i discorsi scandalizzati nei salotti parigini che
reputavano amorale un’iniziazione che prevedesse di togliere una
palla, mentre probabilmente nella pace della tribù, quegli anziani si
chiedevano come facessero i parigini a vivere con due.
Ricordo a Teheran puttane che andavano a battere col chador, e in
Afghanistan i vecchi bastonare per strada le donne che passando
lasciavano intravedere sotto il burka la scarpina colorata…
Nel nostro Sud è amorale non arrivare vergine al matrimonio, mentre
dai racconti degli schiavi americani risulta che i maschi portassero la
giovane sposa al padre perché consumasse la prima notte e
certificasse la sua purezza…
La morale.
Facevo il fotografo free lance (anche) per Play Boy italiano e nella
causa di divorzio mia moglie mi trascinò in tribunale negandomi di
vedere mia figlia perché “amorale che frequenta persone amorali.”
La Dama Bianca, leggendaria amante di Fausto Coppi, venne
arrestata in un albergo perché sorpresa a letto con il suo amato che
era infelicemente sposato e questo perché andava contro “il comune
senso del pudore” che è poi un altro modo di definire la morale. Erano
tempi in cui Scalfaro schiaffeggiava impunemente una signora in
pubblico perché troppo scollata, e Tina De Mola si presentava in
televisione con un girasole tra le tette per non scandalizzare Agnes.
Pensavo a questo, ieri mentre camminavo per Ovispo, incrociando
una bella figliola che camminava imperterrita tra la gente che la
insultava. Sai, questo è un paese in cui non solo le donne sono
bellissime ma vestono pure in modo provocatorio sorridendo ai
continui commenti scherzosi dei compatrioti affatto insensibili al
fascino femminile. Ma questa la insultavano e non capivo il perché.
Mi venne in aiuto il mio vecchio amico I. che mi spiegò che questa
ragazza, oltre che al vestire ardito, aveva osato uscire di casa senza il
reggipetto, e alla vista dei turgidi capezzoli che spingevano inesorabili
contro la magliettina, i concittadini si indignavano per la sua
sfacciataggine e l’insultavano.
La morale.
Chissà chi lo sa cos’è la morale…
°(1) Io casualmente sono passato da Timbuctu e vi posso garantire
che probabilmente Voltaire citava quel nome in modo astratto, come
per indicare un luogo inaccessibile. La popolazione di costì è in realtà
molto emancipata.
Conversazioni:
Ieri ha telefonato uno fuggito a Miami:
“Mamma, come si chiamava il cane che avevo da bambino?”
“Figlio mio, con 30 dollari mensili che mi mandi, posso io ricordarmi il
nome del cane? Mandami 100 dollari e ti dico anche quanti denti
aveva in bocca!”
Bussano alla mia porta:
“Compagnero, vuoi una catena per cani?”
“No, grazie, non abbiamo il cane.”
Se ne va, ma dopo una decina di minuti bussa di nuovo:
“Compagnero, sei sicuro di non volere la catena per il cane?”
“Ti ho detto che non abbiamo un cane…”
“E va bene. Io vado, via, ma bada, quando avrai un cane, poi non
venire a cercarmi!”
“Sulla portiera del cammello (il leggendario autobus collettivo
dell’Avana) dovrebbero mettere il cartello del film di mezzanotte:
“ Parole volgari, sesso e violenza. Non adatto agli adolescenti”
“Che numero è uscito?”
“Il 23”
“Accidenti, non vinco mai”
“Ma se non giochi…”
“Non gioco perché non vinco!”
Lei: “Ho Affittato illegalmente il mio appartamento. E’ un caro amico,
e quando finisco il lavoro vado da lui e gli lavo e gli stiro. Mi da 30
pesos al mese e tiro avanti”
Lui: “Lo conosci bene?”
“Eccome! Pensa che ci sono delle volte che mi fermo da lui per la
notte e facciamo all’amore! Che ne dici?”
“Dico che ti sei sposata.”
“Che?”
Eh, sì, ti passa 30 pesos al mese, dorme mangia fotte e gli lavi la
roba. Ti sei sposata e non lo sai”
“Rafael, hai 82 anni e stai ancora insidiando le donne?”
“No guarda. Con questa è proprio differente. Facevo l’amore con mia
moglie e sudavo freddo. Questa invece mi dà brividi di piacere…”
Interviene Roberto: “ La spiegazione è semplice: l’ultima volta che lo
hai fatto con tua moglie era agosto, adesso che ti è tornato in tiro è
febbraio, quindi…”
“ E come ha detto Maceo, come disse Jose Marti, come scritto da
Decespedes, come suggerito da Giuseppe Garibaldi… Pinga! Io sono
rivoluzionario e faccio tutto quello che si deve fare. Ma non potreste
dirmelo voi, quello che devo fare? Perché me lo fate dire da gente che
è morta da più di un secolo? ”
Una domanda per gli esperti di informatica.
Oggi ho preso un taxi collettivo che sul lunotto portava scritto:
SOLO CRISTO SALVA
Che secondo me è una rivelazione dirompente, perché vorrebbe dire,
forse, che tutte le altre religioni non hanno il disco fisso, e allora
come fanno?
1Usano ancora il floppy per fare bakeup?
2Sono così avanti che fanno copia-incolla sull’ USB?
3Chiudono male Windows così quando lo riaprono gli torna la
pagina recuperata?
R.S.V.P.
Devo andarmene\ da questo Paese
...e in tutta fretta...
Mi pareva troppo bello!
Dei cinque luoghi pubblici di internet, ne erano rimasti due, uno solo
dei quali funzionava. L’avevano trasformato in una cabina e occorreva
chiedere la chiave al gerente che mandava un’impiegata a controllare
discretamente mentre si lavorava. L’altro giorno metto l’USB e mi
dice: “Quello che sta facendo è illegale!” Le dico che non è la prima
volta (temo a dirle che lo faccio DA MESI!) ma è inflessibile e chiama
l’ispettrice e poi andiamo dal Direttore. Mostro le mie credenziali, gli
dico che non sono un turista ma ho terminato le ore a disposizione
che dispongo per via governativa, che non ho un computer con il
Modem (un bell’argomento, che svilupperemo quando sarò uscito dal
paese) che devo ricevere un’importante documentazione, e cose
varie. E’ inflessibile: norme di sicurezza dello stato proibiscono a
CHIUNQUE di usare floppy e USB quando si collegano da un luogo
pubblico.
Insomma, sospendiamo questo giochino per un poco di tempo, finchè
si calmano le acque, o trovo un nuovo modo di trasmettere, o più
probabilmente fino al mio trasferimento ad Haiti.
Bye bye
pubblicato nel CDS italiano ! :
quote
Pochi mesi fa il Wwf ha dichiarato Cuba l'unico paese del mondo che
combina un alto sviluppo umano (riconosciuto in relazioni annuali
elaborate dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo) e
un'adeguata sostenibilità ambientale. L'isola della «re.volucion»
sarebbe dunque l'unico Paese del mondo ad aver realizzato uno
sviluppo ecologicamente sostenibile.
unquote
AMEN