1 2 marzo Delogu –PRESENTAZIONE CORSO Mi occupo di

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1 2 marzo Delogu –PRESENTAZIONE CORSO Mi occupo di
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2 marzo Delogu –PRESENTAZIONE CORSO
Mi occupo di avifauna, tutto ciò che riguarda l’ interazione di uomo con specie domestiche, l’ambiente e l
’ecologia dei patogeni in natura ma soprattutto l’agente eziologico nelle specie a vita libera che vivono in
natura.
Nella mentalità di un veterinario l’ae è quel qualcosa da combattere, ma in realtà non è nient’altro che un
essere vivente che vive all’interno di altri esseri viventi quindi è un sistema di equilibrio: esistono
macropredatori in questo sistema che sono predatori di altri organismi (luccio di una carpa, leone di una
gazzella), ed esistono predatori di cellule, e i loro sistemi sono quelli che tengono in equilibrio la
dinamica delle popolazioni.
CENNI DI ECOLOGIA
L’approccio è completamente diverso da quello che si ha nella cura del singolo individuo: il singolo è un
elemento del sistema, che è l’unità operativa. Quando si ragiona su una malattia, si pensa ad un corpo che
è infetto da qualcosa, in un approccio di questo tipo quell’infezione è un pezzettino del sistema, che è
tutto il resto della malattia sparso in tanti corpi che diventa una specie di superorganismo (es. alveare).
Per cui il nostro confronto è in un sistema aperto, ecco perché si parla di ecosistemi e di ecologia. Il
veterinario normalmente si tara sulla malattia e mai sull’ospite. Sappiamo molto di patogeni, in questo
mondo siamo al 50 e 50: non puoi fare nulla sulla malattia se non sai nulla della specie in cui vive; è una
sorta di simbiosi, ed è una forma di parassitismo in chiave microbica.
TERMINOLOGIA:
SPECIE = gruppo di organismi viventi dalle caratteristiche simili in grado di riprodursi tra loro e di dare
prole fertile. Quando parliamo di specie domestiche parliamo di animali che avevano progenitori
selvatici. C’è una bivalenza di sistemi: di qualsiasi specie si parli, comunque questa ha alle sue spalle una
specie selvatica non addomesticata. Es. cinghiale e suino non sono distinguibili geneticamente, per
dimostrare quanto questi mondi siano vicini ed interagiscano tra loro e si sfiorino.
POPOLAZIONE = ci sono diversi approcci culturali: biologici, ecologici. Ecologia: insieme di individui
della medesima specie che popolano lo stesso ecosistema. Biologia: tutti gli individui appartenenti alla
stessa specie che abitano la stessa regione in uno stesso periodo di tempo (una specie può quindi essere
compresente con i resti della sua specie antenata). La popolazione è un’entità dinamica. Sono un insieme
che occupa un areale, che è l’areale massimo della specie. Es. paleartico occidentale (da Urali a tundra
artica).
Ma nell’areale la specie non è distribuita uniformemente = metapopolazioni: sottopopolazioni che
possono essere isolate, sono raggruppamenti più piccoli. Es. io ho il camoscio distribuito in Italia con
meta popolazioni in Val d’Aosta, Friuli, Trentino ecc.. non è che un camoscio trentino va in Val d’Aosta e
poi torna in Trentino. Immaginate questi nuclei anche in chiave sanitaria, perché sono contesti che
avranno evoluzioni sanitarie diverse.
Popolazioni  meta popolazioni  sottopopolazioni
E’ un sistema in movimento, che non cambia la quantità totale, ma ne cambia la diversa distribuzione.
Ogni singola realtà può avere fluttuazioni indipendenti dalle altre. Se cambia la densità degli ospiti in
un’area, cambia la presenza di popolazioni. Le dinamiche che muovono questi rapporti sono le stessi che
muovono le malattie, sono intimamente e direttamente connessi. L’estinzione e la presenze di nuove meta
popolazioni è uno dei motori di circolazione e di movimento delle malattie.
NICCHIA ECOLOGICA = è un altro elemento portante, è il range di fattori abiotici (terreno, temperatura,
acqua) e biotici (vegetazione, cibo) grazie ai quali una specie si riproduce e vive. Seguendo la nicchia si
può seguire un patogeno, e diventa quasi prevedibile (è come dire per scappare da questa stanza noi
passiamo dalle porte e non dai muri = un patogeno per uscire da quella nicchia deve seguire dei percorsi e
così lo si va a cercare in determinari punti e lo si troverà di sicuro).
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Quanto una specie può distribuirsi, perché quell’ospite non può portarvi quella malattia?
Fattori che limitano la distribuzione:
 Climatici
 Capacità di dispersione: non avere le ali o cmq muoversi solo a piedi.
 Habitat, che può selezionare una specie rispetto ad un’altra
 Temperature troppo alte o troppo basse
 Raggi Uv, che possono distruggere l’envelope
 Periodi di siccità troppo lunghi
 Relazioni con altre specie: basta esplosione demografica di una specie per condizionare
completamente tutte o gran parte delle altre.
PARAMETRI CHE STRUTTURANO UNA POPOLAZIONE ANIMALE
Quindi noi abbiamo la nostra specie in un areale, che ha una sua popolazione, organizzata in meta
popolazioni, organizzate in sottopopolazioni.
Caratteristiche:
 Ha una distribuzione nello spazio (areale nord e areale sud), di solito c’è un limite termico
 Dimensione = n° di individui. Per una popolazione selvatica, viene chiamata abbondanza
 Densità = n° di individui per unità di area (n°maschi, femmine)
 Biomassa totale = peso medio dell’individuo
 Distribuzione per classi di età o per classi di sesso = organizzazione della popolazione
Un areale di una popolazione può avere densità diverse: non necessariamente una specie ha la stessa
densità ovunque. Dipende di solito da un fattore più o meno condizionante dell’ambiente (non è densità di
specie ma la densità in quell’area).
Cambiando le densità delle specie, cambiamo le densità delle popolazioni, e cambiando queste
cambiamo opportunità agli agenti eziologici. Quindi una variazione di densità di una specie in gestione,
mi varia le opportunità di qualsiasi agente eziologico di colpire la mia specie. Es. se gestisco dei cinghiali,
scelgo di tenerne un tot per quell’areale, e do tot opportunità ad es. al virus della malattia di Aujeszky di
colpire gli animali. Non agisco però colpendo il virus, ma agisco sulla densità dando ridotte opportunità al
virus di circolare (dando però anche opportunità alle specie che si nutrono del cinghiale di vivere).
PARAMETRI CHE AGISCONO SULLA DENSITA’ DI UNA POPOLAZIONE:
 Natalità
 Mortalità
 Emigrazione
 Immigrazione
Una popolazione è un sistema dinamico: è in continuo movimento istantaneo, cioè c’è chi muore, chi
nasce e chi si sposta in ogni attimo. Sono queste cose che costituiscono la densità. Quando si lavora in un
territorio in chiave sanitaria, mediamente serve stimare la densità di quella specie, che ha un ruolo
ecologico fondamentale nei confronti dell’agente eziologico che stiamo cercando. In genere quando si
lavora su animali selvatici in chiave di indagine epidemiologica (es. sorveglianza comunitaria per
l’influenza, peste suina, rabbia), io centro la specie serbatoio (vale nel domestico ma vale di più nel
selvatico).
SERBATOIO = sistema di mantenimento dell’agente eziologico nel tempo, perché è il passaggio
obbligato, se lui c’è l’ae deve per forza andare lì.
Organizzazione di una popolazione animale: PIRAMIDE DI POPOLAZIONE
Se noi usciamo adesso e andiamo a contare le tortore sugli alberi qui intorno, questa sarà una
sottopopolazione che vive in quest’area. Questa starà dentro ad un numero, che è organizzato in maschi e
femmine (se sex ratio = 1, abbiamo un n° di femmine = al n° di maschi e la mediana è al centro). Dentro a
questo, dove colloco le varie classi di età? Avrò delle tortore giovani, nate l’anno scorso, e ne avrò alcune
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nate gli anni precedenti (vivono circa una decina di anni): avrò quindi sicuramente molti giovani alla
base, perché la spinta di crescita di una popolazione di qualsiasi specie fare molti giovani. Quindi la base
di giovani è molto più grande del n° di anziani che sta sopra, in cima alla piramide. Man mano che il
tempo passa, gli individui muoiono, vengono mangiati, diventano inetti..quindi diminuisce il n° di adulti.
In vetta a queste piramidi ci sono l’anziano ed il superanziano (che sono un numero bassissimo di
individui). Conoscere una piramide di popolazione è fondamentale, e la conosciamo attraverso i
censimenti. Conoscendola io conosco la struttura di una popolazione, cioè quanti giovani e quanti vecchi,
quante femmine e quanti maschi. (se devo campionare campiono esattamente dove so che l’agente
eziologico mi si va a collocare. Es. bhs della lepre: calici virus che non può colpire i giovani perché non
hanno i recettori espressi sulle cellule fino ai 6-7 mesi quindi colpisce solo gli adulti. Se andiamo a
pescare nel mucchio un certo n° di animali avremo prevalenze medie basse perchè siamo nella classe di
età sbagliata, essendoci un n° di giovani molto più elevato del n° di vecchi. E quindi non sarebbero le
prevalenza veritiere dello status della popolazione.)
Quando una popolazione la si modifica, è un problema perché è una destrutturazione della piramide e
vengono provocati spostamenti di compensazione, variazioni comportamentali e tutta una serie di ricadute
sulla specie che si traducono in situazioni di imprevedibilità. Se una malattia uccide in una popolazione
un certo n° di individui, è come se ci fosse stata una predazione (è analoga). Sopravvive un certo n° di
individui, che trasmettono ai figli la resistenza a quella malattia e così la specie non si estingue. Se noi
uccidiamo tutti i malati, non ci saranno quei pochi individui che sopravvivendo e guarendo, potranno
tramandare gli anticorpi ai figli. Se tolgo i malati o gli anziani, quella popolazioni comincerà ad oscillare:
i giovani vanno dove non devono andare, occupano areali che non dovrebbero occupare..
Es. se abbatto gli adulti in una popolazione di cinghiali, i giovani non sanno da chi imparare, e per
imparare a mangiare li si trova lungo le strade, in campi di medica.. Si danno al nomadismo, danni alle
colture…
Sono animali pensanti, anche l’insetto ha una base di apprendimento e di esperienza, trae esperienze
positive e negative e modifica se stesso in base a queste. Ha una potenzialità che è espressa da un istinto
più di quanto lo sia in chi ha fatto scelte evoluzionistiche come le nostre. Ma tutti loro fanno scelte in
funzioni di situazioni.
Anche il protezionismo è un danno! Es. se c’è grande freddo e tutti danno da mangiare ai selvatici, l’anno
dopo ci saranno troppi animali e i giovani moriranno perché non ci sarà abbastanza cibo per tutti!
Es. Se si mantengono densità di camosci o stambecchi in parchi regionali o nazionali perché arriva il
turista, gli da un panino e si fa una foto è sbagliato, perché porta ad avere epidemie di rogna sarcoptica o
di cheratocongiuntivite ogni 3 anni invece che ogni 10 come sarebbe normalmente.
Le popolazioni possono essere gestite anche attraverso meccanismi come cattura, marcatura e rilascio a
vita libera per fare stima delle popolazioni: l’anno dopo si ricatturano e si fa indice di Lincoln: rapporto
tra marcati e non marcati.
Parametri che controllano una popolazione:
NATALITA’:
a) Ecologica: n° nati/ unità di tempo in presenza di fattori limitanti. (Nasci, ti manga una gazza e fine
della storia)
b) Massima: (è teorica) in assenza di fattori limitanti. Ad es. in cattività un falco pellegrino negli
Stati Uniti può fare 6-7 uova, quando in natura ne fa 2-3.
c) Media: riferita ad un individuo riproduttivo di una popolazione (solo una parte della popolazione
può darmi figli, perché non è che un individuo appena nasce si può riprodurre). Escludendo quelli
troppo vecchi o troppo giovani ho il n° di maschi e femmine riproduttivi.
Come si regolano loro?
Tramite le CATENE TROFICHE: abbiamo
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- Un mondo che produce energia
- Uno che la trasforma in biomassa
- Un predatore che la utilizza
- Un superpredatore
E’ un sistema a cascata!
Come sono organizzati tra loro? Abbiamo delle RETI ALIMENTARI: una specie mangia una pianta,
viene mangiata da un’altra ecc.. questo meccanismo ci da la tracciabilità di percorso di un agente
patogeno in natura.
C’è un flusso di energia che ci porta dai vegetali al superpredatore dove ogni singolo passaggio si traduce
in un numero sempre minore di individui = PIRAMIDI ALIMENTARI.
Al vertice ci sta ad esempio l’aquila reale, il lupo, lo squalo, e sotto di loro il n° di individui che li
supporta è sempre maggiore. Qualsiasi variazione al di sotto si traduce in una variazione a livello di
superpredatore (super specializzato), ed ecco perché questo è il BIOINDICATORE. Se ad es. una farfalla
si nutre solo di una certa pianta, la sua presenza / assenza è indice della situazione della pianta. Il
problema può esserci nella farfalla ma molto più facilmente nel sistema che la sostiene. O ad es. la
presenza di un patogeno che aumenta ci sta dicendo che c’è un sistema serbatoio di altri ospiti che sta
aumentando e che lo sta facendo salire.
CURVE DI CRESCITA DI UNA POPOLAZIONE
Perché un animale si modifica in un territorio e quali equilibri deve raggiungere per viverci?
Es. introduco un animale da latitudini diverse (es. nutrie dal Brasile), e se c’è ad es. una gelata tutte le
nutrie muoiono perché non c’è il fitness. Oppure introduco un animale da latitudini simili, è perfettamente
strutturato per sopravvivere, ha un ambiente disponibile e nessun concorrente nella nicchia, che è vuota
perché nessuno mangia quello che mangia lui. Si inizia quindi una riproduzione, la popolazione
inizialmente non cresce in maniera vertiginosa ma lentamente, poi inizia la fase di crescita esponenziale:
arriva un momento in cui in assenza di predatori e di malattie, e in presenza di tutto il cibo necessario la
curva di crescita va su in maniera quasi verticale. Questa crescita continua fino al momento in cui c’è uno
stop: limite della capacità portante di un ambiente per una specie = K. E’ il limite dato dalla somma di
fattori biotici ed abiotici (predazione, temperatura, disponibilità di acqua, etologia). K è un sistema
dinamico che fluttua a seconda di che cosa serve ad ogni singola specie. Più una specie è legata ad un
fattore, più la K è pericolosa, cioè ci vuole molto poco a far decrescere la curva.
Quando si arriva alla capacità max di un ambiente, ci sarà poco da mangiare per i figli e quindi ci sarà la
mortalità che ci abbassa la curva di crescita. Ovviamente quando sono sotto, ci sarà la mortalità sugli
anziani, predazione… che ci abbassa il numero, ma l’anno dopo il numero si alza coi nuovi nati. Quindi si
alternano natalità e mortalità che fluttuano sulla K, che invece fluttua sull’ambiente per quella specie: se
modifico l’ambiente modifico la K. Ad es. Se quest’anno non ho i contributi sulla soia e sul mais ma li ho
sul frutteto, tutti i cinghiali che hanno mangiato per 10 anni ciò che c’era prima al posto del frutteto
muoiono perché non hanno di che mangiare, e la loro K si abbasserà drammaticamente.
K/2 = punto in cui la specie ha la massima crescita
- Se c’è mortalità sopra K /2 = non è un problema, perché l’anno dopo la popolazione si ripristina
- Se scendo sotto K/2 = non è più recuperabile, la popolazione non cresce bene. Se in un piano di
gestione di una specie ho l’ ambizione di ridurre la popolazione tanto da controllare un patogeno
(rabbia, peste suina), o scendo sotto K/2 o sto perdendo tempo.
In questi sistemi di rapporto preda/predatore c’è una sincronia tra questi due, cioè la crescita di predatore
è sincrona (e dipendente) ma leggermente spostata indietro nel tempo rispetto a quella della preda.
Es: no linci senza lepri, no fagiani senza cibo disponibile, no donnole senza arvicole.
Ambienti hanno delle produttività, e quindi la densità di una specie trova come fattore limitante la specie
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stessa. Le produttività sono sia ambientali sia legate a comportamenti: se vado in un parco e faccio
camminare lì i cervi per far fare le foto ai pullman di turisti, questi cervi avranno consumato tutte le
energie che serviranno loro per superare l’inverno.
Altro fattore: c’è competizione trofica sui pascoli tra specie domestiche e selvatiche. D’estate il gregge di
pecore mangia tutto ciò che c’è nel pascolo, e il camoscio rimane senza nulla (in Abruzzo sta succedendo
questo: tutti i cucciolo di camoscio non superano lo svezzamento e c’è mortalità molto alta proprio per
questo motivo).
Se noi cerchiamo l’aspettativa di vita media di una specie, catturo gli adulti che siero logicamente mi
diranno che cosa hanno incontrato nella vita.
STRATEGIE RIPRODUTTIVE:
In una piramide di popolazione ci sono due mondi
- Uno con strategia riproduttiva di tipo K: pochi piccoli ma allevati fino ad un’età avanzata, perché
serve insegnare loro ad es. strategie di predazione, o comunque tecniche raffinate e compicate. Es.
primati, elefanti, balenottere, uomo. Mediamente vivono molto. Le basi di queste piramidi sono
molto strette: pochi piccoli ma allevati molto bene.
- Uno con strategia riproduttiva di tipo R: molti piccoli che vivono poco e che servono da substrato
per altre specie che se li mangiano. Prole autosufficiente quasi da subito (es. cinghialotti
autosufficienti dalle 3 settimane). Base larga. Es. ratti, insetti, pesci.
Queste due strategie condizionano le densità e i numeri delle piramidi di popolazione.
SE c’è una malattia, chi ha strategia R si riprende in fretta, mentre chi ha strategia K fa molta più fatica,
infatti tutte le specie a rischio d’estinzione hanno strategia K. (es. grossi primati, aquile).
9 marzo 2012
La quantificazione delle popolazioni animali in natura (e strutturazione) serve a lavorare su un
qualsiasi agente eziologico. Infatti per far ciò bisogna prima lavorare sull’ospite che lo alberga e
precisamente sul suo sistema serbatoio cioè quello che lo mantiene in natura.
Ora perciò andremo a quantificare una popolazione animale.
Esistono due tecniche generali di quantificazione animale, una diretta una indiretta, altrimenti detti
censimenti o più correttamente stime (infatti quando esco e vado a contarli tutti, non avrò un dato uguale
a quello reale, ma sarà un dato che si avvicinerà molto a quello reale; non sarà quindi un censimento ma
una stima di popolazione).
Ma come faccio a sapere che ci sono certi animali in un dato contenitore ambiante?!
Conoscendo il comportamento di ogni specie, abitudini e quindi potrò osservarne i segni sulle piante, il
tipo di consumo del cibo, le impronte, segni della vegetazione. Questi sono segni di tipo indiretto. Ad
esempio arriverò a stimare la presenza di un animale osservando le impronte sulla neve o sul fango vicino
alle fonti di acqua. Osservando tutte queste cose e grazie all’utilizzo di indici potrò stimare quanti animali
c sono e come sono strutturate le specie una rispetto all’altra. Otterrò quindi un rapporto tra specie (come
sono strutturate le specie una rispetto all’altra), o della stessa specie su una superficie o le diverse quantità
dentro le specie, o indice di dominanza (quanto domina una specie rispetto all’altra, di quanta dominanza
è un indice percentuale). Così come quando si cura un corpo si lavora su cuore, polmone, ecc. quando si
lavora su una malattia in natura il tuo corpo è il contenitore ambiente, e dove vedere tutti questi pezzi
come sono organizzati e devi avere una visione di insieme e non settoriale.
Abbiamo censimenti indiretti più i segni di presenza e i censimenti diretti (con la interazione diretta con
l’animale ad es anche l’osservazione). Partiamo con quelli indiretti perché sono quelli che più ci
avvicinano alla realtà, ad esempio troviamo delle feci , delle impronte, piume che mi dicono che la specie
c’è!
Ora faremo due nozioni sulla specie e poi diremo i loro segni di presenza.
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Inoltre quando censiamo specie dobbiamo tenere conto che sono soggetti a delle fluttuazioni naturali,
quindi non necessariamente a differenza del domestico quella specie è presente in quel territorio in quel
momento ma può essere presente transitoriamente a seconda del momento dell’anno perché quella è
un’area che usa quando sosta, quando si riproduce, quando si nutre e tutto può finire nella finestra di
alcuni mesi, pochi mesi, molti mesi, parte dell’anno. Nel mondo degli uccelli tutto ciò è enfatizzato, posso
avere o no avere a seconda del momento in cui m trovo 5 o 6milardi d animali presenti a seconda dl mese.
Nel mondo dei mammiferi posso avere migrazioni attitudinali o orizzontali, cioè sto in una zona in cui
mangio d inverno e in un’altra in cui vado a riprodurmi e mi sposto di 20 km. Oppure migrazioni verticali
ad esempio quando nevica ad alta quota gli animali scendono più a valle.
Per determinare una struttura di popolazione m serve sapere se:
 Sono maschi o femmine
 Che età hanno
UNGULATI
 SUIDI
-CINGHIALE
Determinazione età: in base alla dentizione e mantello. Si può utilizzare la tavola dentaria per determinare
esattamente l’età su animali abbattuti (si arriva a dare l’ età sui 20 fino ai 38 mesi quindi circa 3 anni.)
questo è importante perché così posso collocare meglio un patogeno e tracciare dei percorsi
epidemiologici precisi in base a interazione e momenti.
Determinazione sesso: in base alla struttura generale, taglia ed ad esempio il maschio ha le zanne molto
sviluppate, canini superiori e inferiori che si ripiegano ad uncino verso l’alto incastrandosi (sono chiamati
……………..), che affilano gli inferiori…………………
È un sus scofa, come il maiale domestico. Sono molto simili, e geneticamente indistinguibili. È rivestito
di pelo e setole e la parte anteriore del corpo è molto sviluppata in avanti. Hanno socialità molto spinte e
vivono n società matriarcali con femmine anziane (3’ e 4’ anno) e più giovani (1’ e 2’ anno); questi in
gruppetti di 8-10 individui che portano con sé una valangata di striati(?), piccoli maialini a righe che si
scambiano l’una con l’altra nell’allattamento (comportamento di balia), e dentro questo branco posso
avere dei giovani maschi dell’anno prima. Poi posso avere il sistema maschio adulto con i cosiddetti
scudieri che sono dei subadulti che stanno…………….……………..
In italia è presente con almeno 3 sottospecie:
-sus scrofa mayori: toscana e lazio, maremma. Femmina 70 kg maschio 115-120kg. Questo è uno dei
cinghiali più antichi e autentici al mondo. Si è separato molto preso ed è rimasto isolato per lunghissimo
tempo portando ai giorni nostri un genoma……………..
-sus scrofa meridionalis: sardegna. molto più piccolo, femmina 45-50kg (in zone molto brulle) ma anche
meno, il maschio70kg. Genotipicamente è molto vicino al maiale, si parla di maiale rinselvatichito. Molto
simile fenotipicamente al sus scrofa majori ma molto distanti geneticamente. Poi andiamo sulla
sottospecie nominale(NB- nella binomiale latina abbiamo genere specie (scrofa) sottospecie (majori))
- sus scrofa scrofa: presente in tutta italia. Non è una nominale autentica, nel senso che sono animali che
sono stato reintrodotti……………………per aumentare la produttività. Hanno così aumentato la
produttività (normalmente fanno 4 piccoli al primo parto ed arriva a farne 6 nell’adulto).
Se dobbiamo censirli a visita guardiamo il mantello:
0-6 mesi hanno striature bianche orizzontali
6-12 mano a mano le striature si fanno meno evidenti, compare il colore rossastro del pelame che in
questo periodo li porta ad essere rossi.
13-24 (26 stando alti) compaiono e poi predominano le setole nere, e siamo sui sub adulti.
26-38 comincerà ad avere la punta delle setole sfibrate (caratteristiche doppie punte, anche 4 o 5) con
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aspetto brinato.
Quando i cinghiali sono incrociati con il domestico non hanno più il posteriore in discesa ma orizzontale!
Importante distinguerli durante le indagini epidemiologiche e la lettura del test (uno magari sarà vaccinato
e l’altro no).
Dal punto di vista è uguale al maiale inoltre hanno questo comportamento di balia che gli permette di non
perdere mai i piccoli anche se muore un adulto. Hanno il massimo incremento utile tra gli ungulati,
arrivano anche al 200% di incremento annuo in aree nuove e un’ottima capacità di occupare spazio.
Questi animali (sus scrofa subiricus possono arrivare a 3 quintali e mezzo e non ha paura di niente al
contrario degli altri cinghiali, insegue anche le persone e i cani!)
Segni di presenza:
zone scavate o mosse perché grufolano nel terreno. Ma potrebbe essere attribuibile anche all’istrice.
Inoltre è particolare rispetto agli altri ungulati italiani perché ha arti ant e post molto corti e poggia gli
unghielli ant insieme ai post, quindi la impronta con 4 unghielli è la sua. Inoltre troveremo tonnellate feci
e ama l’acqua, e quando esce da questi insogli si strofina sulle piante quindi troveremo alberi infangati
completamente alla base. Negli insogli stanno mezzi sommersi con l’occhio “lesso”.
Poggiano sempre il post dove hanno già appoggiato l’ant quindi quella che vedo in realtà saranno due
impronte e non una. Inoltre il profilo interno nei maschi è leggermente curvo, a C, mentre nella femmina
è abbastanza rettilineo e in questo modo posso distinguerli, poi comunque se c saranno femmine vedrò
anche le impronte dei cuccioli e dei giovani. Per ora è l’unico suide presente in Italia.
 BOVIDI (E CERVIDI)
Rumine riempio velocemente il rumine e poi sto attente che nessuno mi mangi; è una strategia di
autotutela. Questi due mondi si sono separati molto presto:
i bovidi hanno le vere e proprie corna, strutture del frontale rivestite da cheratine con all’interno
mesoderma. Li distinguo in base a questo, mantelli e anatomia simile.
Invece i cervidi vivono nel bosco comunque dove ho vegetazione, mangiano fuori nella mattina e tornano
nel bosco quando cala il sole. Perciò non hanno corna ma palchi, costituiti da osso vero e proprio con
tessuto osseo spugnoso e compatto esterno. La strategia è: “produco qualcosa che m serve per litigare
durante la stagione degli amori, sistema a gerarchia a dominanza maschile, li uso per conquistarmi e
dividermi territori. Però quando devo correre nel bosco con un branco di lupi dietro mi impedisce nei
movimenti, perciò l’animale preferisce ischemizzarlo alla base e fare un periodo dell’anno senza (cade il
palco). È cmq conveniente, mi dà un maggior feedness anche se mi costa 14 kg di carbonati di calcio, e ci
voglio due mesi.
 Camoscio
Piccole dimensioni, nord europeo di montagna spostatosi a sud arriva il giaccio 25 mila anni fa e rimane
sulle alpi.
Abbiamo due specie: gen. rupicapra
Rupicapra rupicapra: in tutto l’arco alpino, dal friuli alla valle d’aosta, in quota dai 1000 ai 1700-2000 m.
si porta ai limiti della vegetazione, non supera le zone aperte se non per periodi molto brevi.
Rupicapra pyrenaica ornata (camoscio abruzzese): prima considerata sottospecie
Come distinguerli, visto che il camoscio abruzzese è protettissimo (dal CITES appendice A lista 1 legge
quadro nazionali 157 rientra tra le particolarmente protette, rientra nel penale)
Si guarda le dimensioni delle corna:
nel camosco d’abruzzo sono lunghe più del doppio (confronto con la lunghezza del cranio), ampie e
divergenti.
Per distinguere maschio e femmina:
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guardo il sottogola, nel maschio è dritto con giogaia, nella femmina è molto infossato.
Guardo le corna: ripiegate ad uncino nel maschio (le utilizzano per strattonarsi e agganciarsi quando
combattono), nella femmina sono a curva aperta.
Guardo la forma della testa
Guardo come fanno la pipì (uguale a cane maschio o femmina)
Così li distinguo con cannocchiali anche a un km di distanza! Inoltre nel periodo dei censimenti posso
usare delle “saline”, infatti essendo molto ghiotti di sale spalmo sale grosso su grosso pietre.
È molto più difficile distinguere l’età: le corna sono a crescita continua ma non continuano
indefinitamente! Però ogni inverno si formano degli anelli alla base (linee di crescita progressive, con dei
solchi), rappresentano un momento di interruzione e di ripresa della crescita. In genere se in quella stessa
zona taglio una pianta trovo gli stessi anelli alla stessa distanza, vanno di pari passo!
invece se utilizzo la tele cattura guardo la dentizione, con al 4’, 5’ anno una bocca fatta.
Sopra questa età posso utilizzare solo la sezione del dente, infatti cemento e dentina fanno di anno in anno
esattamente come nei tronchi degli alberi. Posso utilizzarlo su animali trovato morti o estrazione di denti
per controlli.
I camosci in inverno vivono tutti insieme (momento epidemiologicamente più a rischio)
Mentre nella fase riproduttiva c’è la fare di corteggiamento,si accoppiano, le femmine si estraneano,
partoriscono e poi qualche femmina vive insieme ad altre.
Nb- gli agenti eziologici si muovono in animali filogeneticamente simili perché avranno probabilmente
strutture di superficie simili.
Nell’interfaccia tra domestico e salvatico è molto importante come malattia la cheratocongiuntivite
infettive che passa dalle pecora ai camosci che non hanno difese! Si ripresenta ogni 8-10 anni e ha una
prevalenza del 20-30%. “buca” gli occhi dei camosci e questi cadono dai dirupi. Il serbatoio sono le
pecore che non hanno sintomatologia o cmq molto blanda congiuntivite e passano la malattia durante il
pascolo. Anche lo stambecco è molto sensibile.
Altre malattie:
-pasteurellosi con forme respiratorie invernali. Favorito dall’infestazione da strongili
-brucellosi in zone ad alta densità è un problema
- actinomicosi è molto frequente negli anziani. In cattività l’aspettativa è 20, n natura8 anni
-rogna sarcoptica danno incisivi cali di popolazione
-dermatofitosi
- Ectima contagioso
Tutte queste causano circa una mortalità spt invernale del 30% circa. Deve essere così.
In questo caso ho cicli di malattie che danno immunità di popolazione, che deve arrivare a un calo per
avviare il ciclo successivo. Se ragiono così, quando devo gestire delle pop e csm spostarle devo vedere se
posso favorire una malattia o no.
 Muflone
Vero progenitore delle pecore. Il maschio ha sempre le corna, la femmina ha volte ha solo degli abbozzi,
altre volte non le ha proprio (una pecora su 200 ha delle corna abbozzate). Anche qui avrò nel maschio le
barre di crescita associate agli inverni così gli do un’età. Ma non bisogna considerare ogni singola linea!
Infatti queste vengono utilizzate durante le lotte tra maschi: si incontrano, si inchinano, appoggiano la
testa a contatto poi partono in retromarcia per 10 metri e poi partono e si danno una gran craniata. La
funzione di queste corna è quella di non fare scivolare le teste e le corna a contatto e ammortizzare il
colpo con un movimento verso il basso. Lo stesso vale per gli arieti, e così quando li decorno finiscono
per darsi delle craniate frontali! Questi quindi sono dei solchi più ornamentali mentre quelli dell’età sono
più profondi.
A volte invece di microchippare nel muflone posso fotografarlo, in quanto ha una maschera facciale
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personalizzata che rimarrà tale per sempre, come avviene per le pinne delle megattere e i disegni dei
grampi(?). bovidi e cervidi hanno mantelli estivi e invernali che cambiano, con quantità di pelo e tonalità
del colore diverso nel tempo. Normalmente è più chiaro in estate e scuro in inverno. Ill pelo dei bovidi è
uguale a quello del bovino, per i cervidi è diverso.
Un animale mediterraneo di origine, non vive in quote, ma a 200-300 metri fino a 800metri, si muove tra
la vegetazione, tra il bosco misto, tra i prati aperti con qualche roccia. Non è abilissimo sulle rocce, ama
le pietraie non le rocce verticali, corre sui sassi saltando poi si mette all’ombra della parete.
Gli adulti hanno una gran sella bianca. Li puoi anche avere a 200 metri e non vedere perché sanno giocare
sulla immobilità, stanno fermi all’ombra.
Le impronte sono identiche a quelle di pecora: hanno i glomi e gli unghielli strettissimi ma non tanto
quanto i superarrampicatori come lo stambecco. Vivono in ambienti di roccia e di Montagna, e riesce a
fare cose impressionanti come scendere una parete verticale di 50 metri, sono molto adattati! Come segno
d presenza non possiamo contare sulle impronte.
Patologie:
 Cheratocongiuntivite su tutto l’arco alpino (anche le altre due). Non si arriva quasi mai all’ulcera
corneale a differenza del camoscio.
 Pasteurella
 Brucellosi
 Ectima contagioso è sensibile
 Blue tongue non erano immunizzati quindi li ha decimati ora invece si è endemizzato. Ora i
cuccioli nascono immunizzati con immunità passiva.
Quando ho delle epidemie in una popolazione bisogna agire con senno: se infatti sparo ad animali
ammalati sparo anche a quelli che si sarebbero magari immunizzati facendo sopravvivere la popolazione,
tolgo il sistema di sopravvivenza. Se invece catturo gli animali malati per curarli tengo alta la densità di
popolazione che era il sistema che m ha innescato la malattia come sistema di contenimento. Valutare
sempre i pro e i contro. Normalmente cerco di simulare quello che sarebbe successo in natura. Posso
anche reintrodurre dei predatori, che selezioneranno i giovani, anziani i malati. Potrei reintrodurre anche i
cinghiali ma ho problemi con gli allevamenti di suini. In questo modo agisco spt sulla base della
piramide; in questo caso strategia di mortalità K è sul 95% dei giovani in natura. Idealmente non
dovremmo fare niente.
 Stambecco
Capra ibex
Cugino stretto della capra domestica. Vive in gruppi di giovani con gruppi di femmine e maschi sub adulti
e maschi adulti che sono in gruppi di maschi. hanno due tipi di teste molto diverse: maschi adulti ti fanno
sedere in mezzo a loro, ruminano a 3 metri e non fanno una piega, mentre la femmina i tiene a 150 metri200 non è avvicinabile. Da tenere presente durante i campionamenti per prelievi (la casella dei maschi si
riempie facilmente in 5 minuti mentre quella delle femmine servono 3 mesi camminando sulle
montagne!).
Sono animali molto grandi, sui 115-120 km fino 150kg il maschio adulto. Sono iperadattati alle rocce
verticali, qui si muovono meglio che in verticale. Riescono a muovere gli arti indipendentemente, gli arti
sono su una roccia e i post su un’altra, hanno arti molto corti.
Per dare l’età conto le linee di crescita (più anziano fu Saltano del Gran Paradiso che arrivò a 18 anni),
guardo le linee posteriori, mai le anteriori e comunque le più profonde.
Hanno anelli ornamentali nelle corna utilizzati negli scontri. Inoltre se hanno la cheratocongiuntivite gli
effetti sono devastanti, non vedono dove vanno!
Età in funzione dei denti: arriviamo fino al 4’, 5’ anno come età in base alla evoluzione degli incisivi
inferiori dopo di che mi posso basare solo sulla sezione della dentina alla radice. Non m posso basare
molto sul consumo perché dipende dalle abitudini alimentari (è molto più variabile nei salvatici). Passano
le giornate a dormire. Stambecco che cambia il pelo non è malato!
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Impronta: ha glomi diversi rispetto agli altri e unghielli strettissimi alla base e mooolto lunghi. Hanno
una estrema escursione delle dita, riescono a correre al galoppo in salita e appoggiarsi su 0,3 cm di roccia.
Feci degli ungulati (sia bovidi che cervidi): sono cilindroidi ……………..cambiano le dimensioni, ma
quello che fa la differenza è l’ambiente in cui lo trova, se in quell’ambiente ci sono anche capre non posso
dire chi è.
I ruminanti hanno la pupilla orizzontale, dà un grande visione sugli angoli morti, se c’è un predatore lo
vedo prima.
 Capra selvatica di monte cristo
Sorella selvatica della capra. Grosso caprone. Ha volte di conservazione. L’isola di montecrito è protetta,
non c si può andare.
 CERVIDI
Archiodatili. Sono divisi in famiglie:
 Odocoileini (capriolo). Importante perché questo rende i capriolo vicino ad alcuni cervidi del nord
america che sono odocoileini, quindi alcune malattie come la cronic wasting disease li troverò più
facilmente in questo animali (sempre per il discorso di filogenesesi).
 Cervidi che poi diventano cervini
Abbiamo come specie il:
- cervo rosso (sottospecie cervo rosso comune e cervo sardo che è la sottospecie del cervo rosso in
sardegna)
- Daino
- Capriolo (italicus dalla toscana a scendere e quelli dall’est europa capreolus capreolus)
Fanno da interfaccia con gli allevamenti per alcune patologie come la TBC, parainflenza, IBR. Spesso la
circolazione del patogeno è di mantenimento ma spesso è volentieri passa dal domestico al selvatico
decimando a causa della alta densità del cervo ad es.
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DELOGU 16 MARZO
CERVIDI
CERVO ROSSO
 In Italia parliamo di due specie: Cervo Europeo(Cervus elaphus hippelaphus) eCervo
Sardo(Cervus elaphus corsicanusus), che si trova soprattutto a Sud in Sardegna, ma ora si sta
spingendo anche verso il Nord dell’isola. Sono due sottospecie diverse, in quanto l’habitat
insulare ha cambiato il fenotipo del Sardo, riducendone le dimensioni. (Normalmente quando una
specie si sposta dal Nord verso Sud subisce questa riduzione delle dimensioni per adattarsi al
meglio alle condizioni climatiche).
In Italia il Cervo Europeo è soggetto a prelievo venatorio, mentre quello Sardo è una specie
protetta.
 DIMENSIONI: Può arrivare ai 250/300kg (la Femmina arriva al massino a 150 kg)
 Costruisce un palco di corna ma poi lo perde per sfuggire più agevolmente ai predatori (gli costa
meno ricostruire tutto il palco ogni anno, piuttosto che essere mangiato da un predatore!)
NB: il tessuto osseo che perde con i palchi viene a sua volta cercato e mangiato da altre specie,
come roditori, canidi, ma anche bovidi (ricercano Sali minerali -calcio, fosforo, magnesio-,
carenti
nei pascoli), e cervi stessi che devono integrare la ricca deposizione di Sali minerali all’interno
dei
palchi (hanno un ritmo di crescita fino a 8 cm al giorno) ecc..
I palchi hanno sezioni cilindriche in tutti i punti
 Per distinguere gli animali a distanza: il palco segue una progressione specifica nella crescita (ci
sono varie punte e ad ognuna è assegnato un nome e indicano un’ età specifica dell’animale) e
anche nella regressione.
Il maschio è molto alto, 1.80 m al garrese, non è particolarmente resistente nella corsa ma è
adatto
al salto, anche di 12-15m, e Presenta una giogaia.
Sia nel maschio che nella femmina c’è uno specchio anale di colore miele, (mentre è bianco e
nero
nel daino e completamente bianco nel capriolo.) Questa strutture però si può vedere solo negli
adulti. La coda è presente ma è molto piccola, quando si muove la tiene appoggiata al corpo.
 I cervi hanno un momento particolare dell’anno in cui devono organizzarsi socialmente per la
riproduzione (momento in cui si fanno i censimenti): i cervi maschi, a partire dal 5°/6° anno di età,
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

d)
e)
f)
g)
h)
i)
j)
-
fino al 13° circa, si raggruppano, si mettono in mostra e cercano di conquistare dei territori e
mantenerli per poi crearsi un gruppo di femmine con le quali, grazie alla sincronizzazione degli
estri (data da feromoni maschili), si accoppierà. Questo periodo è chiamato PERIODO DEI
BRAMITI (corrisponde all’incirca al mese di ottobre;), in quanto il bramito è il verso che emette il
cervo maschio; si sente di solito all’imbrunire e continua la notte, intervallato da una serie di
pause. Serve a far capire chi è più potente, più grosso, in base all’intensità del bramito. Esiste tutto
un codice di comportamento in cui i cervi si confrontano con movimenti e variazioni di intensità
di bramiti diversi e lo scontro fisico vero e proprio rappresenta una “sfida finale”, mentre prima
cercano di evidenziare la loro forza incornando cespugli o altro; se in tutte queste “sfide” si
rivelano essere alla pari, allora andranno allo scontro. L’esibizione termina con uno (il vincitore)
che allontana l’altro.
Quando nasce, il cervo presenta una pomellatura; per le prime due settimane la comunicazione tra
la madre e il piccolo è prettamente sonora: tuti e due, come richiamo, utilizzano un sibilo emesso
grazie ad una vibrazione delle narici; in ogni caso il cucciolo rimane dove l’ha lasciato la madre, è
lei che torna! Dopo un certo periodo, i maschi subadulti tendono a stare insieme, poi, quando
diventeranno adulti, si separano.
STRUTTURA E FASI DEL PALCO:
VELLUTO: è la struttura esterna data da punte vellutate ed è costituita da una cute estremamente
vascolarizzata che, dall’esterno, apporta tutto il materiale necessario alla costruzione del palco.
a ottobre, stagione degli amori, c’è la massima attività del palco: la parte esterna è stata
completamente devitalizzata, in modo tale da non creare dolore, nel caso dovessero spezzarsi
durante uno scontro. Riamane solo la vascolarizzazione centrale;
Nel periodo riproduttivo, quindi marzo, i cervi cominciano a perdere il palco, grazie alla
ischemizzazione dei tessuti. Quando cade il palco di una parte, poco dopo cade anche la
controlaterale, quindi di solito li vedo vicini sulla strada. Da questo momento fanno circa un mese,
un mese e mezzo, senza e poi ricomincia la crescita e a luglio gli animali hanno il palco
completamente in velluto. A fine luglio comincia già ad ischemizzarsi il velluto e, infatti, poco
dopo, gli animali cominciano a sentire il bisogno di grattarsi e noi li possiamo vedere con dei
brandelli di cute sanguinante che sta per staccarsi dai palchi. In questo modo il tessuto osseo,
progressivamente si ischemizza e diventa pronto per i combattimenti.
NB: il tessuto osseo è normale, biancastro. Il colore che acquisisce è dovuto alle continue
sfregature che i cervi fanno su piante, rocce e ai bagni di fango.
primo anno di vita, fino al 3°/4° anno: c’è una sola unta allungata che prende il nome di fusone;
dal 3°/4° anno si forma il vero e proprio palco, gli animali infatti si chiamano palcuti, e, a seconda
di come termina il palco, possiamo avere animali forcuti (se termina a forca) o coronati (se
termina con una specie di coroncina). NB: alcuni rimangono forcuti, come il Cervo Sardo, non
diventano coronati!
Il trofeo raggiunge forma e lunghezza definitive nel cervo adulto (ca. 6 anni); in seguito si può
avere un incremento della massa e del numero di cime della corona. Il trofeo raggiunge il massimo
sviluppo a 10-12 anni.
In ogni caso si può osservare anche una variazione fisica degli animali: aumenta sempre di più la
grossezza delle spalle, del collo, l’addome scende, acquisisce una forma squadrata, diventano più
“statici”.
Dai 10 anni in poi comincia la regressione: per cui, i soggetti anziani hanno il palco più piccolo.
SEGNI DI PRESENZA:
1. le impronte: assomigliano a quelle di una manza nel caso del maschio, l’anteriore sempre più
grande del posteriore e si vede bene soprattutto la parte posteriore (glomi e fettone perché
l’animale è molto pesante e quindi il piede si allarga quando appoggia)
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2. feci: sono percolate, come tutte quelle dei Bovidi, però grazie alle dimensioni che hanno
posso farmi un’idea delle dimensioni dell’animale (di solito, sono 5/6 volte quelle di una
pecora)
3. acqua: è un appassionato dell’acqua, lo utilizza come rifugio per qualsiasi problema lui
abbia.
- PER DEFINIRE L’ETA’: si guarda la dentatura: mancano gli incisivi inferiori, come i tutti i
ruminanti, e, nel maschio, troviamo anche i canini vestigiali.
Possiamo usare due criteri: uno riguarda il 3°premolare inferiore che fino ai 12 mesi è
bicuspidato,
poi diventa tricuspidato.
Oppure, se abbiamo animali morti e dobbiamo fare indagini di tipo medico-legali si estrae un
molare o premolare e lo si seziona trasversalmente: si possono vedere le linee di cemento tra la
dentina e lo smalto?? Contando le linee si determina esattamente l’età dell’animale.
Inoltre si può anche tener conto del livello di chiusura delle ossa del cranio, soprattutto
riguardanti
lo sfenoide, ma cmq non è molto attendibile.
NB: il consumo dei denti non è molto attendibile come metodo per capire l’età perché dipende
molto dal tipo di alimentazione.
DAINO
- Il daino, come la renna, è caratterizzato dall’avere dei palchi che si estendono e prendono il nome
di pale;
- dimensioni: maschio 150 kg e femmina 80 kg
- Ha sempre lo stesso mantello, che sia giovane o adulto, ossia la pomellatura;
specchio anale: bianco con la coda dorsalmente nera, sotto bianca e con due disegni laterali neri.
E,
inoltre, corre sempre con la coda sollevata.
- Ciclo dei palchi: come quello dei cervi ma spostato di un mese e mezzo, li perde ad aprile, primi
di maggio. I palchi crescono fino al 10° anno e poi regrediscono: per il 1°/2° anno si ha sempre il
fusone, poi assume una forma che viene chiamata balestrone in cui le pale sono strette. Dal 5/6
anno in poi cresce in tutto lo spessore e diventa il cosiddetto palancone
- Periodo riproduttivo è sempre spostato di un mese e mezzo rispetto a quello dei cervi
- Il daino non bramisce ma fa un verso molto meno potente e più acuto rispetto a quello del cervo
- I maschi subadulti stanno con le femmine e li posso distinguere grazie al pennello (presente nel
maschio)
- Il comportamento riproduttivo del daino è data dalla costruzione di aree che si chiamano leck dove
i maschi riproduttivi delle zone limitrofe convergono in uno spazio limitato (qualche ettaro) e lo
suddividono in spazi molto piccoli e lì devono dimostrare chi è il più forte scavando delle buche
con le zampe anteriori (5 metri per 4) e si mettono al centro di questa piccola arena con tutto il
terreno smosso, urinano in modo da saturare il territorio con il loro odore e poi litigano per
occupare le varie posizioni. Nel sistema leck dei daini il dominante è quello che sta al centro di
queste arene, quindi occupa i territori centrali di quei pochi ettari (di solito ha maggiore capacità
ad accoppiarsi)
- Segni di presenza: l’impronta è più allungata e stretta rispetto a quella del cervo; quella del piede
posteriore si sovrappone a quella dell’anteriore
Le feci sono percolate
Di solito sono più gregari rispetto al cervo, per cui è più facile vederli in gruppo
NB: nel daino si possono anche vedere esemplari albini, bianchi o scuri.
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CAPRIOLO
- Oltre al capriolo originario (Capreolus Capreolus), ora in Italia si vedono molto anche caprioli
importati a fini venatori dall’est europa (si vedono sia sulle Alpi che sugli Appennini)
- Dimensioni: maschio 27-28 kg, femmina 23-24kg (dipende anche dalla stagione, tra estate e
inverno si può Avere anche una differenza di 3 kg)
- Ciclo dei palchi completamente diverso dagli altri due: a gennaio/febbraio i palchi sono in
crescita, a marzo è in velluto, ad aprile comincia a sfregare i palchi, e ad agosto lo perde.
- Si accoppiano in agosto ma poi bloccano l’ embrione nei primi stadi di segmentazione fino a
dicembre e fanno ripartire la segmentazione quando si ha l’aumentare del fotoperiodo e quindi i
parti si concentrano tra fine aprile e maggio. Questo fenomeno è chiamato pausa embrionale.
NB: fare molta attenzione alle femmine nei periodi invernali, soprattutto per utilizzare
farmaci o
tecniche di contenimento, ecc..
- Una misura biometrica che viene presa sui palchi è la corona: è la base del palco; si misura poi
l’altezza, fino alla punta. E poi si prende anche la larghezza (da punta dx a punta sx).
Del palco si può misurare anche la densità ossea perché mi può indicare lo stato di salute
dell’animale; infatti il palco necessita di un apporto adeguato di sali minerali. Per calcolarla
vengono immersi in acqua capovolti, viene calcolato il volume e rapportato al peso
- Per determinare l’età si può osservare anche qui il terzo premolare
- Per distinguere le femmine giovani dalle adulte si guarda il collo nell’ingresso al torace: vengono
chiamate sottili tutte le femmine dell’anno
- Nel mantello ci sono delle differenze sostanziali: lo specchio anale del maschio è completamente
bianco e a forma di rene, nella femmina assume una forma a cuore, ricalcando un “falso pennello”
- Segni di presenza: impronte molto più sottili rispetto a cervo e daino poiché è molto più leggero,
feci che possono essere compattate o percolate
E il suo verso che assomiglia ad un abbaio e che emette soprattutto quando si sente in pericolo
1. NB: fare molta attenzione alla gestione dei Cervidi in quanto sono molto sensibili allo stress e alla
paura: anche un errore di pochi minuti può essere fatale per loro, a differenza dei Bovidi.
2. NB: tutti i cervidi sono caratterizzati dall’avere un mantello estivo tendente al rossastro e uno
invernale tendente al grigio. (come segno di presenza si possono trovare dei ciuffi di pelo rimasti
incastrati in staccionate, fili spinati, ecc..). i loro peli sono caratterizzati dall’avere la parte centrale
cava, sono fragili ma li isolano termicamente!!
23 Marzo
CARNIVORI
Tra i carnivori, i più frequenti in assoluto in Italia non sono i canidi, come magari la volpe o il lupo, ma
sono i mustelidi.
Il gruppo dei mustelidi si colloca, da un punto di vista filogenetico e quindi anche come posizione rispetto
alle malattie e ai parassiti, come un ponte ideale tra canidi e felidi: possono essere sensibili alle patologie
di un gruppo o dell’altro (ad es. i furetti possono essere vaccinati per la panleucopenia felina così come
per il cimurro del cane).
Dal punto di vista dell’ecologia delle malattie trasmissibili, sono coinvolti pesantemente solo alcuni
gruppi, per altri invece abbiamo problemi di conservazione. Tra le malattie più importanti: cimurro,
parvovivosi, tbc.
Tra i più piccoli presenti in Italia abbiamo la donnola e l’ermellino.
Donnola: intorno ai 20-22 cm, quindi molto piccola, presenta addirittura delle sottospecie di dimensioni
ancora minori, quindi nella Mustela nivalis, troviamo anche la Mustela nivalis minuta, che arriva a 12 cm
nell’adulto (praticamente un insetto!). Tuttavia sono assolutamente efficienti da un punto di vista
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predatorio, ovvero il rapporto tra il loro corpo e quello della loro preda è molto maggiore che se un leone
uccidesse un elefante da solo, basta pensare a quando uccidono una lepre adulta che pesa 5-6 kg contro i
loro 70gr.
Le troviamo in Italia nella forma continentale, vengono chiamate nominali da un punto di vista biologico,
quindi siamo dentro la stessa specie (genere specie specie = Mustella nivalis nivalis). Se ci spostiamo
sulle isole, in Sardegna, troviamo una sottospecie che è un endemismo, ed è Mustela nivalis buccamela:
questa cosa non tanto per un aspetto solo culturale o di conservazione, ma perché qui mancano diverse
specie di mustelidi (non ci sono la puzzola o la faina) e quindi ci sono delle nicchie vuote. A differenza di
quello che succede nella fauna insulare dove trovate animali che normalmente per un fatto termico, più
aumenta il caldo più riducono le dimensioni, essendoci delle nicchie vuote nei gradini superiori la
donnola sarda è aumentata di dimensioni, e questo è molto particolare.
Se guardiamo le foto di donnole e di ermellini, sembrano tutti uguali e ci si chiede come si fa a
distinguerli, visto che le dimensioni sono praticamente uguali.
L’ermellino ha due pelami: in estate è marrone con petto bianco, in inverno diventa completamente
bianco. Anche le donnole nordiche però diventano tutte bianche d’inverno! Quello che ci permette di
distinguerli nelle aree dove si sovrappongono (ermellino vive in montagna in quota, donnola invece in
tutti gli ambienti) è un grosso ciuffo nero in cima alla coda dell’ermellino.
L’ermellino è arrivato con le glaciazioni e si è stabilito nelle isole fredde delle Alpi e visto che i ghiacci si
stanno ritraendo, tra un po’ lo saluteremo perché non è più il suo mondo... funziona così in natura
biologicamente, è il ciclo delle specie in funzione del cambiamento degli ambienti.
Fra le cose particolari come segno di presenza nelle donnole c’è un aspetto sociale non poco importante,
tra i più caratteristici e conosciuti, che è quello di fare i funerali ai propri morti: quando muore una
donnola tutto il gruppo si mette in fila con qualcuno che tira il cadavere e potete vedere queste scene
accadere davanti ai vostri occhi. Serve per togliere la presenza di un soggetto che potrebbe essere
mangiato e per non rendere visibile la presenza (…parole che non si capiscono…)
Tra i segni di presenza della donnola ce n’è un altro molto particolare: si possono trovare in un fienile o in
un deposito, un mucchio di animali morti messi uno sopra l’altro. Questa è in genere opera di mustelidi
che biologicamente prendono le carcasse degli animali e le stivano come cibo “pronto uso” per le
successive 24 ore. La donnola però propone una versione più elaborata, perché tra i cadaveri mette uno
strato di sabbia per migliorare la conservazione, quindi potete trovare queste pile di topino morto-sabbiatopo-sabbia ecc… fino a 10 strati.
Altro segno di presenza è quello degli animali investiti sulle strade (oltre anche a quello della
superpredazione che è una cosa che fanno in pochi).
Un altro animale che potete vedere attraversare le strade di notte e che può sembrare un gatto è la faina
(Martes foina) : il maschio adulto ha le dimensioni di un gatto di 6-7 mesi, come peso siamo intorno a
1,3-1,4 kg (femmina è sempre molto più piccola, anche la metà del maschio). Particolare è una grossa
macchia bianca sul petto.
Da un punto di vista di presenza e frequentazioni vive in tutti gli hinterland legati all’attività umana
(intorno a casali, cascine, mucchi di legna...) Fra i segni di presenza ci sono i nidi con le uova, cui non
può resistere, va lì le rompe, le mangia e poi lascia i gusci aperti.
Dal punto di vista predatorio è molto frugivora (va nell’orto a prendere le fragole!) però va anche su
prede di dimensioni importanti come il pollo del contadino, il fagiano, la lepre. Vivono in clan, spesso
infatti i mustelidi hanno queste strutture sociali di 8-10-12 individui, quando siete su un sistema dove
trovate dei segni di presenza solitamente sono indicativi di più individui.
La cugina stretta arboricola, spostandoci dalla fascia di pianura e medio-collina ed entrando in quella del
bosco, è la martora, che non è una faina con una macchia pigmentata sul petto, ma è proprio un’altra
specie rispetto a Martes foina, ovvero Martes martes. È completamente arboricola, cacciatrice di scoiattoli
sulle piante, mangia di tutto, depreda i nidi e fa gli agguati vicino alle pozze dell’acqua. Le dimensioni
sono leggermente maggiori rispetto alla faina. (... non si capisce)
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Vivono catturando moltissimi ? tant’è che la loro dimensione di popolazione è sempre in parallelo con la
presenza di specie arvicole, di frutta ma anche di uccelli o altro che possono mangiare.
Anche qui in Sardegna ne troviamo una sottospecie che in qualche modo è ridotta a valore di
conservazione. Loro sono tattici come comportamento, significa che sono in grado di comprendere cosa
sta cambiando e rapidamente adattarsi. Quest’animale ha vissuto per anni come una sorta di leggenda,
senza contatti con l’uomo, mentre negli ultimi 5-6 anni è diventata una creatura che vive all’interno degli
abitati, si trova nei cassonetti, la vedete in pieno giorno sulle rocce, entra negli ovili, tanto che hanno
cominciato a chiedere i danni da martora per le pecore trovate morte, ma bisogna capire se si tratta di lei.
(… tane all’interno di cavità di alberi… ?)
Uno dei più grossi mustelidi che abbiamo in Italia è la lontra (Lutra lutra), è un animale veramente
grande di 12-13 kg, se allungato arriva a 1,5m. Completamente ittiofago, adattato all’acqua, quindi
mangia pesce. Oggi lo trovate solo al Sud Italia con pochissimi individui in Abruzzo, e il grosso degli
individui (non più di 40) lo trovate tra Campania e Basilicata. Ovviamente essendo un animale che vive in
acqua e si lecca il pelo, se l’acqua è inquinata avrà vita breve; inoltre anche la presenza dell’uomo è
considerata un limite, visto che era ricercata per la sua pelliccia e fino agli anni ’70 era veramente
decimata. Le popolazioni nordiche sono scomparse. (…??)
Segni di presenza: essendo un animale d’acqua, lascia impronte di mani e piedi palmati; le feci le fa
uscendo dall’acqua e salendo sulle pietre (si chiamano spraint), sono caratterizzate dal contenere squame
e lische di pesce.
Non necessariamente i fiumi devono essere di grandi dimensioni, tendenzialmente si trova in fiumi di
piccole-medie dimensioni dove nuotano anche salmonidi, e con acque ben ossigenate.
Nelle impronte vediamo i segni delle unghie e i segni delle membrane interdigitali.
Puzzola (Mustela putorius putorius): è il cugino lontano del furetto, lontano un migliaio di anni perché
prima che l’uomo allevasse i gatti per la caccia ai topi, allevava in Europa proprio la puzzola allo stato
domestico. (????) Non confonderla con la puzzola americana che è quella con le strisce bianche e nere,
però attenzione perché anche lei è in grado di girarsi, alzare la coda e far partire un getto dalle ghiandole
perianali? ( funzione di difesa) che ha un odore davvero difficile da togliere. I maschi sono grandi,
arrivano a 1,5 kg, mentre le femmine neanche a 600gr.
Segni di presenza: le impronte ricordano molto quelle del gatto ma non avendo le unghie retrattili si
vedono appunto i segni delle unghie.
È una specie che vive anche nell’ambiente acquatico (nel Nord Europa con queste caratteristiche simili
alla lontra, c’è il visone), non ha nessun problema a entrare in acqua, a camminare sul bordo dell’acqua,
tanto che spesso si trovano le sue impronte nel fango.
Altro segno particolare è trovare cadaveri di rospi, che la puzzola mangia rigirandone la cute (perché
l’epidermide è ricca di ghiandole parotoidi che producono delle tossine emetiche e neurotossiche  in
questo modo ha risolto il problema!). Anche lei ruba e mangia le uova. Animale sociale.
Tasso (Meles meles): animale di grandi dimensioni (oltre a lui e alla lontra, così grande c’è solo il
ghiottone in Nord Europa). È una specie di cilindrone con testa bianca e nera; nei maschi il corpo è grigio,
nelle femmine diventa biondo nella parte centrale e posteriore; i giovani sono simili ai maschi. Come tutti
i mustelidi ha il corpo allungato e cammina portando avanti il posteriore (che come la colonna lombare è
molto grosso) insieme all’anteriore: questa dà la sensazione di un movimento ad onda.
Quest’animale vive in clan in grosse tane che possono essere riciclo di una tana di volpe, o una tana da
loro scavata (quando sono occupate da molti anni diventano delle vere e proprie caverne). Questo gruppo
verso le 9.30 di sera esce e va a litigare con il gruppo vicino (sono dei teppisti!).
Trasmissione della tubercolosi: spesso sono coinvolti i linfonodi retrofaringei quindi si possono vedere
delle forme di tbc cutanea a livello del collo legate alla trasmissione diretta tramite morso; oppure perché
i tassi amano mangiare insetti e lombrichi e con le loro unghie anteriori (le zampe sono molto simili a
quelle dell’orso in versione miniaturizzata, nelle impronte vedo cuscinetti plantari e unghie) scavano sotto
le feci di altri animali (dove è appunto più facile trovare i lombrichi grazie alla presenza di fibra, cellulosa
ecc) e quindi se ad es. le feci sono di bovino infetto, il batterio passa sul lombrico e poi al tasso; oppure
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ancora può essere dovuto al fatto che le tane rimangono infette molto a lungo quindi nel caso si svuotino
perché i tassi sono morti di tbc, se entrano nuovi inquilini anch’essi si infetteranno e così via, spesso
rimbalzandosi l’infezione con il bovino.
Ha canini da predatore ma anche premolari e molari che gli consentono di ?????????
Nelle feci si trovano semi di piante che ha mangiato; sono usate anche per marcare. A volte però l’unico
segno di presenza è il ritrovamento di animali investiti sulle strade.
Una particolarità è che per defecare usano delle aree, sia all’interno che all’esterno delle tane, dette
latrine, dove si recano tutti i membri del gruppo, e che hanno un’estensione minima, per cui tenerne conto
quando si parla di diagnostica delle malattie.
Da un punto di vista delle classi d’età, distinguiamo molto bene maschi e femmine adulti ( mantello);
poi si possono valutare anche i denti. …???
Gatti selvatici. Sono specie estremamente duttili, spesso e volentieri non è che ci coabitate ma è facile
che non si noti la loro presenza. In questi giorni i maschi sono in amore quindi è uno dei pochi momenti
in cui ci si può accorgere se ci sono dei gatti selvatici in zona. In montagna o zone poco abitate è più
facile incontrare questi animali, ma attenzione perché possono esserci anche dei gatti rinselvatichiti, che
si riproducono da generazioni e hanno occupato spazi uguali, quindi se si trova un’impronta non è detto
che sia di un selvatico.
In genere solo con il videotrappolaggio si è in grado di definirne la presenza (si può fotografare in
trappole messe per le volpi, o ogni tanto vicino ai pollai, ma è prevalentemente di bosco); tra gli altri
segni di presenza, sono dei mangiatori di pesce quindi si possono trovare vicino alla pozza d’acqua bassa
dove sono rimasti pochi pesci, oppure nel periodo produttivo i maschi che sono territoriali vocalizzano
anche di giorno.
Abbiamo due gatti selvatici in Italia: uno è la forma continentale e si trova in tutta Italia, Nord ed Est
Europa, ed è Felix silvestris, quello con testone, baffoni, occhi verdi, coda che termina tronca (è la cosa
più caratteristica che permette di riconoscerlo, la più importante morfologicamente), 5 linee nere che
partono dalla fronte e convergono su una linea nera dorsale unica che arriva alla base della coda,
polpastrelli neri, naso rosa. Colore è grigio-verde, il corpo è tarchiato, con zampe corte, è molto potente e
abile a salire sugli alberi. Sono animali praticamente invisibili in campo, molto difficili da individuare
anche se magari le condizioni sono ideali: si appiattiscono completamente, chiudono gli occhi in modo da
non rendere visibile nemmeno il riflesso della cornea.
L’altro gatto selvatico in Italia è il Felix lybica, si trova in Sardegna e in tutta l’Africa (c’è una
connessione Africa-Sardegna molto antica, risale a quando si sono separate le terre, tanto che alcuni
uccelli africani sono endemici in Sardegna tipo le pernici sarde). Il colore è mantenuto ma presenta dei
caratteristici ciuffi di peli sulle orecchie; può non avere la linea dorsale e la coda presenta delle anellature.
È meno tozzo del gatto continentale, ha le zampe più lunghe e il maschio arriva a pesare intorno ai 7kg (in
Sardegna tra 1700 e 1800 si è arrivati a parlare di Lince sarda), il continentale invece arriva a 10kg.
Vivono in cavità di alberi, sono aggressivi e non si fanno problemi ad attaccare l’uomo, quindi meglio
evitare di avvicinarlo nel suo habitat!
Segni di presenza: investiti lungo le strade; impronte, caratteristiche perché non c’è il segno delle unghie
e indicative della presenza di un felide in generale; li possiamo trovare per alcuni periodi in estate dove ci
sono torrenti che vanno in secca e quindi alcuni pesci, come le trote, rimangono intrappolati (anche volpi
e cinghiali lo fanno quindi c’è una certa competizione).
Lince (Lynx lynx): sui 22-24 kg di peso, coda cortissima, si trova in Friuli, Trentino (in Spagna e
Portogallo c’è invece la Lynx pardina). Se l’è vista brutta per molto tempo perché era considerata nociva
fino a gli anni ’70 (?), ora grazie alle minori tensioni sui confini e minore pressione venatoria è rientrata
in Friuli ed è ricomparsa in Trentino dall’Austria.
Segni di presenza: pochi! Fa una specie di abbaio tipo cane ma solo nel periodo degli amori, lo usa poco e
in genere è anche poco indicativo. Invece molto caratteristica è la tecnica di predazione, definita circolare
su lungo periodo: mettiamo che una lince abita su un territorio di 200 km quadrati; un giorno va su un
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gruppo di caprioli e ne mangia uno (le carcasse presentano dei tagli molto netti, sembrano scuoiate da
bracconieri), e i giorni successivi torna sul corpo finchè non è finito, poi però lo copre(come il gatto copre
le feci), e questo è molto indicativo, è l’unica che lo fa! Nei giorni seguenti non caccia lo stesso gruppo di
caprioli, che a quel punto sarebbero molto più attenti e meno facili da prendere, ma va da un gruppo a 10
km di distanza, e così via finchè non torna al punto di partenza anche dopo 2 o 3 mesi.
Sono state fatte delle introduzioni sperimentali in Appennino ma sono fallite, in buona parte a causa della
pressione ambientale e della presenza dell’uomo che è un importante fattore di disturbo.
…?????
Lupo. Fino a un trentina di anni fa era difficile vederlo; oggi invece è molto più facile, anche se
comunque la pressione nei suoi confronti permane, così come rimangono molti pregiudizi (1 su 3 muore
ammazzato).
Femmina pesa 27-30 kg, maschio sui 35-40 kg al massimo. Hanno imparato molto ad avvicinarsi
all’uomo (si trovano nell’hinterland di Firenze, o in alcuni parchi vicino a Bologna) e questo è diventato
un vantaggio e una protezione. Inoltre il fatto di girare intorno a luoghi abitati gli ha permesso di mettere
in atto una strategia di uso delle strutture dell’uomo: spingono i caprioli a sbattere contro le reti tese, e
così si evitano l’inseguimento. Stanno anche imparando a usare i controlli demografici per il cinghiale,
cioè si mettono a seguire a qualche centinaio di metri il pensionato che esce per andare ad abbattere i
cinghiali in sovrannumero, così se il cinghiale viene ferito o ucciso, il lupo è già lì (gli conviene passare
una serata a seguire il pensionato!).
Da una distribuzione localizzata solo in Calabria e sull’Appennino Abruzzese, ora è in tutta la catena
appenninica, quasi al confine con la pianura e in zone molto basse, poi grazie alla dispersione dei gruppi è
entrato in Francia attraverso le Alpi Marittime, in Svizzera, sta andando verso le Alpi Orientali. La
presenza è stabile ma è molto difficile da gestire, abbiamo visto grazie al radiotracking un lupo che è stato
20 giorni in zona, poi in una notte ha fatto 150 km (questo vale soprattutto per i sub-adulti); altri invece si
appropriano di certi territori e restano su questi spazi.
L’età può essere valutata grazie alla dentizione, i soggetti giovani hanno i denti così (foto slide), poi a
mano a mano che consumano carcasse cambiano; però la dentizione è molto soggetta al tipo di dieta e al
tipo di vita (se sta da solo mangia più carcasse che se sta in gruppo), quindi meglio non farci troppo
affidamento! Invece tecniche più efficaci sono quelle di sezionare il dente e valutare gli anelli di
accrescimento annuali di dentina e cemento, ovviamente però si può fare solo sul morto.
In Italia possiamo trovare lupi completamente neri: sono soggetti che portano questo carattere recessivo a
livello di DNA mitocondriale, derivante dal cane; lupo e cane infatti si sono incontrati molte volte nel
corso degli anni, addirittura ora tra Emilia e Toscana c’è un gruppo di ibridi cani/lupo perfettamente
integrati con i lupi, e che vengono studiati con la genetica non invasiva (si raccolgono le fatte e vengono
analizzate: ci trovi un certa % di cane!).
L’impronta: i due cuscinetti digitali dell’arto anteriore sono uniti da un ponte, indice al 90% di lupo
(alcuni molossodi ce l’hanno, non tutti i lupi ce l’hanno).
Segni di presenza: predazioni. Dà morso (non letale!) alla base della mandibola, dove si trovano i glomi
carotidei, che vengono compressi, danno shock pressorio e così la preda collassa e cade; poi il lupo la
uccide (lo si vede correre di fianco alle pecore, dare il morso e poi la pecora cade, come se le abbiano
sparato). Quindi vediamo il segno del canino nella zona retro-mandibolare. Poi quando mangia comincia
dalle parti posteriori, soprattutto se è un adulto un po’ più esperto. Dove sono presenti i mufloni, che non
si sanno difendere, se si trovano morti è abbastanza indicativo di lupo.
LEZIONE 30\O3
LA VOLPE ROSSA - Vulpes vulpes
Appartiene ai Canidi insieme al lupo, è il canide più diffuso in senso assoluto nel nostro territorio, da non
confondere con tutte le altre volpi (ci sono diverse sottospecie diffuse in tutta Europa).
La sua taglia è di circa 7-8kg, quindi ha le dimensioni assimilabili a quelle di un grosso gatto, anche se il
pelo folto la fa apparire più grossa.
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Si muove con la coda tenuta a 45° alta, con la punta bianca che caratterizza quasi tutte le forme. In Italia
abbiamo diverse forme, dalle Melanogaster che sono tutte nere sotto per esempio a colori che vanno dal
biondo più a nord e lungo la catena appeninica. Più si scende verso il sud Italia più si scuriscono, fino ad
avere forme quasi completamente nere in alcune zone, ad ogni modo le più frequenti sono quelle con
mantello biondo e dorso e parte posteriore argentata.
Lascia segni di presenza un po’ ovunque nel territorio dove è molto stabile con le coppie e dove lascia
segnali continuamente:
- tane: le tane vengono riutilizzate anche per diverse generazioni, infatti arriviamo ad avere tane presenti
da secoli. La volpe vi alleva 4\5 cuccioli a seconda delle disponibilità trofiche.
Sono organizzate in sistemi ad “ellari” (credo abbia detto così ma dalla registrazione non si sentiva bene,
mi spiace) con 10\15 uscite, con una camera centrale e diverse camere laterali. Tengono conto dell’acqua
e della pioggia, sono infatti inclinate verso il basso per fare in modo che non ci siano mai problemi di
allagamento delle camere principali. Questo sistema è utile per evitare di essere predata se qualcuno
prova ad entrare oppure anche per avere una via d’uscita contrapposta: l’animale scava per cercare di
prendere la nidiata (lei è cibo per molti animali quali lince e lupo) e lei ha tutto un sistema di vie di fuga.
L’essere cibo per il lupo lo pone in una serie di condizioni sfavorevoli perché noi gestendo la volpe da un
punto di vista sanitario ed ecologico, proteggiamo lei ma non i suoi predatori. Ad esempio vacciniamo la
volpe per la rabbia e così facendo aumentiamo la densità di popolazione della volpe, in questo modo
aumentano le opportunità di contatto tra volpi e la rabbia si diffonde più facilmente, la volpe infatti è
protetta grazie al vaccino ma questo non le impedisce di eliminare il virus. Se il lupo mangia la volpe
mentre lei è ancora eliminatrice, prima che termini la fase di shedding, il lupo si infetta e diventa così un
bioaccumulatore di rabbia (e di rischi più in generale), si viene in pratica a creare un sistema di
magnificazione visto che un lupo può mangiare più volpi al giorno. Il lupo infatti non è interessato dalle
esche vaccinali rilasciate per la volpe, ci sono proprio video in cui si vede il lupo passare accanto ai
bocconi e lasciarli lì senza esserne minimamente attratto. Quindi alla fine non troveremo più la rabbia
nella volpe ma comparirà nel lupo perché non si è in grado di vaccinarlo.
-impronte: si notano su neve o su fango, sono molto simili a quelle di un piccolo cane, con cuscinetto
plantare e cuscinetti digitali e con unghie in quanto non retrattili. In ambiente urbano o suburbano uno
yorkshire portato da una signora e una volpe sono perfettamente sovrapponibili come impronta, ciò che li
differenzia è come camminano: il cane “ciambella” lateralmente, non ha una linea retta come direzione,
mentre la volpe forma una linea perfettamente retta, vedo un’orma di fronte all’altra. In natura camminare
portando un piede davanti all’altro significa diminuire i movimenti laterali e quindi energia spesa, tutti
gli animali si muovono così, anche i daini per esempio.
- feci: contengono semi e\o resti di animali; vengono usate per marcare (sono animali che marcano
molto), infatti contengono feromoni e vengono rilasciate il punti “strategici” dai quali gli altri animali
possano percepirli; questi punti vengono riutilizzati ciclicamente: all’interno di 30\50 cm2, quando le
prime feci sono state dilavate dall’acqua ad esempio, ne troviamo di nuove nello stesso punto che un sito
di marcatura (questo viene fatto da diversi animali, tra cui appunto la volpe ma anche il lupo. Ciò viene
usato per gli studi di genetica non invasiva per andare a identificare individualmente quale animale vive
lì, si fa il pattern genetico partendo dalle cellule di sfaldamento della mucosa).
- individui investiti sulla strada: sono soprattutto subadulti e si trovano concentrati soprattutto nella
finestra temporale che va da fine settembre a dicembre, periodo in cui i giovani nati nell’anno vanno a
cercare nuovi territori e quindi attraversano le strade.
- superpredazione: meccanismo mentale comune a diversi canidi (volpe, lupo, sciacallo…) per cui
l’animale quando si trova una disponibilità di prede estremamente numerose di fronte si lancia sulla prima
che ha davanti per ucciderla e mangiarla, ma nel momento in cui l’ha uccisa, ce l’ha morta davanti a sé e
fa una pausa prima di mangiarla (i predatori la fanno sempre), ci sono le altre che continuano a saltare e
muoversi, e sono quindi molto più stimolanti di quella ferma, morta, per cui ne prende molte e le
uccide…l’allevatore che entra quindi nel recinto delle galline ad esempio le trova lì tutte morte e la volpe
non le ha nemmeno mangiate, ne ha portata via al massimo una (lo stesso fa il lupo in un gregge di pecore
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ad esempio).
- quando la volpe raggiunge densità elevate ha tutta una serie di patogeni che intervengono, alcuni di
natura virale, altri batterica e altri parassitaria. Un fattore demografico di controllo è la rogna sarcoptica
da Sarcoptes scabiei, la stessa varietà del cane nel quale è un evento relativamente raro, mentre nella
volpe ad alte densità, con scarse fonti trofiche è un evento comune. Torniamo al meccanismo per cui una
volpe con rogna sarcoptica morirà perché disperde la propria temperatura e non è in grado di mangiare
quanto le serve per mantenerla, ciò la rende vulnerabile e la spinge ad uscire di giorno, ad esporsi e la
rende quindi predabile dal lupo nel quale poi si ritrova la rogna.
- vocalizzazioni: a differenza del lupo non c’è l’ululato, non c’è questa spiccata socialità, ci sono gruppi
familiari con tante volte che abitano una zona. Fa un abbaio ogni 5-6 secondi e lo ripete per una
quindicina di volte, poi sta zitta, quindi risponde un altro maschio da un altro punto, poi un altro ancora…
e comunicano così per la divisione dei territori; sono segnali non elaborati perché non hanno alle spalle
una struttura sociale così evoluta come succede invece per il lupo.
IL CANE PROCIONE
è in arrivo in questo momento dal Nord-Est Europa, dai confini con l’Austria. Specie che sta avendo un
grossissimo successo ecologico dagli ultimi 20 anni a questa parte. Non è un procionide, è un canide, non
è l’”orsetto lavatore”. Qualche soggetto è stato trovato morto sulle strade e qualche altro è stato
accidentalmente videotrappolato sul confine; ha alle spalle una popolazione in espansione, quindi nei
prossimi tempi cominceremo a trovarlo su tutto l’arco alpino.
Nel centro\est Europa è serbatoio della rabbia più della volpe.
Come vocalizzazione fa dei latrati secchi, non elaborati nemmeno qui.
LO SCIACALLO DORATO - Canis aureus
la sua dimensione è intermedia tra quella di un lupo e di una volpe rossa, quindi siamo sui 13-15kg circa.
Dal punto di vista ecologico sono scavengers, sono cioè in grado di cercare rifiuti, carcasse, animali
morti, uova, quindi nei contest “degradati” hanno capacità di adattamento elevato. In Italia sono arrivati
nel periodo della guerra dei Balcani, dove gli animali non erano più controllati: sono passati da lì al Friuli
e poi scesi in Veneto: sono i giovani in avanguardia.
Da un punto di vista morfologico è un “lupo in miniatura”; ha la coda corta, è fulvo, con riga nera sugli
avambracci e maschera poco visibile.
Gli incontri sono molto rari e a queste densità sono anche difficili da censire.
LAGOMORFI
IL CONIGLIO SELVATICO
è la specie da cui deriva quello domestico, è diffuso in tutta l’area mediterranea (soprattutto le isole, e
comunque in tutte le zone con ambienti un po’ aridi e torridi).
Ha una socialità particolare: vivono in clan, gruppi, con decine di conigli in un’area, dove però la vita dei
maschi e delle femmine è separata rispetto a quella dei giovani.
Hanno sistemi a gallerie multiple, con “sale latrina” dove defecano (anche il coniglio domestico tende a
farla sempre nello stesso punto della cassetta), sale comuni dove portano il fieno, sale parto dove allevano
i piccoli…
Dal punto di vista della strategia riproduttiva hanno R spinte, cioè fanno fino a 8-10 piccoli per ogni
femmina, a 6 mesi sono maturi sessualmente, ciò serve a nutrire i predatori come le volpi e i rapaci.
Arrivano circa a 1,4-1,6kg e hanno orecchie relativamente corte.
Le impronte dei lagomorfi sono molto particolari in quanto poggiano completamente il piede posteriore
dal tallone quindi troviamo impronte molto allungate coi cuscinetti digitali in cima e le unghie visibili;
l’anteriore invece poggia solo sulla parte digitale dei cuscinetti della mano. Quindi troviamo impronte
allungate intervallate da altre corte che spesso sono in posizione centrale visto che porta i posteriori aperti
a forbice.
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LA LEPRE
Ne esistono tantissime specie, non parliamo di “lepre” ma di “lepri”.
- lepre sarda (Lepus lapensis): è una lepre africana, si trova in tutta l’Africa e al nord fino in Sardegna.
Come tutti gli animali dei climi caldi ha sviluppato delle orecchie gigantesche. Nei giovani c’è una stella
bianca caratteristica sulla fronte. Come dimensioni arriva fino a 3-3,5 kg (relativamente piccola).
- lepre variabile (Lepus timidis): la troviamo su tutto l’arco alpino ma è una specie in via d’estinzione in
quanto “relitto postglaciale”, è cioè una di quelle specie arrivate con il freddo. Sta quindi nelle zone dove
il freddo è rimasto; d’inverno il suo mantello è completamente bianco (come anche quello dell’ermellino
ad esempio) e scava gallerie nella neve, mentre d’estate diventa perfettamente mimetica col suolo (doppia
coloratura funzionale). Il problema è che da diversi anni da noi la neve si è retratta e i ghiacciai si sono
sciolti ma lei non si è adattata, quindi d’inverno è bianca ma su fondi bruni.
- lepre italica (Lepus corsicanus): si trova al centro e sud Italia
- lepre europea
Queste ultime due sono le due grosse lepri che abbiamo in Italia, in realtà avremmo avuto solo la italica,
ma non essendocene mai accorti abbiamo importato lepri prese dall’Est Europa per l’attività venatoria,
introducendo così anche la europea che non era presente.
Sono molto simili tra loro ma possiamo distinguerle da alcuni particolari come:
 i disegni del fianco: nella europea il colore bianco del ventre “sfuma” andando verso il fianco,
mentre nell’italica c’è un taglio nettissimo;
 il colore della nuca: l’europea è fulva, rossastra, mentre l’italica è bruna, più scura.
Ora tutto il nord Italia (fino al Lazio-Toscana) ha solo la europea, al sud invece ci sono aree di
sovrapposizione e aree dove c’è solo l’italica.
*ragazzi scusate ma qui c’è un punto in cui non riesco proprio a capire cosa dice il prof. nella
registrazione… scrivo in corsivo quello che avevo scritto nei miei appunti a lezione, spero fossero
completi!
E’ stato un errore introdurre la lepre europea in Italia anche perché è una sovra taglia (dimensioni
normali circa 5,5kg, può arrivare a 7kg, contro i 3,5\4kg dell’italica in condizioni normali, che può
raggiungere i 5kg quando è proprio molto grande); questo comporta il fatto che ce ne stiano meno nel
territorio, che per riempire un’area abbiano bisogno di una densità minore…quindi se voglio tante lepri
devono essere piccole.*
I segni di presenza sono le impronte: come si diceva per il coniglio, vediamo le orme dei posteriori
grandi, allungate, laterali, intervallate da quelle degli anteriori, più piccole e centrali. Quando sono in
corsa piena, i piedi non poggiano completamente ma si portano sulle punte, quindi le orme dei posteriori
appaiono più distanziati e sulle punte. Le lepri fanno un movimento a “salto curvo”, che mantengono
anche in corsa, in velocità, il coniglio lo fa quando cammina ma non quando corre (corre infatti “come un
proiettile sparato orizzontalmente”).
Lepre e coniglio morfologicamente sono molto diversi perché quest’ultimo, essendo un animale da tana,
non ha sviluppato femori e tibie lunghi, che sarebbero controproducenti nelle gallerie in cui si muovono,
perciò le sue zampe sono molto corte rispetto a quelle della lepre che è un animale da corsa che vive in
spazi aperti.
Un’altra differenza è che le lepri hanno la punta delle orecchie nera.
Lepre e coniglio convivono nelle stesse aree perché hanno ecologie diverse; i piccoli del coniglio sono
inetti, devono stare nelle gallerie, nascono senza pelo e vengono coperti dalle madri che si strappano il
loro, i piccoli della lepre invece nascono con gli occhi aperti, hanno il pelo e non vengono messi in tana,
stanno sul terreno, fermi sull’erba, in queste fasi modificano le secrezioni di acidi grassi volatili sulla cute
per non essere percepiti dai carnivori.
Rispetto al coniglio selvatico, la lepre ha dei punti di marcatura ambientale: per quanto riguarda il
coniglio troveremo delle piazzole di terra bruciata con tante feci molto piccole e sferiche perché tutto il
clan urina e defeca lì, la lepre ha invece siti di marcatura (spesso legati alle attività dell’uomo, come ad
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esempio i tombini di cemento). Per conoscere la presenza di lepri in un territorio si piantano dei rami di
sambuco che rilascia dei feromoni molto simili a quelli della lepre, quindi il mattino dopo si torna sul
poso e si trovano le feci di fianco perché le lepri sono andate a marcare di fianco (sistemi come questi
vengono usati anche per attrarre alcuni felidi vicino alle video trappole ad es.).
Come fare a dare l’età alle lepri: (negli animali catturati per campionamento ad es. per controllare la
tularemia) prendo l’avambraccio della lepre, arrivo a livello del polso e in corrispondenza dell’ulna trovo
un ingrossamento a livello della cartilagine di accrescimento (tubercolo di Stroth) se l’animale ha meno di
6/8 mesi di vita, infatti viene mantenuto circa fino a questa età mentre poi diventa perfettamente liscio.
Come distinguere il sesso: le femmine fanno feci perfettamente circolari, mentre nei maschi le feci sono
opercolate, hanno cioè un’estremità appuntita; da questa osservazione posso ricavare una stima
dell’efficienza riproduttiva di un’area.
RODITORI
La differenza rispetto ai lagomorfi è che questi ultimi sono “duplici dentati” (cioè hanno doppio incisivo,
uno anteriore e uno posteriore) mentre i roditori hanno solo due incisivi davanti, due incisivi dietro, sia
sopra che sotto.
L’ISTRICE (Istrix crisata)
*Non si capisce cosa dice, credo sull’alimentazione forse…*
Specie originaria dell’Africa, vede l’Italia come unica presenza europea, è sottoposto al livello di
protezione massimo dal CITES ed è perciò vietato ucciderlo, tenerlo in casa…nel caso ne portino uno
ferito e che abbia bisogno di essere ricoverato bisogna avvertire le autorità che lo stiamo detenendo. E’
una specie in espansione verso il Nord, infatti ha scavalcato il Po ed è entrato in Veneto, è molto presente
in Toscana.
Ha cavità nasali molto dilatate per disperdere il calore.
Porta aculei bianchi e neri, colori segnale di estremo pericolo in natura (come anche il giallo e il nero, il
rosso e il nero, e tutte le combinazioni di questi colori). La porzione dorsale distale monta gli aculei
“vulneranti” (di circa 15cm, in grado di bucare gli scarponi!), tutti gli altri invece, quelli molto lunghi
sono solo “estetici”, servono a dare dimensione all’animale e a segnalare la sua pericolosità.
Un altro strumento comunicativo dell’istrice è la coda, la cui parte apicale è rivestita da “sonagli” fatti di
aculei peduncolati, con un peduncolo sottile che termina con una sorta di campanella cava (lunga circa
7/8cm): quando gli ci si avvicina lui rizza la coda e la agita, producendo un rumore di scroscio molto
simile a quello dei serpenti a sonagli (questo segnale vuole avvisare del fatto che ci si è avvicinati troppo,
oltre la distanza di fuga e che si vede costretto ad attaccare).
Le loro aggressioni avvengono in retromarcia, infatti hanno gli occhi spostati verso l’indietro; di fatto urta
chi sta attaccando con la sua parte posteriore e “sgancia” gli aculei vulneranti in modo che facciano più
male (da cui la credenza popolare che li spari, assolutamente non vera). Non mordono; soffiano e
“battono i piedi” prima di attaccare.
Vivono in coppia e agiscono in modo sincrono nelle difese.
Gli aculei hanno la punta leggermente ricurva, a uncino, così che quando penetrano nella carne vi
rimangono attaccati per 3-4giorni fino a che la ferita fa infezione e si staccano sfilandosi.
(Bisogna fare attenzione con le auto perché quando attraversa la strada uno sicuramente dopo poco arriva
anche l’altro, e perché se ci si ferma a meno di 3,5-4m di distanza lui si sente minacciato e attacca
l’auto…molti istrici muoiono in questo modo pur non venendo investiti).
Segni di presenza:
- usa le tane di volpi e tassi, è un gran frequentatore di case diroccate, vicino alle quali si trovano spesso
le tracce del suo passaggio;
- le sue feci sono “enormi feci di ratto”;
- gli aculei sono soggetti a muta continua, quindi si ritrovano a terra quelli che vengono persi, sempre più
o meno negli stessi percorsi perché è abitudinario.
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Le temperature basse li uccidono, la neve per loro è letale perché essendo di origine africana non sarebbe
prevista e non hanno quindi sistemi per difendersi.
LA NUTRIA (Myocastior)
Grosso roditore introdotto accidentalmente, di origine sud americana.
Come segni di presenza troviamo gallerie e tane.
Ha un carattere forte, non ha paura dell’uomo, anzi assume atteggiamento di sfida mostrando i denti
arancioni.
Ha i piedi palmati e quando cammina rilascia la scia della coda.
Arriva a 8-10kg.
Anche lei non conosce il freddo, quindi con ghiaccio e neve muore assiderata.
IL RATTO NERO (Rattus rattus)
La “peste nera” deriva dal “ratto nero”. Non è il vero colore del ratto.
IL RATTO GRIGIO (Rattus norvegicus)
Leggermente più piccolo. E’ arboricolo.
URSIDI
L’ORSO BRUNO
La sottospecie dell’Italia centrale è il marsicano di dimensioni di 100-150kg.
In Trentino e zone limitrofe ce ne sono di introdotti dalla Slovenia (sono molto erratici).
Segni di presenza:
- *non si capisce…* sui tronchi;
- impronte enormi, con cuscinetto plantare appoggiato e ben visibile.
Per dare l’età bisogna estrarre l’ultimo molare (che è vestigiale), fare delle sezioni e osservare le linee di
crescita (quelle tra cemento e dentina).
ALTRI
LA FOCA MONACA
Da noi non più riproduttiva ma ha mantenuto delle aree di riproduzione in Grecia e Tunisia, quindi
talvolta le vediamo ancora in Toscana e altre zone.
INSETTIVORI (universo che comprende di nuovo la rabbia):
IL RICCIO: ci sono due specie presenti da noi (riccio orientale e riccio europeo).
IL TOPORAGNO
IL SEROTINO COMUNE: specie migratrice (pipistrello) che come tale porta con sé diverse malattie
emergenti.
STIME DI POPOLAZIONE ATTRAVERSO CENSIMENTO O STIME DIRETTE 30/03 (2)
possono essere di diversi tipi ed effettuate con diversi metodi, anche in funzione del fatto che riguardino
mammiferi o uccelli.
MAMMIFERI:
- Conteggio diretto:
ci si pone in un territorio che comprende la totalità della popolazione o gran parte di questa e si effettua
un conteggio dei soggetti che compongono la popolazione stessa; è importante considerare che alcuni di
loro hanno comportamenti particolari che li concentrano in aree o zone in specifici momenti dell’anno.
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- Conteggio su pipistrelli:
(bat effector ???) per chirotteri, sono strumenti che prendono le frequenze emesse dai chirotteri, dai
pipistrelli, come suoni (suoni oltre la soglia di ciò che per noi è udibile), li convertono in suoni
dell’udibile e li differenziano come intensità; si ottengono così una serie di suoni differenziatissimi.
Questi vengono messi davanti alle colonie la sera e con le vocalizzazioni che escono possiamo far
esprimere solo le voci di specie e poi qualificarle. ?????
- Censimento su striscia o transetto lineare:
movimento di persone che camminano sul territorio: singole persone che compiono percorsi a piedi
perché molti territori non sono agibili con altri mezzi.
- Conteggi aerei:
molto usati in mare per cetacei e mammiferi marini e per i grossi mammiferi in Africa.
- Conteggio attraverso le impronte
- Conteggio attraverso sistemi di cattura di pelo di animali:
grazie al miglioramento delle capacità genetiche di determinazione delle specie, oggi da singoli peli si
può risalire a specie e individuo per caratterizzazione genetica; viene usato soprattutto per specie
particolarmente elusive che è difficile osservare, seguire o catturare (es. leopardo delle nevi). Si hanno dei
pattern genetici, si mettono trappole per ottenere peli che vengono poi analizzati per sequenziare il
genoma e si ottengono così informazioni riguardo alla specie di appartenenza.
Ciò vale per i mammiferi, nel mondo degli uccelli si utilizzano le colonie riproduttive…????
UCCELLI:
- Aree di canto:
per gli uccelli esistono delle specie di arene di canto dove i maschi vanno a confrontarsi, corteggiando le
femmine che stanno in osservazione.
- Conteggio ai dormitori:
molti uccelli, fuori dalla stagione riproduttiva, quando smettono di stare in coppia per allevare i figli, si
radunano tutti insieme in stormi enormi e formano dormitori comuni; l’essere in migliaia infatti
garantisce che, se arriva un predatore, comunque qualcuno se ne accorge. Questo comportamento si può
osservare soprattutto nei corvidi (es cornacchie grigie)(es gufi che cacciano in territori molto ampi e
dispersi. Ma che si concentrano a dormire su uno stesso albero).
Da questi luoghi è possibile anche prelevare feci o altro per effettuare campionamenti.
- Conteggio degli uccelli in volo
- Mappaggio dei territori
- Conteggi puntiformi
- Transetto lineare
- Canti o emissioni registrate:
moltissime specie di uccelli sono fortemente territoriali e spesso sono poco visibili poiché nascosti dalla
vegetazione, si usano quindi canti registrati che vengono fatti ascoltare e viene così valutato il tempo di
risposta. (es in un territorio faccio ascoltare il canto di richiamo per una certa specie, questa si muove e
arriva in breve tempo, capisco allora che in quella zona è presente).
- Cattura a sforzo costante:
non viene praticamente utilizzata o può essere utilizzata dove si ha una stazione fissa in cui si effettuano
catture continuamente tutti i giorni; il rapporto tra marcati e non marcati consente di determinare quanti
soggetti sono presenti nella zona.
Le stime o censimenti diretti di una popolazione selvatica, possono essere:
- QUALITATIVE per determinare la struttura della popolazione
- QUANTITATIVE per determinare quanti individui compongono la popolazione e quindi la densità di
popolazione
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Prima di iniziare un campionamento dobbiamo essere a conoscenza di:
- condizioni pregresse (dati di anni precendenti sul medesimo territorio per le diverse specie)
- quanto la specie è contattabile e visibile
- censimento completo dell’area
- strategie da utilizzare
- unità di campionamento
- accuratezza e precisione adeguate
(non è molto chiaro…)
Normalmente la metodica di campionamento può essere applicata:
- a tutta la superficie (per piccole superfici)
- per aree campione omogenee (con errore inversamente proporzionale al numero di aree). Prenderò delle
aree, rappresentative dei diversi tipi di territorio dell’intera superficie, di dimensioni tali da rispettare la
proporzione percentuale di composizione reale della superficie intera: i diversi valori percentuali si
uniranno così in una parcella che è una fotocopia ridotta dell’immagine grande, cioè la superficie intera
(es parco). In questo modo la parcella è rappresentativa. Questa è la tecnica più utilizzata.
Prendo un territorio, lo divido con una griglia in quadranti e dentro questi ho delle subunità che sono
griglie ancora più piccole. Più grandi sono le nostre griglie, più è difficile avere una buona risoluzione e
accuratezza, poiché il margine di errore è più ampio. Più le griglie sono piccole, maggiore è la definizione
e più accurato è il censimento; ciò richiede però una maggior quantità di personale coinvolto. E’ quindi
importante la scelta delle dimensioni delle aree da censire.
FATTORI CHE CONDIZIONANO LA SCELTA IN SENSO GENERALE:
- comportamento delle specie in termini di osservabilità: ci sono specie che non si fanno vedere (es
bassissima probabilità di osservare il lupo durante il giorno), per cui su queste specie non userò metodi di
osservazione diretta, per i quali ho bisogno di specie osservabili.
(es cinghiale, esce solo di notte per cui è osservabile solo nelle ore notturne, con sistemi a visione
notturna; durante il giorno non è possibile osservarlo oppure può accedere di osservare solo una
piccolissima porzione dell’itera popolazione che non mi permette una stima accurata).
- densità della popolazione:
possiamo avere: - popolazioni molto fitte (es lepre, fagiano)
- popolazioni con densità molto basse (400-600 Kmq per coppia) per cui la capacità di
incontro è molto ridotta
- organizzazione spaziale delle specie: aggregata o meno, ovvero gli animali in una certa area possono
stare tutti insieme o tutti sparsi; questo implica grandi differenze in termini di sforzo di indagine.
- tipologia del territorio: pianure aperte, zone collinari aperte senza ostacoli sono perfette ma, possiamo
avere anche boschi misti, boschi mediterranei, boschi fitti, in cui può essere più difficile l’osservazione,
così come nelle zone di montagna.
- condizioni meteo (climatiche): es ci sono tecniche di censimento diretto che usano la neve per le
impronte
- dimensioni dell’area di studio: es se devo gestire 50 o 5000 Kmq userò tecniche diverse
Tra i metodi di censimento, oltre al conteggio diretto, ce n’è uno che prevede cattura, marcatura e rilascio
degli animali; è una delle tecniche più utilizzate.
CARTA DELLE VOCAZIONI FAUNISTICHE:
le regioni dispongono di questi strumenti (ogni regione ne ha una: sono raccolte di censimenti delle varie
specie, effettuati con cadenza di qualche anno, circa 3 o 4). Le regioni vengono divise in parcelle,
quadranti e su questi vengono indicate le capacità del territorio di supportare una specie (n° di animali per
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ettaro diverso per le diverse specie). Ho un’informazione di densità importante per la capacità di
trasmissione delle malattie (densità della specie maggiore o minore della densità soglia di trasmissione).
In queste carte la capacità del territorio è considerata come se l’uomo non ci fosse.
CARTA DELLE VOCAZIONI AGROFORESTALI:
considera tutte le modificazioni operate dell’uomo relative all’ambiente, ma anche ad azioni dirette sugli
animali come cattura, rilascio, protezione e caccia. La capacità del territorio è considerata in relazione alla
gestione dell’uomo e non a quello che l’animale farebbe senza l’uomo.
Gli animali sul territorio possono essere organizzati con diversi tipi di distribuzioni:
- regolare
- aggregata
- casuale
Regolare:
diversi animali che si muovono su un territorio, ciascuno dei quali occupa sempre la stessa area. Ogni
animale ha posizioni regolari per cui ogni area corrisponde ad un singolo individuo. (es fagiano)
Aggregata:
inverno: cervi, daini, caprioli in branchi di dimensioni diverse, ciascuno dei quali occupa una determinata
area e la distanza tra i diversi branchi è molto estesa. I momenti funzionali dell’anno cambiano questi tipi
di rapporti.
Casuale:
es. migrazioni che arrivano, si fermano un giorno e ripartono. Si tratta di una distribuzione del tutto
casuale: alcuni soggetti si fermano in un’area, altri in un’altra.
Campionare su una distribuzione casuale è quasi impossibile.
Campionare su una distribuzione aggregata richiede di rispettare momenti temporali (es campionamento
di daini e cervi: lo effettuo nel periodo di distribuzione aggregata poiché con una singola grande cattura
posso stimare la popolazione, per cui richiede una sforzo di cattura minore).
Nella distribuzione regolare con una cattura catturo un singolo individuo presente sul territorio. Se mi
servissero delle sieroconversioni locali per vedere se un patogeno è presente in una certa popolazione
questa distribuzione è perfetta perché lo stesso soggetto lo posso catturare in momenti temporali diversi e
posso quindi valutarne l’andamento.
CENSIMENTI INVERNALI NEL MONDO DEGLI UCCELLI:
gli uccelli acquatici (grosso gruppo strettamente condizionato da dove si effettua il censimento)
presentano, in campo sanitario, un’enorme quantità di patologie che hanno un impatto pesante sulle
popolazioni di animali domestici (es influenza aviare, pseudopeste, coronavirus, west nile, virus delle
encefaliti), per questo sono molto importanti i piani di monitoraggio di queste malattie.
Gli uccelli acquatici hanno delle caratteristiche particolari (piedi palmati, becco da ricerca nel fango,..)
per cui non possono distribuirsi nei territori in modo casuale ma tendono a concentrarsi in spot che sono
sempre più piccoli e che si localizzano su costa tirrenica, adriatica, in veneto, friuli e puglia.
Per stimare
La popolazione di una specie in Italia utilizzo le carte delle zone umide (in Europa esiste un sistema che
coordina le informazioni sugli uccelli in termini di spostamenti, migrazioni e densità di popolazioni);
viene così organizzata una giornata di censimento della specie: contemporaneamente in tutta Italia, in tutti
i siti di zone umide, ci sono tecnici che lavorano sincronizzando gli orologi, in un periodo di tempo
definito.
es. tra le 8.00 e le 8.20 contiamo tutte le anatre che vediamo nella nostra zona; contemporaneamente tutti
gli altri tecnici in tutta Italia stanno facendo la stessa cosa nel loro sito.
Questa organizzazione serve a ridurre drasticamente la possibilità che gli stessi animali possano essere
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contati più volte perché si spostano, e avere quindi dei dati attendibili.
Ottengo dei dati per ogni specie e località nel relativo anno.
es. siamo in palude, sono le 20-20.30, settembre, la luce si sta abbassando, il sole è sull’orizzonte, attorno
a noi solo canneti e nessun animale, non si sente assolutamente niente; ad un certo punto si cominciano a
sentire alcuni versi di richiamo provenire da dietro i canneti e si vedono due tre anatre alzarsi. Dopo
alcuni minuti cominciano ad uscire in successione stormi di anatre di dimensioni diverse che si alzano in
aria; queste partono con un volo a spirale per salire e, quando sono a 700-800 metri di altezza partono con
una diagonale. Questi animali hanno aspettato che la luce si abbassasse e da questo momento hanno tutta
la notte per viaggiare; le stelle hanno una determinata posizione rispetto all’orizzonte e loro usano aueste
posizioni per mantenere una rotta di viaggio.
Si hanno una serie di punti di osservazione, gli operatori si sincronizzano e tutti contemporaneamente
fanno delle letture per la stessa specie. Si tratta di un approccio visivo in cui è molto importante il colpo
d’cchio per settori: conto i soggetti in un’area e poi moltiplico questo dato per il numero di aree presenti
nel settore.
E’ possibile anche fotografare il sistema o riprenderlo con dei video.
L’esperienza è molto importante per il colpo d’occhio, anche per distinguere maschi e femmine o
sottospecie diverse.
Per studiare gli uccelli in migrazione si utilizzano sempre osservatori posti in punti chiave; gli uccelli
usano le valli come zone in cui si incanalano e, proprio in questi momenti, i diversi osservatori (due
persone per punto di osservazione), con gli orologi sincronizzati effettuano il censimento di specie.
Si tratta di un sistema molto usato anche per i rapaci.
(es. uccelli che non possono scendere in acqua per riposarsi durante le migrazioni e che quindi devono
incanalarsi in lembi di terra di confine, devono per forza passare da queste zone durante il loro
spostamento e così riesco a censirli.)
Per evitare sovraconteggi ci si danno posizioni di riferimento affinchè le zone di conteggio di postazioni
diverse non si sovrappongano.
MAMMIFERI
Nel mondo dei mammiferi una dei censimenti più comuni, soprattutto in aree piccole è il CENSIMENTO
IN BATTUTA: se si vuole sapere quanti sono gli animali all’interno di un’area, si utilizzano degli
osservatori posti su un lato dell’area, a distanza regolare uno dall’altro in modo che non ci siano spazi
vuoti, poi ad 1 Km circa di distanza vengono posti dei battitori che, battendo le mani, parlando,
muovendosi, spostano gli animali eventualmente presenti. Gli animali hanno diverse potenziali vie di fuga
, per questo i battitori descrivono con la loro posizione una semicurva per evitare che gli animali escano
lateralmente, senza poter essere visti dagli osservatori. In questo modo possono essere censiti gli animali
attraverso un conteggio, poiché questi passeranno nell’area di visualizzazione dell’osservatore.
Dal punto di vista del dispendio energetico, questo tipo di censimento è molto costoso perché richiede
molte risorse umane.
Una versione “modificata” del censimento in battuta è il CENSIMENTO SU FASCIA, usato soprattutto
nei lagomorfi; ciò perché alcune specie, con la modalità del censimento in battuta, restano ferme e non
riescono ad essere visualizzate in quanto hanno distanze di fuga molto brevi (3-4 metri), e usano come
tecnica difensiva quella di far finta di non esserci (stanno immobili, chiudono gli occhi, abbassano le
orecchie e si appiattiscono). Hanno quindi una posizione quasi invisibile e lasciano passare i battitori.
L’operatore deve tenere delle distanze che siano inferiori alle distanze di fuga, mantenendo una stessa
direzione e facendo molte pause, in quanto sono le pause a stimolare l’animale a spostarsi perché non si
sente sicuro. Questi diversi operatori quindi avanzano camminando parallelamente, possono avere orologi
sincronizzati e vengono fornite delle direzioni di riferimento, anche su fasce circolari.
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Dai segni di presenza, anche se non abbiamo osservato direttamente un gruppo di animali, una delle cose
fondamentali che riusciamo a calcolare sono gli INDICI DI ABBONDANZA (IA).
Gli indici sono un sistema molto usato oggi, sia in condizioni di osservazione diretta che non, poiché
possono essere usati sia su osservazioni che su impronte.
IA = n° di osservazioni / lunghezza del percorso
E’ un metodo che ha delle caratteristiche particolari:
- posso lavorare contemporaneamente sull’abbondanza di una o più specie
- non richiede molto personale
- lavoro sul campo
- ottengo un indice chilometrico
Il valore di questo indice permette di stimare la presenza di una popolazione e, ovviamente, è
proporzionato alla densità di popolazione, poiché presumo che tutti gli animali che stanno in un’area
abbiano la stessa capacità di movimento; quindi una maggiore o minore presenza di impronte si traduce in
una variazione della densità.
Come faccio a relazionare tutte le informazioni sulla presenza di specie, ottenute attraverso diversi
censimenti, ad un dato sanitario reale?
E’ importante avere un dato di densità che posso ottenere contando direttamente o muovendomi sul
territorio. L’indice di abbondanza prevede tutti e due questi metodi:
- posso contare gli animali: totale osservazioni di animali su km percorso
- posso muovermi e contare le piste date dalle impronte di diversi animali (cinghiale, daino) e capire
quante sono (es femmina con i piccoli, più maschi adulti,..); alla fine trasformo questo dato in un indice.
L’indice di abbondanza ci permette così di avere informazioni sulla quantità di animali.
Sulla base di questo dato di densità potrò mettere in atto un campionamento, in funzione della prevalenza
attesa.
(guardare disegno dalle slide)
Da ciò si ricava un sistema che è l’INDICE VISIVO PER TRANSETTO LINEARE, uno dei sistemi più
usato in assoluto. Si prende un percorso che ha una direzione mantenuta sempre fissa, di lunghezza che
può essere varia (2,5,10 km). Si prende un orario di partenza, si porta una bussola e si comincia a
camminare in avanti. Camminando su questa lunghezza, data da una linea retta (caratteristica del transetto
lineare), ad un certo punto vedo un animale (daino, muflone,..); posso quindi prendere con un telegrafo la
distanza tra la mia posizione e l’animale. In questo modo misuro il lato R e poi con la bussola l’angolo
compreso (alfa).
Dal seno dell’angolo compreso ricavo il lato X = R x sen (alfa).
A questo punto ho due lati e un angolo e posso calcolare l’area. Calcolo così una superficie che
corrisponde alla superficie di una osservazione; la somma delle superfici di osservazione, sul totale della
superficie dell’area censita, mi fornisce un’informazione di densità:
densità = n / 2 X L
(con n=num tot osservazioni, X=media distanze perpendicolari, L=lunghezza del transetto)
Si usa per uccelli, mammiferi ed è un sistema che può essere messo in atto in modo solitario e ha quindi il
vantaggio enorme di non condizionare gli animali per le poche persone coinvolte.
Un altro sistema che può essere utilizzato è l’impronta su neve, molto usato in nord Europa ma poco da
noi.
Una quantità di operatori si muove in un’area geografica su percorsi circolari (diametro circonferenza di
3-4 km) contando le impronte in entrata e in uscita (aree vicine avranno corrispondenze tra impronte in
entrata e in uscita e, se il censimento è fatto bene, i conti devono tornare). E’ un sistema non molto facile
da attuare perché non sempre c’è neve.
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Esiste anche una versione che prevede di camminare in linea retta sulla neve, contando i segni di presenza
(snow passing ???); oppure si può usare un sistema di rilevazione di impronte su fango (…. passing ???).
Un sistema utilizzato moltissimo, soprattutto per il cinghiale, è quello del CENSIMENTO SU PASTURE.
Evidenzio in un’area geografica tanti punti in cui metto del cibo per cinghiali, seppellito in modo che solo
loro possano trovarlo., circa un mese prima. In seguito pongo degli osservatori a circa 300-400 metri dai
punti di posizionamento del cibo ed effettuo una stima di censimento in base alla visualizzazione.
CENSIMENTI NOTTURNI, posso usare:
- camere termiche
- raggi infrarossi
attraverso una visualizzazione diretta.
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20.4
Oggi chiudiamo con i sistemi diretti degli animali selvatici per avere una visione significativa delle stime
di popolazione che abbiamo fatto precedentemente,
continuando con le metodiche, parlando di come le persone si rapportano con gli animali a seconda delle
situazioni eravamo rimasti ai sistemi diretti che prevedono la visione diretta dell’animale, e tra questi in
questo caso postazione militare... scanner alterni che sarebbero gli infrarossi quindi le temperature del
corpo ci consentono di vedere gli animali più o meno come li vediamo qui.
Partendo dai sistemi che prima erano solamente identificativi, cioè riesco a distinguere una volpe da una
cinghiale, da un daino .. a 3 km di distanza spt nei periodi invernali – ambiente freddo, corpo caldo – ma
adesso con i sistemi più sofisticati si può anche stabilire se c’è una gravidanza, una patologia. Si riescono
a vedere questi aspetti a distanza anche di 1,5 km risp animale.
Queste termo camere oggi consentono questo.
Guardate come la distribuzione del calore si vede a seconda di quanto sia isolamento termico del
piumaggio, dove nn ce l’hai puoi identificare anche le parti vascolari della testa, del becco e delle zampe.
Solo per dirvi a che lvl siamo arrivati su distanza che sono anche di 1 km.
Sono sistemi molto sofisticati, ma di uso comune.
Immaginate in aree molto vaste, spazi come possono essere praterie o oceani, sistemi di rilevamento come
scanner termici, si arriva ad avere il dato reale che si può utilizzare.
Tt questo sistema si basa al rilevamento di produzione del calore.
Queste macchine non funzionano quando la temperatura ambientale raggiunge la temperatura corporea,
38 C.
Nn si ha differenza sostanziale tra ambiente e corpo e questo è il limite del sistema. Praticamente la
finestra di utilizzo è quella invernale, per l’Europa va bene, perché i cervidi per es hanno periodo di
aggregazione invernale, quindi questo corrisponde ad un momento funzionale per la specie.
Prima di questi strumenti ... cioè quantità di luce che entra nell’obiettivo del sistema di lettura??
Sono strumenti che costano 350 euro e funzionano un po’ come gli occhi di un gatto.
Hanno diaframmi molto grandi, la quantità di luce che viene fatta entrare viene riflessa su ?? quindi la
poca luce entrata per unità di spazio viene moltiplicata fondamentalmente su moltiplicatori di luce e poi
vedete con questi nella notte.
Sono funzionali fino ad un certo punto, hanno comunque bisogno di un illuminatore IR, sopra la
videocamera, e gli animali la vedono subito.
Altro limite è che non si riesce ad abituare l’occhio a luce-buio , luce-buio, quando esci dalla luce e torni
al buio non vedi nulla. Da fastidio.
Le versioni ultime dei lettori ad infrarossi hanno eliminato la luce verde e sono passati alla luce, l’img
diventa quindi grigia.
Un sistema a bassissimo costo che viene utilizzato in aziende faunistiche e in parchi a dimensioni medio
piccole 100-150 km quadrati, sono i rilevamenti al faro.
Un faro, orientabile a mano con una leva dall’interno, viene puntato in una direzione, abbiamo 300 m di
fascio in cui stiamo guardando e gli animali vengono visualizzati direttamente.
Di notte il comportamento delle specie cambia da così a così: di notte possiamo avvicinare animali che di
giorno sono inavvicinabili, terrebbero distanze di fuga di una decina di m quando di gg sono un centinaio
di m, per nn dire km.
Ci sono specie che di giorno sono assolutamente elusive invece di notte magari a bordo strada si vedono i
faretti degli occhi spt in montagna.
Usando specchi (?) si può dire se sn maschio o femmina, giovani o adulti ecc.
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Un altro sistema che adesso stiamo usando moltissimo, è il fotovideotrappolaggio.
È un sistema abbastanza recente, nasce da un sistema pensato una quindicina di anni fa, che prevedeva
l’uso di pellicole e macchine costose quindi al tempo era un po’ macchinoso e complesso, usato
raramente, spt per le spp più rare.
Adesso invece si è spostato tutto sull’elettronica, abbiamo i chip con sistema di memoria, abbiamo video
trappole che utilizzano infrarosso, ci sono sensori passivi che leggono la temperatura del corpo e del
movimento. Qualsiasi cosa passa davanti calda viene ripresa.
Si riesce a fare un attività di monitoraggio importante.
Questi sistemi consentono, dall’identificazione dell’animale, specie, altro, grazie a questi sistemi sono
state conosciute nuove specie, spt in altri paesi, sono contesti in cui si ha foreste fitte e luoghi
impraticabili, così come vengono utilizzate oggi in India, per la stima delle tigri e quant altro.
Questi sistemi di rilevamento e la genetica non invasiva (?) raccolta di pelo o di feci da poi
un’identificazione individuale.
Questa cosa è la nuova frontiera della veterinaria, per gli aspetti di rapporto perché evita tutta la parte di
rompere le scatole dell’animale in campo, poi la presenza dell’uomo nell’ambiente è percepita (come
massa corporea che si muove, 70 kg, rami spezzati, battito cardiaco, movimento della pelle sul vestito,
molte specie lo sentono a 100aia di metri)
Vi guardano tutti dentro la macchinetta ad infrarosso, perché percepiscono ampiezza d’onda.
Fotovideotrappolaggio quindi cosa più utilizzata attualmente.
Abbiamo ricevuto informazioni sulla specie dell’area, sulle specie di passaggio, orari ...
Informazione importante. Si vede anche la condizione sanitaria degli animali.
Il mondo della voce come sistema di rilevamento diretto: si può utilizzare per i mammiferi e per gli
uccelli.
Nel mondo degli uccelli la voce viene utilizzata in maniera sostanzialmente diversa rispetto ai mammiferi.
Significati dei suoni hanno pesi diversi.
Nel mondo degli uccelli la voce esprime da banalmente la territorialità, questa la trovate in un bramito di
un cervo, scimmie urlatrici... poi però possono avere aspetto legato alla riproduzione, versi di contatto di
individui.
Spostandosi sul confine uccelli delimitano lo spazio. Questa territorialità è usata poi come sistema di
censimento diretto attraverso richiami registrati che stimolano gli animali ad esprimere il verso di
territorialità. ( vai a casa loro a dire che è casa tua e loro dicono che è casa loro).
Ovvio che questo prevede l’uso di versi corretti , non c’è un “cip” che vale per tutto.
C’è cip che vuol dire una cosa, cip che vuol dire un’altra e cip che vuol dire un’altra cosa ancora. Si deve
usare quelle strofe (si chiamano strofe) che stimolano quel tipo di risposta. Quindi vai sulla territorialità.
Fai per es verso della civetta e la civetta risponde con il suo verso, ti viene sopra la testa e ti guarda, la
stessa cosa lo fa l’allocco, la stessa cosa il gufo reale... sono tutti attivissimi.
Se voglio andare in un bosco di conifere dove c’è l’astore, e io non lo potrò mai vedere, perché il bosco è
fitto e lui è timidissimo,se gli faccio i versi riusciamo a vederlo in volo sopra di noi.
Questo è un modo con cui si interagisce da un punto di vista acustico sulla territorialità
Nei Mammiferi si deve usare il bramito per il cervo, prodotto non da tutti i cervi, ma da quelli che
vogliono assumere il rango di dominante, che vogliono creare l’harem di femmine.
Poi ci sono i versi di contatto, troviamo diversi tipi di versi di contatto, versi di contatto generali, cioè
della specie, e versi di contatto parentali, cioè tra madre e figlio.
In questo mondo qui troviamo i versi di contatto dentro la specie, interazione intraspecifica, i mammiferi,
e gli uccelli lo fanno, per es quando si muovono a branco nel bosco, e non possono avere contatto visivo
perché ci sn gli alberi, quindi l’unico modo che hanno per sapere dove sono è fare versi.
Con l’ululato il lupo indica dove si trova. Ululato per contatto genitore figlio, di branco, oppure con
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nuovi individui.
Ci sono orari e tempistiche per fare i versi. 9,30 sera, 11.00, 3.00-4.00 di mattina. Usano la notte che è un
momento di silenzio per amplificare l’ululato, che arriva alla distanza di 6-7 km a seconda della
morfologia del terreno.
Ululati parentali:da adulto a cucciolo.
Possiamo fare ululati parentali, quasi tutti rispondono ad ululato da adulto e i cuccioli rispondono a ululati
da cuccioli, in base ai versi che sentiamo di risposta possiamo raccogliere informazioni sulla capacità
riproduttiva di quell’area e di quel gruppo.
Dentro la specie abbiamo la stessa cosa,prendiamo per es il mondo degli uccelli,immaginiamo di essere 8
gr. di cincia bigia, che si muove in una foresta di conifere, oceano di verde, non abbiamo possibilità di
vedere molto davanti a noi, sono specie sociali e c’è un verso di contatto continuo.
Nel mondo degli uccelli, cosa che non c’è nei mammiferi, ci sono i contatti vocali eterospecifici, una
50ina di specie usa una parte di linguaggio comune. Una stessa strofa, cioè stesso spettrogramma di
emissione, vuol dire la stessa cosa. Se voglio dire gatto, lo dico allo stesso modo. Un merlo, un pettirosso,
una cincia, uno storno...
Per disinnescare il rischio di aggressione, quindi siamo nell’interazione etero specifica.
Quando vogliamo agire a questo livello ovviamente dobbiamo sapere cosa vogliamo fare, perché altri
animali usano queste strofe.
Questa bestiolina che abbiamo messo qui, è un uccellino che vediamo d’estate sui rovi grande poco più di
un passero, è un’averla piccola, lei come il pettirosso, e la maggiora, hanno imparato che gli uccelli
dicono le cose in questo modo. Per es” “gatto, gatto” arrivano tutti gli ucellini a vedere e se li mangia.
Ci sono quindi anche le evoluzioni su queste varianti.
Quindi interazioni etero specifiche con versi parentali o di specie che possono essere usati anche in questo
modo da altre specie.
Torniamo a noi: ti provoco, ti mando un segnale e ti faccio rispondere.
Quando facciamo un bramito ad un cervo, tecnica di stima di censimento diretta, come si fa?
si posizionano 3 persone in 3 punti diversi di ascolto, fine di ottobre e metà ottobre, o fine settembre,
fanno un verso che è una specie di muggito lungo e riecheggia nelle montagne: * ouuu ou ou ou* questo è
un maschio sopra il 5-6 anno di vita che prende possesso di uno spazio che diventerà un arena in cui
cercherà di condizionare un’area.
Queste persone stanno andando ad ascoltare questo.
Quindi vengono distribuite nel territorio, hanno una bussola, hanno una cartina del territorio e hanno tutti
gli orologi sincronizzati, perché?
Dobbiamo evitare i doppi conteggi, dobbiamo dare un tempo e una direzione al rilevamento.
Ognuno da delle coordinate su bussola e i tempi corrisponderanno. Ognuno di loro tornerà con piantine e
dati di rilevamento.
Nel mondo del cervo, dei segnali acustici, oltre al bramito, ci sono i versi di contatto che precedono(o
seguono?) il bramito....
In un gruppo di cervi in un area dove stanno bramendo noi abbiamo un colpo di tosse *coff* = si sono
visti, poi comincia una parata laterale, si muovono meccanicamente per sembrare tosti. Se tutti e 2 sono
equivalenti come dimensioni e determinazione si passa ad un contatto con le stanghe, si toccano, qualche
min prima hanno preso dei cespugli e li hanno buttati per aria con le corna, lanciandoli in aria, per
ostentare forza. Poi si arriva a contatto e poi allo scontro.
Questa è la sequenza di eventi.
Si sente il rumore di palchi che si toccano, molto forte , sembrano pietre che si scontrano. Suono molto
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forte e metallico.
Ovviamente questi rilevamenti vanno a prendere una classe di età all’interno della popolazione, maschi
adulti, quindi la struttura reale viene determinata su una piramide di popolazione ipotetica.
Immaginiamo una nostra piramide, io sto contando tassello in alto a sx che sono i veramente adulti,
ovviamente a quelli corrisponderanno in rapporto di sex ratio 1:1 un’equivalente di femmine,le femmine
subadulte sono 1/3 in più, i giovani sono un altro terzo in più. Quindi da rilevamenti ricavo informazioni.
Di questi animali non viene utilizzato il censimento del solo bramito ma si contano in inverno, nel
momento in cui sono tutti aggregati.
Quindi unisco le informazioni dei rilevamenti dei maschi adulti riproduttivi con l’osservazione diretta
della popolazione.
Negli uccelli viene fatta la stessa cosa, vengono determinate aree a campione a quadranti come abbiamo
visto, poi si va all’interno di un area campione e vengono sparati dei segnali che possono essere
territoriali a seconda delle specie. Cn quello poco specifico il cedrone lo fai alle 4 nel mattino.
Si va con registratore, con amplificatore si fa suono, e si fa rilevamento per 13-15 min a seconda della
specie, spari suono come sequenza ripetuta per 3 min.
Arriva animale territoriale e risponde con verso territoriale.
Nn fare questi rilevamenti nei periodi riproduttivi! Non andare cioè a rompere le scatole, perché
preparano nidi. Mettere un intruso all’interno del sito di riproduzione vuol dire mettere in sicurezza il
nido o spostarsi da li. Molta prudenza quindi nel fare queste cose casualmente.
Le risposte vengono evocate acnhe 5-6 min dopo.
Adesso c’è un mondo che sta sempre di più prendendo piede dal punto di vista veterinario, perché avete
visto molto delle malattie emergenti. Come osservatorio delle patologie sn imp.
Chirotteri: 15.000-20.000 colonie di pipistrelli nelle grotte.
La tecnologia aiuta, oggi abbiamo dei sistemi che sono come degli scanner specifici che sono batdetector, lunghezza di emissione oltre la soglia dell’udibile, noi sentiamo al max come verso dei
pipistrelli *zick-zick-zick*, se lo mettiamo in un bat detector questo ce lo legge come segnale cambiando
di frequenza e ce la porta sulla soglia dell’udibile e ce lo porta su un suono diverso, quindi siamo in grado
di censire quante specie ci sono all’interno di una grotta, che sono molto difficili da censire, perché stanno
tutti appesi a blocco (perchè si tengono caldo), blocco di pipistrelli.
Possono anche essere più specie.
Tutto quello che ci siamo detti, sia partendo dai sistemi di tipo diretto, e dai sistemi di tipo indiretto, ci
porta alla determinazione di indici.
Indice di abbondanza: numero di tracce per km, è uno degli indici usati per la frequenza
valori di frequenza percentuali: numero di tracce per specie ???
indice di ??
che cazzo sta dicendo???
Può essere un censimento acustico, può essere un censimento di impronte o altro.
Indice di somiglianza, quello di solex? = indice di specie uguali da un punto di vista ecologico
Indice di dominanza = quanto percentualmente una specie partecipa al ? delle specie come segni di
presenza, come segni di presenza da un’indicazione delle specie sul territorio
Poi viene estremamente usato anche da un punto di vista sanitario che è l’indice di Lincoln? Che è
popolazioni su marcati, praticamente se voglio determinare una popolazione animale dove non riesco a
censirli direttamente né indirettamente, vedo segni di presenza, ho degli indici, ma dato relativo, perché
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ambiente troppo modificato, loro saranno condizionati, ci sn zone che ne avranno tantissimi e altre che
non li avranno, qst è molto variabile. Nn riesco neanche a contarli, es il cinghiale, tt il gg sparato nei rovi,
poi basta una sciocchezza termica, e esce o decide se uscire o meno quindi tt quello che può condizionare
animale.
Si utilizza quindi un sistema che prevede in questo caso cattura e rilascio di animali, quindi si mettono
gabbie di cattura, ne marchi alcuni e poi li rlasci. Di solito ne marchiamo 40 all’anno di cinghiali, 40
maschi e 40 femmine.
Poi questi animali marcati vanno ad inserirsi all’int di una popolazione a dinamica variabile, che cambia
per condizioni meteo, cibo...
Quando attiviamo il sistema delle gabbie di cattura, ci compare l’animale marcato in mezzo agli altri.
Utilizzando questa formula, che lavora praticamente su catturati marcati su catturati non marcati, il
calcolo è l’effetto diluizione che avete nella popolazione dei marcati. Più è diluito, e più la popolazione
dei marcati è grande.
Si presume che quella esterna è 10, 100, 1000 volte più grande.
Possiamo catturare solo marcati e vuol dire che la popolazione è quella, o possiamo catturare solo non
marcati, vuol dire che la popolazione è molto vasta.
In chiave sanitaria consente di prendere animali, seguirli nel tempo. I maschi riproduttivi si muovono
molto.
Altro passaggio: catturare animali sedandoli, con gabbie di cattura, si mette radio collare, sistemi con
batterie, antenna dentro il collare, sistemi a radioemissione, nn rimangono su animali per sempre, si
staccano secondo un determinato tempo, quindi hai una finestra di invasività sulla specie limitata.
Radio collare presenta pesi e batterie limitate e hanno emissioni che possono essere elette in diversi modi.
Immaginiamo antenna direzionale, segnale preso da questa antenna, ogni singola emittente ha una sua
frequenza d’onda, che identifica animali diversi. Poi ci sn ritmi di attività, mandati sul computer, sta
fermo, sta camminando,...
Arriva il segnale, cambia la frequenza. Collare a terra: animale ha avuto un problema ed è a terra o ha
perso i collare. (bip bip più lento, se si muove bip bip più veloce)
Chiusa questa parte sulle stime di popolazione, dobbiamo cominciare a pensare al fatto che noi vet ci
muoviamo in un mondo in cui dobbiamo poi relazionarci con dei campionamenti imp per conservazione
animali, gestione sanitaria, aspetti zoonotici.
Iniziamo con :
CATTURA E MANIPOLAZIONE DELLE SPECIE
Da un punto di vista concettuale ora dobbiamo quantificare quanti animali dobbiamo prendere all’interno
della popolazione in funzione di una patologia che abbiamo investigato.
Come faccio a organizzare questo tipo di informazione?
Non è difficile, faremo ricorso alla statistica, ho adesso il dato di popolazione che grazie alla piramide di
popolazione mi consente di fare un campionamento stratificato per classi di sesso, classi d’età, e quindi
vado a cogliere il mio patogeno molto bene, con le logiche che sono le logiche del tempo, cioè se è un
animale anziano vado a vedere come sta da un punto di vista sierologico e virologico, se è un giovane la
stessa cosa.
Informazioni che raccogliamo ci fanno capire come agire.
Prevalenza attesa della malattia: in base a quanta me ne aspetto devo catturare un certo numero di
soggetti.
Ogni specie ha un proprio modo ed un proprio approccio.
Partiamo da concetti generali:
non tutte le tecniche sono uguali. Dipende dove ci muoviamo, ambiente dipende dalla specie.
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Quindi dobbiamo definire chi siamo e cosa facciamo:
il veterinario non lavora da solo, lavora in squadra e la coordina, di solito servono un centinaio di persone.
Imp capacità organizzativa.
Sapere cosa si deve fare. Il ruolo nn è secondario.
Quando si entra a far parte di un gruppo di cattura deve essere chiaro da subito chi fa cosa.
Condizioni climatiche, metabolismo dell’animale in funzione dell’attività di cattura è imp. attenzione a
specie in gravidanza, in estro, con territorio preso:
basta fare un errore di cattura, e l’animale muore. Per es se libero l’animale a 500 m da dove l’ho preso,
magari è il territorio di un altro.
Gli errori sn questi. Oppure uso una molecola in una specie non adatta, per es uso cortisonico in capriolo
sotto stress e lo faccio abortire perché è gravido (periodo ottobre)
Attenzione a non ragionare troppo da veterinario e poco da faunistico. Questi passaggi sn vitali per la
sopravvivenza della sp.
Andiamo adesso sugli aspetti di etica sanitaria: quando catturate animali dobbiamo entrare nel pensiero
della specie, dobbiamo capire in quale periodo biologico si trova. Attenzione se togliamo una madre dai
figli, o prendiamo un figlio, lo manipoliamo e la madre non lo riconosce...
Poi esame clinico a distanza può essere utilizzato come discriminante, è l’occhio del predatore di come
sceglie la preda.
Animale zoppo
Quando si cattura in natura, l’azione è analoga a quella di un predatore , o meglio, la specie si rapporta a
te come se fossi un predatore.
Cosa vuol dire: Tu catturerai con facilità individui giovani, individui in difficoltà. Che sono gli estremi
della popolazione. Cattureremo con grossa difficoltà individui in stato ottimale che sn il centro della
popolazione.
Se animale si fa raggiungere è perché ha un problema.
Giovani e animali con patologie in sostanza.
Se facciamo una narcosi ad un animale patologico, può morire. Attenzione q qst fattori.
Altra cosa : nn c’è preanestesia, non c’è periodo precottura: imp considerare che hanno mangiato prima,
hanno glicemia, e serie di paletti imp per quanto riguarda cattura e stress.
È imp la scelta del soggetto in qst ottica di pensiero.
Gestione dei tempi e delle situazioni di cattura.
Esistono 2 tipologie di cattura:
- quella meccanica
-quella con farmaci in tele anestesia
Quando ci muoviamo in cattura meccanica, i tempi devono essere estremamente veloci, animale deve
essere trattenuto 3-4-6 minuti al massimo, dove devo eseguire tt le operazioni (es prelievo) dopodiché
deve essere liberato.
In questi casi non si usano mai mai mai molecole. La cattura è fisica. Attenzione animali sopra il quintale
e mezzo si può sedare. Invece gli altri animali vanno presi con cattura meccanica, bloccati, legati, si fa il
prelievo o si mette il collare e poi si libera.
La scelta farmacologica è pericolosa, perché se uso anestesia su animale, lo rimetto in natura in
condizioni disagevoli. È in pericolo.
Il comportamento animale è modificato, e l’animale torna al gruppo di animali e nn si comporta come
dovrebbe, e quindi viene ucciso dal dominante.
Molta attenzione quindi a fare scelte di qst tipo.
Imp gestione dei tempi, più veloce è il rilascio e meglio è.
Ognuno ha un ruolo come qll che fanno cambio gomma ferrari.
Animale se sotto stress, da segnali, deve essere liberato, altrimenti muore.
Un animale giovane in tal senso consente di lavorarci di più rispetto uno anziano.
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Se animale da segnali di cedimento, bisogna tagliare le corde e farlo andare.
Bisogna sapere anche decidere quando si deve fare un passo indietro.
Aspetti legati alla logistica: ci sn situazioni di campo in cui catturiamo animali variabili.
La nostra fauna va dallo stambecco, che è a 2000 m, a lvl del mare o sottacqua se lavoriamo su animali
marini.
Abbigliamento, mimetismo, strumentazioni devono essere idonee, si deve essere completamente
autosufficienti.
Se si fa catture di stambecchi in gran paradiso si va con tutto moltiplicato per 10. più del doppio di quello
che serve, perché non si sa quanto tempo staremo li e come svolgeremo le nostre operazioni.
Imp conoscere variabili e rischi.
Un vet in gamba ha tutto quello che serve, professionalità, organizzazione.
Estremo controllo dell’autosufficienza. Imp abbigliamento e mimetismo.
Nero è un colore mimetico, chiaro è luce. Grigio e verde sn colori ideali. Imp perché consente una
distanza minore di avvicinamento agli animali, e quindi si può fare telanestesia più efficace.
Posizione tecnica impiegata:
imp che la zona dove si svolge la cattura sia accessibile in breve tempo possibile per il vet.
La logistica prevede che la persona che deve muoversi deve trovarsi sopra al punto di cattura, così quando
animali vengono presi è più facile raggiungerli nel tempo.
La scelta degli individui è imp. quello che avvicina l’animale è 1. quello che tira in tele anestesia è dietro.
Imp interazioni con colleghi, così ci si organizza nel modo ideale, si deve sapere bene cosa si deve fare.
Ci si da delle sequenze, priorità e tecniche, prelievo deve essere uno, e il volume di sangue prelevato poi
lo divido in base alle analisi che si deve fare.
C’è una sequenzialità precisa anche per mettere il radio collare, prima si marca animale, poi alla fine si
mette radio collare.
Imp ricerca abiti ed equipaggiamento, passaggio chiave. Attenzione anche quanti gg si sta fuori, finestra
temperale può anche essere più lunga, organizzarsi con cibo, per sole pioggia ecc.
Imp sapere gestire le emergenze da cattura, bisogna saper fare.
DELOGU 27-4-12
Obiettivi della cattura.
Gli scopi che ci diamo devono essere chiari prima di iniziare a procedere: necessario predisporre
materiale e logistiche (chiarezza nei metodi, chiarezza nelle interazioni).
Fondamentale la sequenza degli eventi. Avere chiaro la tipologia di indagine e ciò che ne consegue
(attenzione anche alla propria sicurezza in base al rischio dell'indagine o a possibili errori).
Un altro aspetto fondamentale è quello del prelievo biologico in campo quando, come e dove e la
gestione del campione: in laboratorio prendo l'etichetta scrivo con la penna e siamo a posto, se si fa in
campo basta umidità o qualsiasi altra cosa che la scritta diventa incomprensibile, meglio utilizzare una
matita che tiene meglio l'acqua rispetto agli indelebili. Fondamentale usare codici che siano univoci
(esempio: all'interno di una stessa battuta ci si trova a campionare in più veterinari in punti diversi e
ognuno campiona il primo come 1 il secondo come 2 e il terzo come 3, alla fine ci troveremo con tre
campioni 1, tre campioni 2 e tre campioni 3).
Sui campioni biologici fare scelte in termini quantitativi e qualitativi, conoscendo come si comporta un
animale sotto pressione: ad esempio la scelta di un vaso rispetto ad un altro a seconda della specie in
funzione della propria sicurezza, della sua capacità di movimento, ecc.
Importante mantenere i campioni alle temperature che questi necessitano: alcuni devono stare a
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temperatura del corpo (posso utilizzare per esempio gli scaldamani se siamo in campo e non abbiamo
nulla per tenerli a 37 gradi), un campione ematico gestito male non coagula perché è a temperatura troppo
bassa, non siera, quindi abbiamo del plasma che può non andare bene per quello che dobbiamo fare.
(Attenzione a tutti questi passaggi che devono essere pianificati prima!!)
Sequenza degli eventi in funzione delle operazioni sull'animale:
-se devo fare degli studi radiotelemetrici(con i radiocollari), che sono studi per rilevare le posizioni degli
animali sul territorio, i movimenti, le interazioni tra le popolazioni.
-se devo fare studi sulle dinamiche di popolazione (quanti sono, dove sono): se devo ad esempio fare la
gestione di una patologia in un'area mi serve sapere la densità di animali in quell'area, fondamentale
sapere se questi si spostano per evitare errori e non sopravvalutare il numero di quella popolazione.
Particolare attenzione alla cattura dei giovani o dei soggetti gravidi: modificare situazioni di rapporti
familiari all'interno delle specie può creare orfani o comunque dei problemi.
Traslocazioni:
operazioni in cui si cattura una specie selvatica e si porta da un'altra parte (è comunissima la
reintroduzione di specie= erano presenti in quel territorio, sono sparite completamente e vogliamo
reintrodurle).
Fondamentale la conoscenza delle esigenze di quella specie:
-dimensione del contenitore (mentre nel nostro immaginario più è largo meglio sta, in realtà nel trasporto
più è stretto meglio sta);
-modalità di trasporto: mezzi su ruota, mezzi aerei: a seconda delle distanze, della suscettibilità e della
stress-sensibilità della specie (es: faccio tutto bene durante la cattura, scelgo di trasportare gli animali su
camion, trovo coda in autostrada e escono morti); anche le temperature del giorno che all'interno di un
determinato mezzo di trasporto possono non essere controllate e creare problemi.
-evitare contatto o visione di quello che c'è fuori dalla cassa, meglio che non riconosca nulla di quello che
ha attorno piuttosto che ne riconosca un pezzo (minor stress, minor rischio che si facciano male).
Cattura con contenzione fisica o cattura con telenarcosi:
-in generale è preferibile una contenzione fisica che una farmacologica (quest'ultima può essere un
supporto ma non il sistema) così quando torna in natura è in condizioni normali, in grado di relazionarsi
con l'ambiente. Fondamentale sapere quando sedare e quando anestetizzare.
-capita di dover catturare specie pericolose con cui si è costretti a utilizzare un approccio farmacologico,
perché non ci sono alternative (grandi cervidi, suidi).
-a volte si usano sistemi misti: prima contatto con l'animale, poi narcosi successiva.
CATTURE FISICHE:
CAPRIOLO.
Specie che si cattura di più.
-Studiare il personaggio, esigenze, come si relaziona con il mondo (va fatto con tutte le specie):
generalmente il capriolo si trova in zone aperte vicino a boschetti (pascola vicino ai boschi e poi rientra
subito dentro; sono brucatori molto selettivi), nelle zone da dove è originario (centro-nord Europa) lo si
trova in boschi di conifere. Sente i rumori e si comporta di conseguenza, in generale utilizza
particolarmente l'udito, più che l'olfatto.
-Utilizzate le tecniche delle reti a caduta: reti alte circa 2,5 metri, vengono posizionate o su aste che si
portano o sulle piante dove la vegetazione è fitta, fronti anche di 30 km. Si fa un pre-censimento degli
animali e si controllano le vie di fuga che preferiscono per poi decidere dove posizionare le reti . Vengono
messe nel confine tra luce e ombra: l'animale viene da un ambiente con luminosità bassa, guarda oltre
verso la luce e la rete non gli appare. Le reti vengono agganciate a dei chiodi, queste però devono cadere,
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quindi sono solo appoggiate.
È un fronte- linea retta che taglia un percorso. Gli animali si muovono su percorsi che sono sempre gli
stessi. Quando possono tendono a passare su stradine, non asfaltate; tutto il gruppo è abituato a usare lo
stesso percorso.
Le persone che le montano hanno delle radiotrasmittenti, poche persone vanno alle reti.
La rete scende, è più lunga del tratto coperto, il tratto che avanza viene messo con una piega detta sacco.
L'animale arriva, spinge in avanti una cosa che non fa resistenza, la porta avanti e poi resta nella rete. Se
questa fosse tesa troverebbe una sorta di muro su cui rimbalzerebbe.
Il gruppo di animali occupa in genere una zona centrale nel territorio, un gruppo di persone anche
numerose (anche qualche centinaio) viene portata a pochi km dal luogo della battuta, un secondo gruppo
piazza le reti (veterinario, biologo, guardie forestali), a seconda della stazza dell'animale c'è un numero
diverso delle persone (circa tre a capriolo, 4 invece per daino e cervo). Chi ha messo le reti (e ha il
contatto radio con gli altri) si mette a una decina di metri dentro (gli animali passeranno affianco a queste
persone) e sta immobile. Le reti sono tutte piazzate senza spazi tra loro, le persone sono a posto quindi si
da il via. Le persone devono essere pronte, 3 persone ogni postazione (che fa riferimento a uno zaino di
cattura) che guardano una porzione di rete, nemmeno un metro di rete non deve essere controllato. Ogni
gruppo controlla la sua parte di rete senza aiutare l'altro gruppo.
Il gruppo di battitori invece avanza in parallelo, servono per direzionare l'animale e spingerlo verso le reti.
Il capobattuta deve fare in modo che tutta la linea proceda allo stesso modo, il capriolo percepisce con
l'udito se il gruppo si frammenta e quindi passa in mezzo. Il movimento dei battitori viene percepito dal
capriolo come un fronte di rumore non identificato, deve decidere cosa fare.
Se la battuta è piccola, sono presenti poche persone e la rete è piccola, ai lati si mettono le strisce bianche
e rosse (stradali) dette “ali” in modo tale che se l'animale devia a causa del rumore che vuole evitare
incontra una cosa che non conosce e torna dentro, nella zona di battuta.
Tutti coperti, immobili. Gli animali vanno verso i battitori a corsette brevi (corre, si immobilizza, ascolta,
sceglie che fare, corre, si immobilizza) vanno verso la rete, quando stanno andando verso la rete un
operatore in genere esce dal nascondiglio, batte le mani, in modo che questi prendano velocità e sfondino
la rete entrano nella rete, la rete si sgancia e gli casca sopra. Le maglie sono larghe così possono infilare le
zampe, inciampano e cadono. Chi è alle reti nascosto scatta in piedi, la prima cosa che si fa dopo che il
capriolo ha tentato di alzarsi, barcolla e inciampa il battitore si butta sull'animale e gli copre gli occhi si
prende la mascherina di stoffa e gliela si mette sul muso per dissociarlo dall'ambiente. Controllare su che
lato è e eventualmente coricarli sul fianco destro (per evitare problemi al rumine). Vengono legati gli arti
(con qualcosa che non traumatizzi) e poi fatti gli interventi veterinari. Dopodiché si passa al trasporto a
seconda del tipo di contesto. Si mettono su reti e poi sollevati. Viene pesato. Dei vari interventi tengo per
ultimo quello che da più fastidio all'animale (per esempio il prelievo). Quando vengono montati i
radiocollari meglio abbondare con i dadini per le viti perché è frequente che questi vengano persi o
cadano all'operatore quindi per evitare di mettersi a cercarli è meglio averne qualcuno in più. Distanza del
collare dal collo di circa 2 dita, non di più.
Volume di sangue da prelevare: bovidi e cervidi sulla giugulare; in funzione della massa corporea
normalmente, in qualsiasi specie selvatica ci troviamo, andiamo a prelevare una quantità pari al 1% del
peso corporeo (questo 1% ci dovrà bastare per tutte le seguenti analisi di laboratorio). Percezione che lui
ha del momento del prelievo: nei cervidi l'essere trattenuto alla gola coincide con la tecnica di uccisione
del lupo, quindi attenzione alla sua reazione, farò una compressione su un solo vaso. Non usare
disinfettanti o cose che modifichino l'odore e possano renderlo tracciabile o creare problemi di socialità.
Siringhe grandi con aghi sottili. Il prelievo viene fatto con una sola mano (pistone grande facilita la cosa).
Sapere poi cosa fare con il sangue prelevato: conservazione, codici da applicare, ecc.
Fase del rilascio: sono passati dai 4 ai 6 minuti, deve essere tutto velocissimo e il più possibile in silenzio.
Si porta l'animale 30 metri oltre la battuta, abbasso le reti, viene puntato verso l'alto (mai in discesa, per
evitare che se si spaventa e scappa prenda eccessiva velocità) l'operatore si corica sull'animale, con la
mano sinistra slega gli arti posteriori poi gli anteriori, sgancia il velcro della mascherina e, se tutto è a
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posto attorno, la sfila velocemente e rimane immobile (sopra l'animale): le reazioni degli animali sono
differenti, alcuni sono completamente indifferenti altri fuori di testa, bisogna stare immobili e non dare
nessuno stimolo, l' animale deve rendersi conto di dov'è e cosa ha intorno e decidere spontaneamente di
muoversi.
Dopo una mezzora si va a vedere col radiocollare la posizione dell'animale.
Se vengono trasportati in casse:
larghezza del bacino e lunghezza di un capriolo in piedi o poco più, hanno uno spioncino dorsale da cui si
può controllare e porte a ghigliottina; alcuni animali all'apertura della cassa non escono, bisogna aspettare
che escano da soli, dare il tempo necessario.
Nella cattura dei piccoli: questi vengono presi, si montano radiocollari fotosensibili (che si adattano alla
crescita dell'animale). Sono maculati, restano immobili, comunicano con la madre con un fremito delle
narici, lei li allatta e poi se ne va lasciandoli soli. Le loro cere e gli acidi grassi di superficie si modificano
in questo periodo rendendoli non riconoscibili, quindi modificarli da un punto di vista olfattivo non crea
tanto problemi nell'accettazione della madre quanto invece nel renderli riconoscibili a predatori.
Attenzione nella contenzione fisica, non opporre resistenza forzata ai movimenti dell'animale, in
particolare stare attenti a non dare punti di leva che potrebbe essere pericolosi e far sì che l'animali si
faccia del male. Assecondare i suoi movimenti.
LEZIONE DELOGU 11-05-2012
Contenimento fisico dell’animale e rilascio.
Bisogna gestire: AVVICINAMENTO, in una prima fase l’animale è narcotizzato, ma non è ancora andato
giù, gli serve tempo,infatti prima di andare a terra c’è una fase di attesa in cui il corpo non è rigido, ma
c’è opistotono; se ci si avvicina in questa fase l’animale cerca di fuggire e si può far male oppure non
potendo fuggire aggredisce, quindi in questa pausa bisogna stare a 40-50 metri dall’animale osservando,
senza forzare l’animale. Quando l’animale è a terra ci si avvicina da dietro, poiché non si è mai sicuri che
sia completamente narcotizzano, perché così facendo l’animale per reagire deve coordinarsi e girarsi e noi
abbiamo tempo per reagire e pensare,quindi CAUTELA. Importante è la posizione del corpo dell’animale
in quanto nel momento in cui va giù il corpo dell’animale potete avere tempi relativamente stretti legati al
rumine, loro hanno mangiato quando sono stati narcotizzati, il loro addome si gonfia, il fianco si solleva,
con compressione del diaframma, questo avviene in 6-7 minuti, quindi se l’avvicinamento è fatto male si
rischia di averlo a terra troppo tempo e l’animale inizia a gonfiarsi, quindi i ruminanti vanno coricati sul
fianco destro, per evitare insufficienza respiratoria con congestione. TEMPERATURA: nei mammiferi
non abbiamo mai il problema dell’ipotermia in cattura, anzi il problema contrario in quanto i farmaci
utilizzati per la catture danno vasodilatazione periferica con conseguente rilascio di calore e se l’ambiente
è caldo fanno fatica a disperdere. Anche le posizioni stesse sono importanti come le piume ripiegate negli
uccelli che bloccano le camere d’aria impedendo la circolazione. I parametri clinici sono relativamente
utilizza con il mammifero domestico è che essendo sotto pressione e minacciati non sono funzionali,
quello che fa la differenza è la conoscenza delle condizioni abituali. Si posso usare molecole con antidoto
o senza, si preferisce usare quelle con antidoto, cioè con possibilità di antagonizzare il farmaco per non
avere problemi nella fase di risveglio, per evitare che barcollando i faccia male; questo anche in funzione
del luogo. Bisogna sempre mantenere le distanze nel controllare la fase di risveglio, si interviene solo in
casi estremi. In passato in Italia era un problema usare farmaci con antidoti poiché non c’erano molecole
specifiche soprattutto per bovidi e cervidi che venivano prevalentemente catturati con telenarcosi per cui
si usavano cocktail di xilanina e ketamina ed era difficile da gestire; oggi si usa xilazina e medetomidina
con il suo antidoto Atipamezolo. L’antidoto chiude le operazioni sull’animale, tutti si
allontanano,l’animale è posizionato in decubito sternale con il davanti libero (via reti ed altri sistemi)e gli
arti posteriori sul sinistro, slacci la mascherina dalla testa, prepari la siringa e vai in vena, aspiri sangue,
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togli la mascherina e un operatore si avvicina si abbassa gli fa l’antidoto sul fianco destro e l’animale si
sveglia rapidamente in un centesimo di secondo. Anche solo la vicinanza dell’uomo agita l’animale, che
po’ reagire con aggressività se dopo il rilascio l’uomo gli p troppo vicino, questo spesso lo fa il cinghiale.
Uscita da una cassa: l’animale prima di uscire si guarda attorno e se vede l’uomo si rifugia dentro la
cassa, quindi anche in questo caso l’uomo deve essere lontano; infatti l’apertura della cassa dovrebbe
essere fatta da sopra. Il ritorno in ambiente deve essere fatto con l’animale completamente cosciente, a
volte dopo l’anestesia sono irascibili ( cinghiale che attacca un capriolo); non vanno condizionati troppo
perché devono essere reintrodotti nel loro habitat.
Cinghiale: prima della cattura è importante sapere come l’animale si pone nei nostri confronti, come si
difende, che sensi sfrutta, è tutto scritto nella sua anatomia. I cinghiali hanno lunghe canni nasali e grandi
orecchie, non vista brillante, infatti si immobilizzano, alzano la testa e odorano e scoprono la nostra
presenza e rimangono immobili. Il contatto lo si ha se si guarda attentamente nei boschi o mentre si fa i
bagni di fango o mentre mangia con i piccoli. Per la cattura si usano trappole individuali 2 metri per 1
metro e qualcosa, ha una porta scorrevole con scatto, mais dentro la trappola, per mangiare spinge lui la
pannocchia sposta il legno e si chiude la porta alle sue spalle; la porta è dotata di fermi poiché è in grado
di aprire la porta. E’ una cattura estremamente selettiva. C’è anche una gabbia non individuale che
consiste in recinti nascosti nella vegetazione. Le trappole vanno posizionate nelle zone in cui andranno a
nutrirsi, questo luogo lo individuiamo poiché il cinghiale si muove in branco e cerca continuamente cibo,
spostando le pietre. Il luogo va pasturato per una settimana-dieci giorni, è il branco che si muove, tutti
vogliono arrivare a quel cibo che gli piace e sanno che possono mangiare normalmente si arriva a
catturare 15-20 cinghiali. Lo scatto è a filo, un filo teso che viene toccato e chiude la trappola quando
entra l’animale più alto o la madre che generalmente segue i piccoli. Hanno un diametro di 5-6 metri per
evitare che prendano velocità e che rompano le recinzioni. Mai avvicinarsi ai recinti perché gli animali si
agitano possono attaccare o tentare di fuggire e quindi ferirsi. Ci possono essere catture eccezionali, come
il cinghiale che finisce nelle reti per caprioli, circa di 25 metri, inizialmente cerca di spostare la rete e di
liberarsi, ma non riesce, quando si ferma e si inginocchia perché stanco e per respirare, si hanno 40
secondi, un minuto per avvicinarsi e anestetizzarlo e quindi liberarlo. Si possono usare aste per anestesia
su animali intorno al quintale per poterli guardare in bocca. E’ importante conoscere anche il territorio da
loro occupato, quanto è grande dove si trovano in un certo periodo dell’anno, per portare avanti piani di
eradicazione e sorveglianza; queste informazioni le ottieni strumenti radio riceventi che mandano impulsi
( di intensità, lunghezza e frequenza diversa) di presenza e tramite triangolazioni ottieni queste
informazioni. Per catturare le femmine con i piccoli si usano due gabbie posizionate una di seguito
all’altra, la prima con chiusura a corda, la seconda con porta scorrevole. I cinghiali sono molto sensibili
alla temperatura, dopo qualche minuto va in ipertermia. Si usano anche i microchip oltre al collare. Con i
piccoli si lavora con rete di contenzione, con gli adulti fino a 40-45 Kg con contenzione manuale, la
tecnica di cattura è sempre la stessa davanti al recinto di cattura, l’animale carica, chiudo la porta dietro,
poi lo prendo lo chiudo nella cassa, apro la porta posteriore lo prendo per i garretti posteriori e lo metto in
verticale, poi gli si mette un laccio sul muso e si eseguono le operazioni. (Dice di fare “così” per farlo
rimanere bloccato e fare pressione con il pollice è una autoipnosi). Si fa prelievo, marcatura, per i piccoli
che hanno orecchie piccole, la marca va posizionata per dove sarà quando sarà grande, quindi va
posizionata all’interno del padiglione e non è messa fuori, ma all’interno nel profilo, per evitare attriti
esterni mentre corre nella vegetazione; inoltre così posizionata è visibile nel momento in cui si fa
osservazione da 250 metri con cannocchiale, in quanto lui si accorge della nostra presenza e stende le
orecchie lateralmente e all’indietro per poterci sentire e noi vediamo la marca. Importante per quando si
fanno tamponi nasali tenere conto del fatto che loro hanno una valvola che gli serve quando immerge la
testa nel fango per non fare entrare terra e acqua, è una struttura muscolare che loro attivano e i tamponi si
spezzano, ma siccome ha chiusura da laterale verso mediale, si deve andare medialmente. Posizione per
prelievo di sangue: safena. Se vanno traslocati i giovani possono essere spostai con paddock ogni 4-5
giorni con pozza centrale e mangiare a terra. Glia animali sono soggetti a stress infatti le femmine
vengono infastidite dai piccoli e reagiscono, per questo prima subito i piccoli.
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41
Daino: si catturano con reti: a caduta (come quelle per il capriolo) o verticali. Sono reti di centinaia di
metri alte 1,5 metri tese su anelli e l’animale ci rimane impigliato. Il metodo di cattura è analogo a quello
del capriolo, ma lui a differenza del capriolo usa molto l’olfatto, mentre il capriolo usa maggiormente
l’udito. Il daino femmina 60-70Kg e maschio 120-150 Kg quindi in questo la contenzione fisica è
difficile, quindi vengono catturati e fermati con la rete, poi sedati per tele anestesia. Per la femmina si usa
il contenimento manuale, con la differenza che nel capriolo se gli si è sopra rimane fermo, mentre il daino
no, servono almeno 3 persone (80 Kg). Una volta preso gli si mette la mascherina e si legano le zampe,
poi la si mette giù e si fanno le operazioni: controllo,TPR, posizione del rumine. Sul maschio per poter
fare più catture servono più reti, una dietro l’altra, perché generalmente il primo passa rimane bloccato,
ma tira via tutto e gli altri passano. Inoltre bisogna convincerlo a finire in rete, quindi ci sono uomini alle
sue spalle, generalmente il daino si accorge delle reti e deve decidere se provare ad oltrepassarla o farsi
prendere dagli uomini, quasi sempre prova a saltare, si carica e si alza fino quasi 2-2,5 metri e quindi
finisce nella rete. Come? O finisce semiappeso o la rete non tiene e lui rimane bloccato con il palco nelle
rete, quindi solo la testa bloccata su un sistema di anelli, quindi con la possibilità di muoversi lungo la
corsia della rete; mai mettersi lungo quel percorso e attenzione alla parte anteriore, la usa molto bene. Una
volta in rete si fa la tele narcosi e si attende che l’animale sia a terra e si procede nello stesso modo. Per la
tele narcosi si punta alla striscia nera, che delimita lo specchio anale, parte bianca. Ci sono protocolli per
ogni classe di età, sempre volumi iniettabili da 30 metri; il daino quando si lavora con gli alfa-2 assume
una posizione caratteristica fetale con la testa sul fianco, il capriolo no. Il cervo quando si corica per la
conformazione della faringe fa un rumore da uomo che russa che lo si sente per 200 metri, se lo fa in
anestesia è normale. Si fanno rilievi biometrici e peso con animale in barella.
Cervo: è un gigante, 3,5 quintali in centro Europa, 2 da noi, alto circa 2 metri, con capacità di salto di 15
metri e 2-2,5 metri in altezza, quindi non si fa contenzione fisica. Generalmente è catturato in pieno
inverno. Le catture si fanno in tele anestesia dopo cattura con rete. I giovani hanno solo punte e le reti non
li trattengono. Non legare tutte le 4 zampe insieme, ma anteriori insieme e posteriori insieme, così al
momento della liberazione gli liberi prima gli anteriori, togli la mascherina e poi i posteriori. In tele
narcosi va verso il fiume con l’acqua alla pancia, quindi bisogna organizzarsi per recuperarlo e asciugarlo.
In inverno vengono catturati con gabbie di cattura collettive, specialmente se c’è neve. Per spostarli
servono mezzi autorizzati e dopo controlli per le diverse patologie (passaggio in zone indenni),quindi se è
necessario tempo per le analisi servono ambienti adeguati dotati di riferimenti olfattivi di cose che
conosce, fondo di segatura, chiuso e buio. Se va addormentato per spostarlo si fa tutto di notte, l’unica
fonte luminosa è la vostra (luce frontale), e si fa camminando su una tavole a 2 metri d’altezza sopra i
loro box. Ogni animale è caricato su una cassa con i propri documenti.
TELENARCOSI NEI
BOVIDI
STAMBECCO (gen Caprae)
Specie non stress sensibili, al contrario di daino e cervo.
Qui gli aspetti da gestire sono quelli logistici più che la rapidità di esecuzione delle diverse manualità.
Comunque va tenuto presente che siamo in animali artiodattili ruminanti con grandi camere di
fermentazione che danno sviluppo di gas con conseguente compressione sul diaframma. Quindi qualsiasi
sistema rallenti questa attività(e purtroppo i sedativi anestetici sono tra questi) può mettere in pericolo
l’animale.
Da tenere presente il contesto in cui ci troviamo: territorio di montagna (1500m)
Stambecco ( capra selvatica) per molto tempo relegata nel parco del gran paradiso con poche decine di
individui, quasi sull’orlo dell’estinzione. Sono state fatte operazioni di ripopolamento, però si deve fare
molta attenzione alle patologie che posso circolare in un a popolazione e quindi trasferire ad altre durante
queste procedure.
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Tenere presente il contesto ambientale. Siamo in quota, quindi grandi variazioni climatiche. Munirsi di un
corretto equipaggiamento e corrette attrezzature, fare attenzione ai farmaci che potrebbero anche
congelare.
Quando catturare lo stambecco. NB: mammifero di montagna, esegue delle migrazioni verticali. Nei
periodi estivi si porta a 2500-2800m e va in parete, nei periodi freddi scende verso il basso (1300-1400m).
Il momento dell’uscita dall’inverno, quando inizia la risalita, è il momento migliore per fare operazioni di
cattura. È anche il periodo più critico, spesso sono debilitati perché non hanno trovato cibo a sufficienza.
Inoltre siamo nel periodo dei parti(fine maggio giugno). Le femmine con i piccoli o quelle che devono
ancora partorire si isolano ( non si fanno avvicinare, ti tengono a 200m di distanza e appena si cerca di
avvicinarle si portano in parete);
i maschi si riuniscono in gruppo, son più facilmente avvicinabili. Si può arrivare anche a 5 m di distanza,
non ha paura!!
Non è un problema se si stanno facendo operazioni sanitarie e servono dei dati di popolazione perché
servono delle prevalenze che si fanno su classi d’età non di sesso. Se si deve fare un ripopolamento si
devono prendere maschi e femmine, quindi durante un’operazione di cattura in due giorni puoi prendere
tutti i maschi che ti servono mentre ne servono quindici per riuscire a prendere 2\3 femmine.
Per la cattura si eseguono con avvicinamenti e telenarcosi (no reti).
NB peso maschio 115-120kg; femmina 70kg.
Entranbi i sessi hanno le corna
l’uscita dall’inverno è un Periodo critico anche per le parassitosi, le cariche parassitarie di chi è entrato
nel periodo invernale non in condizioni ottimali debilitano ancora di più l’animale. Si riscontrano
patologie respiratorie, dei prestomaci, ma a farla da padrone è la paraTBC. Quindi durante la cattura i
soggetti che sono più facili da avvicinare bisogna tener presente che sono quelli più debilitati.
Per queste procedure si va sempre in 2 persone. Più per un fatto di sicurezza che altro. La disanza di tiro è
anche di 30 m per il maschio (si avvicina solo uno). Valutare molto bene anche il luogo dove l’animale si
trova prima di sparare il dardo, non devono esserci pericoli (strapiombi) e deve essere in una posizione di
sicurezza. Non deve accorgersi delle nostre azioni così da non creare situazioni che potrebbero farlo
sentire in pericolo e spingere alla fuga. La puntura della siringa deve sembrare la puntura di un insetto,
l’animale si guarderà la natica ma resterà fermo e si appoggerà lentamente alla parete del monte.
Eventualmente ci trovassimo in spazi più aperti e accessibili. A distanza di 100 200 m dagli animali uno
dei due fa il giro, tenendosi a distanza e spinge gli animali verso il compagno col fucile. Per
l’avvicinamento finale prosegue solo quest’ultimo.
Come farmaco uso la XILAZINA. Quando sparo il dardo ovviamente non posso sapere dove è entrato di
preciso l’ago. Potrebbe essere finito in un vaso nel muscolo o nel tessuto adiposo, quindi diversi tempi di
assorbimento. Comunque dopo aver sparato il primo aspetto anche 2-4 min e vedo la reazione
dell’animale. col binocolo, si guarda la posizione dello stantuffo (deve essere a fine corsa) per essere
sicuri che l’anestetico sia penetrato. Poi se proprio vedo che continua a camminare e si sta allontanando
con i compagni posso decidere di sparare un altro dardo. Se invece l’anestetico ha fatto effetto l’animale
comincia a barcollare con gli arti posteriori sorreggendosi con gli anteriori, poi allarga gli anteriori per
avere maggiore stabilità, assume la posizione di cane seduto con la testa alta, prova ad alzarsi, gli cede
l’anteriore va di lato e alza la testa. Passano i minuti in questo modo, con lui coricato ma con la testa
sollevata, poi comincia ad abbassare sempre di più la testa se mi avvicino può anche rialzare la testa,
quindi aspetto ancora finché non rimane giù per 2-3 minuti di seguito.
Finalmente ci si avvicina, si tiene per le corna, si mette la mascherina viene messo su una barella (reti + 2
aste) e trasportato nel punto di raccolta (spesso viene presa come appoggio una baita). Vengono fatte tutte
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le misurazioni, viene messa la marca auricolare, il radiocollare e infine viene messo in una cassa di legno.
Si devono raccogliere un certo numero di soggetti prima di procedere con il trasporto, minimo 5-6
soggetti, non conviene farlo per un soggetto alla volta.
Il trasporto si può effettuare su ruota o con un elicottero (molto più comodo perché i tempi sono più brevi
e ti permette di scaricare gli animali direttamente in quota).
Di solito si usano due mezzi, uno per il trasporto degli operatori, l’altro per il trasporto degli animali
(posti nelle gabbie di legno riunite in una piazzola, tenute insieme e sollevate con una rete attaccata al
verricello dell’elicottero).
RILASCIO: si posizionano le casse sulla stessa linea, si solleva l’apertura anteriore e si aspetta che
l’animale esca da solo, non deve essere stimolato in nessun modo. Possono metterci anche dieci minuti,
possono uscire e rientrare. Spesso quando si allontana il primo gli altri lo seguono. Si portano subito in
parete.
CAMOSCIO
Si lavora sempre su pareti verticali, più in basso rispetto allo stambecco. Si usa il sale per attrarli in
determinati punti e si possono catturare sia in telenarcosi oppure con delle reti se si riesce ad attirarli in
radure. Attenzione alla corna durante le procedure sull’animale, meglio mettere dei tappi di sughero sulle
punte (li tolgo prima del rilascio). Trasporto e rilascio come nello stambecco.
MUFLONE ( gen Ovis)
Cattura non difficile, molto simile ad una pecora, ha dei percorsi abitudinari. Quindi si può facilmente
attrarre in alcuni punti, si costruiscono dei passaggi obbligati e si cattura con i sistemi di reti a caduta.
Fare attenzione perché si spostano in mandrie anche di 100 200 soggetti, quindi devo posizionare più
fronti di reti così anche se il primo fronte viene fatto cadere dai primi soggetti che passano, ci sono altri
fronti che bloccano quelli che arrivano dopo di loro.
Altra tecnica è il laccio al piede. L’operatore deve essere nelle vicinanze per portarsi tempestivamente
sull’animale.
NB: facilmente manipolabile, tollera molto bene le manualità.
LEPRE
Reti ad anelli scorrevoli h=1m, posizionate per km, di diverso colore e trama, rete con trama grossa
all’esterno e trama fine all’interno. Sostenute da pali. Per evitare che l’animale
si
faccia male quando entra in contatto con le reti queste vanno “caricate” cioè
l’operatore deve fare passare la rete a trama fine dentro i buchi della rete a trama
grossa
che è più esterna.
La cattura viene fatta nei periodi invernali.
Servono tante persone così da creare un fronte abbastanza stretto che si porta
verso
le reti verso le quali vengono spinte le lepri che si trovano in quell’area. Si deve
avanzare lentamente facendo anche delle pause. Quando la lepre entra in rete ci
deve
essere un operatore che provvede subito a liberarla.
contenzione corretta: arti posteriori estesi e mano sul torace.
Mai collottola, mai orecchie.
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Possono essere necessari dei controlli sanitari (calicivirus da una malattia denunciabile).
Prelievo eseguito da vena auricolare, prima induco vasodilatazione con alcol.
Per il monitoraggio su popolazione si usano i radiocollari o microchip.
Trasporto in gabbie anche con più soggetti insieme.
Rilascio: apro la gabbia e decidono loro quando se ne devono andare.
SCIURIDI
Target: scoiattolo rosso.
Cattura con trappole (gabbie), coprire la gabbia durante il trasporto per evitare stress.
Per toglierlo dalla gabbia meglio mettergli una maschera facciale.
Per eseguire le diverse procedure e controlli (radiocollare, prelievi) fare anestesia gassosa. Così al rilascio
può tornare in natura senza condizionamenti di nessun genere dovuti per esempio agli effetti degli
anestetici iniettabili.
ORSO BRUNO
Esche per attirarlo in una zona.
Cattura in telenarcosi o laccio a piede seguita sempre da teleanestesia.
Posti in gabbie circolari di metallo per ammortizzare le spinte che l’orso dà al risveglio per cercare di
uscire.
Tutte le operazioni vanno fatte con l’animale anestetizzato. Non gestibile per indole e stazza.
Rilascio: apro la cassa e aspetto che sia lui ad allontanarsi. Porsi a debita distanza. Si può girare e
aggredire chiunque si trovi nei paraggi.
Lezione 18.05 CAMPIONARE L'AVIFAUNA
Storno = gruppo famigliare o conoscenze dirette, ossia babbo, figlia, sorelle che si muovono da nord a
sud. A novembre si spostano branchi che comprendono sui 5-7mila animali,alcuni fino a 20mila, pertanto
il campionamento è casuale.
spostamenti e ag eziologici
Gli spostamenti avvengono due volte all'anno (andata e ritorno), per un totale di 4-6 miliardi di animali
alla volta, basandosi sul fotoperiodo (epifisi-ipofisi-gonadi-androgeni/estrogeni): in primavera il
movimento ormonale induce la partenza, così che con l'allungamento del fotoperiodo vanno verso nord
per i circa due mesi di stagione riproduttiva, mentre a partire da giugno, con la riduzione del fotoperiodo,
tornano a sud. Avremo quindi che nella prima migrazione gli storni saranno composti da soggetti adulti,
mentre nella seconda ci saranno soggetti giovani (ricorda la differente predisposizione d'età a certe
patologie e quindi gli agenti eziologici trasportati nel corso delle migrazioni).
Inoltre per spostarsi sfruttano le variazioni di densità d'aria, così da poter collegare le perturbazioni con
l'arrivo di storni e agenti eziologici da loro trasportati, es influenza.
campionamento
Per fare campionamento sanitario si devono considerare alcuni parametri fisiologici.
 Non hanno diaframma,
 alta temperatura corporea,
 eritrociti nucleati,
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 sacchi aerei,
 glicemia superiore a 400 mg,
tutti parametri che inducono alla morte per cattivo contenimento, specialmente in riferimento a parametri
termici.
Ampia variabilità di massa corporea (6,5 kg aquila reale; 10kg cigno reale; 3-3,4 kg specie medie,
passeriformi 15-30 grammi) che comporta diversa temperatura, termo dispersione ecc
Temperatura ambientale: catturo quasi sempre di notte per evitare ipertermia (dovuta sia allo sforzo
muscolare nei tentativi di liberazione, che per l'inibizione ipotalamica del simpatico> vasodilatazione>
ipotensione> shock vasolari, ipossia ecc )
Quindi la scelta della cattura notturna è indotta da:
-scarsa termo dispersione dovuta al piumaggio,
-difficoltà a termo regolare,
-assorbimento calore ambiente
-lavoro muscolare
8-10 ore per agire! Fare i prelievi istantaneamente, nel tempo più breve possibile x ridurre i rischi! Partire
sempre attrezzati, anche per la conservazione di sangue e siero, microcentrifughe e tutto il necessario alla
processazione base dei campioni
Possono ferirsi o fingere di avere problemi = tanatosi, cioè fingono la morte (es martin pescatore)
Le ossa sono prive di corticale > sono molto fragili, predisposizione a fratture > maneggiare sempre ad ali
chiuse. Se un osso subisce fratture e queste si espongono, es l'omero, anche tappando la trachea riescono a
respirare proprio attraverso l'osso, che funge da ottimo punto d'ingresso per patogeni.
La temperatura corporea è stabile, 40-42 gradi, ma non avendo diaframma hanno continuo bisogno di
molto ossigeno ( ricorda che grazie ai sacchi aerei l'ossigenazione dei capillari respiratori avviene sia in
entrata che in uscita, senza fasi morte, così da permettere lunghi voli ad alte quote come quelli delle oche
a circa 8000m o dei passeriformi a 4000).
Muscoli del volo= pettorali profondi
Sterno impernato sul coracoide, per fare entrare aria devono creare vuoto sollevando la carena dello
sterno > attenzione a non comprimerlo nelle manualità, compressioni del torace possono portare a morte
in pochi secondi. Manualità corrette = ingabbiare con le dita, bloccando le zampe e lasciando la testa fuori
dalle dita e lo sterno libero da compressioni.
Quando rimangono appesi in rete le posizioni in cui si ritrovano possono alterare la capacità respiratoria
ANSERIFORMI: ANATRE SELVATICHE
PATOLOGIE comuni agli avicoli domestici sono ad es adenovirus2, paramyxovirus, pasteurelle,
multocida.
CATTURA: voliere su acqua contenenti anatre “esca”,da richiamo, cioè messe dall'uomo allo scopo di
attirare quelle di passaggio in volo (la migrazione è notturna, le sento grazie alle particolari remiganti che
producono sibili ). Rete dorsale dev'essere elasticizzata per impedire che cercando di uscire si feriscano.
Si nutrono “superficialmente” cioè sui primi 30-40cm cm di acqua, quindi le gabbie sono abbastanza
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superficiali. Entrano grazie a porte a imbuto poste lateralmente che permettono l'ingresso ma impediscono
l'uscita.
PROVENIENZA: russia, mar nero...
TRASPORTO: all'interno di sacchi, 4-5 individui ciascuno
DATI: peso, dimensioni, sesso, età, biometria (per vedere l'impatto di una patologia sulla specie, quindi
prendo caratteristiche morfologiche, aventuali patogeni..)...
LIBERAZIONE: avviene con lo stesso gruppo di cattura in quanto è una specie sociale. Preferibilmente
di notte e ad orari e luoghi variabili per evitare che i predatori, quali il falco pellegrino, capiscano dove
trovare prede facili.
DELOGU 8 GIUGNO.
VIRUS:
E’ un Orthomyxovirus,
a RNA SEGMENTATO (8segmenti): questo gli permette di avere mutazioni spontanee accidentali e
puntiformi che lo modificano da un punto di vista della struttura esterna;
Può inoltre effettuare un riassortimento antigenico (“shift” o “ricombinazione”), cioè: scambia tratti di sé
stesso con altri tratti di sé stesso. Oppure può scambiare tratti di genoma con altri virus.
Tutto questo serve a fargli modificare una configurazione strutturale, che vuol dire aggressività e
patogenicità, e una configurazione esterna che vuol dire riconoscimento
(lo scopo è evitare il riconoscimento da parte dell’ospite, che si può esprimere con la capacità di resistere
alla fagocitosi. Infatti, le mutazioni puntiformi, cioè legate a singoli AA, sono mutazioni geneticamente
rilevabili ma NON sierologicamente rilevabili, come ad esempio nell’H5N1 dove ci sono virus a diverse
patogenicità ma sotto lo stesso sottotipo).
AGGRESSIVITA’ DEL VIRUS
Per diventare un virus aggressivo, deve diventare pandemico e deve quindi entrare in una popolazione
che non lo conosceva. Alla radice di questo percorso c’è una uscita da un serbatoio naturale che li
mantiene .
Da un punto di vista strutturale, generalmente, il flusso di geni avviene tra il mondo dei mammiferi e il
mondo degli uccelli: quindi abbiamo comparti dove ad esempio il virus non riesce a mantenersi(che sono
spill-over o epifenomeni dell’influenza), d’altro lato abbiamo invece il grosso pool genico d’origine che è
quello aviare.
Dal punto di vista dell’interazione non è così facile entrare in un ospite nuovo, ci vogliono dei recettori
specifici. Per cui, su una cellula aviare o di mammifero, ci saranno molecole particolari legate al
galattosio e all’acido sialico e, l’interazione avviene attraverso questi recettori:
 alfa2-3galattosio per il mondo dei volatili
 alfa2-6galattosio per il mondo dei mammiferi;
ecco perché c’è questa specie-specificità di ingresso.
(NB: tra gli ospiti mammiferi, i suini giocano un ruolo fondamentale perché sono in grado di adattare i
virus aviari ai mammiferi e di riassortire differenti virus, diventando così dei perfetti MIXINg VESSEL,
ossia sistemi di miscelazione virale. A livello dell’apparato respiratorio, infatti, presentano infatti sia
recettori alfa 2-3 che alfa 2-6).
Bisogna comunque tenere presente che l’efficienza di replicazione è legata al sistema: non sempre
l’essere mutato significa essere aggressivo.
Da un punto di vista generale loro nascono con 14 milioni di anni di coevoluzione negli uccelli acquatici:
in essi, infatti, si trovano tutte le H e tutte le N (i virus vengono caratterizzati in funzione delle H e delle
N).
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Dalle specie acquatiche si passa a un mondo di altre specie: prima altre specie aviarie, che hanno gli stessi
recettori, poi, si sposterà sui mammiferi: cavallo, cane (H3N8). (si parla di salto di CLASSE in questo
caso, non di specie, gli animali sono molto diversi!)
sempre dagli uccelli acquatici è saltato ai mammiferi marini (cetacei, pennipedi..).
Recentemente è comparso nel gatto.
Altri animali molto sensibili sono i mustelidi, in particolar modo il furetto.
Per entrare nell’ uomo il percorso è: uccelli-> suino (o altre specie che hanno la possibilità di coinfettarsi): riassortimento virale->uomo.
IL CONCETTO DI QUASI-SPECIE
Dal punto di vista concettuale immaginate la popolazione dei virus influenzali come può essere un
alveare, dove il singolo conta relativamente poco, è il sistema intero che viene premiato. Il continuo
cambiare dei flussi genici, i percorsi che lui fa da un punto di vista evolutivo, li fa dentro un preciso
sistema. (quello che a lui serve è di rimanere un genoma circolante). Per questo, in caso di virus come
questi non si parla più di specie, ma si parla di QUASIspecie (virus a RNA) proprio perché non ho
neanche un riferimento strutturale, nel senso che non potrò mai usarne uno come modello per
confrontarlo con un altro perché non saranno mai uguali. Per questo può avere qualsiasi forma, da un
pandemico a un virus “tranquillo” e questo può avvenire con mutazioni di singoli AA.
POPOLAZIONE SERBATOIO
Principalmente Anseriformi: Anatre e oche selvatiche. Cosa usa di loro?
 L’acqua: Sono uccelli legati all’acqua e questa rappresenta un passaggio obbligato: tutti gli
animali devono bere, per cui è una grande via di trasmissione (l’eliminazione avviene per via
fecale in acqua)!
 il comportamento migratore: da un punto di vista immunitario sono pop animali diverse che
arrivano da paesi lontani e che, durante il viaggio, si trovano nello stesso posto. Il che vuol dire
che avrò soggetti sensibili e recettivi sempre mescolati fra loro.
 hanno interazioni cicliche stagionali (ogni 6mesi circa: tempo di sopravvivenza ambientale del
virus)
 Hanno replicazione intestinale, nell’ospite della specie serbatoio, per tempi molto brevi, una
(7/10) giorni.
Le specie di anatre più coinvolte sono: germano reale (la fa’ da padrone), e altre anatre selvatiche, siamo
tra i 13 e 15 mln di uccelli come serbatoio totale (sono in numero molto minore rispetto agli avicoli
allevati intensivamente).
Sono presenti da noi durante il periodo invernale; quindi, i problemi si hanno nelle epidemie che si
manifestano in questo periodo, non in estate!
Le anatre possono essere pescatrici (si immergono anche a 7/8 metri) o di superficie e il virus si localizza
in quelle di superficie: questo perchè ha l’envelope in cui sono contenuti dei lipidi che, essendo idrofobi,
stanno meglio sulla superficie dell’acqua. Per questo predilige le anatre di superficie.
Dentro a queste 2 categorie il Germano Reale andrebbe collocato a parte perché in Italia la popolazione
svernante è rappresentata da 100mila individui più o meno e altri 700mila individui sono invece
domestici, cioè vengono liberati dagli allevamenti a fini venatori (per cui se ne trovo uno positivo, non
sono esattamente sicuro che sia selvatico).
Sono specie migratorie: in Europa ci sono zone di riproduzione (a Nord-Est) e zone di svernamento( a
Sud-Ovest, zona che comprende anche l’Italia); a seconda delle condizioni climatiche si spostano, e le
prevalenze relative (in isolamento virale, quindi trasferimento di virus vivi infettanti nel
territorio)cambiano: nelle zone di svernamento sono mediamente molto basse perché gli animali passano
tutto il tuo periodo della riproduzione in centro-nord europa, quando il virus l’hanno già incontrato e ne
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eliminano molti. Quindi la capacità di trasporto del virus da N-E a S-O si riduce. I Virus che, in ogni caso
arrivano da noi, sono dati da interazioni nelle sottopopolazioni.
L’Italia funge da area di svernamento per alcune specie e ci sono numerose aree di sosta: per le anatre di
superficie sono più importanti le paludi di acqua bassa; mentre, per le tuffatrici sono più importanti i
grandi specchi d’acqua nazionali.
QUALI SONO I GRUPPI COINVOLTI:
 -Anseriformi(serbatoio naturale);
 -Chi coabita con loro;
 i sinantropi (quelli che si trovano vicino agli allevamenti).
Le altre specie difficilmente vengono infettate da virus dell’influenza.
Perché non è aggressivo e, all’improvviso, diventa talmente aggressivo da spazzare via milioni di
essere umani?
Questo comportamento non lo ha in natura: le mutazioni che hanno portato a virus ad alta patogenicità le
troviamo tutte nel domestico.
Infatti, la replicazione all’interno dell’ospite serbatoio deve avvenire in modo “consapevole”: si parla di
coevoluzione e di congelamento evolutivo, ossia un’ evoluzione convergente: il virus non può diventare
troppo aggressivo perché poi non avrà più ospiti sufficienti in cui replicare;
per cui, muta ma il genoma di fondo rimane sempre quello (Per questo sopravvivono solo le varianti a
bassa patogenicità).
L’ospite serbatoio lo elimina con le feci nell’acqua e da qui può finire in agli soggetti sensibili serbatoio,
se il virus è a bassa patogenicità. Gli ospiti possono
k) non avere immunità ( e quindi avremo una replicazione virale normale)
l) possono avere un’immunità che cross-protegge (sviluppata in seguito all’esposizione ad un altro
virus dello stesso sottotipo, però non sempre è così!)
NB: La pressione di selezione che spinge il virus a mutare è data dalla presenza di altri virus influenzali
all’interno della stessa specie ospite. (ossia, chi è in grado di replicare in più apparati della stessa specie
ospite –app. respiratorio, intestinale, sangue, ecc- sarà più competitivo rispetto agli altri virus
influenzali). Quindi loro incrementano di patogenicità in questa corsa che, però, non avviene nel
serbatoio! Se il virus riesce a entrare in una popolazione (non serbatoio) sufficientemente numerosa, può
trasformarsi, attraverso la pressione selettiva.
Per prima cosa si modifica, cioè cambia la sua neuroaminidasi ( utile anche a livello diagnostico: per
capire se un virus proviene da una popolazione selvatica o se si è già adattato ai domestici, si sequenzia la
sua neuroaminidasi e, solitamente, manca un pezzo di AA)!
Il virus, inoltre, necessita di una popolazione numericamente grande perché il numero di mutazioni
possibili dipende dal numero di replicazioni: Numero di mutazioni= 1xgenoma x replicazione (10 alla 12
in un ospite);
quindi, in base al numero di ospiti, avremo una popolazione virale di dimensione differente.
Il virus muterà di più nelle popolazioni più grandi, ossia quella umana, pollame, suini,..
Quindi, se il virus riesce a entrare in sistemi che hanno un livello di omegeneità genetica alto (lo stesso
pollo lo posso trovare in cina, in italia, in america) e in popolazioni numericamente molto grandi
(560milioni allevati in Italia) può acquisire patogenicità e questa può anche uccidere il serbatoio oppure
non uccidere il serbatoio.
In caso di pressione selettiva elevata, ad esempio in caso di popolazioni vaccinate, si può arrivare anche
alla distruzione del proprio serbatoio (vedi H5N1).
Dobbiamo tenere conto anche che:
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-
le popolazioni di uccelli selvatici hanno un turn over del 50%: per cui abbiamo gli adulti che sono
la metà della popolazione e l’altra metà son giovani; ogni anno la piramide di popolazione si
rinnova in questo modo, ossia la metà della popolazione, ogni anno offre un nuovo substrato per il
virus.
-
hanno resistenze ambientali molto elevate: in acqua a 22° resiste per 4giorni ma, quando la
temperatura si abbassa ulteriormente, resiste di più: 200 giorni a 17°, può sopravvivere anche nelle
feci (35 giorni a 4°).
la ciclicità di comparsa si vanno a sovrapporre nei periodi relativamente freddi: con T basse, il
numero di isolati aumenta (il grosso della circolazione è tra ottobre/novembre e gennaio).
RUOLO DEGLI SPILL-OVER
La pericolosità degli epifenomeni è legata a:
4. quantità di individui presenti (più sono e più durerà la malattia, perché ognuno avrà un
periodo di incubazione e di eliminazione)
5. Tipo di migrazione: su lunghe o brevi distanze (passeriformi: fanno 50/100 km, poi si
fermano per due giorni e poi ripartono; altre specie si fanno anche 500/600 km a notte)
6. tempo necessario alla migrazione: in primavera, quando partono da qui/Africa per il NordEst,
cercano di migrare più rapidamente, in modo da trovarsi il luogo migliore ( di solito partono
prima i maschi per molte specie e prendono i territori in attesa dell’arrivo delle femmine); per
questo, il periodo di risalita rappresenta un veicolo importante per la trasmissione, soprattutto
di provenienza dall’Africa.
Quando i virus altamente patogeni entrano in popolazioni di spillover, li uccidono e lì si ha l’estinzione
della malattia; per questo l’alta patogenicità non si mantiene in natura!
PER CAPIRE QUALI VIRUS CIRCOLANO NELLE POPOLAZIONI AVIARI:
i sistemi di cattura delle anatre sono caratterizzate da grandi voliere poste sull’acqua, dentro a queste si
vanno a raccogliere gli animali entrati che vengono analizzati, inanellati e liberati; si possono anche
raccogliere gli animali morti, o moribondi che vengono trovati in natura; inoltre, c’è una componente
venatoria che può dare una mano.
Prelievo di campioni:
si fanno prove sierologiche e virologiche: da noi arrivano quasi tutti con anticorpi verso sottotipi diversi;
(ci si fa un’idea su cosa sta circolando all’interno del sistema serbatoio, con la sierologia) c
La normativa prevede che i sottotipi H5 e H7, siano segnalati; sia che vengano trovati nel pollame( la
denuncia è obbligatoria), sia che vengano trovate nelle specie selvatiche ( in questo caso non si fanno
piani di sorveglianza e di restrizione, salvo in casi di ceppi ad alta patogenicità).
Si fa diagnosi con ELISA o metodiche molecolari con la ricerca del genoma virale, con
l’emoagglutinazione o isolamento virale con inoculazione su membrana corion allantoidea( si lascia
incubare per qualche giorno e poi confermo con l’emoagglutazione e, successivamente evidenzio il
sottotipo, oppure confermo con PCR).
NB: Con il sistema sentinella si ha la capacità di evidenziare bene la presenza di nuovi arrivi in ambiente:
prendo 10 anatre e le tengo sotto controllo per evidenziare immediatamente l’arrivo del virus.
Quando gli animali dal Nord Europa arrivano in Italia, hanno prevalenze basse (3-5% in isolamento):
sono però tutti sierologicamente positivi. In questi casi è di fondamentale importanza evidenziare la
sieroconversione: posso catturare un animale due volte (almeno 2 settimane di distanza) e vedere s è
presente sieroconversione, in modo da capire chi ha incontrato il virus, nonostante non lo elimini.
Il picco di prevalenze lo troviamo nel Germano Reale (da noi è il serbatoio): dall’Italia si è spostato in
tutta Europa (monitoraggio con l’inanellamento), per cui ha un ruolo molto importante.
Bisogna tenere presente poi che, sempre nel caso del Germano, gli allevatori cercano di mantenere
negativi i propri animali ma, quando questi vengono liberati, essendo completamente sconosciuti al virus,
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rappresentano un substrato perfetto dove poter replicare, in quanto la popolazione di potenziali ospiti
aumenta drasticamente ( è come se dessimo da mangiare al virus).
SITUAZIONE IN ASIA E H5N1
il serbatoio è dato sempre da uccelli acquatici ma qui allevano anatre e oche “estensivamente” e poi, al
mercato, questi entrano in contatto con del pollame e quindi il virus passa agli allevamenti intensivi che,
essendo vaccinati, stimoleranno i ceppi maggiormente patogeni e, di conseguenza, si avrà la distruzione
dei volatili colpiti. Si parla di evoluzione divergente: si formano moltissime varianti virali perché questi
cercano di replicare nel maggior numero possibile di parti dell’organismo animale (app resp,
sangue,ecc..), in modo da essere più competitivo rispetto ai “virus fratelli”. Quando in allevamento ho
questa situazione, di solito si effettua un campione, si isola la popolazione media di questa quasi-specie
virale per effettuare un vaccino proteggente la popolazione; ma, in questo modo, proteggo gli animali solo
verso la popolazione virale media presente nel campione e lascio fuori le varianti laterali che, rimarranno
diverse e resisteranno all’immunità dell’animale. Per cui si avrà una corsa continua alla produzione di
vaccini ma, contemporaneamente, condiziono una selezione evolutiva! (è il sistema utilizzato dall’ H5N1)
Tempistiche dell’uscita dell’H7N3: molto veloce, in un anno è “saltato” dal tacchino all’uomo.
NB: una cosa da non fare è spaventare /sparare agli animali di una popolazione che si crede infetta di
influenza aviare, come successe con i primi cigni che vennero trovati morti a causa del ceppo ad elevata
patogenicità. Si cominciò a sparare alla popolazione di cigni ma, dopo averne uccisi pochi, gli altri si
spaventano e si disperdono andando così ad aggravare la situazione!
Dimensioni popolazioni:
- serbatoio: selvatico 7mln e mezzo all’anno, considerando il Paleartico, di questi, circa 50mila
all’anno arrivano in Italia. A queste bisogna aggiungere le 500/600 mila che vengono allevate e
poi liberate per la caccia. Potenzialmente, il serbatoio domestico italiano è rappresentato da 9.2
milioni di anatre allevate all’anno.
- sistema spillover: sul domestico: 4miliardi e mezzo all’anno in europa di ospiti recettivi. (sopra i
560 milioni all’anno in italia)
STRATEGIA DI PERMANENZA NELL’OSPITE
Hanno un ruolo fondamentale i grassi di superficie che rivestono le anatre: mentre loro nuotano, catturano
e concentrano i virus dall’acqua e glieli attaccano sul corpo; il secreto della ghiandola dell’uropigio viene
usato in questo modo, i virus vengono attratti (salgono di un logaritmo in 24ore). Quando esce dall’acqua
e si mette a posto le piume e, in questo modo, si infettano. Quindi, durante la migrazione, le anatre
portano con loro il virus e se faccio dei controlli, rischio di non evidenziare il virus.
Dove si vanno a collocare:
sfruttano l’espansione demografica dell’uomo, le specie allevate dall’uomo, in modo da potersi replicare
moltissimo e mixare il genoma e, quindi, “accelerare l’evoluzione”.
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