Tito Agnoli un professionista d`altri tempi
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Tito Agnoli un professionista d`altri tempi
context l’intervista Tito Agnoli un professionista d’altri tempi Il grande architetto ci ha accolto nella sua casa-studio Q uesta rubrica è nata dal mio innato desiderio di voler, per così dire, “tastare con mano” ogni aspetto del mondo del mobile di design e dalla disponibilità della redazione ad arricchire di ulteriori contenuti una interior designer realtà già molto valida. cristina giorgi L’idea di incontrare personaggi di alto spessore, architetti di fama internazionale, mi entusiasmava e nello stesso tempo spaventava, come in gioventù alla vigilia di un esame importante. Ho sempre pensato ai designers come ad una stirpe di privilegiati che, nascendo con una spiccata sensibilità, riuscivano a concretizzare idee astratte fluttuanti in quell’universo che il mio lato romantico definisce pura poesia. Ebbene, siamo alla terza tappa di un percorso ancora tutto da definire ma una cosa posso certamente dichiarare con fermezza: il design è poesia, in una piccolissima parte, e molto molto marketing! Per questa intervista ho volutamente abbandonato i grandi studi di Milano e mi sono spostata nel cuore della Brianza, culla delle migliori aziende del mobile italiano, in cerca sostanzialmente di romanticismo. Ho incontrato Juan Bautista Agnoli, conosciuto come Tito Agnoli, architetto fra i più stimati dell’industrial design che abbiamo il piacere di avere in Italia. Nella sua carriera realizzato progetti importanti per Lema, 134 come “lo Scaffale” del 1978, il primo sistema italiano a spalla portante su scala industriale. Ha collaborato poi con O-Luce, Molteni, Ycami, Matteo Grassi, Pierantonio Bonacina, Poltrona Frau, Cassina: e ne nomino soltanto alcuni sperando di non far torto agli altri! Ci siamo dati un appuntamento informale e mi ha accolto nel living della sua splendida casa, un vecchio monastero ristrutturato arroccato sulla collina. La prima impressione è stata quella di trovarmi di fronte ad un professionista d’altri tempi. “Faccio subito una premessa: Non ho studio professionale! Non l’ho mai voluto!” Quindi non ha collaboratori? “No” Insolito, soprattutto di questi tempi! Nell’era dei grandi studi di architettura lei è una mosca bianca. “Ho più di 50 anni di attività alle spalle e non ho mai voluto uno studio né collaboratori. Progetto ed elaboro direttamente nelle aziende con cui lavoro a stretto contatto con tecnici ed esecutori. Le faccio vedere un progetto a cui sto lavorando per FRAU…” Di cosa si tratta? “Sarà un divano componibile. Un progetto completo in 70 pagine scritte a mano: per fare un esame dovevo avere il 75% di presenze. E poi la sera giocavo a basket nella seconda divisione…” Giusto. Il basket una delle sue passioni, insieme allo sci, la vela e la cucina. Io le sono “vicina” solo con la passione per la cucina… “La vita del designer è influenzata anche dal quotidiano, per esempio dalla passione per la barca a vela è nato il tavolo Sailor”. Nella sua carriera ha fatto di tutto: pittore, architetto, designer industriale. Ha insegnato per 10 anni tecniche costruttive del mobile e ha sempre mantenuto un basso profilo…“Sono un Professionista, faccio il mio lavoro in modo completo. Non mi è mai interessato essere una “stella del cinema”. Sono contrario a quel lavoro di marketing che crea spettacolarità”. Si sbilanci: a quale prodotto è più legato? “Non saprei a quale prodotto ma posso dirle che sono molto legato all’azienda Bonacina. Il rapporto umano che si è Arch. Tito Agnoli instaurato è pari a quello fra parenti: ho cominciato con loro la bellezza di 53 me la parte tecnica è fondamentale. L’estetica deve anni fa. Cerco di lavorare sempre con le stesse aziende che trattano categorie di prodotti diversi fra loro”. fondersi con la parte tecnica.” In sostanza per lei design e parte strutturale vanno di Perché? “La considero professionalità! Non posso crepari passo. Quindi non è il design che si adatta alla com- are divani per più aziende di imbottiti Ci sarà sempre plessità del sistema costruttivo, ma il prodotto che nasce una somiglianza fra i prodotti: la mano è sempre la in un certo modo e poi lo si può realizzare e mettere in stessa, i principi uguali, è inevitabile, ti ripeti”. produzione! Anche questo non è da tutti. Spesso la parte Effettivamente tutto il clamore che ormai c’è intorstrutturale viene delegata allo studio tecnico delle aziende. no al mondo del design è quasi teatrale, però fa parte “Io mi occupo personalmente dei processi lavorativi, del gioco: nel progresso il marketing è fondamentale. L’archietto Agnoli però si avvicina molto a quella mia dei materiali e delle tecniche costruttive!” Con quale azienda ha cominciato a collaborare? “A 19 anni idea romantica, a quel voler vedere e pensare al decon O-Luce e a 23 ho realizzato la mia prima lampada signer come ad un artista che plasma la materia per che dal 1954 è ancora in produzione. Poi dal 1973 ho ricavare qualcosa di unico. Niente studio, niente collacominciato ha collaborare con Poltrona Frau e appe- boratori: solo tu, un foglio bianco e tanta genialità… na laureato con Cassina. Ho iniziato a lavorare a 16 anni: arrivavo dal Sud America per l’università. DoveInterior designer Cristina Giorgi Rossi Mobili tel 030 2692307 vo mantenermi gli studi e ho impiegato ben 10 anni a [email protected] laurearmi. Allora la frequenza era obbligatoria e per 135