Dodici rintocchi alla mezzanotte

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Dodici rintocchi alla mezzanotte
Cafaro Maddalena
Dodici rintocchi alla mezzanotte
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24 Dicembre 2014
– Cosa ti fa credere che uscirò di casa conciata in questa maniera??- ritta dinanzi allo specchio
una giovane ragazza stava guardando il proprio riflesso, quello che vedeva la disgustava oltre ogni
dire.
– Va bene che mi chiamo Alice, ma questo non vuol dire che debba vestirmi come Alice nel
Paese delle Meraviglie! Ai sto parlando con te! La sua amica Aiku le stava sistemando il fiocco del vestito fingendo di non sentire le sue
lamentele.
– E poi chi mai organizza una festa in maschera la vigilia di natale? Alice si allontanò dallo specchio passando la mano tra i capelli rasati, aveva alzato le punte
con il gel e reso liscia l'unica ciocca lunga sistemandola lungo il lato del viso.
La sua amica Aiku si era travestita da Miku di Vocaloid, raccogliendo i lunghi capelli corvini
in due code alte, il corpino oro e viola le stringeva il busto sottolineandone la magrezza, la gonna
nera a balze con gli inserti in pizzo le toglievano un pò di centimetri, ma Aiku aveva rimediato con
le scarpe, stivali con almeno cinque centimetri di platou che le arrivavano fin al ginocchio. Le
maniche erano nere a balze, proprio come la gonna.
– Ora spiegami perchè tu puoi vestirti come Miku e io devo vestirmi da Alice. – La smetti di lamentarti? Non è colpa mia se sei alta un metro e settantacinque e il costume di
Riku indosso a te sembrava essere un babydoll. Il costume di Alice è l'unico che ho trovato che non
ti fa sembrare una prostituta. – Potevo vestirmi da cappellaio matto, oppure da Nami di One Piece. Da qualunque cosa ma
non così. – Veramente avresti voluto indossare un bikini il ventiquattro di dicembre? Con due gradi
sopra lo zero? Sorella sei più pazza di quello che credevo. -
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– Hai capito cosa intendo. – Si ho capito, ma non devi prenderla così dai. Ma chi vuoi che ci faccia caso? Tra le luci
basse e l'alcool, la gente penserà a divertirsi mica a chi indossa cosa. – Speriamo. – Ora la parrucca! – No assolutamente no! Quella puoi bruciarla, non intendo indossare quella specie di
scopettone con peli di topo. – I topi non sono biondi è una parrucca sintetica. – Ai, niente da fare per i capelli, almeno quelli restano così. Ho impiegato un'ora per fa venire
bene le punte, non se ne parla. – Va bene, allora siamo pronte. – Sì. saluto i miei e andiamo. – Ma sei sicura che non faranno storie? –
I miei da quando hanno deciso di separars mi accontentano in tutto. Alice entrò in salotto, sua madre era seduta in poltrona a leggere. Per la prima volta da quando
era nata la loro casa non profumava di zucchero, non c'era l'albero ad illuminare la stanza nè alcuna
decorazione, di suo padre non c'era traccia.
– Mamma io e Aiku andiamo alla festa. – Va bene, divertitevi. Fai attenzione Alice. – Certo. Si fermò un'attimo sulla soglia, poi prese il cappotto ed uscì.
Durante la giornata aveva piovuto, rendendo il parcheggio del locale un immenso pantano.
Alice superò con un salto una pozzanghera, si strinse nel cappotto e si avviò con Aiku verso
l'ingresso del locale. Non avrebbe mai creduto di trovare una fila così lunga ad attenderla. Ma di
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solito il Natale non si festeggiava in famiglia?
– Credi che riusciremo ad entrare? Guarda quanta gente e fa un freddo! – Smettila di essere così negativa, guarda ci stiamo già muovendo così ti riscaldi anche. – La fai facile tu, sei coperta da metri e metri di stoffa. – Sì è quando vorrò ballare avrò la grazia di una balena. Piuttosto ho saputo da Dany che
stasera ci saranno anche Mirko e Franz. – Cosa? Lo hai fatto a posta! Non mi interessa Mirko. – Uffa, ma goditi la vita! È un bel ragazzo, nessuno sta dicendo che te lo devi sposare, ma
divertiti! Deve essere anche ben fornito. – Aiku! Ma sai pensare solo a quello? – No penso anche ad altro, ma è un modo come un altro per stare al caldo. Molte delle persone in fila non vennero fatte entrare, a quanto sembrava i buttafuori
effettuavano una severa selezione sui vestiti.
Appena fu il loro turno furono costrette ad aprirsi il cappotto per mostrare i costumi.
– Tu che sei vestita da Alice puoi entrare, tu invece no! – Ehi! Siamo venute insieme, quindi o entriamo insieme o non se ne fa nulla. - Alice era
inviperita per il modo di fare di quell'energumeno.
– Ok entrate! Aiku guardò male il bodyguard dal basso del suo metro e sessanta.
– Ma che gente! Cosa c'è che non va nel mio costume?– Non te la prendere Ai, magari è uno che non sa nulla di manga o anime. – Già. Entrarono nel locale, sulla sinistra un paio di ragazze presero i cappotti lasciando loro un
bigliettino, proseguirono lungo un corridoio illuminato solo da qualche lucina al neon. Alla fine
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giunsero ad un enorme porta di legno con i maniglioni antipanico. Quando aprirono le porte
rimasero interdette. Dinanzi a loro si apriva un salone immenso. Il pavimento era una scacchiera
bianca e nera, al soffitto erano stati sistemati dei lampadari a braccio con candele vere che davano
alla sala un'atmosfera fosca e per nulla natalizia. Le pareti erano state coperte da strati di varie stoffe
tutte nere, damascate, di velluto, di seta e raso. C'erano divanetti e tavolini da caffè bianchi classici,
rivestiti di tessuti azzurri e dorati, alcuni cuscini erano stati disposti un pò ovunque. Nell'insieme
tutto aveva l'aria di essere bizzarro.
– Non sono sicura se ci troviamo all'interno di un set di Tim Burton oppure chi ha arredato il
locale ha dimenticato che è Natale. - Alice cercò con lo sguardo un divanetto vuoto, ma tra la folla e
le luci basse non era molto facile.
– Secondo me hanno lasciato l'arredamento di Hallowen. - le parole di Aiko si persero nella
musica, Alice le stringeva la mano e si faceva largo tra la folla, appena vide un paio di posti si
precipitò ad occuparli trascinando con sè l'amica.
– Ehi! A momenti cadevo. - Aiku guardò male Alice la quale si scusò con un sorriso.
– Dai sai quant'è difficile trovare dei posti. – Per farti perdonare il primo giro lo offri tu. – Ok tu tienimi il posto. Alice ricominciò a farsi strada, questa volta verso il bancone, costeggiando la pista da ballo si
accorse che i costumi erano tutti particolari, non c'erano doppioni. Appena arrivò al bancone si
ritrovò faccia a faccia con il ragazzo più figo che avesse mai visto, non era molto più alto di lei ma
aveva gli occhi verdi più incredibili che avesse mai visto. Se avesse avuto la macchina fotografica
con se magari li avrebbe immortalati. Era vestito da Cappellaio Matto e quando lui notò il suo
costume scoppio a ridere. Aveva la risata più bella che avesse mai sentito, una di quelle risate
contaggiose, che volente o nolente sei costretta ad assecondare.
– Non pensavo che avrei visto qualcuno vestito da Alice, questa sera. Pensavo di dovermi
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accontentare di queste! - le mostrò un braccialetto che teneva al polso con tanti piccoli charms a
forma di Alice.
– Meglio di nulla e poi ti lasciano sempre l'ultima parola, no? La sua risata le procurò un brivido, la musica pulsava e per ingannare l'attesa ordinò due birre.
– Ti lascio tornare dal tuo ragazzo, non vorrei scatenare risse stasera. – Se incontri il mio ragazzo presentamelo. Questa è per la mia amica. – Allora se ti va posso presentarle un mio amico così potremmo ballare. – Perchè no? Mentre si dirigevano verso Aiku, Alice venne spinta da un paio di ragazzi ubriachi, si ritrovò
tra le braccia del Cappellaio Matto, il quale le passò un braccio intorno alla vita e le sussurrò
all'orecchio: - Stai bene? – Sì, c'eri tu. Il suo odore, un misto di cannella e tiglio, le fece girare la testa.
– Non so il tuo nome – Alice sentiva le gambe tremare, ma non voleva farglielo notare così
iniziò a tempestarlo di domande.
– Sono Joe. – Io, invece, sono Alice. – Un' Alice che si veste da Alice nel paese delle meraviglie, divertente. – Lasciamo stare, guarda lei è la mia amica Aiko. – Che coincidenza il ragazzo vestito da Natsu è il mio amico Matteo.– Appassionato di Manga? – Diciamo di sì.Arrivarono al tavolo e porse la birra ad Aiko, nel farlo si sedette accanto a lei, fecero
tintinnare i colli delle bottiglie e sorseggiarono la fredda bevanda quasi all'unisono, Aiko le sussurrò
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all'orecchio:
– Ma non sono due figoni? – Mah più o meno. Non voleva ammetterlo nemmeno con lei, ogni volta che incrociava gli occhi di Joe sentiva lo
stomaco fare capriole, il sangue diventare più veloce e il cervello si prendeva una pausa. Anche in
quel momento era così concentrata nell'ispezionare ogni centimetro del suo viso da non accorgersi
che le stava parlando.
Fu la gomitata di Aiko che la riportò alla realtà.
– Ti sta chiedendo di andare a ballare. Ti vuoi muovere? Alice annui e prese la sua mano, era calda e forte molto più grande della sua. Si fecero largo
tra la gente fino ad arrivare al centro della pista da ballo. La musica pulsava, il dj aveva dato il via a
dei giochi di luce ipnotizzanti, il pavimento venne inghiottito dal fumo. Lo spazio per muoversi era
quasi inesistente, al punto che i loro movimenti divennero più che altro una danza di sfioramenti.
La musica cambiò all'improvviso trasformandosi in un lento. Il viso di Joe si avvicinò al suo
orecchio, Alice sentiva il respiro caldo sfiorarle la pelle.
– Balli bene. – Anche tu. La mano destra, poggiata sul fianco, risalì lentamente lungo la schiena percorse un
immaginario sentiero lungo la spina dorsale. Ballarono, sfruttando i lenti per chiacchierare,
scoprirono di avere molti interessi in comune. Ogni volta che lo guardava negli occhi si sentiva
persa, non pensava più, a malapena si ricordava di respirare. Mentre Joe la faceva volteggiare venne
urtata da un'altra coppia e per Alice fu come svegliarsi da un sogno. Incrociando le mani fino a
formare una T fece capire a Joe di voler fare una pausa. Si sentiva debole, le girava la testa ed era
eccitata, ogni più piccola cellula del suo corpo le chiedeva di commettere una follia. Quando
raggiunse il divanetto lo trovò occupato da altri clienti. Non c'era traccia nè di Aiko nè di Matteo.
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Guardò Joe il quale alzò le spalle, poi indicò l'uscita.
– Vado fuori a vedere se sono usciti. – Ti accompagno. Uscire dal locale fu complicato come entrarci, le persone si accalcavano rendendo difficile
guadagnare l'uscita. Una volta usciti vennero investiti dal vento gelido, Alice si strinse nel cappotto.
– Qui intorno non ci sono. - Joe si avvicinò, anche così il calore del suo corpo era percepibile
e aiutò Alice a mitigare il freddo che l'aveva investita.
– Credi che la tua amica e Matteo possano essere andati verso l'auto?– Non credo, però controllare non costa nulla. Dove avete parcheggiato? Joe indicò la direzione in cui era parcheggiata anche la loro auto, si incamminarono in quella
direzione, la luce del locale alle loro spalle illuminava ben poco, il lampione che prima illuminava il
parcheggio ora era spento. Il perimetro del parcheggio era delimitato da alcuni alberi che
dividevano la statale dal locale. Mentre camminavano Alice provò a chiamare Aiko, l'ultima cosa
che voleva era trovarla che si stava facendo risucchiare la faccia da Matteo. Nulla. Il telefono
squillava ma lei non rispondeva, la macchina di Joe era vuota così come la macchina della sua
amica.
– Chiamala di nuovo, magari ti risponde. Alice provò di nuovo, in lontananza sentì la suoneria, si mossero nella direzione da cui
proveniva la musica.
– Aiko? Una volta addentrati tra gli alberi Alice si pentì di non avere con sè una torcia, controllò la
batteria del cellulare, era quasi tutta carica così utilizzò la torcia incorporata. Il fascio di luce era
debole eppure permise loro di evitare buche e radici. Si stavano avvicinando alla strada, gli alberi in
questo punto erano ricurvi, come se una mano gigantesca li avesse piegati costringendoli a terra. La
luce del cellulare illuminò una scena, di primo impatto Alice non capiva cosa stava vedendo, ci
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volle un minuto prima che il suo cervello registrasse e capisse cosa le stavano mostrando gli occhi.
Su uno dei tronchi ricurvi c'era Aiko legata, il volto rigato dalle lacrime, il labbro spaccato, il vestito
era a brandelli. Matteo era alle sue spalle e la stava stuprando. Alice fece un passo verso di loro,
voleva fermare Matteo, ma due mani si posarono sulle sue spalle.
– Lascia che il mio amico si diverta, abbiamo così poche occasioni per farlo. Matteo allungò una mano verso il collo di Aiko, le sue dita si deformarono allungandosi fino a
diventare sottilissime, le passò sul suo seno e dei sottili rivoli scarlatti fecero la loro comparsa.
Quando Alice sentì il fiato di Joe sul suo collo si irrigidì.
– Tranquilla, non mi piacciono i piaceri carnali, io prediligo altro, anche se per te potrei fare
un'eccezione... Tu sei così speciale! Il tuo profumo, i tuoi occhi, saresti il pezzo forte della mia
collezione.Un dito le sfiorò il collo, scese sulle spalle e proseguì lungo il braccio, le strinse il polso e la
fece girare verso di lui. Gli occhi di Joe avevano una luce malsana, da predatore. Si avvicinò al suo
viso. Lei serrò gli occhi e le labbra, incapace di muovere un solo muscolo.
– Sento la paura crescere in te, non sai quanto mi ecciti sapere che sono io a farti provare
queste sensazioni, sono inebriato dal tuo odore. Un misto di terrore, paura ed eccitazione. – Sei ... anzi no. Siete dei mostri!. – Non mostri mia cara, ma stregoni. Siamo stati maledetti tanti secoli fa, possiamo vagare
liberi per la terra solo una notte ogni cento anni. Come vedi Alice, questo è destino. Sarai mia per
l'eternità, ma prima voglio qualcosa che mai prima d'ora pensavo avrei desiderato. Voglio perdermi
nel tuo calore. La mano di Joe si spostò dal fianco, scese lungo la coscia alzandole la gonna, il capo nascosto
contro il suo collo, intento ad aspirare il suo odore. Alice sentiva il suo stomaco rivoltarsi, eppure
non riusciva a muovere neanche un muscolo, persino degluitire le risultava difficoltoso.
In lontananza le campane iniziarono a suonare. Ad ogni rintocco Joe si irrigidiva. Alzò il viso
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e guardò negli occhi Alice.
– Il destino dà e il destino toglie. Mi piaci troppo per aggiungerti alla mia collezione, ti avrei
ma non nel modo che vorrei. Joe fece tinttinnare il braccialetto con tutte le piccole riproduzioni di Alice nel paese delle
meraviglie.
– Ti verrò a trovare nei tuoi sogni mia cara. Dieci rintocchi. Undici rintocchi.
– Joe? – Si mon amour? Alice con uno scatto gli strappò il braccialetto. Joe rimase sorpreso, poi iniziò a ridere. Una
risata agghiacciante.
Dodici rintocchi.
Mezzanotte.
– Alice? Alice? Svegliati è mezzanotte! Buon Natale piccola. – Mamma? – Ti sei addormentata tesoro. Grazie, piccola mia. – Di cosa mamma? – Per essere restata con me a casa, invece di andare alla festa con i tuoi amici. Alice si mise a sedere, si sentiva stordita. Sua madre si diresse in cucina lasciandola da sola. Il
display del cellulare lampeggiava, c'era un messaggio.
Aiko: Non ci crederai mai, ma quel pazzo del mio gatto mi ha riempito le tette di graffi. Spero
che non restino cicatrici.
Alice: Da quando hai un gatto?
Aiko: ... Non mi ricordo.
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