sulla pelle altrui

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sulla pelle altrui
Inchiesta
Foto: copyright Danwatch
Le scarpe
LA NOSTRA INCHIESTA
Cosa si cela dietro la filiera produttiva
delle scarpe in pelle? Come si
comportano le grandi aziende del
settore dal punto di vista economico,
sociale e ambientale?
SUL CAMPO E IN AZIENDA
L’inchiesta è stata realizzata grazie al
supporto di Danwatch, l’organizzazione
danese indipendente di investigazione
sull’etica sociale. L’indagine sul campo
è stata fatta in Brasile e in India, due tra
i Paesi più rappresentativi della filiera
delle scarpe di pelle. Inoltre, attraverso
un questionario sottoposto alle
aziende, abbiamo valutato la condotta
più o meno etica dei principali colossi
internazionali delle calzature.
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sulla pelle altrui
Dai Paesi emergenti alle vetrine europee, il business
delle calzature è caro per lavoratori e bestiame.
come mattatoio. È questo il
marchio indelebile impresso
sulla maggior parte delle
scarpe che indossiamo ogni
giorno. Un mercato florido,
quello delle scarpe in pelle, pari al 60%
delle importazioni di calzature in Europa.
Da mattatoio è lo stile di vita del bestiame,
soprattutto bovini, allevati per produrre
carne, e in parte per trarre cuoio grezzo
destinato alla lavorazione nelle concerie,
che spesso si trovano in Paesi molto
M
lontani. Da mattatoio sono le condizioni di
lavoro nelle fabbriche del Sud del mondo,
dove si producono le scarpe destinate ai
mercati internazionali. Sono mondi lontani
dalle vetrine delle grandi città, ma esistono
e questa inchiesta è un invito (per chi ne
ha voglia) a un momento di riflessione.
Gli allevamenti in Brasile
Il Brasile è il maggior esportatore
mondiale di pellame bovino e lo stato del
Mato Grosso è una delle aree con le più
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grandi mandrie di bovini e il maggior
tasso di deforestazione per fare spazio agli
allevamenti. Non è stato possibile accedere
direttamente ai mattatoi e agli
allevamenti, ma abbiamo potuto
intervistare esperti e testimoni sul posto.
I loro racconti illustrano una situazione
lavorativa difficile e a volte proprio
estrema. Gli allevamenti sono molto isolati
e costringono i lavoratori a condizioni di
vita degradanti. Devono sottostare alle
regole del “gato”, un faccendiere che
organizza e gestisce con metodi poco
ortodossi i lavoratori, spesso vincolati a lui
da debiti. Non esistono luoghi appropriati
per il riposo, è difficile procacciarsi il cibo
e ci sono stati segnalati casi di violenze
fisiche e psicologiche. Anche nei mattatoi
la vita è molto dura. I lavoratori
sopportano temperature rigide, svolgono
attività ripetitive (alla lunga dannose per
la salute) e in assenza di adeguate misure
di sicurezza. Gli incidenti, anche fatali,
non sono un’eccezione.
Le concerie in India
Dall’altra parte del mondo, nello stato
indiano del Tamil Nadu, si concentra il 60%
delle concerie del Paese. Ne abbiamo
visitate sei, di varia grandezza. Una di
queste è piuttosto grande ed è partner di
grandi marchi internazionali, come Clarks
e Timberland. Per motivi religiosi, l’India
gode di una delle migliori legislazioni al
mondo in tema di rispetto degli animali,
ma abbiamo verificato che almeno nel
settore del pellame non esiste alcun
“animal welfare”. Il bestiame è trasportato
ammassato su mezzi sovraccarichi e, dopo
un viaggio estenuante, gli animali giunti
nei mattatoi spesso vengono soppressi
senza le dovute misure per ridurne la
IL VIAGGIO DELLE SCARPE NEL MONDO
Il mercato europeo delle scarpe è il più grande a livello mondiale. L’Italia è al quarto posto per consumo di calzature in Europa.
Il Brasile è il maggior esportatore di pelle seguito da Usa, Italia e Argentina. L’87% della produzione mondiale di scarpe è
concentrata in Asia: Cina, India e Vietnam sono i maggiori produttori.
Allevamento
Il bestiame viene trasportato,
spesso su lunghe distanze,
fino ai mattatoi. La carne è
destinata prevalentemente
all’industria alimentare, una
parte della lavorazione
riguarda la produzione di pelle.
Concerie
Dopo la macellazione il cuoio
grezzo viene trasportato nelle
concerie. Qui deve essere
trattato e lavorato in modo
che non marcisca.
Manifattura
In alcuni casi il cuoio lavorato
passa alle manifatture
attraverso intermediari.
Le fabbriche sono grandi,
medie o piccoli laboratori
artigianali, ma tutte richiedono
un’alta intensità di lavoro.
Trasporto
Le scarpe devono raggiungere
grossisti e/o esportatori,
distributori, negozi e altri
canali di vendita prima di
essere disponibili per i
consumatori nel mercato
europeo.
EUROPA
CINA
INDIA
VIETNAM
IN CIFRE
Venduto all’anno:
6,2 mil. di euro
pari a 279 mil. di paia
BRASILE
INDONESIA
Costo medio
di importazione di un
paio di scarpe: 7,81 euro
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Inchiesta
Il marchio vende i propri prodotti
attraverso 230 società affiliate,
distribuite in tutto il mondo.
Veja è un’azienda francese, le cui
fabbriche sono sottoposte ai controlli
della certificazione “Fairtrade”.
Clarks è uno dei maggiori produttori
di scarpe per il tempo libero, con un
venduto di 40 milioni di paia in 50 Paesi.
OTTIMO
È l’unica azienda a ottenere risultati
lusinghieri in un settore che mostra poco
impegno sia per l’ambiente sia per agli
aspetti etici. Nella manifattura ricorre
all’uso di colle a base di acqua, senza
solventi, meno inquinanti e meno
dannose per i lavoratori. Dichiara di non
comprare pelle dal Brasile, per non
favorire la deforestazione, ma la
tracciabilità della materia prima non è
sempre chiara.
BUONO
Una delle poche aziende a fornire
informazioni sugli standard e gli
obiettivi programmati in campo
socioambientale attraverso il proprio
sito (www.veja.fr). Politiche sociali forti,
grazie al numero limitato di fornitori sia
per le materie prime che per la
manifattura. La produzione delle
scarpe, però, dipende dalla disponibilità
di materiali locali, quindi non è sempre
garantita.
BUONO
Dal punto di vista ambientale, impone
requisiti ai propri fornitori. Per esempio,
utilizza materiali riciclati per la
produzione di scarpe e confezioni.
Uno degli aspetti più positivi è che
estende i controlli sulle politiche sociali
della manifattura ai fornitori indiretti.
Anche la trasparenza aziendale è
buona, come dimostra anche la
disponibilità di contenuti etici sul sito.
GIUDIZIO GLOBALE
81
GIUDIZIO GLOBALE
75
GIUDIZIO GLOBALE
67
Marchio del gruppo Royer, distribuito in
tutto il mondo. L’85% della produzione
è in India e nel sud est asiatico.
Produce scarpe e accessori in più di 65
Paesi, attraverso una catena di oltre 800
negozi diffusi sul territorio.
Marchio della multinazionale Reckitt
Benckiser, maggior produttore mondiale
di articoli per la pulizia della casa.
SUFFICIENTE
L’azienda prevede test sulle sostanze
chimiche per ogni modello di scarpe e
impone requisiti ambientali ai propri
fornitori. Per ora il giudizio sulla
fornitura della pelle è negativo, ma
Kickers dichiara che sono in fase di
studio calzature con minore impatto
ambientale (pelli tinte con titanio invece
che cromo). Buone le politiche sociali
nei confronti dei lavoratori.
SUFFICIENTE
Offre un livello sufficiente di tutela della
salute e della sicurezza dei lavoratori
nelle concerie, scegliendo almeno il 25%
dei fornitori che aderiscono al Leather
Working Group, un sistema di
valutazione e di controllo delle buone
pratiche ambientali. I fornitori devono
fornire risultati di test relativi all’uso di
sostanze chimiche pericolose per tutti i
prodotti in pelle.
INSUFFICIENTE
L’azienda non ha risposto al nostro
questionario. il sito è sguarnito di
informazioni. Il codice di condotta e
quello ambientale non specificano nulla
sul trattamento degli animali né
sull’origine delle pelli. L’unico sforzo
sembra rivolto alle politiche sociali,
sono infatti previsti controlli presso i
fornitori diretti per la manifattura.
GIUDIZIO GLOBALE
59
GIUDIZIO GLOBALE
48
GIUDIZIO GLOBALE
Sei i marchi bocciati per la poca trasparenza e per le politiche
insufficienti a tutela di lavoratori e ambiente.
BOCCIATI
I problemi delle aziende che abbiamo bocciato sono soprattutto
la scarsa trasparenza e la mancanza di dati concreti.
Il comportamento delle aziende lascia sospettare una sensibilità
quanto meno insufficiente per i temi dell’etica e dell’impatto
ambientale.
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Leggere le schede
I punteggi sono espressi da uno a 100 e
riflettono la responsabilità sociale dell’azienda rispetto allo
scenario presente.
Politiche ottime
Politiche buone
Politiche accettabili
Politiche mediocri
GIUDIZIO GLOBALE
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X
Politiche pessime
Non collabora
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sofferenza. Nelle concerie i lavoratori sono
sprovvisti di equipaggiamenti protettivi
adeguati. Secondo le tesimonianze che
abbiamo ricevuto, molti di loro soffrono di
malattie professionali legate alle cattive
condizioni di lavoro. Anche i salari sono
inadeguati e spesso non garantiscono
standard di vita dignitosi.
DUE TESTIMONIANZE
Inquinamento ambientale
Il settore conciario è particolarmente
inquinante. Esiste un obbligo di trattare le
acque utilizzate per conciare le pelli, ma si
tratta di procedure costose, generalmente
non rispettate fuori dall’Europa. Le acque
reflue possono contenere acidi, sali e
metalli pesanti, in particolare il cromo.
Spesso le falde acquifere e le aree coltivate
nei pressi delle concerie sono
contaminate. A rischio, oltre alla salute
umana, sono la flora e la fauna acquatica.
Coltivare l’etica
In linea generale il settore conciario si è
rivelato poco trasparente. Sono poche le
aziende che si son prestate a collaborare
all’inchiesta e che hanno fornito
informazioni sufficienti sul proprio
impegno etico.
Alcune, come Timberland e Veja, si sono
distinte per le politiche sociali e
ambientali più trasparenti rispetto al
panorama generale, ma nel complesso
l’intero settore ha bisogno di un forte
rinnovamento in senso etico. ¬
LA REALTÀ ITALIANA
“Serve un’etichetta”
In Italia esistono 1.330 concerie, molte
concentrate in Veneto, che occupano 18
mila addetti e da cui dipende un fatturato
annuo di oltre 4,5 miliardi di euro. Ce ne
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Condizioni disumane
Soffocati dai gas
In un allevamento in Brasile
Rodrigues Gomes Guimaraes ha 26 anni
e ha lavorato in diversi allevamenti di
bestiame. “Qui gli animali sono trattati
meglio dei lavoratori” ha dichiarato.
“Se un bovino si ammala viene curato
immediatamente, se succede a uno di
noi viene abbandonato al proprio
destino per settimane. Vi lascio
immaginare cosa può succedere se si è
morsi da un serpente”. Continua: “Tutti
sanno cosa accade in questi
allevamenti, ma si chiudono gli occhi. I
lavoratori sono in ostaggio, lontano
dalle loro famiglie, costretti a vivere in
luoghi isolati. Io sono fuggito da lì”.
In una conceria in India
Quel giorno Ramu, un lavoratore di 32
anni, non sapeva cosa lo attendeva.
Doveva pulire il serbatoio sotterraneo di
rifiuti della conceria in cui lavorava,
vicino al villaggio Pattarai, nel Sud
dell’India.
“Toglievamo il fango dalle cisterne con
un secchio”, racconta un collega,
“andavamo giù a turno, ma accadde che
il primo non usciva. Allora un altro
collega è andato a vedere cosa stava
succedendo, ma non è risalito neppure
lui. Ramu è sceso a vedere e non è
tornato. Ne sono morti altri due dopo di
lui, tutti soffocati dai gas tossici”.
parla Salvatore Mercogliano, direttore
dell’Unic, l’associazione nazionale di
categoria dell’industria conciaria.
Sud America e lì, insomma, se e quando le
norme ci sono vengono attuate a
singhiozzo.
Cosa distingue la realtà italiana dal mercato
straniero, spesso così critico?
In Italia abbiamo contratti collettivi di lavoro,
di cui uno stipulato di recente con il
sindacato, ma anche una normativa
ambientale tra le più restrittive del
panorama conciario. Inoltre, tramite i bilanci
etici offriamo un rendiconto sia dell’impatto
ambientale del settore sia del rapporto
sociale con il nostro personale.
Ma noi siamo anche forti importatori...
La merce che proviene dall’estero, sia allo
stato grezzo sia i semilavorati, arriva in
grande prevalenza da Stati dell’Unione
europea, che detengono patrimoni
zootecnici di qualità, adatta al valore delle
nostre pelli e con un profilo etico analogo al
nostro.
Gli impianti italiani sono soggetti a controlli
di tipo ambientale?
I controlli sono esercitati dalle autorità,
innanzitutto dalle Asl, che verificano per
esempio lo stato degli impianti di
depurazione. Le imprese devono rispettare
regolamenti regionali provinciali e comunali.
C’è rigore rispetto alla realtà estera?
I nostri grandi concorrenti sono in Asia e in
Come si distingue un prodotto italiano,
realizzato con tutti i crismi?
Un elemento di garanzia è la provenienza
della pelle. I marchi “Vera pelle” e “Vero
cuoio” garantiscono l’uso di pelle italiana nel
rispetto di criteri socioambientali predefiniti.
Ma a garanzia del made in Italy, chiediamo
da tempo l’introduzione di un’etichettatura
di origine, rilasciata alle aziende che
rispettano requisiti ambientali ed etici
condivisi.
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