Oltre questo tempo di Nicoletta Sammartano
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Oltre questo tempo di Nicoletta Sammartano
OLTRE QUESTO TEMPO Firenze nella intrigante bellezza di primo autunno : Diego,in piedi nell’autobus gremito linea 14 non vedeva l’ora di scendere alla fermata vicino casa nel quartiere di “S. Croce”. Nei suoi cinquant’anni, slanciato e dai folti capelli brizzolati,single di ritorno ,era un’invitante buon partito sia in campo universitario dove era docente sia come scrittore di successo. Un’improvvisa frenata dell’autobus e una signora dietro di lui lo urtò macchiandogli la camicia di rossetto. Le scuse . E poi: un attimo, un sorriso. “Ma Lei è Silvia, la professoressa d’italiano del liceo di mio figlio Andrea…!Voleva il “tu” dai ragazzi…!”disse Diego con stupore ed ammirazione per la bella signora affascinante ora come dieci anni prima. “Oh! Sì !Lei è il padre scrittore del mio ex alunno con velleità forensi!” rispose Silvia,calamitata ora come allora dalla profondità dello sguardo di lui: forse un passato remoto. “ Andrea si è laureato in Giurisprudenza e fa pratica a Milano in uno studio legale; ora vive con sua madre …Sono separato legalmente da qualche anno…Ma lei è bella come allora… Mi permetta…”continuò. Silvia sorrise e aggiunse “ Mio figlio è architetto e sono divorziata da due anni…Tanta solitudine nel matrimonio…”. “Succede…” rispose Diego e mentre la guardava tra la folla stipata nell’autobus ,provò un’indefinibile sensazione di eternità come se si fossero conosciuti da sempre e quel loro incontro, apparentemente casuale, fosse soltanto l’ineluttabilità del destino. Silvia era proprio una bella donna, dal sottile fascino di una invitante sensualità di giuste morbide forme avvolte da una gonna stretta e da una maglietta attillata.Occhi verdi, lunghi capelli ondulati colore del miele,sorriso di bianche perle e tacchi a spillo. Decisero di scendere insieme alla fermata successiva ,facendosi largo tra i passeggeri accalcati : quartiere di “S. Croce”,uno dei piu’ belli di Firenze quando il fascino del primo autunno brilla nell’aria e dopo l’esplosione dell’estate ,la natura fuori e dentro di noi, sembra ripensare sè stessa. Diego invitò Silvia ad un bar a bere qualcosa ;si sedettero ad un tavolino e parlarono in quel pomeriggio della loro vita, di ciò che era accaduto in quei dieci anni di tempo, dei progetti individuali coltivati fino ad allora. Il tempo sembrava essersi fermato per entrambi , era come se tutto ciò dovesse semplicemente accadere. Scoprirono, parlando, di aver molti punti in comune, stesse letture, interessi, credenza nella possibilità che quella in corso non fosse l’unica esistenza, ma di poter avere molte vite sulle spalle ed in esse esistere la possibilità di reincontrarsi per vivere o per chiudere un karma. Si scambiarono i rispettivi cellulari ,con la promessa di risentirsi presto. Diego le chiamò un taxi perchè Silvia aveva fatto tardi e le disse che abitava lì vicino, in una mansarda nel quartiere di “S. Croce”. L’indomani, per lavoro, partì per Venezia. Mentre era sul vaporetto arrivò sul suo cellulare un sms . C’era scritto: “Ciao, scrittore. Silvia”. A cui lui rispose : “Ciao, bella signora. Mi manchi. Diego”. E quella notte la sognò, dietro le palpebre chiuse. Rientrato il giorno seguente a Firenze, Diego le telefonò. Disse che voleva vederla e che l’aveva pensata. Diego passò a prenderla con l’auto;cenarono insieme in una trattoria della vecchia Firenze e il tempo ad entrambi sembrò fermarsi ancora scivolando in un passato remoto. E allora, siccome niente aveva piu’ senso se non stare insieme da soli, lei salì con lui nella mansarda di scrittore dal cui lucernario si scorgevano i tetti toscani di cotto. E con un bacio di passione di tempo infinito la tenerezza sconfinò nel blu. L' improvvisa nudita' svelata non li imbarazzava ,come avevano dapprima temuto:era come se tutto dovesse accadere così. Non fu lui a prenderla dolcemente ma fu lei ad avvolgerlo con tutta sè stessa ed immoto e lontano parve ad entrambi il tempo e lo spazio. Avevano riempito totalmente il vuoto-pieno e il pieno-vuoto. Nei loro brividi salivano le onde del mare ;non esistevano confini tra i loro corpi fusi in un'unità desiderata da entrambi. Il vento spirava dalla loro stessa parte ed era stato un peccato che non se ne fossero accorti anni prima. Diego e Silvia l'avevano compreso. Si erano semplicemente ritrovati. Poi in un'attimo persero insieme la concezione dell'essere mentre le onde del mare si frangevano libere tra frammenti di umida luce stellare. Era come se le due Anime, fuse in una, fossero schizzate oltre il soffitto della mansarda, oltre i tetti, oltre la volta blu del cielo galleggiando senza gravità alcuna e poi fossero dolcemente rientrate nei due bozzoli affranti ma felici sul letto sfatto. Era Amore. “Antico Egitto?”disse poi lei abbracciando il guanciale. “Penso piuttosto a Roma imperiale” rispose lui sorridendo “ Io un giovane console e tu una splendida Vestale…”. “ Brutta fine,allora…” disse Silvia ridendo “se ho lasciato spegnere il fuoco per amore…”. E guardandosi negli occhi , complice la brezza notturna del primo autunno, il fuoco della passione si riaccese e... ricominciarono.