cliccare qui - Cronache Ponentine - Notizie da Arenzano, Cogoleto

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cliccare qui - Cronache Ponentine - Notizie da Arenzano, Cogoleto
Otto...volante
periodico informativo cogoletese e non solo
Un’iniziativa editoriale
Cogoleto 21 aprile 2016 - Numero Zero
Associazione Culturale Cogoleto Otto - Periodico in formato elettronico all’indirizzo www.associazioneacco.it/ottovolante/ vedi qr code
La leggerezza di spiccare un volo
Dare vita ad una nuova creatura non è mai un
compito semplice. Specie se ha già alle spalle
una storia importante come quella rappresentata dal solco tracciato anni fa da una pubblicazione come ‘Il giornalino’.
Quando, però, è forte lo spirito di comunicare,
condividere, raccontare e raccontarsi il proprio
territorio, tutto può diventare estremamente
semplice. “Otto…volante” è nato così.
A partire dal nome - che si rifà alla figura
straordinaria, non soltanto per Cogoleto,
di Natalino Otto e alla leggerezza con
cui questa pubblicazione vuole giungere al
cuore di chi la vorrà leggere - il gruppo di
persone che hanno trovato in una creatura
cartacea e online l’elemento catalizzatore di
una volontà comune di una consapevolezza,
quella del vivere. Vivere un territorio non è
semplicemente abitarlo ma saperlo guardare
tutti i giorni con occhi diversi.
Anche quando si tratta di rispolverare una sua
dimensione remota nel tempo. In un’ottica
simile raccontare un territorio, una città, un
paese, un mondo quotidiano fatto di incontri,
confronti (talvolta anche accesi) e storie che
si intrecciano, significa saper dare un accento
immortalità al proprio tempo e al tempo ‘collettivo’ che condividiamo nella nostra dimensione sociale.
In questo senso dare vita ad una creatura
come ‘Otto…volante” è stato tutt’altro che difficile. Sono tante le voci, gli sguardi e i gesti
che ‘nell’aria’ cercavano da tempo uno spazio
in cui esprimere il loro legame con Cogoleto.
Le ali di questa creatura hanno appena messo
le piume (e le penne, intese pure come strumenti dello scrivere) per spiccare il primo volo
ma sono già pronte ad accogliere quanti vorranno contribuire a far raggiungere a “Otto…
volante” vette sempre più elevate.
Stare in cielo senza dimenticare mai le radici
da cui si è partiti. Forse il senso vero del volo
appena intrapreso è proprio questo.
Ci auguriamo di viverlo assieme a chi ci vorrà seguire come un’avventura da cui ricavarne
ogni volta la meravigliata consapevolezza di
vivere un tempo comunque irripetibile.
Raffaele Di Noia
ASSETATI DI BELLEZZA E INFINITO
E’ ormai noto l’interesse di A.C.C.O.
per Gino Grimaldi, ci sembra perciò
doveroso inaugurare questa serie
di pubblicazioni con un pezzo a lui
dedicato. Vorremo però questa volta
interessarci ad un altro aspetto del
suo talento, che travalica la pittura,
sebbene sia accomunato ad essa
dalla stessa passione e raffinatezza,
quello riguardante Grimaldi scrittore
e giornalista, che grazie alla propria
vasta cultura e all’ attitudine per
la composizione, alla prosa ricca,
permeata spesso da toni aulici, fu
in grado di spaziare dalla stesura di
racconti e novelle all’elaborazione
di brani di critica d’arte e letteraria,
che rivelano molti aspetti della sua
concezione dell’arte, della vita,
nonché della sua personalità, ma che
anche sono legati alle problematiche
sociali e politiche della sua epoca.
Le circostanze in cui egli dimostrò
valore in questo campo sottolineano,
peraltro, anche coraggio e impegno
in tempi drammatici e pericolosi. Egli
infatti prestò opera volontaria per
il giornale socialista “Il Lavoratore
comasco”, (poiché, pur essendo
originario di Bergamo, visse per
un periodo a Como), pubblicando
una serie di articoli e racconti, fra il
1918 e il 1922, quando la libertà di
stampa e di espressione erano ormai
compromesse dalle azioni fasciste.
Non a caso, alcuni dei suoi articoli
vennero firmati con uno pseudonimo
(così come erano soliti fare anche altri
giornalisti e scrittori), proprio al fine
di proteggersi da eventuali punizioni
e vendette squadriste. Riportiamo
parte di una pubblicazione del 1922,
un elogio che Grimaldi scrisse in
onore del grande pittore Pellizza da
Volpedo, in seguito ad un gravissimo
atto di violenza compiuto da una
squadra fascista a Vedano Olona.
Durante un’incursione nella Casa del
Popolo del paesino di Vedano Olona,
infatti, un gruppo di fascisti commise
una serie di atti vandalici fra cui
la distruzione di una riproduzione
del quadro di Pellizza da Volpedo,
“Il quarto stato”: “E veramente
Pellizza, più che un grande pittore
fu un grande poeta del pennello ed
un narratore appassionato della
vita dei poveri, dei contadini e degli
umili. L’arte sua fu l’arte forse del più
grande pittore pensatore che sia mai
apparso sul finire dello scorso secolo.
Tecnicamente egli si riallaccia un
po’a Morbelli per il puntinismo ed ora
a Segantini, di cui conobbe l’amicizia,
ma la sua arte è più pensosa, direi
quasi più mistica. Mistico infatti egli lo
fu per natura, sebbene non credente:
mistico e assetato di bellezza e di
infinito come furono le grandi anime
di Beethoveen e di Wagner. Egli ha
saputo infondere nelle sue opere non
il crudo vero, accademico o verista,
ma l’anima immacolata delle cose.
Egli è mistico per natura come solo
lo sanno essere le creature sovrane
e privilegiate dell’arte, adoratrici
dei fascini della bellezza, sognatrici,
fantasiose ed amanti della solitudine.
Ed infatti come Beethoveen o Grubicy
nessuno più di lui, anima dolce e
dotta fu solitario e ricercatore di
quiete e di silenzio. Questo bisogno
potente e formidabile che è carattere
peculiare dei più vasti spiriti, da
Ghoete a Foscolo, da Schopenhauer a
Shakespeare è in lui divenuto come in
Leopardi, quasi una necessità di vita
e una seconda natura”. Considerando
la sensibilità e il coinvolgimento
con cui Grimaldi ci parla di Pellizza,
siamo portati a pensare a una
probabile identificazione da parte
del nostro nella figura del più noto
pittore ottocentesco e se lo stile
pittorico di Grimaldi non ha nulla a
che vedere con quello di Pellizza,
dai suoi scritti, intuiamo, invece,
che simili dovevano essere alcuni
tratti delle loro personalità e alcuni
fermi principi. Assetati di bellezza
e di infinito lo furono certamente
entrambi, ma di una bellezza etica,
portatrice di valori morali e sociali,
non votata esclusivamente al piacere.
Tristi e pensosi, poiché “La tristezza
è un doloroso dono congiunto
all’intelligenza e negata ai bruti”
Novella Limite
L’articolo scritto con vibrante passione da Novella Limite è un’estratto di quanto potrete
trovare on line: cercate “Assetati di bellezza
e infinito”
UN TESORO RECUPERATO A SCIARBORASCA:
LA CAPPELLETTA DELLA VERGINE DEL ROSARIO
Agostino Calcagno “Stinò”, come diciamo noi alpini e’ “andato avanti”. Mancato prematuramente all’affetto dei suoi cari e a quello di
tutti gli alpini del nostro Gruppo, nel 2013, il nostro amico ha lasciato di sé un’eredità che non svanirà mai. Come ha dimostrato al suo
funerale in cui, per sua volontà, non ha voluto fiori, ma offerte da
devolvere al Gruppo Alpini di Cogoleto oltre ad esprimere il desiderio
e l’intenzione di sistemare la cappelletta dedicata alla Beata Vergine
Maria del Rosario, ormai ridotta in pessime condizioni.
Tutti gli Alpini di Cogoleto interpretando la volonta’ di Stino hanno
così deciso di farsi carico della ristrutturazione di questo splendido
sito religioso. Edificata da un privato nel 1916 era ormai abbandonata ed inutilizzata da più di 50 anni.
E’ partita così la macchina organizzativa che con pazienza e determinazione ha portato gli Alpini di Cogoleto a restituire alla Parrocchia di
Sciarborasca e alla comunita’ cogoletese la cappelletta perfettamente restaurata. Una volta risolti i passaggi burocratici (grazie al parroco Don Giuseppe da noi interpellato, che ha permesso l’incontro
con il vescovo Vittorio Lupi a cui è seguito l’incontro con il geometra
Davide Mascaro che ha fornito la sua consulenza a titolo gratuito)
sono cominciata da parte degli alpini i lavori di ristrutturazione. Tolti
decenni di abbandono, oltre che grossi nidi di vespe e calabroni, è
COGOLETO
DI
UN
TEMPO
Foto fornita da Andrea Comello. 1905 treno a vapore in transito, notare l’ubicazione della stazione un po piu a levante rispetto a quella attuale. di rilievo la zona sottostante ricoperta di orti
Chiunque voglia contribuire con articoli, foto, racconti, curiosità può inviare il materiale all’indirizzo [email protected]
La redazione si riserva di utilizzare o meno quanto pervenuto.
La versione cartacea, per evidenti limiti di spazio, riporta solo uno stralcio del più abbondante
contenuto che potrete trovare “on line” sul sito www.associazioneacco.it/ottovolante (raggiungibile anche inquadrando il qr code presente sulla seconda facciata di Otto...volante.
Otto...volante è un periodico di A.C.C.O. - Associazione Culturale Cogoleto Otto, distribuito gratuitamente privo di finalità lucrative. Eventuali contributi avranno lo scopo di coprire le spese
di stampa e di distribuzione.
Direttore: Raffaele Di Noia
Redazione: Angela Bruzzone, Maurizio Gugliotta, Gianni Passi, Maurizio Piscitelli, Brunella Ratto
stata pulita e sistemata tutta l’area adiacente, liberata da piante infestanti veri e propri alberi, e
tagliato un grosso rampicante che aveva parzialmente avvolto la struttura della cappelletta fino
al tetto. Dopo è seguita la parte più peculiare dell’intervento come l’eliminazione della parte
bassa vecchio intonaco.
Dopo che Giampiero Calcagno “Talo’” con i suoi operai ha montato le impalcature, è stata rimossa
la restante parte d’intonaco, e lavate le mura esterne dalla ditta AMTER che si e’ prestata gratuitamente allo scopo.
La ditta Angelo Patane’ ha provveduto poi, al rifacimento dell’impermeabilizzazione del tetto
della cappelletta in un paio di giorni di lavoro anche lui a titolo gratuito, a seguire e’ stato rifatto
l’intonaco dalla ditta Giampiero Calcagno.
Gli Alpini del gruppo hanno poi finito l’opera pitturando esternamente la cappelletta, sistemando
gli interni e donando nuovamente colore anche a quelli.
Noi alpini, sempre nel segno di Stinò, abbiamo pensato poi all’area esterna nel retro della cappella a cui è stata fornita una recinzione in legno che la delimita, oltre che una parte seminata a
prato ed è stata sistemata una panchina.
I falegnami Mauro Fanciullacci e Marco Ragni hanno pensato alle le finestre e al portone con il
solo costo del materiale mentre le piane delle finestre sono state fornite da Delfino Angelo e i
marmi da Gianni Caviglia entrambi a titolo gratuito.
Nella nicchia centrale, dove originariamente era collocata la statua della Vergine, è stata posizionata una statua della Madonna di Lourdes, fornita dall’alpino Antonio Rossi.
Per l’altare è stata confezionata da Elsa Vernazza, moglie di un altro alpino, Giuseppe Cilione,
una tovaglia ricamata, e l’interno della cappella e’ stato completato da un crocifisso sull’altare,
un lume appeso, una lucerna sempre sull’altare, un quadro ligneo su cavalletto e un quadro con
l’immagine della Madonna del Don protettrice degli alpini e con la Preghiera dell’Alpino.
Agostino Calcagno “Stinò” è stata ricordato con una targa datata 5 dicembre 2015, giorno dell’inaugurazione. Una cerimonia toccante e sentita che ha sottolineato il legame tra il nostro Stino
e il suo legame con la cappella che in più occasioni aveva manifestato la volontà di restaurare.
La sua volontà è stata rispettata sino in fondo.
Luca Parenti
ORTO BOTANICO: CRONACA DI UNA CHIUSURA ANNUNCIATA?
Uno dei gioielli del nostro territorio rischia
di finire presto nella polvere definitiva
dell’abbandono e della chiusura. E’ l’Orto
Botanico di Villa Beuca. Nato tredici anni fa e
secondo in Liguria, per estensione, soltanto a
quello di Villa Hanbury, sembra avere i giorni
contati. Il Comune di Cogoleto, proprietario del
sito, appare infatti al momento sprovvisto dei
mezzi per gestire un capolavoro sia dal punto
di vista paesaggistico sia di quello scientifico,
visto che è stato concepito per ospitare la flora
nella sua biodiversità ligure e mediterranea.
Una dimensione, quest’ultima, a cui un
comitato ha saputo dare pure una preziosa
identità divulgativa visto che, oltre ad essere
un luogo di ricerca e sperimentazione, è anche
da anni un riferimento didattico per le scuole.
Dalla sua realizzazione, nel lontano 2002,
grazie a un finanziamento europeo, l’Orto
Botanico – poi mantenuto in attività a carico del
Comune e al lavoro di una cooperativa sociale
appositamente costituita – è oggi un angolo
rigoglioso e ricco di piante dalla bellezza unica
e dalle peculiarità scientifiche inestimabili.
Oltre che dalle valenze sociali di immenso
valore. Non va dimenticato, infatti, che, unico
polmone verde a contrastare l’urbanizzazione
della collina u cui è sorto, l’Orto, in un recente
passato, ha impiegato anche persone con
una lunga storia di degenza nell’Ospedale
Psichiatrico di Pratozanino o seguite dai
Servizi di Salute Mentale con ottimi risultati
terapeutici e sociali. Senza contare i tanti
eventi e manifestazioni espositive e divulgative
che ha ospitato richiamando tantissimi
visitatori e le partecipazioni alle ultime due
edizioni di Euroflora in cui, all’ammirazione
del pubblico, si sono aggiunti pure numerosi
premi. Ora tutto questo rischia di finire.
Regione e Provincia, dopo aver dato
GIACOMO PONZE’
Che mi dovesse accadere di
scrivere di nuovo qualcosa che
potessero leggere i cittadini
cogoletesi non credevo proprio
che potesse accadere.
Scrivere mi piaceva, fare il vecchio giornalino
era stata una esperienza bellissima che mi
aveva arricchito da “furestu” (almeno nella
fase iniziale...) di tante conoscenze su un paese
pieno di storia e di attività come Cogoleto.
Lavorando nella redazione, mi ero riempito
di tanti amici, di tante persone che, o perché
condividevano le mie idee o che, pur avendo
opinioni diverse, avevano finito per arrivare
ad una bella reciproca stima, garantita da una
costante, ventennale garanzia che nessuno in
redazione avrebbe mai negato loro lo spazio
per idee, quali che fossero.
Poi purtroppo, come è noto, l’esperienza è stata
interrotta dalle difficoltà economiche che aveva
incontrato, insieme a mezzo mondo, anche
l’economia cogoletese e, di conseguenza,
anche il giornalino che si reggeva su tantissimi
piccoli contributi di tantissimi piccoli sponsor
e che non ha retto alle loro difficoltà. Storia
passata, ma quando un gruppo di uomini e
donne cogoletesi che, ovviamente, conoscevo
tutti non considerandomi ormai più “furestu”
ma cittadino cogoletese per scelta e per
amore, mi hanno prospettato le loro intenzioni
di arrivare di nuovo nelle case, nei negozi e
sul loro mercato settimanale, con un nuovo
foglio, la cosa oltre a piacermi non poteva che
al Comune di Cogoleto aiuti economici
insufficienti, hanno ulteriormente tagliato
fondi, lasciando questo gioiello di biodiversità
botanica
e
sociale
sull’orlo
dell’oblio.
“E’ mai possibile che debba chiudere per la
mancanza di quel minimo di risorse di cui
ha bisogno uno dei pochissimi strumenti di
difesa e valorizzazione del nostro eccezionale
patrimonio flogistico in Liguria? – si chiede
Mario Calbi, uno dei volontari impegnati nella
cura e manutenzione del sito - nel nostro Paese
gioielli come gli orti botanici devono vivere di
stenti o morire di inedia mentre si spende e si
sciupa per cose ben più futili. Nei paesi europei
a noi vicini gli orti botanici sono considerati
come gioielli di valore per la scienza, per la
popolazione locale e per il turismo”. Un esile
filo di speranza c’è ancora ed è legato alla
comunità. Proprio la cooperativa sociale ‘Il
Rastrello’, che gestisce il sito, ha chiesto e
ottenuto dal Comune di proseguire a proprie
spese l’apertura per alcuni mesi, sperando
di trovare, insieme allo stesso Comune, le
risorse necessarie a scongiurarne la chiusura.
“Serve tuttavia che la cittadinanza e le persone
sensibili siano messe a conoscenza del rischio
e si impegnino, anche tramite sostegno e
volontariato, a individuare nuovi mezzi e nuove
idee – conferma Luca Baghino, responsabile
per l’Orto della Cooperativa Il Rastrello - l’aiuto
di tutti sarebbe davvero prezioso per questa
opera di informazione e di mobilitazione, che
aiuterebbe la cooperativa e il Comune e potrebbe
contribuire non poco a tenere vivo e attivo
un bellissimo presidio ambientale e sociale”.
Un appello che si può trasformare in qualcosa
di più se il pericolo di imminente chiusura
dell’Orto Botanico di Cogoleto diventa una
consapevolezza condivisa da tutti del rischio
di perdere un patrimonio inestimabile.
“Ringraziamo fin d’ora l’associazione A.C.C.O.
che ha accolto la nostra richiesta di sostegno e
chiunque altro lo farà – chiude idealmente ogni
discorso Aurelia Cani, una delle persone da
sempre impegnate nella tutela del sito cittadino
- auspichiamo che i nuovi Amministratori
trovino la volontà e i mezzi per mantenere
in vita una ricchezza esclusiva di Cogoleto”.
Mario Calbi
coinvolgermi.
Si tratta proprio di un foglio, molto grande ed
ha un nome accattivante: “Otto Volante”
Otto perché quel nome si rifà a Natalino
Codognotto, in arte Natalino Otto che è stato
prima della guerra e nel dopoguerra un nome
importante della musica leggera italiana,
nella quale ha introdotto uno stile nuovo e più
moderno.
Volante perché la sua stessa forma e il modo
in cui viene distribuito è appunto “volante”, ma
anche perché per il modo in cui nasce e per
le possibili difficoltà che potrebbe incontrare
almeno all’inizio, darà sicuramente ai suoi
promotori sicuramente l’impressione di trovarsi
su delle montagne russe.
I giovani promotori hanno voluto farmi l’onore
di darmi su questo numero un piccolo spazio di
presentazione e lo faccio volentieri perché mi
sembra in questo modo di ristabilire un contatto
affettuoso con i tanti lettori che pazientemente
per tanti anni hanno letto le cose che scrivevo.
La
mia
sarà
una
presenza
discreta.
Questo non è il mio giornalino e desidero
solo dare una mano a questi cogoletesi
coraggiosi perché possano farsi conoscere
e perchè possano continuare poi da soli.
Ma per qualche argomento particolarmente
interessante, magari, chissà...
Consentitemi data l’età ed al più che ventennale
lavoro svolto al servizio di Cogoleto, di
abbracciare affettuosamente tutti coloro che
leggendo queste righe si ricorderanno di me.
Giacomo Ponzè
per tanti anni sul giornalino di Cogoleto Gi.Po.
IL TRIBUTO DI OTTOVOLANTE A GIORGIO CALABRESE
“E’ morto Giorgio
Calabrese: scrisse
e se domani”
Questi più o meno
i titoli di giornali e
notiziari televisivi
che annunciavano
la scomparsa.
Come spesso avvie
ne, soprattutto di
questi tempi, si
tende a collocare
personaggi di
indubbia grandezza
in spazi limitati
rispetto a quello che sono o che sono stati.
“E se domani” resta un pezzo importante
della canzone italiana ed è decisamente una
bellissima canzone (anche l’autore della
musica, Carlo Alberto Rossi, non era certamente
un personaggio di scarso rilievo), ma Giorgio
Calabrese era tanto tanto di più: era un poeta
e soprattutto un uomo dalla fantasia infinita
e dallo spirito vivo fino all’ultimo. Calabrese è
stato autore di testi memorabili per tutti nel
periodi migliore e più produttivo della musica
italiana, si è interessato di tutti i generi ed è
stato, insieme a Sergio Bardotti, il più efficace e
creativo traduttore di canzoni brasiliane. Oltre
ha questo è stato autore televisivo e radiofonico
di un numero infinito di trasmissioni: quando gli
ricordavo certi suoi programmi di oltre 50 anni
prima non se li ricordava quasi mai (o faceva
finta, vezzo di genovese) e concludeva sempre
con il tormentone “ne ho fatte taaante!...”
strascicando il sospiro. Sua era anche
l’invenzione di “UnoMattina, per RaiUno. Aveva
collaborato con tutti i registi più importanti
della grande televisione (era lui ad avere
creato, tra le altre cose, “Senza rete”) , scritto i
testi per la Radio (lo ricordate “pomeriggio con
Mina”?)… Insomma, praticamente tutto.
Le canzoni? Inutile parlarne, anche di quelle
“ne ha fatte taaante” (per citare lui)… Di una
importanza tale che sarebbe imbarazzante
decidere da quale cominciare. Persino gli storici
della canzone più preparati molto spesso si
imbattono in canzoni anche note e scoprono
che dietro la versione italiana o quella originale
c’è sempre lui: Giorgio Calabrese.
Cogoleto lo aveva ospitato qualche tempo
fa per le commemorazioni di Natalino Otto:
per lui e con lui aveva scritto delle bellissime
e struggenti canzoni genovesi che Natalino
aveva cantato in una delle sue ultime
trasmissioni televisive. La sera a cena abbiamo
PASSA LA BANDA!
Cogoleto... passa la banda!!!
Un’esclamazione. Forse è il modo più idoneo
per iniziare a parlare di questa bella realtà
presente nel nostro paese. Una banda
giovane, considerando l’anno della sua
effettiva costituzione, il 1997. Diciannove anni
di attività che, grazie al costante sacrificio e
dedizione dei soci fondatori, dei musicanti
ed associati, hanno colmato il vuoto che si
era creato a causa dello scioglimento, nel
dopoguerra, dell’originaria banda cittadina
presente a Cogoleto dal 1843.
Possiamo quindi affermare che grazie al
sostegno delle Istituzioni ed all’impegno delle
persone che hanno reso possibile tutto ciò,
di fatto, è stata recuperata una tradizione
culturale/musicale che oltre ad avere radici
lontane nel tempo rappresenta un motivo
d’orgoglio per Cogoleto.
In generale, spesso si è portati a sottovalutare
l’importanza delle bande, ritenute da molti,
erroneamente, realtà superate, inadeguate,
per non dire inutili. Un grido di allarme in tal
senso, qualche anno fa, è stato lanciato da un
grandissimo personaggio, Riccardo Muti, come
riportato dal Corriere della Sera. Ritornando
alla nostra banda cittadina ed alle funzioni
che la stessa svolge nell’interesse della
comunità, assume particolare importanza
la scuola musicale che consente a giovani e
meno giovani di acquisire le prime nozioni in
tale ambito e svilupparle sino all’esordio nel
complesso bandistico.
L’auspicio è che queste poche righe iniziali
possano essere sia motivo di “utile riflessione”,
sia l’inizio di un percorso informativo che oltre
a raccontare alcune vicende inerenti l’antica
banda cittadina, terrà aggiornato il lettore
sulle iniziative portate avanti dall’attuale corpo
bandistico.
Quanto sopra, spazio permettendo, lo
troverete nei prossimi numeri del periodico
cogoletese “Otto...volante” che ci ospita e che
ringraziamo.
Un’ ultima cosa, la banda è presente anche sul
web all’indirizzo: www.bandamusicalecogoleto.
jimdo.com
Antonio Calcagno
LE RUBRICHE DI OTTOVOLANTE
Numero Zero, tanto entusiasmo, volontà ma
anche tanta paura di non riuscire a colmare lo
spazio destinato alla nuova creatura... Invece
il materiale è arrivato e di ottimo livello! Un
sacrificio per le rubriche che qui sono solo
accennate ma sul web potrete leggere nella
loro integralità
RONZINANTE
impressioni di letture
a cura della Libreria Fahrenheit 451
ASPETTANDO I BARBARI
di J.M. Coetzee, 1980
Ai confini dell’impero un magistrato svolge
le sue funzioni immerso in una dissipata e
apatica esistenza e aspetta, come tutti, che il
UNO SPAZIO PER LE SPEZIE
La senape
nome scientifico : brassica alba
Pare che gli antichi romani usassero aromatizzare l’aceto di vino (vinum mustum) con
i semi di senape, per conservare le verdure
secondo una tecnica appresa dagli egizi.
Le mani in pasta
METEOTTO
Giovedì-Venerdì:
Situazione: Anticiclone africano in ritirata,
in arrivo una prima debole perturbazione
atlantica dalla Francia.
Condizioni meteo: Cielo poco nuvoloso
giovedì; peggioramento dalla nottata tra...
Daniel Rossi
fatto tardissimo, perché il vino era buono, la
compagnia anche e le domande da rivolgergli
troppe, ma i ricordi gli facevano sempre
piacere.
In tutto questo, come i veri colossi, Giorgio
Calabrese era una persona estremamente
modesta: le celebrazioni lo imbarazzavano, è
vero: sarebbe tuttavia opportuno ricordare a
chi lo ricorda esclusivamente per una canzone
cosa realmente ha fatto, magari organizzando
una serie eventi celebrativi in suo onore,
adesso che non è più qui per imbarazzarsi. Una
serie, perché data la vasta mole di materiale
da trattare, una non basterebbe, si potrebbe
andare avanti per anni. Per la TV sarebbe
addirittura doveroso, ma chissà… La TV non
e più quella che faceva lui e probabilmente
chi ha il potere di gestire i palinsesti non
sa (o preferisce non sapere per evitare
confronti) che cosa in effetti Calabrese fino
agli ultimi momenti della sua vita, abbia dato
E sottolineo dato.
Carlo Posio
Continua la lettura sul sito di Otto..volante. Inquadra il qr code con il tuo smartphone e verrai indirizzato alla versione on line
stampato da cartoleria Rolla - Cogoleto
DALLA PENNA DI
SILVIA
CODOGNOTTO SANDON
Se penso a Cogoleto, questa è la prima
immagine
che
mi
viene
in
mente.
La vista dalla finestra della camera n.33
che i miei genitori prendevano ogni
qualvolta
andassero
a
Cogoleto
(non
importava la stagione....), soggiornando
all’”Hotel Sereno” allora gestito dal signor Testa.
Una volta, da questa finestra, si sentiva
lo scampanellare del passaggio a livello
che avvisava tutti, passanti e automobilisti,
dell’arrivo del treno... In estate, con la
finestra spesso aperta, si potevano scandire
le ore associandole all’orario ferroviario.
Questa foto in particolare l’ho scattata
col
mio
cellulare
nel
dicembre
del 2012....quando per Natalino sia Cogoleto
che Genova, organizzarono degli eventi
per il Centerario della nascita. Io ero alloggiata
proprio all’Hotel Sereno (con un altra gestione
ovviamente) e chiesi della camera 33. Era una
bella giornata e la prima cosa ho fatto è stata
rendere concreta e viva quell’immagine che mi
aveva accompagnato dal 1965, ultima volta
che vidi Cogoleto...Con mio padre stavamo per
partire con la “Michelangelo”, alla volta di New
York e Natalino...prima di andare a Genova
(venivamo da Milano dove abitavamo) volle
fare un salto di 48 ore nella sua piccola città di
mare....Era luglio. Me lo ricordo perfettamente.
Eppure
quella
giornata
invernale
di
47 anni dopo, mi regalò la possibilità
di avere dei colori estivi...per rendere
definitivamente
indelebile
un’immagine.
Sempre dalla stessa
finestra....vissuta
(se
ben
ricordo)
dal 1960 al 1965,
come dicevo, a tempi
alterni....si
poteva
avere
un’ottima
visuale della bella
terrazza che dava su un parco, al tempo più
folto e con una piccola discesa tutta verde,
come un grande prato all’inglese, che portava
al confine di quella che era la via di ingresso
all’Hotel, oggi in realtà piu’ stretta per esigenze
forse di spazio... E senza più quella ghiaia
chiara e ovattatamente sonante, che avvisava
l’arrivo di una o piu’ macchine. Solitamente,
in estate, i bambini, al venerdi sera,
attendevano con trepidazione l’arrivo dei papà,
finalmente liberi dalla settimana lavorativa,
che si ricongiungevano alla famiglia fino alla
domenica sera. Anch’io all’epoca, quando ero
in quell’albergo sola, con le mie t8 8
c
ate, attendevo l’arrivo dei miei, che spesso
si facevano attendere....arrivando magari
quando tutti eravamo gia’ a tavola....
Ma il rumore dell’auto di mia madre (Natalino
non
guidava)
l’avrei
riconosciuto
tra
mille....e
infatti
quando
accadeva,
lasciavo il tavolo del ristorante per correre
loro incontro. Felice del loro arrivo...
Silvia Codognotto Sandon
UN AUGURIO
E’ un piacere ricordare che molti anni fa nasceva il periodico “Cogoleto” che è poi diventato
“Il giornalino di Cogoleto, letto non solo dai residenti, ma anche da tanti che vedevano in
quelle pagine un punto di riferimento sia come
storia locale, ma anche per vivere e partecipare alla vita amministrativa del paese.
E’ importante questa necessità di unità e al
tempo stesso di riconoscimento delle specificità locali, perché il “giornalino” rimane uno
strumento non solo di informazione ma possiede anche un ruolo positivo verso tutte le
istituzioni.
Un ringraziamento pertanto a coloro che si
mettono in gioco per ripetere un esperienza
appassionante, ma anche tanto impegnativa,
sicura che saprete trovare il rapporto migliore
fra realtà e suo territorio.
Il Sindaco
A.VENTURI