cliccare qui - Cronache Ponentine - Notizie da Arenzano, Cogoleto
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Otto...volante periodico informativo cogoletese e non solo Un’iniziativa editoriale Cogoleto 21 aprile 2016 - Numero Zero Associazione Culturale Cogoleto Otto - Periodico in formato elettronico all’indirizzo www.associazioneacco.it/ottovolante/ vedi qr code La leggerezza di spiccare un volo Dare vita ad una nuova creatura non è mai un compito semplice. Specie se ha già alle spalle una storia importante come quella rappresentata dal solco tracciato anni fa da una pubblicazione come ‘Il giornalino’. Quando, però, è forte lo spirito di comunicare, condividere, raccontare e raccontarsi il proprio territorio, tutto può diventare estremamente semplice. “Otto…volante” è nato così. A partire dal nome - che si rifà alla figura straordinaria, non soltanto per Cogoleto, di Natalino Otto e alla leggerezza con cui questa pubblicazione vuole giungere al cuore di chi la vorrà leggere - il gruppo di persone che hanno trovato in una creatura cartacea e online l’elemento catalizzatore di una volontà comune di una consapevolezza, quella del vivere. Vivere un territorio non è semplicemente abitarlo ma saperlo guardare tutti i giorni con occhi diversi. Anche quando si tratta di rispolverare una sua dimensione remota nel tempo. In un’ottica simile raccontare un territorio, una città, un paese, un mondo quotidiano fatto di incontri, confronti (talvolta anche accesi) e storie che si intrecciano, significa saper dare un accento immortalità al proprio tempo e al tempo ‘collettivo’ che condividiamo nella nostra dimensione sociale. In questo senso dare vita ad una creatura come ‘Otto…volante” è stato tutt’altro che difficile. Sono tante le voci, gli sguardi e i gesti che ‘nell’aria’ cercavano da tempo uno spazio in cui esprimere il loro legame con Cogoleto. Le ali di questa creatura hanno appena messo le piume (e le penne, intese pure come strumenti dello scrivere) per spiccare il primo volo ma sono già pronte ad accogliere quanti vorranno contribuire a far raggiungere a “Otto… volante” vette sempre più elevate. Stare in cielo senza dimenticare mai le radici da cui si è partiti. Forse il senso vero del volo appena intrapreso è proprio questo. Ci auguriamo di viverlo assieme a chi ci vorrà seguire come un’avventura da cui ricavarne ogni volta la meravigliata consapevolezza di vivere un tempo comunque irripetibile. Raffaele Di Noia ASSETATI DI BELLEZZA E INFINITO E’ ormai noto l’interesse di A.C.C.O. per Gino Grimaldi, ci sembra perciò doveroso inaugurare questa serie di pubblicazioni con un pezzo a lui dedicato. Vorremo però questa volta interessarci ad un altro aspetto del suo talento, che travalica la pittura, sebbene sia accomunato ad essa dalla stessa passione e raffinatezza, quello riguardante Grimaldi scrittore e giornalista, che grazie alla propria vasta cultura e all’ attitudine per la composizione, alla prosa ricca, permeata spesso da toni aulici, fu in grado di spaziare dalla stesura di racconti e novelle all’elaborazione di brani di critica d’arte e letteraria, che rivelano molti aspetti della sua concezione dell’arte, della vita, nonché della sua personalità, ma che anche sono legati alle problematiche sociali e politiche della sua epoca. Le circostanze in cui egli dimostrò valore in questo campo sottolineano, peraltro, anche coraggio e impegno in tempi drammatici e pericolosi. Egli infatti prestò opera volontaria per il giornale socialista “Il Lavoratore comasco”, (poiché, pur essendo originario di Bergamo, visse per un periodo a Como), pubblicando una serie di articoli e racconti, fra il 1918 e il 1922, quando la libertà di stampa e di espressione erano ormai compromesse dalle azioni fasciste. Non a caso, alcuni dei suoi articoli vennero firmati con uno pseudonimo (così come erano soliti fare anche altri giornalisti e scrittori), proprio al fine di proteggersi da eventuali punizioni e vendette squadriste. Riportiamo parte di una pubblicazione del 1922, un elogio che Grimaldi scrisse in onore del grande pittore Pellizza da Volpedo, in seguito ad un gravissimo atto di violenza compiuto da una squadra fascista a Vedano Olona. Durante un’incursione nella Casa del Popolo del paesino di Vedano Olona, infatti, un gruppo di fascisti commise una serie di atti vandalici fra cui la distruzione di una riproduzione del quadro di Pellizza da Volpedo, “Il quarto stato”: “E veramente Pellizza, più che un grande pittore fu un grande poeta del pennello ed un narratore appassionato della vita dei poveri, dei contadini e degli umili. L’arte sua fu l’arte forse del più grande pittore pensatore che sia mai apparso sul finire dello scorso secolo. Tecnicamente egli si riallaccia un po’a Morbelli per il puntinismo ed ora a Segantini, di cui conobbe l’amicizia, ma la sua arte è più pensosa, direi quasi più mistica. Mistico infatti egli lo fu per natura, sebbene non credente: mistico e assetato di bellezza e di infinito come furono le grandi anime di Beethoveen e di Wagner. Egli ha saputo infondere nelle sue opere non il crudo vero, accademico o verista, ma l’anima immacolata delle cose. Egli è mistico per natura come solo lo sanno essere le creature sovrane e privilegiate dell’arte, adoratrici dei fascini della bellezza, sognatrici, fantasiose ed amanti della solitudine. Ed infatti come Beethoveen o Grubicy nessuno più di lui, anima dolce e dotta fu solitario e ricercatore di quiete e di silenzio. Questo bisogno potente e formidabile che è carattere peculiare dei più vasti spiriti, da Ghoete a Foscolo, da Schopenhauer a Shakespeare è in lui divenuto come in Leopardi, quasi una necessità di vita e una seconda natura”. Considerando la sensibilità e il coinvolgimento con cui Grimaldi ci parla di Pellizza, siamo portati a pensare a una probabile identificazione da parte del nostro nella figura del più noto pittore ottocentesco e se lo stile pittorico di Grimaldi non ha nulla a che vedere con quello di Pellizza, dai suoi scritti, intuiamo, invece, che simili dovevano essere alcuni tratti delle loro personalità e alcuni fermi principi. Assetati di bellezza e di infinito lo furono certamente entrambi, ma di una bellezza etica, portatrice di valori morali e sociali, non votata esclusivamente al piacere. Tristi e pensosi, poiché “La tristezza è un doloroso dono congiunto all’intelligenza e negata ai bruti” Novella Limite L’articolo scritto con vibrante passione da Novella Limite è un’estratto di quanto potrete trovare on line: cercate “Assetati di bellezza e infinito” UN TESORO RECUPERATO A SCIARBORASCA: LA CAPPELLETTA DELLA VERGINE DEL ROSARIO Agostino Calcagno “Stinò”, come diciamo noi alpini e’ “andato avanti”. Mancato prematuramente all’affetto dei suoi cari e a quello di tutti gli alpini del nostro Gruppo, nel 2013, il nostro amico ha lasciato di sé un’eredità che non svanirà mai. Come ha dimostrato al suo funerale in cui, per sua volontà, non ha voluto fiori, ma offerte da devolvere al Gruppo Alpini di Cogoleto oltre ad esprimere il desiderio e l’intenzione di sistemare la cappelletta dedicata alla Beata Vergine Maria del Rosario, ormai ridotta in pessime condizioni. Tutti gli Alpini di Cogoleto interpretando la volonta’ di Stino hanno così deciso di farsi carico della ristrutturazione di questo splendido sito religioso. Edificata da un privato nel 1916 era ormai abbandonata ed inutilizzata da più di 50 anni. E’ partita così la macchina organizzativa che con pazienza e determinazione ha portato gli Alpini di Cogoleto a restituire alla Parrocchia di Sciarborasca e alla comunita’ cogoletese la cappelletta perfettamente restaurata. Una volta risolti i passaggi burocratici (grazie al parroco Don Giuseppe da noi interpellato, che ha permesso l’incontro con il vescovo Vittorio Lupi a cui è seguito l’incontro con il geometra Davide Mascaro che ha fornito la sua consulenza a titolo gratuito) sono cominciata da parte degli alpini i lavori di ristrutturazione. Tolti decenni di abbandono, oltre che grossi nidi di vespe e calabroni, è COGOLETO DI UN TEMPO Foto fornita da Andrea Comello. 1905 treno a vapore in transito, notare l’ubicazione della stazione un po piu a levante rispetto a quella attuale. di rilievo la zona sottostante ricoperta di orti Chiunque voglia contribuire con articoli, foto, racconti, curiosità può inviare il materiale all’indirizzo [email protected] La redazione si riserva di utilizzare o meno quanto pervenuto. La versione cartacea, per evidenti limiti di spazio, riporta solo uno stralcio del più abbondante contenuto che potrete trovare “on line” sul sito www.associazioneacco.it/ottovolante (raggiungibile anche inquadrando il qr code presente sulla seconda facciata di Otto...volante. Otto...volante è un periodico di A.C.C.O. - Associazione Culturale Cogoleto Otto, distribuito gratuitamente privo di finalità lucrative. Eventuali contributi avranno lo scopo di coprire le spese di stampa e di distribuzione. Direttore: Raffaele Di Noia Redazione: Angela Bruzzone, Maurizio Gugliotta, Gianni Passi, Maurizio Piscitelli, Brunella Ratto stata pulita e sistemata tutta l’area adiacente, liberata da piante infestanti veri e propri alberi, e tagliato un grosso rampicante che aveva parzialmente avvolto la struttura della cappelletta fino al tetto. Dopo è seguita la parte più peculiare dell’intervento come l’eliminazione della parte bassa vecchio intonaco. Dopo che Giampiero Calcagno “Talo’” con i suoi operai ha montato le impalcature, è stata rimossa la restante parte d’intonaco, e lavate le mura esterne dalla ditta AMTER che si e’ prestata gratuitamente allo scopo. La ditta Angelo Patane’ ha provveduto poi, al rifacimento dell’impermeabilizzazione del tetto della cappelletta in un paio di giorni di lavoro anche lui a titolo gratuito, a seguire e’ stato rifatto l’intonaco dalla ditta Giampiero Calcagno. Gli Alpini del gruppo hanno poi finito l’opera pitturando esternamente la cappelletta, sistemando gli interni e donando nuovamente colore anche a quelli. Noi alpini, sempre nel segno di Stinò, abbiamo pensato poi all’area esterna nel retro della cappella a cui è stata fornita una recinzione in legno che la delimita, oltre che una parte seminata a prato ed è stata sistemata una panchina. I falegnami Mauro Fanciullacci e Marco Ragni hanno pensato alle le finestre e al portone con il solo costo del materiale mentre le piane delle finestre sono state fornite da Delfino Angelo e i marmi da Gianni Caviglia entrambi a titolo gratuito. Nella nicchia centrale, dove originariamente era collocata la statua della Vergine, è stata posizionata una statua della Madonna di Lourdes, fornita dall’alpino Antonio Rossi. Per l’altare è stata confezionata da Elsa Vernazza, moglie di un altro alpino, Giuseppe Cilione, una tovaglia ricamata, e l’interno della cappella e’ stato completato da un crocifisso sull’altare, un lume appeso, una lucerna sempre sull’altare, un quadro ligneo su cavalletto e un quadro con l’immagine della Madonna del Don protettrice degli alpini e con la Preghiera dell’Alpino. Agostino Calcagno “Stinò” è stata ricordato con una targa datata 5 dicembre 2015, giorno dell’inaugurazione. Una cerimonia toccante e sentita che ha sottolineato il legame tra il nostro Stino e il suo legame con la cappella che in più occasioni aveva manifestato la volontà di restaurare. La sua volontà è stata rispettata sino in fondo. Luca Parenti ORTO BOTANICO: CRONACA DI UNA CHIUSURA ANNUNCIATA? Uno dei gioielli del nostro territorio rischia di finire presto nella polvere definitiva dell’abbandono e della chiusura. E’ l’Orto Botanico di Villa Beuca. Nato tredici anni fa e secondo in Liguria, per estensione, soltanto a quello di Villa Hanbury, sembra avere i giorni contati. Il Comune di Cogoleto, proprietario del sito, appare infatti al momento sprovvisto dei mezzi per gestire un capolavoro sia dal punto di vista paesaggistico sia di quello scientifico, visto che è stato concepito per ospitare la flora nella sua biodiversità ligure e mediterranea. Una dimensione, quest’ultima, a cui un comitato ha saputo dare pure una preziosa identità divulgativa visto che, oltre ad essere un luogo di ricerca e sperimentazione, è anche da anni un riferimento didattico per le scuole. Dalla sua realizzazione, nel lontano 2002, grazie a un finanziamento europeo, l’Orto Botanico – poi mantenuto in attività a carico del Comune e al lavoro di una cooperativa sociale appositamente costituita – è oggi un angolo rigoglioso e ricco di piante dalla bellezza unica e dalle peculiarità scientifiche inestimabili. Oltre che dalle valenze sociali di immenso valore. Non va dimenticato, infatti, che, unico polmone verde a contrastare l’urbanizzazione della collina u cui è sorto, l’Orto, in un recente passato, ha impiegato anche persone con una lunga storia di degenza nell’Ospedale Psichiatrico di Pratozanino o seguite dai Servizi di Salute Mentale con ottimi risultati terapeutici e sociali. Senza contare i tanti eventi e manifestazioni espositive e divulgative che ha ospitato richiamando tantissimi visitatori e le partecipazioni alle ultime due edizioni di Euroflora in cui, all’ammirazione del pubblico, si sono aggiunti pure numerosi premi. Ora tutto questo rischia di finire. Regione e Provincia, dopo aver dato GIACOMO PONZE’ Che mi dovesse accadere di scrivere di nuovo qualcosa che potessero leggere i cittadini cogoletesi non credevo proprio che potesse accadere. Scrivere mi piaceva, fare il vecchio giornalino era stata una esperienza bellissima che mi aveva arricchito da “furestu” (almeno nella fase iniziale...) di tante conoscenze su un paese pieno di storia e di attività come Cogoleto. Lavorando nella redazione, mi ero riempito di tanti amici, di tante persone che, o perché condividevano le mie idee o che, pur avendo opinioni diverse, avevano finito per arrivare ad una bella reciproca stima, garantita da una costante, ventennale garanzia che nessuno in redazione avrebbe mai negato loro lo spazio per idee, quali che fossero. Poi purtroppo, come è noto, l’esperienza è stata interrotta dalle difficoltà economiche che aveva incontrato, insieme a mezzo mondo, anche l’economia cogoletese e, di conseguenza, anche il giornalino che si reggeva su tantissimi piccoli contributi di tantissimi piccoli sponsor e che non ha retto alle loro difficoltà. Storia passata, ma quando un gruppo di uomini e donne cogoletesi che, ovviamente, conoscevo tutti non considerandomi ormai più “furestu” ma cittadino cogoletese per scelta e per amore, mi hanno prospettato le loro intenzioni di arrivare di nuovo nelle case, nei negozi e sul loro mercato settimanale, con un nuovo foglio, la cosa oltre a piacermi non poteva che al Comune di Cogoleto aiuti economici insufficienti, hanno ulteriormente tagliato fondi, lasciando questo gioiello di biodiversità botanica e sociale sull’orlo dell’oblio. “E’ mai possibile che debba chiudere per la mancanza di quel minimo di risorse di cui ha bisogno uno dei pochissimi strumenti di difesa e valorizzazione del nostro eccezionale patrimonio flogistico in Liguria? – si chiede Mario Calbi, uno dei volontari impegnati nella cura e manutenzione del sito - nel nostro Paese gioielli come gli orti botanici devono vivere di stenti o morire di inedia mentre si spende e si sciupa per cose ben più futili. Nei paesi europei a noi vicini gli orti botanici sono considerati come gioielli di valore per la scienza, per la popolazione locale e per il turismo”. Un esile filo di speranza c’è ancora ed è legato alla comunità. Proprio la cooperativa sociale ‘Il Rastrello’, che gestisce il sito, ha chiesto e ottenuto dal Comune di proseguire a proprie spese l’apertura per alcuni mesi, sperando di trovare, insieme allo stesso Comune, le risorse necessarie a scongiurarne la chiusura. “Serve tuttavia che la cittadinanza e le persone sensibili siano messe a conoscenza del rischio e si impegnino, anche tramite sostegno e volontariato, a individuare nuovi mezzi e nuove idee – conferma Luca Baghino, responsabile per l’Orto della Cooperativa Il Rastrello - l’aiuto di tutti sarebbe davvero prezioso per questa opera di informazione e di mobilitazione, che aiuterebbe la cooperativa e il Comune e potrebbe contribuire non poco a tenere vivo e attivo un bellissimo presidio ambientale e sociale”. Un appello che si può trasformare in qualcosa di più se il pericolo di imminente chiusura dell’Orto Botanico di Cogoleto diventa una consapevolezza condivisa da tutti del rischio di perdere un patrimonio inestimabile. “Ringraziamo fin d’ora l’associazione A.C.C.O. che ha accolto la nostra richiesta di sostegno e chiunque altro lo farà – chiude idealmente ogni discorso Aurelia Cani, una delle persone da sempre impegnate nella tutela del sito cittadino - auspichiamo che i nuovi Amministratori trovino la volontà e i mezzi per mantenere in vita una ricchezza esclusiva di Cogoleto”. Mario Calbi coinvolgermi. Si tratta proprio di un foglio, molto grande ed ha un nome accattivante: “Otto Volante” Otto perché quel nome si rifà a Natalino Codognotto, in arte Natalino Otto che è stato prima della guerra e nel dopoguerra un nome importante della musica leggera italiana, nella quale ha introdotto uno stile nuovo e più moderno. Volante perché la sua stessa forma e il modo in cui viene distribuito è appunto “volante”, ma anche perché per il modo in cui nasce e per le possibili difficoltà che potrebbe incontrare almeno all’inizio, darà sicuramente ai suoi promotori sicuramente l’impressione di trovarsi su delle montagne russe. I giovani promotori hanno voluto farmi l’onore di darmi su questo numero un piccolo spazio di presentazione e lo faccio volentieri perché mi sembra in questo modo di ristabilire un contatto affettuoso con i tanti lettori che pazientemente per tanti anni hanno letto le cose che scrivevo. La mia sarà una presenza discreta. Questo non è il mio giornalino e desidero solo dare una mano a questi cogoletesi coraggiosi perché possano farsi conoscere e perchè possano continuare poi da soli. Ma per qualche argomento particolarmente interessante, magari, chissà... Consentitemi data l’età ed al più che ventennale lavoro svolto al servizio di Cogoleto, di abbracciare affettuosamente tutti coloro che leggendo queste righe si ricorderanno di me. Giacomo Ponzè per tanti anni sul giornalino di Cogoleto Gi.Po. IL TRIBUTO DI OTTOVOLANTE A GIORGIO CALABRESE “E’ morto Giorgio Calabrese: scrisse e se domani” Questi più o meno i titoli di giornali e notiziari televisivi che annunciavano la scomparsa. Come spesso avvie ne, soprattutto di questi tempi, si tende a collocare personaggi di indubbia grandezza in spazi limitati rispetto a quello che sono o che sono stati. “E se domani” resta un pezzo importante della canzone italiana ed è decisamente una bellissima canzone (anche l’autore della musica, Carlo Alberto Rossi, non era certamente un personaggio di scarso rilievo), ma Giorgio Calabrese era tanto tanto di più: era un poeta e soprattutto un uomo dalla fantasia infinita e dallo spirito vivo fino all’ultimo. Calabrese è stato autore di testi memorabili per tutti nel periodi migliore e più produttivo della musica italiana, si è interessato di tutti i generi ed è stato, insieme a Sergio Bardotti, il più efficace e creativo traduttore di canzoni brasiliane. Oltre ha questo è stato autore televisivo e radiofonico di un numero infinito di trasmissioni: quando gli ricordavo certi suoi programmi di oltre 50 anni prima non se li ricordava quasi mai (o faceva finta, vezzo di genovese) e concludeva sempre con il tormentone “ne ho fatte taaante!...” strascicando il sospiro. Sua era anche l’invenzione di “UnoMattina, per RaiUno. Aveva collaborato con tutti i registi più importanti della grande televisione (era lui ad avere creato, tra le altre cose, “Senza rete”) , scritto i testi per la Radio (lo ricordate “pomeriggio con Mina”?)… Insomma, praticamente tutto. Le canzoni? Inutile parlarne, anche di quelle “ne ha fatte taaante” (per citare lui)… Di una importanza tale che sarebbe imbarazzante decidere da quale cominciare. Persino gli storici della canzone più preparati molto spesso si imbattono in canzoni anche note e scoprono che dietro la versione italiana o quella originale c’è sempre lui: Giorgio Calabrese. Cogoleto lo aveva ospitato qualche tempo fa per le commemorazioni di Natalino Otto: per lui e con lui aveva scritto delle bellissime e struggenti canzoni genovesi che Natalino aveva cantato in una delle sue ultime trasmissioni televisive. La sera a cena abbiamo PASSA LA BANDA! Cogoleto... passa la banda!!! Un’esclamazione. Forse è il modo più idoneo per iniziare a parlare di questa bella realtà presente nel nostro paese. Una banda giovane, considerando l’anno della sua effettiva costituzione, il 1997. Diciannove anni di attività che, grazie al costante sacrificio e dedizione dei soci fondatori, dei musicanti ed associati, hanno colmato il vuoto che si era creato a causa dello scioglimento, nel dopoguerra, dell’originaria banda cittadina presente a Cogoleto dal 1843. Possiamo quindi affermare che grazie al sostegno delle Istituzioni ed all’impegno delle persone che hanno reso possibile tutto ciò, di fatto, è stata recuperata una tradizione culturale/musicale che oltre ad avere radici lontane nel tempo rappresenta un motivo d’orgoglio per Cogoleto. In generale, spesso si è portati a sottovalutare l’importanza delle bande, ritenute da molti, erroneamente, realtà superate, inadeguate, per non dire inutili. Un grido di allarme in tal senso, qualche anno fa, è stato lanciato da un grandissimo personaggio, Riccardo Muti, come riportato dal Corriere della Sera. Ritornando alla nostra banda cittadina ed alle funzioni che la stessa svolge nell’interesse della comunità, assume particolare importanza la scuola musicale che consente a giovani e meno giovani di acquisire le prime nozioni in tale ambito e svilupparle sino all’esordio nel complesso bandistico. L’auspicio è che queste poche righe iniziali possano essere sia motivo di “utile riflessione”, sia l’inizio di un percorso informativo che oltre a raccontare alcune vicende inerenti l’antica banda cittadina, terrà aggiornato il lettore sulle iniziative portate avanti dall’attuale corpo bandistico. Quanto sopra, spazio permettendo, lo troverete nei prossimi numeri del periodico cogoletese “Otto...volante” che ci ospita e che ringraziamo. Un’ ultima cosa, la banda è presente anche sul web all’indirizzo: www.bandamusicalecogoleto. jimdo.com Antonio Calcagno LE RUBRICHE DI OTTOVOLANTE Numero Zero, tanto entusiasmo, volontà ma anche tanta paura di non riuscire a colmare lo spazio destinato alla nuova creatura... Invece il materiale è arrivato e di ottimo livello! Un sacrificio per le rubriche che qui sono solo accennate ma sul web potrete leggere nella loro integralità RONZINANTE impressioni di letture a cura della Libreria Fahrenheit 451 ASPETTANDO I BARBARI di J.M. Coetzee, 1980 Ai confini dell’impero un magistrato svolge le sue funzioni immerso in una dissipata e apatica esistenza e aspetta, come tutti, che il UNO SPAZIO PER LE SPEZIE La senape nome scientifico : brassica alba Pare che gli antichi romani usassero aromatizzare l’aceto di vino (vinum mustum) con i semi di senape, per conservare le verdure secondo una tecnica appresa dagli egizi. Le mani in pasta METEOTTO Giovedì-Venerdì: Situazione: Anticiclone africano in ritirata, in arrivo una prima debole perturbazione atlantica dalla Francia. Condizioni meteo: Cielo poco nuvoloso giovedì; peggioramento dalla nottata tra... Daniel Rossi fatto tardissimo, perché il vino era buono, la compagnia anche e le domande da rivolgergli troppe, ma i ricordi gli facevano sempre piacere. In tutto questo, come i veri colossi, Giorgio Calabrese era una persona estremamente modesta: le celebrazioni lo imbarazzavano, è vero: sarebbe tuttavia opportuno ricordare a chi lo ricorda esclusivamente per una canzone cosa realmente ha fatto, magari organizzando una serie eventi celebrativi in suo onore, adesso che non è più qui per imbarazzarsi. Una serie, perché data la vasta mole di materiale da trattare, una non basterebbe, si potrebbe andare avanti per anni. Per la TV sarebbe addirittura doveroso, ma chissà… La TV non e più quella che faceva lui e probabilmente chi ha il potere di gestire i palinsesti non sa (o preferisce non sapere per evitare confronti) che cosa in effetti Calabrese fino agli ultimi momenti della sua vita, abbia dato E sottolineo dato. Carlo Posio Continua la lettura sul sito di Otto..volante. Inquadra il qr code con il tuo smartphone e verrai indirizzato alla versione on line stampato da cartoleria Rolla - Cogoleto DALLA PENNA DI SILVIA CODOGNOTTO SANDON Se penso a Cogoleto, questa è la prima immagine che mi viene in mente. La vista dalla finestra della camera n.33 che i miei genitori prendevano ogni qualvolta andassero a Cogoleto (non importava la stagione....), soggiornando all’”Hotel Sereno” allora gestito dal signor Testa. Una volta, da questa finestra, si sentiva lo scampanellare del passaggio a livello che avvisava tutti, passanti e automobilisti, dell’arrivo del treno... In estate, con la finestra spesso aperta, si potevano scandire le ore associandole all’orario ferroviario. Questa foto in particolare l’ho scattata col mio cellulare nel dicembre del 2012....quando per Natalino sia Cogoleto che Genova, organizzarono degli eventi per il Centerario della nascita. Io ero alloggiata proprio all’Hotel Sereno (con un altra gestione ovviamente) e chiesi della camera 33. Era una bella giornata e la prima cosa ho fatto è stata rendere concreta e viva quell’immagine che mi aveva accompagnato dal 1965, ultima volta che vidi Cogoleto...Con mio padre stavamo per partire con la “Michelangelo”, alla volta di New York e Natalino...prima di andare a Genova (venivamo da Milano dove abitavamo) volle fare un salto di 48 ore nella sua piccola città di mare....Era luglio. Me lo ricordo perfettamente. Eppure quella giornata invernale di 47 anni dopo, mi regalò la possibilità di avere dei colori estivi...per rendere definitivamente indelebile un’immagine. Sempre dalla stessa finestra....vissuta (se ben ricordo) dal 1960 al 1965, come dicevo, a tempi alterni....si poteva avere un’ottima visuale della bella terrazza che dava su un parco, al tempo più folto e con una piccola discesa tutta verde, come un grande prato all’inglese, che portava al confine di quella che era la via di ingresso all’Hotel, oggi in realtà piu’ stretta per esigenze forse di spazio... E senza più quella ghiaia chiara e ovattatamente sonante, che avvisava l’arrivo di una o piu’ macchine. Solitamente, in estate, i bambini, al venerdi sera, attendevano con trepidazione l’arrivo dei papà, finalmente liberi dalla settimana lavorativa, che si ricongiungevano alla famiglia fino alla domenica sera. Anch’io all’epoca, quando ero in quell’albergo sola, con le mie t8 8 c ate, attendevo l’arrivo dei miei, che spesso si facevano attendere....arrivando magari quando tutti eravamo gia’ a tavola.... Ma il rumore dell’auto di mia madre (Natalino non guidava) l’avrei riconosciuto tra mille....e infatti quando accadeva, lasciavo il tavolo del ristorante per correre loro incontro. Felice del loro arrivo... Silvia Codognotto Sandon UN AUGURIO E’ un piacere ricordare che molti anni fa nasceva il periodico “Cogoleto” che è poi diventato “Il giornalino di Cogoleto, letto non solo dai residenti, ma anche da tanti che vedevano in quelle pagine un punto di riferimento sia come storia locale, ma anche per vivere e partecipare alla vita amministrativa del paese. E’ importante questa necessità di unità e al tempo stesso di riconoscimento delle specificità locali, perché il “giornalino” rimane uno strumento non solo di informazione ma possiede anche un ruolo positivo verso tutte le istituzioni. Un ringraziamento pertanto a coloro che si mettono in gioco per ripetere un esperienza appassionante, ma anche tanto impegnativa, sicura che saprete trovare il rapporto migliore fra realtà e suo territorio. Il Sindaco A.VENTURI