la_storia_dell_hotel_principe_di_savoia

Transcript

la_storia_dell_hotel_principe_di_savoia
Comunicato Stampa
Gennaio 2012
LA STORIA DELL’HOTEL PRINCIPE DI
SAVOIA
Il principe degli alberghi milanesi
Esiste una fotografia, scattata con ogni probabilità da una finestra
del vecchio, o del primo, Hotel
Palace, che ritrae il Principe di
Savoia, oggi parte della
Dorchester Collection, ancora
fresco di vernice, nell’anno della
sua nascita. E’ il 1927. L’albergo
fa da quinta ad una piazza che i
milanesi delle nuove generazioni
farebbero fatica a riconoscere.
Oggi è piazza della Repubblica,
uno dei punti nevralgici del centro cittadino.
Allora era soltanto un piazzale, e si chiamava Piazzale Fiume. Vi
domina la facciata della stazione centrale, con una sua bonaria e
convenzionale aria ottocentesca. I binari del tram fanno rondò per
riprendere la strada del centro. Sullo sfondo si alzano le ciminiere
degli stabilimenti industriali. Due costruzioni dal piglio vagamente
guerresco indicano la presenza, se non altro storica, dei caselli
daziari. Segno che la città finiva in questo punto. Dunque, quando
fu pensato e costruito, e battezzato con il nome di “Hotel Principe
& Savoia”, l’albergo era in periferia. I milanesi di più stretta
osservanza, per i quali la “vera” Milano non usciva dalla cerchia
dei Navigli (e tutto ciò che contava si doveva svolgere tra Piazza
del Duomo e Piazza della Scala) lo dissero subito con un filo di
risentimento e un’aperta disapprovazione. In realtà non era proprio
così. La scelta del luogo obbediva ad un criterio ragionato in cui
entrava una discreta presenza del verde, la vicinanza della stazione
ferroviaria, la facilità e i tempi brevi in cui si poteva
raggiungere il centro. Ma anche la prossimità della zona
industriale. Perché l’albergo, alla sua nascita, era destinato
soprattutto agli uomini d’affari. Doveva essere l’albergo di maggior
prestigio per la Milano produttiva e mercantile che in quegli anni
stava precisando sempre meglio la sua fisionomia.
L’annuncio dell’inaugurazione
Esiste una prova molto convincente del genere di ospiti che il nuovo
albergo si aspettava, al momento della sua apertura.
Il giorno dell’inaugurazione, il 6 aprile 1927, a parte le note di
cronaca che apparvero su tutti i giornali, per la grande inserzione
pubblicitaria, a pagina piena, fu scelto un quotidiano che non si
rivolgeva
certo
agli
ambienti
mondani,
ai
circoli
aristocratici,
alle categorie intellettuali della capitale lombarda. Fu scelto “Il
Sole”, il giornale che dava le quotazioni di borsa e quelle delle
merci, l’andamento dei prezzi all’ingrosso e al minuto, e rifletteva
tutti gli aspetti della vita economica della città, inserita in un
contesto nazionale ed internazionale.
E anche il testo dell’inserzione è sintomatico. Perché, se è citato
il nome dell’architetto, che fu Cesare Tenca, molto spazio è dato ad
un’indicazione puntigliosa dei prezzi delle stanze. Come fa chi sa
di rivolgersi a gente abituata a non tirare sul centesimo, ma a fare
bene i propri conti. Anche il “telefono diretto in tutte le camere”,
che allora era una novità, non presupponeva conversazioni mondane,
ma rapidi colloqui d’affari. Che le cene “tutte le sere dalle 20
alle 23” fossero allietate da un concerto di musica classica, non
guastava.
Anzi, accresceva prestigio e autorevolezza a chi avesse ospiti a
tavola per definire i particolari di un contratto quasi pronto per
la firma.
Come ospiti personaggi famosi
Le cose andarono ancora meglio
delle previsioni. Gli ospiti, fin
dai giorni dell’inaugurazione e
poi lungo tutti gli anni Trenta,
furono imprenditori e
commercianti di statura e di
interessi internazionali, sia
pure nei difficili tempi della
grande crisi. Ma subito, attratti
dalla novità dell’albergo, dall’idea di soggiorno tranquillo offerta
dal verde che circondava il palazzo, da “tutti i comfort
immaginabili e possibili” che la pubblicità prometteva, arrivarono
anche altri personaggi. Sovrani, regine, principi esotici, celebrità
dell’arte e della letteratura. I quali fecero presto ad accorgersi
che il Teatro alla Scala, dove sino al 1928 dirigeva Arturo
Toscanini ed era la maggiore attrazione mondana di Milano, si poteva
raggiungere dall’albergo in meno di dieci minuti di carrozza. Tra
gli ospiti del nuovo albergo milanese la leggenda colloca anche
Gabriele D’Annunzio.
E, negli anni prima e dopo la seconda guerra mondiale, si iscrivono
nomi che eravamo abituati ad incontrare altrove. Dal Duca di Windsor
a Erich Maria Remarque, da Charlie Chaplin a Josephine Baker,
dall’Aga Khan ad Aristotele Onassis, da Evita Peron a Maria Callas.
Tanto che la fama dell’hotel milanese si diffonde nel mondo accanto
a quella dei luoghi d’incontro più rinomati per i personaggi che
fanno notizia. In anni già molto vicini a noi, una rivista americana
molto qualificata sui temi del turismo scrisse: “Il Principe di
Savoia è una sorta di circolo privato sia per l’aristocrazia del
denaro che per quella dei grandi nomi. Se
volete avere l’occasione
di vedere Gianni Agnelli e sua moglie Marella assieme a Henry Ford e
David Rockfeller, oppure Elizabeth Taylor, Rodolf Nureyev, il
Principe
di Monaco e i Visconti di Modrone che prendono un
aperitivo insieme fate una capatina al bar del Principe di Savoia, a
Milano”.
Il Principe di Savoia ha da poco pubblicato un intero libro dedicato
alla clientela illustre come, più recentemente, Sean Connery che ha
ringraziato l’albergo commentando “una visita di immensa gioia, non
vedo l’ora di ritornare”, o Eric Clapton che afferma “è sempre il
mio hotel preferito” o George Clooney che è sempre grato per aver
trascorso “un perfetto soggiorno!”.
Una Milano anni Trenta
A pensare l’albergo di Piazzale Fiume appena fuori della Stazione
Centrale, ad affidarne il progetto a Cesare Tenca, a farlo costruire
e ad assumerne la proprietà e gestione fu una società anonima
costruita appunto per questo scopo. Infatti la ragione sociale era
S.A. Acquisto ed Esercizio Alberghi Savoia. La società durò autonoma
per oltre dieci anni. Fino al 1938, l’anno in cui venne incorporata
nella Cigahotels. Per dare una certa impronta al suo programma di
espansione a livello nazionale, l’impresa alberghiera nata sotto il
segno di San Marco (patrono della città di Venezia) non poteva
prescindere da Milano. La capitale morale, si diceva allora,
distinguendola da Roma, la capitale politica e amministrativa.
Si cominciava a definire qualche cosa come un nuovo concetto
dell’attività alberghiera nei programmi Cigahotels. Qualche cosa che
adesso è evidente o addirittura pacifico. Ma che allora, per chi
fondava la propria immagine su alberghi come il Danieli e il Gritti,
aveva un certo sapore rivoluzionario. Separare l’idea
dell’ospitalità da quella della vacanza. Operare in una città che
non pareva avere la vacanza tra le sue vocazioni.
Come è facile che accada, il risultato fu duplice. Si alzò il tono
del soggiorno di affari e lavoro, abbinandogli la stessa cornice di
mondanità o addirittura di lusso che pareva riservata ai soggiorni
di riposo, di evasione, di piacere. Ma nello stesso tempo si scoprì
che sui margini o con il pretesto di un soggiorno di lavoro, la
vacanza era possibile.
E poterono mettersi in moto tutti i meccanismi di invito alla
scoperta e alla sorpresa che una città può riservare.
Dagli anni Cinquanta ad oggi
Quando la stazione arretra per
stabilirsi dove la troviamo adesso,
la periferia diventa centro e si
aprono nuove grandi strade. Gli
stabilimenti industriali portano i
loro fumi più lontano. Dopo il
1950, anche il “Principe & Savoia”,
non troppo danneggiato dagli eventi
bellici, si rinnova e si amplia.
Due nuove ali, chiamate Principe
Rosso e Metallico, si aprono tra il 1956 e il 1957, mentre nella
Milano della ricostruzione, a cavallo degli anni Cinquanta, si
riedifica, dall’altra parte della piazza, l’Hotel Palace, il cui
vecchio edificio, datato primi anni del secolo, era stato
completamente distrutto dalle bombe nell’agosto 1943. Subito dopo
viene anch’esso acquisito in gestione dalla Cigahotels. Il PRINCIPE
DI SAVOIA, la cui nuova denominazione risale ai recentissimi anni
Ottanta, fa parte oggi della Dorchester Collection, compagnia
interamente controllata dalla Brunei Investment Agency e riflette
oggi una Milano nuova, inserita nel contesto europeo. La più
meridionale delle capitali d’Europa, ma anche la più settentrionale
delle grandi città mediterranee. Mediatrice tra Nord e Sud, ma anche
tra Oriente e Occidente, forte della tradizione di essere stata
città di frontiera di un impero che spingeva le sue province oltre
il Danubio e i suoi interessi fino al Mar Nero. Ma anche centro
internazionale di conferenze, di congressi, di eventi scientifici,
di manifestazioni mondane. Avvenimenti in cui l’albergo è
costantemente coinvolto, quando non è protagonista. Oggi come ieri
deve soprattutto allo stile dei ricevimenti la sua insostituibile
“collocazione” in città. E ciò grazie al perfetto cerimoniale
imposto dalla tradizione.
Note su Dorchester Collection:
Dorchester Collection è un portafoglio alberghiero che comprende i migliori hotel di lusso in Europa e negli Stati Uniti: ogni
proprietà rispecchia la cultura e la tradizione del luogo che la ospita. La missione della compagnia – che si avvale della sua
esperienza impareggiabile e della sua forte abilità nel possedere e gestire i più grandi hotel individuali del mondo - è
sviluppare un gruppo impeccabile di alberghi simbolo situati nelle principali città del globo.
Il portafoglio attuale include (l’elenco segue l’ordine secondo cui le strutture si sono unite a Dorchester Collection): The
Dorchester, Londra; The Beverly Hills Hotel, Beverly Hills; Le Meurice, Parigi; Hôtel Plaza Athénée,
Parigi; Hotel Principe di Savoia, Milano; Hotel Bel-Air, Los Angeles; Coworth Park, Ascot, UK; 45
Park Lane, Londra; and Le Richemond, Ginevra
dorchestercollection.com