Il Grande Cocomero - Centro di Aiuto Psicologico Prometeo

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Il Grande Cocomero - Centro di Aiuto Psicologico Prometeo
Il Grande Cocomero
Scritto da Manuele Matera
Recensione in chiave psicodinamica del film "Il Grande Cocomero" (1993) di Francesca
Archibugi
. Con
Anna
Galiena
,
Sergio Castellitto
,
Alessia Fugardi
,
Victor Cavallo
.
Pippi sta male per un problema che la fa soffrire tanto per i sintomi quanto per l'indifferenza di
chi gli ruota intorno; si chiama incomprensione, una malattia, forse meglio dire una sindrome,
che, lentamente e inesorabilmente, la porta a crearsi delle difese, le quali non vengono
comprese come tali e, pertanto, non fanno altro che incrementare il circolo vizioso
dell'indifferenza.
Per sopravvivere sceglie una strada difficilissima: unisce la diade mente-corpo, somatizza
l'epilessia della quale, sotto forma criptogenetica, aveva fatto conoscenza in tenera età.
L'epilettizzare diviene una difesa sicura, un muro dietro il quale i problemi non arrivano, ma
anche uno schermo su cui gli spettatori potrebbero leggere il dolore che in realtà è celato dietro
tutto questo. Ma il pubblico che a Pippi preme di più, i genitori, non sono in grado, non vogliono
interpretare il significato di quanto proiettato, preferiscono ridurre il tutto all'esperienza esteriore
del disturbo. Nemmeno un elettroencefalogramma durante il sonno che risulterà privo di
evidenti segni epilettici riuscirà a cambiare la concezione materna sul disturbo, “Allora è matta”,
un giudizio freddo e incisivo che rispecchia ancora una volta la visione di bambina "venuta
male" che la madre conserva e non esita a proporre agli altri come per scusarsi di tale errore.
Ma una parte invisibile di Pippi comprende cosa sta succedendo. Tramite le sue bugie, definite
iperattività fantasmagorica, cerca di migliorare la realtà che la circonda, spera in un
cambiamento. Lei stessa riconosce che quando inventò la morte del cugino lo fece soltanto
perché credeva che fosse uno spunto per poter cambiare le cose. Si nota come la bambina non
sia indifferente, anzi, come cerchi disperatamente un ruolo attivo in tutto questo che le permetta
di trovare una soluzione ai suoi disturbi alimentari, sessuali, all'insoddisfazione per i rapporti
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con gli altri, soprattutto con il sesso opposto, a quei tratti di disturbo borderline.
Pippi ha un rapporto pessimo con il mondo della medicina e con la psicoterapia in generale,
giustificato in grandissima parte dal suo passato, dove da una parte nessun "addetto ai lavori" è
riuscito a diagnosticare correttamente la sua malattia e dall'altra dal fatto che l'ex psicologa del
Servizio Sanitario sia risultata l'amante del padre.
Ma Arturo ci sa fare, si trova dopo qualche problema in empatia con la piccola paziente che lo
considera attraente come la pinza colorata del Granchio Luca, personaggio del libro di Linus da
cui viene tratto titolo del film e regalo con cui il medico riesce a stabilire il primo passo di un
rapporto lungo e tortuoso che porterà all'evoluzione di Pippi.
Il rapporto si instaura incisivamente dopo che viene citata la frase «Tutti credono che sei un
imbroglio, ma io credo in te», tratta dal libro-simbolo regalato da Arturo alla bambina.
Pippi proietta ben presto i propri sentimenti, e la voglia di annientarsi ma contemporaneamente
anche di stare meglio divengono l'amore-odio nei confronti del medico.
La scelta del ricovero ospedaliero si rivela positiva. Qui la protagonista instaura un contatto con
gli altri pazienti e con un personale paramedico che si rivelerà non dinamicamente preparato
per gestire un reparto così delicato. L'evidente scissione tra medici e infermieri potrebbe essere
la causa di un transfert autoindotto dai pazienti che non è stato come tale riconosciuto e
interpretato al momento giusto, permettendo così alle due categorie di assumere i ruoli
assegnati dai degenti.
In ospedale Pippi fa quello che spesso fanno i pazienti con disturbi psichiatrici,ricrea il suo
ambiente ma in modo particolare: tratta Marinella come lei avrebbe voluto essere trattata,
cercando di capire le sue necessità e di non fermarsi davanti ai grossi problemi derivati dalla
sua condizione. Inoltre è in grado di capire Marinella, di empatizzare con lei, anche se nei limiti
del possibile, rivelandosi In questo caso più preparata lei degli assistenti ospedalieri. Il poter
fare l'esperta con una amica riguardo a Marinella fornisce alla protagonista un valido mezzo per
rafforzare il proprio Io.
Riferendosi a Marinella, Pippi critica la scelta che hanno fatto di tenere la madre lontana dalla
bambina: «Quando uno sta male non vuole che le cose cambino», frase dal doppio significato,
non vuole che cambino le cose attuali, ma nemmeno che cambi la malattia, riconosciuta nel
pieno della sua importanza difensiva dal mondo esterno.
La dinamica del rapporto Pippi-genitori è disturbatissima, durante la seduta filmata con i genitori
s'intravede chiaramente come i coniugi stiano insieme soltanto a causa della malattia della
figlia, cosa che la bambina intuisce e da cui si difende con il silenzio e con l'indifferenza.
Anche il fatto che Pippi non voglia la madre vicina durante le sedute con Arturo è significativo,
dimosta come intuisca che lei è causa diretta dei propri problemi e, pertanto, quanto sia
improduttivo che venga a far parte dell'ambiente terapeutico.
Anche nel colloquio col medico, attraverso il silenzio, preferisce essere sola, permettendo a
questa forma comunicativa di esprimersi al massimo.
Arturo in gran parte non frena il controtrasfert ma lo usa, esteriorizzando e impiegando i propri
sentimenti a scopo terapeutico. Non si lascia nemmeno vincere dall'inevitabile "odio obiettivo",
reazione che Winnicot definì naturale come risposta al comportamento irritante del paziente. Il
rapporto tra Arturo e Pippi è bidirezionale: Arturo fa bene a Pippi e Pippi fa bene ad Arturo.
Il medico fornisce sicurezza alla paziente, quella sicurezza che lei non ha mai trovato nel padre,
geloso nei confronti del medico, quasi a dimostrare l'efficacia della terapia. Ne è conferma che
Pippi inventerà alla mamma di Marinella di essere la figlia di Arturo e se ne vanterà.
(Pippi ad Arturo) «Ma tu sei così per me o per tutti?»: La piccola paziente ha intuito l'importanza
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che ha avuto l'uno per l'altra, quanto si siano impegnati, la fiducia reciproca ed i risultati ottenuti.
Ognuno si è rivelato quello che l'altro da tanto tempo disperatamente cercava.
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