due importanti confidenze A seguito delle precedenti in

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due importanti confidenze A seguito delle precedenti in
CA PITO LO QU A RTO
TESTIMONIANZE OCULARI E ASSERTI CONFIDENZIALI
Due testimonianze oculari;
due importanti confidenze
A seguito delle precedenti indagini, si presentano due testimonianze oculari che, ben esaminate, non possono ascriversi al noto fenomeno di autosuggestione. Nessuno dei testi, all’epoca, era a conoscenza di Suor Rita.
La prima deposizione è presentata dalla tuttora vivente Renata Adorni,
residente a Parma. A giusto titolo, ella può considerarsi come la testimone più
importante in questo particolare tessuto di affermazioni.
Alla base del suo asserto si pone una vera apparizione dei due protagonisti, sopraggiunti nel delicatissimo esercizio di missione congiunta in una notte del 1954.
La seconda affermazione è proposta da un testimone che intende rimanere anonimo, disposto però a confermarlo se interrogato da delegati ufficiali.
Alle due testimonianze oculari sono aggiunte alcune confidenze personali,
fatte dai due pionieri (Pio e Rita) al Signor Marcello Cantarelli e a Suor Paola Cacciari.
Ecco il tutto in esposizione progressiva.
1. AP PA R IZ IO N E
C O N G IU N TA E P R IM I R ISC O N T R I
Ancor prima del 1954, la signora Adorni già conosceva bene il Padre Pio.
Tante erano state le visite fatte a lui, così anche i consigli ricevuti, soprattutto
per aiutare gli infermi dell’Ospedale di Parma.
Nella presente esposizione si raccolgono, in ordine cronologico-tematico,
le voci più attinenti delle sue varie testimonianze sull’Abbinamento Pio-Rita.
Per una lettura più scorrevole, vengono inseriti dei titoletti riassuntivi.
Il Professore a Renata: «C’è una specie
di scorciatoia per consultare Padre Pio»
«Era l’anno 1954 quando, a motivo d’una acuta mialgia facciale, mi dovetti recare a Bologna per fare delle cure presso la Clinica del Prof. Malfatti.
La terapia si protrasse per la durata di qualche mese.
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Il Professore, che mi curava, era Giovanni Malfatti, padre di Tito Malfatti
[nominato al capitolo precedente]. Molti già conoscevano che egli era rinomato stimatore del Padre Pio.
Dialogando con lui, venni a conoscere che anch’egli, come la sottoscritta,
era figlio spirituale di Pio.
Da parte mia, gli confidai che andavo assai spesso dall’amatissimo Padre, per riceverne consigli sulla salute di diversi malati dell’Ospedale di Parma. In questo preciso contesto, egli mi suggerì una specie di scorciatoia per
consultare il Padre.
Egli, per assolvere il suo impegno professionale ed evitare lunghi viaggi
per San Giovanni Rotondo, si portava di frequente in provincia di Pisa, precisamente a Santa Croce sull’Arno. Qui visitava una monaca carismatica agostiniana, che era in contatto con Padre Pio.
Questa monaca (Suor Rita Montella) ogni notte riceveva, a suo dire, la visita di Padre Pio per bilocazione. Con lui, poi, conversava e pregava recitando il Santo Rosario.
Il Professore, di conseguenza, mi esortava a presentare, a questa Suora, le
varie necessità dei miei ammalati per averne, al mattino seguente, delle precise risposte da parte del Padre Pio.
Con visibile carità e convinzione, mi aggiungeva, perfino, di sentirsi disposto a portarmi con la macchina, assieme a sua moglie, per fare la prima
conoscenza con la Suora.
Essendo io, però , molto affezionata al mio caro Padre Pio, non intendevo
distogliermi da lui, rivolgendomi a questa Suora.
Un’apparizione congiunta; rivelato il
nome di Rita, con spiegazioni e saluti
A distanza di circa due mesi da tali insistenti inviti del Malfatti, vissi un’esperienza inattesa, imprevedibile.
Una notte, nella camera della mia casa, mi sembra di essere tra il sonno e
il dormiveglia, quando improvvisamente sento bussare alla porta.
Presumen- do che fosse qualche familiare, fo l’invito ad entrare. Guardando
poi subito, vedo che la porta era già aperta ed un frate cappuccino (nel
quale riconobbi
il Padre Pio) mi si presenta accompagnato da una suora sconosciuta.
Si accostano entrambi al mio letto. Il Padre Pio rifulge, davanti a me,
d’un sorriso dolcissimo, mentre la Suora mi accarezza il viso.
È il Padre Pio a rivolgermi, per primo, la parola dicendo: - Renata, sono
qui anche per farti conoscere di persona sorella Rita -.
Io subito, di rimando, gli dico: - Oh! Oh! Padre Pio, grazie, grazie! -.
Poi la sorella Rita, guardandomi, mi dice: - Renata, vogliamo recitare il
Santo Rosario con il nostro Nonnino? -. Notai che, dicendo ciò , ella teneva
in mano una splendida corona bianca.
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La Signora Renata Adorni
La signora Renata Adorni di Parma, ripresa assieme al visitatore Marcello Cantarelli,
nel gennaio del corrente 2.005. Ella passa come una provvidenziale testimone dell’abbinamento pastorale e caritativo Pio-Rita. Ammirevoli sono due punti di conferma
avuti da loro stessi. Nel primo incontro con Rita, si sentì dire: «Io ti conosco. Non ricordi di quella notte quando…?». Padre Pio, nella visita a San Giovanni Rotondo, le
aggiunse: «Non fu un sogno ma un’apparizione vera».
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Io però , in risposta, fo notare che, avendo sonno, non mi sentivo ben disposta a pregare. A questo punto, la Suora, fissando lo guardo a Padre Pio, gli
dice: - Padre, la Renata non ha voglia di recitare il Santo Rosario -.
Padre Pio, con dolcissima espressione, scende a spiegarle le cose:
- In realtà , sorella Rita, il bene non si fa soltanto rimanendo per tanto tempo in ginocchio. Devi sapere che Renata ha costituito un bel gruppo di preghiera.
Con i componenti di esso e con altre pie donne, si reca quotidianamente all’Ospedale di Parma. Sul mezzo giorno, questi collaborano con gli infermieri
nel servire i pasti ai reduci dal fronte russo, ad invalidi o mutilati per congelamento, impediti ad assumere i pasti da soli.
Ritengo che anche quest’opera sua sia una valida preghiera -.
A ciò la Suora risponde: - Padre, se a lei così sta bene, sta bene anche a
me -.
A conclusione di ciò , così il Padre aggiunge: - Allora, sorella Rita, vogliamo ripartire? Salutiamo, salutiamo la Renata! -.
Pio mi si avvicina e mi dà alcuni buffetti sulla guancia unitamente ad una
triplice benedizione, mentre io gli bacio la mano. La Suora mi saluta con affettuosa carezza, come quando era entrata. Pronunciando entrambi le parole
Buon riposo, se ne vanno chiudendo la porta.
Si noti poi che, al preciso istante della scomparsa, mi sopraggiunge la visione d’un monumentale palazzo, mai conosciuto in passato.
Subito dopo, guardo l’orologio: Erano circa le ore 04.
Per alcuni giorni credetti che la
Suora fosse Santa Rita da Cascia
A seguito di quanto detto, conviene specificare che riguardo alla Suora,
presentatasi con Padre Pio, lì per lì ebbi l’impressione che si trattasse di Santa Rita da Cascia.
Allo scopo d’appurarne la verità , al mattino appresso mi recai in alcune
chiese della città per confrontare la sua fisionomia con le immagini della Santa. Ma non se ne ottenne conferma!
«Il Malfatti a me: - Sorella Rita è quella
che tu non volevi nemmeno conoscere! -».
Qualche giorno dopo, ritornata dal Prof. Malfatti per la cura accennata, gli
riferisco questa precisa esperienza, compreso il richiamo a Santa Rita da Cascia.
Sull’immediato e con tutta sicurezza, egli mi risponde:
- Renata, non si tratta di Santa Rita da Cascia; non è questa che è venuta
con Padre Pio.
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È invece Padre Pio che ti ha portato Suor Rita, monaca agostiniana, in
Santa Croce sull’Arno.
È proprio questa qui che non volevi nemmeno conoscere! -.
Ricordo ancora che, da parte mia, questa netta preclusione derivava soltanto dal timore di mancare di rispetto verso l’amatissimo Padre.
Per agevolarmi una verifica pratica attraverso una visita alla Suora, il signor Malfatti mi rilasciò una sua lettera di presentazione alla Badessa,
che lui ben conosceva.
2. LE
C O N F ER M E N E LL A P R IM A V ISI TA A
RITA
«Renata, io ti conosco! Ricordo la
notte quando venni con Padre Pio»
Dopo qualche mese, presi il treno per portarmi a visitare la Suora a Santa
Croce sull’Arno.
La prima sorpresa l’ebbi all’ingresso del monastero, riscontrando, con
precisione, che la sua sagoma rispondeva perfettamente a quella della predetta visione.
Presentata la lettera di raccomandazione alla Badessa Matilde, da lei ricevetti una cordiale accoglienza. Seguì, quindi, un dialogo privato con Suor
Rita, che per me ebbe dello stupefacente.
Prima ancora dell’inizio del dialogo, tenuto alla grata, fu ella stessa a
chiamarmi per nome e poi a dirmi: - Renata, io ti conosco!… Ricordo quella
notte quando venni con Padre Pio… Quando vai a San Giovanni Rotondo
salutamelo -.
La conferma di quella notturna visita abbinata è più che eloquente.
Ma, all’occasione, ne dirà altrettanto anche il Padre Pio.
3. LE
C O N F ER M E D I
PIO
A
SA N GIO VA N N I RO T O N D O
«Non sogno, ma apparizione vera; per
dono di Dio porto con me sorella Rita»
Circa tre settimane dopo, mi trovo da Padre Pio a San Giovanni Rotondo
per un servizio urgente a favore degli infermi dell’Ospedale di Parma.
Approfitto della circostanza per chiedergli spiegazione su quel sogno, nel
quale lo avevo visto assieme ad una Suora che mi sembrava Santa Rita da Cascia.
Egli, con tanta bontà , mi rispose dicendo:
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- Renata, non dire più che mi hai visto in sogno, perché io non sono un
mago né un indovino o qualche altro personaggio del genere.
Devi sapere che, uscendo in bilocazione, il Signore permette di condurre
con me qualche altra persona necessaria anche nelle preghiere.
Perciò , è solo per bontà dell’Eterno Padre che vado assieme a sorella Rita
presso chiunque abbia bisogno di misericordia e di assistenza -.
«Nell’imbarazzo lo stesso Pio mi suggerì
nome, cognome e residenza della Suora»
In altra occasione, forse nella visita successiva a San Giovanni Rotondo,
per incarico di Suor Rita dovevo trasmettere i suoi saluti a Padre Pio.
Cercai di farlo subito dopo la santa confessione. In quell’istante, purtroppo, provai difficoltà a richiamare alla mente il preciso nome e cognome della
Suora. Ricordo che dicevo: - Suor Rita… Suor Rita…-.
In quel momento d’imbarazzo, fu lo stesso Pio a dirmi: - La Suora si
chiama Rita Montella, sta a Santa Croce sull’Arno, Provincia di Pisa -.
«Circa i miei occhiali Rita mi dice:
- Il Nonnino ti ha brontolato, eh! -»
Fu in un’altra visita al Padre Pio che emerse un dettaglio, che poi mi venne ripetuto dalla stessa Suor Rita.
Io attendevo l’arrivo del Padre nel corridoio inferiore del convento. Passandomi egli vicino, mi guarda fisso nel volto. Osservando gli occhiali oscuri,
che portavo di frequente a causa d’una forte miopia, mi dice:
- Renata, senti un po’! Tu vieni sempre con questi occhiali neri, che ti
fanno più male che bene. Io ti dico di non portarli, perché impediscono di vedere i tuoi begli occhi -.
Io, rispondendo, gli spiego: - Padre, io non ho occhi belli, perché non hanno taglio ovale o…-.
Il Padre riprende: - Io non intendo riferirmi all’appariscente bellezza estetica. Non sai che gli occhi sono lo specchio dell’anima? Io li voglio vedere -.
Lo ringrazio, promettendo di seguire il suo consiglio.
Nel ritorno alla mia sede di Parma, feci sosta da Suor Rita, dovendole
consegnare un pacco.
Appena la Suora mi vide, un dolcissimo sorriso le brillò nel volto. Il primo
pensiero, che mi espresse, fu questo:
- Il nostro Nonnino ti ha brontolato, eh! Tu devi obbedirgli. Si vede che gli
occhiali per te non vanno bene, e lui, come un buon Padre, ti ha avvertita.
Non sapevi che Padre Pio nei tuoi occhi leggeva la tua anima? -.
La conferma del loro incontro notturno è più che eloquente!
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4. UN A
SP LE N D ID A C O N F E R M A A B B IN ATA
Prima Pio poi Rita: «Quanto è bella questa
corona! È identica a quella della Madonna!».
In una delle mie visite a San Giovanni Rotondo, volli acquistare una corona del rosario per appenderla alla testa del mio letto. Ne vidi una particolarmente bella, formata a grani di quarzo ripieni di colori. La comprai e la portai
a farla benedire dal Padre Pio.
Quando il Padre vide quella corona, sgranò gli occhi dicendo: - Quanto è
bella! È identica a quella che ha la Madonna! -. Poi la tenne nelle sue mani.
Da una parte reggeva l’astuccio con la carta e dall’altra la corona brillante.
Passando al ritorno per Santa Croce, mi intrattenni alla grata a conversare
con Suor Rita. Era mio preciso desiderio farle vedere questa bella corona già
mostrata al Padre Pio. Nella commozione dell’interessante dialogo, purtroppo,
mi sfuggì di mente. Ad un certo punto, con mio sommo stupore, Rita stessa uscì
con quest’espressione: - Allora, me la vuoi far vedere questa corona! -.
Presa la corona dalla borsa, gliela porsi attraverso la grata. Lo stupore
ora divenne veramente sbalorditivo. Ella la tenne in mano con lo stesso
gesto del Padre Pio pronunciando le medesime parole: - Quanto è bella! È
identica
a quella che ha la Madonna! -.
Conclusione della testimonianza
A seguito di questi eventi, ho compreso la profonda com unione di spirito tra
Padre Pio e Suor Rita, a conferma di un costante rapporto di colloquio in Dio.
Perciò ringrazio di cuore il Signore per avermi consentito di conoscere
queste due sante persone.
In fede
Adorni Renata»1 .
NB: Al cap. 9°, n. 16, p. 511, è illustrata la notturna visita
congiunta di Pio e Rita alla signora Renata Adorni.
5. ALTR O
V ER O T E S T IM O N E O C U L A R E
Sabato 5 maggio ’62: «Se non avessi
avuto questo angioletto di Suorina…»
A richiesta del deponente testimone, che è tuttora vivente, si porge l’intero
1
Biografia Promanuscripto pagine 171-173; Biografia Aurino, pagine 91-92; ultima testimonianza del 17-1- 2.003.
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suo asserto senza firma. Egli, peraltro, è disposto a confermare personalmente
la sua eccezionale testimonianza alle superiori autorità .
«Nei primi giorni del maggio 1962 (come in tante altre occasioni), mi ero
portato a San Giovanni Rotondo in compagnia del sacerdote don
Giuseppe parroco a Narni (TR). Nel primo mattino (ore 4.30) del sabato 5
maggio ’62, con mia particolare gioia fui invitato a servire la Santa Messa al
Padre, anche se, come si suol dire, non mi toccava di turno.
Appena terminata la Santa Messa, quando ancora Padre Pio era sull’altare, mi sento dire da lui: - O uagliò , aiutami! Aiutami! -. Non potendogli toccare la mano, perché dolorante per le stimmate, mi premurai subito di
soste- nergli il braccio! Lo aiutai ad accomodarsi nella sedia che stava lì
vicino.
Quasi sull’immediato arrivarono alcuni confratelli, tra i quali ricordo esservi un giovane cappuccino proveniente dagli Stati Uniti. In quella posizione
il Padre si è trattenuto per circa 5-10 minuti.
Mentre stavo lì seduto, vidi una Suora che abbassava la testa per baciargli le mani.
Trascorsi questi momenti di trepidazione, seguii il Padre mentre veniva
accompagnato dai confratelli nella sagrestia. Qui rientrato, e standogli ancora
vicino, fu lo stesso Padre a dirmi che quella Suora gli aveva portato una tazzina di caffè .
Poi aggiunse: - Se non avessi avuto questo angioletto di Suorina, sarei
caduto a terra! Ti dirò il nome la prossima volta -.
Dopo due o tre giorni arrivò il mio turno per servirgli la Santa Messa.
Ritoccando assieme l’argomento del malore dei giorni precedenti, egli
venne a dirmi che quella Suorina si chiamava Rita!
Tanto ho da deporre.
In fede!
Madonna della Stella (PG)
9 settembre 2001»2 .
6. LA T E STIM O N IA N ZA
DI
MA R C E LL O CA N TA R E LLI
Pio mi disse: «Ti affido il monastero di
Santa Croce come una missione a vita!»
Marcello Cantarelli, di Colorno (Parma), afferma d’aver avuto un’esperienza filiale con Suor Rita.
Importante è la circostanza nella quale la conobbe di nome, nel lontano
1958-59. Venne a saperne dalla sopra citata signora Adorni, indimenticabile
per quella singolare apparizione congiunta di Pio e di Rita.
2
Esposto-Storicità , pagine 238-239.
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Suor Rita e Marcello Cantarelli
A) Suor Rita tra Marcello Cantarelli di Colorno (PR) e suo figlio Pio. La foto è stata
scattata nel giardino del monastero dove scaricava i viveri portati per l’intera comunità . A lui il Padre Pio aveva detto: «Ti affido il monastero di Santa Croce… Devi sostenerlo economicamente secondo le tue possibilità ».
B) Marcello in dialogo con Suor Rita nella sala del parlatorio.
Ecco la sua testimonianza relativa alla conoscenza dell’abbinamento dei
due protagonisti:
«Spinto dall’informazione avuta dalla signora Renata Adorni, volli conoscere di persona Suor Rita. La incontrai nel luglio del 1964, iniziando da
quel giorno come una singolare esperienza spirituale.
In un incontro con Padre Pio, avvenuto poco dopo a San Giovanni Rotondo,
ebbi la semplicità o l’arditezza di entrare con lui in discorso diretto sulla Suora. La
sua risposta alle mie domande fu alquanto sorprendente. Mi disse che
mi affidava il monastero di Santa Croce sull’Arno dove ella viveva. Mi raccomandava, perciò , di sostenerlo economicamente secondo le mie possibilità .
Quell’invito fu assunto in famiglia come una missione a vita!»3 .
3
Testimonianza datata 10 ottobre 2.001.
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Riprendendo il discorso, è logico concludere che Padre Pio, circa Suor Rita, conosceva il suo monastero, la situazione economica della comunità , e soprattutto la missione che svolgeva congiuntamente.
7. DA A LT R A
E SPE R IEN ZA D I
SU O R PA O L A
C A C C IA R I
Alle varie testimonianze circa l’abbinamento, si può utilmente aggiungere un’ultima, offerta da Suor Paola Cacciari già menzionata a più riprese.
Essa rivela il singolare privilegio che Pio concesse alla discepola Maria
Pyle di visitare Rita nel suo monastero di Santa Croce.
Ecco il tutto nei suoi precisi attestati.
Maria Pyle discepola di Padre Pio:
«Suor Rita è una santa religiosa…»
Quanto all’attestato, relativo alla discepola Pyle, la testimone premette
delle utili informazioni per una maggiore comprensione.
«Stando io a Roma per affari del mio Istituto, nell’estate del 1950 conobbi
questa Signorina presso il Pensionato universitario, diretto dalle suore di
Madre Ravasco in Piazza Galeno 6.
Rientrando un giorno nel Pensionato in fuori orario, fui accolta da detta
signorina, che era ugualmente ospite, con tanta gentilezza. Mi portò il pranzo,
la frutta e poi anche un gelato affermando: - Poverina! Con questo gran caldo, lei ha corso tante ore per Roma -.
La sera chiesi alla superiora del Pensionato, con la quale avevo confidenza, chi era quella signorina tanto gentile. Mi rispose ch’era una loro amica
americana, tanto devota di Padre Pio.
Successivamente, una volta, trovandomi a Santa Croce sull’Arno, incontrai a pranzo la signora Falchi e la detta signorina Pyle. Non ricordo in quale
anno, ricordo solo che i loro discorsi erano tutti d’ammirazione per Suor Rita,
che chiamavano “la bambina”.
Ne ammiravano i doni; ma le loro visite a Santa Croce erano motivate soprattutto per la richiesta di consigli e di preghiere.
Parlarono anche delle visite di Padre Pio e dei viaggi di Suor Rita “oltre
cortina” cioè visite a bambini affamati e di conforto al “Cardinale Mindszenty”.
Tale incontro mi fu molto gradito».
Sulla serietà di questi ricordi personali, si aggiungono alcuni brani di lettere, scritte dalla stessa Suor Paola in quei precisi giorni di permanenza a Santa Croce:
Una, datata 22 ottobre ’57, fu da lei vergata nel salottino della foresteria
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del monastero e diretta alla sua Superiora residente a Sant’Arcangelo di Romagna (RN).
Così vi si legge:
«Oggi è arrivata a Santa Croce la signora Falchi Luisa ed un’altra signora, che ho conosciuto a Roma all’Istituto Ravasco».
Con la data del giorno successivo 23, a simile brano ella appone la seguente nota di chiarificazione:
«La signora Falchi Luisa era di Bologna e la signorina, conosciuta al Ravasco, era la fam osa M aria Pyle, am ericana, che stava a San Giovanni R otondo.
Ambedue erano anche amiche di Suor Rita, come essa stessa ebbe a dirmi.
Ambedue durante il pranzo parlarono di Suor Rita con ammirazione.
Per loro Suor Rita era una santa religiosa»4 .
Solo attraverso questa singolare testimonianza, si viene a conoscere che la
celebre americana Maria Pyle, grande devota di Pio, è stata a visitare Suor
Rita. Ciò poté avvenire soltanto per diretta concessione del Padre Pio.
Per averne una conferma, almeno indiretta, se ne fa discorso al numero
successivo.
8. CO N F ER M A
D E LL A V ISITA D A V O C I D I C O N V E N IE N Z A
Maria Pyle convertita, devota
e benefattrice del Padre Pio
Maria Pyle è nata a Morristown, New Jersey, nel 1888, un anno dopo la
nascita di Pio. Muore il 26 aprile 1968, cinque mesi prima della dipartita dello
stesso Padre.
Un abbondante tracciato biografico sulla sua figura è pubblicato, da anni,
in un volume di 250 pagine5 .
Ecco alcuni vistosi titoletti, che ne riassumono il suo cammino spirituale
sotto la guida del Padre Pio:
1. Cavallerizza e danzatrice, cuore inquieto in cerca di felicità , collaboratrice della dottoressa Montessori;
2. In cerca di un direttore spirituale, verso il Monte Gargano; l’incontro
con Padre Pio il 4 ottobre 1923;
3. Terziaria francescana, ecc.
4
5
Da Corrispondenza della Cacciari con Padre D’Anastasio.
Padre Pio e Maria Pyle, 2° edizione 1990, pagine 250; autore Bonaventura Massa.
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Stabilitasi definitivamente a San Giovanni Rotondo fin dal 1925, visse
da vicino l’intero dramma di Pio. Così anche è ricordata, ovunque, per il
gesto e l’onore d’avere accolto, nella propria casa-conventino, i genitori di
lui, che vi passarono serenamente gli ultimi anni di vita.
Maria Pyle verso Pio è come
Maria di Betania verso Gesù
Ciò che maggiormente qui conta, è l’affermazione della sua singolare intimità di spirito col Padre. Sembra che, in questa ottica precisa, possa calarsi la
convenienza dell’esimio favore registrato da Suor Paola Cacciari: il dono d’una visita a Rita.
Tale privilegio, tenuto doverosamente sotto segreto, non era stato concesso
neppure ad uno dei confratelli Cappuccini!
Relativamente, dunque, alla sua amicizia spirituale col Padre Pio, risuonano assai attinenti le splendide espressioni pronunciate dal cappuccino Padre
Gerardo Di Flumeri.
Così egli la descrive:
«Se Padre Pio richiama alla mente San Francesco, Maria Pyle fa pensare
a Santa Chiara e a Jacopa dei Settesoli.
Dirò di più … In altre parole, mi sembra che nei confronti di Padre Pio,
Maria Pyle abbia tenuto lo stesso atteggiamento, che, nei confronti di Gesù ,
tenne Maria, la sorella di Marta.
A Maria Pyle, arroccata sul Gargano vicino a Padre Pio, si può applicare
quanto il Vangelo dice di Maria, silenziosa abitante del villaggio di Betania: Seduta ai piedi di Gesù , ascoltava la sua parola -»6 .
«La Pyle si metteva in viaggio soltanto
dietro obbedienza e benedizione di Pio»
Quasi per aggiungere un ulteriore credito alla convinzione sul dono
della visita a Rita, si include una rara testimonianza di Carmela
Marocchino, con- tenuta nell’opera citata:
«A riguardo dei viaggi, Maria Pyle andava quando era veramente necessario, e sempre con l’obbedienza e con la benedizione di Padre Pio»7 .
Così, verosimilmente, sembra spiegarsi anche quell’imprevedibile viaggio,
fatto per visitare Suor Rita il 22 ottobre 1957.
6
7
Opera citata Padre Pio e Maria Pyle, pagina 230.
Opera citata Padre Pio e Maria Pyle, pagina 151.
440