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18 Sardegna LA NUOVA SARDEGNA DOMENICA 15 NOVEMBRE 2015 gavino ledda » l’intervista di Pier Giorgio Pinna la storia ◗ INVIATO A SILIGO «Docenti costretti a emigrare e prèsidi-podestà? Questa riforma fatta approvare da Renzi è follia, un vero obbrobrio. Abbiamo bisogno di cose diverse: come la mia scuola dalla parola elettromagnetica». Gavino Ledda non nasconde il fastidio. Soprattutto per quel che gli sembra «il parto di un premier che resta un sindaco presuntuoso pronto a creare un caos culturale obbligando i professori alla deportazione». E così l’autore di Padre padrone, pubblicato da Feltrinelli esattamente 40 anni fa, preferisce parlare di come darà vita ai corsi nel suo paese. Lezioni e predicazione, come dice lui stesso, tra la casa dove i genitori hanno vissuto sin quasi alla soglia del secolo, il suo orto botanico alle porte di Siligo e i luoghi di Baddhevrùstana dove facendo il pastore ha trascorso infanzia e adolescenza. Come sarà articolata l’intera iniziativa? «In tre momenti diversi e successivi. Prima è necessario acquisire in toto la casa di famiglia. Paterna e materna. Perché è giusto che i miei genitori siano ricordati entrambi. È proprio in questa stanza, su questo letto matrimoniale, che sono nato da mia madre, la dolcissima Mintòi, Maria Antonietta». In che modo sarà possibile raggiungere questo risultato? «Io posseggo già parte del bene, per via ereditaria. Mi sono impegnato a rilevare il resto. E dopo che ho rivolto un appello alla Regione, rimasto del tutto inascoltato sin dai tempi nei quali si parlava della possibilità di salvare le terre di Baddhevrùstana, è stata costituita un’associazione per portare a termine l’acquisto finale. Grazie alle donazioni-contributo dei miei lettori ma anche di artisti, industriali, mecenati e operatori economici credo sarà possibile raggiungere l’obiettivo». E poi che succederà? «Beh, dovremo fare qualche lavoro all’interno per consentire di creare aule e spazi adeguati, rinnovare gli arredi. Interventi che saranno comunque allargati in un percorso ideale all’ambiente esterno. A cominciare dal mio orto botanico, poco lontano da qui, lungo la strada che porta alla Carlo Felice». Lei ricorre spesso a immagini figurate: come si chiamerà la sua scuola? «Eurèna, che significa Europa. Ma non la definirei scuola in senso stretto, piuttosto Ara dell’arte. E a ogni modo voglio fare subito una puntualizzazione. Io conto di svolgere qui la mia attività spero finché compirò 90 anni e forse di più... del resto i miei genitori sono vissuti tutti e due sino a 99. Dopo questo periodo d’insegnamento, però, lascerò tutto ai lettori». Ma in che maniera si svolgeranno le cose? «Ci sarà un insegnamento diretto da parte mia. La prima funzione sarà raccontare la genesi della parola. Un insegnamento tuttiverso: supereremo l’idea di università e lasceremo spazio alla nuova parola elettromagnetica». Concetti complessi: che cosa intende più precisamente? «Immaginiamo che Leonardo da Vinci sia qui e faccia per tre anni lezione in Eurèna. Partendo anche dai suoi insegnamenti, io voglio superare le teo- Analfabeta sino a vent’anni ‘‘ tre momenti diversi Dopo il lavoro dell’associazone, vedo il riassetto dell’edificio e poi l’inizio dell’attività ‘‘ LA madre Mintòi Giusto ricordarla sempre: è da lei che nel dicembre 1938 sono nato in questa stanza ‘‘ Il rapporto con Abramo Ledda nel suo orto botanico (foto di Aimone Sechi). A fianco la madre dello scrittore, Mintòi Fois,e il padre Abramo In maniera inconsapevole è stato lui a fare in modo che diventassi quello che sono Siligo, è il 7 gennaio 1944 quando Gavinè viene strappato dai banchi della prima elementare e portato ad accudire le pecore nell'ovile. «È mio: ne ho bisogno in campagna», spiega alla maestra il padre Abramo. Per il bambino, che diventerà rapidamente uomo, seguiranno tanti inverni di fatica e privazioni. Analfabeta, il pastorello riuscirà ad affrancarsi durante il servizio militare. Sarà l’incipit di un percorso che lo porterà a cominciare da capo la sua formazione. Sino ad arrivare alla Maturità, nel liceo Azuni. Poi l'università a Roma, alla Sapienza. Così, nell'autunno 1969 Gavino, si laurea a Roma in Lettere. Tra i suoi maestri, il grande linguista Tullio De Mauro. Negli anni successivi Ledda sarà assistente e ricercatore di glottologia: prima nell'ateneo di Cagliari e poi in quello di Sassari. Nella primavera 1975 Feltrinelli pubblica il suo romanzo più celebre, «Padre padrone»: exploit mondiale con milioni di copie vendute e testo tradotto in oltre 50 Paesi. Nel 1977 uscirà il film omonimo dei fratelli Taviani tratto dall’autobiografia: nuovo successo e nuova eco per un'antica epopea fondata sul duro lavoro della terra. Ma ci saranno altre opere. Come «Lingua di falce», «Aurum Tellus», «I cimenti dell'agnello». E come la regia e la sceneggiatura del film «Ybris» prodotto dalla Ra,i dove Gavinè racconta e interpreta "la sfida agli dei" che lo ha portato a lasciare il lavoro di pastore per lo studio e la narrativa. Sino ad arrivare, oggi, all'inizio della riscrittura in sardo della sua prima opera. Un'attività, questa, ancora in corso. (pgp) «Prof deportati e prèsidi podestà? Follie, con me una nuova scuola» Lo scrittore di Siligo: nei luoghi di Padre padrone troverà spazio solo la “parola elettromagnetica” Grazie ai suoi lettori l’autore acquisirà la casa dei genitori: “predicazioni” qui e nel mio orto botanico ecco come si sta sviluppando l’iniziativa Raccolta di contributi per valorizzare l’antica abitazione al centro del paese rie de filosofi greci per inventare una nuova forma di comunicazione che tenga conto della scienza e dell’apporto dato alla comprensione dei fenomeni dalla Teoria della relatività di Einstein». Già, ma sul piano pratico che cosa vuol dire? «Da Euclide siamo passati a Einstein. Il dato di riferimento della mia scrittura non sono più le 3 dimensioni fisiche tradizionali: lunghezza, larghez- Associazionelettoridigavinoledd a.it: non è solamente la piattaforma di lancio sul web per consentire la raccolta di donazioni e contributi tesi a valorizzare l’antica abitazione nel centro di Siligo. Almeno nelle intenzioni dello scrittore, quell’altare di cultura che Ledda ha ribattezzato Eurèna-Europa sarà l’editrice di se stessa. E così forse pubblicherà già prima della fine dell’anno una strenna di Natale rappresentata da una fiaba scritta dallo stesso autore di Padre padrone. Tra gli obiettivi del sodalizio appena costituito, c’è poi la volontà di celebrare la natura e la terra. «Assieme ai lettori è stato inoltre costituito un comitato ristretto – spiega ancora Gavino Ledda – Ne fanno parte, oltre a me che lo presiedo, il vicepresidente Walter Giuliano, giornalista torinese, l’insegnante di Atri Pompea Mocciola, lo scultore solidale Sergio Milani, di Vignate, e il giornalista cagliaritano Sergio Naitza». (Nella foto di Aimone Sechi, a sinistra, lo scrittore in una posa ispirata sul letto matrimoniale nella casa dei genitori nella quale ha visto la luce il 30 dicembre del 1938). za, altezza. Siamo passati a 4. Un numero che tiene conto, come ci ha insegnato nel Novecento questo genio della fisica, del tempo e della sua relatività. Concetti che uso cercando di trovare un tempo per le mie parole». Un insegnamento a tutto campo... «Non solo: completamente nuovo. Nella comunicazione dobbiamo utilizzare quel che viene detto su luce, suono, ma- gnetismo biologia e molto altro ancora: basarci su ogni espressione della scienza, insomma». Discorso che resta difficile da capire da parte di tutti. «Proprio perciò c’è bisogno della mia iniziativa. Non è tanto la gente che dev’essere pronta a recepire questi messaggi, devo essere pronto io a fornirglieli. Calliope, la musa della poesia, si è bevuta tutto lo scibile umano, è diventata elettro- magnetica. E io, Gavino Ledda, adesso sono preparato a dare le spiegazioni necessarie per superare una scuola ferma al periodo che ha preceduto la rivoluzione di Einstein». E diversa da quella pensata dal ministro Giannini, c’è il tanto da immaginare «Per carità. Mi arrabbio subito se penso che molti insegnanti sardi dovranno fare le valigie e che qui arriveranno professori che non sanno nulla dell’iso- la, non conoscono né le realtà locali né la nostra lingua. È quasi meglio non parlarne». Che cosa pensano a Siligo delle sue idee? «Vedo interesse, specie da parte del sindaco. Ma il paese non è più unito dai tempi della battaglia contro le cave e la tutela di Monte Santo e Baddhevrùstana. All’epoca, nel 2005, qualcuno sparò una fucilata sulla porta di casa mia: avevo denunciato la minaccia di altri scempi dopo gli sventramenti a Pischina Niedda. Ma oggi come ieri l’acqua, la terra e l’arte restano il nostro futuro: meglio non dimenticarlo». A ben vedere, più in generale, il rapporto con suo padre si rinnova attraverso quest’ultima iniziativa: è così? «In maniera inconsapevole, con il suo egoismo Abramo mi ha sottratto a una scuola fascista. Poi io stesso, coltivando il mio egoismo, ho studiato. Ma in definitiva è stato proprio lui a fare in modo che diventassi quello sono oggi». ©RIPRODUZIONE RISERVATA