Le donne di Bettina Rheims

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Le donne di Bettina Rheims
Le donne di Bettina Rheims
Donne comuni, grandi star di Hollywood, modelle, cantanti e amiche di ogni età e nazionalità si
offrono all’obiettivo di Bettina Rheims con totale disinvoltura e sono in mostra a Milano in
simultanea allo Spazio Forma e alla Project B Contemporary Art, la galleria che rappresenta l’artista
nel nostro Paese.
Bettina
Rheims, Breakfast with Monica Bellucci, 1995
Al Museo della Fotografia, ha luogo Puoi trovare la felicità, una retrospettiva di un centinaio di scatti,
mentre nella galleria privata è in corso Just like a woman, la prima personale in Italia dedicata
all’artista.
Si tratta in entrambi i casi di ritratti di donne sempre caratterizzati da particolari dal forte impatto
visivo; con la sua fotografia la Rheims rende visibile l’aspetto più significativo e l’attitudine di
ciascuna delle donne che immortala colpendo con forza l’occhio di chi le osserva.
Le sue immagini sono un’accurata costruzione intellettuale e visiva frutto di un’attenta regia, in cui
l’artista unisce tutte le proprie esperienze passate. Scenografa, pittrice, artista, giornalista,
fotografa e a sua volta modella, possiede un’incredibile capacità di comporre immagini complesse
senza privare in alcun modo di spontaneità i propri soggetti.
Il risultato di queste elaborazioni consiste in splendide fotografie dalla straordinaria forza espressiva
che ritraggono adolescenti androgine, icone dello spettacolo, del cinema, ballerine di strip-tease,
ragazze della porta accanto e geishe in pose quasi teatrali e sempre molto ironiche.
L’assenza quasi totale di ambientazione, di paesaggio tramite l’utilizzo di location anonime e quasi
decadenti o addirittura l’uso di sfondi da studio fotografico, sembra appositamente voluta per dare
ancora più enfasi e attenzione al soggetto ritratto. La quasi totalità delle opere è, o priva di
contestualizzazione o comunque, senza alcun connotato spazio-temporale. Le spogliarelliste che
hanno dato inizio alla sua carriera nel 1978, tornano in mostra a distanza di trent’anni con pose
erotiche, mai troppo volgari, ma veramente esplicite e giustificano il fatto di aver vietato l’accesso
alla mostra ai minori. A loro la Reihms dedica solo primi piani o close-up su particolari “proibiti”:
sono i loro stessi corpi l’ambientazione dell’immagine.
Milla Jovovich, vestita di seta e seduta su un paracarro di una qualsiasi città nebbiosa e grigia, posa
indifferente e colpisce l’attenzione grazie al particolare in primo piano di una gamba cosparsa di
schiuma depilatoria e all’altra più pelosa di quella di un primate. Così, chi ha visto quell’immagine,
non dimenticherà facilmente Madonna in versione dark nel pieno degli anni ’90 con trucco sbavato
che giace accasciata sulla moquette di un corridoio qualsiasi o nel back stage di qualche concerto.
Nello studio della fotografa posa invece una statutaria Charlotte Rampling che indossa un abito nero
dal taglio maschile e delle vivaci bretelle rosse citazione del film Portiere di notte – che la rese una
celebre icona -. E’ realmente impossibile scordare questo ritratto riuscito particolarmente anche
grazie allo sfondo blu in nuance con il colore degli occhi dell’attrice.
Queste donne celebri e non, la cui femminilità esce dalla bidimensionalità propria della fotografia
quasi fossero sculture, potrebbero essere ovunque.
Bettina Rheims, Doville,
2008
Fa eccezione qualche opera ambientata in interni familiari in cui la classica “ragazza della porta
accanto” è intenta tutta nuda ad asciugarsi i capelli con assoluta spontaneità. O ancora di più, il
memorabile scatto Breakfast della Bellucci che posa a regola d’arte in una piccola cucina.
Stropicciata, come forse potrebbe essere stata almeno una volta nella vita al risveglio, siede a tavola
concentrata nel versare una boccetta di ketchup su degli spaghetti raffermi.
Alla Contemporary Art, possiamo apprezzare gli ultimi lavori, che colgono corpi di giovani donne
ritratte sul letto, tutte con evidenti segni di ecchimosi o con la pelle segnata da forti rossori.
Bettina Rheims, Shinobu,
dans une salle de restaurant traditionnel, 2007, Tokyo
La Rheims in questi lavori ripete la composizione delle scene e dà grande importanza alle scelte
cromatiche: scatta inquadrature molto simili fra loro riprendendo dall’alto differenti soggetti
adagiati su letti anonimi, quasi identici l’uno all’altro.
Il colore rosso, ritorna spesso nei suoi lavori con artifici quali il ketchup, il rossetto sbavato e in
questa ultima serie, con evidenti e reali segni di dolore, quasi a voler sottolineare la fragilità
femminile, oggetto di trent’anni di indagini di questa grande fotografa.
Elisabetta Kluzer
D’ARS year 48/nr 196/winter 2008