il morbo di osgood-schlatter

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IL MORBO DI OSGOOD-SCHLATTER
Il tendine rotuleo è una grossa struttura fibro-elastica tesa fra la rotula e la parte superiore
della tibia. Nei giovani la parte più debole è rappresentata dal punto di ancoraggio del
tendine sulla tibia costituito da osso e cartilagine ancora immaturi.
Questa zona della tibia è chiamata apofisi e viene enormemente sollecitata negli sport
soprattutto durante il salto.
Le strutture in via di maturazione, nuclei di ossificazione apofisari secondari (apofisi tibiale
superiore, apice della rotula) e la cartilagine di rivestimento dei condili femorali (cartilagine
articolare di accrescimento), sono le più sensibili ad un aumento di utilizzo sportivo del
ginocchio durante la fase di crescita.
I meccanismi che provocano queste lesioni sono variabili: trazione su una inserzione
apofisaria, impatto su cartilagini articolari,compressioni, trazione.
A volte vi è una combinazione di più fattori favorenti l’insorgenza. Di fondamentale
importanza poi è il fatto che solitamente le strutture muscolari e le strutture tendinee si
accrescono in lunghezza meno velocemente dell’apparato scheletrico.
Si possono avere essenzialmente tre variabili:
- osteocondriti della tuberosità tibiale anteriore, malattia di Osgood-Schlatter,
- poliosteocondrosi dei condili femorali,
- osteocondrosi dell’apice della rotula (malattia di Sinding-Larsen-Johansson).
Il Morbo di Osgood-Schlatter rappresenta il 25-30% delle osteocondriti della crescita e il
50% delle osteocondriti del ginocchio.
L’anno di comparsa dei sintomi è sempre più tardivo nei ragazzi che nelle ragazze a causa
dei differenti tempi di maturazione: 13 anni per i ragazzi, 11 per le ragazze e i primi
rappresentano il 60-80% dei casi.
La precocità ma soprattutto l’intensità della pratica sportiva sembrano determinanti nella
manifestazione sintomatologica della patologia.
Il calcio è largamente in testa negli sports praticati dai ragazzi colpiti dalla sindrome
davanti al tennis, al basket e alla ginnastica.
L’intensità della sintomatologia è variabile dall’insorgenza durante lo sforzo all’insorgenza
solo durante la palpazione o contrastando l’estensione del ginocchio.
Si associa una tumefazione localizzata e un gonfiore sull’apofisi tibiale che, proprio per la
tipica localizzazione, può essere interessata da traumi acuti con peggioramento della
sintomatologia.
La radiografia deve essere comparativa e in più proiezioni. In tal modo l’esame radiologico
permette di:
- precisare lo stadio maturativo importante per le indicazioni terapeutiche
- eliminare la presenza di altre osteocondrosi del ginocchio,
- quantificare l’entità della lesione: frammentazione , ipertrofia, ossificazione intra-tendinea.
L’ipertonia o la retrazione del quadricipite giocano un ruolo indiscutibile nella malattia.
Intervenire correggendo questi due aspetti aiuta sia a prevenire che a risolvere la stessa.
Infatti accanto al riposo assoluto dall’attività intensa che acutizza il dolore, accanto ad un
uso il più limitato possibile di antidolorifici, è consigliabile lo stretching della catena
muscolare posteriore dell’arto inferiore , in particolare con esercizi e con posture protratte
( anche 4-5 minuti ) degli ischio-tibiali.
Ci si può fare assistere da un valido fisioterapista che può utilizzare sapientemente anche la
tecnica PNF.
Se trascurata la malattia può causare dolore anche in età post-puberale, rendendo necessario
un intervento chirurgico per rimuovere i frammenti ossei, o il distacco definitivo dell'apofisi
dalla tibia, ove sarà anche qui necessario un intervento chirurgico per ricongiungere le parti.
Solitamente il dolore si riduce di intensità con il riposo assoluto sì ma non totale perché il
movimento è opportuno non venga sospeso magari con una moderata attività di passeggio,
con il ciclismo o con il nuoto.
Il trattamento sistematico locale con ghiaccio, applicato per periodi di almeno 30 minuti in
più momenti della giornata, è molto utile.
Il nucleo di ossificazione raggiunge la sua completezza funzionale solitamente tra i 16 e i
18 anni e dopo tale epoca non vi è più dolore nella sede specifica.
Non vi sono complicanze a lungo termine, a parte eccessiva prominenza del tubercolo
tibiale.
Solo occasionalmente può residuare qualche scheggia ossea che può dare sintomi obiettivi e
che richiede la rimozione chirurgica.
Ottobre 2009
Dr. Paolo Colombo, medico sociale Manara Calcio Barzanò ( Lecco)
ALLENAREB
ENE
Firmato digitalmente da
ALLENAREBENE
ND: cn=ALLENAREBENE, o=www.
allenarebene.it, ou,
[email protected], c=IT
Data: 2009.11.04 23:36:27 +01'00'

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