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RIVISTA D'ARTE E DI CULTURA
di cI adati sui campi (lel dovere e della fede;
di coloro che confortarono la squallida agonia, con la visione dell'Italia redenta d'ogni
servaggio e arbitra del proprio destino.
Ed io sento che, sopra le pianure ed i
clivi della penisola, aleggia, propizio e benedicente alle fatiche dei superstiti, l'anima di
quanti — dalle oscure profondità del medioevo fino alle superbe settimane dell'immane
e santo olocausto — sognarono, col prodigio
del pensiero e dell'azion), con l'eroismo del
dolore e dell'entusiasmo, il cammino lungo
e faticoso della redenzione.
Lo spirituale corteo rievoca non visto i
millenni della storia, testimone di tre imperi;
passa fra il Palatino e l'Aventino, là dove
la lancia romulea frondeggiò quale simbolo
del nostro genio di razza; vola sul foro me-
morando, che vide sprigionarsi dall'urto delle
passioni sociali il criterio della equità ; costeggia il Vaticano, che estese i confini della
romanità cesarea, traendovi dentro tutti i
dolenti della vita ; attinge la vetta del Giannico garibaldino, che, nei vesperi purpurei, arde come rogo di speranza; chiama
intorno a sè le ombre dei forti', che — dalle
Chiuse d'Ivrea alla Terra di Tancredi, dalle
rocce d'Aspromonte agli spalti di Venezia,
dallo scoglio di Quarto al lido di Marsala -.–
errano anelanti per tatto il cielo della patria, e sale, sale, sale ; sale per raccogliersi
ed inchinarsi intorno al simulacro di Dante,
simbolo eterno del genio e della coscienza
nazionale.
FINE
P. MARTI
DIRLETTI PULIE51-=
Lo studio dei dialetti è importantissimo,
perchè, essendo essi, come il nostro sommo
poeta Dante Alighieri affermava, ii generanti della nostra meravigliosa lingua, è
opportuno conoscere di ciascuno di essi le
origini e le derivazioni per potersi fare una
idea esatta del contributo che essi portarono
alla sua costituzione e formazione.
E poichè è a tutti oramai noto che i
dialetti meridionali, sotto l'aspetto lessicologico, costituiscono una vera e grande miniera di vocaboli formati nella massima parte
di elementi latini e greci, di cui hanno quasi
sempre la radicale, non è difficile intendere
che sono appunto le voci dialettali meridionali quelle che, in gran parte, formano il
maggior numero di parole italiane che costituiscono, quindi, il corpo ed il fondo del
nostro dizionario. E che questa sia un'affermazione esatta, è dimostrato dal fatto che
l'area o zona dei dialetti meridionali è superiore di molto a tutte le altre, abbracciando essa la Calabria, la Puglia, la Basilicata, gli Abruzzi, il Molise, il Napoletano,
la Sicilia ed anche la Sardegna e la Corsica.
Il che chiaramente dice che, nella geografia
linguistica, i dialetti meridionali occupano un'estensione maggiore degli altri, se non quasi
uguale a quella di tutti gli altripresi insieme.
E ciò ha indubbiamente una grande importanza, non soltanto dal lato quantitativo
dei vocaboli, ma anche dal lato qualitativo,
perchè moltissimi vocaboli dei dialetti meridionali si ritrovano anche nelle zone delle
diverse provincie italiane. Mentre cosi non
avviene delle voci di altri dialetti, le quali
assai difficilmente si riscontrano nella nostra
grande area meridionale. « Onde non sarebbe ardito affermare, per il rispetto lessicologico — scrive il Bertoni nell'Italia dialettale (U: Hoepli, edit. - Milano) -- che le
parlate calabro-siciliane, a ragione di esempio, costituiscono una vera e propria lingua ».
E poichè nelle parlate calabro-siciliane è
compresa la zona dialettale che, dalla Calabria, attraversa la Puglia, la Basilicata, il
Molise, gli Abruzzi e la Campania, arriva in
Sicilia ed anche in Sardegna e in Corsica,
è facile argomentare che il massimo contributo è dato dai dialetti meridionali ed in
gran parte dalle voci loro alla formazione
della nostra divina lingua italiana.
Ciò è abbastanza chiaro, come è anche
chiarissimo che questi vocaboli di questa
grande zona meridionale, nati dai vari ,dialetti, si andassero poscia affermando, viaggiassero per le altre regioni d'Italia, portati
dalla lirica di quel tempo, che allora fioriva.
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magnificamente nel Regno di Puglia e di
Sicilia.
Come è facile comprendere anche che
questi vocaboli stessi lottavano, vincevano
e morivano, ed in questa loro continua esplicazione ed evoluzione subivano la loro varia
sorte, a seconda la maggiore o minore resistenza. Ed i maggiori, più importanti e
lunghi viaggi intorno all'Italia sono stati
indubbiamente compiuti dai vòcaboli meridionali, pugliesi e siciliani specialmente, per- _
chè alla corte, che era sempre vagante, di
Federico II, di Manfredi e di Ruggiero, ol
tre in Palermo, anche in' Melfi, Barletta,
Castel del Monte, Lagopesole, Lucera ed
Orte, convenivano da tutte le parti della
Penisola i più eminenti uomini, prosatori,
romanzatori e gente che ave \a gran bontade,
che apprendevano le dolci canzoni, che costituivano il miglior veicolo di esportazione
della nostra lingua, in cui fin d'allora i pugliesi tanto distinguevansi.
I vocaboli dialettali pugliesi, come quelli
che maggiormente derivano dal latino e dal
greco e che più si avvicinano perciò alla
lingua parlata, hanno percorso quasi tutte
le regioni d'Italia, mostrando la loro grande
Fer cui ancora oggi una buona
parte di essi vivono e vivranno sempre nel
nostro vocabolario, il cui fondo è costituito
essenzialmente di voci, di dizioni e di termini di quella lingua romana rustica, che
era specialmente parlata 2 scritta nelle provincie meridionali ed in Puglia maggiormente.
E poichè dalla lingua latina ha principalmente avuto origine e derivazione la lingua italiana, è chiaro che il dialetto pugliese, per il riscontro delle sue voci e per
le luasi identità coi vocaboli latini e greci,
che — come già dicemmo — si trovanti nei
suoi parlari in non piccola copia, riescirà
maggiormente facile ed intelligibile a tutte
le altre provincie d'Italia.
Ed a meglio ribadire questa mia affermazione, valga la autorità del Berloni, che,
nel suo libro avanti citato, così testualmente
scrive: « Nella così detta lingua letteraria
« l'elemento greco è abbondantemente rap« presentato (per esempio busta, zio, eramo,
«. ecc.); ma un numero notevole di voci•
« preziose di origine ellenica vive unica« mente nei dialetti e, • come è naturale,
« sopra lutto, nei dialetti meridionali. Il vo« cabolo organo21 assume si(rnificati diversi
« ed interessanti in dialetti settentrionali e
meridionali: a Venezia, Padova, Bergamo,
« abbiamo organ « ()degno » (nell'Istria
« valgano, vengano significa « aratro » ed è
« patrimonio forse latino); nell'Abruzzese ru« vane ha il senso di « stoviglie » e così
« nel siciliano (grani). A Napoli rovane
usasi per « vaso », a Irpino, rovane « va« sellame », a Cosenza urganu « utensile ».
Il Valson. L'era, Monf. Vanvera « scoiattolo » (cun. v invere e donnola ») devo« no rispecchiare un greco latino viverra
« (grec. mod. berberilza « scoiattolo .») men« tre è probabile che l'antico italiano sche« ruolo, schiruolo e emil, &ira/ « scoiattolo » non si stacchino dal greco oxion« ross. Il lucchese pasinala e pane cotto
« sotto la cenere » è il greco paximali ; il
« Merid. triminu « frumento marzuolo » non
« è che il greco triminu. Vengono rispet« tivamente da Kantos da oixunza e da sidi
« il Francavill. cangiu « cerchio di legno »
« del setaccio; il Tarant. orchimu « ingom•
« bro », « massa » e il leccese sita « melagrana » ; così il Calabr. scaracci « pae lizzata, vallo, ovile » rifletterà un xaration; il Mater. candres ; Francav. centra
« « chiodo » saranno un xen'ron sentra ; i
« siciliani laddarita, lardarila, Calab. tad« darita e lz'Irida «
» non po« tranno non essere un greco lusterida per
« uncterida. ll Sicil. grasta, « vaso, coc« cio » viene da gastra, il Tarant. melana
« ed il leccese cilona, castrigan, cilona « tar• taruga » rispecchiano siqúramente un greco xeloni ».
Da tutto ciò una conclusione balza fuori
ed è questa: che i dialetti meridionali, ed
il puglies 2 in ispecie, contengono più gran
numero di voci greche e latine, che maggiormente si avvicinano alla nostra lingua
parlata e scritta, e che quindi questi dialetti
stessi sono i più intellegibili e come tali ben
a ragione ebbero il vanto e l'onore di contribuire in gran parte alla formazione della
nostra magnifica favella.
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RIVISTA D'ARTE E DI CULTURA
Per una fatale e forse anche provvidenziale legge biologica e storica, pare oramai
certo che i migliori fermenti per il risorgere
delle nazioni siano proprio costituiti dai dolori, dalle sventure e dalle oppressioni. Il
dolore umano è dunque il lievito della libertà e della grandezza dei popoli — e,
quanto maggiore è l'oppressione, tanto più
sollecita si ridesta la coscienia di affrancarsi
dalt'altrui schiavitù.
La 'storia della Puglia è una catena di
dolori e di strazi derivanti dalle tardo varie
dominazioni e signorie che la Oppressero, la
torturarono, la spogliarono ; onde il grande
bisogno della rinascita e della rivoluzione latante negli animi dei cittadini e che poscia
scoppia e si manifesta in una esuberanza
meravigliosa con Melo, Datto e Argiro. Ma
la prima, la più grande rivoluzione, la compiono i dialetti, che tendono a sostituire
una propria lingua a quella dagli aborriti
invasori e dominatori, ger cui
La fortUnala /erra
Di Puglia fu, del suo . sangne, dolente
Per li Romani e per la lunga guerra,
che, dell'anella, fè sì alle spoglie
Come Livio serive, che non erra.
DANTE — INFIMI,. XXVIII.
Le prime voci italiani volgari cominciano
a far capolino in Puglia fin dall'anno '815,
come scorgesi nel Carlulariunz cuj5ersamense
dell'Illustre Abate Morea. Buoni documenti
per riscontrare come in quel tempo era
scritto il volgare italico, in Puglia, oltre i
Diurnali di Matteo Spinelli ed i Frammenti
dell'anonimo di Trani, sono i volumi del
Codice Diplomatico Barese, pubblicato per
cura della Comm. Prov. di Arch. e Storia
Patria dai prof. G. B. De Rossi e F. Nitti
di Vito (Trani - V. Vecchi - 18971. Essi
costituiscono una, miniera di termini e di
voci pugliesi, greche e latine del basso impero,
che si riscontrano fin dall'anno 939, in pergamene, diplomi, contratti, ecc. Ne diamo
qui un sommario elenco : Abbio = avo —
ammono = per bene — ampuila = ampolla — arcello = archetto — armaro =armadio — astrago =---- astrico — azi.a =
ascia — balconcello — piccolo balcone —
barbano e barba = zio paterno — buttale
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= boccale o bocca del pozzo — verzaro
macellaio — calverziere — buccerio
camicia —
dara = caldaia — camisa
camarella = piccola camera — cardaturo
strumento per cardare — carraria
casa, abistrada carreggiabile -- casella
tazione piccola — cervelli = orecchini —
civarie — cibo — cluso = chiuso — cocebelino = cocevole — cucuma = utensile
di cucina per.I'acqua — conzobrino e cossoprino = cugino conciatura riattazione — curte =• corte — curtina , cortina o padiglione del letto — costale =
fianco -- demestico = domestico — deserte = territorio non coltivato —. dia e
die — giorno — enzitella = albero di fresco innestato — faciolo
fazzoletto — fatiggio = lavoro — gradi — gradini — gunlaborare — lavorare
n°11a
gonnella
— lacora — pozzi delle campagne — lama
luogo abbandonato — letticello lettino — libello — istrumento — luto =
creta, cemento — mandile = aschigamano
— marittima = spiaggia — matina = terreno coltivato — matrina madrina —
musto = natilo = nativo — ortale = luogo per orti — oliba = oliva — padule =
terre vicino al mare — palmento = stabilimento vinario — pecia e pezza = terreno
coltivabile — pastino = terra coltivata —
pettacaro
bottegaio — plumaccio = guanciale — stuppla = stoppia — tobalea =
tovaglia tarpito = trappeto tripide
= treppiede — usura = interessi — vindere = vendere — vineale = terreno piantato a vigne — vobi
buoi — zito e zita
= sposi novelli.
Il vocabolo barba, barbano, usato da
Dante, è voce propriamente pugliese; ed il
vocabolo ammodo che credesi fiorentino, è
voce anche nostra e così tante e tante altre, che a riportarle tutte vi sarebbe da
riempirne pa:ecchi vòlumi.
E di tale opinione fu anche il Bembo,
che, colla sua grande autorità, riconobbe che
moltissime voci del dialetto pugliese sono
antichissime e adoperate da scrittori fiorentini e dallo stesso Dante, qnali have per
ha; udio, semtio, &Parti° per udì, sentì,
dipartì; passa°, nzostrao, cangiao, loccao, do-
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F1 E
mandao discerneo per passò, stò, cangiò,
toccò, domandò, discernè ; _Tacere per fare ;
bevere per bere; cadette, lacelle, seguelte ed
altri simili, che posero Dante ed il Boccaccio nei loro versi e che della lingua propriamente fiorentina non sono, o sono della
moita antica napoletana, pugliese o siciliana; ho visto per ho veduto, non è della Toscana ; avemo per abbiamo ; deggio,
veggio, sappiendo, dobbiendo, per debbo,
veggo, sapendo, dovendo ; die per dì, fue
per fu, aggio per ho, redire per ritornare e tantissime altre voci che sono pro-
prio dei dialetti meridionali e pugliesi .specialmente.
Concludendo, possiamo perciò affermare
che per ragioni tecniche, politiche e storiche, i
dialetti meridionali e pugliesi sono dunque i più
importanti . ed i più antichi, onde giustamente
il sommo Galiani nel suo libro Dilla lingua
napoletana, appella il dialetto pugliese primogenito fra i dialetti italieni e come tale non
poco fu il contributo che esso portò z.11a formazione e costituzione della lingua italiana.
Mola di Bari, gennaù, 1024.
GIOACCHINO GAMBATESA
11 filonumento.ai difensori e martiri di Otranto nel 1480
=r
Alla presenza dell'Augusto Principe Ere- di il bel sole di levante, di fronte a quel mare
latino così aspraditario Umberto di
mente minacciato
Savoia, il 3 DiITIonumento agli Eroi di Otrd nto dci 1.4.80
da tiranni conqui•
cembre del decorDorfonet
tsimi.
statori. Il compianso anno, veniva soto patriota Duca Silennemente inaugismondo Castrogurato il monumediano, cui si demento a gli Eroi
ve per primo l'iotrantini che, su
dea del nobile ricorlo scorcio del Se
do, avrebbe volucolo XV, seppero
to darvi un' imarrestare !a marcia
pronta speciale e
trionfale dell' Islacaratteristica, formismo nella nostra
mandolo con le
Penisola ed affergrosse palle di gramare, col loro sunito che qui si lanblime sacrificio, i
ciavano dai Turdue più puri ideali
di una fede indechi durante l'asfettibile in Dio e
sedio, e che ora
nella Patria.
si vedono collocate in 'vatti punti
Sorto ad iniziadella nostra città.
tiva di un comiMa col mutar
tato locale ed in• idei tempi mutano
coraggiato da una
anche le idee ! Sotpubblica sottoscrito la presidenza efzione, alla quale
fettiva del pio e
hanno concorso Socompianto Presule
vrani, Ministri,
Cardinali, MuniciMonsignor Gaetapi , Enti morali ;
no Caporali, Arciquesto gioiello delvescovo Primate di
Otranto, sorse un
l'arte scultoria, unico nel suo simbolo, tipico nella sua forma, per_
vero e solerte Comitato, di cui, con solil suo posto di collocamento sembra che guar
lecita espansione il nostro Re accettò la Pre-