lo svizzero-tedesco e il dialetto ticinese vanno bene
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lo svizzero-tedesco e il dialetto ticinese vanno bene
Wortschatz Lo svizzero-tedesco e il dialetto ticinese vanno bene a cura di Dario Robbiani Lo schwitzerdütsch e il dialetto ticinese non sono minacciati, ma nel mondo 2’500 idiomi e dialetti arrischiano di scomparire. Lo afferma l’Atlante delle lingue pubblicato dall’Unesco. Anche se molte lingue moriranno, poiché nessuno le parla e capisce, il mondo rimarrà una babele di lingue. Sono 6 mila i vari idiomi e lingue parlate e scritte. Non ci sono solo l’inglese, lo spagnolo, il cinese, l’arabo, il francese e il tedesco. Nella Siberia russa 35 persone parlano il chulym. Sono poche centinaia gli eredi dei pellirosse che si esprimono nelle lingue dei vecchi Apaches e Dakota. Si sentono nei film western e per i visi pallidi ci sono i sottotitoli oppure il linguaggio dei gesti. Anche in Malesia, Australia, Africa e America del Sud vi sono parlate misteriose lingue, trasmesse oralmente e parlate dai vecchi che non conoscono il telefonino, il vocabolario e la scrittura. Sorpresa! Anche in Italia ci sono dei dialetti scomparsi o in via di estinzione. Per esempio il griko (Salento e Calabria), il croato molisano, il tedesco walzer che si parla in certe regioni discoste della Val d’Aosta. Secondo l’Unesco sono ben 31 gli idiomi italici in pericolo. Qualcuno potrebbe dire che sono “lingue morte”, che non servono per comunicare, che sono una curiosità, roba da museo. Secondo i linguisti dell’Unesco “ogni lingua è un universo e se muore il danno è irreparabile”. Chi sono i killer delle lingue minoritarie? In passato il colonialismo. Si doveva imparare la lingua dei coloni, il romano, il greco, il francese o l’inglese. In Ticino gli avi hanno dovuto imparare lo svizzero tedesco dei balivi. Assassina è l’emigrazione. Gli emigrati dovevano arrangiarsi con la lingua del nuovo paese. Gli emigrati italiani negli USA hanno inventato il broccolino. I Gastarbeiter sui cantieri e nelle fabbriche svizzere hanno imposto l’italiano quale lingua franca. Un italiano pittoresco: grancassa per cassa pensione, banoffa per stazione ferroviaria, ascula per la scuola. Adesso è l’economia che detta l’uso delle lingue. Sono i paesi emergenti a schiacciare i dialetti: la lingua più parlata non è l’inglese bensì il cinese mandarino (un miliardo e 200 milioni di parlanti). Subito dopo l’inglese arriva l’hindi (la lingua più diffusa in India). Quindi lo spagnolo. Accanto a quelle che muoiono ci sono le lingue che rinascono, come il dialetto lombardo, insegnato nelle scuole ed esposto sulla segnaletica stradale. O quelle che si allargano: il tedesco la lingua degli affari in Europa, l’italiano è la lingua del bel canto e della moda. Ecco perché i ticinesi non devono pretendere che gli svizzeri tedeschi abbandonino il loro idioma concentrandosi sul buon tedesco. A loro volta i germanofoni devono accettare che i ticinesi e i grigionesi parlino in dialetto. È un segno di intelligenza e vitalità e non d’ ignoranza e nostalgia. minacciati: bedroht scomparire: verschwinden una babele di lingue: ein Sprachen-Durcheinander eredi dei pellirosse: Nachfahren der Rothäute visi pallidi: Bleichgesichter linguaggio dei gesti: Zeichensprache trasmesse oralmente: mündlich übertragen in via di estinzione: vom Aussterben bedroht discoste: abgelegenen roba da museo: Museums-Ware il danno è irreparabile: der Schaden ist nicht wiedergutzumachen gli avi: die Ahnen balivi: Landvögte lingua franca: Verkehrssprache detta: diktiert rinascono: wieder aufleben abbandonino: aufgeben