LIMITLESS di Neil Burger INTERPRETI: Bradley Cooper, Robert De

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LIMITLESS di Neil Burger INTERPRETI: Bradley Cooper, Robert De
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LIMITLESS di Neil Burger
INTERPRETI: Bradley Cooper, Robert De Niro, Abbie Cornish, Andrew Howard, Anna Friel, Johnny
Whitworth, Tomas Arana, Robert John Burke, Darren Goldstein, Ned Eisenberg, T.V. Carpio, Richard Bekins,
Patricia Kalember SCENEGGIATURA: Leslie Dixon FOTOGRAFIA: Jo Willems MUSICHE: Paul LeonardMorgan MONTAGGIO: Naomi Geraghty SCENOGRAFIA: Patrizia Von Brandenstein DISTRIBUZIONE:
Eagle Pictures NAZIONALITA’: USA, 2011 DURATA:105 min.
PRESENTAZIONE E CRITICA
Eddie è un giovane scrittore di scarso successo ad un passo dal baratro. Lasciato dalla fidanzata, con l’editore che gli tiene il fiato sul collo
per un libro che sembra non arrivare mai, e vicino allo sfratto, si ritrova sul palmo della mano destra la risposta a tutti i suoi problemi. E’
una pilloletta, una ’smart drug’ top-secret che è in grado di ‘amplificare’ le capacità intellettive di chi la assume, facendogli usare il 100% del
proprio cervello. Una volta presa, Eddie finisce per non poterne fare più a meno. Il farmaco NZT gli stimola ogni sinapsi, trasformandolo
in un autentico genio. Eddie riesce a ricordare tutto ciò che ha mai letto o sentito e ad imparare qualsiasi lingua in un giorno, riesce a fare
equazioni complesse e ad ingannare chiunque incontri, finendo per sfondare nel mondo della finanza, guadagnando 2 milioni di dollari in
una settimana. Le sue imprese attraggono il magnate della finanza Carl Van Loon, che lo invita a fare da mediatore per la più grande fusione
nella storia delle corporation. Ma questo espone Eddie a persone che farebbero qualsiasi cosa pur di impadronirsi del suo rifornimento di
NZT, tanto da farlo finire in un incubo, tra morti, inseguimenti e vuoti di memoria. Perché il magico farmaco ha anche delle pericolosissime
controindicazioni… Un avvio fulminante, folgorante, quasi entusiasmante. Grazie ad una regia sorprendente, adrenalinica, a tratti visionaria,
estremamente originale e mai banale, con un montaggio incalzante ed un ritmo che ricorda il Guy Ritchie delle origini, LIMITLESS
conquista immediatamente l’attenzione dello spettatore. Il lavoro fatto in cabina di sceneggiatura è ottimo, il personaggio interpretato da
Bradley Cooper sfaccettato ma non troppo, così come limitati sono gli intrecci narrativi, mai particolarmente complessi. La scelta vincente
di Neil Burger è puramente visiva. Coraggiose e maledettamente riuscite le sue idee ‘allucinate’, tra angolazioni folli e prospettive assurde,
chiamate a dover giustificare e rendere credibile un perdente ‘tipo’ diventato improvvisamente ‘Re del mondo’ grazie ad una droga. Una
droga capace di soddisfare l’ambizione dell’uomo comune, probabilmente pronto a tutto pur di arrivare all’agognato successo. Per riuscire
nell’impresa Burger si è aperto all’Universo dei ‘fractal’, disegni auto-replicanti, per poi affidarsi al direttore della fotografia, Jo Willems,
chiamato a dividere i ‘due mondi’ di Eddie, in modo da poter interpretare lo stato d’animo del suo cervello. La macchina da presa è
ciondolante e i colori sono grigi, cupi, sgradevoli e squallidi quando Cooper non si fa di NZT, per prendere luce, vita, forza, ed energia nel
momento stesso in cui il protagonista si ‘droga’, con colori più patinati e sgargianti, e un punto di vista in soggettiva, con obbiettivi più
larghi ed ordinati. Due stili ben amalgamati, per una regia di grande ‘personalità’(…).
(www.cineblog.it)
Il cervello del cinema e quello del suo spettatore non funzionano in modo troppo dissimile. Oltre al fatto che molte delle tecniche utilizzate
dai film (ad esempio, il primo piano e il flashback) appaiono come la visualizzazione diretta di alcuni processi mentali (l'attenzione e il
ricordo), entrambi si dice siano capaci di sfruttare solo una piccola parte delle loro potenzialità. Cosa significa quindi sfruttare al massimo
queste capacità, neuronali o estetiche che siano? Per il protagonista di LIMITLESS significa diventare improvvisamente un genio poliglotta
della letteratura e dell'alta finanza. Per il suo regista Neil Burger, significa invece poter utilizzare liberamente e senza vincoli tutti gli effetti
più esaltanti e barocchi maturati dall'estetica del videoclip. Dopo aver lavorato con iridi ed effetti seppia per dare una patina da favola d'altri
tempi agli illusionismi del mago Eisenheim nella Vienna di fine Ottocento (The Illusionist), stavolta Burger si serve di espedienti tecnici più
all'avanguardia, attraverso un impiego ardente e ardito di fisheye, morphing e zoom. E proprio in quella infinita zoomata in avanti dei titoli
di testa, con la quale attraversiamo tutta Manhattan come in una mise en abyme, possiamo leggere l'intera configurazione del film. Che altro
non è se non una corsa frenetica fra vari generi, una dissolvenza continua fra molteplici suggestioni narrative, sovraccaricate dalle eccitazioni
di una sostanza stupefacente. Ci sono davvero poche barriere non varcate in LIMITLESS (la fantascienza, l'action movie, il thriller), così
come molti sono i luoghi tipici dispiegati nell'arco del racconto (la cospirazione politica, la mafia russa, l'alta finanza, la dipendenza dalle
droghe). Ognuno di questi input non è tanto finalizzato alla costruzione di una sceneggiatura rigorosa e complessa, quanto a introdurre
nuovi stimoli per permettere al “cervello” della macchina da presa di Burger di perseguire un continuo esercizio di stile concitato e
galvanizzante. LIMITLESS è perciò, fin dal suo titolo, quasi un manifesto per l'estetica postmoderna, il trionfo di un cinema medio
votato principalmente all'esaltazione dei sensi e all'immersione continuativa. E tuttavia, se il film funziona è proprio in virtù della sua
“medietà” esibita. Nella storia di un mediocre scrittore che, grazie a una pillola sintetizzata da un ex-spacciatore, diventa un genio
incredibilmente attivo e sagace, possiamo leggere anche il percorso creativo di un film con evidenti falle di sceneggiatura e ambiguità
tematiche, che, attraverso un utilizzo brillante degli artifici visivi dell'avanguardia pop, risulta comunque capace di vitalizzare e stupire il suo
spettatore, annullando la sua soglia di credenza e la percezione del passare del tempo.
(Edoardo Becattini www.mymovies.it)
La premessa del thriller-noir fantascientifico LIMITLESS - e cioè l'esistenza di una droga che consente all'individuo di sfruttare al 100%
le sue capacità cerebrali – risponde a un'esigenza squisitamente contemporanea e insieme antica. Da Eschilo al Faust, passando per il
personaggio di Ulisse dell'Inferno dantesco, il sacrificio dell'umana felicità, integrità e salvezza eterna in nome del sapere ha sempre
interessato e sedotto individui di ingegno. Ora, in un film che non ha alcuna pretesa di filosofeggiare e che ha la facile fruibilità di un popcorn movie, questo dilemma esistenziale diventa una vera e propria calamita per lo spettatore, che fa immediatamente proprie le
insicurezze e il senso di inadeguatezza dello scrittore fallito Eddie Morra. E' bravo questo Bradley Cooper che alcuni già chiamano il
nuovo Tom Cruise. La sua naturalezza davanti alla macchina da presa, la sua beffarda autoironia e, nel caso specifico, il suo uso insistito
della voce off ci rendono impossibile non parteggiare per il suo personaggio. E questo anche per un'altra ragione. Seppure aiutato da una
sostanza stupefacente, Eddie Morra conquista il mondo non grazie a geni della lampada, trucchi e inganni o suonanti dollaroni, ma
unicamente per mezzo della sua intelligenza. Poteva succedere solo nel paese meritocratico per eccellenza, l'America, dove anche un genio
magrolino e con ai piedi sandali e calzini può diventare una star.
Buona la premessa dunque, e buona, anzi ottima, l'interpretazione dell'attore protagonista (…).
(Carola Proto in www.comingsoon.it)