speciale - Missio Immaculatae International Onlus

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speciale - Missio Immaculatae International Onlus
Rivista bimestrale di spiritualità mariana e missionaria - Poste Italiane S.p.a. - Sped. Abb. post. DL 353/03 (conv. in L. 27/02/04 n.46) art.1c.2
14 Agosto 2010
15 Agosto 2011
SPECIALE
GMG Madrid 11
ANNO 7 - LUGLIO - AGOSTO 2011
Anno Kolbiano
4
AD GENTES
La Cina oggi
N. 4 LUGLIO - AGOSTO 2011
SOMMARIO
4
analisi & opinioni
Quale futuro per i giovani della generazione della GMG di Madrid ?
SPIRITUALITA’ MARIANA
6
La Povertà di Maria Santissima (P. Stefano M. Pio Manelli)
MAGISTERO MARIANO
7
La Madre di Dio e il Mistero Pasquale (P. Pierdamiano M. Fehlner)
9
MARIA NELL’ARTE
12
ALLA SCUOLA DI MARIA
16
MARIA SANTISSIMA: MISTERO E RIVELAZIONE
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MARIA E LA VITA SOCIALE
21
AD GENTES - DOSSIER: La Cina oggi (a cura di P. Alfonso M. A. Bruno)
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79
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La Terza rivoluzione (P.Alfonso M.A. Bruno)
Cina: Una Chiesa che soffre. Intervista a p. Bernardo Cervelllera (P.Alfonso M.A. Bruno)
La Cina Mariana (Xixi Cheng)
Chiesa cinese e Diritto Canonico. (Mario Castellano)
La missione della musica (Sr. Maria Cecilia Manelli)
Come la Cina ci sottometterà (Mario Castellano)
Cinafrica. Pechino alla conquista del continente nero (Mario Castellano)
A TU PER TU
La Madonna dell’Almudena, Patrona di Madrid (Reginaldo Bianchi)
86
Complotto antinatalista dalla Libia?
Maria c’insegna l’orazione mentale (Massimo Introvigne)
La compassione e morte mistica di Maria (Joaquim Ferrer Arellano)
I volti
di questo numero, in una rivista
per le anime con “un’anima”.
33
L’Assuzione di Maria: Segno e speranza per ogni uomo e civiltà (P.Alfonso M.A. Bruno)
I SANTI E LA MADONNA
Rivista bimestrale mariana-­missionaria dei Francescani dell’Immacolata
Autorizzazione del Tribunale di Isernia n.116 del 10/11/2004
Sped. Abb. post. DL 353/03 (conv. in L. 27/02/04 n.46) art.1c.2 DCB -­ Roma Proprietario Associazione Casa Mariana Editrice
Direttore responsabile: Alessandro Apollonio Coordinamento: Alfonso Bruno (caporedattore) [email protected]
Redazione: Mario Castellano, Vincent Michael Egbu, Alan Bernardino Wharton, Immacolato M. Acquali, Massimiliano Degasperi, Gabriella Iannellli, Jessica Mauta, Ireneo M. Tenzon.
Fotografo Ivo Senoner
Consulenti creativi Paola Perini, Pippo Dottorini Segreteria, amministrazione e abbonamenti
P. Gianfrancesco M. Lim -­ info.missio@imma-­
colata.com (Italiano)
P. Elias M. Mills-­ [email protected] (English edition)
S. Alberico Crescitelli, missionario e martire in Cina (Sr. Maria Gabriella Iannelli)
26
SPECIALE GMG MADRID 2011 (a cura di P.Alfonso M.A. Bruno)
27
Cerca la verità mentre sei giovane (P. Paulo Francisco M. Forja)
28
Il logo della GMG di Madrid 2011 (Ignacio Bento Aguillares)
29
La Chiesa italiana e i giovani. Interv. a Mons. Pompili (P.Alfonso M. Bruno)
9HUVRODÀQHGHOODVHFRODUL]]D]LRQH"Intervista a P. Igea (Diego B. Pieralta)
33
La storia di Giulia (Fabio Finazzi)
37
I Francescani dell’Immacolata alla GMG di Madrid (P.Alfonso M. Bruno)
40
Storia della Chiesa in Spagna (Maria Macarena Lopez)
41
I santi spagnoli (Antonio Maria Gonzalo Andrade)
42
S. Giovanni d’Avila novello dottore della Chiesa (Carlo Mafera)
46
Istituti religiosi nati in Spagna (Jorge Costa)
47
I “gloriosi” Alcantarini (Jorge Costa)
48
Spagna, terra di Maria (P. David M. Delacroix)
50
Il rito Mozarabico (Mariano Languasco)
PAGINE KOLBIANE
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62
* S. Massimiliano M. Kolbe, martire della fede e della carità (Fra Ireneo M.Tenzon)
* S. Massimiliano M. Kolbe. Manifestazioni per il 70° del martirio (P.Alfonso M. A. Bruno)
* L’esperienza romana di P. Kolbe e Giovanni Paolo II (Mariano Languasco)
* P. Kolbe e Giovanni Paolo II “Protettori speciali” (P. Alfonso M..A. Bruno)
64
Benedetto XVI nella Repubblica di San Marino (Mario Castellano)
67
IL “CAMBIASTORIE” Importanti novità dalle missioni (P. Alfonso M.A. Bruno)
IN MISSIONE CON IL PAPA
2 | Luglio - Agosto 2011 | Missio Immaculatæ International
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Missio Immaculatæ International | Luglio - Agosto 2011 | 3
analisi
&
opinioni
QUALE FUTURO PER I GIOVANI DELLA GENERAZIONE DELLA GMG DI MADRID?
N
ell’antico rito cattolico della Messa il celebrante inizia le preghiere dicendo: “Introibo ad altare Dei, ad Deum qui laetificat juventu-­
tem meam”.
Il Signore allieta dunque la gioventù dell’uomo, ma più esattamente è la nostra intera esistenza, dall’infanzia fino alla vecchiaia, che deve essere con-­
cepita e vissuta alla luce di Dio.
Perchè, dunque, l’espressione della liturgia?
Perchè è la gioventù la stagione in cui i doni che il Signore ci elargisce possono essere colti e compresi nella loro interezza.
Nell’adolescenza ci manca la comprensione, nell’età matura ci manca il vigore.
Ed è nel pieno della nostra con-­
sapevolezza e del nostro vigore che compiamo le scelte decisive per il futuro.
Ecco perchè -­ tra tutte le stagio-­
ni della vita -­ il Papa ha scelto quella giovanile per coinvolge-­
re i fedeli in una meditazione comune.
Certamente l’oggetto di que-­
sto pensiero condiviso è la tra-­
scendenza, il destino immorta-­
le e sovrannaturale dell’anima, ma la felicità nell’al di là dipen-­
de dalle nostre scelte nell’al di qua, e in fondo dalla nostra stessa felicità nella vita presen-­
te, perchè la vera felicità si rag-­
giunge quando si è coscienti di fare il giusto, di fare il bene, quando si può considerare compiuto il proprio dovere.
E allora ci domandiamo perchè soltanto un Papa cui è toccato governare la Chiesa nell’ultimo scorcio del suo ventesimo seco-­
lo abba deciso di incontrare pe-­
riodicamente, in forma istitu-­
zionale, la gioventù del mondo.
Probabilmente, Giovanni Pa-­
olo II ha pensato alla sua gio-­
ventù.
Egli aveva diciannove anni quando i carri armati di Hitler facevano irruzione nelle pianu-­
re della Polonia, e certamente ha capito in quel momento che non avrebbbe avuto una sua giovinezza, che tutte le sue energie dovevano essere consa-­
crate alla causa della Patria, e alla causa della Fede: due cause che in Polonia avevano sempre coinciso, ma mai come in quel momento particolare, perchè la 4 | Luglio - Agosto 2011 | Missio Immaculatæ International
Partia correva il rischio di peri-­
re, e la Fede con essa.
E allora bisognava prendere alla lettera, come una consegna, le parole dell’inno nazionale: “La Polonia non è ancora morta”.
Per vedere l’aurora della libertà, il Papa avrebbe dovuto attende-­
re l’età senile, quel 1989 che avrebbe fatto giustizia del 1940, e di tutte le successive disgrazie e catene.
Il Papa avrà anche pensato alla generazione precedente, quella dei suoi genitori, quella dei no-­
stri nonni.
Anche per loro la giovinezza finì in un mattino del 1914, e fu spesa per abbattere gli impe-­
ri, per rivendicare o completare l’indipendenza delle nazioni.
Divenuto Papa, Giovanni Pao-­
lo II si trovò davanti la nostra generazione.
Ricordiamo quei giorni come tempo di una chiamata al do-­
vere.
Venivamo da un errore, errore generoso ma non meno grave: avevamo creduto che la libertà si potesse affermare ed accresce-­
re a prescindere dalle idee nel nome delle quali la si rivendica-­
va, avevamo creduto che qual-­
cosa di buono potesse venirci da regimi che si basavano sul-­
la sua negazione, ed il Papa ci disse semplicemente -­ come un Maestro davanti all’errore -­ che il compito doveva essere rifatto, l’errore doveva essere corretto, quelle idee rinnegate, quei regi-­
mi abbattuti.
Dopo un momento in cui re-­
stammo sbigottiti, sia per esser-­
ci sbagliati, sia perchè il nuovo impegno ci parve superare le nostre forze, ci mettemmo all’opera, e quando fu l’ora di congedarci dal vecchio Papa, dal vecchio Maestro, avemmo la soddisfazione di dire a lui e con lui: “Missione compiuta”.
Ora un nuovo Papa incontra una nuova generazione, quella dei nostri figli.
Che cosa dirà loro?
Che la storia non è mai com-­
piuta, che dopo un raccolto ne viene un altro, e tutto questo è certo.
Quale è però il compito loro destinato dalla storia?
Speriamo sia risparmiata alla nuova generazione la prova di dover combattere, ma l’impe-­
gno non è meno gravoso di quello dei nonni, nè di quello dei padri, nè del nostro: essi dovranno salvare un equilibrio difficile, tra il giusto ricono-­
scimento dei diritti dei popoli nuovi -­ che avanzano sullo sce-­
nario del mondo -­ e la preserva-­
zione di quanto di buono vi è nella nostra identità, nella no-­
stra tradizione.
Essere certi delle nostre ragio-­
ni, non credere che altri -­ se-­
condo metodi e principi che non ci appartengono -­ possano risolvere i nostri problemi sen-­
za tuttavia cadere nella presun-­
zione di chi si crede superiore, nè nell’egoismo di chi vuole ecludere gli altri.
Su questo futuro, che appartie-­
ne a loro, i giovani dialogheran-­
no con il vecchio Papa.
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SPIRITUALITA’
MARIANA
di P. Stefano Maria Pio Manelli, FI
Le virtù della Madonna
LA POVERTÀ DI MARIA SANTISSIMA
C
hi ha avuto la grazia di visita-­
re gli scavi archeologici della Nazaret esistente ai tempi di Maria santissima e di san Giuseppe, non poteva non stupirsi a vedere la po-­
vertà estrema di quel piccolo borgo, “Nazaret”, che era ignoto all’intera Bibbia veterotestamentaria.
Quell’umile dimora della casetta della Madonna e di san Giu-­
seppe a Nazaret ci parla ad evidenza della grande po-­
vertà della Sacra Famiglia che visse a Nazaret per cir-­
ca trent’anni, sostentadosi con l’umile lavoro di san Giuseppe falegname.
Era un paese povero, dun-­
que, una famiglia povera, una vita povera: questa è stata la vita di Maria santis-­
sima, la Mamma del Verbo Incarnato, su questa povera terra. Vita umile e nascosta, agli occhi del mondo, co-­
sicchè quando Gesù iniziò a predicare e a insegnare nella Sinagoga di Nazaret, il popolo potè esclamare con sorpresa: «Da dove mai vie-­
ne a costui questa sapienza e questi miracoli? Non è egli forse il figlio del car-­
pentiere? Sua Madre non si chiama Maria?...» (Mt 13, 54-­55). E quando l’apostolo Filippo incontrò Natanaele e gli disse: «“Abbiamo tro-­
vato colui del quale hanno scritto Mosè nella legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret. Natanaele esclamò: “Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?”» (Gv 1, 45-­46).
Ma già prima di allora, la povertà di Maria si presenta a forti tinte quan-­
do deve recarsi con san Giuseppe a Betlemme per il censimento, e pro-­
6 )UDQFHVFR G¶$VVLVL FRQVLGHUDYD OD SRYHUWj³YLUW
UHJDOH´SHUFKpIXODVFHOWDGL*HVHGL0DULD4XHVWDSRYHUWjYRORQWDULDHWUDVILJXUDWDULIXOVHQHOODYLWD
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prio colà giunse il giorno del parto di Gesù, che non potè avvenire se non in una povera grotta-­stalla posta ai margini di Bet-­
lemme (cf Lc 2, 1-­7).
Si può solo immaginare che cosa doveva essere una grotta-­stalla, con dentro due animali, un bue e un asino! Ma proprio quello era il posto dei più poveri, e Maria e Giuseppe trovarono rifugio e asilo soltanto in quel luogo per la nascita del Verbo Incarnato, deposto in una mangia-­
toia, visitato poi dai più disprezzati abitanti del posto, ossia dai poveri pastori (cf Lc 2, 8ss) .
Ugualmente, si pensi anche alla po-­
vertà della Madonna quando dovette 6 | Luglio - Agosto 2011 | Missio Immaculatæ International
presentare Gesù Bambino al Tempio di Gerusalemme, e non potè porta-­
re che l’offerta dei poveri, ossia una coppia di tortore, secondo la legge del Signore (cf Lc 2, 24).
Inimmaginabile, poi, doveva essere la povertà di Maria e Giuseppe con il neonato Gesù in braccio, quando furono costretti, in piena notte, a fuggire verso l’Egitto, attraversando da soli il deserto di Giuda, per met-­
tere in salvo la vita di Gesù Bambi-­
no dalla ferocia omicida di Erode (cf Mt 2,13-­14).
Tornata poi a Nazaret, la Sacra Fa-­
miglia, visse la sua lunga vita, per circa trent’anni, nell’umile nascon-­
dimento rivestito di povertà com-­
pleta nel vitto e nel vestito, nella dimora poverissima e nel faticoso lavoro giornaliero di san Giuseppe falegname. Trent’anni di stenti con lo stretto necessario per vivere, po-­
veri tra i poveri, i più veri “poveri di Jahvè”!.
Ma proprio quella povertà così reale e vissuta serenamente era il segno della ricchezza superna di cui godeva la Madonna con le meraviglie di cui l’aveva arricchita Iddio con l’Immacolata Concezio-­
ne, -­ che è pienezza di ogni grazia -­ con la Maternità divina, la Mater-­
nità verginale, la Maternità regale, la Maternità corredentiva. Quanto più era povera, Maria, tanto più era ricca; quanto più era umile, tanto più era sopraelevata e sublime. Questa è la preziosità della pover-­
tà evangelica che tanto innamorò il cuore di san Francesco d’Assisi, il quale cercò di improntare tutta la sua vita sulla povertà di Gesù e di Maria, e voleva continuamente spec-­
chiarsi nella povertà di Gesù e di Ma-­
ria, chiamando la povertà «virtù rega-­
le, perché rifulse con tanto splendore nel Re e nella Regina» (Ff 788).
MAGISTERO
MARIANO
di P. Pierdamiano M. Felhner, FI
LA MADRE DI DIO E IL MISTERO PASQUALE
Il mistero pasquale è il mistero della nostra salvezza a onore e gloria del Verbo Incarnato, Figlio di Dio. Per la sua gloria tutto il mondo è stato creato e la famiglia umana redenta. mistero pasquale è stato una Inel l volta e per sempre consumato sacrificio di Gesù sulla Cro-­
ce del Calvario e continua sulla terra come in cielo nel mistero eucaristico. Prende il nome da una delle sue principali prefigura-­
zioni dell’Antico Testamento, la Pasqua, “il passaggio” del popolo eletto dall’Egitto, terra d’esilio, at-­
traverso il Mar Rosso verso la terra promessa, il paradiso di Dio. Que-­
sto passaggio si realizza attraverso il sacrificio dell’agnello pasquale.
Inseparabilmente unita a Gesù nella realizzazione di questa gloria è Sua Madre, la Vergine Maria. Gloria che avrebbe potuto essere realizzata in molti altri modi, ma il Padre celeste di Gesù scelse questa modalità: attraverso una Vergine Immacolata, predestinata a colla-­
borare per l’incarnazione del suo Figlio per essere sua Madre. E per questo motivo che è “Socia unica” dall’inizio alla fine della sua gran-­
de opera sacrificale: il lavoro che porta il resto della famiglia umana e l’universo intero a condividere la gloria e trionfo di Gesù. In una parola è sua madre ed è nostra Madre. Gesù stesso mentre muore rende questo punto molto chiaro quando Egli ci affida a sua madre nella persona del discepolo amato. Ciò che questo comporta è rias-­
sunto da san Bonaventura: la no-­
stra Mediatrice materna con Gesù, come Gesù, è il nostro mediatore presso il Padre.
Come la mediazione di Gesù, la mediazione materna di Maria è consumata in e con Lui sul Cal-­
vario e nel mistero eucaristico. Per capire più chiara-­
mente il suo ruolo nella celebrazione del mistero pa-­
squale -­ e quindi partecipare più intensamente nel tempo liturgico che si estende dal Mercoledì delle Ceneri alla Pente-­
coste -­ dobbiamo sempre tenere a mente come que-­
sto ruolo di media-­
zione di Maria nel-­
la consumazione del lavoro di suo Figlio sul Calvario è inseparabile dal suo inizio il giorno dell’Annunciazion-­
ne e dalla sua ces-­
sazione nella piena glorificazione della Chiesa nel “trionfo del Cuo-­
re Immacolato.” Il titolo del capito-­
lo VIII della Costituzione dogma-­
tica sulla Chiesa, Lumen gentium , del Concilio Vaticano II parla di questo privilegio che è per noi la presenza determinante della Beata Vergine nel mistero di Cristo Capo e della Chiesa, suo Corpo. Lei è la Madre della Chiesa perché è prima Madre di Dio, per opera dello Spi-­
rito Santo.
San Bonaventura, il grande teo-­
logo-­discepolo di San Francesco d’Assisi, ha ben delineato questo punto della sua sesta conferenza sui doni dello Spirito Santo. Que-­
sto scritto fu presentato in occasio-­
ne della festa dell’Annunciazione nel 1268, per illustrare il dono del-­
la fortezza e la virtù del coraggio. S. Bonaventura, infatti, ha consegna-­
to due conferenze su questo tema: la prima per spiegare la natura del coraggio e poi ad illustrare cosa si-­
gnificano queste definizioni nella persona della donna forte, corag-­
giosa di Proverbi 31, il sostegno del marito. Questa donna è un tipo di Madre di Dio, un modello di coraggio per non essere superato nell’opera da lei intrapresa come Sposa dello Spirito Santo, a nome del suo Figlio e per conto di colo-­
ro per i quali Egli ha offerto la Sua vita sulla Croce.
San Bonaventura individua tre momenti chiave in questa opera di glorificazione di Cristo e la no-­
stra salvezza, ognuna firmata da un grande coraggio e che coinvolgono ogni aspetto di ciò che si intende con la “nascita” di un bambino. Con questa breve osservazione si può facilmente vedere come in modo molto significativo la profe-­
zia di Simeone illustrerà le implica-­
zioni del Protovangelo, Gen. 3,15, sul ruolo della Donna ivi annun-­
ciata. Questo ruolo si estende sia alla sua prole, Cristo, sia al resto dei suoi fratelli e dei suoi figli, in breve alla Chiesa o Corpo di Cri-­
sto, come Ap 12, 1-­18 chiarisce. Maria fa i conti con il Principe di questo mondo per contrastare con il suo fiat (cfr Lc 1, 38) le seduzioni Missio Immaculatæ International | Luglio - Agosto 2011 | 7
di Satana, contrariamente a Eva che sedusse Adamo. Questa impre-­
sa richiede il coraggio più alto pos-­
sibile, un coraggio corrispondente al fiat del Figlio al Padre nel venire al mondo (cfr Eb 10, 5. ss).
Questi tre momenti sono: dare alla luce il prezzo della nostra re-­
denzione, Gesù, pagandolo con la sua corredenzione. Offrire Gesù al Padre e con Lui Se stessa e i suoi figli. Distribuire Gesù, come uno scrigno di ricchezze, ai membri at-­
tuali e potenziali del Corpo misti-­
co di Cristo che è la Chiesa. Questi tre momenti coincidono con la ri-­
flessione sulla maternità divina, la Redenzione, la maternità spirituale di Maria nella Chiesa dopo la Pen-­
tecoste. Ognuno di questi momenti nella mente di san Bonaventura è anche un aspetto della nascita di Gesù. Altrove, nei suoi commenti sul Vangelo di S. Luca, questo grande Dottore della Chiesa, spiega per-­
ché il terzo mistero gaudioso del Santo Rosario non si limita solo ad un momento della vita di Gesù e della sua Madre Semprevergine. La parola nascita non dice solo un riferimento specifico al momento in cui un bambino è finalmente partorito dal grembo di sua ma-­
dre. E’ proprio dell’essere genitori il mostrare il bambino agli altri, al “pubblico”. Il bambino accolto dalla madre, attraverso di lei è in-­
serito nella società, presentato al pubblico, per gli altri. Quest’ingres-­
so nella vita pubblica, attraverso i genitori è anch’esso una “nascita”, in senso sociale.
San Bonaventura continua a mo-­
strare come lo svolgimento del mistero pasquale è una serie di momenti della nascita di Cristo. Con la sua concezione verginale e l’assunzione di una natura umana senza la perdita della sua divina natura, Cristo “non poteva essere visto” (cf. Gv 1, 18) e quindi non era accessibile a noi; lo è solo in po-­
tenza. E’ con la sua nascita vergina-­
le che Egli diventa effettivamente e direttamente accessibile a persone diverse da sua Madre e questo pro-­
prio grazie a quel primo segno che è la Sua nascita verginale. Il suo battesimo nel Giordano, ricevuto da Giovanni, è una sorta di nascita in cui il Padre introduce il suo ama-­
tissimo Figlio unigenito alla vita pubblica per poi continuare a ma-­
nifestare la sua divinità e volontà di salvezza con i miracoli, a partire da quello delle Nozze di Cana. Ora quello che rappresenta una forma di nascita al momento del suo ministero pubblico, ha lo stes-­
so carattere nella sua consumazio-­
ne sul Calvario e nell’Eucaristia. La morte di Cristo in effetti è il completamento della sua nascita nella Chiesa, o meglio la nascita stessa della Chiesa. Infine, l’incor-­
porazione dei fedeli in quel Corpo la cui nascita è consumato sul Cal-­
vario è una forma di nascita: sotto l’egida della Vergine Madre e dello Spirito Santo (cfr At 1 (cfr Gv 3,1 ss).
Ecco la ragione fondamentale che da’ il coraggio di fare quello che per motivi puramente naturali sembra insensato (cfr 1 Cor 22-­25) e ciò che va oltre la nostra forza: a per-­
dere la nostra vita nella sequela di 8 | Luglio - Agosto 2011 | Missio Immaculatæ International
Cristo al Calvario, nel condividere il sacrificio di Gesù che ci stabilisce come testimoni suoi per la salvezza delle anime, preferendo rischiare la morte piuttosto che disobbedire o compromettere qualunque dei comandamenti di Dio. La donna forte si trova ai piedi della Croce proprio per sostenerci nel fare ciò che è impossibile agli uomini, ma possibile a Dio (cfr Lc 1, 37, 18, 27). Lei è la prima ad avere rischia-­
to l’impossibile: essere la Madre verginale di Gesù e Madre spiritua-­
le della Chiesa e nostra. Con il suo supporto o mediazione materna anche noi possiamo partecipare alle sofferenze di Cristo. Come Maria, attraverso Maria e con Ma-­
ria, in quella Pentecoste senza fine, siamo in grado di condividere la gloria di Cristo per opera dello Spirito Santo. La pratica di totale consacrazione al Cuore Immacola-­
to è la chiave per il suo sostegno, il mezzo attraverso il quale, nel con-­
tribuire al trionfo del Cuore Imma-­
colato nella Chiesa, contribuiamo alla glorificazione finale di Cristo nella Chiesa.
MARIA
NELL’ARTE
Reginaldo Bianchi
6&8/785$
LA MADONNA DELL’ALMUDENA, PATRONA DI MADRID
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LVODPLFDHSLWDUGLGXUDQWHOD³5HFRQTXLVWD´
’immagine di Santa Maria, L
la Reale dell’Almudena, precedentemente denomina-­
ta Santa Maria Maggiore, ven-­
ne scoperta nell’anno 1085 durante la conquista della cit-­
tà ad opera del re Alfonso VI, in un anfratto della muraglia, vicino alla cosiddetta porta della Vega, ubicata nell’anti-­
ca Moschea, per il culto e la devozione della Corte e della popolazione di Madrid.
Secondo la Storia di Madrid la sua devozione è riscontrabi-­
le sia nelle cronache locali sia in quelle di palaz-­
zo.
Non esistono in-­
formazioni esatte riguardo all’età dell’Immagine né rispetto al suo culto, ma si sa che almeno trecento anni prima di ri-­
trovarla, intorno all’anno 700, ven-­
ne nascosta per Decreto dell’Ar-­
civescovo di Tole-­
do, don Raimun-­
do.
Un’antichissima leggenda o tradizione dice che “quando l’Apostolo Giacomo venne da Gerusalemme a predicare in Spagna, portò a questa co-­
ronata cittadina di Madrid, la miracolosa immagine che oggi viene chiamata dell’Al-­
mudena e la collocò in questa chiesa, in compagnia di uno dei dodici discepoli chiamato san Calogero, che fu il primo a predicare in essa nell’anno del Signore 38...” (Secondo quanto si legge in una iscrizio-­
ne del 1640).
Il nome di Santa Maria dell’Almudena fu dato dopo la Riconquista (1085) quando l’Immagine fu scoperta dal re Alfonso VI. Con l’obiettivo di ritrovare la vecchia Immagine, nascosta per evitare la profana-­
zione da parte dei Saraceni, il re organizzò una processione intorno alla muraglia, guidata da lui stesso, dal clero, dalla nobiltà e dalla popolazione di Madrid. Mentre si pregava Dio che l’immagine ap-­
parisse, appena la pro-­
cessione passò davanti ad un anfratto adibito ad “almudith” (deposito di grano che i musulma-­
ni chiamano “Almud”, cioè “misura”), caddero diverse pietre che tappa-­
vano il foro dove si trova-­
va l’Immagine della Ver-­
gine, chiamata da allora dell’Almudena. Tutti rimasero stupiti del fat-­
to che le candele erano ancora accese dopo tre secoli. Per questo l’Immagine ha una carnagione scura. A partire da quel giorno, il 9 di novembre dell’anno 1085, viene consi-­
derata dalla popolazione la Pa-­
trona di Madrid. Certamente Missio Immaculatæ International | Luglio - Agosto 2011 | 9
l’immagine dev’essere prece-­
dente al 712, anno in cui Ma-­
drid fu conquistata dall’Islam e l’immagine nascosta.
Il Papa Pio X la dichiarò per sovrano decreto dell’agosto 1908 Patrona di Madrid, se-­
gnalando il giorno 9 di novem-­
bre come festivo: “Acclamata dalla Chiesa è Nostra Signora dell’Almudena, patrona di Madrid”. Il Papa Paolo VI, il 1° giugno 1977, tramite un Breve Apostolico scris-­
se: “Dichiariamo per sempre la Be-­
ata Vergine Im-­
macolata, con il titolo di Almude-­
na, principale pa-­
trona davanti a Dio dell’Arcidio-­
cesi di Madrid-­
Alcalà”.
Comunque sia, già da molto tem-­
po, sia le autorità civili sia quelle ecclesiastiche, hanno venerato come Patrona la Vergine dell’Al-­
mudena nel suo Tempio di Santa Maria Maggiore.
Secondo un d o c u m e n t o d e l l ’ a r c h i v i o della Cattedra-­
le, nell’anno 1640, a motivo dello spostamento dell’imma-­
gine al suo Tempio dopo il restauro dello stesso, si ordina di pubblicare e distribuire in tutta Madrid, com’era abitu-­
dine, ovvero nelle chiese e nei luoghi pubblici, l’editto che proclama come più antica e unica Patrona della cittadina: 10 | Luglio - Agosto 2011 | Missio Immaculatæ International
“Presidiando la cattedra Apo-­
stolica, il nostro Santissimo Padre Urbano VIII, nell’anno decimo sesto del suo Ponti-­
ficato, e regnando in Spagna il nostro Principe e Monarca Filippo VI, il Grande, ed es-­
sendo correggente della cit-­
tadina di Madrid, il signor Juan Ramírez Fariñas, la no-­
bilissima e coronata cittadina di Madrid, grata dei benefici e delle ricompense che ogni giorno riceve dalla Santissima e Antichissima Immagine di Nostra Signora Santa Maria la Reale dell’Almudena, sua Patrona, avendo stampato otto giorni prima fogli con l’inventario delle armi, accla-­
mandola tramite essi Patrona ed esponendoli come d’uso in tutte le chiese e i luoghi pub-­
blici senza eccezione alcuna, in questo giorno ventisei di agosto di quest’anno, avendo riunito le persone illustri delle Comunità di questa cittadina e il plauso del pubblico.”
Alla Santa Maria la Reale dell’Almudena è dedicato un inno, che viene cantato da tut-­
ti i fedeli madrileni con devo-­
zione:
SALVE SIGNO-­
RA DALLA CAR-­
NAGIONE SCU-­
RA / VERGINE E MADRE DEL REDENTORE / SANTA MARIA DELL’ALMUDE-­
NA / REGINA DEL CIELO / MADRE D’AMO-­
RE / TU CHE SEI STATA / NASCO-­
STA TRA I MURI / DI QUESTA CARA / E VEC-­
CHIA MADRID / OGGI RISPLEN-­
DI / DAVANTI AL TUO POPOLO / CHE TI VENERA / E CONFIDA IN TE / SOTTO AL TUO MANTO / VERGINE SEM-­
PLICE / CERCANO I TUOI FIGLI / LA PROTEZIONE / TU SEI PADRONA / DEL-­
LA NOSTRA CITTADINA / MADRE AMOROSA / TEMPIO DI DIO / AMEN.
Missio Immaculatæ International | Luglio - Agosto 2011 | 11
ALLA SCUOLA
DI MARIA
di Massimo Introvigne
MARIA CI INSEGNA L’ORAZIONE MENTALE
All’udienza generale del 17 agosto a Castel Gandolfo Benedetto XVI ha ricordato che ci troviamo ancora nella Festa dell’Assunta: una festa che da una parte ci ricorda che Maria è arrivata in Cielo in anima e corpo, dall’altra induce a riflettere su «come Maria vi è arrivata». La risposta del Papa è che «si è affidata a Dio, è entrata con la sua nella volontà del Signore e così era proprio nella via direttissima, nella strada verso il Paradiso. Credere, affidarsi al Signore, entrare nella sua volontà: questo è l’indirizzo essenziale».
questo tema il Pontefice A aveva già dedicato la bella omelia del 15 agosto nella par-­
rocchia di San Tommaso da Villanova a Castel Gandolfo, in cui aveva rilevato che con-­
templando la Madonna ci è data la grazia speciale «di poter vedere in profon-­
dità anche la nostra vita». In quell’ome-­
lia, Benedetto XVI aveva insisti-­
to sul rapporto fra Maria, che è la nuova Arca dell’Alleanza, e l’antica Arca del popolo ebraico. Quest’ultima, com’è noto, era «il simbolo della pre-­
senza di Dio in mez-­
zo al suo popolo. Ma ormai il simbolo ha ce-­
duto il posto alla realtà. Così il Nuovo Testamento ci dice che la vera arca dell’alleanza è una persona viva e concreta: è la Vergine Maria. Dio non abita in un mobile, Dio abita in una persona, in un cuore: Maria, Colei che ha portato nel suo grembo il Figlio eter-­
no di Dio fatto uomo, Gesù nostro Signore e Salvatore».
Nell’Arca degli Ebrei «erano conservate le due tavole del-­
la legge di Mosè, che mani-­
festavano la volontà di Dio di mante-­
n e r e l’alleanza con il suo popolo, indicandone le condizioni per essere fedeli al patto di Dio, per conformarsi alla volontà di Dio e così anche alla nostra verità profonda. Maria è l’arca dell’alleanza, perché ha accol-­
to in sé Gesù; ha accolto in sé la Parola vivente, tutto il con-­
12 | Luglio - Agosto 2011 | Missio Immaculatæ International
tenuto della volontà di Dio, della verità di Dio; ha accolto in sé Colui che è la nuova ed eterna alleanza, culminata con l’offerta del suo corpo e del suo sangue: corpo e san-­
gue ricevuti da Maria. A ragione, dunque, la pietà cristiana, nelle litanie in onore della Madonna, si rivolge a Lei invocando-­
la come Fo-­
ederis Arca, ossia “arca dell’allean-­
za”, arca del-­
la presenza di Dio, arca dell’alleanza d’amore che Dio ha voluto stringere in modo definitivo con tutta l’umanità in Cristo».
A questo ruolo della Madon-­
na come nuova Arca, aveva detto il Papa nell’omelia del 15 agosto, allude anche il Van-­
gelo di Luca (1, 44) quando ci mostra Giovanni Battista, non ancora nato, che esulta di gioia nel grembo di sant’Elisa-­
betta in occasione della visita di Maria. «Qui l’evangelista Luca usa il termine “skirtan”, cioè “saltellare”, lo stesso ter-­
mine che troviamo in una del-­
le antiche traduzioni greche dell’Antico Testamento per descrivere la danza del Re Da-­
vide davanti all’arca santa che è tornata finalmente in patria (2Sam 6,16). Giovanni Battista nel grembo della madre danza davanti all’arca dell’Alleanza, come Davide; e riconosce che Maria è la nuova arca dell’alle-­
anza, davanti alla quale il cuo-­
re esulta di gioia; la Madre di Dio presente nel mondo, che non tiene per sé questa divina presenza, ma la offre condivi-­
dendo la grazia di Dio. E così -­ come dice la preghiera -­ Maria realmente è “causa nostrae la-­
etitiae”, l’”arca” nella quale re-­
almente il Salvatore è presente tra di noi».
La Madonna e la festa dell’As-­
sunta hanno indotto il Papa nell’udienza del 17 agosto a riprendere il tema generale delle udienze del mercoledì di questo periodo, la «scuola della preghiera», esaminan-­
do il modo di pregare di cui Maria ci dà in modo partico-­
lare l’esempio: la meditazione. Ma che cos’è la meditazione? «Vuol dire -­ ha spiegato il Pontefice -­ “fare memoria” di quanto Dio ha fatto e non dimenticare i tanti suoi bene-­
fici (cfr Sal 103, 2b). Spesso vediamo solo le cose negative; dobbiamo tenere nella nostra memoria anche le cose positi-­
ve, i doni che Dio ci ha fatto, essere attenti ai segni positivi che vengono da Dio e fare me-­
moria di questi».
La meditazione non è un semplice ricordo. È veramen-­
te preghiera. In effetti «par-­
liamo di un tipo di preghiera che nella tradizione cristiana è chiamata “orazione mentale”. Noi conosciamo solitamente l’orazione con parole, natural-­
mente anche mente e cuore devono essere presenti in que-­
sta orazione, ma parliamo oggi di una meditazione che non è di parole, ma è un prendere contatto della nostra mente con il cuore di Dio».
Questa propriamente era la preghiera della Madonna du-­
rante la sua vita terrena. «Ma-­
ria qui è un modello molto re-­
ale. L’evangelista Luca ripete, diverse volte, che Maria “da parte sua, custodiva tutte que-­
ste cose, meditandole nel suo cuore” (2,19; cfr 2,51b). Cu-­
stode non dimentica, Ella è at-­
tenta a tutto quanto il Signore Le ha detto e fatto, e medita, cioè prende contatto con di-­
verse cose, approfondisce nel suo cuore».
Nella meditazione di Maria s’incontrano fede, speranza e disponibilità generosa ad ac-­
cogliere le promesse di Dio, cioè carità. «Colei, quindi, che “ha creduto” all’annuncio dell’Angelo e si è fatta stru-­
mento perché la Parola eterna dell’Altissimo potesse incar-­
narsi, ha anche accolto nel suo cuore il mirabile prodigio di quella nascita umano-­divina, lo ha meditato, si è sofferma-­
ta nella riflessione su quanto Dio stava operando in Lei, Missio Immaculatæ International | Luglio - Agosto 2011 | 13
per accogliere la volontà divina nella sua vita e corrispondervi. Il mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio e della maternità di Maria è così grande da richie-­
dere un processo di interioriz-­
zazione, non è solo qualcosa di fisico che Dio opera in Lei, ma è qualcosa che esige una in-­
teriorizzazione da parte di Ma-­
ria, che cerca di approfondirne l’intelligenza, di interpretarne il senso, di comprenderne i risvol-­
ti e le implicazioni».
La vita della Madonna sulla Ter-­
ra è una continua meditazione. «Così, giorno dopo giorno, nel silenzio della vita ordinaria, Ma-­
ria ha continuato a custodire nel suo cuore i successivi eventi mirabili di cui è stata testimo-­
ne, fino alla prova estrema della Croce e alla gloria della Risur-­
rezione. Maria ha vissuto piena-­
mente la sua esistenza, i suoi do-­
veri quotidiani, la sua missione di madre, ma ha saputo mante-­
nere in sé uno spazio interiore per riflettere sulla parola e sulla volontà di Dio, su quanto avve-­
niva in Lei, sui misteri della vita del suo Figlio».
Si tratta di un modello irrag-­
giungibile per noi, uomini del ventunesimo secolo? A prima vista si potrebbe pensarlo. «Nel nostro tempo siamo assorbiti da tante attività e impegni, pre-­
occupazioni, problemi; spesso si tende a riempire tutti gli spazi della giornata, senza avere un momento per fermarsi a riflet-­
tere e a nutrire la vita spirituale, il contatto con Dio». Provia-­
mo però a metterci davvero in ascolto della Madonna. Vedia-­
mo allora che «Maria ci insegna quanto sia necessario trovare nelle nostre giornate, con tut-­
te le attività, momenti per rac-­
coglierci in silenzio e meditare su quanto il Signore ci vuol in-­
segnare, su come è presente e agisce nel mondo e nella nostra vita: essere capaci di fermarci un momento e di meditare».
Dobbiamo convincerci che que-­
sta sosta, questo raccoglimento, sono necessari. «Sant’Agostino [354-­430] paragona la medita-­
zione sui misteri di Dio all’as-­
similazione del cibo e usa un verbo che ricorre in tutta la tradizione cristiana: “rumina-­
re”; i misteri di Dio cioè vanno continuamente fatti risuonare in noi stessi perché ci diventi-­
no familiari, guidino la nostra vita, ci nutrano come avviene con il cibo necessario per so-­
stenerci. E san Bonaventura [1217 ca.-­1274], riferendosi alle parole della Sacra Scrittura dice che “vanno sempre ruminate per poterle fissare con ardente applicazione dell’animo” (Coll. In Hex, ed. Quaracchi 1934, p. 218)».
L’immagine tradizionale del «ru-­
minare» è, spiega il Pontefice, molto importante e veramente significativa. «Meditare quin-­
di vuol dire creare in noi una situazione di raccoglimento, di silenzio interiore, per riflettere, assimilare i misteri della nostra fede e ciò che Dio opera in noi; e non solo le cose che vanno e vengono. Possiamo fare questa “ruminazione” in vari modi, prendendo, ad esempio, un breve brano della Sacra Scrittu-­
ra, soprattutto i Vangeli, gli Atti degli Apostoli, le Lettere degli apostoli, oppure una pagina di un autore di spiritualità che ci avvicina e rende più presente le realtà di Dio al nostro oggi, ma-­
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gari anche facendosi consigliare dal confessore o dal direttore spirituale, leggere e riflettere su quanto si è letto, soffermando-­
si su di esso, cercando di com-­
prenderlo, di capire che cosa dice a me, che cosa dice oggi, di aprire il nostro animo a quanto il Signore vuole dirci e insegnar-­
ci».
La meditazione non è alternati-­
va al Rosario. In realtà, infatti, «anche il Santo Rosario è una preghiera di meditazione: ripe-­
tendo l’Ave Maria siamo invi-­
tati a ripensare e a riflettere sul Mistero che abbiamo proclama-­
to». «Ma possiamo soffermarci pure su qualche intensa espe-­
rienza spirituale, su parole che ci sono rimaste impresse nel partecipare all’Eucaristia dome-­
nicale». Nella tradizione della Chiesa «ci sono molti modi di meditare e così di prendere con-­
tatto con Dio e di avvicinarci a Dio, e, in questo modo, essere in cammino verso il Paradiso».
L’essenziale è riconoscere che, anche nella frenesia di un tem-­
po abbreviato, Dio ha diritto a un suo spazio. Così, «la costan-­
za nel dare tempo a Dio è un elemento fondamentale per la crescita spirituale; sarà il Signo-­
re stesso a donarci il gusto dei suoi misteri, delle sue parole, della sua presenza e azione, sen-­
tire come è bello quando Dio parla con noi; ci farà compren-­
dere in modo più profondo cosa vuole da me, da noi». Alla fine, «è proprio questo lo sco-­
po della meditazione: affidarci sempre più nelle mani di Dio, con fiducia e amore, certi che solo nel fare la sua volontà sia-­
mo alla fine veramente felici». di Joaquím Ferrer Arellano
MARIA SANTISSIMA:
MISTERO E
RIVELAZIONE
LA COMPASSIONE E MORTE MISTICA DI MARIA: “L’ORA DELLA DONNA” (GV 16-21)1
In cosa consiste la “morte misti-­
ca di Maria”? E’ un mistero che si svela “nell’ora del potere delle tenebre” accanto alla Croce di Cristo, suo Figlio: “l’ora della donna” (Gv 16-­21)
I
l fiat dell’Incarnazione è la ra-­
gione formale della maternità divina del Redentore, in virtù di cui si costituì, per opera e grazia dello Spirito Santo, il suo essere teandrico (come dicono i Padri «concepì prima nel cuore e nella mente che nel suo seno vergina-­
le»); e – se l’operare segue l’esse-­
re – è il principio di un processo di cooperazione all’opera redentrice che abbraccia tutti ed ognuno gli istanti della vita del suo Figlio, fino alla sua consumazione nel Mistero pasquale, “nell’ora della glorificazione del Fi-­
glio dell’uomo” – “l’ora di Gesù” – (Gv 21,31), che è anche “l’ora della Donna”, la Corredentrice (Cf Gv 16-­
21).
Maria accettò di essere Madre del Redentore non come uno strumento passi-­
vo, bensì con tutta la gene-­
rosità e libertà di una fede viva, che accetta di coopera-­
re all’opera di quel Salvato-­
re che le viene annunciato come Figlio: Il Verbo per cui tutto fu fatto, che veniva a ricapitolare in sé tutti gli uo-­
mini e, in radicale solidarietà, si univa in certo qual modo a loro nel grembo di Lei, abilitandoli così ad accettare liberamente il dono della vita soprannaturale, frutto della sua funzione salvatri-­
ce, culminante nel suo Mistero Pasquale.
Con la Croce giunge al suo com-­
pimento tutta una vita di fede ed amore materno, che danno valore corredentivo a tutte e cia-­
scuna delle azioni e sofferenze di Maria, in intima associazione con suo Figlio. Da Nazareth al Calvario non ebbe altro cuore né altra vita che quella del suo Figlio (RM 39). Sulla cima del Calvario si consumano e giun-­
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gono a compimento finito l’ecce venio (Eb 10,7) con cui Gesù Cri-­
sto, il Figlio di Dio, cominciò il suo corso mortale, e l’Ecce Ancil-­
la con cui Maria si piega ai pia-­
ni di redenzione dell’Altissimo. La scena di Nazereth proiettò il Figlio e la Madre sulla cima del Golgota, intimamente associati nel doloroso parto della vita so-­
prannaturle restaurata.
Fu con la Croce che “emerse dalla definitiva maturazione del mistero pasquale” (RM 23) quel-­
la radicale maternità spirituale rispetto alla Chiesa che incomin-­
ciò a costituirsi quando Maria acconsentì a dare la vita a Cristo, proprio perché Capo di un orga-­
nismo nella cui pienezza di vita sarebbe andata a vivere la futura Chiesa. «Sempre strettissima-­
mente unita col Figlio suo, Lo offerse all’Eterno Padre sul Gol-­
gota, facendo olocausto di ogni diritto materno e del suo ma-­
terno amore, come novella Eva, per tutti i figlio di Adamo [...]. Per tal modo, Colei che quanto al corpo era la Madre del nostro Capo, poté divenire, quanto allo spirito, Madre di tutte le sue membra, con nuovo titolo di do-­
lore e di gloria» .
Compiuta l’opera della Reden-­
zione sul Calvario, ha luogo la pubblica nascita della Chiesa alla Pentecoste, per l’effusione dello Spirito Santo e su istanza di Maria, sposa del Paraclito, come frutto della Croce e della spada di dolore della Donna. Quella stessa Chiesa che era stata conce-­
pita all’Incarnazione, maturata nel focolare domestico di Naza-­
reth e “nata quasi di nascosto”, ricordando l’origine biblica della prima donna, dal fianco di Cri-­
sto aperto da una lancia e dalla spada del dolore della morte mistica di Maria, per cui si con-­
suma “fino all’estremo” la com-­
passio della Corredentrice in in-­
tima e permanente associazione al suo Figlio, Redentore in tutti e ciascuno degli istanti della sua dolorosa Passione.
La maternità spirituale di Maria si costituisce, dunque, del fiat di Nazareth e di quello del Calvario per la sua cooperazione prossi-­
ma e immediata alla redenzione oggettiva (mediazione dinamica “ascendente” come Correden-­
trice in senso stretto); tuttavia il suo atto essenziale è la comunica-­
zione dei frutti della Redenzione (mediazione dinamica “discen-­
dente”), per la quale Maria conti-­
nua ad esercitare dal cielo la sua mediazione materna, non solo con efficacia di intercessione mo-­
rale davanti a Dio (“Onnipoten-­
za supplice”) come avvocata in fa-­
vore degli uomini, ma anche per la dispensazione diretta di tutte le grazie che ha contribuito ad ac-­
quistare, inclusi i doni gerarchici e carismatici, che configurano la Chiesa come comunità sacerdo-­
tale organicamente strutturata, come Mediatrice universale della grazia divina e Madre della Chie-­
sa, che Ella rende partecipe della sua maternità verginale.
-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­
1. L’articolo è la sintesi di una conferen-­
za tenuta al Simposio Mariologico di Fri-­
gento dal 13 al 15 settembre 2011.
Missio Immaculatæ International | Luglio - Agosto 2011 | 17
MARIA E LA VITA
SOCIALE
di P. Alfonso M. A. Bruno, FI
L’ASSUNZIONE DI MARIA: SEGNO DI SPERANZA PER OGNI UOMO E CIVILTÀ
Il mistero dell’Assunzione di Maria restituisce all’uomo la sua unità fisica e spirituale come segno della sua appartenenza e del suo ritorno a Dio, suscitando stupore e ammirazione anche dai non credenti.
L
’Assunzione di Maria è la ve-­
rità della fede cattolica, defi-­
nita solennemente come dogma il 1 novembre 1950, per la quale si afferma che la Beata Vergine Maria, terminato il corso della sua vita terrestre, ebbe accesso in Paradiso, non solo nella sua di-­
mensione spirituale, ma anche in quella corporale.
In questo modo, fra tutte le crea-­
ture umane, la Madonna, in vir-­
tù dei meriti e dei privilegi legati alla sua maternità divina, anticipa quella che sarà la condizione di tutti i redenti, l’Ultimo Giorno, la Parusia.
L’arcivescovo Fulton Sheen, di cui è in corso il processo di beatifica-­
zione, nelle sue memorie pastorali fece una volta menzione di una signora cinese che si convertì al cristianesimo.
La verità di fede che questa signo-­
ra accettò con più immediatezza fu quella dell’Assunzione di Ma-­
ria.
Il motivo risiedeva nella leggen-­
da confuciana che attribuiva a un’asceta molto venerato, il fatto di essere levitato in cielo.
La spiegazione che ne veniva data dai cinesi era la perfetta capacità di quel corpo di modellarsi alle esigenze e alla libertà dell’anima.
L’antropologia cristiana vede nell’Assunzione di Maria la per-­
fetta trasfigurazione della persona umana, redenta nell’anima e nel corpo non più soggetto alle conse-­
guenze del peccato originale.
Come Cristo, primo dei risorti, ri-­
tornò al Padre nella natura divina, Maria -­ prima dei redenti e dei ri-­
sorti -­ ritornò a Cristo nella natura umana completa: anima e corpo.
In Lei non ci fu divisione tra intel-­
ligenza e volontà nel suo donarsi a Dio e disporsi effettivamente al compimento del suo progetto sull’uomo e sull’umanità. La sua Assunzione è il segno di questa unità ed integrità.
C’è dell’altro. Con l’Assunzione viene data una risposta alla dispe-­
razione nel mondo. Una creatura che viene elevata a una dignità incommensurabile e che non pa-­
tisce la corruzione del sepolcro, è un segno di speranza per coloro che si fermano alla morte. Maria assunta in Cielo anima e corpo è l’affermazione della bellezza della vita contro la morte. Feuerbach tolse questa visione soprannatu-­
rale della natura umana dicendo che “l’uomo è ciò che mangia”.
In un certo senso, rovesciando il punto di arrivo delle sue asserzio-­
ni, aveva più ragione di quanto egli stesso presumesse... Mangian-­
do il cibo della terra l’uomo -­ è vero -­ è destinato alla morte; man-­
giando l’Eucarestia, l’uomo vivrà in eterno. La Madonna, che è la madre dell’Eucarestia, è sfuggita alla decomposizione della morte, 18 | Luglio - Agosto 2011 | Missio Immaculatæ International
Lei la prima che ha vissuto l’Euca-­
restia racchiudendo nel suo seno verginale Colui che l’universo in-­
tero non può contenere.
Il Corpo Mistico di Cristo che è la Chiesa, invita chi dispera a con-­
templare le due ferite più gravi che la terra abbia mai ricevute: la tomba vuota di Cristo e la tomba vuota di Maria.
Nel Risorto e nell’Assunta, si cele-­
bra la vittoria sulla morte.
Il mondo conosce tuttavia una morte che non è solo quella cor-­
porale.
Il peccato che irrompe nell’espe-­
rienza umana per una scelta libe-­
ra, rompe la comunione con Dio e produce morte, nell’allontana-­
mento da Colui che è la Vita.
Non è forse dal peccato di Adamo che è subentrata nell’esperienza umana la morte?
Cristo con la sua vita offerta ha vinto la morte; Maria ritta ai pie-­
di della Croce ha partecipato e cooperato in modo unico e stra-­
ordinario all’opera redentiva del Figlio.
Nell’offerta del suo unigenito ha acquistato meriti incommensura-­
bili nella somministrazione delle grazie agli uomini di cui, a titolo specialissimo, è diventata madre proprio sul Golgota.
L’Assunzione è l’espressione pri-­
vilegiata della glorificazione di Maria in Cielo, per l’eternità. E’ l’inizio del compimento di quella realtà eterna che la vedrà per sem-­
pre gloriosa tra gli angeli e i santi.
Freud con le sue teorie accrebbe una visione pessimista sull’uomo e il suo destino: immanente e tra-­
scendente. Il suo motto era: “ Se non posso piegare gli dei del cielo, porterò lo scompiglio nell’infer-­
no”.
Con la proclamazione dell’Assun-­
zione a dogma di fede, lo “scompi-­
glio” che Freud ha voluto provo-­
care è stato sedato da una Donna potente “come esercito schierato in battaglia”. Ai filosofi del De-­
cadentismo che presentavano il nulla come la fine, la Chiesa con-­
trappone la gloria ultraterrena di Maria.
L’uomo moderno si volge al nulla attraverso la disperazione; il cri-­
stiano conosce il nulla soltanto nel senso dell’ abnegazione, che è umiltà.
Quanto più il pagano annulla se stesso, tanto più si avvicina all’in-­
ferno della disperazione ed al sui-­
cidio. Quanto più il Cristiano annulla se stesso, tanto più si avvi-­
cina a Dio. Maria discese così pro-­
fondamente nel nulla dell’abnega-­
zione che venne esaltata: Respexit humilitatem ancillae suae. La sua esaltazione fu la sua Assun-­
zione.
Tre sono le tappe e passaggi signi-­
ficativi che inseriscono Maria e con lei l’umanità, nella Storia del-­
la Salvezza . Con l’Annunciazione l’umanità passò dalla santità del Vecchio Testamento alla santità di Cristo. Nella Pentecoste pas-­
sò dalla santità del Cristo storico alla santità del Cristo Mistico e del Suo Corpo, ossia della Chie-­
sa. Qui Maria ricevette lo Spiri-­
to per la seconda volta. Il primo adombramento doveva generare il Capo della Chiesa; questo se-­
condo adombramento doveva generare il Corpo perché Ella era in mezzo agli Apostoli intenti alla preghiera. La terza transizione fu l’Assunzione, perché Ella diventò il primo essere umano a realizza-­
re il destino storico dei fedeli in quanto membri del Corpo Mi-­
stico di Cristo, al di là del tempo, della morte e del giudizio.
Con l’Assunzione, Maria è anda-­
ta in Cielo per preparare un posto per noi. Partecipa della gloria del Figlio, regna con Lui, presiede al Suo Fianco ai destini della Chie-­
sa nel tempo e intercede per noi presso di Lui, cosi com’Egli, a Sua volta, intercede presso il Padre Ce-­
leste. Maria ci appare sempre come l’av-­
vento di ciò che è riservato all’uo-­
mo. Anticipa Cristo per nove mesi, perché porta nel suo seno il Cielo; anticipa a Cana la Passione di Lui e nella Pentecoste, la Chie-­
sa di Lui.
Nella Dottrina dell’Assunzione, anticipa la gloria celeste e la defi-­
nizione dogmatica giunse in un tempo in cui gli uomini vi pensa-­
vano di meno impegnati ancora a leccarsi le ferite della Guerra Mondiale.
L’idea, degenerata spesso in ide-­
ologia, aveva portato al rifiuto dell’azione creatrice di Dio attra-­
verso le teorie di Darwin; al ri-­
fiuto del trascendente attraverso il marxismo che stigmatizzava la religione come “oppio dei popo-­
li”; alla ribellione e all’edonismo con il concetto di libertà di Stuart Mill.
Il filosofo inglese concepì “l’uomo nuovo”, avente licenza e diritto di vivere a suo talento. L’uomo nuo-­
vo milliano si rivelò il mostro dei Totalitarismi e delle due Guerre Mondiali. Solo “l’Uomo Nuovo”, nato da Maria ha operato la più grande rivoluzione: quella dell’amore, pe-­
gno di resurrezione e vita.
Missio Immaculatæ International | Luglio - Agosto 2011 | 19
I SANTI E LA
MADONNA
di Sr. Maria Gabriella Iannelli, FI
S. ALBERICO CRESCITELLI: MISSIONARIO E MARTIRE IN CINA Il 1 ottobre 2000, in pieno anno giubilare, Giovanni Paolo II ca-­
nonizzò un centinio di martiri in Cina. Tra questi spicca la figura di un sacerdote del PIME origi-­
nario di Altavilla Irpina.
N
Michael Parth, Maria che protegge la Chiesa mentre Cristo ferma l’ira del Padre, 1520, Bressanone (BZ), Museo Diocesano
el firmamento dei Santi c’è una stella straordina-­
riamente bella, ma ancora poco conosciuta: il missionario mar-­
tire in Cina Alberico Crescitelli, canonizzato dal papa Giovanni Paolo II il 1 ottobre 2000 in-­
sieme ad altri 120 martiri della Cina. Anche Gennaro Pipilo, il miracolato dal Santo, non lo co-­
nosceva. In seguito ad un arresto cardiaco, nel corso di un inter-­
vento chirurgico al cuore, il Pipi-­
lo era rimasto totalmente paraliz-­
zato, pur potendo vedere, capire e sentire tutto. Il 25 novembre 1999 ebbe la visione di un “mo-­
naco” il quale gli disse di essere stato mandato dalla Madonna ad aiutarlo; disse di essere nativo di Altavilla Irpina, di essere sta-­
to missionario, ucciso in modo atroce da indigeni; disse poi all’ammalato che poteva comin-­
ciare a parlare. Così fu. Fra lo stupore di parenti e medici l’uo-­
mo cominciò non solo a parlare, ma riprese progressivamente la funzionalità di tutte le parti del corpo: era guarito. La cosa più straordinaria era che dalla tac ri-­
sultava ancora che entrambi gli emisferi del suo cervello erano danneggiati irreversibilmente.
Alcuni giorno dopo alcuni amici del Pipilo si recarono ad Altavil-­
la Irpina e scoprirono che quel “monaco” sconosciuto era un beato della Chiesa, nativo di quel piccolo paese della diocesi di Be-­
neven-­
to. Qui egli nacque il 30 giugno 1 8 6 3 da Be-­
niami-­
no e Degna Bruno e fu bat-­
tezzato n e l l a ch i e s a di san Pellegri-­
no mar-­
tire il 2 luglio, g i o r -­
no nel quale si festeggia in modo solenne la Ma-­
donna delle Grazie, patrona della diocesi di Benevento.
Il santuario di san Pellegrino era meta di tante persone devote del Santo provenienti soprattutto dai paesi vicini. Tra questi pellegrini ci fu alcuni anni più tardi il pic-­
colo Francesco Forgione, futuro san Pio da Pietrelcina, che fu testi-­
mone in questa chiesa di un mi-­
racolo strepitoso avvenuto sotto i suoi occhi: la guarigione istanta-­
nea di un bambino storpio per le preghiere e le suppliche della sua mamma alle quali, forse, il futuro Santo unì anche le sue. Alberico fu educato piamente imparando a dominare il suo carattere al-­
quanto vivace e collerico. Quando a quattro anni i genitori si accorsero che frequentando un ragazzino maleducato e sboccato ne stava prenden-­
do le cattive abitudini, lo richiamarono con fermezza e severità. Il bimbo accol-­
se il monito e divenne silen-­
zioso e obbe-­
diente; queste due caratteri-­
stiche, seppur contrarie alla sua indole loquace e ribelle, lo caratterizzeranno poi per sempre.
Già da fanciullo spiccavano in Alberico l’amore per Dio, la fede, la docilità, lo zelo: ascoltava ogni giorno la S. Messa e «già sentiva la santa smania di far conoscere e amare Iddio. Perciò amava inse-­
gnare il catechismo ai suoi com-­
pagni, inducendo con bei modi ed atte parole, anche i più ritrosi a imparare la dottrina cristiana e Missio Immaculatæ International | Luglio - Agosto 2011 | 21
stare devotamente alla presenza di Dio in Chiesa». A quindici anni manifestò con riserbo il desiderio di farsi sacerdote e qualche anno più tardi disse espressamente alla mamma che voleva dedicarsi alle missioni tra gli infedeli. Comin-­
ciò un periodo di discernimento che si concluse, grazie all’aiuto di un sacerdote illuminato, con la decisione di intraprendere il cammino verso il sacerdozio nel Pontificio Seminario per le Mis-­
sioni estere dei SS. Pietro e Paolo apostoli (Pime) a Roma.
Vi entrò l’8 novembre 1880 nell’anno centenario della tra-­
slazione dei resti mortali di san Pellegrino ad Altavilla, non senza un profondo dolore per il distac-­
co soprattutto dalla madre che soffrì immensamente per questa partenza. In seminario si distinse per la serietà nello studio e per la regolare osservanza, come at-­
testa il suo compagno di studi e suo futuro superiore mons. Pio, Giuseppe Passerini: «Ho sempre scorto ed ammirato in lui un bel modello di regolare osservanza… Esattezza esemplare anzitutto nei doveri di pietà, puntuale obbe-­
dienza a qualunque ordine dei superiori, solerzia indefessa nello studio, vigilanza sopra se stesso quasi scrupolosa e più indulgen-­
te verso i subalterni, pazienza rara negli scontri e nelle difficoltà purtroppo inevitabili in ogni luo-­
go, singolare carità verso i poveri sofferenti, sono queste le virtù che egli, nascostamente, per così dire, senza lasciar nulla trasparire di singolare, andava con speciale diligenza coltivando nel giardino del suo bell’animo» .
Con queste disposizioni e virtù il padre Alberico si preparò al sacerdozio e fu ordinato il 4 giu-­
gno 1887. Dopo la sua prima S. Messa solenne celebrata nella cappella dell’Istituto Alberico scriveva alla famiglia: «Stamane ho celebrato la mia prima mes-­
sa cantata. Diami forza Iddio di celebrare sempre con fervore in tutta la mia vita».
Il missionario Alberico poteva ormai disporsi a partire per le missioni secondo i progetti dei superiori che voleva-­
no inviarlo in Cina appena possi-­
bile. Nel mese di luglio ritornò ad Altavilla per rivedere i luoghi cari alla sua infanzia e per intrattener-­
si con la sua famiglia prima della partenza. Nel mese di settembre però, qualche giorno prima di quello fissato per la partenza, scoppiava ad Altavilla una ter-­
ribile epidemia di colera. Padre Alberico che avrebbe dovuto solo partire per scampare al pericolo 22 | Luglio - Agosto 2011 | Missio Immaculatæ International
del contagio, fece esattamente il contrario: chiese ed ottenne dai superiori di fermarsi ancora nel paese natale per assistere gli am-­
malati. Fu questo un preludio della carità eroica e dello zelo sa-­
cerdotale che il Santo avrebbe poi profuso abbondantemente nella sua attività missionaria: notte e giorno, senza sosta, aiutò quanti poté nelle loro necessità corpo-­
rali e spirituali, entrò nelle case e nei tuguri, ascoltò le confessioni degli infermi, amministrò i sacra-­
menti ai moribondi senza nessun altra precauzione di quella di te-­
nere due spicchi d’aglio in bocca. Terminata la sua missione eroica nel paese natio, dinanzi a padre Alberico si aprì lo sterminato scenario missionario della Cina. Dopo quattro interminabili e pericolosi mesi di viaggio, il 18 agosto 1888, arrivò in Cina ap-­
prodando a Siaochai nel Shensi meridionale, dove sulle sponde del fiume Han, sorgevano diver-­
se comunità di cristiani guidate dai missionari del PIME. Fin dall’inizio della sua missione Al-­
berico si distinse per il suo zelo missionario onde bramava por-­
tare a questa gente pagana e ido-­
latra, schiava di superstizioni e di consuetudini tenebrose, la luce e la grazia del vero Dio. Quando, dopo circa un anno, gli fu affi-­
dato un distretto del Vicariato, il suo zelo si accese ancora di più. Scrive infatti in questo periodo: «Quando venne il tempo di am-­
ministrare il mio distretto, certo bramavo più che mai la conver-­
sione degli idolatri. Vedere l’ido-­
latria dominante, vedere il regno di satana così esteso, vedere che gli idolatri sono così numerosi, vedere grandi abitati e sapere che neppure in uno si adora il vero Dio … vedere il principe delle te-­
nebre fare sì orrendo scempio di tante anime, mi affannava, mi ab-­
batteva, mi addolorava il cuore, e ne rimaneva straziato; bramavo che adorassero il vero Dio, avrei voluto affaticarmi per la loro con-­
versione». Alberico davvero si af-­
faticò per catechizzare; fece tutto ciò che gli era possibile per por-­
tare le anime a Dio, ed ebbe la gioia e la soddisfazione di vedere tante conversioni. Si addolora-­
va solo di non poter fare di più, anche per la mancanza dei mezzi necessari e per le limitate possi-­
bilità finanziarie che bloccavano considerevolmente lo sviluppo e l’estendersi degli avamposti mis-­
sionari. Una delle opere che il Crescitelli prese a cuore fu quella dell’In-­
fanzia missionaria che in Cina salvava migliaia di bambini. Una mentalità superstiziosa e schiava di mille “tabù” faceva sì che mol-­
ti bambini e soprattutto bambi-­
ne venissero uccise o vendute. I pagani cinesi non volevano più di una figlia femmina e, se ne arrivavano altre dopo la prima, venivano quasi sempre eliminate o abbandonate perché era una vergogna avere molte figlie fem-­
mine, sia per la mentalità diffusa, sia a causa della grave condizio-­
ne di inferiorità che gravava sulla donna.
Il Crescitelli si prodigò a racco-­
gliere tante bambine, ad affidarle alle nutrici e in seguito all’orfano-­
trofio; spesso scrisse in Italia per chiedere aiuto onde trovare mez-­
zi di sussistenza per queste bambi-­
ne abbandonate. Il 14 luglio 1891 scriveva così al fratello Luigi: «Mi fai conoscere che è stata mandata una somma per le bambine pro-­
tette. Il bello si è che appena rice-­
vuta la tua lettera, una nuova cri-­
stiana mi portò una bambina che era stata gettata sulla strada non si sa da chi. Ha l’età di un paio di mesi e sembra mal nutrita […]. Le imposi il nome del donatore. Così anche egli sarà contento» .
Sant’Alberico fondava la sua in-­
si accostava all’altare; […] Nutriva poi una tenerissima devozione per Maria SS.ma che chiamava la dolce Madre sua; recitava ogni giorno il S. Rosario. […] Egli ben sapeva come il retaggio del mis-­
sionario sono le avversità, le per-­
secuzioni, gli incomodi, i disagi cessante attività missionaria su una profonda vita interiore. Il quadro presentato da un suo confratello, il padre Galea, ci presenta il ritratto di un perfetto missionario, che sa coniugare pre-­
ghiera e virtù, zelo e attività: «Egli fu sempre umile nel suo porta-­
mento, devotissimo nel culto di-­
vino; specialmente nella celebra-­
zione dei santi Misteri, sì che per purezza sembrava un angelo che di ogni genere. A lui erano ben note le fatiche incessanti dei pro-­
lungati viaggi per vie aspre e sco-­
nosciute, sia nel rigido inverno, sia nel caldo torrido dell’estate, per vie rotte dai torrenti, guaste dalle piogge, prive di ogni sicurtà […]. Il detto che di continuo usci-­
va dalla sua bocca era: Sia fatta sempre la volontà di Dio» .
Missio Immaculatæ International | Luglio - Agosto 2011 | 23
Il martire
I superiori guardavano con am-­
mirazione ad Alberico come ad un sacerdote eccellente che viveva il suo ministero proteso alla salvezza delle anime, pronto sempre al minimo cenno dell’ob-­
bedienza. Per questo poterono affidargli una missione ancora più difficile: quella di raggiun-­
gere il distretto di Ningkiang, un distretto lontano dal centro missionario, molto vasto, i cui abitanti erano in maggioranza pagani. Non fu facile per il San-­
to accettare questa obbedienza, ma non vacillò e ancora una volta prontamente ed eroica-­
mente obbedì. Partì per il nuo-­
vo distretto dove trovò una si-­
tuazione di grave carestia per la quale la gente pativa e moriva a causa della fame.
P. Alberico si adoperò in tutti i modi per sollevare, per quan-­
to possibile alle sue limitate risorse, la sventura di questa gente. La carestia prese propor-­
zioni così impressionanti che le autorità si fecero un dovere di chiedere all’imperatore un aiuto per venire in soccorso al popo-­
lo. Il soccorso fu accordato e fu una quantità alquanto magra di riso per famiglia. La distribuzio-­
ne di questi sussidi fu affidata, nel distretto di NingKiang, ad un soggetto cattivo e corrotto che vedeva di mal’occhio l’intro-­
dursi della religione nel proprio paese. Questi decise di escludere i cristiani dalla distribuzione dei sussidi, adducendo scuse varie, e prendendo lui la parte riservata ai cristiani. Padre Alberico non po-­
teva rimanere in silenzio dinanzi a tale ingiustizia; mandò dappri-­
ma un messo attraverso il quale esortò quell’amministratore ad essere imparziale e a distribuire con equità il sussidio imperiale, ma non ottenne nessun risulta-­
to; poi, spinto anche dai cristiani che facevano pressione su di lui perché si adoperasse a far ricono-­
scere il loro diritto, si rivolse al mandarino di Ningkiang perché 24 | Luglio - Agosto 2011 | Missio Immaculatæ International
pubblicasse un manifesto al qua-­
le tutti potessero appellarsi, dove si ordinasse che pagani e cristia-­
ni fossero trattati in egual modo. Il mandarino che conosceva la corruzione dell’incaricato alla di-­
stribuzione emanò il manifesto con il quale si ottenne giustizia, ma per padre Alberico e per i cri-­
stiani le cose si mettevano male. Innanzitutto fu proibito agli abi-­
tanti del distretto di entrare a far parte della Chiesa cattolica, pena l’esclusione dalla beneficenza im-­
periale, e la confisca della casa e di altri beni. Poi, invece della consegna del riso, fu stabilita la morte del padre Alberico. La situazione era estremamente pericolosa. Padre Alberico sareb-­
be dovuto partire senza indugio e invece volle rimanere per non ab-­
bandonare i numerosi catecume-­
ni che potevano contare solo su di lui. Verso il 20 luglio del 1900, poiché le voci si facevano sempre più allarmanti, fu intimato al pa-­
dre di partire ed egli, finalmente modi quegli assassini a desistere dal loro pro-­
posito; ne convinse solo alcuni e mentre si adoperò per trovare una lettiga e trasporta-­
re il padre Crescitelli in un ospedale, i carnefici ne approfittarono per portare a compimento il loro delitto: trasci-­
narono barbaramente sul ciottolato il corpo del padre Alberico le-­
gato ad una corda fino alla riva del fiume e lì lo finirono segandogli la testa con una lama per tagliare la paglia. convinto, si decise ad allontanar-­ Era già giorno inoltrato: il marti-­
si, ma ormai era troppo tardi.
Verso sera si mise in viaggio, ac-­
compagnato da pochi. Arrivato alla dogana, il doganiere insisten-­
temente gli consigliò di fermarsi lì perché sulla strada c’erano uomi-­
ni incaricati di ucciderlo. Il Santo non voleva rimanere affatto, ma dopo ripetuti inviti del doganiere si convinse. Quel doganiere era un traditore… Improvvisamente padre Alberico fu circondato di boxers, un violento colpo di ba-­
stone quasi gli staccò il braccio si-­
nistro, mentre un altro lo colpì in viso, poi con un assalto generale tutti cominciarono a percuoterlo con bastoni e coltelli, facendo-­
gli perdere i sensi; fu legato con le mani e i piedi ad una canna di bambù e fu trasportato sulla pubblica piazza, qui rimasto solo rinvenne e nel silenzio cominciò a pregare; appena gli assassini che si erano allontanati per mangia-­
re, se ne accorsero, tornarono all’assalto e denudandolo gli bru-­
ciarono la barba e i peli del cor-­
po. Intanto era arrivato il sindaco che cercò di convincere in tutti i rio del Santo era durato più di 12 ore! Ultima efferata crudeltà fu quella di infierire anche sul suo corpo che fu tagliato a pezzi e get-­
tato nel fiume. In quel momen-­
to il cielo nuvoloso si squarciò e limpidissimi raggi di sole illumi-­
narono il corpo della vittima: era il 21 luglio del 1900, il Cielo acco-­
glieva un sacerdote, missionario e martire, che a 37 anni aveva rea-­
lizzato nella maniera più perfetta ed eroica la sua vocazione di alter Christus!
-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­
Nella pagina accanto: Le Suore Francescane dell’Immacolata della comunità di Pietrelci-­
na in pellegrinaggio alla casa natale -­ museo di S. Alberico Crescitelli ad Altavilla Irpina.
Missio Immaculatæ International | Luglio - Agosto 2011 | 25
SPECIALE
GMG MADRID 2011
di p. Paulo Francisco M. Forja, FI
“CERCA LA VERITÀ
MENTRE SEI GIOVANE...” (VLVWHXQILORFRQGXWWRUHGLSHQVLHURHGLD]LRQHLQWXWWRTXHOOR
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I
l Papa ha parlato ai giovani, ma dall’aereo e dalla consue-­
ta intervista con i vaticanisti non ha mancato di coscientizza-­
re anche gli adulti. È una preoccupazione diventa-­
ta esortazione questa, che si è espressa nell’affermazione della rettitudine morale come rime-­
dio alla crisi economica e sociale che non può trovare guarigione solo in terapie tecniche. Nell’incontro con i giovani pro-­
fessori universitari all’Escorial, Benedetto XVI, ricordando commosso la sua esperienza di giovane docente, ha voluto esal-­
tare l’amore alla sapienza che è ricerca della verità, raggiungibile 26 | Luglio - Agosto 2011 | Missio Immaculatæ International
della persona umana. “Per tale ragione – ha detto Benedetto XVI -­ non a caso fu la Chiesa a promuovere l’istituzio-­
ne universitaria, proprio perché la fede cristiana ci parla di Cristo come del Logos mediante il qua-­
le tutto è stato fatto (cfr Gv 1,3) e dell’essere umano creato ad immagine e somiglianza di Dio”. La vita accademica, pertanto, deve trovare nei professori uni-­
versitari ricercatori appassionati, non modelli fuorvianti di carrie-­
rismo e arroganza intellettuale che sono rispettivamente la dis-­
soluzione del merito e la chiusu-­
ra alla verità. Platone, citato dal Papa per la circostanza, diceva: «Cerca la ve-­
rità mentre sei giovane, perché se non lo farai, poi ti scapperà dalle mani» . La verità, tuttavia, che prende e conduce la vita, confronta il gio-­
vane con la verità su se stesso e il proprio destino, ecco perché alla cattedrale dedicata alla Madon-­
na di Almudena il Santo Padre, incontrando i seminaristi, li ha incoraggiati a perseverare nella loro vocazione. Un invito necessario per scuo-­
tere un Occidente in deficit di vocazioni e una Spagna che ha visto diminuire negli ultimi tre anni, del 23% le sue vocazioni. L’entusiasmo e la generosità tipi-­
ca della gioventù deve estendersi anche allo spirito di sacrificio. Ecco perché durante la Via Cru-­
cis delle GMG, nel ricordo dei paesi dove i cristiani sono per-­
seguitati, il Papa ha fatto chiaro riferimento al dono di sé. “Quale risposta gli daremo? San Giovanni lo dice chiaramente: Da questo abbiamo conosciuto l’amore: Egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dob-­
biamo dare la vita per i fratelli”(1 Gv 3,16). “Eis aquí la juventud del Papa” è intanto la risposta che i giovani della GMG hanno dato a Be-­
nedetto XVI e ai potenti della terra, intonando dalle stazioni metro sotterranee ai giardini e piazze pubbliche di Madrid il loro “eccomi!”. Grazie a questa iniziativa ispi-­
rata del beato Giovanni Paolo II, il cristiano non si sente più solo, ma scopre che esistono tan-­
ti cristiani come lui animati da freschezza di spirito e giovani per l`età che non si vergognano di Cristo. Missio Immaculatæ International | Luglio - Agosto 2011 | 27
di Ignacio Bento Aguillares
SPECIALE
GMG MADRID 2011
SPECIALE
GMG MADRID 2011
IL LOGO DELLA GMG DI MADRID 2011
INTERVISTA A MONS. DOMENICO POMPILI
LA CHIESA ITALIANA E I GIOVANI 1
L
a corona simbolizza i giova-­
ni di tutto il mondo (rosso) uniti mano nella mano con il Papa (arancione). Ha la forma di una M, iniziale di Maria e di Madrid. Ha anche l’immagine della corona della Madonna di Almudena, patrona della capitale spagnola. La leggenda di questa Madonna risale alla conquista della città nel 712. I madrileni avrebbero deciso di nascondere un’immagine del-­
la Vergine Maria nel muro di una torre della città. E al tempo della riconquista di Madrid nel 1085 l’immagine riapparve libe-­
randosi tra le pietre che l’aveva-­
no protetta.
dell’identità di una città come Madrid, di un Paese come la Spagna. Questo colori sono an-­
che un riflesso della “calorosità divina” dell’amore trinitario.
La Croce, simbolo del cristia-­
no, occupa il posto centrale. I giovani e Maria si ritrovano ai piedi della Croce di Gesù Cri-­
sto. Quest’immagine presenta ben in vista il tema delle GMG: “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede” (Col.2,7) Ma-­
ria, Madre di Dio e Madre degli uomini, è colei che ci conduce all’incontro con Cristo. E’ anche l’esperienza vissuta da Santa Ber-­
nardetta. I giovani hanno nella fede di Maria, un esempio e un modello per giungere al Cristo, per accoglierlo nella propria vita e far conoscere al mondo chi è lui e il messaggio della Buona Novella.
L’uso di una serie di colori caldi ( rosso, arancione e giallo) tra-­
smette il calore inconfondibile 28 | Luglio - Agosto 2011 | Missio Immaculatæ International
Il portavoce della Conferenza Episcopale Italiana e direttore dell’ufficio nazionale per le comu-­
nicazioni sociali esprime da Ma-­
drid la “vision” della CEI sulla pastorale per i giovani.
Mons. Pompili, qual è l’impe-­
gno che il nostro episcopato ha messo in quest’edizione della GMG?
di p. Alfonso M. A. Bruno, FI
conto.
La GMG, dunque, così com’è nello spirito di chi l’ha ideata, non deve essere un momento a caso, né un’evasione dalla vita quotidiana, piuttosto, un mo-­
mento, se vogliamo anche topi-­
co, che, però, abbia un “prima e un dopo”. Penso, quindi, che debba essere adeguatamente chiaro a tutti, che non si vive di Penso che un dato molto esem-­
plificativo come risposta sia la presenza di circa centodieci ve-­
scovi italiani prevista nei giorni centrali della GMG. Oltre la metà dell’intero episcopato ita-­
liano, unita a quella di migliaia di sacerdoti, educatori, religiosi e religiose. Questo attesta l’im-­
pegno della Chiesa italiana, nel mondo dell’educazione, e spe-­
cialmente, delle giovani genera-­
zioni.
L’episcopato italiano dispone di un riscontro oggettivo sull’im-­
patto di eventi come la GMG nella vita dei giovani che vi par-­
tecipano?
Direi che questi incontri rappre-­
sentino, in ogni caso, un mo-­
mento di snodo che richiama un “prima e un dopo”. Il “prima”, il così detto momento di “par-­
tenza”, è dato dalla fase di pre-­
parazione che è iniziata almeno da più di un anno, quello che stiamo vivendo in questi giorni, sarebbe l’anno dell’incontro, e quello del 2012, invece, del rac-­
pastorale giovanile a momenti ma attraverso una continuità nella quale le generazioni di oggi possano crescere.
Il tema della GMG di quest’an-­
no è “radicati nella fede”. Il no-­
stro paese ha, sicuramente, del-­
le radici storiche cristiane che però sembrano scemare nella pratica cristiana di ogni giorno. Uno degli impegni prioritari del nostro episcopato è anche l’educazione. Cosa può dirci in merito? Può il Vangelo rimette-­
re radici profonde nella nostra società, ma soprattutto nella mente e nel cuore dei nostri giovani?
Ritengo che l’Italia come tutti i Paesi di antica evangelizzazione debba, in qualche modo, misu-­
rarsi con la necessità di ridare nuovo smalto all’eredità di cui è testimone. Un’eredità che, certa-­
mente, rappresenta la sua radice, ma, non vivendo di semplici no-­
stalgie, ci porta a rinverdire que-­
sta tradizione. Mi sembra che, da questo punto di vista, il “la-­
boratorio Italia”, sia decisamen-­
te interessante perché è un luogo nel quale la modernità è in fase avanzata, come, d’altronde, per la gran parte dei paesi dell’Euro-­
pa Occidentale, però nello stes-­
so tempo direi che il cristianesi-­
mo mantiene una visibilità e un carattere popolare che, probabil-­
mente, ha dell’unicità nel conte-­
sto europeo, il che non significa esibire “primegeniture” o altro, ma, semplicemente, attestare che la presenza della Chiesa nel-­
la nostra penisola, storicamente, ha sempre espresso una grande vicinanza al popolo.
Ciò è vero anche oggi e mi pare che la Chiesa, seppure in mutate circostanze, si impegni a garan-­
tire questa vicinanza attraverso forme nuove come la rete, pre-­
sentando il Vangelo anche a co-­
loro che sono lontani dai nostri circuiti ecclesiali.
Missio Immaculatæ International | Luglio - Agosto 2011 | 29
Per concludere, considerati il suo ruolo istituzionale e quella che è la sua missione di sacerdote, cosa vorrebbe dire ai giovani che la ascolteranno attraverso questa intervista?
Di lasciarsi coinvolgere da quello che vivranno nei prossimi giorni e di essere aperti a quello che, le ore che seguiranno, regaleranno loro. Per il resto ci penseranno lo Spirito e gli stessi giovani a fare l’essenziale.
-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­
1. Intervista televisiva elaborata per Ma-­
drid 11, WEB TV ufficiale dell’evento.
SPECIALE
GMG MADRID 2011
INTERVISTA A P. JAVIER IGEA
VERSO LA FINE DELLA SECOLARIZZAZIONE ?
P. Javier Igea, coordinatore per la Conferenza episcopale spagnola delle “Giornate nelle Diocesi”, vede nella grande mobilitazione dei giovani, una svolta epocale.
Trecentomila i giovani che han-­
no già trascorso una settimana nelle diocesi spagnole. Come valuta l’ospitalità offerta dai cattolici spagnoli?
P. Javier Igea: Il numero uffi-­
ciale degli iscritti per i “Giorni nelle Diocesi” era in realtà di 130.000 unità. Ma molti giovani hanno partecipato senza essere registrati. Più che i numeri, quel-­
lo che conta in questi giorni è l’accoglienza ricevuta dai giovani visitatori. Nei giorni scorsi, nu-­
merose Sante Messe, adorazioni, veglie di preghiera sono state or-­
ganizzate in tutta la Spagna per i pellegrini provenienti da tut-­
to il mondo,. Questo desiderio di preghiera potrebbe iniziare a crescere nella loro vita di giovani credenti. Dal punto di vista delle diocesi, è molto importante che tutte le regioni della Spagna sia-­
no state coinvolte aprendosi al resto del mondo.
Come la Chiesa spagnola si è mobilitata?
Abbiamo iniziato a pensare l’organizzazione della Giornata 30 | Luglio - Agosto 2011 | Missio Immaculatæ International
di Diego Bautista Pieralta
Mondiale della Gioventù due anni fa. In un primo momento, alcune diocesi erano molto pre-­
occupate. Le più spaventate in un primo momento, via via han-­
no mostrato più fiducia. Alla fine, anche quelle che hanno ricevuto la maggior parte delle persone. La diocesi di Huesca, società più giusta, libera e traspa-­
rente. Ma io disapprovo il loro rifiuto di Dio. Tuttavia, è impe-­
rativo che noi dialoghiamo su tutti questi punti. Forse ci sarà un dibattito con eventi. Ma pen-­
so che non ci sarà nessun blocco e nessuna violenza durante la Giornata Mondiale della Gio-­
ventù. Dobbiamo credere alla Provvidenza!
L’organizzazione della GMG in Spagna ha svegliato conflitti tra credenti e laici nella società spa-­
gnola?
per esempio, che non avrebbe potuto partecipare al ricevimen-­
to di giovani pellegrini per man-­
canza di fondi, finalmente ha ricevuto cinquemila giovani.
Non teme che la presenza mas-­
siccia dei media a Madrid inco-­
raggi varie espressioni di mal-­
contento?
Condivido alcune idee di base con il movimento di “indigna-­
zione”. Anch’io desidero una Oggi, alla maggior parte dei gio-­
vani spagnoli manca la bussola morale. Molti hanno difficoltà con la fedeltà, la castità, l’alcool. Essi semplicemente non hanno avuto esperienza di amore e di felicità. Ciò che offriamo duran-­
te la Giornata Mondiale della Gioventù è il vero amore, l’amo-­
re disinteressato. Speriamo di dimostrare che è possibile essere allo stesso tempo credenti e gio-­
vani moderni e ridurre il divario con i non credenti, che è profon-­
do in Spagna.
L’organizzazione della Giorna-­
ta Mondiale della Gioventù dà ha un nuovo slancio alla Chiesa spagnola?
Il primo passo nella fede è sem-­
plicemente fare esperienza di Dio. Vedendo la potenziale im-­
portanza di Cristo nella vita di Missio Immaculatæ International | Luglio - Agosto 2011 | 31
che questa GMG segnerà la fine di un’era: la secolarizzazione della nostra società.
Che cosa si aspetta dalla visita di Benedetto XVI?
La visita del Papa a Barcellona lo scorso anno è stata dedicata alla nuova evangelizzazione, sim-­
boleggiata dalla Sagrada Familia. Questa visita ci ha permesso di imparare a pensare in modo di-­
verso. Nel nostro rapporto con la società, dobbiamo essere pastorali in un atteggiamento di evangeliz-­
zazione.
«Cerca la verità mentre sei giovane, perché se non lo
fai, poi ti scapperà dalle mani»
«Cari giovani, non conformatevi con qualcosa che sia
meno della verità e dell’amore, non conformatevi con
qualcuno che sia meno di Cristo. Precisamente oggi,
in cui la cultura relativistica dominante rinuncia
alla ricerca della verità e disprezza la ricerca della
verità, che è l’aspirazione più alta dello spirito umano, dobbiamo proporre con coraggio e umiltà il valore
universale di Cristo come salvatore di tutti gli uomini
e fonte di speranza per la nostra vita» .
«Non lasciatevi intimorire da un ambiente nel quale
si pretende di escludere Dio e nel quale il potere, il possedere o il piacere sono spesso i principali criteri sui
quali si regge l’esistenza. Può darsi che vi disprezzino,
come si suole fare verso coloro che richiamano mete
più alte o smascherano gli idoli dinanzi ai quali oggi
molti si prostrano. Sarà allora che una vita profondamente radicata in Cristo si rivelerà realmente come
una novità attraendo con forza coloro che veramente
cercano Dio, la verità e la giustizia».
«Non siamo frutto del caso o dell’irrazionalità, ma
all’origine della nostra esistenza c’è un progetto
G·DPRUH GL 'LR 5LPDQHUH QHO VXR DPRUH VLJQLÀFD
quindi vivere radicati nella fede, perché la fede non
è la semplice accettazione di alcune verità astratte,
bensì una relazione intima con Cristo»
32 | Luglio - Agosto 2011 | Missio Immaculatæ International
di Fabio Finazzi
LA STORIA DI GIULIA
Mentre a Madrid si svolgeva la Via Crucis da Puerta de Alcalà a Piazza de Cibeles, come “Pas-­
so” vivente nella consumazione della sua passione, si spegneva una ragazza quattordicenne che ha fatto della sua croce personale uno strumento di glorificazione. E’ una bellissima storia, come quelle che lei scriveva col talento della scrittura che aveva, mentre il suo nome a caratteri d’oro ve-­
niva scritto nel Libro della Vita.
tremolanti sembrano impro-­
nunciabili, con la lievità dei suoi 14 anni.Eppure era una ragazza normale. Anzi, rivendicava spes-­
so la sua normalità: era bella, solare, genuinamente teatrale, amava viaggiare. Un’esplosione di raffinata vitalità, che la malat-­
tia, misteriosamente, non ha stroncato, ma amplificato. Ave-­
va il talento della scrittura (due no “Dai che ce la fai!”, è quello che ci dà la forza di andare avan-­
ti. Se questo non succede ti chie-­
di: perché vanno così lontano? Se hanno paura, allora devo te-­
mere anch’io… Perché dovrei lottare per la guarigione se nes-­
suno mi sta accanto?». Non solo conosceva perfettamente la sua malattia, ma aveva imparato a distinguere ogni farmaco, ogni volte premiata al concorso lette-­
rario «I racconti del parco»). Amava inventarsi storie fantasti-­
che, avventurose. Per questo pa-­
ragonava la sua malattia a un’av-­
ventura. E rifletteva: «Il fatto è che la gente ha paura della ma-­
lattia, della sofferenza. Ci sono molti malati che restano soli, tutti i loro amici spariscono, spa-­
ventati. Non bisogna avere pau-­
ra! Se gli altri ci stanno vicino, ci vengono accanto, ci mettono una mano sulla spalla e ci dico-­
risvolto tecnico delle chemiote-­
rapie. Con la sua amabile ma dirompente personalità non le-­
sinava consigli (eufemismo, sa-­
rebbe meglio dire direttive) a medici e infermieri dell’oncolo-­
gia pediatrica di Bergamo. In più ci aggiungeva la sua decisiva flebo di allegria: «Se trovi la for-­
za per pensare: eh va be’, vado in ospedale, faccio una chemio e poi torno a casa, è tutta un’altra cosa. Certo anch’io quando sto male mi chiedo: perché è succes-­
t e s t i m o n i a n z e
alcuni giovani, gli spagnoli non credenti saranno istruiti. Un albe-­
ro in crescita, a differenza di un al-­
bero che cade, è sempre tranquil-­
lo. Nella Giornata Mondiale della Gioventù, attraverso gli occhi e il sorriso dei giovani pellegrini per le strade di Madrid, è possibile ascol-­
tare gli alberi in crescita. Penso SPECIALE
GMG MADRID 2011
Q
uesta è la storia di Giulia Gabrieli, 14 anni, malata di tumore. Sappiate fin da subi-­
to che Giulia ce l’ha fatta. È vero, non è guarita: è morta la sera del 19 agosto, a casa sua, nel quartiere di San Tomaso de’ Calvi, a Bergamo, proprio men-­
tre alla Gmg di Madrid si con-­
cludeva la Via Crucis dei giova-­
ni.Eppure ce l’ha fatta. Ha trasformato i suoi due anni di malattia in un inno alla vita, in un crescendo spirituale che l’ha portata a dialogare con la sua morte: «Io ora so che la mia sto-­
ria può finire solo in due modi: o, grazie a un miracolo, con la completa guarigione, che io chiedo al Signore perché ho tan-­
ti progetti da realizzare. E li vor-­
rei realizzare proprio io. Oppure incontro al Signore, che è una bellissima cosa. Sono entrambi due bei finali. L’importante è che, come dice la beata Chiara Luce, sia fatta la volontà di Dio». Giulia era fatta così: diceva que-­
ste cose enormi, che a noi adulti Missio Immaculatæ International | Luglio - Agosto 2011 | 33
so proprio a me? Poi però quando sto meglio dico: “Massì, dai, è pas-­
sato”. Ci rido anche sopra...».La malattia va sdrammatizzata, dice-­
va sempre Giulia. E ci riusciva così bene che pochi giorni prima di morire ha costretto uno dei suoi medici, in visita a casa sua, a Batman, usano le medicine. E poi, dal punto di vista umano, sono davvero imbattibili». Potete quindi immaginare con quale peso sul cuore i suoi supereroi le dovettero comunicare un giorno della «recidiva». Il tumore, un sar-­
coma tra i più aggressivi, tenace-­
mimare «quella volta in cui sono svenuta e tu mi ha presa al volo». Lui ha dovuto mimare e farsi pure fotografare. Quel drammati-­
co pomeriggio è finito con una risata collettiva. Già, i suoi «supe-­
reroi». Giulia aveva un rapporto personale, speciale, perfino confi-­
denziale con ciascuno di loro. Li adorava, ampiamente ricambiata. E si arrabbiava moltissimo quan-­
do in Tv sentiva parlare di «mala-­
sanità». «Se ci fate caso non c’è molta differenza tra un supereroe e un medico. I supereroi salvano tutti i giorni la vita a delle perso-­
ne, anche sconosciute. E lo stesso si può dire dei medici: solo che anziché usare le tele di ragno come Spiderman o le ali come mente combattuto per un anno e ridotto in un angolo, si era ripre-­
sentato. Più forte di prima. C’era da ricominciare tutto da capo.
Nello studio, i medici schierati avevano le lacrime agli occhi, che non sarà professionale ma è dan-­
natamente umano. Non riusciva-­
no a rompere il ghiaccio. Allora Giulia, che come al solito aveva già capito tutto, con uno di quei suoi gesti spontanei e regali, si è alzata e li ha abbracciati uno per uno (e chi l’ha conosciuta sa cosa erano i suoi abbracci...). Poi ha detto: «Ce l’ho fatta una volta ad affrontare le chemio, posso farce-­
la anche la seconda. Forza, ripar-­
tiamo da capo». Insomma, li ha consolati, capite? Eppure, insisto, 34 | Luglio - Agosto 2011 | Missio Immaculatæ International
Giulia era una ragazza normale. Per esempio, come tutti i suoi co-­
etanei, amava la musica. E in modo speciale un grande classico di Claudio Baglioni, nella versio-­
ne cantata da Laura Pausini: «Strada facendo». «Strada facen-­
do vedrai che non sei più da solo... mi trasmette proprio un grande slancio: dai che ce la fai! Strada facendo troverai anche tu un gancio in mezzo al cielo... Sì, mi dà leggerezza, una grande speranza». Strada facendo Giu-­
lia si è imbattuta nella storia di Chiara Luce Badano, morta nel 1990, a diciotto anni, per un tu-­
more osseo e proclamata beata il 25 settembre 2010. E Dio solo sa quanto è stato provvidenziale questo incontro: «Lei è morta, però ha saputo vivere questa esperienza in modo così lumino-­
so e solare, abbandonandosi alla volontà del Signore. Voglio im-­
parare a seguirla, a fare quello che lei è riuscita a fare nonostan-­
te la malattia. La malattia non è stata un modo per allontanarsi dal Signore, ma per avvicinarsi a Lui...».Ma Dio dov’è? Avvicinarsi a Dio? Ma come, la malattia t’in-­
calza, la tua vita è sempre più stra-­
volta, il tuo fisico sempre più de-­
bilitato e tu ti avvicini a Dio anziché urlargli tutta la tua rab-­
bia? In realtà anche Giulia a un certo punto è stata «molto arrab-­
biata». Di più: è scesa nell’abisso – il cristianissimo abisso – del mio Dio, mio Dio perché mi hai abbandonata? Racconterà, in se-­
guito: «Continuavo a dire ai miei genitori: ma Dio dov’è? Adesso che sto malissimo, ho addosso di tutto, Dio dov’è? Lui che dice che posso pregare, può fare grandi mi-­
racoli, può alleviare tutti i dolori perché non me li leva? Dov’è?». Giorni drammatici, di autentica disperazione. I medici pensavano a un ovvio, prevedibile crollo psi-­
cologico. Ma Giulia cercava un’al-­
tra risposta e l’ha trovata a Pado-­
va. Ci era andata per la radioterapia ed era finita nella ba-­
silica di Sant’Antonio, in cerca di un po’ di pace. A un certo punto una signora raccolta in preghiera, mai vista prima, le ha messo la mano sopra la sua mano malata. «Non mi ha detto niente, ma ave-­
va un’espressione sul volto come se mi volesse comunicare: forza, vai avanti, ce la fai, Dio è con te. Sono entrata arrabbiata, in lacri-­
me, proprio in uno stato pietoso, sono uscita dalla basilica con il sorriso, con la gioia che Dio non mi ha mai abbandonata. Ero tal-­
mente disturbata dal dolore che non riuscivo a sentirlo vicino, ma in realtà penso che lui mi stesse stringendo fortissimo. Quasi non ce la faceva più...».La gioia. Tene-­
te bene a mente questa parola, perché in questa incredibile ma realissima storia sembra la più fuori posto e invece, alla fine, di-­
venterà la parola chiave. Ma pri-­
ma c’è da dire di un’altra grande passione di questa ragazza norma-­
le: la Madonna. Abbracciata in modo singolare in un suo pelle-­
grinaggio mariano. E poi in un secondo più recente, chiesto per i suoi 14 anni, come regalo di com-­
pleanno, al seguito di un pullman di 50 persone tra amici e parenti. Ha spiegato un giorno, in una te-­
stimonianza pubblica – non vola-­
va una mosca –, davanti a decine di ragazzi: «… posso solo dirvi che l’amore della Madonna è talmen-­
te grande, è talmente forte che esplode in preghiera, conversio-­
ni, amore verso il prossimo». Va da sé che la devozione mariana si porta dietro un’altra passione: quella per il Rosario, recitato tut-­
te le sere. Inusuale per una ragaz-­
zina? Può darsi. Ma Giulia ti sor-­
prendeva sempre. Era sempre un passo avanti. E così, proprio nelle settimane di sofferenza più acuta, ha composto di suo pugno una «coroncina di puro ringraziamen-­
to». Diceva: «Nelle nostre preghie-­
re, nelle nostre litanie, chiediamo sempre qualcosa per noi o per gli altri. Mai che ci si limiti a dire gra-­
zie, senza chiedere nulla in cam-­
bio». Questa formula non esiste-­
va. Lei l’ha inventata e scritta.L’esame da 10 e lode Ma intanto la ragazza normale deside-­
rava fortissimamente continuare a fare le cose normali della sua clinici e della sua prognosi, che la dava già per morta. Allo scritto di italiano un tema magistrale, ispi-­
rato al diario di un soldato al fronte. All’orale, con tutta la com-­
missione d’esame riunita nel sa-­
lotto di casa, la tesina sugli orrori delle guerre e della Shoah, con tanto di acutissima analisi critica del Guernica di Picasso. Il tutto unito da un filo vibrante: la tra-­
sposizione della sua sofferenza. Un’esposizione di mezz’ora filata, chiusa da un’irrituale ma quanto-­
mai appropriata standing ova-­
tion. Risultato: 10 e lode. Al suo fianco l’amica del cuore che sin-­
golarmente – ma non casualmen-­
te secondo Giulia – si chiama an-­
che lei Chiara («È da sempre la mia migliore amica, lei è tutto per età. Per esempio l’esame di terza media. E trovando chissà dove le energie, sostenuta dalle insegnan-­
ti della scuola in ospedale (che lei amava profondamente e voleva fosse meglio conosciuta e valoriz-­
zata) e dalle prof della sua scuola media Savoia, anche questa volta ce l’ha fatta. A dispetto dei dati me»). Con la malattia, cresceva in lei l’urgenza di dare una testimo-­
nianza ai giovani, soprattutto a quelli che pensano di fare a meno di Dio, «impegnati in una freneti-­
ca caccia al tesoro, ma senza teso-­
ro».Erano giorni di preghiera in-­
tensissima, di sofferenze offerte in particolare ai non credenti. Missio Immaculatæ International | Luglio - Agosto 2011 | 35
forse inizia), la storia di Giulia Gabrieli, la ragazza malata di tu-­
more. È morta, ma ce l’ha fatta. Giudicate voi, credenti o meno che siate, se tutto questo non è un miracolo.
P.S. Come si sarà intuito sulla sto-­
ria di Giulia ce n’è quanto basta per scrivere un libro. In effetti era anche il suo sogno. Quan-­
do il progetto è stato presentato alle Paoline di Milano, l’editore ha deciso in pochi minuti, senza esitazione: si pubblichi. Il primo capitolo è già scritto. Il resto verrà da sé. Perché qualcuno, che l’ha amata come una figlia senza che il padre ne fosse geloso, è stato scelto – da Giulia – per conser-­
vare i suoi scritti, registrare le sue testimonianze pubbliche, racco-­
gliere le sue confidenze. E ora ne completerà l’opera, prestando la sua penna e lasciando che sia lei 36 | Luglio - Agosto 2011 | Missio Immaculatæ International
a scrivere. Il libro s’intitolerà: «Un gancio in mezzo al cielo».
Familiari e amici stanno realizzan-­
do un blog dedicato a Giulia. Nel frattempo chi volesse inviare mes-­
saggi o riflessioni può scrivere a: [email protected].
I FRANCESCANI DELL’IMMACOLATA ALLA GMG DI MADRID
di p. Alfonso M. A. Bruno, FI
RIFLESSIONI E APPUNTI DI CRONACA
L
a GMG, acronimo di Giorna-­
ta Mondiale della Gioventù, è di fatto il più grande raduno ec-­
clesiale a livello mondiale. Ideata da Giovanni Paolo II è stata in-­
serita nella pastorale giovanile FRPH DSSXQWDPHQWR ¿VVR HG
opportunità di catechesi e inte-­
grazione culturale di giovani pro-­
venienti da diversi continenti del mondo.
E’ una semina nella quale l’espe-­
rienza ha dimostrato il raccolto del dopo, con frutti vocazionali buoni e abbondanti, sia per la vita religiosa che matri-­
moniale.
La sociolo-­
ga Noellie Neumann a v r e b b e detto che la GMG rompe “la spirale del silenzio” di quei g i o v a n i che “non si vergo-­
gnano di Cristo” e che, come Benedet-­
to XVI ha detto, “in questa Giornata, hanno (i g i ov a n i ) un’occasione privilegiata per met-­
tere in comune le loro aspirazio-­
ni, scambiare reciprocamente la ricchezza delle proprie culture ed esperienze, animarsi l’un l’altro in un cammino di fede e di vita, nel quale alcuni si credono soli o ignorati nei propri ambienti quo-­
tidiani. La presenza più massiccia di pel-­
legrini alla GMG, almeno in Eu-­
ropa, è segnata da sempre dagli italiani (erano oltre centomila in Spagna) mentre il raduno con più partecipanti rimane quello di Manila 1995, nelle Isole Filip-­
pine, che registrò cinque milioni di giovani contro i duemilionitre-­
centomila di Roma 2000 e i quasi due milioni di Madrid 2011 che si colloca così al terzo posto e primo in assoluto nel pontificato di Be-­
nedetto XVI.
Eventi di una tale portata rischia-­
no di essere facilmente strumen-­
talizzati e sabotati da anticlerica-­
li con l’ausilio degli strumenti dell’informazione. Un manipolo di disoccupati facinorosi, battez-­
zati col nomignolo di indignados erano da mesi radunati a Puerta del Sol di Madrid, pronti a sfrut-­
tare la ghiotta occasione della GMG per attirare attenzione e fare bagarre, rivendicando dirit-­
ti che in un ordinamento laico competono allo Stato e non alla Chiesa.
L’arcivescovo di Madrid, il card. Antonio Maria Ruoco Varela, consapevole che la comunicazio-­
ne e l’organizzazione di un evento non s’improvvisa, né può essere affidata nelle mani di persone inesperte, ha affidato il timone al dr. Tiago de la Cierva, profes-­
sore di Comunicazione di Crisi alla Pontificia Università della Santa Croce di Roma. Nella sua azione preventiva e propositiva e con un’impeccabile dinamica di media relation e trasparenza in-­
formativa, la prevenuta stampa spagnola è stata progressivamente conquistata dal vero significato della GMG. Forse la stampa este-­
ra, soprattutto quella anglosasso-­
ne e tedesca insieme a una certa categoria di testate italiane, ha trattato l’evento con più banalità e i soliti stereotipi dell’anticlerica-­
lismo, complice anche il torpore, in un afoso agosto madrileno, di molti giornalisti appena sottratti a spiagge e montagne dove si trova-­
vano in vacanza.
Benché l’evento si è consumato dal 16 al 21 agosto 2011, la prepa-­
razione è iniziata oltre un anno prima individuando i punti di forza e i punti deboli potenziali che Madrid 11 poteva presentare sull’esperienza anche delle passate edizioni della GMG. Ricerca, pro-­
grammazione, esecuzione, valuta-­
zione e ancora: capacità, debolez-­
za, opportunità, sfide, sono stati gli elementi che hanno dominato, come da manuale, nella dinamica di Madrid 2011.
Il prof. De la Cierva ha convocato alcuni suoi ex studenti “per dargli Missio Immaculatæ International | Luglio - Agosto 2011 | 37
e s p e r i e n z e
Perché «ognuno ha un Dio e Dio c’è per tutti». Ecco l’idea di una video-­testimonianza. Ancora una volta ce l’ha fatta: l’intervista di-­
venterà presto un dvd. Giulia, del resto, va detto con la dovuta cau-­
tela e senza enfasi, ma va detto, cambiava spesso le (moltissime) persone che incontrava. Chi en-­
trava in casa sua, in quel bunker di serenità, ma anche di riserva-­
tezza e accoglienza che è la sua fa-­
miglia – a partire da mamma Sara, da papà Antonio e dal pic-­
colo, formidabile Davide (9 anni) – si portava un carico di angoscia e usciva molto più leggero. Giu-­
lia, infine, credeva nei miracoli. Ma le grazie le chiedeva per gli al-­
tri, non per se stessa: in particola-­
re i bambini malati conosciuti all’ospedale. Soltanto alla fine, quando il suo giogo era a tratti insopportabile e tutte le armi dei supereroi erano drammaticamen-­
te spuntate, ha iniziato a chiedere per sé. Ma solo «se è la volontà del Signore».Quale sia stata la volon-­
tà del Signore già lo sapete. La mattina del 19 agosto, a Madrid, il suo vescovo Francesco, che con lei aveva intessuto un dialogo fit-­
to e confidenziale, ha raccontato la storia di Giulia ai mille e più ragazzi bergamaschi della Gmg. Non sapeva che si fosse aggravata così tanto. Poi la sera la Via Cru-­
cis, nella notte la notizia che era «andata incontro al Signore». Il giorno dopo, sabato, ha celebrato per lei la Messa con i giovani. E la mattina del lunedì, di ritorno da Madrid, qualche ora prima dei funerali, raccolto in preghiera con la famiglia, ha invitato a «cor-­
reggere» così l’eterno riposo: «L’eterna gioia donale Signore, splenda a lei la luce perpetua. Amen». Con questa parola, gioia, di colpo così adeguata, finisce (o SPECIALE
GMG MADRID 2011
una mano”. E’ così che si è aperta l’opportunità per i Frati France-­
scani dell’Immacolata, attraverso chi vi scrive, di partecipare da vi-­
cino e da “dietro le quinte” all’or-­
ganizzazione della GMG, essendo stato suo ex alunno.
Atterrato a Madrid dal 6 agosto, mi è stata affidata la redazione francese della WEB TV ufficiale della GMG di Madrid, una novi-­
tà per quest’edizione dell’evento, insieme all’impiego dei social net-­
work. L’organizzazione disponeva addirittura di un veicolo speciale, un bus, battezzato 2.0 in omaggio alla multimedialità, con un mini-­
studio televisivo all’interno e un collegamento alla rete internet attraverso vari terminali dai qua-­
li, altri volontari, aggiornavano costantemente le pagine di Face-­
book, Twitter, e Tuenti. Dieci dei giovani addetti a questo lavoro sono stati invitati a pranzo dal Santo Padre durante il quale Be-­
nedetto XVI ha inviato su Twitter un post dallo smartphone della giovane comunicatrice slovacca, Eva Janosikova. C’era a Madrid il meglio del giornalismo mon-­
diale, segno dell’autorità morale e dell’interesse che la Chiesa e il Papa suscitano a livello universale.
Due giorni prima dell’arrivo del Papa sono arrivati a Madrid an-­
che i confratelli fra Roderick, fra Didacus e fra Augustin della de-­
legazione FI degli USA che mi hanno dato una valida mano nei reportages con la loro attrezzatura televisiva a tutto punto. Insieme abbiamo potuto realizzare vari ser-­
vizi e clip video e audio che abbia-­
mo sfruttato anche per il website AIRMARIA e le nostre radio in Africa: Radio Immaculée Conception del Benin e La voix du paysan del Ciad.
Dalla sala stampa e dalla piazza, dal bus hi-­tech o dallo studio TV e… persino nel metrò, non si con-­
tano le persone e i personaggi in-­
tervistati. Dulcis in fundo il 17 agosto il calle Fuencarral, famoso per la presenza di storiche e celebri sale cinematografiche si è trasformato in una piccola Cannes con tanto di tappeto rosso e glamour. Nel cinema multisale Proyeccio-­
nes, dopo la conferenza stampa del mattino, è stato presentato nel pomeriggio il trailer di “Duns Sco-­
to” lanciato così in Spagna in oc-­
casione della Giornata Mondiale della Gioventù. Grazie alla società di distribuzione European Dre-­
am il lungometraggio prodotto dai Francescani dell’Immacolata, doppiato in spagnolo, entrerà nel circuito delle sale del paese iberi-­
co, molto probabilmente per la prossima solennità dell’Immaco-­
lata Concezione. Dall’accoglienza di Benedetto XVI a plaza de Cibeles, all’aero-­
dromo Quatro Vientos, i frati hanno seguito tutti gli spostamen-­
ti del Papa. Molti giovani si sono incuriositi e avvicinati ai frati ve-­
stiti di grigio. Due emittenti televi-­
sive nazionali di Spagna ci hanno addirittura intervistati. Nel Palacio de los Congressos nei pressi dello stadio Santiago de Bernabeu, abbiamo anche aiutato ad allestire una decorosa cappella dove ogni giorno è stata assicura-­
ta la celebrazione della S. Messa a favore di tutti gli operatori della comunicazione e la disponibili-­
tà permanente alle confessioni. All’indomani del rientro a Roma del pontefice, abbiamo voluto concederci un pellegrinaggio ad Alcalà, la terra di San Diego, Pa-­
trono dei fratelli religiosi france-­
38 | Luglio - Agosto 2011 | Missio Immaculatæ International
scani. In questa cittadina, a trenta chilometri da Madrid, abbiamo ammirato il fascino architetturale, vestigia del passato imperiale spa-­
gnolo con i monumenti della fede rappresentati da bellissime chiese, molte delle quali vuote, insieme agli annessi conventi.
Il parroco della cattedrale che molto gentilmente ci ha mostrato l’urna con i resti di S. Diego, il cui accesso al pubblico è limitato e le Clarisse Innocenziane che ci han-­
no accolti nel vicino monastero per la celebrazione della S. Messa e un fraterno spuntino, sperano che un giorno il nostro istituto possa essere presente in Spagna, vista l’assenza dei figli del Serafico ad Alcalà e il loro scarso numero in tutta la penisola iberica.
Alcalà de Henares è anche il luo-­
go dove visse e scrisse Miguel de Cervantes Saavedra, autore del famoso romanzo “Don Chisciotte della Mancia”.
Nella sua letteratura emerge la ricerca di un mondo mai esplo-­
rato, ma sempre sognato. Non è forse questo che giustifica la ten-­
sione missionaria dei Francescani dell’Immacolata e la partecipazio-­
ne alle GMG?
-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­-­
Alcuni clip su:
(http://www.youtube.com/watch?v=aDUw
K5fKdbk&list=PL6C08A3D53305158A&
index=48)
(http://www.youtube.com/watch?v=9dVIY
ZSQj50&list=PL6C08A3D53305158A&in
dex=52)
Missio Immaculatæ International | Luglio - Agosto 2011 | 39
SPECIALE
GMG MADRID 2011
di Maria Macarena Lopez
STORIA DELLA CHIESA IN SPAGNA
I
l Cristianesimo in Spagna ha una lunga storia: quasi duemila anni. Secondo la leggenda si fa risalire l’evan-­
gelizzazione della Penisola Iberica al primo secolo d.C. per opera dell’ apostolo S. Giacomo il Maggiore vinco-­
lato alla storia della Vergine del Pilar di Saragozza e del miracoloso trasporto del suo cadavere fino a Compostela), e di San Paolo, il cui viaggio in Hispania è improbabile, ma da cui sappiamo della sua volontà di compierlo. La storia della Spagna comin-­
cia 3500 anni fa, quando il territorio fu colonizzato dai celtiberi. Secoli dopo, fenici, cartaginesi e greci arrivarono alle coste iberiche fondando le prime cittá e colonie. Dopo la sconfitta di Cartago nella Seconda Guerra Punica, l’al-­
lora Hispania, comincia a fare parte dell’Impero Romano fino al secolo IV, quando fu invasa dai Goti.
La Spagna é un paese di grande tradizione cattolica. La Constituzione Spagnola, che regge l’ordine giuridico spa-­
gnolo, contempla la libertá re-­
ligiosa e di culto (articolo 16). Una delle caratteristiche prin-­
cipali della configurazione del-­
la religione in Spagna sono gli Accordi dello Stato con la San-­
ta Sede, firmati nel 1979, e che regolano i rapporti fra Governo e Chiesa Cattolica. La Spagna é stata, ed è ancora oggi, luogo di nascita di diverse congregazioni, ordini e realtá ecclesiali.
40 | Luglio - Agosto 2011 | Missio Immaculatæ International
SPECIALE
GMG MADRID 2011
di Antonio Maria Gonzalo Andrade
I SANTI SPAGNOLI
Nel corso dei secoli in Spagna sono nate per la Chiesa figure esemplari di santità dai carismi più vari, il cui esempio e le cui opere continuano ad essere valide e feconde fino ad oggi..
olo per citare alcuni dei piu conosciuti, basta ri-­
S
cordare S. Isidoro di Sivi-­
glia, Padre della Chiesa; il grande predicatore S. Vin-­
cenzo Ferrer; S. Domenico da Guzmán, fondatore dei dominicani; san Isidro La-­
brador, patrono di Madrid, e sua moglie S. Maria de la Cabeza; S. Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesu; S. Francesco Save-­
rio, patrono delle Missioni; S. Francesco Borgia; S. Gio-­
vanni d’Avila, patrono del clero spagnolo; Santa Teresa di Gesù, riformatrice del Car-­
melo e dottoressa della Chie-­
sa; S. Giovanni della Croce, eccelsa figura della mistica e delle Lettere; S. Giuseppe di Calasanzo , fondatore della prima scuola cristiana popo-­
lare d’ Europa, e tantissimi altri. La Spagna ha dato anche all’Ordine Serafico speln-­
dide figure. Dalla regione dell’Estremadura partì la ri-­
forma francescana degli Al-­
cantarini guidata da S. Pietro di Alcantara. Essa produsse un vero rinnovamento spiri-­
tuale e frutti di santità fino nel Regno delle due Sicilie. Alcantarino fu anche l’ara-­
gonese S. Pasquale Baylon, patrono dei congressi eucari-­
stici. S. Diego di Alcalà, origi-­
nario di un villaggio a poche decine di chilometri da Ma-­
drid fu l’apostolo delle Cana-­
rie ed è venerato oggi come santo patrono dei fratelli reli-­
giosi francescani.
Tra i figli del Serafico anno-­
veriamo anche l’andaluso S. Francesco Solano, evange-­
lizzatore delle Americhe, il gruppetto dei martiri france-­
scani di Nagasaki, il bea-­
to Rai-­
m o n d o Lullo di Maiorca. Par tico-­
larmente fe c o n d i f u r o n o i secoli XIX e XX, con numero-­
si santi, c o m e s a n t a M a r i a Micaela, santa An-­
gela de la Cruz, santa Ge-­
n ove f f a Torres e S. Mera-­
viglia di Jesus. Queste tre ultime, fon-­
datrici, furono canonizzate da Giovanni Paolo II a Ma-­
drid assieme a S. Pietro Pove-­
da, fondatore delle teresiane e il gesuita S. Giuseppe Maria Rubio. I santi spagnoli han-­
no aperto vie di santitá negli ambienti piu diversi, come S. José Maria Escrivá, fondatore dell’ Opus Dei che ci ricorda la chiamata universale alla santitá per mezzo del lavoro, o S. Raffaele Arnaiz, cister-­
cense, uno dei santi Patroni della GMG di Madrid.
Missio Immaculatæ International | Luglio - Agosto 2011 | 41
SPECIALE
GMG MADRID 2011
S. GIOVANNI D’AVILA: NOVELLO DOTTORE di Carlo Mafera
DELLA CHIESA
Benedetto XVI incontrando i seminaristi nella cattedrale di Nuestra Señora de Almudena, in occasione dellla GMG di Madrid ha ufficialmente an-­
nunziato la prossima nomina a “Dottore della Chiesa” di S. Giovanni d’Avila, Patrono del clero spagnolo.
M
ons. Juan Esquerda Bifet, mariologo e teologo alla Urbaniana, Canonico presso la 3RQWL¿FLD%DVLOLFDGL6DQWD0DULD
Maggiore ha presentato il giorno JHQQDLR OD ¿JXUD VDFHUGRWDOH
di un grande santo e cioè quella di San Giovanni d’Avila, vissuto nell’incrocio culturale e religioso della prima metà del secolo XVI (1499-­1569). “E’ l’epoca del rinascimento e dell’umanesimo cristiano, ma anche della ri-­
forma e della controriforma, del concilio tridentino, del risveg-­
lio della mistica. E’ il momento dell’incontro col Nuovo Mondo (1492) e con la possibilità di nav-­
igazione attorno alla terra (dal 1522). Veramente era un’inizio della “globalizzazione”. – ha es-­
ordito Mons. Bifet – “Giovanni d’Avila nasce in Almodóvar del Campo (Ciudad Real, Spagna), nella festa dell’Epifania del 1499 (o forse del 1500). Il fatto di essere discendente di ebrei (per parte del suo padre), sarà VRUJHQWH GL TXDOFKH GLI¿FROWj
I suoi genitori, benestanti, lo inviarono all’università di Sala-­
manca per gli studi giuridici (1513-­1517). Dopo una sosta nel suo paese, nel ripensamento della VXD YRFD]LRQH VWXGLz ¿ORVR¿D H
teologia nell’università di Al-­
calà (1520-­1526), famosa per miniera di argento). Se ne andò a Siviglia con l’intenzione di diventare missionario nelle “In-­
die”, col primo vescovo di Tlax-­
cala (Messico), Julián Garcés. L’arcivescovo di Siviglia lo fece rimanere in patria, dove svolse un grande apostolato nella catechesi, nella predicazione e in favore dei poveri. Ac-­
cusato falsamente, fu pro-­
cessato dall’Inquisizione.” “Con un gruppo di discepoli – ha spiegato Mons. Bifet -­ organizzò missioni popo-­
lari nel sud della Spagna. Oltre le predicazioni siste-­
matiche, svolgeva il min-­
istero nel confessionale, nella visita agli ammalati e nell’organizzazione della catechesi. Si ospitava sempre in case povere. A Granata, nel 1535, aiutò San Giovanni di Dio (Juan Cidad) a cam-­
biare vita e a dedicarsi agli ammalati. La famosa univer-­
sità di Baeza (Jaén) fu orga-­
nizzata da lui (sin dal 1539) con la collaborazione dei suoi migliori discepoli.”Poi il canonico della basilica di Santa Maria Maggiore ha concluso l’esposizione bio-­
JUD¿FD GLFHQGR ³*OL XOWLPL
anni della sua vita, molto l’indirizzo biblico e rinascen-­ ammalato, stabilì la residenza a tista.” “Ordinato sacerdote nel Montilla (Córdoba). Lì scrisse 1526, -­ ha proseguito Bifet -­ es-­ i famosi “Memoriales” (1551 e sendo i suoi genitori defunti, di-­ 1561) per il concilio di Trento e vise tutti i beni tra i poveri (una le “Advertencias” per il sinodo 42 | Luglio - Agosto 2011 | Missio Immaculatæ International
di Toledo (1565-­1566) per poter applicare le decisioni tridentine sulla riforma della Chiesa. Morì a Montilla il 10 maggio 1569. Mons. Bifet ha messo in eviden-­
]DFKHPROWHVRQRVWDWH³OH¿JXUH
di spicco che ebbero rapporto e grande ap-­
prezzamento per San Giovanni d’Avila. Tra altre, Luigi di Granata (suo biografo, che cita spesso la sua dottrina), San Giovanni di Dio LOVXR¿JOLRVSLULWXDOH
San Francesco Borgia, San Giovanni di Ribera (vescovo di Badajoz e posteriormente di Va-­
lencia), San Pietro di Alcántara... San Ignazio di Loyola gli scrisse let-­
tere di grande ammira-­
zione. Santa Teresa gli fece arrivare la sua au-­
WRELRJUD¿D H RWWHQQH LO
suo parere favorevole (1568). Molti santi e autori spirituali posteriori lo ci-­
tano riconoscendo la sua grande autorità: San Francesco di Sales, San Alfonso Maria de Liguori, San Antonio Maria Claret, B. Giuseppe Allamano... Il Santo Curato d’Ars nella sua biblioteca aveva le opere di S. Giovanni G¶$YLOD´ ( LQ¿QH XQ SDUWLFRODUH
interessante e non trascurabile è stato sottolineato da Bifet e cioè “Nell’omelia della sua can-­
onizzazione (31 maggio 1970), Paolo VI descrisse questo fatto: “Non poté partecipare person-­
almente al Concilio dovuto alla sua mancata salute;; pero è suo un Memoriale, molto noto, col titolo di «Reformación del Es-­
tado Eclesiástico» (1551), che l’arcivescovo di Granada, Pi-­
etro Guerrero, fece suo nel Con-­
cilio di Trento, con gradimento di tutti... Il Concilio di Trento ha preso delle decisioni che lui l’importanza ancora attuale del ³0DHVWUR´ $YLOD ³/D ¿JXUD GL
San Giovanni d’Avila sorge an-­
cora oggi con accento profetico, per indicare una traccia. Riuscì ad assimilare con spirito di Chie-­
aveva tracciato da molto tempo prima” (Insegnamenti VIII/1970, 566).Il suo testo di catechesi, in poesia, (“Doctrina cristiana”), stampato a Valencia nel 1554, fu tradotto in italiano nel 1555 ed era ben conosciuto a Firenze nel 1556, grazie ai suoi amici e discepoli gesuiti. Egli stesso offriva la testimonianza evan-­
gelica, a imitazione degli Apos-­
toli e in modo speciale di Paolo. Riuscì ad arrivare a tutti i campi della carità pastorale: poveri, am-­
malati, bambini, giovani, fami-­
glie, governanti, mondo della cultura... Nell’udienza il giorno dopo la canonizzazione (1 giug-­
no 1970), Paolo VI ha riassunto sa le nuove correnti umaniste;; ri-­
uscì a reagire con visione molto chiara di fronte ai problemi dei sacerdoti, sperimentando il bi-­
VRJQRGLSXUL¿FDUVLGLULQQRYDUVL
per ricominciare il cammino con nuove energie” (Insegnamenti VIII/1970, 570). Da tutto ciò emerge la grande importanza che San Giovanni d’Avila ebbe nel-­
la storia del Concilio di Trento dove le sue indicazioni ebbero un’incisività nella stesura del GRFXPHQWR ¿QDOH VRSUDWWXWWR QHO
capitolo riguardante la rilevanza della formazione del clero.
Missio Immaculatæ International | Luglio - Agosto 2011 | 43
N
ella seconda parte della conferenza Mons. Juan Es-­
querda Bifet (nella foto) ha esa-­
minato la dottrina e la spiritualità mariana in rapporto al sacerdozio. Egli ha esordito affermando “La maternità divina è il titolo prin-­
cipale di Maria, la quale può es-­
sere chiamata “Madre del sole”, cioè, di Gesù, Figlio di Dio fatto uomo. “Madre è la Vergine di Dio vero e uomo vero… Madre di Dio come uomo”, poiché in Cristo ci sono “due nature ma una persona”. “Vuoi onorare Ma-­
ria? Chiamala Madre di Dio fatto uomo”. “Maria comunicò al Ver-­
bo di Dio l’umanità generandolo dal suo purissimo sangue”. Cris-­
to è Sacerdote come Mediatore, perfetto Dio, perfetto uomo, im-­
molato per noi.” Mons. Bifet ha poi precisato, intorno alla mario-­
logia di San Giovanni d’Avila, che “Maria può essere chiamata “Sposa del Verbo eterno”, di cui ella è “Madre e Sposa”, associata alla sua opera redentrice come “Nuova Eva”. Conoscere Maria è “conoscere il nostro Redentore e nostra salvezza”. “Tutto quan-­
to ha Maria è per collaborare col secondo Adamo, che è Gesù Cristo, aiutandolo nella redenzi-­
one per raccogliere le anime re-­
dente dal suo sangue”. La “san-­
tissima carne” “fu carne della Vergine”. Quindi siamo “frutto delle sue viscere”. Il corpo e il sangue di Gesù presente e immo-­
lato nell’Eucaristia, procedono da Maria, la quale stava presente, assieme al discepolo amato, nel PRPHQWRFXOPLQDQWHGHOVDFUL¿-­
cio di Cristo nella croce. Maria c’invita: “Venite e mangiate il pane che io concepìi nelle mie viscere”. Perciò, l’Eucaristia è chiamata “pane della Vergine”. “Ella lo preparò… e perciò (questo pane) ha miglior sapore”. Poi Mons. Bifet ha messo in ri-­
salto che Maria è Madre spe-­
ciale dei sacerdoti ministri.”Il rapporto tra Maria e il sacerdote ministro scaturisce specialmente dal parallelismo “Maria-­Eucari-­
stia”, “sacerdozio-­Eucaristia”.-­ FRVu KD VSHFL¿FDWR %LIHW ± ³,O
sacerdote è “simile” a Maria e rimane strettamente unito a Lei. San Giovanni d’Avila predicava frequentemente su Maria. I suoi sermoni formano un vero libro mariano (Sermoni 60-­72). Però in tutti i suoi numerosi sermoni e conferenze fa sempre riferimento a Maria. Specialmente svolge i temi: Immacolata, Vergine, Madre di Dio, Assunta, Addo-­
lorata, Mediatrice… Lui stesso era molto devoto di Maria. Col-­
laborò in Granata alla costruzi-­
one di un santuario mariano. La sua preghiera prediletta (oltre O¶$YH0DULDHLO0DJQL¿FDWHUD
“Ricordare, Virgo Mater”… Era la preghiera con cui iniziava fre-­
quentemente le sue prediche a scopo di aiutare i fedeli ad aprirsi D 'LR´ ,Q¿QH KD FRQFOXVR %LIHW
il pensiero mariologico del santo 44 | Luglio - Agosto 2011 | Missio Immaculatæ International
avilano : “Secondo San Giovanni d’Avila, il sacerdote deve avere una spiritualità eucaristica, in rapporto a Maria, che lo guiderà nel ministero come partecipe alla maternità ecclesiale. Special-­
mente sottolinea il paragone con la maternità verginale di Maria: “Mirémonos, padres, de pies a cabeza, ánima y cuerpo, y ver-­
nos hemos hechos semejantes a la sacratísima Virgen María, que con sus palabras trujo a Dios a su vientre” (Plática 1ª, 111ss;; Carta 157, 260ss).
Il ministero sacerdotale è quello di “comunicare l’essere sacra-­
mentale a Dio fatto uomo”, e questo non una volta, ma fre-­
quentemente (Trattato del Sacer-­
dozio, n. 2, 70ss). Perciò Maria considera i sacerdoti come parte del suo essere materno: “Los racimos de mi corazón, los ped-­
azos de mis entrañas” (Sermone 67, 743ss). Da qui scaturisce l’importanza della castità o celi-­
bato sacerdotale (cf. Trattato sul Sacerdozio, n.15). Con questa di-­
mensione mariana della spiritual-­
ità sacerdotale, si capisce meglio la dottrina del Santo sul minis-­
tero sacerdotale come servizio di amore materno. I sacerdoti sono l’espressione della maternità del-­
la Chiesa, che trova in Maria il suo modello più perfetto: Come per tutti i cristiani, anche la de-­
vozione mariana del sacerdote si concretizza nell’imitarla. Un al-­
tro capitolo importante nella dot-­
trina avilista è la contemplazione – così ha terminato Mons. Bifet -­ come cammino di trasformazi-­
one in Cristo, conosciuto person-­
almente e amato profondamente. E’ il grande desiderio di “vedere” Dio e di esperimentare il suo amore, già in questa vita. Si tenta di scoprire questo amore nella creazione (come messaggio di Dio Amore), nella propria realtà povera e nella propria coscienza, dove Dio si manifesta. Ma è alla luce del Mistero di Cristo (Verbo incarnato e redentore), Figlio di Dio fatto uomo per amore, Parola GH¿QLWLYDGHO3DGUHGRYHVLWURYD
OD YHUD H GH¿QLWD VRUJHQWH GHOOD
contemplazione cristiana, lasci-­
ando entrare la Parola rivelata da Dio (contenuta nella Scrittura e Tradizione) nel più profondo del cuore. Perciò, la contemplazione è “un silenzio di Dio”, a modo di “nozze (tra Dio e l’anima) che non si possono spiegare”, poi-­
ché “non ci sono parole e, se ce ne fossero alcune, queste sareb-­
bero basse e diventerebbero un ostacolo all’amore d’intimità” (Plática 3ª, 182ss). Il cammino ha delle tappe che vengono seguite con fedeltà e generosità. E’ sem-­
pre cammino di contemplazione e insieme di perfezione: trovare Dio nella sua Parola personale (Cristo, Verbo incarnato) e trova-­
re Cristo nei fratelli, trasforman-­
do il proprio cuore attraverso un processo di umiltà e di amore.” In tutto questo pensiero mis-­
tico “Maria è modello di questa contemplazione del mistero di Cristo, sempre in un cammino di fede.” Nei sermoni sull’Assunta, il Maestro Avila spiega i profondi desideri di Maria verso l’incontro GH¿QLWLYRFRQ&ULVWRHODYLVLRQH
di Dio. Applica a Maria il pro-­
cesso di contemplazione con le particolarità dell’Immacolata, tutta santa. La contemplazione di Maria era un itinerario verso l’unione perfetta di amore, attra-­
verso la povertà biblica e il de-­
siderio gioioso e doloroso della presenza-­assenza di Dio. Maria era “ammalata di amore” (Ser-­
mone 69, 473;; Cant 2,5) e col suo amore feriva lo stesso Dio. Il Ver-­
bo Incarnato, Cristo Sacerdote, sin dal grembo di Maria, si offre al Padre nell’amore dello Spirito Santo, per la nostra redenzione. Il “si” di Maria è strettamente collegato alla realtà sacerdotale di Cristo, di cui partecipa tutta la Chiesa come Popolo Sacerdo-­
tale. Il sacerdote ministro, oltre alla celebrazione eucaristica, è chiamato a predicare Cristo, Pa-­
rola del Padre, meditata nel cuore come Maria. Tutti i ministeri sac-­
erdotali tendono a comunicare la vita di Cristo ai fedeli. È una maternità “ministeriale”, unita alla maternità di tutta la Chiesa, che prende Maria come modello massimo di maternità”. Tutto questo ha detto Mons. Juan Es-­
querda Bifet sulla mariologia di San Giovanni d’Avila che ricalca il pensiero di altri santi sacerdoti precedentemente esaminati nei Sabati Mariani e che testimonia-­
no la centralità di Maria nel cam-­
mino di perfezione e non solo in quello sacerdotale. Senza di Lei la Chiesa non sarebbe andata avanti come ha fatto negli ultimi due millenni. D’altra parte anche Dante nell’ultimo canto del para-­
diso felicemente dice, precorren-­
do il pensiero di San Giovanni G¶$YLOD ³ ©9HUJLQH 0DGUH ¿-­
JOLD GHO WXR ¿JOLR XPLOH H DOWD
SL FKH FUHDWXUDWHUPLQH ¿VVR
d’etterno consiglio, /tu se’ colei che l’umana natura/ nobilitasti sì, che ‘l suo fattore /non disdegnò di farsi sua fattura. / Nel ventre tuo si raccese l’amore, / per lo cui caldo ne l’etterna pace / così è JHUPLQDWRTXHVWR¿RUH4XLVH¶D
noi meridiana face / di caritate, e giuso, intra ‘ mortali, /se’ di spe-­
ranza fontana vivace. / Donna, se’ tanto grande e tanto vali, / che qual vuol grazia e a te non ricorre / sua disianza vuol volar sanz’ali. / La tua benignità non pur soc-­
corre /a chi domanda, ma molte ¿DWH OLEHUDPHQWH DO GLPDQGDU
precorre.”
Missio Immaculatæ International | Luglio - Agosto 2011 | 45
SPECIALE
GMG MADRID 2011
di Jorge Costa
ISTITUTI RELIGIOSI NATI IN SPAGNA
I
l Signore ha voluto suscitare carismi nelle diverse epoche della storia per poter affronta-­
re le varie circostanze epocali. Sono i cosidetti carismi dello Spirito Santo, che danno ori-­
gine a istituzioni nel seno della Chiesa.
Nel secolo XIII nacque l’Ordi-­
ne dei Predicatori (Domenica-­
ni) fondato da S. Domenico da Guzman.
Durante il secolo XVI, epoca nella quale la Spagna era la prima potenza mondiale, il Signore diffuse questi carismi con generosità per il bene della Chiesa. Di fatto, da qui inizia l’evangelizzazione dell’America e la Controriforma Cattolica in Europa. S. Ignazio di Loyola (fondatore dei Gesuiti), S. Te-­
resa di Gesù (riformatrice del Carmelo), S. Giovanni della Croce, S. Francesco Saverio, S. Giovanni d’ Avila, S. Pietro di Alcantara per i Francescani. Numerosi furono i doni cari-­
smatici di santitá che lo Spirito sparse fra di noi per fare fron-­
te a un’epoca complessa per la Chiesa e per il mondo. E questi diedero origine a grandi movimenti che mostrarono la novitá cristiana fino ai confini della terra. Ancora oggi lo Spirito Santo suscita carismi fra di noi che ci aiutano a far fronte alle sfi-­
de del mondo moderno e che hanno dato luogo a movimen-­
ti e a nuove realtá ecclesiali; una vera primavera per la Chiesa, come definito da Gio-­
vanni Paolo II.
Alcuni di questi carismi nac-­
quero a Madrid come fu per S. José Maria Escrivá. Nel 1928, prima dell’ inizio della Guerra Civile spagnola, fondò l’ Opus Dei, convinto che tutti gli uo-­
mini e le donne erano chia-­
mati alla santitá, e la potevano raggiungere nella loro vita quo-­
tidiana, santificando il lavoro, dal piú umile al piu qualificato.
Negli anni 60, un giovane pit-­
tore chiamato Kiko Argüello volle ricuperare la coscienza di ció che il cristianesimo, trami-­
te il battesimo, ha introdotto in noi. Senza entrare, da parte nostra, in merito alle contro-­
versie suscitate da alcune appli-­
cazioni cultuali del movimento e da suoi elementi dottrinali, Kiko propose nuove catechesi, riprendendo il cammino ne-­
ocatecumenale di coloro che stavano per essere battezzati, ai tempi della Chiesa antica. Ini-­
ziò cosí, fra le catapecchie di Pa-­
lomeras, nel quartiere madri-­
leno di Vallecas, il Cammino Neocatecumenale, oggi ormai è presente in tutto il mondo.
Dopo la Guerra, sempre a Madrid, il Padre Tomás Mora-­
les iniziò il suo apostolato fra i giovani, convinto della necessi-­
46 | Luglio - Agosto 2011 | Missio Immaculatæ International
SPECIALE
GMG MADRID 2011
I “GLORIOSI” ALCANTARINI
I tá di avere laici ben istruiti per annunciare Cristo nel mondo di oggi. Consacrò la sua vita alla direzione spirituale e agli Esercizi spirituali, dando vita ai Cruzados e Cruzadas (Crocia-­
ti) di Santa Maria e alla Milizia di Santa Maria, tutti molto pre-­
senti a Madrid e in Spagna. Nascono anche in questa stes-­
sa epoca a Madrid le Herman-­
dades del Trabajo (Fratellanze del Lavoro), fondate da Don Abundio, con il fine di vivere e diffondere la Fede nel mondo dei lavoratori.
Un’altro movimiento che na-­
sce in Spagna, in questo caso a Maiorca, é quello dei Cur-­
sillos de Cristiandad (Corsi di Cristianitá), che dopo gli anni ‘40 propone un momento di annuncio del Vangelo e della fede, chiamato Cursillo, come momento di grazia per entrare a far parte della missione della Chiesa nel mondo.
Di recente hanno preso slan-­
cio i monasteri di Lerma e La Aguilera (Burgos), che sono le comunitá di clausura con piú vocazioni al mondo; si sono co-­
stituite nel nuovo Istituto Reli-­
gioso Iesu Communio.
Frati Minori Scalzi o Alcanta-­
rini (in latino Ordo Fratrum Minorum Discalceatorum o Alcantarinorum; sigla O.F.M. Disc. o O.F.M. Alc.) erano una delle famiglie francescane sog-­
gette al ministro generale degli osservanti: nel 1897 vennero uniti insieme a osservanti, ri-­
formati e recolletti nell’Ordine dei Frati Minori.
I francescani scalzi sorsero per opera di Pietro d’Alcántara (1499-­1562): dopo aver ab-­
bracciato la vita religiosa nei guadalupensi (1515), nel 1517 passò tra i minori osservanti della provincia di San Gabriele (Estremadura) e ricoprì le cari-­
che di guardiano, definitore e ministro provinciale; nel 1554 si ritirò nell’ere-­
mo di Santa Cro-­
ce a Coria e poi in quello del Pa-­
lancar di Pedro-­
so dove iniziò a pensare di creare un ramo di fran-­
cescani riformati di strettissima os-­
servanza.
Lasciati gli osser-­
vanti, nel 1555 a Roma si pose sotto l’obbedien-­
za del ministro generale dei frati minori conven-­
tuali e nel 1557 aderì ai pasqua-­
liti, il ramo dei di Jorge Costa
conventuali riformati, dei quali fu commissario generale.
Pietro promosse un’austera vita penitenziale e introdusse delle riforme dirette alla restaurazio-­
ne della povertà del francesca-­
nesimo primitivo e i suoi frati presero il nome di “scalzi”: con la bolla In suprema militanti Ec-­
clesiae (25 gennaio 1563) papa Pio IV sottrasse gli scalzi alla giurisdizione dei conventuali e li pose alla dipendenza degli osservanti.
Dopo la canonizzazione di Pie-­
tro d’Alcántara (1669) i frati mi-­
nori scalzi presero a essere chia-­
mati soprattutto “alcantarini”.
Gli alcantarini si diffusero notevolmente in Spagna, in Portogallo, nell’America meri-­
dionale, nelle Indie orientali, in Giappone, nelle Filippine, a Londra, nel Sud Italia e in To-­
scana (a Montelupo): molti di loro vennero innalzati agli ono-­
ri degli altari (Egidio Maria da Taranto, Pasquale Baylón, Pe-­
dro Bautista Blásquez, Giovan Giuseppe della Croce).
Verso la fine del XVIII secolo gli alcantarini contavano venti tra province e custodie ma, dopo le soppressioni e le secolarizzazio-­
ni del periodo successivo, alla fine le province erano ridotte a sei. Il 4 ottobre 1897 gli alcanta-­
rini vennero uniti assieme alle altre famiglie osservanti nell’Or-­
dine dei Frati Minori (O.F.M.).
Missio Immaculatæ International | Luglio - Agosto 2011 | 47
SPECIALE
GMG MADRID 2011
di p. David M. Delacroix, FI
SPAGNA, TERRA DI MARIA
La devozione mariana ha profonde radici in Spagna, sia nei centri cittadini che nella zona rurale. Centinaia di città celebrano le feste pa-­
tronali in onore alla Madre di Dio e la sua figura occupa un posto privilegiato negli altari e nelle pale degli altari delle chiese assumendo le piu diverse denominazioni: Ver-­
gine della Almudena (Ma-­
drid); del Pilar (Saragozza); di Montserrat (Barcellona); del-­
la Candelaria (Isole Canarie); di Covadonga (Asturias) ; de las Angustias (Granada)….
Ci sono alcuni titoli maria-­
ni la cui devozione oltrepassa l’ ambito locale, come la Ver-­
gine del Rocío; o la Vergine del Carmen che viene invoca-­
ta dalla gente del mare e dai marinai. Ma di solito in ogni zona i fedeli la onorano con una invocazione dalle radici storiche secondo una tradi-­
zione, con accenti genuini e particolari. Migliaia sono le grazie ricevute per la sua in-­
tercessione e in tanti di questi templi mariani, piccoli e gran-­
di, si possono ancora osserva-­
re tanti voti che testimoniano una devozione che viene da secoli.
Molti missionari che evan-­
gelizzarono altri paesi porta-­
rono con sé queste devozioni mariane locali in altri con-­
tinenti; questo spiega come anche in Argentina troviamo templi in onore di Nostra Signora di Valvanera, patro-­
na de La Rioja, o come nel-­
le Filippine troviamo una 48 | Luglio - Agosto 2011 | Missio Immaculatæ International
Chiesa dedicata alla Vergine dei Desamparados (Abban-­
donati), patrona di Valencia. La Vergine de Guadalupe, che si venera in Estremadu-­
ra, viene considerata patrona dell’evangelizzazione del Nuo-­
vo Mondo, perché Cristoforo Colombo ricevette nel Mona-­
stero di Guadalupe il decreto dei Re Cattolici, che gli per-­
mise di intraprendere il suo viaggio in America. Quando ritornó da questo, nel 1493, la prima cosa che fece fu ritor-­
nare a questo Santuario per ringraziare la Madonna della sua protezione. Ci sono cittá spagnole tanto distanti l’una dall’ altra, come La Coruña e Cadice che venerano la Ma-­
donna sotto la stessa invoca-­
zione, come Nostra Signora del Rosario; mentre la cittá di Salamanca, tutta la Castiglia e León hanno come patrona la Vergine di Peñafrancia.
La pietá mariana si é ma-­
nifestata in forma prolífica nella scultura, nella pittura e nella letteratura, lasciando-­
ci opere ammirabili lungo i secoli; dal sorriso gotico del-­
la Virgen Blanca (Vergine Bianca) della Cattedrale di León, allo sguardo profondo della Immacolata di Alonso Cano, che si conserva nella Cattedrale di Granada; dall’ immagine ieratica dell’ abside di San Clemente di Taüll alla grazia delle pitture di Murillo, o alla sublime estasi dei quadri di El Greco; dai “Milagros de Nuestra Señora” di Gonzalo de Berceo, alle Cantigas del Re Alfonso X Il Saggio…
Nel quinto e ultimo viaggio che fece Giovanni Paolo II in Spagna, nel maggio del 2003, nel suo discorso conclusivo, disse: “Con le mie braccia aper-­
te, vi porto tutti nel mio Cuo-­
re. Il ricordo di queste giornate si fará preghiera, chiedendo per voi la pace in fraterna con-­
vivenza, incoraggiati dalla spe-­
ranza cristiana che non delude mai. E con grande affetto vi dico, come nella prima visita, ¡Hasta siempre, España! ¡Hasta siempre, tierra de Maria! Missio Immaculatæ International | Luglio - Agosto 2011 | 49
SPECIALE
GMG MADRID 2011
di Mariano Languasco
IL RITO MOZARABICO
La liturgia ispanica, elaborata fin dal sesto secolo, è all’origine della cristianizzazione di questa nazione: il suo attuale recupero testimonia l’affermazione, anche nel campo religio-­
so, del pluralismo culturale.
I turisti che visitano la splendi-­
da Cattedrale di Toledo, città che mantiene la sede primaziale della Spagna, essendo divenuta Madrid la Capitale della nazio-­
ne iberica per volontà di Car-­
lo V soltanto nel XVI secolo, sono certamente attratti dalla celebrazione della Messa in un rito per loro sconosciuto: si trat-­
ta del rito mozarabico, uno dei due (l’altro è il rito ambrosiano) rimasti a coesistere fino ai no-­
stri giorni nella Chiesa Latina con quello romano.
Chi vuole approfondire la sto-­
ria di questa particolare liturgia, può consultare il numero 1 – 2 2011 della rivista “30 Giorni”, che pubblica una lunga intervi-­
sta con l’insigne storico ecclesia-­
stico spagnolo Monsignor Juan Miguel Ferrer Grenesche, dedi-­
cata appunto a questo tema.
Tra i pochi cattolici che cono-­
scono almeno l’esistenza del rito mozarabico, permane la falsa opinione secondo cui esso sarebbe un retaggio della domi-­
nazione araba sulla Spagna.
La denominazione, però, non deve trarre in inganno, dato che la parola “mozarabico” signifi-­
ca letteralmente “tra gli Arabi”: il rito ebbe infatti origine ben prima dell’arrivo dei conquista-­
tori musulmani nella Penisola Iberica, che si colloca all’inizio dell’ottavo secolo dopo Cristo.
La principale caratteristica di questa liturgia, oltre al fatto di avere – come avviene anche per il Rito Ambrosiano – un pro-­
prio calendario, “fortemente cristocentrico e con grande pre-­
ponderanza delle celebrazioni dei martiri”, annota Monsignor Ferrer Grenesche, consiste nel suo carattere fortemente par-­
tecipativo: “Il popolo intervie-­
ne costantemente, soprattutto ascoltando le preghiere (di soli-­
to ampie, ma strutturate secon-­
do precise regole retoriche per giungere non solo a Dio, ma anche al popolo) ma pure con le acclamazioni e i canti (special-­
mente con l’Amen pronunciato 33 volte in ogni messa e con l’Alleluia).
In questo stesso senso va intesa la modalità solenne della fra-­
zione del pane – nella quale la sacra specie viene suddivisa in nove parti che si collocano a for-­
ma di croce sulla patena, men-­
tre si ripercorrono i principali momenti del mistero di Cristo 50 | Luglio - Agosto 2011 | Missio Immaculatæ International
– o la modalità di recitazione ca-­
denzata del Padre nostro da par-­
te del sacerdote con i successivi Amen del popolo dopo ognuna delle sue frasi”.
Questa forma dialogata della celebrazione eucaristica, che anticipa di molti secoli la rifor-­
ma liturgica introdotta dopo il Concilio, si deve “al fatto che i Padri della Chiesa ispanica, an-­
che scrivendo numerosi trattati (tra i quali quelli di Isidoro di Siviglia, Paciano di Barcellona, Ildefonso e Juliàn di Toledo), preferirono concentrare il loro insegnamento non in opere teologiche che a quel tempo sa-­
rebbero rimaste a uso di pochi, ma nella liturgia, di cui avrebbe beneficiato tutto il popolo”.
Vi era inoltre in loro una pre-­
occupazione inerente alla giusta dottrina della fede.
I Visigoti, che erano penetrati in Spagna nel quinto secolo dopo Cristo, e che la dominarono fino all’arrivo degli Arabi, erano seguaci dell’eresia di Ario, con-­
dannata nel Concilio di Nicea del 325 dopo Cristo: il popolo si manteneva tuttavia fedele alla dottrina cattolica ed alla Chiesa di Roma.
La liturgia che in seguito pren-­
derà il nome di Mozarabica fu dunque concepita essenzial-­
mente in funzione dell’afferma-­
zione indiscutibile della divinità di Cristo, negata dagli Ariani.
Afferma Monsignor Ferrer Gre-­
nesche: “La questione ariana all’ini-­
z i o m e t t e in forte d i f f i -­
coltà i vescovi cattoli-­
ci ispa-­
n i c i , perché i re vi-­
s i g o t i a cui e r a n o s o t t o -­
m e s s i davano sempre più spazio e protezione ai vescovi ariani, che divideva-­
no le comunità e rischiavano di far perdere la vera fede al popolo. Questo però fu anche un momento di riflessione per i vescovi cattolici che, dopo la conversione dei re visigoti al cattolicesimo, cominciarono a comporre testi liturgici proprio per far sì che il passaggio del popolo dall’arianesimo al catto-­
licesimo fosse una conversione reale e che la vera fede fosse di tutti, visigoti e ispano – romani. Fu questa la molla che fece scat-­
tare il processo di formazione del rito”.
Se per il resto del mondo cri-­
stiano fu il secolo quinto che Approfondimenti
segnò “la nascita dei “Riti” come espressioni globali della fede, con una tradizione esege-­
tico – teologica, un ordinamen-­
to canonico – disciplinare, una spiritualità e alcuni libri liturgici propri, dando luogo a una fase di sviluppo in cui convergono tutti gli elementi di un auten-­
tico processo di inculturazione della fede nei diversi contesti del mondo antico”, altrettanto si può dire avvenne in Spagna nel secolo successivo, inizian-­
do una evoluzione che porterà di lì a poco all’epoca d’oro del rito già allora noto come “ispa-­
no”.
Il tramonto del rito mozarabi-­
co fu provocato, all’inizio della “Riconquista”, con il “proces-­
so di avvicinamento da parte dei regni cattolici del nord del-­
la Spagna verso l’Europa”.
Infatti “ i re d’Aragona e di Castiglia pensavano che l’ado-­
zione del rito romano avrebbe aiutato i loro progetti d’inte-­
grazione al resto dell’Europa”.
Dopo un periodo di convivenza tra le due liturgie, con il Con-­
cilio di Burgos del 1080 il rito romano diviene quello ufficiale.
“Da quel momento, man mano che Aragona e Castiglia ripren-­
devano territori agli arabi, quei territori ve-­
nivano resti-­
tuiti al rito romano e i vescovi veni-­
vano nomi-­
nati tra i mo-­
naci francesi di rito roma-­
no. Così il rito romano è tornato a essere predo-­
minante in Spagna e alla fine sostan-­
z i a l m e n t e solo Toledo ha conservato il privilegio di po-­
ter celebrare la liturgia mozara-­
bica intorno alle sei parrocchie che c’erano in città quando Al-­
Missio Immaculatæ International | Luglio - Agosto 2011 | 51
fonso VI, nel 1085, conquistò la città cacciando gli arabi”.
La vicenda che portò a prevalere il rito romano sul rito mozara-­
bico è paradigmatica di quella generale della stessa Spagna
I grandi storiografi del Paese iberico si sono divisi in due scuole: gli uni sostengono che la formazione della nazione coincida sostanzialmente con il dominio arabo, mentre gli altri affermano al contrario che essa si sia identificata con la Spagna cristiana e con la “Riconquista”.
Queste due diverse idee curio-­
samente non coincidono con le contrapposizioni politiche, tan-­
to radicali da sfociare nella guer-­
ra civile, che hanno lacerato per due secoli gli Spagnoli.
Il Generalissimo Franco alzò contro la Repubblica laica ed anticlericale la bandiera della Spagna cattolica, e conformò lo Stato secondo un disegno con-­
fessionale che poi venne cancel-­
lato dalla restaurazione demo-­
cratica.
Eppure, se vi fu nella Spagna moderna un personaggio che non vedeva per il suo Paese un futuro di integrazione nell’Eu-­
ropa, questi fu precisamente il “Caudillo”: per lui l’Europa significava la contaminazione ideologica che avrebbe compro-­
messo la purezza della “Hispani-­
dad”.
E in effetti, quanto avvenne con il superamento del franchismo fu precisamente l’omologazio-­
ne della Spagna all’Europa, la perdita di quella separatezza che l’aveva contraddistinta sotto la dittatura.
In un certo qual senso, i demo-­
cratici antifranchisti operarono come un tempo i re di Castiglia e di Aragona, che avevano sop-­
piantato il rito -­ e con il rito la stessa idea mozarabica della Spa-­
gna -­ per raccordarsi con il resto del Continente, dal quale il loro Paese era rimasto lungamente separato per via del dominio islamico.
Ora però, quanto il Governo di Zapatero tende a rimettere in discussione è il legame della Spagna con il Cattolicesimo: questo legame non è tuttavia soltanto con la Chiesa di Roma, in quanto esso connette la Spa-­
gna con l’intera civiltà giudaico – cristiana.
La collaborazione tra la gerar-­
chia cattolica e la dittatura, che certamente non può essere ne-­
gata da nessuna indagine sto-­
rica, risulta oggi nulla più che un pretesto: non c’è più infatti né il franchismo, né la Chiesa preconciliare, sostituita da una nuova generazione di Vescovi e di Sacerdoti.
Inoltre, tutti i privilegi concessi dal regime alla religione cattoli-­
ca sono stati revocati con il nuo-­
vo Concordato e con la legisla-­
zione post franchista.
La cultura spagnola, una delle più grandi d’Europa, annovera certamente i grandi poeti ed intellettua-­
li della generazione novecentesca detta “del Ventisei”, ma comprende anche Santa Teresa d’Avila e San Giovanni del-­
52 | Luglio - Agosto 2011 | Missio Immaculatæ International
la Croce.
Il problema della Spagna con-­
siste – ancora una volta – nel riuscire a far convivere le due anime del Paese.
Un segno positivo viene dal fat-­
to che attualmente il rito moza-­
rabico esce dall’ambito ristretto della sopravvivenza nella Catte-­
drale di Toledo e torna ad essere praticato da varie comunità di fedeli, convivendo con il Rito Romano: anche questo è un se-­
gno dell’unità e della concordia possibile.
Quando, da giovani, sosteneva-­
mo la causa degli antifranchi-­
sti, speravamo che una Spagna finalmente laica, non tanto nel suo atteggiamento verso la religione quanto piuttosto nel modo di pensare, ripudiasse finalmente ogni “auto da fe”, ogni tentazione di contrapposi-­
zioni assolute, foriere di nuovi conflitti civili; e foriere anche di nuove separazioni dall’Europa, che ferirebbero anche noi, amici ed estimatori di questo grande, generoso Paese.
Speriamo, con tutto il cuore, di non esserci sbagliati.
Missio Immaculatæ International | Luglio - Agosto 2011 | 53
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14 Agosto 2010
15 Agosto 2011
Anno Kolbiano
PAGINE
KOLBIANE
S. MASSIMILIANO M. KOLBE: MARTIRE DELLA FEDE E DELLA CARITÀ
di Fra Ireneo Maria Tenzon, FI
Il martire è colui che ha avuto l‘amore più grande. E’ colui che ha testimoniato la Verità e la
Carità offrendo la sua vita in olocausto in unione al Divino Redentore e alla Sua Madre Corredentrice.
“P
retiosa in conspectu Domini mors Sn-­
ctorum eius” (Sal 115, 15). Con queste parole bibliche il Papa Giovanni Paolo II iniziò il discorso della Ca-­
nonizzazione del martire S. Massimiliano Maria Kolbe.
Davvero preziosa e sublime, infatti, è stata la morte del nostro santo, vero marti-­
re di Cristo, di Colui che è Carità (“Deus caritas est”: 1 Gv 4, 8) e che proprio per quella carità che gli è consu-­
stanziale si è reso Egli stesso, Martire Divino, Modello di ogni martirio.
E proprio la carità ha mosso S. Massimiliano ad offrir-­
si al cruento ed altrettanto glorioso martirio. Martirio cercato per la carità e subìto per la fede. Giustamente, quindi, si parla di martirio della carità, perché cercato sotto la spinta di quell’atto eroico d’amore che è costi-­
tuito dal dare la vita per il prossimo. Ma è anche mar-­
tire per la fede, in quanto lo scambio con un padre di famiglia è stato accettato dal comandante del campo di concentramento, proprio perché il santo era un sacer-­
54 | Luglio - Agosto 2011 | Missio Immaculatæ International
dote cattolico.
Qui ci sarebbe molto da ri-­
spondere a coloro che han-­
no insinuato -­ e insinuano -­ una collaborazione tra la Chiesa e il regime nazista. Basti qui ricordare come nei campi di sterminio anche i sacerdoti cattolici, e non solo gli ebrei, erano segnati da un particolare distintivo (un triangolo rosso), perché anche ad essi erano riservati i trattamenti più bestiali e una morte certa.
Tornando al martirio del nostro santo e venendo an-­
che ai nostri giorni, non possiamo non riconoscere che la sua fede viva e la sua carità perfetta costituiscono per tutti noi un grande e co-­
stante ammonimento.
La sua fede gigantesca, che era fede retta, per la quale vale la pena morire, è un pesante rimprovero a tutti gli errori del nostro tempo. Errori che sono concepiti da chi la fede non l’ama e che sono diffusi perché chi la dovrebbe custodire e di-­
fendere, non lo fa. Si pensi per questo a tutti gli errori contro la fede che oggi cir-­
colano indisturbati anche tra i cattolici: oggi si arriva a negare la SS.Trinità, la di-­
vinità di Cristo, le verginità perpetua di Maria, la Pre-­
senza Reale nell’Eucaristia, l’esistenza dell’inferno o l’inferno “chiuso”, ecc. ecc. Allo stesso modo la carità ardente e disinteressata di S. Massimilianno, che è tale perché ottenuta e ordinata dalla fede, è una denuncia e una condanna inesorabi-­
le all’egoismo che impera nell’uomo formato dalla società moderna. Egoismo che porta a procurare il piacere e il divertimento personali, disposto per que-­
sto a passare sopra a tutto e a tutti. Ed ecco che per un nulla si sfasciano matrimo-­
ni, si abbandonano figli, quando addirittura non si uccidono con l’aborto (ma-­
gari per non rinunciare alla settimana al mare) e così via fino alle cose più aberranti e diaboliche che si possano immaginare.
Di fronte a tutte queste rovi-­
ne viene poi da chiedersi se noi, come lui, siamo dispo-­
sti a dare la vita per la fede. Attenzione, però! Si tratta della vera fede: la fede di Missio Immaculatæ International | Luglio - Agosto 2011 | 55
S. MASSIMILIANO M. KOLBE: Pietro. Dovremmo chie-­
derci se anche noi, come lui, se siamo disposti a sa-­
crificare la vita per i fra-­
telli, in particolare per la loro salvezza eterna. Que-­
ste sono domande non solo importanti, ma do-­
verose, alle quali dobbia-­
mo sapere e poter rispon-­
dere affermativamente, affinché, qualora venisse il momento della prova, siamo trovati pronti e perseveranti. Solo “chi persevererà fino alla fine sarà salvato” (Mt 10, 22).
Vediamo dunque che, se si vuole, c’è molto da meditare sul martirio di questo grande santo del secolo XX. Esso, come il Vangelo, di cui è un’in-­
carnazione, ha la forza di una spada a due tagli, ca-­
pace di penetrare e di il-­
luminare la coscienza di ogni uomo e di guidarlo alla verità tutta intera.
Ma chi ha condotto il martire san Massimilia-­
no alla verità tutta inte-­
ra? Chi gli ha conservato integra la fede e chi gli ha ottenuto una carità così perfetta? E’ sempre Lei, l’Immacolata. Lei che era la sua idea fissa, il suo amore folle, Lei che è, che era e che sarà sempre la Regina dei Martiri.
56 | Luglio - Agosto 2011 | Missio Immaculatæ International
MANIFESTAZIONI PER IL 70° DEL MARTIRIO
di p. Alfonso M. A. Bruno, FI
Dal 13 al 15 agosto 2011 si sono svolte in Polonia varie iniziative in onore del 70° anniverVDULRGHOODPRUWHJORULRVDGL60DVVLPLOLDQR0.ROEH/DVXDYLWDHLOVXRVDFULÀFLRVRQRXQD
lezione di vita per tutte le generazioni “per questo la sua eredità non può essere archiviata”.
“I
l sacerdote francesca-­
no P. Massimiliano M. Kolbe con i lumi della sua viva intelligenza, ma soprat-­
tutto della sua fede, illuminò attraverso l’editoria le co-­
scienze polacche in un’epoca storica segnata dall’ideologia anticristiana che trascinò l’Europa alla Seconda Guer-­
ra Mondiale sotto la tenaglia del Nazismo.
Quest’anno il Senato del-­
la Polonia ha voluto indire unanime “l’Anno Kolbia-­
no”, per il 70° anniversario della morte del glorioso com-­
patriota, dando la giustifi-­
cazione seguente: «Onorare la vita e la statura morale di questo illustre polacco e sacerdote, difensore della di-­
gnità dell’uomo, modello di virtù, uomo autorevole, di grande statura morale, eroe coraggioso, benefattore della società e cittadino del mon-­
do, che facendosi solidale con un altro uomo accettò la sofferenza e offrì la sua vita. Il suo pensiero e la sua offer-­
ta hanno un particolare si-­
gnificato per il rinnovamen-­
to della società polacca».
Numerosi, dal 13 al 15 ago-­
sto scorso, sono stati gli even-­
ti in tutta la Polonia, soprat-­
tutto nei luoghi legati alla vita o all’opera di questo sa-­
cerdote francescano, missio-­
nario, fondatore della Mili-­
zia dell’Immacolata, editore della stampa cattolica.
Presso il Centro S. Massimi-­
liano di Niepokalanow, c’è stato anche un convegno dal titolo «San Massimiliano -­ Sal-­
vare l’umanità», mentre ad Oswiecim è stata inaugurata una mostra commemorativa della vita di S. Massimiliano.
Lo spessore umano e morale p. Kolbe l’acquisì sicuramen-­
te dalla memoria e dall’iden-­
tità profondamente cattolica del suo paese, dall’esempio dei suoi onesti e devoti geni-­
tori, ma in modo speciale e soprannaturale da Colei che segnò sin dall’infanzia il resto della sua vita: l’Immacolata.
Si riconosce, nella storia del piccolo Raimondo Kolbe, divenuto più tardi P. Mas-­
similiano Maria, un’appari-­
zione misteriosa della Santa Vergine. Triste per aver dato dispiacere alla mamma, a se-­
guito di una marachella, il bambino pregò la Madonna di rivelargli cosa sarebbe di-­
ventato da grande, quasi per voler dissipare con il suo aiu-­
to la possibilità di arrecare al-­
tri dispiaceri ai genitori.
Fu allora che la Madonna gli offrì due corone, una bian-­
ca, l’altra rossa, simbolo della due virtù che gli hanno me-­
ritato il Paradiso: la purezza religiosa e il martirio di san-­
gue.
L’enorme sensibilità umana e religiosa, il suo “non voler dispiacere gli altri”, lo portò infatti, poco più di trent’anni dopo quell’episodio, a offrire la sua vita nel campo di con-­
centramento di Auschwitz per salvare un padre di fami-­
glia condannato a morte, un uomo che “piangeva e geme-­
va” per la moglie e i figli che avrebbe lasciato.
Si trattò di un’inaudita azio-­
ne nella quale l’anonimo prigioniero numero 16670 si dichiarava “sacerdote cat-­
tolico” chiedendo all’esterre-­
fatto comandante nazista, da prete alter Christus, di mo-­
rire al posto del compagno di prigionia, per salvarlo da morte atroce e sicura.
Fu un atto più forte della Missio Immaculatæ International | Luglio - Agosto 2011 | 57
“L’ESPERIENZA ROMANA” DI P. KOLBE E GIOVANNI PAOLO II
morte, immortalato nel-­
la storia e meritevole di quell’immortalità che per p. Kolbe fu il Paradiso in Cielo con gli onori degli altari in terra.
“Quella di Kolbe — ha detto il senatore Marek Trzciski, uno dei promotori dell’An-­
no Kolbiano — è una figura così grande ma poco cono-­
sciuta. Da una parte sappia-­
mo che offrì la sua vita per un altro prigioniero e siamo molto orgogliosi di questo, ma dall’altra parte molto poco conosciamo la sua vita e tutto quello che realizzò». Egli cercò «attraverso lo svi-­
luppo dei mezzi di comuni-­
cazione di aiutare le persone a prendere coscienza che sia-­
mo tutti cittadini, e che nelle nostre scelte e azioni dobbia-­
mo sempre avere presente il bene di chi ci vive accanto».
Giovanni Paolo II, quando era arcivescovo di Cracovia, nella circostanza della Bea-­
tificazione disse: “Morì un uomo, ma si salvò l’umani-­
tà”.
In momenti terribili come quelli della Seconda Guerra Mondiale, in un ambiente terrificante come il campo di Auschwitz, mentre tanti si domandavano, “dov’è Dio, dov’è Dio?”, p. Massimilia-­
no M. Kolbe, con il suo atto d’amore, ne fu la risposta più eloquente. Lui arrivò nel campo di concentramento alla fine di maggio e morì il 14 di agosto del 1941. Scrisse l’ultima lettera alla mamma dicendo: “Dio c’è dappertut-­
to e ama tutti e tutto con in-­
finito amore!”.
Oltre che un genio e un precursore del giornalismo cattolico, P. Kolbe fu soprat-­
tutto un «uomo di Dio», che con il suo «spirito profetico» continua a indicare «la strada da percorrere». Per questo la sua eredità «non può essere archiviata» ha scritto P. Mar-­
co Tasca, ministro generale dei Frati Minori Conventua-­
li nella lettera inviata ai con-­
fratelli per la circostanza.
Il suo eroico atto d’amore -­ continua -­ «gli ha meritato il titolo di “Patrono dei no-­
stri difficili tempi”», ed «è per noi occasione e invito a accogliere la sua eredità e a continuare la sua e la nostra missione».
Padre Kolbe diceva: “L’Im-­
macolata, ecco il nostro ide-­
ale, essere simili a Lei”. In questa frase c’è tutta l’eredi-­
tà, cioè una spiritualità che renda presente, operante Maria dentro la vita della Chiesa, la vita dell’umanità. Lui ha puntato tutto su que-­
sto e ha indovinato.
58 | Luglio - Agosto 2011 | Missio Immaculatæ International
di Mariano Languasco
La vita del futuro Santo e quella del futuro Papa ebbero un tratto comune nei loro studi giovanili a Roma: conoscendo ed amando l’Italia, si fecero entrambi nostri compatrioti.
N
elle biografie dei due grandi personaggi nati nella Chiesa Cattolica polac-­
ca nel corso del ventesimo secolo, Padre Massimiliano M. Kolbe ed il Papa Giovan-­
ni Paolo II, vi è un tratto co-­
mune, che li lega all’Italia: entrambi trascorsero nel no-­
stro Paese, ed in particolare a Roma, anni decisivi per la loro formazione intellettuale e spirituale, l’uno nel corso della prima guerra mondiale e l’altro subito dopo la fine della seconda.
Così come il giovane chieri-­
co fra Massimiliano rimase colpito dalle processioni bla-­
sfeme dei Framassoni che lo spinsero però a fondare la Milizia dell’Immacolata, an-­
che il giovane Karol Wojtyla, come egli stesso ha racconta-­
to: “Faticò a trovare la Roma cristiana”.
Indubbiamente il futuro Papa non si riferiva nè alla pratica religiosa presso i gran-­
di santuari del cattolicesimo, né all’aspetto della Città Eter-­
na, il cui paseaggio era, ed è tuttora, dominato da cupole barocche, campanili e faccia-­
te del Rinascimento.
Egli intendeva piuttosto dire che quanto mancava a Roma era lo spirito cristiano, la per-­
cezione di una fede non vissu-­
ta come abitudine, bensì qua-­
le autentica partecipazione.
Eppure, appena il giovane sacerdote fu approdato sulle sponde del Tevere, il suo ret-­
tore, che era italiano e cono-­
sceva bene la Città Eterna, gli disse che avrebbe dovuto “im-­
parare Roma, perchè Roma è una lezione di universalità”.
Imparare Roma: questo non significa studiare una sola materia, bensì nutrirsi di un insegnamento multidiscipli-­
nare.
Si parte dal mondo antico, si prosegue con il medio evo e l’età moderna, poi bisogna conoscere la storia ecclesia-­
stica, così come la letteratura latina e italiana, senza dimen-­
ticare l’apporto di tanti scrit-­
tori e poeti di ogni origine ed espressione; non si può tuttavia prescindere dalla co-­
noscenza dell’idea dell’Italia, e quindi della sua Capitale, che è propria degli Italiani: e qui si sconfina nella storia delle dottrine politiche, da Machiavelli e Guicciardini, fino a Giuseppe Mazzini.
Arrivati a questo punto, se lo studioso proviene da certi Paesi dell’Europa Orientale -­ “in primis” appunto, la Polo-­
nia , sente di essere tornato al punto di partenza, ed integra la sua concezione della nazio-­
ne di origine con quella che noi abbiamo della nostra, di cui dovrà comunque tenere conto, arrivando -­ per onestà intellettuale -­ a condividerla.
“Polonia semper fidelis!”
Il motto che affiora sponta-­
neo alla memoria e all’espres-­
sione ogni volta che ci im-­
battiamo in un cittadino di questo Paese, ha tuttavia una duplice lettura: dal punto di vista degli Occidentali, esso sta a significare l’ammirazio-­
ne per un legame cementato sia dalla fede, sia soprattutto dal sangue versato; dal pun-­
to di vista dei Polacchi, non ci si riferisce invece soltanto alla confessione religiosa, in quanto al di là di essa vi è la coscienza di possedere un ancoraggio, un punto di ap-­
poggio insostituibile per la preservazione dell’identità nazionale.
Si può dire che nella lettura Missio Immaculatæ International | Luglio - Agosto 2011 | 59
del cattolicesimo dei Polacchi noi tendiamo a percepire so-­
prattutto l’aspetto religioso, ed essi invece l’apetto nazio-­
nale.
Se tuttavia guardiamo alla tor-­
mentata storia di quel Paese, constatiamo che la venerazio-­
ne verso il Papato, e più in generale la relazione con l’Oc-­
cidente, ha portato alla causa della Polonia umana simpatia e generale ammirazione, ma quasi mai un aiuto concreto.
Eccettuata l’effimera costitu-­
zione di un Granducato di Vasrsavia indipendente da parte di Napoleone, compli-­
ce il rapporto sentimentale con Maria Waleska, l’Europa -­ posta davanti alle ricorenti repressioni e stragi subite dai Polacchi -­ rimase a guardare.
Fu così nel 1831, quando il Ministro francese Horace Se-­
bastiani gelò le speranze di un sostegno alla rivolta di Varsa-­
via affermando in Parlamen-­
to che “il sangue dei Francesi appartiene alla Francia”; fu di nuovo così nel 1861 -­ 1862; e fu ancora così al tempo della “drole de guerre” del 1939, come infine quando la Po-­
lonia venne sdottomessa da Stalin in seguito agli accordi di Yalta.
C’era stato, è vero, nel 1920 il cosiddetto “Miracolo della Vistola”, quando però il me-­
rito dei Polacchi nel difende-­
re il loro Paese oscurato per costruire il mito del Generale Weygand, il quale portò con sè indubbie doti di stratega ma ben scarse truppe fran-­
cesi.
Era comunque logico e com-­
prensibile che a suo tempo i Polacchi non vedessero di buon occhio la caduta del Potere Temporale: non già perchè essi sperassero in un aiuto concreto da parte del Papa; che cosa avrebbe po-­
tuto fare per quel remoto Paese Pio IX, quando anche Napoleone III lo aveva ab-­
bandonato al suo destino?
Il 20 settembre fu dunque percepito dai Polacchi, come anche dalla gran par-­
te dei Cattolici di tutto il mondo, essenzialente come un’offesa alla persona del Sommo Pontefice.
Tuttavia, se la loro vicenda nazionale ebbe, dopo tan-­
ti tormenti, un lieto fine, fu proprio perchè venne il giorno in cui l’Occidente potè aiutarli, e volle farlo.
Per impulso, certamente del Papa polacco, e -­ si può dire -­ sotto la sua guida.
Domandiamoci però se la Santa Sede avrebbe potuto concepire, nonchè realiz-­
zare una simile operazione strategica, che andò ben ol-­
tre i confini della Polonia, se essa non avesse goduto del prestigio e della libertà di azione propiziati proprio dalla perdita dello Stato Pontificio.
60 | Luglio - Agosto 2011 | Missio Immaculatæ International
La Provvidenza, con vicenda iniziata dalla Breccia di Por-­
ta Pia, non ha dunque bene-­
ficiato soltanto i successori di Pietro, né soltanto gli Ita-­
liani: essa ha aiutato anche i Polacchi.
Ritorniamo però indietro, fino agli anni della formazio-­
ne romana di Padre Kolbe, e poi di quella del futuro Papa.
Entrambi si avvidero, co-­
noscendo l’Italia e i suoi cittadini, che la lezione sull’universalità di Roma, inizialmente imposta al loro apprendimento per volontà dei superiori, comprendeva anche la missione nazionale della Città.
Perchè i nostri antenati si erano proposti di farne la Ca-­
pitale del loro Stato fin dal concepimento del disegno unitario?
Non solo e non tanto per la memoria della storia antica: sarà molto più tardi Mussoli-­
ni a rifarsi, in modo farsesco e comunque arbitrario, al “Caput Mundi” imperiale.
La risposta la troviamo nel solenne discorso pronun-­
ziato dal Conte di Cavour dinnanzi al Senato del Re-­
gno pochi mesi prima della sua scomparse (quello stesso in cui affermò il principio di “libera Chiesa in libero Stato”, poi ribadito al con-­
fessore in punto di morte): Roma doveva essere la Ca-­
pitale d’Italia in quanto era l’unica Città del nostro Paese non contraddistinta da una propria tradizione munici-­
pale sopraffattrice delle altre, come era avvenuto nel corso del processo di formazione degli Stati regionali.
Domandiamoci allora per quale motivo Roma non po-­
tesse vantare una simile tra-­
dizione.
La risposta è semplice: in quanto Roma era la sede del Papato.
Ed allora ecco che dagli stessi rivali storici nella vicenda ri-­
sorgimentale viene la confer-­
ma di quel carattere universa-­
le dell’Urbe che costuituisce la sua carattersitca essenziale ed unica nel mondo.
Inevitabilmente, dunque, la funzione nazionale e la fun-­
zione mondiale della Città Eterna avrebbero finito non soltanto per convivere, bensì anche per integrarsi.
Per la causa nazionale, ol-­
tre che per quella cristiana, Padre Kol-­
be diede la vita in un m o m e n t o storico in cui Italiani e Polacchi si ritrovarono a combatte-­
re insieme per la re-­
denzione di entrambe le nazioni; ed anche Giovanni Paolo II spe-­
se l’intera sua esistenza per la Patria e per la Fede.
Entrambi trovarono negli Italiani solidarietà e fraterna condivisione.
Per questo, oltre che per aver vissuto tra noi conoscendo ed amando il nostro Paese, onoriamo la loro memoria quali nostri compatrioti di adozione.
Missio Immaculatæ International | Luglio - Agosto 2011 | 61
P. KOLBE E GIOVANNI PAOLO II “PROTETTORI SPECIALI” DEI FRANCESCANI DELL’IMMACOLATA
di P. Alfonso M. A. Bruno, FI
Il 2 agosto 1970 nasceva a Frigento la prima “Casa Mariana” ispirata alla “Niepokalanow”
polacca. Da quest’esperienza sono nati, “per decisione” di Giovanni Paolo II, i Frati Francescani
dell’Immacolata il 23 giugno 1990.
Q
uando P. Stefano M. Manelli scrisse nel Natale del 1969 la lettera al Ministro Generale dei Frati Minori Conventuali per ini-­
ziare una nuova esperienza di vita francescana rinnova-­
ta, il modello che propose fu S. Massimiliano M. Kolbe. E’ da notare che all’epoca il martire polacco che veneria-­
mo oggi come santo, era an-­
cora un “Servo di Dio”. La vita del francescano polacco con la sua marianità, il suo zelo missionario, la sua lotta contro le eresie, l’apostolato dei media, avevano dovuto evidentemente entusiasmare quel giovane sacerdote che si era formato alla scuola di p. Pio e di santi genitori, oggi i Servi di Dio Settimio e Licia Manelli. La beatificazione di p. Kolbe due anni più tardi e la sua canonizzazione nel 1982, non fecero che con-­
fermare la buona strada in-­
trapresa dal p. Manelli con il suo fedele collaboratore p. Gabriele M. Pellettieri. Rivi-­
vere oggi i consigli evangelici 62 | Luglio - Agosto 2011 | Missio Immaculatæ International
con un ritorno alle fonti, ma attualizzato nell’odierno con-­
testo sociale. I principi rima-­
nevano gli stessi, con quella vita di preghiera, povertà e penitenza delle primitive co-­
munità francescane, ma la dinamica apostolica si apriva ai moderni strumenti della comunicazione sociale, alla luce dell’Immacolata insie-­
me allo zelo di donare, come Lei, Cristo alle anime, specie le più lontane e abbandona-­
te, nelle missioni ad gentes. Le numerose vocazioni che accorrevano a Frigento, furo-­
no il segno della benedizione di Dio , ma anche dell’ade-­
guatezza di quella proposta di vita kolbiana per tanti giovani generosi, proiettati verso le sfide del XXI secolo. Quando nel 1978 venne elet-­
to al soglio pontificio il card. Karol Wojtyla, p. Stefano ebbe un sussulto di gioia ed esclamò in pieno refettorio: “È un polacco! ... È un po-­
lacco!” In quell’espressione era evidente per lui la misura nella quale il nuovo pontefi-­
ce Giovanni Paolo II avrebbe capito e sostenuto l’opera di “Casa Mariana”. Quando p. Gabriele, col primo drappello di confratelli partì missionario per le lontane Isole Filippine, fu Giovanni Paolo II a dare la sua benedizione. Nel 1989, ter-­
minato il mandato di p. Ma-­
nelli come Ministro Provincia-­
le dei Conventuali di Napoli, a cui Frigento apparteneva, ini-­
ziò un momento incerto per la sopravvivenza di Casa Maria-­
na. Il dilemma era se continua-­
re all’interno dell’Ordine, con l’assorbimento dei seminari e della formazione specifica o continuare fuori dall’Ordine salvaguardando gli elementi essenziali e originali della no-­
vità kolbiana: la marianità e la missionarietà col sugello di un quarto voto. Quando si fece ricorso a Giovanni Pao-­
lo II, sappiamo da fonti certe che stavano nell’appartamento pontificio, che il Santo Padre vegliò in lettura e in preghiera tutta la notte per esaminare e valutare il dossier con la suppli-­
ca e le firme autografe dei frati di Casa Mariana. Dalle stesse fonti sappiamo che Giovanni Paolo II si ricordò di quanto p. Kolbe avesse sofferto in vita e non solo ad Auschwitz, pro-­
nunciando a mezza voce: “... lo hanno perseguitato in vita, continuano a farlo dopo la morte...” . Dopo il prudente invio di un visitatore aposto-­
lico e il suo resoconto, decise di volontà propria l’erezione del novello istituto religioso con la denominazione di Frati Francescani dell’Immacolata. E’ per questo che i frati saran-­
no per sempre riconoscenti al novello beato che è rientrato nei disegni provvidenziali della “Grande Tessitrice” che è l’Im-­
macolata. Un santo polacco e un papa polacco, entrambi consacrati alla Madonna, han-­
no saputo regalarci una nuova famiglia nella Chiesa e per la Chiesa, sotto il vessillo dell’Im-­
macolata. Totus tuus, Maria!
Missio Immaculatæ International | Luglio - Agosto 2011 | 63
IN MISSIONE
CON IL PAPA
di Mario Castellano
BENEDETTO XVI NELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
³/¶DPRUHGHOODOLEHUWjăGLFHYD3DSD*LRYDQQLăYDQWDWUDYRLVTXLVLWDPHQWHUDGLFLFULVWLDQH HLYRVWULSDGUL
FRJOLHQGRQHLOYHURVLJQLILFDWR YLLQVHJQDURQRDQRQGLVJLXQJHUHPDLLOVXRQRPHGDTXHOORGL'LR FKHQHq
LOVXRLQVRVWLWXLELOHIRQGDPHQWR´ ³$QFKHQHOOD5HSXEEOLFDGL6DQ0DULQR O¶DWWXDOHVLWXD]LRQHGLFULVL
SRQHO¶LQWHURWHVVXWRVRFLDOHGLIURQWHDOO¶LPSHOOHQWHHVLJHQ]DGLDIIURQWDUHLSUREOHPLFRQFRUDJJLRHVHQVRGL
UHVSRQVDELOLWj FRQJHQHURVLWjHGHGL]LRQH IDFHQGRULIHULPHQWRDTXHOO¶DPRUHSHUODOLEHUWjFKHGLVWLQJXHLO
YRVWURSRSROR´%HQHGHWWR;9,DLPHPEULGHO*RYHUQRHGHO&RQJUHVVRGHOOD5HSXEEOLFDGL6DQ0DULQR
hi entra nel territorio C
della Repubblica di San Marino provenendo da Rimi-­
ni, viene accolto al confine dalla scritta che campeggia su di un arco sovrastante la strada: “Benvenuti nella terra della libertà”.
Anche se il Papa è arrivato se-­
guendo un cammino diverso, è certamente questo il concet-­
to che i dirigenti della Repub-­
blica gli hanno espresso nel riceverlo.
San Marino può con giusta ra-­
gione definirsi come la “terra della libertà” per svariati mo-­
tivi, due dei quali almeno vor-­
remmo qui ricordare.
Il primo motivo è di carattere storico ed insieme giuridico: pochi sanno che la Repubbli-­
ca del Titano è l’ultimo Libero Comune esistente nel mondo.
Gli altri piccoli Stati del nostro Continente, il Liechtenstein, Andorra ed il Principato di Monaco risalgono al periodo feudale, all’autocrazia del Me-­
dio Evo, ed infatti il Principato dei Grimaldi costituì l’ultima monarchia assoluta dell’Euro-­
pa fino al 1965, anno in cui Ranieri III concesse ai suoi sudditi una Costituzione, che però – essendo ottriata dal Sovrano – è revocabile a suo arbitrio.
La Costituzione di San Mari-­
no mantiene invece le caratte-­
ristiche proprie dei Liberi Co-­
muni, adottate nel momento in cui essi compirono il pro-­
cesso evolutivo che li portò dalla condizione privatistica di cooperative rurali o artigiane a quella pubblicistica di Stati so-­
vrani.
I Capitani Reggenti sono in-­
fatti l’equivalente degli antichi Consoli, il Consiglio di Go-­
verno corrisponde al Senato e il Consiglio Grande e Ge-­
nerale è l’erede dell’Arengo, anche se in questo caso non lo compongono tutti i cittadini, ma solo i loro rappresentanti elettivi.
“Terra della libertà”, dunque, perché San Marino ricorda agli Europei, ma soprattutto agli Italiani, una tappa fon-­
damentale nel cammino che li ha condotti, in tempi più recenti, alla generale afferma-­
zione dei diritti civili e politici.
Due volte all’anno, in occasio-­
ne del solenne insediamento 64 | Luglio - Agosto 2011 | Missio Immaculatæ International
dei nuovi Capitani Reggenti, viene chiamata a pronunziare il discorso ufficiale una perso-­
nalità proveniente dall’Italia: la più bella orazione, che fu tenuta da Giosuè Carducci, ricorda liricamente questa ere-­
dità, e figurava un tempo in tutte le antologie scolastiche.
Il secondo motivo è di carat-­
tere più strettamente politico.
Se ripercorriamo i rapporti di San Marino con l’Italia, ricor-­
diamo l’episodio di Garibaldi, quando, fuggito da Roma e perduta Anita nelle valli pa-­
ludose della Romagna, conse-­
gnò la bandiera della Repub-­
blica nelle mani dei Reggenti; e da allora il vessillo è custodi-­
to nel Museo di San Marino.
Al di là dell’aneddoto, la sim-­
patia dimostrata dal Gover-­
no del Titano, così come dai suoi cittadini, verso la causa italiana ha un significato che ci riporta alle radici popolari più profonde del Risorgimen-­
to: i popoli vogliono la loro liberazione, e questa volontà si trasforma di per sé stessa in diritto.
I sanmarinesi furono tra i pri-­
mi in Europa ad affermare tale diritto, e anche per questo possono dire con giusta ragio-­
ne della loro Repubblica che essa è la “terra della libertà”.
Con ciò, però, giungiamo a parlare dell’attualità.
Due persone hanno fatto da comprimari al Papa nelle cronache della domenica 19 giugno 2011: una è colui che – insieme con i Capitani Reg-­
genti – gli ha fatto da anfitrio-­
ne, e cioè Monsignor Luigi Negri, Vescovo di Montefeltro e San Marino; l’altra è chi ha conteso al Pontefice, in questa giornata, l’onore della ribalta: Umberto Bossi.
Monsignor Negri è il più il-­
lustre studioso vivente della figura e dell’opera , sia come teologo, sia come vescovo, di Pio IX, cui ha dedicato anche un vasto ed encomiabile lavo-­
ro divulgativo.
Non è questa la sede per il-­
lustrarlo, ma su di un punto Monsignor Negri ama insiste-­
re, cioè sul fatto che lo Stato italiano, nato da una con-­
trapposizione con la Chiesa Cattolica, portava in sé stesso, come una eredità genetica, la propria successiva evoluzione, iniziata con il liberalismo ma destinata a degenerare inevita-­
bilmente nel socialismo e nel comunismo.
Va da sé, anche se questo Monsignor Negri non dice, che il possibile tracollo del-­
lo Stato italiano, esito ormai uscito dall’ambito della fanta-­
politica, porrebbe termine a questa pericolosa deriva.
E qui entra in scena il tribuno della Lega, la cui voce adenoi-­
dea, usa ad esprimere volgari-­
tà e strafalcioni, ha sopraffatto quella pacata di Benedetto XVI, più portato al ragiona-­
mento e all’espressione del pensiero.
Noi non sappiamo se Monsi-­
gnor Negri consideri motivo di compiacimento il nuovo colpo inferto da Bossi alla già traballante unità nazionale, ma certamente ogni studioso – quale egli è indubbiamente – vede con soddisfazione la conferma nei fatti della pro-­
prie tesi.
Missio Immaculatæ International | Luglio - Agosto 2011 | 65
IL “CAMBIASTORIE”
Quanto alla persona di Bossi, sappiamo che la Provvidenza, per compiere i suoi imperscru-­
tabili disegni, può anche fare uso della persona di un paga-­
no.
Il tribuno di Gemonio, locali-­
tà sita in provincia di Varese, ha appena disposto il trasloco di quattro ministeri tra Monza (non c’entra però la Corona Ferrea, appartenente al vitu-­
perato Regno d’Italia) e – na-­
turalmente – Milano.
Con questo – come purtrop-­
po avevamo previsto – l’Ita-­
lia fa un altro passo verso un futuro definito giustamente “belga”: né crisi di Governo, dal momento che diviene ininfluente l’Esecutivo nazio-­
nale, né proclamazione for-­
male dell’indipendenza, bensì secessione “de facto”.
Interessante la scelta di Monza come Capitale: non c’entrano i Re Longobardi, che pure sa-­
rebbero caduti a fagiolo, ben-­
sì la necessità di combattere l’insediamento della mafia in Brianza.
I capi delle varie cosche sono avvertiti: non avvicinarsi al Pa-­
lazzo Reale, le Guardie Pada-­
ne sparano a vista.
Immaginiamo che tutto ciò ispiri al Papa, uomo di Dio, un sentimento di profonda pietà per il Paese di cui egli, tedesco di nascita e di forma-­
zione ma italiano di adozione, è il Primate.
La Chiesa ha tra i punti fermi del suo Magistero quello di 66 | Luglio - Agosto 2011 | Missio Immaculatæ International
disinteressarsi del separarsi e dividersi degli Stati, anche se naturalmente guarda con sim-­
patia al processo di emancipa-­
zione dei popoli.
Qui non c’entra però l’eman-­
cipazione: c’entrano piuttosto l’egoismo sociale, la chiusura provinciale, gli istinti razzistici, sentimenti non certo compati-­
bili con la visione cristiana.
Alla Chiesa spetta sempre e comunque il compito, anche quando le vicende storiche portano i popoli a dividersi e a contrapporsi, di testimonia-­
re e mantenere ferme le ragio-­
ni che uniscono i credenti in Cristo, come quelle comuni a tutti gli uomini di buona vo-­
lontà.
Questo compito si fa da oggi, per la Chiesa italiana, più duro e più difficile, ma il Papa ed i Vescovi sapranno comun-­
que farvi fronte.
Lo testimonia l’omaggio reso oggi da Benedetto XVI alla li-­
bertà.
Libertà, però, che è responsa-­
bilità, e non licenza.
di P. Alfonso Maira Angelo Bruno FI
&¶HUDQRXQDYROWDLcantastorie HLPHQHVWUHOOLFKHFDQWDYDQRGLFLWWjLQFLWWjOHJHVWDGHJOLHURL $YHYDQRXQJUDQGHYDORUH
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23(5$=,21(,1&2562
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L’editore conosce direttamente persone
e fatti legati alla vicenda e se ne assume la
responsabilità sulla veracità e l’autorizzazione
per la privacy.
Novità importanti dalle missioni
Benin. Il 18 settembre 2011 al santuario Nostra Signora della Divina Misericordia di Allada, ha emesso i voti perpe-­
tui il frate francescano dell’Immacolata, fra Olivier M. Cho-­
le, di nazionalità beninese. Data la circostanza e la presenza dell’Arcivescovo di Cotonou, mons. Antoine Ganye, non-­
ché del delegato del Ministro Generale FI, si è proceduto alla benedizione e posa della prima pietra dell’erigenda Casa della Carità “S. Pio da Pietrelcina” per le bambine povere. L’opera sarà affidata alle Suore Francescane dell’Immaco-­
lata. L’altoatesina Madre Maria Pia Di Anselmo, superiora locale del Benin, sembra promettere bene, non solo come pedagoga, ma anche come provetta capocantiere (la foto lo conferma). Le future campagne del cioccolato (presepi ed uova) saranno quindi a supporto di questa nuova realizza-­
zione alla quale si affiancherà simultaneamente una casa di formazione per ragazze povere, ma promettenti. “Educare una donna vale come educare un popolo”, recita un prover-­
bio africano. Nel frattempo si sta procedendo alla copertura della Casa della Carità “S. Massimiliano M. Kolbe” destinata ai maschietti e affidata ai frati nel Nord del Benin, a Bem-­
bereké. L’inaugurazione prevista per novembre, dopo una settimana dalla visita apostolica di Benedetto XVI nel paese africano, sarà spostata a gennaio/febbraio 2012 per il ritardo notevole dei cinque container contenenti il tetto, a motivo di un’avaria del natante che ha dovuto scaricare la merce in Ghana nel mese di settembre, quando oramai tutto era pronto per l’assemblaggio del tetto. Si lavora comunque alacre-­
mente per recuperare il tempo perduto e procedere alla conse-­
gna dell’orfanotrofio. Missio Immaculatæ International | Luglio - Agosto 2011 | 67
DOSSIER MISSIONARIO
LA CINA OGGI
N
el corso della storia, nes-­
sun paese ha conosciuto uno sviluppo economico così rapido come la Cina. Sul cam-­
mino dell’utopica “società so-­
cialista armoniosa” si erigono anche impressionanti ostacoli sociali, ambientali e politici.
E’ il rovescio di bronzo di quello statere d’argento con il quale il gigante asiatico si vuole presen-­
tare all’Occidente.
La nostra rivista, attraverso in-­
contri con specialisti e l’analisi dei più recenti saggi, ha voluto costruire un dossier per i suoi lettori.
E’ l’attualità che lo richiede e la solidarietà verso i nostri fratelli cristiani che sono in Cina, di-­
scriminati, se non perseguitati, con i loro vescovi fedeli a Roma e non sedotti dalla proposta -­ e dai vantaggi -­ della “chiesa pa-­
triottica”. Dopo quella di Mao Zedong nel 1949 e di Deng Xiaoping nel 1978 si apre il prossimo anno 2012 una nuova era con l’arrivo di un nuovo presidente: Xi Jin-­
ping.
Col suo metro e ottanta di sta-­
tura, superiore alla media dei cinesi, riuscirà quest’uomo ad elevarsi al di sopra della media dei suoi predecessori, quanto a riforme sociali e libertà indivi-­
duali?
Chimico di formazione e figlio di un guerrigliero comunista, dovrà da bravo alchimista evita-­
re cocktail esplosivi rappresen-­
tati da un PIL del +10% annuo, ma un reddito pro-­capite da Ter-­
zo Mondo (104° posto).
L’esigenza di materie prime e LA TERZA RIVOLUZIONE
di P. Alfonso M. A. Bruno, FI
CINA: UNA CHIESA CHE SOFFRE
INTERVISTA A P. BERNARDO CERVELLERA
di P. Alfonso M. A. Bruno, FI
la disoccupazione interna, la conseguente spinta migratoria, chiedono al paese più partecipa-­
zione agli affari internazionali.
L’entrata piena nel consesso dei paesi più sviluppati non potrà riposare sulla sola produzione industriale. La Cina sarà solle-­
citata ad attuare una politica di trasparenza e democratizzazione e difenderà i suoi interessi geo-­
strategici, non asserragliandosi dietro la Grande Muraglia, ma con la corsa agli armamenti. Senza voler assumere il ruolo di Cassandra, la questione di Tai-­
wan potrebbe essere una delle più immediate situazioni di ten-­
sione in Estremo Oriente, con le due Coree e il Giappone che non resteranno a guardare….
Questi presagi coincidono men-­
tre gli Stati Uniti d’America mantengono con più affanno il ruolo di leadership mondiale: “l’aquila sente il fiato del drago-­
ne al collo”. Da presunto Impero di mezzo (Zhongguo) a “semplice” stato sovrano, la Cina non ha abban-­
donato l’ambizione di tornare ad essere il centro del mondo, come rivela la strategia usata dalla classe dirigente cinese ne-­
gli ultimi decenni per tentare di recuperare il terreno perdu-­
to sulla scena internazionale durante il cosiddetto “secolo di vergogna e umiliazione”.
Secondo il sistema confuciano -­ necessario per capire la dina-­
mica e la cultura dei cinesi -­ se alla via dell’ egemonia e della violenza (badao), sarà sostituita la “via della morale” (wangdao) si potrebbe credere, malgrado 68 | Luglio - Agosto 2011 | Missio Immaculatæ International
tutto, a un’era di pace.
C’è da chiedersi, però, se è pos-­
sibile una pace reale senza giu-­
stizia.
In un sistema statale la giustizia riposa sull’equa ripartizione dei beni e sulla possibilità dei suoi cittadini di progettare il consor-­
zio familiare liberamente e an-­
cor più liberamente professare la propria religione.
Sia il matrimonio, che la libertà religiosa, sono diritti fondamen-­
tali dell’uomo che non possono essere limitati da una nomenkla-­
tura. L’apertura al liberalismo solo in campo economico non basta per fare della Cina un pa-­
ese davvero moderno. La politica del figlio unico e le restrizioni religiose, i laogai e la facile applicazione della pena di morte sono contraddizioni al Beijing consensus, il “modello cinese”.
Mutazioni culturali di straordi-­
naria portata si stanno manife-­
stando in questi anni in Cina. Alcune avranno conseguenze di lungo termine e altre invece si estingueranno, ma ognuna di esse è in grado di influenzare il futuro di tutti noi e delle gene-­
razioni che ci seguiranno. /H UHFHQWL RUGLQD]LRQL HSLVFRSDOL LOOHJDOL FHOHEUDWH LQ &LQD
DJJUDYDQRXQ¶DQWLFDIHULWDQHLUDSSRUWLFRQOD6DQWD6HGH
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ULODVFLDXQ¶LQWHUYLVWDSHU³0LVVLR,PPDFXODWDH,QWHUQDWLRQDO´
PAMAB: Mentre si svolgeva un lento e progressivo negoziato tra Santa Sede e Governo cine-­
se, come fulmine a ciel sereno la Chiesa Patriottica ha voluto consacrare vescovo il p. Paolo Lei Shiyin lo scorso 29 giugno, senza il mandato del Papa. La reazione del Vaticano è stata particolarmente severa con un atto di scomunica. Qual’ è la sua lettura di questo fatto?
PBC: L’ordinazione del vesco-­
vo di Leshan è la prima ad av-­
venire dopo che la Santa Sede aveva diffuso una dichiarazione riguardo alle scomuniche in cui incorrono coloro che parteci-­
pano – come candidati o come ordinanti -­ a una ordinazione illecita.
La particolare durezza si spiega anzitutto col fatto che in questo caso, lo stesso candidato, Padre Lei, “era stato informato da tempo – dice la dichiarazione -­ che non poteva essere accettato dalla Santa Sede come candi-­
dato episcopale, a causa di mo-­
tivi comprovati e molto gravi”. Secondo voci raccolte a Leshan dalla nostra agenzia Asia News, il sacerdote sarebbe già padre biologico di uno o due figli e sarebbe molto legato all’Asso-­
ciazione patriottica: egli è mem-­
bro della Conferenza consultiva politica del popolo cinese, un organismo di consiglio al parla-­
mento cinese. È vice-­presidente dell’Associazione patriottica e ne è stato presidente per il Si-­
chuan. Motivi questi di incom-­
patibilità con la dignità epi-­
scopale e lo stesso stato di vita sacerdotale per noi cattolici.
L’altro motivo che spiega la du-­
rezza della dichiarazione è che l’Associazione (e il governo) stanno pianificando altre de-­
cine di ordinazioni illecite cre-­
ando uno scisma di fatto nella Chiesa cinese e rendendo vano lo sforzo compiuto da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI a riconciliare la Chiesa ufficiale e sotterranea.
invitandoli a pregare e ad esse-­
re uniti. La stessa dichiarazione ufficilae continua dicendo che la sopravvivenza e lo sviluppo della Chiesa possono avvenire soltanto nell’unione a colui al quale, per primo, è affidata la Chiesa stessa, e non senza il suo consenso, come invece è avve-­
nuto a Leshan. Se si vuole che la Chiesa in Cina sia cattolica, si devono rispettare la dottrina e la disciplina della Chiesa. La speranza di una ricomposizione si fonda sulla virtù teologale che le è propria ecco perché Bene-­
detto XVI ha chiesto alla fine dell’udienza del 18 maggio scor-­
so, ai cristiani di tutto il mon-­
do, di pregare per i vescovi che soffrono e sono sotto pressione nell’esercizio del loro ministero episcopale. “A Maria – aveva ag-­
giunto il pontefice -­ chiedo di illuminare quelli che sono nel dubbio, di richiamare gli smar-­
riti, di consolare gli afflitti, di rafforzare quanti sono irretiti dalle lusinghe dell’opportuni-­
smo”.
La dichiarazione della sala stampa vaticana su questa con-­
sacrazione illecita, afferma che il gesto “produce lacerazioni e tensioni nella comunità cattoli-­
ca in Cina”. E’ una separazione senza ritorno?
Come spiega la presenza di altri vescovi, non sempre dissidenti L’ordinazione episcopale di Le-­ a queste consacrazioni episco-­
shan ha amareggiato profonda-­ pali illecite?
mente il Santo Padre, il Quale desidera far giungere agli ama-­ Da varie fonti di informazione ti fedeli in Cina una parola di la Santa Sede era al corrente incoraggiamento e di speranza, che alcuni dei Vescovi, contatta-­
Missio Immaculatæ International | Luglio - Agosto 2011 | 69
A D G E N T E S
della politica cinese verso le re-­
ligioni.
In che modo la comunità in-­
ternazionale aiuta i cinesi alla salvaguardia della libertà reli-­
giosa?
ti dalle Autorità civili, avevano manifestato la propria volontà di non partecipare ad un’ordi-­
nazione illegittima, mettendo in atto anche forme di resistenza: nonostante ciò, i Presuli sareb-­
bero stati obbligati a prendervi parte.
In merito alla loro resistenza è bene rilevare che tale atto ri-­
mane meritorio davanti a Dio e suscita apprezzamento in tutta la Chiesa. Uguale apprezzamen-­
to va anche a quei sacerdoti, a quelle persone consacrate e a quei fedeli che hanno difeso i propri pastori, accompagnando-­
li in questo difficile momento con la preghiera e condividen-­
done l’intima sofferenza.
I vescovi che sono stati costret-­
ti a partecipare alla funzione, è possibile che alla fine non ven-­
gano scomunicati. Ma almeno una decina di loro si trovano in una situazione di scandalo che divide le comunità cinesi. Le or-­
dinazioni episcopali senza man-­
dato della Santa Sede implicano la scomunica automatica per il candidato e per i vescovi ordi-­
nanti.
Va detto che proprio di fronte alle pretese assolutiste del gover-­
Il “dolore e la preoccupazio-­ no cinese molti fedeli e vescovi ne” del Papa si riferisce di più sono divenuti più coraggiosi: alla disobbedienza dei vescovi nei siti internet si pubblicano i o all’effetto sui fedeli? Sul pre-­ documenti vaticani, anche quel-­
sente o sul futuro?
li critici verso Pechino; nelle or-­
dinazioni illecite si trovano sem-­
Il “dolore e preoccupazione” del pre più vescovi che dicono di no papa sono dovuti al fatto che at-­ a causa della fede e del rapporto traverso questi gesti di strapote-­ col pontefice.
re della Cina sulla Chiesa, si va C’è la “resistenza” posta da sfilacciando il paziente lavoro vescovi e fedeli per cercare di di ricucitura fra Chiesa sotter-­ non essere trascinati a prende-­
ranea e ufficiale che Giovanni re parte all’ordinazione illecita. Paolo II e poi Benedetto XVI I vescovi del Guangdong sono avevano compiuto. Una Chie-­ stati sequestrati e portati a for-­
sa divisa rimane più impacciata za; Monsignor Pei Junmin, de-­
nell’evangelizzazione della Cina signato come presidente della e non riesce a garantirsi di fron-­ celebrazione, è riuscito a non te al Partito comunista cinese i andare grazie a un sit-­in perpe-­
giusti spazi di libertà religiosa tuo di preghiera dei suoi sacer-­
che, in teoria, la stessa costitu-­ doti e fedeli che l’hanno protet-­
zione cinese ammette.
to dal “rapimento”.
Il timore di molti fedeli è che il Esiste una resistenza della governo possa scagliarsi contro “Chiesa sotterranea” a quello di loro mettendoli in isolamen-­
che lei chiama “strapotere del to e costringendoli a mesi di la-­
Partito”?
vaggio del cervello sulla “bontà” 70 | Luglio - Agosto 2011 | Missio Immaculatæ International
Con amarezza debbo dire che a dare man forte al governo cine-­
se vi sono fior di presidenti (an-­
che quello italiano) e Segretari di Stato, che visitando la Cina non fanno che elogiare “il cam-­
mino positivo” compiuto da Pe-­
chino sui diritti umani, mentre -­ oltre a vescovi e preti -­ migliaia di attivisti, portatori di petizio-­
ni, artisti, scrittori vengono im-­
prigionati e ridotti al silenzio.
Come ebbe a confessare il Se-­
gretario Usa Hillary Clinton nel suo primo viaggio in Cina, “con Pechino possiamo parlare di tutto, anche di diritti umani, ma senza mettere a rischio i no-­
stri rapporti economici”.
Qui non si tratta di semplice avidità, di interesse al mercato cinese: è una questione di mio-­
pia nel non vedere che gli atten-­
tati alla libertà religiosa prima o poi sono attentati a tutte le li-­
bertà. Lo sanno bene gli operai cinesi, schiavizzati e pagati con poco; i contadini che vengono defraudati delle terre; i bambi-­
ni e i disabili costretti a lavora-­
re nelle fabbriche di mattoni e preferiti agli adulti perché “più docili”. Ma anche la libertà eco-­
nomica comincia a soffocare: ormai non c’è imprenditore che avendo investito in Cina, prima o poi non sia derubato dei suoi brevetti, o costretto a pagare bu-­
starelle fino al 25 per cento del suo fatturato per riuscire a met-­
tere piede nell’eldorado cinese.
a vicenda per sfruttare insieme C’è miopia nella leadership ci-­ il popolo cinese e soffocarlo nei nese che alla carenza di riforme suoi diritti umani e religiosi.
politiche e di rispetto per i di-­
ritti umani, invece di risponde-­ Come mai il governo cinese si re col cambiamento, preferisce sente a sua volta leso dalla sco-­
l’oppressione e lo Stato polizie-­ munica ai vescovi ordinati ille-­
sco e così si prepara a uno scon-­ citamente?
tro sociale sempre più alto. Le 180 mila rivolte che ogni anno Come è tradizionale prassi nel scoppiano nel Paese sono solo Partito comunista, occorre ritor-­
una goccia di quello che potrà cere le accuse contro l’interlocu-­
succedere se la Cina e il mon-­ tore, così che mentre il Vatica-­
do continuano ad accarezzarsi no parla di lesione alla libertà La classe politica cinese conti-­
nuerà a oltranza in quest’atteg-­
giamento oppressivo?
Missio Immaculatæ International | Luglio - Agosto 2011 | 71
A D G E N T E S
religiosa, Pechino si ammanta a vittima della Santa Sede.
E’ curioso che Pechino usi gli stessi termini (“ferite profonde” e “causa di grande tristezza”) che le dichiarazioni vaticane attribu-­
iscono alla Chiesa universale e al Papa!
L’Asar si schiera proprio con-­
tro la scomunica, questa “mi-­
naccia” “irragionevole”, questo “mezzo brutale” che “ferisce in modo profondo” i cattolici ci-­
nesi e “causa grande tristezza” a sacerdoti e laici. Lo scimmiottamento del Papa e della Santa Sede, giunge al col-­
mo quando nella dichiarazione si pontifica che “ i due nuovi ve-­
scovi ordinati sono devoti nella fede, hanno integrità e compe-­
tenza, sono sostenuti dai loro sacerdoti e fedeli laici”: davvero curioso che due sacerdoti della Chiesa cattolica debbano ave-­
re la patente di ortodossia da un’associazione costruita da se-­
gretari atei, e guidata da un Par-­
tito ateo!
deli al papa come capo religioso della Chiesa cattolica. Se il Va-­
ticano dovesse canonizzare tutti i martiri cinesi del comunismo, forse avremmo la canonizzazio-­
ne più numerosa della storia!
Alle “minacce” del Vaticano l’Asar risponde con un’altra minaccia: “la maggioranza dei preti e dei laici sarà ancora più ferma nell’affermare la strada dell’indipendenza e dell’auto-­
organizzazione, con vescovi au-­
toeletti e auto-­ordinati”.
Insomma, in tutta la Cina sta crescendo la “resistenza” della Chiesa verso le intromissioni indebite del governo su que-­
stioni religiose. In più, in questi giorni, molti vescovi che sono stati costretti con la deportazio-­
ne a partecipare alle ordinazio-­
ni illecite, hanno subito scritto alla Santa Sede comunicando il loro gesto forzato e ricevendo il reintegro nella comunione con il Papa.
Il governo cinese parla di volon-­
tà di dialogo con la Santa Sede in vista di soluzioni tecniche a questa crisi e divisione. Sembra tuttavia voler cercare solo una strada unilaterale di negozia-­
zione. Lo conferma?
Eppure l’Asar giunge fino a ri-­
cordare che anche negli anni ’50 il Vaticano “ha minacciato” vescovi e preti con la scomuni-­
ca, e che per questo “sacerdoti e laici della Chiesa cattolica ci-­
nese hanno sofferto un grande A parte la grossolanità di voler trauma storico!
fare “il papa del Papa”, ordi-­
nando al Pontefice quanto deve A parte la falsità storica dell’af-­ fare in mate-­
fermazione – in passato nessun ria di fede, è vescovo o sacerdote è mai stato impor t ante scomunicato ufficialmente e questa nota solo Giovanni XXIII ha parlato sul dialogo e di possibile scisma nascosto nel-­ sulle relazio-­
la Chiesa in Cina – l’Asar sem-­ ni diplomati-­
bra non considerare le “soffe-­ che. Essa è se-­
renze” e i “grandi traumi” delle gno che nella decine di vescovi e centinaia di leadership vi sacerdoti che hanno affrontato è ancora chi prigioni (fino a 20-­30 anni), la-­ vorrebbe mo-­
ger, torture, irrisioni con tribu-­ dernizzare la nali del popolo solo perché fe-­ Cina garan-­
72 | Luglio - Agosto 2011 | Missio Immaculatæ International
tendo reale libertà religiosa e aprendo al rapporto col Vatica-­
no. E tali personalità si trovano nello stesso entourage del Presi-­
dente Hu Jintao e del Premier Wen Jiabao. Per questo -­ con paura e timore e in modo con-­
traddittorio con tutta la dichia-­
razione – l’Asar si allinea con la leadership suprema.
Di fatto però la politica dell’Asar nei confronti della Chiesa cattolica sta lavorando contro i proclami di Hu Jintao sulla “società armoniosa” e sulla “lotta alla corruzione”. I mem-­
bri del governo per gli affari reli-­
giosi e l’Associazione patriottica stanno dividendo le comunità e creando non armonia, ma nuo-­
ve tensioni nella società cinese. In più, il modo con cui essi de-­
predano beni e immobili della Chiesa apre un nuovo, fetido ca-­
pitolo alla corruzione al’interno del partito.
Riuscirà Hu Jintao a sanare questo nuovo fronte di inquie-­
tudine nella società cinese? Tempo fa il card. Zen, in un appello pubblicato sull’Apple Daily di Hong Kong, chiedeva ai due leader di “dedicare un po’ del loro tempo alla cura dei cattolici” in Cina. Anche noi ci uniamo a questo appello.
CINA MARIANA
di Xixi Cheng
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D PHQR GHOOD UHOLJLRQH PD GRYH FUHVFH
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GL'LR
L
a Chiesa c a t t o l i -­
ca in Cina è cosciente delle sfide dell’evangelizzazione e non esita a mettersi in prima linea per affrontare le esigenze della società e delle persone con co-­
raggio. Fra le sorgenti di forza e di coraggio c’è la grande fiducia che i cattolici cinesi ripongono nella Vergine Maria, come sem-­
pre è stato lungo la loro storia difficile ma gloriosa. La Vergi-­
ne Santissima, donna del con-­
tinente asiatico, è considerata la “Stella dell’Evangelizzazione” anche di questo immenso con-­
tinente, dove ha vissuto la sua vita terrena. I Santuari mariani sparsi nel paese rappresentano la fontana nel deserto che sazia gli assetati, sono l’altro volto della Cina: un Paese che ogni giorno scopre sempre di più il bisogno di Dio.
Per questo motivo i cattolici ci-­
nesi, come del resto tutti i fedeli cattolici del mondo, sono sem-­
pre stati molto devoti alla Ma-­
donna – invocata come Avvo-­
cata, Ausiliatrice, Soccorritrice, Mediatrice -­ lungo tutta la storia del Cristianesimo in Cina, una storia lunga, difficile ma anche coraggiosa. La Cina contemporanea, tra-­
volta dall’ondata dello sviluppo economico, rivela un forte desi-­
derio di vita spirituale e di ricer-­
ca della fonte che soddisfi la sua sete spirituale. Nella stragrande maggioranza della popolazione cresce sempre più il bisogno di Dio. È dagli anni Cinquanta che in Cina il Governo permette la li-­
bertà di culto; ma soltanto sotto la supervisione dell’Associazio-­
ne patriottica, i cui Segretari, atei, controllano che la Chiesa sia obbediente al Partito Comu-­
nista. L’ideale dell’Associazione patriottica è sempre stato quello di far nascere nel Celeste Impe-­
ro una Chiesa indipendente dal Papa. Per questo, da allora si è creata in Cina una Chiesa “sot-­
terranea”, che rifiuta il control-­
lo del Governo.
Dall’altra parte c’è la Chiesa ufficiale, “patriottica”, che pur di sopravvivere ha accettato, o fatto finta di accettare, i pochi spazi di libertà concessi. Infatti, più dell’80% dei Vescovi nomi-­
nati da Pechino in questi anni hanno chiesto in segreto il rico-­
noscimento e la riconciliazione con la Santa Sede, e ciò ha reso ancor più spietato il controllo su di essa da parte del Governo comunista. La Cina appare così come un luogo di opposte con-­
traddizioni: da una parte essa si proclama una Nazione comuni-­
sta, dall’altra il mercato e l’effi-­
cienza economica la fanno da padroni. Il Governo proclama la libertà religiosa, ma poi per-­
seguita i fedeli. Chiese e templi sono concessi solo per riti pub-­
blici controllati, ma per la mag-­
gior parte del tempo i luoghi sacri devono soprattutto fornire introiti come monumenti, occa-­
sioni commerciali per turisti di passaggio.
Le due Chiese, quella patriotti-­
ca e quella sotterranea, ammini-­
strano qualcosa come 150.000 Battesimi ad adulti ogni anno.
In Cina vivono attualmente all’incirca 13 milioni di Cat-­
tolici, che rappresentano solo l’uno per cento del totale degli abitanti [un miliardo e trecento milioni]. L’Hebei, la provincia attorno a Pechino, è la zona con la massima concentrazione di credenti: sono oltre un milione e mezzo. La Chiesa cattolica in Cina è perfettamente cosciente della sua piccolezza e conosce le sfide e le difficoltà dell’evan-­
gelizzazione, ma non ha paura, perché fra le sue sorgenti di for-­
za e di coraggio c’è la grande fi-­
ducia dei Cattolici cinesi in Ma-­
ria. La Santa Vergine, che – non dimentichiamolo – è donna del Continente asiatico, è la “Stella dell’evangelizzazione” anche di questo immenso Continente, dove lei pure ha vissuto la sua vita terrena.
I Cattolici cinesi, in particolar modo, la sentono a essi straor-­
dinariamente vicina, proprio come una Madre, e durante il mese di Maggio, a lei tradizio-­
nalmente dedicato, a decine di migliaia navigano nei canali con i loro “sampan” o salgono in cima alle montagne per andare a pregare nei Santuari intitolati alla Madre del Cielo.
Il Santuario più rappresentati-­
vo è quello dedicato a “Maria Regina della Cina” di Dong Lv si trova nel distretto di Qing Yuan, diocesi di Bao Ding, nel-­
Missio Immaculatæ International | Luglio - Agosto 2011 | 73
A D G E N T E S
la provincia dell’He Bei. Nella pianura di Hua Bei (Cina set-­
tentrionale) si erge la famosa basilica della Madonna di Dong Lv (chiamata anche “la Regina della Cina”). Secondo il rac-­
conto trasmesso dagli anziani, durante l’attacco dei Boxer nel 1900, la Madonna apparve in quel luogo. Secondo la leggenda, tra giu-­
gno ed agosto dell’anno 1900, l’attacco violento e sanguinoso dei Boxer si intensificò contro il villaggio cattolico. Il sacerdote rincuorava ed esortava i fedeli dicendo che in quella circostan-­
za l’unica cosa che si poteva fare era invocare la Madonna. Un giorno, durante uno scontro cruento, videro una Signora ve-­
stita di bianco, sfolgorante, ap-­
parire nel cielo sopra la chiesa. Gli invasori furono respinti ed i fedeli salvati. Durante lo stesso attacco, gli anziani e le donne che erano rimasti in chiesa a pregare, videro che l’immagine dell’Immacolata Concezione raffigurata su un dipinto che si trovava sull’altare a un certo punto scomparve, la tela di-­
venne come un foglio bianco. Quando finalmente i Boxer si allontanarono e il villaggio fu salvo, l’immagine della Madon-­
na ritornò come prima. Tutti quindi furono subito convinti che fosse stata proprio la Ma-­
donna ad andare sul fronte di battaglia per salvare il villaggio cattolico di Dong Lv. Per ringraziare Maria della sua protezione, venne costruita una nuova chiesa e da qui si è dif-­
fusa la devozione verso la Ma-­
donna di Dong Lv. Intorno al 1908, un pittore di Shang Hai disegnò l’immagine della Ma-­
donna di Dong Lv. Durante il Primo Concilio della Chiesa Cattolica Cinese (Primum Con-­
cilium Sinense, 15 maggio 1924 – 12 giugno 1924) guidato dal primo Delegato apostolico di Papa Pio XI, Sua Ecc. Mons. Celso Costantini (in seguito creato Cardinale), il Santuario di Dong Lv venne riconosciuto come Santuario di “Mary Que-­
en of China” e il dipinto fu con-­
siderato come “Immagine della Regina della Cina”. Nel 1932 Papa Pio XI designò il Santua-­
rio di Dong Lu come luogo di pellegrinaggio: per questo lega-­
me con la decisione del Papa, i cattolici cinesi hanno sempre vissuto il pellegrinaggio a Dong Lv come una particolare espres-­
sione di fedeltà al Santo Padre e alla Santa Sede. Durante la Seconda guerra mondiale il santuario venne distrutto dai bombardamenti giapponesi del 1941. Dopo la rivoluzione cinese, i fedeli del luogo e di tutta la Cina decisero di ricostruire il tempio. In tre anni (1989-­1992) i fedeli han-­
no ricostruito la nuova basilica della Madonna di Dong Lv che è lunga 67 metri, larga 18 metri e alta 43 metri, ingrandita più di uno terzo rispetto alla chiesa originale. Nel maggio 1992 la nuova basilica è stata consacra-­
ta e inaugurata ufficialmente. Ogni anno qui vengono accolti tanti pellegrini provenienti da tutte le parti, che sono partico-­
larmente numerosi soprattutto il 24 maggio, festa di Maria Au-­
siliatrice, Maria Aiuto dei Cri-­
stiani.
74 | Luglio - Agosto 2011 | Missio Immaculatæ International
CHIESA CINESE E DIRITTO CANONICO:
VIOLAZIONI DELLA NORMA E POSSIBILITÀ DI CONCILIAZIONE
di Mario Castellano
/DFRQVDFUD]LRQHGLQXRYL9HVFRYLLQ&LQDGDSDUWHGHOODFRVLGGHWWD³&KLHVD&DWWROLFD3DWULRWWLFD´PDQWLHQHDSHUWDXQD
IHULWD SHUFKq LQ EDVH DO 'LULWWR &DQRQLFR QRQ q QHFHVVDULDPHQWHOHJDOHTXDQWRqOHJLWWLPR XQ¶DQDOLVLJLXULGLFDGHOOD
VLWXD]LRQHHGHOOHSRVVLELOLVROX]LRQL
La condizione giuridica dei Vescovi cinesi consacrati sen-­
za la previa autorizzazione della Santa Sede può essere compresa soltanto in base alle differenze tra l’ordinamento giuridico canonico, cioè il Di-­
ritto vigente nell’ambito della Chiesa, e l’ordinamento giuri-­
dico proprio dei diversi Stati.
In quest’ultimo, i criteri in base ai quali si valuta la le-­
gittimità di un atto coinci-­
dono con quelli secondo cui se ne valuta la legalità.
Un atto è da considerare ille-­
gittimo in tre casi distinti: per violazione di legge, quando non viene rispettato il proce-­
dimento stabilito per regolare la sua emanazione; per incom-­
petenza , quando l’organo che lo emana è diverso da quello cui è attribuita tale compe-­
tenza; ed infine per eccesso di potere, quando l’emanazio-­
ne avviene al di fuori dei casi in cui la Legge la consente.
L’atto illegittimo produce ef-­
fetti giuridici fino a quando, essendone accolta l’impugna-­
zione mediante un ricorso amministrativo o mediante un ricorso giurisdizionale di-­
nanzi al competente organo dell’Auttorità Giudiziaria, esso viene annullato; l’an-­
nullamento può essere anche disposto unilateralmente in sede di revisione dallo stesso organo che ha emanato l’atto.
La produzione di effetti giuri-­
dici da parte dell’atto illegitti-­
mo fino alla decisione o alla sentenza che ne dispone l’an-­
nullamento si giustifica in base al criterio della presunzione di legittimità degli atti, mancan-­
do la quale ogni soggetto pri-­
vato sarebbe autorizzato a non conformarsi con quanto dispo-­
sto dagli atti di cui viene mes-­
sa in discussione la legittimità.
La decisione o la sentenza che annulla l’atto risultato illegitti-­
mo ha carattere costitutivo, in quanto essa modifica la situa-­
zione giuridica preesistente: l’atto con cui ci si doveva prece-­
dentemente conformare perde infatti con essa la sua efficacia.
Diverso carattere riveste inve-­
ce la decisione o la sentenza con cui si constata la nullità di un atto, che si da quando ad esempio esso presenta un vizio totale di forma o risulta ca-­
rente di presupposti giuridici.
In tal caso la pronunzia ha ca-­
rattere dichiarativo, dato che essa si limita a constatare la si-­
tuazione giuridica senza modi-­
ficarla, ed infatti l’atto nullo, non essendo in presunzione di legittimità, non produce in nes-­
sun momento effetti giuridici.
Nel campo del Diritto Canoni-­
co, è nullo, ad esempio, l’atto con cui si conferisce l’ordinazio-­
ne sacerdotale ad un a persona che non sia di sesso maschile.
Quanto alle sentenze dichia-­
rative, sono tali tutte quelle emanate dai distinti Tribunali Ecclesiastici in materia matri-­
moniale: se risulta viziato, un matrimonio non viene annul-­
Missio Immaculatæ International | Luglio - Agosto 2011 | 75
A D G E N T E S
lato, bensì dichiarato nullo.
Veniamo ora al caso in esame.
Un Vescovo ha facol-­
tà di consacrare a sua vol-­
ta Vescovo un presbitero.
In ciò precisamente consiste la Successione Apostolica: ogni Vescovo attuale è stato con-­
sacrato da un altro Vescovo, e così via a ritroso nel tempo fino a giungere agli Apostoli, che furono i primi Sacerdoti e Vescovi, ordinati nel Giovedì Santo dallo stesso Gesù Cristo.
Compiendosi i requisiti ri-­
chiesti ai fini della legittimi-­
tà dell’atto, la consacrazione produce effetti giuridici e, in considerazione della sua legit-­
timità, essa non può costituire l’oggetto di nessuna successi-­
va sentenza di annullamento.
Tuttavia, in materia di consa-­
crazioni episcopali, ai criteri di legittimità dell’atto si ag-­
giungono i criteri di legalità.
Possiamo dire -­ per spiegare il problema giuridico ai pro-­
fani -­ che la legittimità non è sufficiente per integrare i re-­
quisiti della legalità, i quali si qualificano di conseguenza come ulteriori e più restrittivi.
Se dunque, affinchè l’atto sia considerato legittimo, è suffi-­
ciente che la consacrazione sia conferita ad un presbitero e che venga celebrata da un Vescovo, essa non è legale senza la previa autorizzazione della Santa Sede.
Chi la celebra, come anche chi la riceve, compirà dunque un atto destinato a produrre effetti giuridici, e non passi-­
bile di annullamento, ma a costoro verrà applicata la san-­
zione conseguente alla viola-­
zione della norma canonica.
Ecco dunque quale è la situa-­
zione dei Vescovi cinesi, sia dei consacranti che dei consacrati.
Essa corrisponde a quella di Monsignor Lefèbre dopo che ebbe compiuto alcu-­
ne consacrazioni episcopa-­
li di sacerdoti suoi seguaci.
La sanzione può giungere alla scomunica, ma può anche essere graduata in considerazione del-­
la possibilità -­ che non possiamo valutare nel caso dedi Vescovi cinesi -­ di una successiva sana-­
toria determinata da una appro-­
vazione “ex post” da parte del Vaticano delle nuove nomine.
Non vi fu sanzione quando, nel corso delle persecuzioni sofferte dalla Chiesa in Europa Orienta-­
le, alcuni Vescovi, essendo im-­
pediti, ne consacrarono altri al fine di continuare l’attività pa-­
storale senza che fosse possibile richiedere previamente l’ap-­
provazione della Santa Sede. Quest’ultima però accettò “ex post” la consacrazione, che comunque non aveva gli in-­
tenti scismatici presenti nella cosiddetta “Chiesa Patriotti-­
ca” cinese, la quale dichiara -­ così come Monsignor Lefè-­
bre a suo tempo -­ di non rico-­
noscere l’autorità del Papa.
Altro caso ancora è quello del-­
le Chiese Orientali non in co-­
munione con Roma, in cui cer-­
tamente prosegue -­ attraverso delle consacrazioni episcopali legittime -­ la Successione Apo-­
stolica, ma l’autorità della Santa Sede non è riconosciuta fin dai tempi dello scisma: in questo caso la revoca della scomunica comminata nel 1054 dal Papa al Patriarca di Costantinopoli Michele Cerulario si può in-­
terpretare come una sanatoria delle successive consacrazioni episcopali celebrate dalla sua Chiesa, considerata tale da parte cattolica, mentre questa qualifica non è attribuita nè ai seguaci di Monsignor Lefèbre, nè ai “Cattolici Patrioti” cine-­
si, nè alle comunità ecclesiali sorte dalla Riforma, le quali 76 | Luglio - Agosto 2011 | Missio Immaculatæ International
comunque non comprendo-­
no l’Ordine tra i Sacramenti.
I colloqui in corso con gli Or-­
todossi possono portare ad un riconoscimento come le-­
gali, oltre che come legittime, delle consacrazioni episcopa-­
li conferite dalle loro Chiese.
Quale soluzione giuridi-­
ca si possa trovare nel caso cinese, non sappiamo.
Esiste il precedente della Chie-­
sa Francese, che nel 1790, con la emanazione della “Costi-­
tuzione Civile del Clero” da parte dell’Assemblea Costi-­
tuente, si divise tra il clero co-­
siddetto “giurato”, che prestò appunto il giuramento di fe-­
deltà richiesto dallo Stato, ed il clero chiamato allora “refrat-­
tario”, che lo rifiutò per non incorrere nella scomunica.
Nel decennio intercorso fino al 1800, quando fu stipulato da Na-­
polieone il Concordato con Pio VII, che sanò le consacrazioni episcopali avvenute nell’ambito del “clero giurato”, questo man-­
tenne la Successione Apostolica.
Se e in quale misura questo pre-­
cedente possa valere per la Cina non siamo in grado di preveder-­
lo, anche se la situazione attuale e le caratteristiche della divisio-­
ne tra le due Chiese presenti in quella nazione presentano delle indubbie analogie con quanto avvenne a suo tempo in Francia per effetto della Rivoluzione.
MISSIONE DELLA MUSICA
di Sr. Maria Cecilia Manelli, FI
©6HYXRLFDSLUHXQSRSRORªGLFHYD&RQIXFLR©DVFROWDODVXDPXVLFDª3HUTXHVWRQHOODULIRUPD
SURPRVVDLQ&LQDGDOO¶LPSHUDWRUH:X7LQHO,,VHFRORD&QHOJRYHUQRVLHEEHDQFKHXQYHUR
HSURSULR0LQLVWHURGHOOD0XVLFD /D0XVLFDFRQLVXRLULWPLHOHVXHPHORGLH IRUPDLFXRUL
WHPSUDLFDUDWWHULSUHSDUDJOLXRPLQLGHOGRPDQL0DQWLHQHHFRQVHUYDOHGLIIHUHQWLWUDGL]LRQL
FRQWUDGGLVWLQJXHO¶LQGROHHLOFDUDWWHUHGHLSRSROLODVFLDQGRDGRJQXQRODOLEHUWjGLHVSULPHUH
LOSURSULRHVVHUHVHFRQGRFULWHULJXLGDWLVHPSUHGDOO¶HTXLOLEULRHGDOODEHOOH]]D
Se la parola è l’espressione del
pensiero, la musica è il linguaggio
del cuore. La potenza spirituale
dei suoni, considerati come rifles-­
si dell’armonia del
cosmo, fin dai se-­
coli più antichi, ha
avuto un grande
influsso sullo spi-­
rito umano, specie
in rapporto alla
divinità. Quel che
l’uomo non era
in grado di espri-­
mere a parole, lo
traduceva in musi-­
ca, forse l’arte più
adatta a trasforma-­
re il pensiero in
sentimento, a co-­
municare i segreti
affetti del cuore,
senza timore di
violare l’intimità
personale. Come del resto recita
un saggio detto popolare: «i gesti
dicono poco; le parole un po’ di
più; la musica tutto». Per questa
sua qualità spirituale, la musica
divenne lo strumento privilegiato
per celebrare il culto divino: ogni
azione sacra alla divinità prima, e
al Dio vero, in seguito, era e sarà
sempre arricchita dall’ars musi-­
cae. Allo stesso tempo il canto,
il suono degli strumenti – dai più
rudimentali ai più moderni – ha
sempre accompagnato i momen-­
ti o le imprese più importanti e
significative della vita dell’uomo.
Per cui la musica ha avuto e con-­
tinuerà ad avere, per così dire,
un duplice ruolo nei confronti
degli uomini, voluto da Dio per
il bene della creazione: quello di
formatrice e di ministra. «Se vuoi
capire un popolo» diceva Confu-­
cio «ascolta la sua musica». Per
questo nella riforma promossa in
Cina dall’imperatore Wu Ti nel
II secolo a.C., nel governo si ebbe
anche un vero e proprio Ministe-­
ro della Musica. La Musica con i
suoi ritmi e le sue melodie, forma
i cuori, tempra i caratteri, prepara
gli uomini del domani. Mantiene
e conserva le differenti tradizio-­
ni, contraddistingue l’indole e il
carattere dei popoli, lasciando ad
ognuno la libertà di esprimere il
proprio essere,
secondo criteri
guidati sempre
dall’equilibrio
e dalla bellezza.
Allo stesso tem-­
po essa svolge
un vero e pro-­
prio ministero,
che può essere
santo o danno-­
so, a seconda
della sua vici-­
nanza o meno
alle tre caratte-­
ristiche fonda-­
mentali che la
musica dovreb-­
be possedere,
stando agli inse-­
gnamenti lasciatici da San Pio X,
e da lui espressi nel Motu Proprio
Tra le sollecitudini (22 novembre
1903): santità, bontà di forme,
universalità. Il pensiero, allora,
corre subito alle vittime della mu-­
sica rock, trasgressiva e stordente,
mietute in abbondanza nelle se-­
rate di concerto, in cui sfrenatez-­
za, alcol, droga, violenza e sesso
fanno a gara a ridurre i giovani in
stracci ambulanti (spingendoli in
molti casi addirittura al suicidio).
Certamente, in tali casi, la musica
Missio Immaculatæ International | Luglio - Agosto 2011 | 77
A D G E N T E S
RECENSIONI
COME LA CINA CI SOTTOMETTERÀ
di Mario Castellano
diviene ministra del male, mini-­
stra del demonio, l’ingannatore e
il perverso. Al contrario, la musi-­
ca è ministra del Bene, ministra di
Dio, quando innalza il cuore delle
creature al di sopra delle cose del-­
la terra, elevando e nobilitando i
lori spiriti e portandoli al Creato-­
re. Per questo il grande genio te-­
desco, Beethoven, dalla sua espe-­
rienza musicale tanto straordinaria
quanto sofferta [a causa della sor-­
dità completa già da quando aveva
27 anni], poteva esclamare: «La
musica è una rivelazione più pro-­
fonda di ogni saggezza e di ogni
filosofia…Chi penetra il senso del-­
la mia musica potrà liberarsi dalle
miserie in cui si trascinano gli altri
uomini» (Lettera a Bettina, 1810).
Ed anche Wagner affermava che
«la musica è il cuore dell’uomo. Il
sangue, che v’inizia la circolazio-­
ne, dà all’involucro esterno della
carne un colore caldo e vivo, e
all’interno nutre i nervi agenti del
cervello in uno slancio impulsivo.
Senza l’attività del cuore, l’azione
del cervello sarebbe limitata a un
lavoro meccanico, l’azione dei
membri esterni del corpo sareb-­
be un gesto macchinale privo di
sensibilità. Per mezzo del cuore,
lo spirito si spinge all’attività in-­
tellettuale. L’organo del cuore è
il suono, il suo linguaggio artistico
e meditato è l’arte dei suoni. La
musica è l’amore del cuore nella
pienezza del suo palpito, l’amore
che nobilita la voluttà e umanizza
il pensiero astratto». È, dunque,
un’arte che più di ogni altra non
solo riflette i sentimenti dell’ani-­
ma ma opera nell’uomo una
trasformazione, in positivo o in
negativo, a seconda della scelta li-­
bera dell’individuo. Se è vero che
«dietro il mistero dell’arte opera
il mistero stesso di Dio», si può
credere che anche nell’arte musi-­
cale l’intervento divino giochi un
ruolo fondamentale. Anzi, si può
78 | Luglio - Agosto 2011 | Missio Immaculatæ International
affermare che la musica stessa ab-­
bia una sua missione speciale su
questa terra. Una missione di cui
è stata investita da Dio stesso, il
Sommo Compositore della sin-­
fonia dell’universo. La missione
di accattivarsi i cuori e condurli
a Dio, di educare l’uomo in cose
che accrescono la sua conoscen-­
za e cultura umana, innalzando il
pensiero al Datore di ogni bene.
La musica è stata ed è uno stra-­
ordinario mezzo di evangelizza-­
zione che, attirando umanamente,
trasporta, silenziosamente, ad un
piano soprannaturale. È ciò che
è avvenuto in molti continenti an-­
cora allo stato selvaggio: attraverso
la cultura, compresa quella musi-­
cale, si è verificata ed attuata una
civilizzazione globale che ha cam-­
biato il modo di vivere, di pensa-­
re, e ha spinto popoli, abituati alla
vita delle foreste, all’acquisto della
fede cristiana.
Il libro di Aldo Giannuli “2012:
la grande crisi” (Ponte alle Gra-­
zie Editore, 386 pagine, 14 Euro),
nell’esporre le prospettive imme-­
diate dell’economia e della politica
mondiale, dedica un ampio spazio
-­ né poteva essere diversamente -­
alle strategie del Paese che ne di-­
viene sempre più il protagonista:
la Cina.
L’Autore parte da una constata-­
zione: la Cina non ha mai adot-­
tato una religione rivelata, simile
a quelle di derivazione abramica
come l’israelitica, la cristiana e la
islamica.
Lo stesso discorso vale per le gran-­
di ideologie politiche espresse
dall’Occidente, sia il liberalismo,
sia soprattutto il marxismo: i loro
seguaci, pur non considerando-­
le originate da Dio, le ritengono
cionondimeno espressione di una
verità indiscutibile; di qui lo sforzo
per convertire chi ancora in esse
non si riconosce e per conformare
i popoli attraverso la loro accetta-­
zione.
Si obietterà a questo punto che i
Cinesi, dopo avere resistito alla
penetrazione cristiana ed islamica,
si sono però convertiti in massa al
marxismo.
L’Autore risponde a questa os-­
servazione soffermandosi a lungo
sul fatto che il Partito Comunista
Cinese non fu a suo tempo omo-­
logato alla scuola e all’obbedienza
sovietica, sia in quanto fu guidato
da un gruppo dirigente di forma-­
zione non moscovita, sia in quanto
il processo di “bolscevizzazione”
non lo coinvolse, rivolgendosi per
motivi di affinità culturale e di con-­
tiguità geografica essenzialmente al
movimento comunista europeo.
Tutto ciò è senza dubbio vero, ma
a nostro avviso il pur bravo Gian-­
nuli trascura il dato storico di gran
lunga più importante, costituito
dal fatto che tutti i Partiti Comu-­
nisti dei Paesi extraeuropei consi-­
derarono sempre il marxismo vuoi
come uno strumento di analisi del-­
la realtà dei loro Paesi, vuoi come
l’ispirazione dei metodi di governo
da adottare per colmare il divario
con le potenze ex coloniali.
Se poi la loro analisi sia stata cor-­
retta o meno, lo si
vede dai risultati:
laddove l’elabo-­
razione di una
strategia basata sul
pensiero di Marx
e adattata ad una
specifica realtà so-­
ciale e culturale è
risultata corretta, i
comunisti sono at-­
tualmente al pote-­
re, precisamente
come avviene in
Cina.
Consolidato questo potere ed av-­
viato con eccellenti risultati il Pa-­
ese sulla strada di uno sviluppo
addirittura impetuoso, si è posto il
problema di ampliare la sua sfera
di influenza all’estero.
E qui risalta una differenza molto
profonda con la Russia sovietica:
i dirigenti di Mosca, obbedendo
al riflesso condizionato ideolo-­
gico, che li portava a guardare al
mondo in termini missionari e
dunque a valutare i propri risultati
in base alle “conversioni” alla dot-­
trina marxista, ottennero due esiti
egualmente disastrosi.
In Europa Orientale il loro prose-­
litismo si basava unicamente sulla
forza delle armi, non potendo con-­
tare né su Partiti Comunisti locali
sufficientemente rappresentativi,
né su di una inesistente affinità
culturale, mentre negli altri Con-­
tinenti il mantenimento di avam-­
posti più ideologici che strategici
e commerciali finì per dissanguare
l’economia della Russia, come nel
caso di Cuba e poi del Nicaragua.
I Cinesi seguono tutt’altra via: essi
da un lato spingono la loro pene-­
trazione fin dove esiste per loro
una convenienza commerciale;
dall’altro lato l’espansione -­ che
Missio Immaculatæ International | Luglio - Agosto 2011 | 79
a p p r o f o n d i m e n t i
1HOO¶DQDOLVLGL$OGR*LDQQXOLOHOLQHHJXLGDGHOODSHQHWUD]LRQH FLQHVH QHO PRQGR FKH FRPELQD HIILFLHQ]D HFRQRPLFD
SHQVLHUR WUDGL]LRQDOH H SRWHQ]D PLOLWDUH LQ XQD VWUDWHJLD
JHQLDOHHVSUHJLXGLFDWD
A D G E N T E S
certamente non è soltanto econo-­
mica ma anche strategica -­ non
segue i dettami dell’ideologia co-­
munista, basandosi piuttosto sulle
affinità culturali e sulla memoria
storica comune.
L’ideologia che si diffonde con
l’espansione cinese non è dunque
quella marxista, quanto piuttosto
quella confuciana.
Abbiamo detto si diffonde, ma
questo termine -­ a ben guardare -­
è sbagliato, perchè i Paesi più vi-­
cini alla Cina, condividendone in
buona parte la cultura e la stessa
origine etnica, sono per loro na-­
tura già simili ad essa in quanto al
pensiero.
Ritornando alla descrizioine trac-­
ciata da Giannuli, ecco come egli
ci spiega in termini geografici le
linnee di espansione dell’antico
“Paese di Mezzo”: “Al centro, ab-­
biamo lo stato cinese; intorno ad
esso, in paesi ex tributari che la
Cina tende a considerare come
“zona di influenza diretta ed esclu-­
siva” (le due Coree, la Mongolia,
il Tibet, il Nepal e buona parte
dellAsia sud orientale); quindi
l’area di penetrazione economi-­
ca coincidente con l’Asia interna,
che Pechino ritiene sua “zona di
pertinenza”; poi abbiamo l’Asia
esterna composta essenzialmente
dalle altre grandi potenze asiatiche
(Russia, India, Giappone, cui van-­
no forse aggiunti Iran e Indonesia,
nuovi paesi emergenti); infine il
“grande oltre”. Dunque la Cina è
al centro di una grande Asia, che a
sua volta è al centro del mondo”.
Ciò signiffica che noi non siamo al
riparo dall’espansione cinese; essa
procede tuttavia secondo il princi-­
pio “natura non facit saltus”, ed
arriverà fin qui quando il potere
di Pechino sui primi cerchi con-­
centrici dalla sua egemonia si sarà
consolidato.
Parliamo
dunque di
un futuro
molto re-­
moto?
Non neces-­
sariamente.
Non solo
per via della
rapida cre-­
scita econo-­
mica del Pa-­
ese asiatico,
ma anche
perchè una
prima e de-­
cisiva tappa
nell’ampliamento della sua sfera
di influenza si è già compiuta, pri-­
ma con l’incontro di Shangai tra i
capi di Stato di Russia, Cina, Kaza-­
kistan, Kirghisistan e Tagikistan il
26 aprile 1996, e poi con la nascita
della Organizzazione per la Cope-­
razione di Shangai, tenuta a batte-­
simo il 15 giugno 2001 tra questi
stessi paesi più l’Uzbekistan.
Il suo risultato più importante è
consistito nella creazione di aree
smilitarizzate sui confini comuni.
Superata così la paura ancestrale
delle “invasioni barbariche” pro-­
venienti dal Nord, quelle che
giustificarono la costruzione della
80 | Luglio - Agosto 2011 | Missio Immaculatæ International
“grande Muraglia”, i Cinesi si sono
proiettati sul mare aperto, cose
che avevano già fatto, con risultati
eccellenti, ma non duraturi, nella
breve stagione che precedette di
poco lo sviluppo del primo colo-­
nialismo europeo.
Con il ritiro sulla terraferma, la
Cina causò con le proprie mani il
proprio futuro semicolonale, re-­
stando esposta alle incursioni del-­
le talassocrazie del Vecchio Con-­
tinente.
Ora la situazione pare irrevocabil-­
voli guerre, e benchè il suo pensie-­
ro sia in gran parte mutuato dalle
strategie militari.
Il fatto che nessuno scontro diret-­
to ci attenda nel prevedibile futuro
non deve tuttavia farci pensare che
esso sarà assolutamente pacifico,
nè assolutamente tranquillo.
Partendo da un presupposto che
noi potremmo rendere nel nostro
linguaggio e nella nostra mentalità
con “guerra è sempre”, l’assenza
di un conflitto dichiarato non deve
impedire di usare i metodi bellici
nuli -­ ciò che conta non è la natura
del mezzo da impiegare, né il tipo
di vittoria da conseguire (se milita-­
re, culturale, economica...), ma la
modificazione dei rapporti di for-­
za a proprio vantaggio, e questo si
consegue meglio agendo su tutti i
campi contemporaneamente. So-­
prattutto, integrando forza militare
e pressione economica, schema
(...) particolarmente congeniale
ai cinesi, popolo di guerrieri e di
commercianti da molti secoli”.
I mezzi di cui la Cina dispone non
mente rovesciata.
Ciò porterà ad un nuovo scontro,
a parti invertite, con gli Europei?
La risposta, questa volta, la trovia-­
mo nel pensero strategico cinese,
attualizzato in un famoso libro di
due alti ufficiali dello Stato Mag-­
giore di Pechino, di nome Quiao
Liang e Wang Xiangsui.
Il centro del loro ragionamento
sta nel concetto di asimmetria, da
utilizzare -­ essi affermano -­ “come
mezzo per conseguire l’obiettivo”.
La Cina è ancora troppo debole
per affrontare uno scontro con
l’Occidente, benchè in passato
essa abbia combattuto innumere-­
e militari.
“Nella maggior parte dei casi -­ scri-­
vono infatti gli strateghi cinesi -­ la
parte più debole sceglie come asse
principale della battaglia quelle
zone e quelle linee operative ove il
suo avversario non si aspetta di es-­
sere colpito ed il centro di gravità
dell’assalto è sempre un punto che
provocherà un profondo shock
psicologico nell’avversario”.
I teorici militari cinesi sono con-­
sapevoli del fatto che vincerà chi
meglio saprà intrecciare le forme
miltari con quelle economiche
della guerra.
“In questa visione -­ annota Gian-­
sono tutti leciti, nè tutti pacifici.
Alla raccolta delle risorse finan-­
ziarie partecipano attivamente le
“Triadi”, una delle mafie più forti
del mondo, collegate per giunta
con le altre nella cosiddetta “inter-­
nazionale” della delinquenza orga-­
nizzata: agendo per loro tramite, le
Autorità cinesi possono compiere
operazioni illecite senza che se ne
possa provare un coinvolgimento
(“Non tutte le Triadi sono mal-­
vagie. Ve ne sono di buone e pa-­
triottiche”, pare abbia detto Teng
Xiaoping).
Poi ci sono i pirati del Mar Giallo,
che versano i loro proventi nelle
banche della Cina.
Dall’Occidente vi affluiscono i ca-­
pitali frutto dell’evasione fiscale,
come pure quelli guadagnati con
le attività illegali nostrane.
Ed affluiscono in Cina perfino
i fondi occidentali destinati alla
“cooperazione allo sviluppo”, fatti
sparire nei Paesi terzi spesso cor-­
rompendo gli stessi nostri funzio-­
nari che dovrebbero amministarli.
Ricordiamo infine lo spionaggio
industriale, realizzato sia median-­
te la pirateria elettronica, sia “in
loco” infiltrando le fabbriche
installate in Cina dagli investi-­
tori esteri.
Tutto questo è solo in par-­
te nuovo: lo abbiamo infatti
già vissuto nel confronto con
l’Unione Sovietica.
La Russia era però un gigante
dai piedi d’argilla, il cui appa-­
rato produttivo non era nem-­
meno in grado di utilizzare il
“know how” ottenuto median-­
te lo spionaggio.
Quanto invece ci fa temere la
Cina è la razionalità, la lungi-­
miranza e l’efficacia della sua
strategia di espansione, unita
con l’efficienza economica.
Siamo preparati per farle fronte?
Missio Immaculatæ International | Luglio - Agosto 2011 | 81
RECENSIONI
A D G E N T E S
CINAFRICA
PECHINO ALLA CONQUISTA DEL CONTINENTE NERO
di Mario Castellano
a p p r o f o n d i m e n t i
'RSRO¶,QGLSHQGHQ]D³O¶$IULFDăDIIHUPDQRJOL$XWRULGHOOLEURăqVRSUDYYLVVXWDVRORJUD]LHDOVHQVRGLFROSDGHJOLRFFLGHQWDOL FKHDOODILQHO¶$IULFDVWHVVD
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GHOODJOREDOL]]D]LRQH´
“Sin dall’Indipendenza, l’Africa
lavora alla propria ricolonizzazio-­
ne. O almeno, si comporta come
se questo fosse il suo scopo” scri-­
ve Stephen Smith in Négrologie;
e prosegue con spietatezza: “Solo
che, anche in questo, il continente
fallisce. Nessuno è più interessato
a colonizzarlo”.
Ed invece, dopo un lungo interre-­
gno, il nuovo colonizzatore è final-­
mente arrivato: la Cina.
L’opera di Michel e Beuret ci
spiega dove e come è avvenuto
lo sbarco, quali sono le sue stra-­
tegie e quali le linee di penetra-­
zione.
Il nuovo colonialismo cinese
presenta certamente delle carat-­
teristiche diverse dal vecchio co-­
lonialismo europeo, mettendo in
pratica la teoria dell’antico stratega
Sun Tzu: “Per prendere, prima di
tutto bisogna dare”.
“Nei fatti – annotano i due Autori
– la Cina non si limita ad appro-­
priarsi delle materie prime africa-­
ne, ma diffonde i propri prodotti
semplici e a buon mercato, ripa-­
ra le strade, le ferrovie, gli edifi-­
ci pubblici. Manca l’energia? La
Cina costruisce dighe in Congo,
in Sudan, in Etiopia e si prepara
ad aiutare l’Egitto a rilanciare un
programma per il nucleare civile.
Serve una connessione telefonica?
Attrezza tutta l’Africa di reti senza
fili e a fibre ottiche. Le popolazio-­
ni locali sono recalcitranti? Apre
un ospedale, un dispensario, un
orfanatrofio. I bianchi erano con-­
discendenti e altezzosi? I cinesi si
mantengono umili e discreti.”
Tutte queste differenze tra il colo-­
nialismo europeo ed il coloniali-­
smo cinese indubbiamente esisto-­
no, ma se leggiamo attentamente
l’esposizione della penetrazione
africana del Celeste Impero, ve-­
diamo che si tratta di differenze
che potremmo definire “quantita-­
tive” piuttosto che “qualitative”.
Spieghiamoci con un esempio: gli
Occidentali, sia prima che dopo
l’Indipendenza, portavano via le
risorse minerarie scavate nel suolo
africano, senza però aprire – salvo
82 | Luglio - Agosto 2011 | Missio Immaculatæ International
poche eccezioni – delle fabbriche
per processare “in loco” il prodot-­
to.
La ragione consisteva nel fatto che
non vi era sul posto sufficiente
energia elettrica per attivare un im-­
pianto industriale.
I Cinesi impiantano la fabbrica e
costruiscono la centrale elettrica,
che permette all’industria di fun-­
zionare, ma serve anche la popola-­
zione per l’uso domestico; quindi
realizzano la strada o la ferrovia
che conduce dalla miniera allo sta-­
bilimento dove il prodotto viene
lavorato, ed infine il raccordo per
lo scalo marittimo.
In questo modo, l’infrastruttura di
cui dispone il Paese africano si ac-­
cresce molto di più e in un minor
tempo di quanto si fosse accresciu-­
ta nell’intero periodo coloniale.
Si tratta di beneficenza?
Certamente no.
La legge del profitto vale ferramen-­
te per i Cinesi quanto valeva per gli
Europei, ma cambia il modo in cui
il profitto viene calcolato.
In primo luogo, se è vero che co-­
struendo una fabbrica in Africa si
spende più che limitandosi ad im-­
barcare il prodotto non lavorato,
è altresì vero che il minor costo
della mano d’opera – anche rispet-­
to al livello della Cina – consente
l’ammortamento di quanto si è im-­
piegato per la costruzione dell’im-­
pianto industriale.
E poi c’è un’altra differenza, anco-­
ra più importante, rispetto al do-­
minio europeo: in quel tempo, il
numero di persone che dipendeva-­
no per il loro lavoro, e quindi per
la loro sussistenza, dalle imprese
appartenenti alla Madrepatria, era
molto più limitato, riducendosi –
per restare al nostro esempio -­ ai
minatori e ai portuali.
Oggi a queste categorie si aggin-­
gono gli operai dell’industria e gli
addetti allo sviluppo ed alla manu-­
tenzione delle infrastrutture.
A loro volta, tutti costoro, cioè
l’insieme di quanti traggono un
beneficio dalla presenza dell’inve-­
stimento cinese, compongono la
base sociale del potere politico dei
Capi di Stato, e più in generale di
tutti quei dirigenti che hanno con-­
trattato la presenza di Pechino.
Si forma cioè un embrione di bor-­
ghesia.
E qui si situa un’altra analogia
“qualitativa”, ma insieme un’altra
differenza “quantitativa” con il co-­
lonialismo europeo.
Furono infatti i Portoghesi e gli
Spagnoli, i primi in ordine di tem-­
po tra gli Europei ad espandersi
negli altri Continenti, a usare il
termine di “compradores” per de-­
signare la classi più agiate dei Paesi
sottomessi al loro dominio.
Questi soggetti avrebbero dovuto
chiamarsi piuttosto “venditori”,
dato che la loro ricchezza si basava
sull’alienare agli Europei i prodotti
del luogo; essi erano però anche i
soli muniti del potere di acquisto
necessario per divenire a loro volta
clienti, e di qui trae origine la de-­
nominazione.
Ebbene, la Cina dimostra di saper
espandere più di tutte le potenze
del Vecchio Continente i possibili
acquirenti dei suoi prodotti.
L’estensione del benessere produ-­
ce – come si è visto – l’effetto di
stabilizzare il potere.
E la stabilità del potere è una con-­
dizione importantissima per i rap-­
porti economici di lungo periodo,
come sono precisamente quelli
riguardanti lo sfruttamento delle
risorse naturali e la costruzione
delle infrastrutture.
C’è poi un altro dato che confer-­
ma il carattere strategico dell’in-­
vestimento cinese: a volte, pur di
vincere una gara d’appalto per una
nuova opera, Pechino finanzia
l’impresa nazionale che vi parteci-­
pa, permettendole di praticare un
prezzo molto minore di quello dei
concorrenti.
Ecco perché la Cina può riuni-­
re a Pechino quasi tutti i dirigen-­
ti africani, come faceva il Celeste
Impero con i capi degli Stati suoi
vassalli.
Il partenariato con gli Africani vie-­
ne definito dai Cinesi “Vincente
vincente”, termine che in origine si
riferiva alla reciproca convenienza.
Ora però esso assume anche un
significato politico, di alleanza tra
i vincitori.
E qui si situa un’altra differenza,
non tanto con il passato coloniale
e neocoloniale, quanto con l’attua-­
le politica dell’Europa: noi siamo
schizzinosi con i dittatori, esigiamo
progressi nella affermazione delle
libertà civili e della democrazia
rappresentativa.
Ai Cinesi interessa una sola qualità
nei capi africani: la loro capacità di
mantenersi al potere, garantendo
a Pechino l’osservanza della regola
per cui “pacta sunt servanda”.
Con ciò sfumano le differenze ide-­
ologiche, e anche i dirigenti più
reazionari (gli esempi si sprecano)
acquistano il loro certificato di anti
imperialismo per il semplice fatto
di allontanarsi dall’Occidente sce-­
gliendo il suo rivale.
Un esempio di come gli orienta-­
menti politici dell’Europa ci leghi-­
no le mani, mentre la Cina agisce
nel modo più spregiudicato, è dato
dalla guerra di Libia, scoppiata
dopo la pubblicazione del libro:
essendo quel Paese ormai diviso
“de facto” in due Stati, noi com-­
merciamo con uno soltanto, men-­
tre i Cinesi fanno affari con tutti e
due.
Quanto succede in Africa spiega
i fatti tragici avvenuti a suo tempo
nella piazza della Pace Celeste:
preservando la dittatura del Par-­
tito, coniugata con il progresso
economico, la Cina ha costituito
il paradigma che applica ora su
scala continentale nei riguardi dei
suoi nuovi “partners”, e d’altron-­
de i dirigenti di Pechino, nella
loro brutale franchezza, affermano
espressamente che la democrazia
è sinonimo di instabilità, dunque
di regresso.
La presenza di Pechino in Africa è
poi – non lo si dimentichi -­ anche
militare, e benché la possibilità di
una conquista dell’Europa parten-­
do dal Sud rimanga relegata per
ora nella fantapolitica, non si può
trascurare il possibile uso da parte
della Marina da Guerra cinese dei
grandi scali portuali di cui il suo
governo va disseminando le coste
del Continente Nero.
Il metodo usato con i capi militari
non differisce da quello usato con
i dirigenti civili: gli eserciti del Ter-­
zo Mondo non si occupano infatti
soltanto di difesa, ed escono dalle
Missio Immaculatæ International | Luglio - Agosto 2011 | 83
A D G E N T E S
caserme per acquisire il control-­
lo delle infrastrutture attraverso il
Genio, o mediante le cosiddette
“Società di Costruzioni Milita-­
ri”, che dalle fabbriche di armi si
espandono fino a quelle di prodot-­
ti alimentari, controllando perfino
la grande distribuzione commer-­
ciale.
Fare affari coi militari è più facile
che coi civili, dato che le norme
sugli appalti – già di per sé molto
generiche ed inefficaci nel Terzo
Mondo – valgono ancor meno per
chi veste la divisa.
Uno studioso cinese, citato dagli
Autori, afferma che “nel XV se-­
colo la conquista e la spartizione
colonialista del continente misero
fine agli scambi amichevoli tra la
Cina e l’Africa”.
Il riferimento al XV secolo è dovu-­
to sia alla prima presenza europea
in Africa, quella portoghese sulle
rotte dell’Oriente, sia alla spe-­
dizione dell’Ammiraglio Zheng
He, cui nella Patria di origine si
attribuisce addirittura la scoperta
dell’America.
Circa motivi per cui le scoperte
geografiche del grande Ammira-­
glio non vennero messe a frutto,
gli Autori propendono per un
“revival” del confucianesimo, che
avrebbe spinto il Celeste Impero a
rinchiudersi in sé stesso.
La vera ragione è – secondo noi
-­ un’altra: fino a quando la Cina
non fu sottomessa all’Occidente,
essendo costretta a confrontarsi
con la nostra cultura, tutte le sue
scoperte scientifiche, “in primis”
gli esplosivi, rimasero confinate
nel campo speculativo, senza tra-­
sformarsi in strumenti di sviluppo
economico.
Le navi di Zheng He erano co-­
struite secondo una tecnologia più
evoluta di quelle occidentali del
tempo, ma né l’Ammiraglio, né
il suo governo intendevano usarle
per una espansione economica,
militare o politica.
Fu come per fare un esempio -­ se
gli Europei avessero mandato ol-­
tre Oceano soltanto la spedizione
scientifica di Darwin.
Ora la Cina ha imparato ad appli-­
84 | Luglio - Agosto 2011 | Missio Immaculatæ International
care alla tecnologia, ed in partico-­
lare alle tecnologie produttive, le
scoperte scientifiche, ma soprat-­
tutto ha abbandonato la sua visio-­
ne tradizionale del mondo, in cui
– essendo il cielo rotondo – essa
soltanto, e non gli altri Paesi, ne
era coperta e protetta.
Se anche noi stiamo sotto il cielo,
prima o poi – questa è la morale –
saremo sottoposti al suo Impero.
A TU PER TU
Complotto antinatalista dalla Libia?
Ho letto sul numero di luglio -­ agosto 2011 de “Il Timone”, l’articolo della Professoressa Angela Pellicciari sulla guerra in Libia. La studiosa romana, elogiando l’apertura alla vita degli africani si chiede se “l’intervento in Libia non corrisponda anche al de-­
siderio di controllare in modo ferreo i governi del Nord Africa per formare una muraglia umana in difesa degli interessi europei”, che consisterebbero nel porre termine al flusso migratorio proveniente dall’Africa. Ciò che mi lascia perplessa è una chiave di lettura simile al “mito del buon selvaggio” di illuministica e rousselliana memoria, dove non si tiene per niente conto della paternità irresponsabile, dei figli generati fuori dal matrimonio, dell’infanzia abban-­
donata e dei bambini-­soldato o sfrut-­
tati lavorativamente o sessualmente.
Sarebbe possibile pareggiare il dibat-­
tito?
Donatella F., Reggio Calabria
Gentile lettrice, nel mondo dell’edi-­
toria o dell’informazione, per moti-­
vi deontologici non amo ”pareggia-­
re i dibattiti” con la dinamica del “botta e risposta”che indispettisce e non fa avanzare nessuno, ma cercherò con argomenti tratti dalla mia esperienza missionaria in Afri-­
ca e dalla mia formazione di bioe-­
ticista, di approfondire la tematica.
Angela Pellicciari è una persona che stimo molto, in quanto cattolica impegnata e autrice di opere molto apprezzate per il loro rigore scienti-­
fico sulla storia del Risorgimento. Anche la rivista “Il Timone”, attra-­
verso lo stile apologetico-­popolare, tratta argomenti di grande attualità che per tanti rappresentano forse una rara fonte di formazione ed in-­
terpretazione cristiana dei fatti che succedono nel mondo.
Detto questo, mi viene però in mente la celebre frase dei perso-­
naggi di Marvel: “A grandi poteri, grandi responsabilità...”.
Continuo ad avere l’impressione che ogni volta che si parli dell’Afri-­
ca, sia del Maghreb, che dei paesi Subsahariani, “l’anticipazione euri-­
stica” prenda il posto del realismo di“santommasiana” memoria…
Contro Gheddafi, la guerra in Li-­
bia, c’è una ragione nascosta? Va anche notato, commentando l’arti-­
colo attenzionato, che nell’affanno di vedere dietro l’intervento occi-­
dentale in Libia una motivazione moralmente inconfessabile, una campagna anti-­vita dell’ONU (sic) non ci si rende conto delle autenti-­
che ragioni dell’azione militare.
Il fatto di non essere percepite dal-­
la Professoressa Pellicciari non le rende naturalmente più accettabili, ma esse vanno addebitate più al donchisciottismo di certi dirigenti europei, “in primis” Sarkozy, che al loro cinismo.
Sicuramente dietro la detronizza-­
zione del Rais ci sono innanzitutto interessi stategici legati ai sempre più ambiti idrocarburi. Le guerre costano e nessun Paese oggi scen-­
derebbe in campo in un’azione militare se non ci fosse una suc-­
cessiva compensazione della spesa. Questi interessi ad extra, tuttavia, non assolvono il regime libico da 86 | Luglio - Agosto 2011 | Missio Immaculatæ International
grandi e gravi responsabilità in ambito internazionale. Gheddafi è stato “un’anima inquieta” che fornì basi ai sovietici durante la Guerra Fredda e alimentò il terro-­
rismo internazionale. A lui si im-­
putano gli attentati al jumbo 747 PanAm (Lockerbie ‘88) ed al Dc10 dell’Uta (Niger ‘89), costati la vita complessivamente a 441 persone. Che da decenni USA e Francia si contendessero la sua testa, è un fatto risaputo. Non fu forse il ten-­
tativo di abbattimento di Gheddafi in volo sul Tirreno che provocò il disastro di Ustica del 1980? Non solo negli abissi del mare, ma an-­
che nei deserti libici, i morti chie-­
dono ancora giustizia. Se solo per un attimo escludiamo le vittime e le recrudescenze della recente guer-­
ra, anche in patria Gheddafi non è stato un agnellino, ma un “lupo cattivo”. Come nelle favole dei fratelli Grimm, solo dopo che un bambino grida, “il re è nudo!”, tut-­
ti finalmente se ne accorgono. Le donne in Libia – cito solo quelle -­ che fino a pochi mesi prima della capitolazione dell’esercito regolare, difendevano il burqa e sventolava-­
no le bandiere verdi, hanno avuto il coraggio di togliere il velo al silen-­
zio omertoso e mostrare le ferite inferte da Gheddafi e dal suo entou-­
rage, alla loro dignità ed integrità: siano esse soldatesse o immigrate clandestine (quelle rispedite indie-­
tro dall’Italia).
Ciò detto, ha però ragione l’Au-­
trice quando si domanda perchè intervenire contro Gheddafi e non contro Assad.
Avevano ragione anche coloro che si domandavano a suo tempo perchè intervenire contro Saddam Hussein e non contro Castro, o contro i dirigenti cinesi.
La scusa addotta all’epoca, secondo cui il dittatore iracheno avrebbe as-­
secondato i terroristi dell’11 settem-­
bre, era semplicemente ridicola. Nel 2004, CIA americana, MOS-­
SAD israeliano e SISMI italiano, intercettarono un ingente carico di armi di distruzione di massa de-­
stinate alla Libia. Furono gli USA e l’Italia a presentare a Gheddadfi l’ultimatum, puntualmente e intel-­
ligentemente accettato dal Rais.
Mi perdoni ancora la professoressa, ma nel secondo volet dell’articolo, cade in un luogo comune quando acriticamente idealizza gli Africani, presentati nel caso specifico come figli fedeli della Chiesa Cattolica solo perchè rifiutano il preservati-­
vo.
Gli Africani, intendiamoci, sono persone meravigliose alle quali sono legato da affetto indissolubi-­
le, ma recita giustamente un pro-­
verbio africano: “colui che ti ama, ti dice la verità”.
Lo schema seguito nel ragionamen-­
to della Professoressa Pellicciari (e di molti) pare il seguente: gli Afri-­
cani restano fedeli al monito bibli-­
co “Crescete e moltiplicatevi” e si attengono al divieto, ribadito dal Papa, di usare contraccettivi, senza curarsi della campagna anticlerica-­
le scatenata contro il giusto orien-­
tamento della Chiesa.
I cattivi Europei, dal canto loro, temendo di essere sopraffatti nu-­
mericamente, e soprattutto paven-­
tando che la loro sazietà di beni materiali venga messa in pericolo dai nuovi arrivati, sbarcano sulla sponda meridionale del Mediterra-­
neo “per far contro il nemico una barriera”, come si cantò dei Fanti della Grande Guerra.
A questo punto urge una precisa-­
zione: il Papa ribadisce il divieto di usare anticoncezionali, e fa bene; gli Europei li usano, e fanno male. Certo!
Il problema è che anche in Africa gli anticoncezionali si usano (ecco-­
me !) e dove non è il caso, la prassi dell’aborto, spesso con mezzi rudi-­
mentali e… letali, è molto praticata, persino da minorenni e -­ in pro-­
porzione -­ più che in Europa!
E’ vero che questi contraccettivi vengono importati dall’estero e of-­
ferti da agenzie onusiane per il con-­
trollo demografico, ma l’uso non è dovuto più al vizio della lussuria che ad imposizioni o prebende?
Una mezza verità equivale ad una bugia e allora bisogna dire qual’è l’altra mezza verità, su cui l’Autrice, morale per morale, tace.
Il Papa, conformandosi con tutto l’anteriore Magistero della Chiesa, ammonisce anche contro la pater-­
nità irresponsabile.
Conoscono la gente comune o gli africanisti dell’ultima ora le propor-­
zioni tra i figli nati nel matrimonio ed i figli nati al di fuori delle cop-­
pie regolari che si danno nei Paesi dell’Africa (e anche dell’America Latina)?
Sono al corrente di quanto incide sull’indice di natalità dell’Africa la poligamia?
Certamente la poligamia è autoriz-­
zata dalla morale islamica, ma non è forse la morale cattolica a fornire il metro di giudizio su cui vogliamo valutare – e con noi la prof.ssa Pel-­
licciari -­ il grado di “bontà” delle diverse popolazioni?
Noi preferiamo completare il ra-­
gionamento in questo modo: fan-­
no bene gli Africani a non usare il preservativo, ma tuttavia -­ per conformarsi con le regole detta-­
te dalla Chiesa -­ essi dovrebbero consumare i loro rapporti sessuali soltanto tra marito e moglie, una volta contratto matrimonio secon-­
do il rito di Santa Madre Chiesa; e -­ dopo avere così generato la prole -­ il padre (non soltanto la madre) dovrebbe farsi carico del suo man-­
tenimento e della sua educazione fino alla maggiore età.
Al di fuori del matrimonio, la rego-­
la della continenza vale anche per i cattolici africani.
Se queste raccomandazioni, che di-­
scendono tutte quante dalla morale cattolica, fissata dal Magistero delle Chiesa, fossero osservate in Africa, il problema demografico risultereb-­
be certamente meno drammatico, senza bisogno di usare contraccet-­
tivi e forse scatenare guerre demo-­
grafiche ad extra e tesi complottiste inter nos. pamab
Missio Immaculatæ International | Luglio - Agosto 2011 | 87
O Immacolata, concedimi di condurre a te il mondo intero.
(S. Massimiliano M. Kolbe)
Hai rinnovato il tuo abbonamento alla rivista?
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Anche questo è un modo per sostenere i nostri missionari che
ogni giorno, in terre lontane, sostengono i più piccoli e indifesi.
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