e fecero l`Italia nel West
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e fecero l`Italia nel West
…e fecero l’Italia nel West soggetto Italia 1860. Garibaldi sbarca con i mille a Marsala, l’unità d’Italia è vicina. Da tempo focolai di rivolta infiammano tutta la penisola. Molti giovani rivoluzionari aspettavano questo momento e ora, finalmente, il tempo sembra giunto. Ciro Nappo si è cucito la camicia rossa con le sue mani; s’imbarcherà la sera stessa da Napoli per raggiungere Garibaldi, l’eroe dei due mondi, il suo eroe. Tornerà con lui per liberare la sua bella città. Gli amici di Ciro lo ammirano e lo festeggiano, alzano i bicchieri: “Per la libertà! Per l’eguaglianza! Per Ciro!”. E’ un grande momento per lui. Tra un brindisi e l’altro spera di convincere qualcuno a seguirlo, ma nessuno ha il suo coraggio, la sua convinzione; l’unica cosa che ottiene è una sonora sbronza. Ubriaco raggiunge il porto e s’imbarca per raggiungere Marsala… ma sbaglia nave. Ciro si sveglia dentro una stiva con un mal di testa atroce. Intorno a lui c’è tanta gente, famiglie numerose con grandi valige al seguito. Povera gente dallo sguardo spaurito. Ciro si alza a fatica, ancora stordito dal vino. La nausea e il beccheggio lo fanno correre verso il ponte esterno per una boccata d’aria. Si guarda intorno. Non ricordava che la nave per Marsala fosse così grande. Un giovane dall’aspetto distinto attira la sua attenzione. Sotto il cappotto ha pantaloni e stivali da ufficiale. Ciro pensa possa essere uno dei tanti soldati che hanno deciso di disertare per unirsi a Garibaldi. “Scusate…” Gli chiede Ciro stentando a nascondere la sua inflessione napoletana. Il bel giovane lo guarda alzando il sopracciglio. “Mi chiedevo….” Ciro gli fa capire che ha notato la divisa sotto il cappotto, “…mi chiedevo, se i motivi del vostro viaggio non fossero uguali ai miei.” “Di cosa state parlando?” risponde Amedeo con cadenza piemontese. I suoi modi sono cortesi e sorride divertito. “Andiamo!” replica Ciro sornione; gli fa intravedere la camicia rossa che porta sotto il giaccone. “Non avete nulla da temere…”, gli dice a bassa voce, “…stiamo dalla stessa parte.” “Se lo dite voi.” Risponde Amedeo divertito. “Quando arriveremo a Marsala?...”. Gli chiede Ciro guardando il mare. “Marsala!?” Risponde Amedeo corrucciato. Poi non riesce a trattenere una risata vedendo il napoletano contento e orgoglioso. “Uhé! Che c’è da ridere?” si indispettisce Ciro. Amedeo cercando di controllare il riso: “Avete sbagliato nave.”. Ciro rimane di sasso. “Arocazz’ staie?” chiede dimenticando le buone maniere. “Cosa?” chiede Amedeo. “Dove sbarca questa nave?” “In America”. Risponde Amedeo e ride. La faccia attonita di Ciro si volge verso il mare aperto. Non può fare nulla per tornare indietro. 2 Amedeo Asti. Ufficiale dell’esercito Savoia, di bella presenza, grande ingegno e amante di tutte le belle donne, anche quelle sposate agli ufficiali superiori. Per sfuggire all’ira di questi ultimi si è imbarcato: “Disertare è stata una scelta obbligata, se mi trovano vado sotto la corte marziale.” racconta a Ciro con disinvoltura, una volta rotto il ghiaccio. “Così vado in America, la terra delle opportunità. Dove ogni uomo può fare fortuna e diventare ricco. Ed è quello che potresti fare anche tu.” dice all’aspirante garibaldino, che scuote la testa affranto: “tutto quello che volevo, era fare l’Italia insieme a Garibaldi. Il mio unico sogno! E ora cosa faccio???... sbaglio nave!!!” In uno scatto di stizza si schiaffeggia: “Strunzo! Strunzo!”. Amedeo lo guarda divertito. Poi gli molla a sua volta uno schiaffo. Ciro lo guarda interdetto. “Ancora?” gli chiede Amedeo. “Ma vattinne!” esclama Ciro sorridendo. Amedeo e Ciro fanno amicizia e si fanno compagnia sino a quando la fame non inizia ad essere un problema; non hanno soldi per mangiare per tutto il viaggio. Amedeo lo risolve recandosi nelle sale riservate ai ricchi. L’accesso è ben sorvegliato, ma la sua elegante divisa da ufficiale gli fa da passepartout; i suoi modi affabili e il suo fascino lo portano ai tavoli di annoiate signore in cerca di compagnia e scompare nelle loro cabine. Le donne!… la debolezza di Amedeo e la sua forza. Lo aiutano e lo mettono nei guai, è stato sempre così per lui, ma per quante ne ami, l’unica che ha nel cuore è sua madre. Una donna forte e bellissima che lo ha cresciuto insieme a sorelle e cugine. Per questo Amedeo conosce così bene le donne. Con loro si sente a suo agio, sa come trattarle e inconsciamente spera di trovare quella che riesca a farlo innamorare davvero. Ciro con l’ acquolina alla bocca guarda gli emigranti aprire le loro valige, piene di cibo, più che di vestiti. Nessuno sembra disposto a dividere qualcosa con lui, che si accontenta del gesto gentile di un bambino per mettere qualcosa sotto i denti. Affamati come Ciro ce ne sono altri sul bastimento. Girano come un branco di lupi in cerca di una preda, preferibilmente isolata, e non protetta dal gruppo, come Salvatore Brancato, detto Turi in siciliano. Ingrugnito mangia in disparte e pensa al podere di famiglia. Una bella masseria. E’ stato costretto a partire per vendicare la famigghia dall’affronto arrecato da Carmine Macaluso; gli ha molestato la sorella, gli ha incendiato la stalla e rubato in casa. Il fratello minore ti Turi ha visto tutto. Gli anziani genitori hanno incaricato Turi di uccidere Macaluso anche se l’infame è partito per l’America. Un compito ingrato che lo allontana dalla sua amata masseria. Il pensiero di lasciarla al fratello lo spaventa. Quello sogna la bella vita in città e la manderà in rovina. Mentre mangia e rimugina, Turi non si accorge che alcuni malintenzionati hanno preso di mira il ben di Dio che ha in valigia: formaggi, salami, pomodori e frutta secca. Lo aggrediscono senza dargli tempo di reagire. Ciro vede la scena e grida aiuto, ma nessuno arriva. Sono in cinque contro uno e il napoletano dal cuore impavido si lancia in soccorso senza pensarci due volte. Bastano due pugni per mandarlo K.O., il tempo necessario che permette a Turi di reagire. Le mani del siciliano sono come badili che scaraventano a terra chiunque gli capiti a tiro e gli aggressori battono in ritirata. Turi sveglia Ciro con una secchiata d’acqua salata. Senza dire una parola aspetta che il napoletano si riprenda, quindi gli 3 porge un pezzo di pane con formaggio e salame. Ciro ringrazia divorando in un lampo il pasto offertogli e tentando di socializzare. Turi non è un grande conversatore, sta per fatti suoi imbronciato; è il tipo di persona che Ciro non frequenterebbe mai, ma Turi lo sfama e rimangono insieme per tutto il viaggio. Amedeo, intanto, continua ad intrattenere le ricche signore annoiate dalla lunga traversata e dalla moglie di un ricco commerciante ha una confidenza che lo può rendere ricco. La nave sbarca a Ellis Island. Sull’isola di fronte a Nuova York si concentrano gli emigranti provenienti da tutta Europa Una volta superata una sommaria visita medica, i nuovo arrivati possono finalmente sbarcare a Manhattan, una babele di lingue, usi e costumi diversi;, un caos nel quale tutti cercano di svoltare la giornata con lavori saltuari, commerciando, truffando. Ciro e Turi sono completamente spaesati. Il napoletano vorrebbe re-imbarcarsi subito e tornare a Napoli, ma non ha i soldi, mentre Turi non sa dove cercare l’infame che deve uccidere. Ciro vede Amedeo e lo raggiunge. Un tipo sveglio come lui saprà certamente come muoversi. Il piemontese lo saluta cordiale e affabile, ma non ha alcuna intenzione di fare la balia a nessuno. Gli augura buona fortuna e ognuno per la sua strada. Cambia idea quando i mariti delle gentili signore che ha intrattenuto durante il viaggio, ingaggiano alcuni malviventi del porto per dargli una lezione. Amedeo ha bisogno di aiuto e in fretta. “ripensandoci amici miei…” dice a Turi e a Ciro che lo ascoltano con interesse “…forse potrei aiutarvi...”. “Io vado ad Ovest dove si possono fare soldi facilmente” e guarda Ciro che ne ha bisogno per imbarcarsi, “…e si può trovare chi scappa da qualcosa o da qualcuno.” conclude rivolgendosi a Turi che annuisce: quell’infame di Macaluso è certamente scappato lontano. Ciro storce il naso. Vorrebbe rimanere nei pressi del porto. Magari con un po’ di fortuna può imbarcarsi come mozzo o racimolare i soldi per pagarsi il biglietto. “Rimanere qui non è prudente” dice Amedeo “c’è brutta gente che t’ammazza anche solo per prenderti i vestiti.”. Non finisce di parlare che viene aggredito dalla spedizione punitiva. Ciro e Turi lo aiutano ad avere la meglio sui delinquenti. “Che vi dicevo?” dice Amedeo sistemandosi i capelli, “E’ un brutto posto.”. Ciro annuisce suo malgrado, mentre Turi resta perplesso. C’è qualcosa nei modi del piemontese non lo convince. Ha inizio per i tre italiani – che italiani non sono perché l’Italia ancora non è fatta – un rocambolesco viaggio alla scoperta del Far West. Amedeo ha un piano che non confida ai due: in nave la moglie del ricco commerciante gli ha rivelato che le montagne del Colorado sono piene d’oro. Ancora la notizia non si è sparsa, ma quando si scatenerà la corsa dei minatori, chi ha la concessione di quelle terre diventerà un uomo ricco senza mettere mano al piccone. I minatori pagheranno per scavare cedendo una percentuale sull’oro estratto. Un affare che Amedeo non vuole lasciarsi sfuggire. Ma deve raggiungere l’ufficio concessioni del Colorado prima che lo faccia qualcun altro. Per farlo preferisce avere la protezione di Ciro e Turi: il napoletano è un buono, disponibile, sempre pronto ad aiutare; Turi è un duro, molto utile quando si affronta il selvaggio West. Presto si accorgono che il sogno di far fortuna nella terra delle opportunità dev’essere diviso con tanta altri emigranti: 4 tedeschi, irlandesi, polacchi, ungheresi, neri, cinesi; Tutto il mondo sembra essersi riversato in America. Pur di avere un cavallo per il viaggio, i tre accettano l’incarico di muovere una piccola mandria verso il Kansas, con grande disappunto di Amedeo. Puzzare come una vacca allontanerà da lui qualsiasi donna e danneggia la sua immagine di galantuomo. Alla prima occasione lascerà la mandria per andarsene in Colorado. Ciro invece cerca di fare del suo meglio per rendersi utile e guarda con un pizzico d’invidia e di ammirazione Turi, che impara rapidamente a condurre i capi di bestiame; i cowboy lo considerano subito uno di loro e gli regalano uno dei loro cappelli. A capo dei cowboy, un uomo ormai avanti con l’età di origine italiana che prende in simpatia i nostri. Amedeo nota di sfuggita la stella di latta che l’uomo tiene nascosta al petto: è uno sceriffo. Riesce abilmente a far parlare uno dei suoi uomini e scopre così di partecipare ad una trappola contro i razziatori di bestiame. Loro sono l’esca per arrestarli: questo spiega la facilità con la quale i nostri hanno trovato il lavoro senza alcuna esperienza; un lavoro rischioso che ben pochi si sono offerti di fare. Lo sceriffo li nomina suoi assistenti e li prepara ad affrontare i razziatori. Insegna loro l’uso delle armi a ripetizione come la carabina spencer e la colt navy. Ciro è interessato; è tutta esperienza che potrà mettere al servizio di Garibaldi - ma quando?! Doveva solo guadagnare i soldi necessari per imbarcarsi e invece si trova in mezzo a vacche recalcitranti e sconfinate pianure Turi osserva quelle distese immense alquanto interdetto. Il west è ben più grande della Sicilia; trovare Macaluso è più difficile di quello che pensava. Amedeo pensa solo a trovare il momento più opportuno per andarsene. Ha lasciato l’Italia per sfuggire alla morte e non ha alcun intenzione di rischiare la vita per delle vacche. Ne parla con i suoi compagni. Ciro lo rimprovera. Non ritiene onesto abbandonare lo sceriffo. Gli ha fornito i cavalli, gli ha dato le armi, non sarebbe giusto tradire la sua fiducia… anche se si rende conto che l’Italia è lontana ed ha perso troppo tempo. Turi rimane con lo sceriffo. Con lui può dare la caccia ai delinquenti e forse trovare Macaluso. Amedeo prepara il suo cavallo a notte fonda. E’ pronto ad andarsene mentre tutti dormono, ma poi ripensa ai racconti dello sceriffo su banditi, bounty killer e assalti indiani; se appena la metà di quelle storie sono vere, non ha speranza di sopravvivere da solo. Mentre rinuncia ad fuggire, echeggiano dei colpi di fucile. I razziatori li attaccano! Il vecchio sceriffo e i suoi cowboy fanno fuoco. Proiettili sibilano ogni dove, il muggire delle vacche si mischia agli spari. Gli uomini dello sceriffo vengono colpiti l’uno dopo l’altro. Amedeo monta sul cavallo e galoppa via davanti a Ciro che lo chiama invano. Deluso ed amareggiato per la fuga del piemontese, resta al fianco di Turi e con lui spara alle ombre. Lo sceriffo cade vicino a loro colpito a morte. Cercano di soccorrerlo. “Scappate!” è l’ultimo ordine prima di esalare l’ultimo respiro. Turi tentenna. Ha perso la sua guida, il suo mentore per il selvaggio West. Ciro lo tira via prima di essere colpiti. In sella al suo cavallo Amedeo si guarda intorno; a perdita d’occhio non c’è nulla a parte cespugli, terra, sassi e 5 l’ululato del coyote che saluta l’alba. Smarrito, ha un brivido. Poi, all’orizzonte vede comparire i suoi compagni e sorride, contento che si siano salvati, felice di non essere più solo. “Vigliacco”, sono le uniche parole di Ciro. Amedeo contrariato sorride strafottente. Anche loro sono scappati o si sbaglia? Turi si avvicina per colpirlo, ma Ciro lo blocca: “Lascia stare... che facciamo piuttosto?” “Il sole sta sorgendo lì, quindi il West è nella direzione opposta.” Risponde Amedeo indicando la direzione da prendere. Ciro scuote la testa: “Io torno a New York, vendo il cavallo e m’imbarco per l’Italia. Turi vieni con me?” Il siciliano ci pensa su. “Ancora con questa storia di Garibaldi!” esclama Amedeo, “Basta Ciro, dacci un taglio. Tempo che torni a Napoli ed è tutto finito.” Gli occhi di Ciro s’inumidiscono al solo pensiero. Questa volta è lui che vuole picchiarlo. Amedeo indietreggia: “Calmati e ascolta… ho un affare da proporvi: diventate miei soci e andiamo in Colorado, c’è la possibilità di diventare molto, molto ricchi.” “E chi se ne fotte!” risponde Ciro, che monta sul cavallo e s’incammina verso l’alba. Ad Est. “E tu?” chiede Amedeo a Turi. “Hai visto quanta bella terra che c’è da coltivare? Avresti tanto denaro da avere una fattoria tutta tua, un grande Ranch!”. Turi annuisce beffardo: “quante minchiate.”. Sale sul cavallo e segue Ciro. “Aspetta!... Aspettate!!!” grida Amedeo, “Sto parlando di oro, montagne d’oro!” I due non lo ascoltano e proseguono per la loro strada. Amedeo sospira, si guarda intorno. Sta per rimanere da solo nel “nulla” un'altra volta. Monta a cavallo e li raggiunge. Durante il viaggio Amedeo spera di convincerli a tornare indietro spiegando ai due l’affare delle concessioni. Acquistarle per pochi dollari e attendere che il prezzo salga appena verrà scoperto l’oro. Un affare da migliaia di dollari da cogliere al volo! E lui vuole renderli partecipi, perché sono suoi amici, gli unici che ha mai avuto - ed è sincero – si fida di loro. “Io di te, no.”, dice Turi e Ciro sorride. D’improvviso si trovano circondati da soldati con la divisa blu che gli puntano le armi addosso. Sono in arresto. Sta scoppiando la guerra di secessione e i nostri sono scambiati per secessionisti. I soldati ne cercano tre, colpevoli di atti di sabotaggio e sono convinti che siano i nostri. Loro tentano di spiegare, ma quelli non ascoltano, Li vogliono impiccare dopo un processo sommario. Arrivati al campo militare Ciro resta come folgorato. La bandiera italiana sventola vicino allo stendardo del 39° reggimento: sono le Garibaldi Guard. Colmo di eccitazione corre incontro ai soldati del 39°. Chiede di Garibaldi, della spedizione dei Mille. “L’Italia è fatta” gli raccontano; Garibaldi ha sconfitto i Borboni e si è incontrato con il Re Vittorio Emanuele a Teano. Ciro non sa se piangere o gioire. Il sogno di una vita si è avverato, ma lui non ne ha fatto parte. Gli si avvicina un ufficiale, un nobile italiano, il conte Luigi Palma di Cesnola; ha combattuto in gioventù al fianco di Garibaldi e incoraggia Ciro ad unirsi al 39° reggimento. Combattono per gli stessi ideali in cui crede Garibaldi, l’unità del paese, l’abolizione della schiavitù. Ciro afferra quest’occasione di riscatto e si arruola entusiasta trascinando con sé Turi e Amedeo salvandoli dall’impiccagione. 6 I due vorrebbero disertare e per la prima si trovano d’accordo. L’idea è di riuscirci prima di raggiungere il fronte, ma purtroppo, Ciro ha ricevuto il grado di sergente e li tiene d’occhio. Una causa così nobile non giustifica alcuna defezione. Gli ideali e i buoni propositi del napoletano s’infrangono miseramente al primo scontro. Ciro non crede ai suoi occhi: il reggimento nemico combatte sotto la bandiera italiana con il motto: Vincere o morire. E’ il 14° reggimento della Louisiana. Immobile, mentre viene dato l’ordine d’attacco, Ciro guarda gli italiani combattere contro altri italiani. Amedeo e Turi approfittano di quel momento di smarrimento per disertare. Ciro va dietro loro, mentre quelli spronano i cavalli più forte per non farsi raggiungere. Si fermano quando capiscono che il napoletano sta scappando con loro. Quando sono ormai lontano dal campo di battaglia, Amedeo propone di nuovo di raggiungere il Colorado. Ciro non deve più tornare con urgenza in Italia e per Turi un luogo vale l’altro, ma più di ogni altra cosa, il Colorado è lontano dalla guerra. I due seguono il piemontese con poca convinzione. Di fatto non sanno dove andare: Ciro è depresso; i suoi sogni di giustizia e libertà sono stati mortificati, i suoi ideali patriottici infranti. Turi cova il pensiero di lasciare perdere la caccia all’uomo. E’ come cercare un ago in un pagliaio. A volte, durante le soste del viaggio, si ferma a saggiare la terra con le mani e pensa a come potrebbe essere coltivata. Le indicazione di un ragazzino di nome Jesse James mettono i nostri sulla strada per Denver, la capitale del Colorado. Evitano per un soffio i Cheyenne sul piede di guerra e raggiungono la cittadina. Amedeo si reca negli uffici per le concessioni terriere. “Appena si è saputo dell’oro hanno comprato tutte le concessioni.” gli dice l’impiegato. Amedeo annuisce deluso. E’ arrivato troppo tardi. Si gratta la testa pensando a cosa dire ai suoi compagni. Si sente in colpa. Tutte quelle miglia percorse per trovarsi in mezzo al West senza alcuna prospettiva. Giù di morale nota una bella signora. Le sorride, ma quella gira il viso arricciando il naso infastidita. Amedeo non capisce. Mai nessuna donna lo ha snobbato in quel modo. Uno specchio gli dà la risposta; quasi non si riconosce: il bell’ufficiale piemontese si è trasformato in un lurido pioniere, sporco e mal vestito. Amedeo esce in strada pensando a come risollevare la sua vita. Ciro lo raggiunge al galoppo portandosi dietro anche il cavallo di Amedeo. “Sali!”, gli dice. “Che succede?”. “Sbrigati! Monta in sella!” risponde Ciro agitato. Amedeo ubbidisce “Dov’è Turi?” chiede mentre si lascia Denver alle spalle. “Ha trovato l’uomo che cerca.” Risponde Ciro. Per la versione integrale [email protected] del testo scrivere all’autore