Oggi ricorre la festa cattolica del Corpus Domini e questo può

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Oggi ricorre la festa cattolica del Corpus Domini e questo può
25.05.2008 (s)
1^ Corinzi 10, 16-17
1Corinzi 10:16 Il calice della benedizione, che noi benediciamo, non è forse la comunione
con il sangue di Cristo? Il pane che noi rompiamo, non è forse la comunione con il corpo di
Cristo? 17 Siccome vi è un unico pane, noi, che siamo molti, siamo un corpo unico, perché
partecipiamo tutti a quell'unico pane.
Oggi ricorre la festa cattolica del Corpus Domini e questo può essere
uno spunto per riflettere sul senso del Corpo di Cristo rispetto alle nostre
usanze ed a quello che comprende come tale la Bibbia.
Riguardo alla festa del Corpus Domini1, possiamo ricordare che la sua
tradizione risale probabilmente all'estate del 1263 quando il prete boemo
Pietro da Praga fu assalito da un dubbio di fede: si chiedeva se il corpo ed il
sangue di Cristo fossero veramente nel pane e nel vino che venivano
consacrati durante la benedizione eucaristica.
Pietro pensò bene che per avere una risposta alla sua inquietudine fosse
necessario andare in pellegrinaggio a Roma a pregare pentirsi e meditare
sulla tomba dell'apostolo Pietro.
Lì, lui era convinto, avrebbe avuto la risposta ai suoi dubbi laceranti. E
così avvenne.
Ma la pace interiore durò poco perchè già quando arrivò a Bolsena
questi si riaccesero e pernottando nella Chiesa di santa Cristina si rivolse in
preghiera alla martire per non vacillare nella fede.
1 Festa religiosa istituita da papa Urbano IV l'8settembre 1264 con la Bolla Transiturus de hoc mundo a seguito del
cosidetto “miracolo di Bolsena con lo scopo di celebrare la presenza reale di Cristo nell'eucarestia
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1^ Corinzi 10, 16-17
Si racconta che quando il giorno successivo officiò la messa consacrò
l'ostia e apparve quello che venne chiamato il prodigio di Bolsena: l'ostia che
aveva tra le mani diventò carne da cui sprizzò abbondantemente il sangue.
Le cronache narrano che il povero Pietro impaurito e confuso ma, nello
stesso tempo, pieno di gioia, cercò di nascondere ai presenti quello che stava
avvenendo: concluse la celebrazione, avvolse tutto nel corporale di lino usato
per la purificazione ma si racconta che il calice che si macchiò
immediatamente di sangue e nel breve tragitto sino alla sacrestia alcune gocce
di sangue caddero sul pavimento e sui gradini dell'altare.
Quale è dunque il senso del corpo di Cristo? Dobbiamo ancora andare
alla ricerca da che cosa sono veramente formati gli elementi del pane e del
calice oppure dobbiamo ricercare il significato che gli elementi hanno per
esprimere il significato di “corpo di Cristo”?
Nella Bibbia, quando si parla di corpo di Cristo lo si riferisce a due
situazioni ben precise: corpo come chiesa2 oppure corpo legato al concetto di
cena del Signore3.
Il tema ci porterebbe ad affrontare tutte le discussioni che hanno
attraversato per secoli la storia della chiesa, dividendole tra le posizioni di chi
e come riconosceva, sia pure a vario titolo una presenza corporale od anche
2 Romani 7, 4; 1^ Corinzi 12, 12; 1^ Corinzi 12, 27; Efesini 4, 12; Colossesi 1, 24
3 Matteo 26, 26; Marco 14, 22; Luca 22, 19; 1^ Corinzi 10, 16; 1^ Corinzi 11, 24; Ebrei 10, 10
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spirituale del Cristo nella cena.
Quello che in realtà la chiesa ha perso nei secoli è stato il senso che
collega il concetto di corpo come chiesa a quello che è il profondo significato
della morte del Cristo per noi e per i nostri peccati.
Il senso che interessa Paolo non è tanto sulla sostanza degli elementi
che caratterizzano la cena quanto piuttosto sul sentimento che creano nella
comunità dei credenti.
Oggi il parlare di comunione per noi significa quel senso sociale e di
condivisione che esiste tra persone che comunque hanno qualche cosa in
comune, mentre all'epoca in cui Paolo scriveva il significato era ben diverso,
lui parlava di koinonia.
La koinonia era quella solidarietà che i cristiani scoprivano tra di loro
attraverso quegli elementi rappresentati da quell'unico pane e da quell'unico
calice e dove il senso del forte legame comunitario è dato principalmente dal
pane per tutti i significati che rivestiva: elemento di base e fondamentale per
l'alimentazione, rappresentazione di un'unità che proprio per essere spezzata
e divisa sottolinea maggiormente il suo senso vitale.
Un pane e un calice che mettono in risalto come non sia più possibile
che ogni credente se ne stia per i fatti suoi nel partecipare di Cristo ma come
in realtà tutti debbano essere in rapporto agli altri se vogliono stare a loro
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volta in rapporto con Cristo.
Notiamo con attenzione come Paolo prima dica siccome vi è un unico
pane, e solo dopo affermi noi, che siamo molti, siamo un corpo unico perchè
è necessario creare un ordine.
Se noi non partecipiamo prima al corpo di Cristo, cioè se prima noi non
siamo consapevoli della nostra condizione e della nostra responsabilità di
credenti, non potremo, poi, essere quell'unico corpo che dovrebbe essere la
chiesa.
Il nostro problema è che i due piani del nostro rapporto con Dio sono
suscettibili di forti contraddizioni.
Noi siamo chiamati a partecipare alla salvezza che Gesù Cristo ci ha
dato con il suo sacrificio e con il calice che condividiamo viene rafforzato
questo nostro senso di comunione.
Noi, su invito di Dio, siamo chiamati a comprendere l'annuncio di
salvezza che ci viene proposto ed a farlo assieme, senza esclusioni, come ci
dice il termine “tutti”.
Poi, però noi dovremmo passare dalla comunione sacrale a quella reale
e qui vengono in evidenza le contraddizioni, come quella che ci hanno
evidenziato ieri diverse testate giornalistiche quando hanno riferito come
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nella conferenza all'università di Milano Bicocca4 Hans Kung abbia ribadito
che la salvezza di Dio può realizzarsi anche al di fuori della chiesa.
La riflessione di Kung e le parole di Paolo ci devono spingere a riflettere
come la chiesa, rappresentazione umana e visibile della fedeltà al Cristo,
possa essere anche incoerente nel dimenticare il vero elemento che la tiene
assieme: una condivisione che può nascere solo dall'amore che Cristo ci ha
manifestato non guardando alle nostre opere ma al modo in cui noi abbiamo
accettato di accoglierlo.
Ora anche noi, seppure nel nostro piccolo, siamo chiamati a vivere
questa tensione di fede e di fedeltà, perchè essere chiesa significa assumerci la
responsabilità di scoprirci uniti proprio dall'azione di Cristo nei nostri
confronti e di non potere escludere gli altri a causa delle nostre presunzioni
carnali.
4 Decennale dell'Università Bicocca – (23 maggio 2008) incontro sul tema “Concilio Vaticano II: verso un
cristianesimo non clericale” in occasione della pubblicazione dell'autobiografia di Hans Kung “La mia battaglia per
la libertà”
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