conquiste - CISL Scuola Ravenna
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Di naturale c’è la semplice capacità dell’occhio e del cervello umano di percepirli... nell’inserto centrale Paganica, recupero Teatro Tenda con la raccolta fondi di Cgil Cisl Uil U n milione e ottocentomila euro raccolti grazie alla sottoscrizione promossadaCgilCislUil,aseguitodelterremotochecolpìl’Abruzzo nel 2009, e da investire per la bonifica e la ristrutturazione per il recupero funzionale del Teatro Tenda di Paganica, importante centro polivalentediaggregazionesocialechehasubitonotevolidanniecrolli. E’ quanto prevede l’accordo tra i sindacati e il comune dell’Aquila che verrà formalmente sottoscritto e presentato in un’iniziativa pubblicamercoledìprossimopressoilComunediL’Aquila.Presentiisegretari organizzativi di Cgil Cisl Uil - Scudiere, Mezzio e Barbagallo - insieme ai segretari regionali e territoriali, e il sindaco de L’Aquila Cialente. Tragedia di Lampedusa. Cgil Cisl Uil proclamano per l’11 ottobre una giornata di mobilitazione nazionale FermiamolestraginelMediterraneo C gil, Cisl e Uil hanno proclamato per l’11 ottobre una giornata di mobilitazione nazionale “Fermiamo le stragi nel Mediterraneo” per chiedere “una diversa politica in materia di immigrazione e asilo»”. La giornata si svolgerà con iniziative che verranno definite a livello territoriale. “La tragedia di Lampedusa - scrivono i sindacati - si aggiunge a decine di altre che si sono consumate negli ultimi anni e che sono costate la vita ad oltre ventimila perso- ne: esseri umani che hanno lasciato il loro Paese fuggendo da guerre e persecuzioni o alla ricerca di una vita migliore”. I sindacati chiedono di “realizzare un piano per la costruzione di un efficace sistema di accoglienza, anche attraverso l’impegno della Ue, che non può esimersi dalla responsabilità di sostenere una delle più importanti frontiere europee nel Mediterraneo”. Visentini e Cilento a pagina 3 Antonio Merloni Nel giorno del suo pellegrinaggio ad Assisi Papa Francesco incontra i lavoratori Di Schino a pagina 2 Il piano Air France: (Al)Italia in secondo piano Telecom, sindacati in pressing. Il nodo della rete Carbosulcis. Regione e sindacati divisi sul futuro della miniera D’Onofrio a pagina 14 Martano a pag. 13 P rosegue la mobilitazione dei lavoratori Inps, indetta dalle federazioni del pubblico impiego di Cgil Cisl Uil e Cisal. Dopo le assemblee in tutte le sedi dell’ente, ieri sit-in e manifestazioni. Una mobilitazione, spiegano Cisl-Fp, A ir France si appresta a dare il colpo finale, “ma è uno scontro tra sistemi paese: la pubblica Air France sta per uccidere la privata Alitalia”. Così il segretario generale della Fit Cisl Giovanni Luciano valuta gli scenari che si stanno delineando. E definisce “scoperta dell’acqua calda” le ipotesi sul piano lacrime e sangue che Air France sta preparando contestualmente all’acquisizione della compagnia di bandiera italiana. Indiscrezioni giornalistiche parlano di 4 mila esuberi e del ridimensionamento dell’hub di Fiumicino (“informazioni errate”, assicurano fonti francesi). “Che Air France abbia da tempo relegato ad un ruolo secondario nell’alleanza il partner Alitalia è un fatto arcinoto”, osserva Luciano, per il quale “oggi qualcuno scopre che Alitalia è condannata ad essere una compagnia domestica, esposta alla concorrenza delle low cost e senza prospettive sul lungo raggio. Gli allarmi del sindacato sono stati fatti cadere sistematicamente nel vuoto dalla sordità del ministro dei Trasporti di turno”. Lunedì pomeriggio nuova riunione a Palazzo Chigi su Alitalia tra Governo e vertici della compagnia. Inps, prosegue mobilitazione dei sindacati Fp-Cgil, Uil-Pa e Fialp-Cisal, “lanciata per scongiurare il rischio di una riduzione del livello dei servizi che l’Inps ha sinora garantito anche grazie al finanzia- mento di quei ’progetti speciali’ che la bocciatura del piano di riduzione della spesa varato dall’Istituto sta seriamente mettendo in discussione e per evi- tare l'ennesimo colpo alle buste paga”. Dunque, “occorre fare oggi la riorganizzazione che è mancata nel momento della creazione del cosiddetto super Inps. Proposte che il sindacato avanza da tempo: un piano di organizzazione, valorizzazione del personale, innovazione nelle procedure e nei servizi. Interventi indispensabili per ampliare e migliorare l'offerta di servizi ai cittadini”. 2 SABATO 5 OTTOBRE DOMENICA 6 OTTOBRE 2013 Istat: cuneo fiscale I assorbe 46% costo del lavoro. Lunedì sera il confronto Letta-sindacati l cuneo fiscale assorbe ormai quasi la metà del costo del lavoro. Lo rileva l’Istat. La differenza tra il costo sostenuto dal datore di lavoro e la retribuzione netta del lavoratore (con riferimento ai dati del 2010) è pari in media al 46,2%, ovvero a 14.350 euro: i contributi sociali dei datori di lavoro ammontano al 25,6% e il restante 20,6% è a carico dei lavoratori. Il report dell’Istat indica che, stando sempre agli ultimi dati aggiornati (2010), il valore medio del costo del lavoro è di 31.038 euro all'anno, mentre la retribuzione netta che rimane a disposizione del lavoratore è di soli 16.687 eu- attualità A ssisi (nostro servizio). Un incontro che per un giorno ha sciolto l’angoscia che accompagna da troppo tempo i lavoratori dello stabilimento di Gaifana. Angelo Commodi, Rsu dell’Antonio Merloni, non avrebbe mai creduto che la preoccupazione e il disagio di essere senza lavoro, ormai da troppo tempo, un giorno l’avrebbero portato di fronte al Papa. A raccontare tutto questo al Santo Padre.AngeloCommodi,infatti,assiemeagli RsuLuciano Recchioni della Fiom e Rosa Di Ronza della Uilm, è stato scelto per formare unadelegazione.Ladelegazione che si sarebbe trovata di fronte a Papa Francesco, in visita ieri ad Assisi. Unadelegazionechehaportato all’attenzione di Sua Santità, tra le altre povertà e i diversamente abili che hanno trovato rappresentanza presso la Sala della SpogliazionediAssisi,lavertenza Merloni. E, con essa, la crisi che ha colpito l’interaregione. Quella diAngelo èstataun’occasionespeciale per dare visibilità a quella che ormai è storia quotidiana. Ovvero, la mancanza di lavoro, la delocalizzazione, lerispostedapartedelleistituzioni che stentano ancora ad arrivare. Intanto, i lavoratori e le proprie famiglie non ce la fanno più attendere. Ecco quindi simboli come la maglietta JP, regalata al Papa assieme a un quadro di ceramica di gualdese, a raccontare un bisogno di speranza che ancora permane. Che viene colta dallo sguardo del Papa e riflessa nel cuoredichihapauradeldomani. Paura di non essere ascoltato, di vedere disilluse legittime speranze, prospettive di vita dignitosa. Angelo, assieme ai suoi colleghi, ha trovato conforto e solidarietà. Attimi intensi e fugaci, che non risolvono ma aiutano a sopportare una condizione che viene vissuta costantemente come una Spada di Damocle. Agli intensi momenti tra- ro, poco più della metà (53,8%). Tutto il resto è assorbito dal famoso cuneo, ossia la somma dell’imposta personale sul reddito da lavoro dipendente, dei contributi sociali del lavoratore e dei contributi posti a carico del datore di lavoro, corrispondente appunto al 46,2% del costo del lavoro. Il cuneo fiscale e contributivo colpisce soprattutto il Nord-Ovest del Paese, mentre risulta più leggero nel Mezzogiorno. Nel Nord-ovest le tasse inghiottono ben il 47,1% del costo del lavoro, invece al Sud e nelle Isole la fetta scende al 44,4%. Analizzando i diversi settori, i valori più bassi si registrano per l'agricoltura, mentre la quota più alta, pari ad oltre la metà del costo del lavoro (50,4%), si rileva per i dipendenti del comparto attività finanziarie e assicurative. Un peso enorme, dunque, sia per le imprese che per i lavoratori. Un peso che il premier, durante il discorso per la fiducia tenuto in Parlamento mercoledì, ha annunciato di voler alleggerire. Il tema sarà al centro del confronto che Letta e sindacati avranno lunedì per discutere di legge di stabilità. Ieri ad Assisi l’incontro tra Francesco e tre Rsu della fabbrica umbra, simbolo della crisi di un’intera regione IldrammaMerloni raccontatoaunPapa scorsi di fronte al Papa, si è aggiunto il pranzo presso la Caritas che ha permesso alla delegazione della Merloni di scoprire un senso di famiglia. Un gesto semplice che rimarrà indelebile nella memoria di chi ha respirato attimiintensi.Diconsolazione. “Pensieri, emozioni e parole che potranno solo essere ordinati nei prossimi giorni. Quando mi renderò veramente conto di quello che hoavutol’onoredi viverein questa giornata”. Ha commentato Angelo Commodi, poco dopo aver incrociato lo sguardo di Papa Francesco. Nella lettera consegnata al Papa i lavoratori della Merlonihannodescrittol’intensità del loro abbraccio a chi, anche grazie alla presentazione del vescovo Sorrentino, ha saputo attraverso il proprio ascolto, essere accoglienteesolidaleattraversounasemplicitàdisarmante. Nella lettera dei lavoratoriexMerloniincassaintegrazione e dipendenti JP è stata descritta la realtà produttiva più grande del territorio. “Mille lavoratori - è possibile leggere - con prospettive molto incerte, con un’età media superiore ai 40anni”.Quindi,negliocchi enelleparolediquestilavoratorilaconsapevolezzadel pericolo di essere esclusi da un mercato del lavoro che li ritiene troppo giovani per poter andare in pensione e troppo anziani per le poche aziende che assumono. “Siamo, o meglio rischiamo di essere stati - continuano -lapiùgranderealtàproduttiva di questa fascia appenninica. Una fascia appenninica a cavallo tra Umbria e Marche con 70 mila abitanti e dove già abbiamo perso 3 mila posti di lavoro, dopo aver subito nel 1997 un terremotodurissimo dalquale ci siamo faticosamente rialzati”.Poi, ladescrizione dellatragediaquotidianaedella disperata ricerca di lavoro. Di dignità. “La crisi eco- nomica-sottolineanoilavoratori al Papa - che colpisce duramente le condizioni di noi lavoratori, che rischiamo di non avere futuro, è nei fatti un secondo terremotodopoquellodel1997. Noi vogliamo reagire e costruire il futuro, che passa attraversoladignitàeillavoro. Perché come Lei stesso ha sottolineato nel recente incontro in Sardegna, non c’èdignità senza lavoro”. Le richieste dei lavoratori sono essenziali quanto necessarie: dare massima visibilità alla vertenza, contribuire allarimozionedegli ostacoli per la ripresa dell’attività, la proroga della cassa integrazionechescadràtra40giorni, ossia il prossimo 13 novembre”. Ilrischio paventato dai lavoratori stessi è quello della coesione sociale di tutta la fascia appenninica.“Lanostramobilitazio- ne-hannoconclusoilavoratori - è per il lavoro, i diritti e la dignità. Siamo convinti chenonc’èfuturoperl’Umbria,perl’Italia e per il mondosenonsiconiuganolavoroedignità.Questoèilmessaggio di vita che lanciamo. Questa terra francescana getta questo seme nella sicurezza che possa essere raccolto e fatto vivere. Grazie Papa Francesco". Livia Di Schino Pubblico impiego. Cisl, Cgil e Uil chiedono un incontro urgente con il presidente del Senato Salva-precari,sindacati inallarmeperildecreto indacati in allarme per il futuro del decreto salva-precari. I segretari generali del pubblico impiego di Cisl Fp, Fp Cgil e UilPa manifestano la loro preoccupazione sull’andamento della discussione parlamentare del provvedimento che riguarda la pubblica amministrazione. Le posizioni che si vanno delineando rischiano, secondo i sindacati, di peggiorare ulteriormente un provvedimento che le tre sigle avevano già proposto di migliorare attraverso la presentazione di propri emendamenti. Oltre alla situazione di “estremo disagio dei dipendenti a tempo determinato il cui futuro rimane avvolto nell’incertezza”, costretti a “mortificanti attese di periodiche proroghe”, i sindacati sottolineano che “la mancata adozione di un provvedimento davvero efficace di stabilità del rapporto di lavoro comporterebbe il concreto rischio di impedire l’erogazione di servizi essenziali da parte delle pubbliche amministrazioni”. In migliaia di casi, infatti, questi lavoratori sono inseriti organicamente nella quotidiana attività delle pubbliche amministrazio- S ni. L’ennesima emergenza occupazionale, che Cgil, Cisl e Uil vogliono evitare si vada ad aggiungere a quelle purtroppo già in essere, “si accompagnerebbe quindi ad una estesa contrazione dei servizi ai cittadini e alle imprese, proprio in un momento in cui occorre produrre invece il massimo sforzo per un rilancio generale”. L’emanazione di un solido impianto legislativo, per la progressiva immissione nei ruoli ordinari delle amministrazioni pubbliche dei dipendenti, in servizio con contratto non a tempo indeterminato, deve quindi rappresentare “l’occasione per giungere al superamento del precariato, così da riportare il Paese ad una normale e più fruttifera gestione delle proprie risorse umane”. Per questi motivi i sindacati hanno chiesto un urgente incontro al presidente del Senato, Piero Grasso, e ai capigruppo di Palazzo Madama e sollecitano un rapido intervento del Governo già durante l’iter parlamentare “per riportare dentro l’alveo delle soluzioni fattive e con i tempi adeguati le risposte alle problematiche dei lavoratori precari”. nel sistema delle Pmi metalmeccaniche. A fine luglio la Fiom Cgil aveva siglato da sola un accordo di rinnovo con la Confapi, senza però incassare l’adesione e la firma dei restanti due sindacati metalmeccanici. La segreteria confederale della Cisl ha commentato positivamente questo rinnovo, poiché “si tratta di una ottima intesa che valorizza il ruolo del sindacato modernizzando ed innovando le relazioni industriali e sindacali, portando consistenti vantaggi salariali e sul piano del welfare integrativo ai lavoratori”. Continuano invece le mobilitazioni per sollecitare i rinnovi: oltre al settore della Gomma Plastica, anche per i sindacati dell’Edilizia è iniziata la protesta. Lo ha deciso l'assemblea nazionale dei lavoratori visto che il contratto è scaduto da 9 mesi e restano distanti le posizioni tra le parti. Vertenze. Si è conclusa positivamente la vertenza Bridgestone, lo stabilimento di Bari non chiuderà grazie all’accordo raggiunto al ministero dello Sviluppo Economico. Il sito produttivo resterà quindi operativo e garantirà la produzione di pneumatici. Grazie alla sinergia tra sindacati, azienda e istituzioni è stato possibile trovare le soluzioni per ridurre i costi del lavoro e dell'energia e introdurre percorsi di formazione continua per i lavoratori. Anche all’Ilva di Taranto è ripresa regolarmente l'attività dell'acciaieria, mentre il Governo ha comunicato che estenderà per tutto il 2014 la Cigs per i lavoratori di Termini Imerese. Continua invece la mobilitazione per i lavoratori dell’Ansaldo, vista la probabile cessione di tre aziende dei settori Energia e Trasporti di Finmeccanica; anche contro la privatizzazione della Telecom non si fermano le proteste, mentre venerdì si è svolta una manifestazione in difesa della Lucchini che ha visto la partecipazione dei segretari generali Bonanni, Camusso e Angeletti. Sette Giorni conquiste del lavoro di Rebecca Argento N azionale. Dopo un’intesa settimana politica, tra crisi di governo e dimissioni, il Governo Letta ce l’ha fatta e ha incassato la fiducia al Senato e alla Camera. Un risultato di responsabilità richiesto a gran voce dalle parti sociali che nei giorni scorsi sollecitavano l’apertura di un tavolo di confronto con i sindacati. E così sarà, visto che il Presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha convocato i segretari generali per un incontro lunedì prossimo sulla legge di stabilità. Cgil, Cisl e Uil, che nelle giornate di sabato e domenica hanno previsto volantinaggi nelle piazze, punteranno su una legge che riduca il livello di tassazione su lavoratori, pensionati e imprese che investono e assumono, in modo da far ripartire l’economia, l’occupazione e gli investimenti. Contrattazione. Novità importanti per i metalmeccanici delle piccole e medie industrie: la Fim Cisl e la Uilm Uil hanno sottoscritto un accordo con la Confimi, organizzazione di rappresentanza maggioritaria 3 SABATO 5 OTTOBRE DOMENICA 6 OTTOBRE 2013 in calo i prezzi delle case. Nel secondo trimedi energia elettrica a settembre, pari a Istat. Ancora Terna. La26,1richiesta stre 2013, sulla base delle stime preliminari, l’indimiliardi di kWh, è diminuita del 2,6% rispetto a dei prezzi delle abitazioni (Ipab) acquistate dalle settembre 2012. Lo rende noto Terna precisando che, Prezzi cefamiglie sia per fini abitativi sia per investimento regidepurata dall'effetto calendario, la variazione della Consumi domanda elettrica diventa -3,2%. stra una diminuzione dello 0,6% rispetto al trimestre e del 5,9% nei confronti dello stesso perioRispetto a settembre dell'anno scorso, infatti, a froncase precedente elettricità do del 2012. Lo rileva l'Istat, aggiungendo che con te di una temperatura media mensile pressochè invaquello del secondo trimestre, i cali congiunturali sono si è avuto un giorno lavorativo in più (21 contro ancora sette consecutivi, ma la loro ampiezza, dopo la dimigiù riata, 20). registrata nel quarto trimestre del 2012 9 mesi 2013 la domanda è scesa del 3,7% rispetto in calo nuzione del 3,2% Nei (-2,2%), si va riducendo (-1,5% nel primo trimestre al corrispondente periodo del 2012. -0,6% nel secondo). mese di settembre la domanda di energia elettridel 5,9% 2013, in mese Nel Su base annua, invece, la flessione è la sesta consecutica è stata soddisfatta per l'89,1% con produzione nama la dinamica tendenziale mostra segni di stabilize per la quota restante (10,9%) dal saldo dell' su 2012 va,zazione settembre zionale (-5,9% da -6,0% del trimestre precedente). energia scambiata con l'estero. La Ces si indigna per le migliaia di morti lungo il confine sud del Vecchio Continente, ma il problema sono i governi nazionali dibattito StragediLampedusa,cosapuòfarel’Ue conquiste del lavoro L e tragedia delle morti nel Mediterraneo è uno sfregio alla civiltà europea. La Ces si indigna per le migliaia di morti che avvengono lungo i confini dell’Europa sul lato italiano, maltese, spagnolo, greco. Il sindacato europeo si rivolge alle istituzioni europee: abbandonate le ossessioni repressive dell’immigrazione clandestina che portano ai respingimenti in mare e alla rinuncia ad assistere i naufraghi. Abbandonate il principio per il quale ogni segno di benevolenza per le vittime è interpretato come indulgenza per chi sfida il mare o gestisce i maledetti viaggi della speranza. La Ces da anni cerca di spiegare che la lotta contro i mercanti di esseri umani è sacrosanta ma non può esimere i governi dal tutelare con ogni mezzo il diritto alla vita e alla dignità delle persone. Occhi puntati sull’Europa, quindi. Ma senza ipocrisie. La volontà dell’Europa è la volontà dei governi nazionali. Gli spazi di azione concessi alla Commissione europea e alle sue agenzie (es. Frontex) sono gli spazi loro attribuiti dal governo greco, italiano, spagnolo, tedesco ecc. La politica comune dell’immigrazione è recente e per questo gli ambiti di azione delle istituzioni europee sono limitati. Il Parlamento europeo ed il Comitato economico e sociale si sforzano di porre al centro delle politiche comunitarie la tutela della vita umana. Ma si scontrano contro la volontà del co-legislatore: il Consiglio, ovvero i governi nazionali. La trasparenza nelle stanze del Consiglio dei ministri è quasi nulla. Sarebbe interessante sapere come vota il governo italiano in materia di immigrazione, quali proposte avanza e quale impegno profonde per creare consenso. Questa estate il Parlamento europeo ha adottato un pacchetto di norme in materia di asilo e protezione dei rifugiati. Una riforma modesta ancora una volta annacquata dall’atteggiamento degli stati membri. I limiti di questo pacchetto sono due. Il primo è di insistere sulla non trasferibilità dei fuggitivi. Solo il 30% delle richieste di trasferimento dell’immigrato ad altro stato membro va a buon fine. In tal modo gli stati più esposti ai flussi irregolari non possono contare sull’aiuto degli altri stati. Il secondo è di subire il bilancio comunitario e quindi rassegnarsi all’insufficienza di risorse a disposizione delle strutture comuni per l’immigrazione, compreso Frontex. Il problema dei viaggi della speranza è veramente europeo. La situazione in Grecia è talmente grave da aver spinto la Corte di giustizia europea ad ammettere che il territorio greco è un angolo di Europa in cui non vi è garanzia del rispetto dei diritti umani. La Commissione europea ha di fatto messo sotto tutela la Grecia per il controllo delle sue frontiere con la Turchia. Ma non è certo questa la soluzione. Si tratta piuttosto di rivedere le norme che pemettono di evitare le morti in mare, introducendo principi nuovi quali: l’introduzione del divieto di respingimento delle imbarcazioni di immigrati e sostituirlo con un obbligo all’assistenza dei naufraghi; eliminare con regolamento europeo ogni forma di reato legato all’assistenza in mare delle imbarcazioni con immigrati; creare dei centri di accoglienza Europei “aterritoriali” in modo da gestire con strumenti comuni (es. tramite Frontex) le procedure di accoglienza, di identificazione, di valutazione delle domande di asilo, di rimpatrio, di riascio dei permessi di soggiorno o di trasferimento verso gli stati secondo i criteri del Regolamento di Dublino; attribuire risorse aggiuntive alle istituzioni europee per le politiche dell’immigrazione. Si tratta di punti forti perché segnano il ritorno a politiche dell’immigrazione fondate sul rispetto dei diritti umani universalmente riconosciuti. La Ces ha l’autorevolezza per farsi portatrice di proposte di tal guisa. Alleanze con il mondo della società civile e della Chiesa, attivissimi a Bruxelles, possono esercitare una pressione sulle istituzioni comunitarie. Nel frattempo, queste proposte devono avere delle gambe nazionali ed i governi nazionali vanno sollecitati sul piano della trasparenza e della responsabilità quando agiscono nel Consiglio europeo. Luca Visentini Marco Cilento Il salto di qualità con CISL! I VANTAGGI NON FINISCONO MAI OFFERTE LAST MINUTE OFFERTE GRANDI PARTNERS Le offerte sono aggiornate in tempo reale, tienile d’occhio per coglierle al volo. www.convenzioni.unipol.it/CISL /CIS /C CONVENZIONE CISL - UNIPOL VOGLIAMO ESSERE OGNI GIORNO ACCANTO A TE PER OFFRIRTI: Soluzioni innovative Tariffe scontate Garanzie esclusive Servizi aggiuntivi gratuiti Scopri i vantaggi esclusivi previsti dalla Convenzione per gli Iscritti e i loro familiari presso le Sedi CISL e le Agenzie Unipol Assicurazioni. 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Ci si ricordi il sollievo che dà il sole in una giornata cupa quando illumina uno squarcio di paesaggio dando risalto ai colori (…) ogni colore produce sull’essere umano una particolare impressione manifestando a quella stregua la sua natura all’occhio e all’animo. Ne consegue direttamente che il colore può venire usato per determinati scopi sensibili, morali ed estetici”. Nel suo trattato “Della teoria dei colori” (1808) Johann Wolfgang Goethe, il poliedrico genio del romanticismo tedesco, così descriveva il valore che i colori hanno per l’uomo, scagliandosi contro la teoria della luce che nel 1672, piu’ di un secolo prima, aveva formulato quell’altro grande genio della scienza moderna che fu Isaac Newton (1642-1727). Il quale era riuscito a dare una rigorosa spiegazione scientifica della natura fisica della luce e del colore. L’esperimento cruciale di Newton fu alquanto ingegnoso: schermando una finestra, fece entrare un fascio stretto di luce in una stanza buia e gli fece attraversare un prisma, che a sua volta proiettò la luce su uno schermo bianco. Dove, quasi per magia, apparvero nitidissimi i colori dell'arcobaleno in una sequenza che andava dal rosso al violetto, una striscia sfumata che lo scienziato inglese chiamò spettro della luce. Dopo una lunga serie di esperimenti, Newton ipotizzò che la luce bianca era un mix di luci colorate e che il colore degli oggetti era legato al modo di reagire delle superfici alla luce. Fu senz’altro consapevole che per capire il fenomeno della percezione dei colori da parte degli esseri umani bisognava indagare i meccanismi fisiologici che la producevano, ma non esplorò questo aspetto perché a quel tempo mancavano strumenti e conoscenze scientifiche adatte allo scopo. Goethe ripetè quell’esperimento, ma in modo erroneo: si limitò a osservare una parete bianca attraverso un prisma, senza permettere alla luce di scomporsi attraversandolo. Così facendo, continuò a Il perno del Medio Oriente Reportage da Shama’, in Libano, sede del Comando Sector West di Unifil (la Forza di Interposizione delle Nazioni Unite) e di gran parte dei caschi blu italiani... (nelle pagine centrali) Il linguaggio dei semplici: il sorprendente pontificato di Jorge Mario Bergoglio VIA PO CULTURA - DORSO SETTIMANALE DI CONQUISTE DEL LAVORO - 825 a pagina 7 diretto da Mauro Fabi Il senso del colore Un agile libro di divulgazione scientifica analizza un aspetto rilevante della percezione visiva a lungo sottovalutato di SALVATORE SPERANZA vederla bianca e credette di aver smentito, con sua grande soddisfazione, l’esperimento di Newton. Avanzò, allora, una ben altra teoria: il colore non è solo una manifestazione della luce, ma anche un’elaborazione dell’occhio e della mente. Un fenomeno attivo che investe psicologia, simbologia e spiritualità, cioè il mondo dei significati e delle sensazioni. Nella percezione dei colori, secondo lui, c’era anche una preziosa componente soggettiva che il riduzionismo newtoniano, intento soltanto all’indagine del mondo fisico utilizzando strumenti fisico-matematici, aveva ignorato. Per quanto la teoria di Goethe non trovò seguito nel mondo scientifico del tempo, ebbe comunque il merito di avanzare istanze, come si direbbe oggi, antropologiche e culturali, nonché neuroscientifiche di una certa rilevanza. Da allora il significato dei colori è stato variamente studiato e dal Novecento è stato oggetto di interessanti approfondimenti. “Semiotica dei colori” (Carocci editore, Roma 2013, pp. 128, euro 11,00), un agile libro di Marialaura Agnello, ci permette di avere un quadro chiaro e puntuale del problema. Rivolto principalmente alla formazione universitaria, in molte delle sue parti, quelle storiche e linguistiche in particolare, è anche molto adatto al più vasto pubblico dei lettori, perché sollecita la curiosità e la riflessione su un tema affascinante su cui spesso si hanno informazioni approssimate legate al senso comune. Infatti, ci dice Agnello, dei colori si crede di sapere già tutto: “non c’è persona che non creda che il rosso significhi ‘passione’ e il verde ‘speranza’, il giallo ‘gelosia’, il nero ‘tristezza’ e così via”. E nessuno si stupisce del fatto che poi nella vita pratica vi siano evidenti contraddizioni al proposito. Per esempio, se il verde è, come detto, ‘speranza’, perché, allora, “sta nel semaforo a indicare la possibilità di avanzare o nelle croci delle farmacie, nei camici dei medici, nei tavoli da gioco, nei numeri telefonici gratuiti ecc. ?”. Si parla spesso di ‘mistero’ del colore, proprio per questa sua natura ambigua e, in sostanza, irrazionale. Il fatto è che il significato attribuito ai colori nelle diverse culture è legato alle consuetudini sociali, è un fatto culturale e non naturale. Di naturale c’è la semplice capacità dell’occhio e del cervello umano di percepire i colori. Ad esempio, anche la pittura, l’arte considerata più sensibile al colore, ha vissuto e vive nella cultura di cui si nutre e, in epoca moderna, spesso il suo modo di ‘vedere’ i colori è stato influenzato anche dalle scoperte scientifiche. Quando i chimici del XVIII secolo distinsero tra colori primari (giallo, blu, rosso) e complementari (verde, viola, arancione), molta arte del XIX e XX secolo, in cerca del cromatismo puro, cominciò a usare solo colori primari (Piet Mondrian ne è l’esempio per eccellenza), sebbene violassero i tradizionali usi sociali concreti. Oggi più di ieri il colore ha un potente valore in tutti i campi della vita sociale, nell’arte, nella religione, nella politica, nelle ideologie e, ancora, nel marketing e la pubblicità, nei costumi e il folklore, nell’abbigliamento e la moda, nell’architettura e il design, nell’araldica e la diplomazia, nella tecnologia (basti pensare ai cellulari coloratissimi, passione dei più giovani). L’analisi culturale del fenomeno è complessa, nota Agnello, perché implica una ricostruzione storica, geografica e antropologica: il senso dei colori varia da epoca a epoca, da paese a paese. Il significato del bianco e del nero è opposto in Occidente e in Oriente (da noi il lutto è nero, in Asia è bianco). Il verde nella nostra storia non è sempre stato un colore positivo, mentre nel mondo islamico è il colore della divinità; il giallo, da noi a lungo trascurato, è tradizionalmente il simbolo della regalità nella cultura cinese. Vi sono continui intrecci tra i diversi campi della società che danno significati ai colori. Un caso tipico in Occidente è la storia del colore blu, che oggi per noi significa eleganza, sobrietà e raffinatezza. Nell’antichità i colori basilari che servivano a marcare ruoli sociali erano il bianco, il rosso e il nero, mentre “il blu, Continua a pagina 6 6 Uncircolo virtuoso Sull’idea di rinnovamento, un saggio della filosofa Roberta De Monticelli di LUCA ROLANDI soprattutto al rischio di rimozione, e sostituzione con le scorciatoie emozionali urlanti) di una sensibilità ai fatti di valore e disvalore nel cui esercizio consiste l’essenza della vita personale. E se questo esercizio è reso impossibile nella vita associata, si delinea la condizione della somma ingiustizia, che kantianamente equivale alla perdita di senso e di valore anche della vita individuale (“non vale più la pena di vivere dove la giustizia manca completamente”). Il lavoro di ricerca e analisi esplicita le due condizioni alle quali il rinnovamento – che dunque è insieme morale e civile – è possibile: di questo parlano i due capitoli conclusivi: Un’idea di catarsi e Un’idea di radice. Per De Monticelli è dunque essere una positiva reazione ad uno stato depressivo, senza speranza di una comunità: “Non ci vediamo più…Niente rileva, tutto disgusta o annoia, “sono tutti eguali”. E’ il mondo della banalità. Da cui non si genera altra banalità, e dal quale è necessario uscire per non perire. De Monticelli, ha lavorato a lungo sull’“enigma dell’ontologia sociale”: la scomparsa dei volti, cioè dei soggetti autonomi di cognizione e scelte, nella formazione e distribuzione di quel tipo di consenso (passivo e implicito) su cui si basa il potere di chi lo esercita sopra e mediante un dato collettivo. In questo senso l’enigma dell’ontologia sociale è l’enigma stesso della caverna di Platone, o meglio del destino infausto riservato a chiunque tenti di sostituire i meccanismi opachi dell’appartenenza con la discussione critica e cognitiva, socratica: cioè il faccia a faccia, il modo d’essere insieme delle persone in quanto soggetti morali e razionali. Così lo studio parte dalla versione particolarmente desolante di questa destituzione dei soggetti morali cui assistiamo a tutti i livelli della vita associata italiana, dove questa auto-destituzione assume la caratteristica forma consortile, nel caso limite mafiosa, di cui nei due testi precedenti. La questione morale e La questione civile sono delineate attraverso le ragioni teoriche e storiche, abbozzando una sorta di fenomenologia della “banalità del male” specificamente italiana. O meglio, trova questo sfondo desolante come quello che è interpellato dalla prepotente e impotente domanda che da troppi anni sale in noi – in molti di noi – e nelle associazioni e manifestazioni di società civile che le danno espressione: la domanda di rinnovamento. Il libro prova a precisare il senso di questa domanda di rinnovamento morale e civile, e a delinearne le condizioni. Per farlo affronta molte questioni indubbiamente attuali, a partire dall’istanza etica che connota la parte migliore dei movimenti di protesta, alle questioni sulla natura e necessità dei partiti, al ruolo della rete nella potenziale immissione di elementi di democrazia diretta in una democrazia rappresentativa. Esplicitando fin dal primo capitolo i Fondamenti di tutta l’analisi, che sono l’individuazione dell’esperienza di valore come costitutiva della vita personale oltre che come autentica fonte di conoscenza, soggetta quindi a illusione, correzione, scoperta, approfondimento. Roberta De Monticelli, Sull’idea di rinnovamento, Raffaello Cortina Editore, 2013 VIA PO cultura e società SABATO 5 OTTOBRE DOMENICA 6 OTTOBRE 2013 I n questi tempi in cui si parla molto di rinnovamento ma che poco fa per realizzarlo: tra le aspre ma comprensibili parole della rottamazione o con quelle populiste del tutti a casa il denso saggio della filosofa Roberta De Monticelli, da molti indicata come pensatrice vicina al movimento Cinque Stelle, con il consueto rigore intellettuale ci introduce al complesso orizzonte del vero concetto di rinnovamento. Una buona lezione per guardare a questo tema oltre le convenienze tattiche e la semplificazione mediatica. Dice De Monticelli: “Rinnovamento, una parola lucente tanto difficile da maneggiare con attenzione: ma rinnovamento di che cosa e rispetto a che cosa?” La tesi centrale del saggio è che non può nascere un rinnovamento del nostro modo di stare insieme se non si parte dal rinnovamento morale degli individui, in un circolo virtuoso: i valori della convivenza civile sono stimolati dalla coscienza morale e insieme la stimolano. La domanda di rinnovamento ne risulta essere una domanda di sopravvivenza della nostra stessa humanitas, del senso e valore delle nostre vite, essendo al fondo il doloroso risveglio in noi (soggetto SEGUE conquiste del lavoro DA PAGINA 5 - IL SENSO DEI COLORI anche a causa delle difficoltà tecniche nel riprodurlo e padroneggiarlo, non era neanche considerato un colore, o quanto meno non era usato per simboleggiare alcunché”. Per gli antichi Romani, il blu era il colore dei barbari: una donna con gli occhi di quel colore era di malaffare, un uomo risultava ridicolo. Nella Bibbia il blu vien menzionato rarissimamente. Solo gli antichi egizi lo consideravano segno di fortuna e benessere. Nel Medioevo, osserva Agnello, avviene una vera e propria rivoluzione cromatica, e per cause squisitamente religiose. Con l’ascesa del culto mariano, il manto della Madonna, fino ad allora grigio o nero, diviene blu, come il cielo. Ma le esigenze di una società più complessa richiedono l’uso di altri colori, come il verde e il giallo, per designare differenti tipi sociali. Il sistema cromatico tradizionale a tre colori (bianco, rosso, nero, viene rimpiazzato da uno a sei (bianco, nero, rosso, blu, giallo, verde). In quest’ultimo sistema il blu è il contrario del rosso, che, sempre per ragioni religiose, perde il valore di nobiltà che aveva nel mondo latino. Se ora il rosso è il colore del diavolo, il blu (cobalto) simboleggia al contempo regalità e religiosita’. Più tardi la Riforma protestante darà un’ulteriore spinta all’uso del colore blu, che, contro il rosso peccaminoso, diverrà, con il grigio e il nero, segno di rigore, sobrietà e moderazione, divenendo il colore ufficiale dell’abito maschile (proprio come oggi). Un aspetto interessante del discorso sviluppato da Agnello verte su come le lingue abbiano denominato i diversi colori. La questione è più rilevante di quel che, di primo acchito, può sembrare e coinvolge i rapporti tra lingua e percezione, lingua e conoscenza, lingua e pensiero. Le lingue denominano diversamente gli stessi colori, non ne ‘vedono’ alcuni o ne distinguono diversi per lo stesso colore. Il lessico cromatico cambia molto “a seconda delle lingue, delle epoche storiche e dei sistemi culturali”. Il latino e il germanico, nell’antichità, “davano più peso ai gradi di brillantezza che non alle distinzioni tra tinte, finendo per mescolare colori che per noi sono indiscutibilmente diversi. Nei poemi omerici, è stato osservato, lo stesso termine designa ora il blu ora il grigio, ora altri colori scuri. E inoltre: in quella lingua il mare è il ‘colore del vino’, i capelli di Ulisse sono di ‘color giacinto’ e il sangue è ‘nero’. “Le categorie linguistiche, allora, non sarebbero – nota Agnello – automaticamente lo specchio di quelle percettive, e in particolare cromatiche”. Già da fine Ottocento, molti esperimenti hanno rilevato “come esponenti di popolazioni allora considerate non progredite, come i nubiani e i fuegini, pur non possedendo nella loro lingua i corrispettivi termini di colore, sapevano distinguere perfettamente oggetti o campioni di cartine colorate dopo un po’ di apprendimento”. La prospettiva semiotica aiuta a spiegare tutte queste serie di variazioni storiche e culturali inserendole in sistemi di significazione. Agnello dedica buona parte del libro ad analisi semiotiche accurate sul colore. Lasciando al lettore più scaltrito il piacere di scoprire gli aspetti più tecnici della questione, qui vale la pena accennare che questo tipo di approccio considera la dimensione cromatica come un linguaggio a sé stante, “così da analizzarlo perciò, al modo della linguistica, come un meccanismo formale di dipendenze interne, come un sistema di regole che si reggono una sull’altra sino a formare una struttura chiusa in sé stessa”. Si tratta il colore, allora, come se fosse una parola e della struttura della parola ha le principali caratteristiche. Ogni colore se preso in considerazione in quanto tale, al di fuori del suo contesto comunicativo, significa molte cose insieme, spesso contraddittorie tra loro. Per esempio il nero indica austerità ma al contempo lutto, tristezza ecc. Come disambiguare i diversi significati? Riportandoli ai diversi contesti del loro uso, cioè se consideriamo di volta in volta dove e come il colore è usato: per la tonaca del prete (nero per austerità), ad esempio, o per l’abito da sera (nero per eleganza), o per il vestito indossato per un funerale (nero per lutto), ecc. In definitiva, il colore “non vale mai di per sé, ma sempre come componente di un’entità comunicativa più ampia (un abito, un segnale stradale, un fiore)”. 7 VIA PO filosofia e religione SABATO 5 OTTOBRE DOMENICA 6 OTTOBRE 2013 conquiste del lavoro Q uello di papa Francesco è ormai comunemente considerato un pontificato sorprendente e rivoluzionario, a motivo dei molti gesti inusuali compiuti da Bergoglio, fino dalla sera della sua elezione, quando salutò la folla con un semplice “Fratelli e sorelle, buonasera!” , ma soprattutto per l’atteggiamento umile, affabile e fraterno che egli manifesta nei confronti della gente. Rinunciando alla ieraticità legata alla sua figura e al suo ruolo, parla il linguaggio dei semplici e si mette al livello di chi sa poco o niente di teologia e di dottrina, ma comprende facilmente, almeno in teoria, cosa significa bontà, misericordia, amore, fedeltà. Aldo Maria Valli, attuale vaticanista del Tg1, noto collaboratore di quotidiani e riviste e autore di numerosi libri sui temi della famiglia, della religione e dei mass media, ha pubblicato presso l’Editrice Ancora un volume che sottolinea proprio la novità che sta caratterizzando il pontificato di Francesco. In apertura del libro, Valli ha posto il testo di un colloquio avuto con Enzo Bianchi, nel quale il fondatore della comunità di Bose tenta una prima valutazione dell’esordio di questo papato: da esso emerge la convinzione che dal 13 marzo 2013, giorno dell’elezione di Francesco, si sia aperta per la Chiesa una nuova primavera, dopo quella contrassegnata dal pontificato di Giovanni XXIII. Afferma infatti Bianchi: “Io credo che i cristiani, tutti, abbiano un grande compito: donare una Illinguaggiodei semplici Il sorprendente pontificato di Jorge Mario Bergoglio di MAURIZIO SCHOEPFLIN parola di speranza agli uomini d’oggi. Stiamo vivendo una terribile crisi di fiducia. Francesco riesce a comunicare la fiducia”. Il volume ricostruisce sapientemente i primi mesi dell’attuale pontificato, seguendo il filo degli interventi papali (discorsi, omelie, meditazioni del mattino e testi scritti per gli Angelus domenicali e le udienze generali del mercoledì), intercalati da notazioni di cronaca sui grandi e piccoli gesti compiuti dal papa, gesti che hanno sorpreso positivamente i fedeli e hanno additato la prospettiva di una Chiesa profetica, che parla con il mondo senza rinunciare alle sue peculiarità. Su questa linea interpretativa si pone anche un volumetto edito dalla Libreria Editrice Vaticana, dedicato ai messaggi del Papa su Twitter. Nell’ Introduzione, Gabriele Mangiarotti, il sacerdote che cura il sito “Culturacattolica.it”, scrive: “Avete fra le mani un libro che racconta i tweet di papa Francesco, il quale si muove in questo mondo della comunicazione digitale come un pesce nell’acqua. Noi lo ascoltiamo con simpatia e ci sembra che le metafore da lui spesso usate e che così tanto colpiscono l’immaginazione degli ascoltatori siano fatte apposta per essere lanciate in un tweet”. Le frasi brevissime, talora lapidarie, che vengono riportate nel testo, sono in realtà molto più che dei semplici tweet: sono una sorta di catechismo, rapido, incisivo, che induce a una profonda riflessione sulla fede proposta nelle sue molteplici sfaccettature: l’amore, la misericordia, la testimonianza, la gioia, il sacrificio, la preghiera, la santità. Francesco è un papa che parla al mondo di oggi e ne usa il linguaggio più tipico, quello dei social network: anche questa è una rivoluzione. Aldo Maria Valli, Le sorprese di Dio. I giorni della rivoluzione di Francesco, Ancora, Milano, 2013, pp. 190, euro 15 Papa Francesco, I messaggi del Papa su Twitter, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 2013, pp. 70, euro 8 La tragedia, la luce e il Crocifisso Uno scritto del giovane Eugenio Scalfari apparso in un mensile cattolico nel 1942 di GIOVANNI TASSANI L a tragedia, la luce, il Crocifisso, e il giovane Scalfari, di Giovanni Tassani Gioventù Italica era l’organo della Gioventù italiana di Azione cattolica (Giac), che nel ’41, tempo di guerra e sacrifici, inaugurerà una nuova serie, mensile, simile nella forma al papiniano Il Frontespizio che aveva chiuso l’anno precedente, dopo una fase un po’ imbolsita. La Giac voleva invece rappresentare una nuova generazione in trapasso e con inedite aspirazioni, aperta a fermenti nuovi ed in sintonia con il “misereor super turbam” della chiesa di Pio XII. Un papa che impersonava il suo tempo, tragico e spirituale, e additato da un film, Pastor Angelicus, prodotto nel ’42 dal Centro Cattolico Cinematografico (in cui ebbero parte tra gli altri Silvio d’Amico, Ennio Flaiano e Diego Fabbri, oltre al regista Romolo Marcellini) come il vero riferimento morale oltre la crisi nazionale e mondiale. Leggendo oggi Gioventù Italica nei due anni - ’41 e ’42 prima della sua sosta per la durezza della guerra, scorgiamo un’apertura tematica preziosa ed una ricca varietà di firme. Tra queste, in gran parte di giovanissimi, ed insieme ad altre niente affatto scontate: Raniero Panzieri, Carlo Lizzani, Ennio De Concini, Ugo Zatterin, troviamo anche quella di Eugenio Scalfari che nel numero di marzo-aprile 1942 tratta di: L’elemento “tragedia” nell’anima umana. Non sappiamo chi sia stato a prospettare al promettente diciottenne - Scalfari è del ’24 - la collaborazione al mensile cattolico. Forse se ne ricorderà Scalfari e sarebbe interessante se potesse riandare con la memoria a quell’episodio. Dalla sua penna abbiamo appreso che si mantenne credente fino al liceo quando, insieme al compagno di classe Italo Calvino, volse ad una specie di naturalismo evoluzionista di cui oggi ribadisce i concetti, dapprima nelle lettere estive a papa Francesco, ed in questi giorni nell’intervista al Papa (la Repubblica, 1˚ ottobre). Qui Scalfari afferma di credere nell’Essere, che così definisce, rispondendo ad una diretta domanda di Francesco: “L’Essere è un tessuto di energia. Energia caotica ma indistruttibile e in eterna caoticità. Da quell’energia emergono le forme quando l’energia arriva al punto di esplodere… (L’uomo) è animato da istinti e desideri ma aggiungo che contiene anche dentro di sé una risonanza, un’eco, una vocazione di caos”. Nel rileggere, accanto a queste recenti confessioni, le considerazioni scritte dallo Scalfari diciottenne, appare una continuità sul tema tragico-caos, ove la discontinuità è data invece dalla sua, successiva, resezione del tema religioso. Cosa scriveva nel ’42 Scalfari? Che l’elemento tragico, come la religione, la libertà e la bellezza è insito e indistruttibile nell’anima dell’uomo. Con la differenza che esso, a differenza degli altri elementi, lirici e gaudiosi, è essenzialmente “conflitto”, e nasce dal dubbio e dal dolore non del singolo, ma dell’umanità intera. Il diciottenne Scalfari accenna alle prime forme del tragico nella storia umana: il culto degli eroi e il mito prometeico. Per poi evocare il Cristo crocefisso: “Lo Spirito tragico sosta nel suo volo (per un istante o per una eternità?) presso ad una Croce di legno rozzo ove il Dio-Uomo, alla presenza della natura atterrita dallo spettacolo sovrumano, unifica nel tormento dell’agonia i due contrari in lotta, per poi giungere fino a noi attraverso la sonorità spaventosamente vuota e rimbalzante dei secoli oscuri di barbarie o illuminati dalla luce di un pensiero che sembra giungere da profondità abissali”. Quando scriveva queste cose il liceale Scalfari era quasi certamente già assalito da dubbi ed attratto da visioni illuministe che avrebbero in lui, di lì a poco, prevalso. Ma c’è quel tema della “luce”, e la realtà, tragica, del Crocefisso che permangono nella coscienza del neo-illuminista, e che gli permettono oggi il dialogo sincero con papa Francesco. Allora, più di settanta anni fa, in un momento davvero tragico eppur di nuove speranze tra i giovani, così concludeva il giovanissimo Scalfari il suo saggio: “Noi vogliamo un Uomo migliore fra altri Uomini migliori, e fidiamo nella forza della tragedia (si intenda: della tragedia non del dramma)… La tragedia come concretazione scenica deve rinascere e rinascerà. Essa sarà essenzialmente religiosa e avrà compito religioso: scoprire Dio nell’Uomo!”. 8 SABATO 5 OTTOBRE DOMENICA 6 OTTOBRE 2013 Il perno del Medio Oriente Viaggio a Shama’, nel Libano, presso la base militare ”Millevoi” conquiste del lavoro VIA PO storia e storie di ALESSANDRA MULAS S hama’ – Libano. Questo Paese è il perno della situazione del Medio Oriente. La seconda tappa del mio viaggio prevede una immersione nel sud del paese, presso la base militare “Millevoi” di Shama’, sede del Comando Sector West di Unifil, United Nation Interim Force Lebanon (Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite) e di gran parte dei caschi blu italiani. Tutto il sud è a maggioranza sciita e sino al 2000 era completamente sotto il controllo di Hezbollah che ha lasciato una forte impronta essendosi occupato della liberazione dei territori, invasi da Israele, e di tutte le problematiche infrastrutturali e sociali durante la prima fase della ricostruzione. La decisione dell’UE di inserire nella lista nera del terrorismo il braccio armato del Partito di Dio e l’andamento della guerra in Siria hanno appesantito la situazione anche per i militari impegnati nella missione, il grado di attenzione è salito anche perché ci troviamo appunto al confine con il paese sionista. Nonostante tutto questo qui regna una situazione di stabilità, la presenza dei caschi blu Unifil delle NU ha decisamente portato in questa regione un clima di pace. 120 km di confine sono costantemente monitorati, garantendo il mantenimento di non ostilità attraverso la definizione della Blue Line, linea di demarcazione che è stata presa come punto di riferimento a seguito del ripiegamento delle Forze Armate israeliane dal territorio libanese. Nata nel 2000, comincia a prendere realmente corpo solo nel 2007, a seguito dell’ultimo conflitto, in cui si è deciso di marcarla fisicamente e inserirla nelle carte. Gli ultimi scontri avvenuti nel nord del paese non hanno avuto riscontro al sud, sicuramente grazie anche alla presenza dei caschi blu dell’ONU. Unifil è una missione che va avanti da 38 anni. Il senso di un tempo così prolungato è da ricercarsi nel fatto che questa è una delle zone più a rischio del Medio Oriente e staccare la spina potrebbe mettere a repentaglio il faticoso equilibrio sino ad oggi costruito tra i due paesi, Libano e Israele, che non possono certo definirsi amici e che non hanno mai firmato un accordo di pace. A capo del Force Commander di Unifil è il Generale di Divisione Paolo Serra, ancora una volta un italiano al comando dello schieramento di 12000, tra uomini e donne, di 37 diverse nazioni; per l’Italia e per le Forze Armate questo rappresenta un attestato di stima e di fiducia da parte della comunità internazionale. Lo incontro presso la base di Naqoura, Quartier Generale della missione delle NU, ed è proprio lui a sottolineare che la professionalità, la competenza, e l’approccio comprensivo con le istituzioni e la popolazione locale, tipici del soldato italiano, sono apprezzati a livello internazionale. “È determinante il nostro ruolo all’interno del contesto libanese e, a livello politico, il riconoscimento di imparzialità sul terreno da parte sia di Libano che di Israele”. L’importanza della missione, senza la quale il progetto di pace si sarebbe certamente interrotto da tempo, è racchiusa nella risoluzione ONU 1701 e si può riassumere in tre pilastri: Monitoraggio del cessate il fuoco, Supporto all’esercito libanese affinché un giorno possa autonomamente gestire la sicurezza del sud, Assistenza alla popolazione. L’incidenza della comunità sciita in questa regione raggiunge il 90%, ciò determina una forte presenza dei partiti Hezbollah e Amal, “Hezbollah – prosegue il generale - fa parte del tessuto sociale della popolazione che continua ad avere aspettative da parte loro. Dal 2006 la situazione è cambiata, almeno esteriormente non vi è una presenza di Hezbollah nel senso di uomini in uniforme, personale armato e ceckpoint; ci siamo solo noi di Unifil e le Forze Armate Libanesi a controllare il territorio. Sempre dal 2006 le LAF (Forze Armate Libanesi) hanno oltrepassato il fiume Litani e stanno producendo uno sforzo importante e decisivo che, attraverso uno studio chiamato strategic dialogue, le porterà ad un livello totale di autonomia, grazie al supporto offerto da Unifil, e in un futuro potranno stare su un piano paritetico per poter discutere di pace”. Il Comando del Settore Ovest e del contingente italiano, composto da circa 1100 tra uomini e donne di base a Shama’, è attualmente affidata alla guida della Brigata di Cavalleria “Pozzuolo del Friuli”, che ha sede a Gorizia, impegnati nell’operazione Leonte 14. Al Sector West fanno capo, oltre ai soldati italiani, anche i reparti provenienti dal Brunei, Finlandia, Ghana, Malesia, Repubblica di Corea, Slovenia e Tanzania. Al comando del Settore vi è il Generale Vasco Angelotti fiero di poter raccontare che il contingente italiano ha delle peculiarità caratteriali e soprattutto una preparazione specifica tali da poter operare efficacemente e contemporaneamente costruire ottime relazioni con la popolazione. “Bisogna tener conto di quelle che sono le radici culturali e la storia del paese in cui si va ad operare. Poi in fondo il Libano è un paese che si affaccia sul Mediterraneo con il quale abbiamo certamente radici comuni. Il nostro personale opera con attenzione dimostrandosi deciso all’occorrenza, ma soprattutto vicino e attento alle esigenze della popolazione”. I giorni trascorsi con il nostro contingente mostrano l’altra faccia della medaglia, la presenza dei soldati dell’ONU, facilmente riconoscibili dal classico basco blu, sono l’elemento fondante della sicurezza, non solo di questa area ma del Mediterraneo. Il riaprirsi degli scontri qui determinerebbe una ingestibile situazione che investirebbe anche noi sull’altra sponda, siamo più vicini di quanto possa sembrare. L’eccellenza italiana qui non è difficile da incontrare, dalle scorte, affidate in questo caso al Reggimento dei Lagunari angeli custodi che consentono a noi operatori di svolgere la professione in assoluta sicurezza, ma anche di chi, superando certamente difficili barriere fisiche e culturali, come il Capitano Carla Brocolini che presta servizio presso la Task Forze Italair, sotto il comando del Colonello Lipari, ha fatto del proprio lavoro una passione. Italair è il settore aereo, con sede a Naqoura, dove operano in sinergia i piloti delle tre FA (Esercito, Marina e Aeronautica) con compiti di Casevac (casuality evacuation) Medevac (evacuazione medica), monitoraggio aereo, perlustrazioni, ricognizioni, trasporto di personale e materiale e operazioni antincendio. Il Capitano Brocolini è una donna determinata e come lei stessa afferma “bisogna avere il coraggio di rincorrere i propri sogni e lottare, alle volte anche contro i limiti che la nostra mente stessa ci impone”; ha conseguito il Brevetto ‘Naval Aviator’ presso le scuole di volo della Marina Militare degli Stati Uniti. Ottiene in seguito l’abilitazione per il Dornier DO-228 e per il P-180 e supera con successo anche la dura prova dell’impegnativo corso di Sopravvivenza S.E.R.E. (Survive, Escape, Resistance, Extraction). Corso obbligatorio per tutti i piloti dell’AVES soprattutto in caso di partecipazione a missioni in teatro operativo come l’Afghanistan, e qualifica gli equipaggi di volo all’addestramento alla sopravvivenza in caso di atterraggio forzato in ambiente ostile e ad essere recuperati secondo il sistema Joint Personnel Recovery della NATO. È importante dare spazio a chi con il proprio impegno ci regala uno spaccato dell’Italia che ha davvero molte specialità da mostrare. Tra gli incontri richiesti e programmati dal Capitano Biagio Liotti, Capo Cellula della Pubblica Informazione e Portavoce del nostro Contingente, in base anche ai contatti stabiliti sul terreno, ci sono il Sindaco del villaggio di Al-Mansouri, il Presidente delle Municipalità Abdul Mohsen al Husseini a Tiro e il Console Onorario d’Italia a Tiro Ahmad Seklaqui. il messaggio che emerge prepotentemente da tutti è che la presenza delle forze internazionali, non solo è gradita ma necessaria per il proseguo di uno statu quo di non ostilità fra le parti. È soprattutto il presidente Al Husseini, un uomo anziano, dotato di grande carisma, che non ha perplessità sul fatto che questa decisione dell’UE non potrà inficiare gli ottimi rapporti istituiti tra le due componenti, militari e popolazione, anzi ha proprio rimarcato la sua amicizia con il contingente italiano definendoli uomini sempre pronti e disponibili alle necessità dei cittadini libanesi. “Le forze di interposizione UNIFIL sono riuscite a garantire al paese 7 anni pace” ha dichiarato Al Hussein “adesso bisogna lasciar sedimentare la questione, bisogna prendere tempo. I caschi blu non cambieranno le loro posizioni e neppure noi cambieremo la nostra. L’Italia non voleva votare questa decisione. Gli Stati Uniti hanno avuto da sempre questa ostilità e mi sembra più un messaggio indirizzato alla Siria, all’Iran e alla Russia. Anche in Siria l’obiettivo non era Assad, ma si voleva distruggere il Paese, e i ribelli, criminali e terroristi che si sono radunati in Siria avevano questo obiettivo. Li hanno chiamati per morire. Adesso tutti sono preoccupati del rientro in patria di questi: Emirati Arabi, Arabia Saudita e in parte anche l’Europa. In Libano da sempre convivono ben 18 diverse confessioni religiose e dobbiamo proteggere questa pluralità”. Ci saluta tutti con un bacio sulla fronte segno di riconoscenza e di appartenenza alla sua “famiglia allargata”. Le parole da lui pronunciate esprimono saggezza ed esperienza, tranquillizzano tutti, anche se non bisogna sottovalutare le preoccupazioni, i militari si trovano in una zona difficile e questa dichiarazione dell’UE potrebbe creare non pochi problemi, se dovesse perdurare ed essere riconfermata; non dimentichiamo che i ribelli, i terroristi inviati in Siria, anche da al-Qaeda, per distruggere il paese sono sempre pronti e la destabilizzazione di un’area non è davvero così remota. Hezbollah invece non dovrebbe avere nessun motivo specifico a reagire in questa zona del paese, mantenere un equilibrio è anche un loro interesse, fanno parte del governo e della società del paese. Intanto le nostre Forze Armate continuano a fare il loro lavoro di routine al quale il contingente è chiamato tra cui la demarcazione della Blue Line che purtroppo passa anche per campi minati che vanno bonificati attraverso l’apertura di corridoi per il raggiungimento di punti specifici in cui erigere i cosiddetti Blue Pillar, barili blu con su scritto UN, elementi facilmente riconoscibili, che costituiscono, per entrambe le parti, l’elemento necessario per evitare sconfinamenti. Le operazioni di bonifica sono lunghe e difficili, nonostante le mappe fornite dagli israeliani, il tempo e le azioni atmosferiche potrebbero aver spostato le mine, i nostri deminers avanzano, quando sono costretti ad operare manualmente, coprendo 2 metri quadrati al giorno, sotto il sole e l’afa o il freddo e la pioggia. A comandare team del Mine Clearance è un giovanissimo Ufficiale il tenente Andrea Pecetta che ha la responsabilità di gestire tutta la squadra degli operatori di bonifica, l’assetto medico e quelle delle comunicazione tra il campo e la sala operativa. Continuano poi i pattugliamenti delle strade per la sicurezza di tutti e l’impegno nei confronti della popolazione e nell’esecuzione di strutture e infrastrutture attraverso progetti specifici con il contributo sia del CIMIC che delle ONG. Utilizzando le parole del Gen. Serra si può meglio sintetizzare il concetto “Oggi UNIFIL rappresenta una forza di deterrenza, sviluppata attraverso attività di controllo e di contatto con le parti. La nostra collaborazione si concretizza anche nella capacità di favorire il dialogo tra i due paesi, che di fatto non hanno relazioni diplomatiche. Periodicamente ha luogo un incontro tripartito, UNIFIL, Libano e Israele a Ras Naqoura, anche per definire i punti esatti per posizionare i Blue Pillar. Loro non si parlano direttamente: si rivolgono a noi e noi trasmettiamo il messaggio alla controparte: sembra un film in bianco e nero dei tempi della Guerra Fredda”. Ma se nulla è cambiato quale è il senso della Dichiarazione? Intanto come espresso da Bruxelles non verranno interrotti i rapporti con le forze politiche libanesi, di cui Hezbollah fa parte, inoltre ritengo sia impossibile dare dei nomi da inserire nella lista nera, non esiste una distinzione interna tra politici e braccio armato, il combattente, colui che è e crede nella resistenza non è diverso o lontano da chi ricopre funzioni istituzionali, sono entrambi parte integrante della società. Hezbollah è uno e la trovata tutta occidentale di separarlo mi fa pensare che si voglia in qualche modo dare un finto messaggio politico senza troppe assunzioni di responsabilità, dimenticando purtroppo che gli interessi in gioco sono tanti e non ultimo la sicurezza di uomini e donne che in questo momento lavorano per la stabilità del Medio Oriente. Per non parlare dei problemi che ciò potrebbe creare allo stesso governo libanese che sta cercando di trovare un nuovo equilibrio e che a questo punto, almeno secondo l’UE, si troverebbe a dover fare i conti anche con possibili ‘terroristi’. Gli Hezbollah rappresentano una fetta importante della società libanese, inoltre non si dovrebbe dimenticare che ci troviamo in un paese in cui le tensioni tra sciiti e sunniti non mancano e lo si è potuto rilevare con gli scontri avvenuti a Sayda poco tempo fa, a nord del fiume Litani. I gruppi di salafiti non possono pertanto che trovare soddisfazione riguardo all’inserimento nella black list del loro nemico, ma ciò non fa altro che aggravare una situazione già piuttosto incerta. Alle volte si incorre nell’errore di parlare di Medio Oriente con logiche assolutamente occidentali, che mal si sposano con la situazione reale. A tal proposito il Generale Serra ha detto “UNIFIL interviene come forza di interposizione e se oggi dovessimo andar via, qui al sud in poco tempo il rischio che la situazione degeneri sarebbe davvero molto elevata e la riapertura delle ostilità non sarebbe lontana; non c’è ancora la consapevolezza di quanto è importante mantenere la pace”. Per le strade la presenza dei caschi blu è sentita e gradita, al passaggio dei blindati i bambini salutano, sorridono ed proprio come ci ha raccontato il Generale “La popolazione e i militari UNIFIL ormai vivono in simbiosi. Tra l’altro continuiamo ad essere il maggior fornitore di lavoro per il sud; presso l’ONU nella mia forza ci sono 750 locali che lavorano come impiegati, e costituiscono parte di un alto apparato burocratico. La ricaduta a livello sociale sulle famiglie è notevole, non solo per i diretti dipendenti, ma anche per fornitori, perché tutti i lavori vengono fatti con ditte locali”. Inoltre ci sono gli interventi nelle scuole: educazione di genere, informazione ai ragazzi sui territori ancora non bonificati dalle mine, i laboratori della Green Hill, area tecnica del campo, messi a disposizione degli istituti tecnici per fare pratica. Insomma è un ingaggio omnicomprensivo che vede i caschi blu agire a 360 gradi. Uno dei problemi più imminenti della quale ci si dovrà occupare nell’immediato è quello dei rifugiati. La competenza di questo appartiene ad altre agenzie dell’ONU, ossia UNHCR che si occupa dei rifugiati e l’UNRWA che si occupa dei profughi palestinesi, confinati nei campi ormai dal lontano 1948: “I rifugiati sono un grosso problema, anzi non è giusto dire che sono il problema, loro sono quello che purtroppo il problema ha creato. Dall’inizio della guerra in Siria si contano in tutto il Libano 600mila nuovi profughi registrati e altrettanti in attesa di registrazione. Quindi su una popolazione di 4 milioni di abitanti avere più di un milione di rifugiati e profughi è davvero molto impegnativo, come se in Italia ne contassimo 20 milioni. Presto arriverà l’inverno e il problema sarà ancora più sentito, la comunità internazionale in questo campo deve veramente mettere non solo la faccia ma anche le risorse. Il messaggio che ho dato a tutte le mie truppe è molto chiaro, deve sempre essere comunque gestita l’emergenza, poi siamo costretti ad indirizzarli alle agenzie competenti. Anche se la guerra finisse oggi la Siria, per essere ricostruita o per avere una parvenza di stabilità, necessiterà di parecchi anni prima di poter vedere il rientro a casa di tutti i esuli. Queste sono tematiche che necessitano di molta attenzione perché provocano problemi a tutti i livelli sociali, economici e di sicurezza”. Conclude il Generale. A noi non rimane che tracciare una linea di informazione che consenta a tutti di poter avere un occhio più attento su problematiche che paiono lontane anni luce da noi. Voglio chiudere con le parole di un compagno di viaggio che vedeva il Libano direttamente per la prima volta “Bellissimo paese, ho però avuto sempre la sensazione di stare seduto sulla bocca di un vulcano, speriamo che rimanga spento per sempre”. 8 SABATO 5 OTTOBRE DOMENICA 6 OTTOBRE 2013 Il perno del Medio Oriente Viaggio a Shama’, nel Libano, presso la base militare ”Millevoi” conquiste del lavoro VIA PO storia e storie di ALESSANDRA MULAS S hama’ – Libano. Questo Paese è il perno della situazione del Medio Oriente. La seconda tappa del mio viaggio prevede una immersione nel sud del paese, presso la base militare “Millevoi” di Shama’, sede del Comando Sector West di Unifil, United Nation Interim Force Lebanon (Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite) e di gran parte dei caschi blu italiani. Tutto il sud è a maggioranza sciita e sino al 2000 era completamente sotto il controllo di Hezbollah che ha lasciato una forte impronta essendosi occupato della liberazione dei territori, invasi da Israele, e di tutte le problematiche infrastrutturali e sociali durante la prima fase della ricostruzione. La decisione dell’UE di inserire nella lista nera del terrorismo il braccio armato del Partito di Dio e l’andamento della guerra in Siria hanno appesantito la situazione anche per i militari impegnati nella missione, il grado di attenzione è salito anche perché ci troviamo appunto al confine con il paese sionista. Nonostante tutto questo qui regna una situazione di stabilità, la presenza dei caschi blu Unifil delle NU ha decisamente portato in questa regione un clima di pace. 120 km di confine sono costantemente monitorati, garantendo il mantenimento di non ostilità attraverso la definizione della Blue Line, linea di demarcazione che è stata presa come punto di riferimento a seguito del ripiegamento delle Forze Armate israeliane dal territorio libanese. Nata nel 2000, comincia a prendere realmente corpo solo nel 2007, a seguito dell’ultimo conflitto, in cui si è deciso di marcarla fisicamente e inserirla nelle carte. Gli ultimi scontri avvenuti nel nord del paese non hanno avuto riscontro al sud, sicuramente grazie anche alla presenza dei caschi blu dell’ONU. Unifil è una missione che va avanti da 38 anni. Il senso di un tempo così prolungato è da ricercarsi nel fatto che questa è una delle zone più a rischio del Medio Oriente e staccare la spina potrebbe mettere a repentaglio il faticoso equilibrio sino ad oggi costruito tra i due paesi, Libano e Israele, che non possono certo definirsi amici e che non hanno mai firmato un accordo di pace. A capo del Force Commander di Unifil è il Generale di Divisione Paolo Serra, ancora una volta un italiano al comando dello schieramento di 12000, tra uomini e donne, di 37 diverse nazioni; per l’Italia e per le Forze Armate questo rappresenta un attestato di stima e di fiducia da parte della comunità internazionale. Lo incontro presso la base di Naqoura, Quartier Generale della missione delle NU, ed è proprio lui a sottolineare che la professionalità, la competenza, e l’approccio comprensivo con le istituzioni e la popolazione locale, tipici del soldato italiano, sono apprezzati a livello internazionale. “È determinante il nostro ruolo all’interno del contesto libanese e, a livello politico, il riconoscimento di imparzialità sul terreno da parte sia di Libano che di Israele”. L’importanza della missione, senza la quale il progetto di pace si sarebbe certamente interrotto da tempo, è racchiusa nella risoluzione ONU 1701 e si può riassumere in tre pilastri: Monitoraggio del cessate il fuoco, Supporto all’esercito libanese affinché un giorno possa autonomamente gestire la sicurezza del sud, Assistenza alla popolazione. L’incidenza della comunità sciita in questa regione raggiunge il 90%, ciò determina una forte presenza dei partiti Hezbollah e Amal, “Hezbollah – prosegue il generale - fa parte del tessuto sociale della popolazione che continua ad avere aspettative da parte loro. Dal 2006 la situazione è cambiata, almeno esteriormente non vi è una presenza di Hezbollah nel senso di uomini in uniforme, personale armato e ceckpoint; ci siamo solo noi di Unifil e le Forze Armate Libanesi a controllare il territorio. Sempre dal 2006 le LAF (Forze Armate Libanesi) hanno oltrepassato il fiume Litani e stanno producendo uno sforzo importante e decisivo che, attraverso uno studio chiamato strategic dialogue, le porterà ad un livello totale di autonomia, grazie al supporto offerto da Unifil, e in un futuro potranno stare su un piano paritetico per poter discutere di pace”. Il Comando del Settore Ovest e del contingente italiano, composto da circa 1100 tra uomini e donne di base a Shama’, è attualmente affidata alla guida della Brigata di Cavalleria “Pozzuolo del Friuli”, che ha sede a Gorizia, impegnati nell’operazione Leonte 14. Al Sector West fanno capo, oltre ai soldati italiani, anche i reparti provenienti dal Brunei, Finlandia, Ghana, Malesia, Repubblica di Corea, Slovenia e Tanzania. Al comando del Settore vi è il Generale Vasco Angelotti fiero di poter raccontare che il contingente italiano ha delle peculiarità caratteriali e soprattutto una preparazione specifica tali da poter operare efficacemente e contemporaneamente costruire ottime relazioni con la popolazione. “Bisogna tener conto di quelle che sono le radici culturali e la storia del paese in cui si va ad operare. Poi in fondo il Libano è un paese che si affaccia sul Mediterraneo con il quale abbiamo certamente radici comuni. Il nostro personale opera con attenzione dimostrandosi deciso all’occorrenza, ma soprattutto vicino e attento alle esigenze della popolazione”. I giorni trascorsi con il nostro contingente mostrano l’altra faccia della medaglia, la presenza dei soldati dell’ONU, facilmente riconoscibili dal classico basco blu, sono l’elemento fondante della sicurezza, non solo di questa area ma del Mediterraneo. Il riaprirsi degli scontri qui determinerebbe una ingestibile situazione che investirebbe anche noi sull’altra sponda, siamo più vicini di quanto possa sembrare. L’eccellenza italiana qui non è difficile da incontrare, dalle scorte, affidate in questo caso al Reggimento dei Lagunari angeli custodi che consentono a noi operatori di svolgere la professione in assoluta sicurezza, ma anche di chi, superando certamente difficili barriere fisiche e culturali, come il Capitano Carla Brocolini che presta servizio presso la Task Forze Italair, sotto il comando del Colonello Lipari, ha fatto del proprio lavoro una passione. Italair è il settore aereo, con sede a Naqoura, dove operano in sinergia i piloti delle tre FA (Esercito, Marina e Aeronautica) con compiti di Casevac (casuality evacuation) Medevac (evacuazione medica), monitoraggio aereo, perlustrazioni, ricognizioni, trasporto di personale e materiale e operazioni antincendio. Il Capitano Brocolini è una donna determinata e come lei stessa afferma “bisogna avere il coraggio di rincorrere i propri sogni e lottare, alle volte anche contro i limiti che la nostra mente stessa ci impone”; ha conseguito il Brevetto ‘Naval Aviator’ presso le scuole di volo della Marina Militare degli Stati Uniti. Ottiene in seguito l’abilitazione per il Dornier DO-228 e per il P-180 e supera con successo anche la dura prova dell’impegnativo corso di Sopravvivenza S.E.R.E. (Survive, Escape, Resistance, Extraction). Corso obbligatorio per tutti i piloti dell’AVES soprattutto in caso di partecipazione a missioni in teatro operativo come l’Afghanistan, e qualifica gli equipaggi di volo all’addestramento alla sopravvivenza in caso di atterraggio forzato in ambiente ostile e ad essere recuperati secondo il sistema Joint Personnel Recovery della NATO. È importante dare spazio a chi con il proprio impegno ci regala uno spaccato dell’Italia che ha davvero molte specialità da mostrare. Tra gli incontri richiesti e programmati dal Capitano Biagio Liotti, Capo Cellula della Pubblica Informazione e Portavoce del nostro Contingente, in base anche ai contatti stabiliti sul terreno, ci sono il Sindaco del villaggio di Al-Mansouri, il Presidente delle Municipalità Abdul Mohsen al Husseini a Tiro e il Console Onorario d’Italia a Tiro Ahmad Seklaqui. il messaggio che emerge prepotentemente da tutti è che la presenza delle forze internazionali, non solo è gradita ma necessaria per il proseguo di uno statu quo di non ostilità fra le parti. È soprattutto il presidente Al Husseini, un uomo anziano, dotato di grande carisma, che non ha perplessità sul fatto che questa decisione dell’UE non potrà inficiare gli ottimi rapporti istituiti tra le due componenti, militari e popolazione, anzi ha proprio rimarcato la sua amicizia con il contingente italiano definendoli uomini sempre pronti e disponibili alle necessità dei cittadini libanesi. “Le forze di interposizione UNIFIL sono riuscite a garantire al paese 7 anni pace” ha dichiarato Al Hussein “adesso bisogna lasciar sedimentare la questione, bisogna prendere tempo. I caschi blu non cambieranno le loro posizioni e neppure noi cambieremo la nostra. L’Italia non voleva votare questa decisione. Gli Stati Uniti hanno avuto da sempre questa ostilità e mi sembra più un messaggio indirizzato alla Siria, all’Iran e alla Russia. Anche in Siria l’obiettivo non era Assad, ma si voleva distruggere il Paese, e i ribelli, criminali e terroristi che si sono radunati in Siria avevano questo obiettivo. Li hanno chiamati per morire. Adesso tutti sono preoccupati del rientro in patria di questi: Emirati Arabi, Arabia Saudita e in parte anche l’Europa. In Libano da sempre convivono ben 18 diverse confessioni religiose e dobbiamo proteggere questa pluralità”. Ci saluta tutti con un bacio sulla fronte segno di riconoscenza e di appartenenza alla sua “famiglia allargata”. Le parole da lui pronunciate esprimono saggezza ed esperienza, tranquillizzano tutti, anche se non bisogna sottovalutare le preoccupazioni, i militari si trovano in una zona difficile e questa dichiarazione dell’UE potrebbe creare non pochi problemi, se dovesse perdurare ed essere riconfermata; non dimentichiamo che i ribelli, i terroristi inviati in Siria, anche da al-Qaeda, per distruggere il paese sono sempre pronti e la destabilizzazione di un’area non è davvero così remota. Hezbollah invece non dovrebbe avere nessun motivo specifico a reagire in questa zona del paese, mantenere un equilibrio è anche un loro interesse, fanno parte del governo e della società del paese. Intanto le nostre Forze Armate continuano a fare il loro lavoro di routine al quale il contingente è chiamato tra cui la demarcazione della Blue Line che purtroppo passa anche per campi minati che vanno bonificati attraverso l’apertura di corridoi per il raggiungimento di punti specifici in cui erigere i cosiddetti Blue Pillar, barili blu con su scritto UN, elementi facilmente riconoscibili, che costituiscono, per entrambe le parti, l’elemento necessario per evitare sconfinamenti. Le operazioni di bonifica sono lunghe e difficili, nonostante le mappe fornite dagli israeliani, il tempo e le azioni atmosferiche potrebbero aver spostato le mine, i nostri deminers avanzano, quando sono costretti ad operare manualmente, coprendo 2 metri quadrati al giorno, sotto il sole e l’afa o il freddo e la pioggia. A comandare team del Mine Clearance è un giovanissimo Ufficiale il tenente Andrea Pecetta che ha la responsabilità di gestire tutta la squadra degli operatori di bonifica, l’assetto medico e quelle delle comunicazione tra il campo e la sala operativa. Continuano poi i pattugliamenti delle strade per la sicurezza di tutti e l’impegno nei confronti della popolazione e nell’esecuzione di strutture e infrastrutture attraverso progetti specifici con il contributo sia del CIMIC che delle ONG. Utilizzando le parole del Gen. Serra si può meglio sintetizzare il concetto “Oggi UNIFIL rappresenta una forza di deterrenza, sviluppata attraverso attività di controllo e di contatto con le parti. La nostra collaborazione si concretizza anche nella capacità di favorire il dialogo tra i due paesi, che di fatto non hanno relazioni diplomatiche. Periodicamente ha luogo un incontro tripartito, UNIFIL, Libano e Israele a Ras Naqoura, anche per definire i punti esatti per posizionare i Blue Pillar. Loro non si parlano direttamente: si rivolgono a noi e noi trasmettiamo il messaggio alla controparte: sembra un film in bianco e nero dei tempi della Guerra Fredda”. Ma se nulla è cambiato quale è il senso della Dichiarazione? Intanto come espresso da Bruxelles non verranno interrotti i rapporti con le forze politiche libanesi, di cui Hezbollah fa parte, inoltre ritengo sia impossibile dare dei nomi da inserire nella lista nera, non esiste una distinzione interna tra politici e braccio armato, il combattente, colui che è e crede nella resistenza non è diverso o lontano da chi ricopre funzioni istituzionali, sono entrambi parte integrante della società. Hezbollah è uno e la trovata tutta occidentale di separarlo mi fa pensare che si voglia in qualche modo dare un finto messaggio politico senza troppe assunzioni di responsabilità, dimenticando purtroppo che gli interessi in gioco sono tanti e non ultimo la sicurezza di uomini e donne che in questo momento lavorano per la stabilità del Medio Oriente. Per non parlare dei problemi che ciò potrebbe creare allo stesso governo libanese che sta cercando di trovare un nuovo equilibrio e che a questo punto, almeno secondo l’UE, si troverebbe a dover fare i conti anche con possibili ‘terroristi’. Gli Hezbollah rappresentano una fetta importante della società libanese, inoltre non si dovrebbe dimenticare che ci troviamo in un paese in cui le tensioni tra sciiti e sunniti non mancano e lo si è potuto rilevare con gli scontri avvenuti a Sayda poco tempo fa, a nord del fiume Litani. I gruppi di salafiti non possono pertanto che trovare soddisfazione riguardo all’inserimento nella black list del loro nemico, ma ciò non fa altro che aggravare una situazione già piuttosto incerta. Alle volte si incorre nell’errore di parlare di Medio Oriente con logiche assolutamente occidentali, che mal si sposano con la situazione reale. A tal proposito il Generale Serra ha detto “UNIFIL interviene come forza di interposizione e se oggi dovessimo andar via, qui al sud in poco tempo il rischio che la situazione degeneri sarebbe davvero molto elevata e la riapertura delle ostilità non sarebbe lontana; non c’è ancora la consapevolezza di quanto è importante mantenere la pace”. Per le strade la presenza dei caschi blu è sentita e gradita, al passaggio dei blindati i bambini salutano, sorridono ed proprio come ci ha raccontato il Generale “La popolazione e i militari UNIFIL ormai vivono in simbiosi. Tra l’altro continuiamo ad essere il maggior fornitore di lavoro per il sud; presso l’ONU nella mia forza ci sono 750 locali che lavorano come impiegati, e costituiscono parte di un alto apparato burocratico. La ricaduta a livello sociale sulle famiglie è notevole, non solo per i diretti dipendenti, ma anche per fornitori, perché tutti i lavori vengono fatti con ditte locali”. Inoltre ci sono gli interventi nelle scuole: educazione di genere, informazione ai ragazzi sui territori ancora non bonificati dalle mine, i laboratori della Green Hill, area tecnica del campo, messi a disposizione degli istituti tecnici per fare pratica. Insomma è un ingaggio omnicomprensivo che vede i caschi blu agire a 360 gradi. Uno dei problemi più imminenti della quale ci si dovrà occupare nell’immediato è quello dei rifugiati. La competenza di questo appartiene ad altre agenzie dell’ONU, ossia UNHCR che si occupa dei rifugiati e l’UNRWA che si occupa dei profughi palestinesi, confinati nei campi ormai dal lontano 1948: “I rifugiati sono un grosso problema, anzi non è giusto dire che sono il problema, loro sono quello che purtroppo il problema ha creato. Dall’inizio della guerra in Siria si contano in tutto il Libano 600mila nuovi profughi registrati e altrettanti in attesa di registrazione. Quindi su una popolazione di 4 milioni di abitanti avere più di un milione di rifugiati e profughi è davvero molto impegnativo, come se in Italia ne contassimo 20 milioni. Presto arriverà l’inverno e il problema sarà ancora più sentito, la comunità internazionale in questo campo deve veramente mettere non solo la faccia ma anche le risorse. Il messaggio che ho dato a tutte le mie truppe è molto chiaro, deve sempre essere comunque gestita l’emergenza, poi siamo costretti ad indirizzarli alle agenzie competenti. Anche se la guerra finisse oggi la Siria, per essere ricostruita o per avere una parvenza di stabilità, necessiterà di parecchi anni prima di poter vedere il rientro a casa di tutti i esuli. Queste sono tematiche che necessitano di molta attenzione perché provocano problemi a tutti i livelli sociali, economici e di sicurezza”. Conclude il Generale. A noi non rimane che tracciare una linea di informazione che consenta a tutti di poter avere un occhio più attento su problematiche che paiono lontane anni luce da noi. Voglio chiudere con le parole di un compagno di viaggio che vedeva il Libano direttamente per la prima volta “Bellissimo paese, ho però avuto sempre la sensazione di stare seduto sulla bocca di un vulcano, speriamo che rimanga spento per sempre”. 10 VIA PO storia e storie SABATO 5 OTTOBRE DOMENICA 6 OTTOBRE 2013 U n anno fa, il primo ottobre del 2012, è morto all’età di novantacinque anni uno dei maggiori e più noti storici contemporaneisti, l’inglese Eric J. Hobsbawn. La sua attività storiografica è stata intensissima e fortemente intrecciata alla sua adesione intellettuale e politica al marxismo. Uno storico marxista che è rimasto tale sino alla fine, superando anche alcune crisi cruciali nella storia del comunismo europeo. Hobsbawn fu, tanto per fare un esempio, uno dei pochi intellettuali a non uscire dal piccolo partito comunista inglese in seguito ai drammatici eventi di Ungheria del 1956, che videro l’ingresso delle truppe sovietiche a Budapest. La sua attività di studioso si è per lungo tempo incentrata sulle grandi trasformazioni economiche, sociali e politiche dell’ottocento. Fu influenzato dalla metodologia della scuola francese degli Annales e fondò nel 1953, con gli storici Edward P. Thompson e Christopher Hill, la famosa rivista “Past and Present”. Le rivoluzioni borghesi, l’imperialismo, la rivoluzione industriale con tutti gli stravolgimenti che produsse, sono stati gli oggetti fondamentali della sua analisi. Da questi studi elaborò l’idea di un lungo ottocento che si allungava sin dentro il ventesimo secolo. Il naturale contrappeso a questo lungo ottocento è la tesi di un novecento “corto” contenuto in confini temporali più stretti di quelli che la semplice cronologia indicherebbe. Un secolo ventesimo che, come ha sintetizzato nel suo più fortunato e diffuso volume “Il Secolo breve” del 1994, si è dipanato a partire dallo scoppio della Grande Guerra (1914) sino al crollo dell’Unione sovietica e alla conseguente fine della guerra fredda Il secolo breve di Eric Hobsbawn di PAOLO ACANFORA (1991). Molte sarebbero le considerazioni da fare sulla sua opera. In primis, è inevitabile, sul condizionamento ideologico che l’adesione al marxismo ha prodotto sulla sua storiografia. Tanto più questo discorso vale per quelle analisi relative all’arco di tempo in cui egli si trovò a vivere e a militare politicamente. Egli stesso, d’altronde, si definì in un suo noto libro un “osservatore partecipante”. La tesi del “secolo breve” è un’interpretazione felice nella sua efficacia ma che, ovviamente, potrebbe essere discussa e, addirittura, rovesciata. Un grande storico come il tedesco-americano George Mosse preferiva, ad esempio, una prospettiva di più lungo periodo per il novecento, indicandone l’inizio negli ultimi anni del secolo diciannovesimo, nella cosiddetta fase di decadenza e degenerazione stigmatizzata come crisi “fin de siècle”. Recentemente, Spencer Di Scala, storico newyorkese docente alla Boston University, ha indicato il secolo ventesimo come il “lungo secolo dell’Europa”. La questione è controversa e dipende, in sostanza, da ciò che gli studiosi di volta in volta desiderano enfatizzare. Per Hobsbawn il novecento è ruotato attorno al comunismo e alla sua lotta per la democrazia. E questo approccio lo ha indotto a formulare talvolta giudizi discutibili e, certamente, meno immediati di quanto non abbia spesso lasciato intendere. Asserire, ad esempio, che fu la presenza del comunismo sovietico – un’esperienza definita dallo storico inglese terribile, drammatica ma necessaria allo sviluppo storico – a spingere il capitalismo all’autoriforma è questione che andrebbe vista con maggiore cautela. Su questa scia, qualcuno ha, addirittura, sostenuto che né il New deal di Roosevelt né lo Stato sociale (e verrebbe da dire, a questo punto, neanche Keynes) sarebbero esistiti senza il comunismo. In una tale ottica la battaglia di Stalingrado nella seconda guerra mondiale diventa il simbolo del ruolo salvifico dell’Urss anche, paradossalmente, per il capitalismo occidentale. Lo stalinismo diviene così un capitolo della storia umana giudicato crudele ma inevitabile. In un passaggio de “Il Secolo breve” si afferma che Stalin fu accettato dal popolo sovietico, nonostante i soprusi, le violenze, le coercizioni, le deportazioni, nella misura in cui gli inglesi accettarono Wiston Churchill quando prospettò un periodo di lacrime e sangue. La violenza diveniva, in questa direzione, lo strumento terribile ma ancora una volta necessario al processo di modernizzazione della Russia post-zarista. A sua volta, la seconda guerra mondiale era interpretata come un conflitto tra l’eredità dell’illuminismo (incarnato da nazioni quali la Francia, la Gran Bretagna, gli Usa e l’Urss) e l’anti-illuminismo (la Germania nazista e l’Italia fascista). Uno Quandolafilosofiaèpertutti Un volume di Stefano Cazzato sul significato dell’ontologia... di ISABELLA VILLI conquiste del lavoro C hi meglio di un filosofo può spiegare che cos’è la filosofia? È questo il punto di partenza del lavoro di Stefano Cazzato che propone un’antologia di cinquanta autori qui chiamati a dare la loro definizione di filosofia. Gli autori in questione appartengono tutti al Novecento, e non è un caso: in questo secolo infatti, facendo i conti con i grandi sistemi ideologici ereditati dal passato, si è cercato di soppiantare quel certo modo di intendere e di fare filosofia, ormai desueto alla luce di nuove tendenze (meglio sarebbe chiamarle interpretazioni): in una parola quell’orizzonte di senso chiamato ontologia. Si badi bene, l’ontologia non è morta, ma è giusto rendersi conto che l’essere non è più l’esclusivo tema di cui la filosofia intende farsi carico, anzi: i suoi confini concettuali si sono spinti talmente oltre che oggi è forse difficile delimitarli. Intorno a questa disciplina infatti, proprio nel XX secolo, si è costruito un confronto dialogico con arte, musica, politica, sociologia, che ha così moltiplicato gli spazi d’azione e gli ambiti di riflessione della speculazione in genere. In questo florilegio filosofico, rappresentazione di un’eterogeneità di pensiero e di pensieri, rivivono queste contaminazioni: tra deviazione e derivazione la filosofia si arricchisce di concetti e di argomenti su cui discutere e ragionare. Questa evoluzione ci ricorda che la filosofia, per garantirsi la sopravvivenza, ha estrema necessità di rimanere al passo con i tempi: è dunque doveroso lasciare che una visione dialettica coinvolga non solo la molteplicità di cui abbiamo parlato, ma anche l’attualità di certi argomenti (come i social network o il cellulare), nell’elaborazione di contenuti nuovi. L’opera è così strutturata: i testi sono preceduti da una breve presentazione dell’autore, utile per inquadrarlo a grandi linee, e seguiti da una puntuale spiegazione dei concetti chiave espressi; i pensatori sono citati secondo l’imparzialità dell’ordine alfabetico: voci del Novecento che rappresentano la pluralità delle scuole di pensiero esistenti come sintesi del panorama filosofico accademico e non. Grazie al lavoro di Cazzato rileggiamo insieme le pagine più belle della filosofia contemporanea: affascinanti le parole di Bobbio, per cui l’incertezza del viaggio filosofico è spinta alla ricerca continua di una verità molteplice; contro tendenza la posizione di Fayerabend che, annoverato tra i più grandi filosofi della scienza, predica una filosofia ben lontana dal metodo scientifico; non può mancare all’appello Heidegger che, distinguendo tra essere ed ente, diventa simbolo di un’epoca che si chiude (quella della metafisica occidentale) e ispirazione per un’epoca che si apre (quella dell’ermeneutica). C’è posto anche per autori meno noti, come Aldo Giorgio Gargani, esperto di Wittgenstein morto nel 2009, che predica contro la superbia del sapere infallibile come strumento di potere, e Roger Garaudy, scomparso l’anno scorso, che, alle critiche mosse a determinati autori o a determinate concezioni, lascia possibilità di replica: obiettare scontro apocalittico tra civiltà e barbarie. Un’interpretazione che, tra le varie conseguenze, ha portato nella sua storiografia al rifiuto di una categoria fondamentale per l’analisi della storia novecentesca, quella del “totalitarismo”. E ciò perché niente, a giudizio di Hobsbawn, avrebbe potuto e dovuto accomunare comunismo e nazionalsocialismo. Una valutazione che è più frutto di un pregiudizio ideologico che di un giudizio storico. Difficilmente, d’altronde, l’intellettuale inglese avrebbe potuto esprimere giudizi diversi dato che egli stesso, nella sua autobiografia uscita nel 2002, definì la rivoluzione d’Ottobre del 1917 un sogno che “è ancora da qualche parte dentro di me”. per coloro che da queste critiche si sentono chiamati in causa, così come giudicare per coloro che leggono tale dibattito, costituisce la base dialogica di cui lo scrittore francese intende farsi portavoce. Tra i viventi si citano i celebri Putnam con il suo realismo pragmatico, l’uomo postmetafisico di Nancy e il pensiero debole di Vattimo, coscienza critica di tutta la tradizione occidentale. Un modo semplice ma allo stesso tempo accattivante per avvicinarsi alla filosofia; uno stimolo per coloro che si apprestano al primo approccio con la materia, una nuova opportunità per coloro che finora si ritenevano disinteressati o poco incuriositi dal mondo speculativo: un eccellente vademecum per scoprire o appassionarsi a quello che nella splendida definizione dell’autore è la filosofia: un’instancabile esercizio del pensiero. Stefano Cazzato, Di cosa parliamo quando parliamo di filosofia, Giuliano Landolfi Editore, Borgomanero (NO), giugno 2013, pp. 112, euro 10 11 VIA PO letture SABATO 5 OTTOBRE DOMENICA 6 OTTOBRE 2013 conquiste del lavoro M artedì primo ottobre, nell’atmosfera intima e verdeggiante di Spazio Fandango di via dei Prefetti 22, è stato presentato da Ritanna Armeni e Domenico De Masi il nuovo romanzo della giornalista Cinzia Leone dal titolo “Cellophane”, edito da Bompiani per la collana Narratori Italiani. La trama è incentrata sulla figura di Aurora o meglio, sulla curiosa abitudine della protagonista di raccogliere la spazzatura altrui e di “analizzarla” alla scoperta della personalità dell’ex proprietario (“La spazzatura ci racconta e ci tradisce. Finisce per esserci molta più verità in quello che abbandoniamo che in quello che decidiamo di trattenere”). Il suo non è solo un singolare passatempo, ma soprattutto un “vizio segreto” che occupa solo poche ore della sua giornata, proprio quelle in cui Aurora sente di fare qualcosa di veramente “importante e unico”. La donna, pur essendo ancora giovane, ha già vissuto una serie di drammi: la morte prematura di una sorella perfetta, che non ha mai conosciuto, ma che ha “sostituito” senza esserne all’altezza e che ha condizionato la sua intera esistenza; la perdita dei genitori, già smarriti nella commemorazione perpetua della primogenita, rapita da un’onda anomala, che nessuno potrà mai rimpiazzare. Per questo la morte non le fa paura, anzi, ha su di lei un effetto “rassicurante”: C he importa ormai? Sono Alice. E ho deciso di seguire il Bianconiglio in questo buco di mondo. I palazzi, fuori, sembrano facce, algide, distanti. Le finestre tanti piccoli occhi chiusi. Per non vedere. Per dimenticare." No, non è una favola quella che ha scritto Simona Sparaco. Il suo Bianconiglio non ci trascina in un mondo fantastico, anzi i Brucaliffi ,le Regine e i Gatti del Cheshire che abitano la sua storia sono medici, madri e compagni di vita. Con una scrittura efficace, semplice e diretta,"Nessuno sa di noi", il romanzo di Simona Sparaco, pubblicato da Giunti Editore, finalista del Premio Strega 2013, lascia un segno indelebile. Luce e Pietro, dopo anni trascorsi a cercare di avere un figlio, proprio quando sembra arrivata l'ora della resa , ricevono la bella notizia. Luce è incinta. Quando si recano a fare una delle ultime ecografie, scoprono che il bambino presenta delle anomalie. Si trovano così davanti a un bivio, devono decidere su qualcosa che cambierà drasticamente la loro vita. Libro intenso, coraggioso e penetrante, come l'argomento che vuole trattare, una coraggiosa incursione in un territorio scomodo: l'aborto terapeutico. Dopo la Maraini e la Fallaci un'altra donna di fronte al dolore più grande, un dolore che Selaveritàè ilrifiuto... Presentato alla libreria Fandango di Roma Cellophane, il nuovo romanzo di Cinzia Leone di FIORELLA FERRARI mentre gli esseri umani “nel pieno della loro vitalità” le appaiono “come orribili insiemi di odori e liquami, voglie e prepotenze, voracità e crudeltà”, i morti, invece, nel loro diventare anch’essi simili a “scarti, rifiuti”, le risultano più familiari e comprensibili. La sua è, quindi, una “vita di risulta” per destino, nell’ombra per scelta (“Non desidero farmi notare. Desidero piuttosto sparire”), nella solitudine per attitudine (non riesce ad interagire nemmeno con il suo cane: “Non mi ama ed è ricambiato”). Aurora è la titolare di un’azienda, ereditata dal padre, che caccia topi, blatte e parassiti vari in perfetto tema con lo “sporco” evocato dalla spazzatura, è una donna forte che domina nel lavoro e nei suoi rapporti occasionali con gli uomini; è legata in modo ambiguo al suo diretto concorrente, un nemico-amico del padre che, da sempre, prende dalla sua famiglia tutto ciò che gli aggrada, pur non arrivando ad ottenere ciò che brama di più. L’ultima peregrinazione della protagonista tra gli scarti della società, le porterà come frutto un macabro ritrovamento che tingerà la storia di giallo (ma non lo è, come precisa la scrittrice), conducendo il lettore in una vicenda di traffico di rifiuti, sullo sfondo della Sicilia degli anni ottanta, nella quale si muovono personaggi più o meno loschi, alcuni con un loro fascino. Il titolo “Cellophane” sta a significare che se i sacchetti della spazzatura fossero stati trasparenti, per Aurora la vita sarebbe stata meno complicata, perché in quel caso avrebbe potuto evitare di provare l’irresistibile impulso a frugare nelle vite altrui, allo scopo di “reinventarsene” una sua. La storia è narrata con una scrittura piana e scorrevole, a volte dura, tagliente, non sempre Nelbuioenelsilenzio Nessuno sa di noi, un libro di Simona Sparaco di MARIA TERESA GALATI annichilisce e stordisce per sempre. Di fronte ad una diagnosi tremenda, i protagonisti del libro iniziano il loro personale calvario. Pietro è solido, forte, apparentemente lucido e razionale, Luce invece è lacerata, arrabbiata, confusa, a tratti si aggrappa a lui, a tratti vorrebbe distruggere il loro rapporto. Nel buio e nel silenzio, l'unico calore è il coro di donne che dai blog e dai forum condividono la stessa esperienza, le danno conforto, si raccontano. Donne che però nella società civile non hanno voce. Quando decidi di diventare madre, ed una piccola vita si affaccia dentro di te, non ti aspetti mai che questo possa diventare lo strazio più grande della tua vita, un dolore insopportabile. L'intensità emozionale che solo una madre prova nel sentire il suo bambino muoversi dentro di sè per la prima volta è qualcosa di indescrivibile. Fare un figlio dovrebbe essere una cosa naturale dice la protagonista del romanzo." E dalle madri che sempre partiamo e torniamo". Quindi, come accattivante, che dipana una vicenda in cui, ad un certo punto, l’indagine privata della protagonista (che, pur contribuendo alla risoluzione del caso, rimarrà sempre sullo sfondo) soverchia la sua vicenda umana della quale, considerate le premesse, si sarebbe proprio avuto voglia di sapere qualcosa di più. Cinzia Leone, Cellophane, Bompiani/RCS Libri S.p.A, Milano, 2013, pp.199, euro 16 può diventare tutto così complicato, difficile? Simona Sparaco è bravissima ad aiutarci a comprendere, a non sottovalutare o fuggire dalle persone che hanno vissuto questa esperienza, da quei genitori che vivono le loro tragedie in un assordante silenzio, togliendo il velo di omertà che si stende sulle nostre teste, mostrandoci quanto sia difficile fare la cosa giusta ,e quanto, a volte un gesto d'amore possa apparire crudele. Niente falsi moralismi, niente prese di posizione. Una scrittura terapeutica, salvifica. La vita può, deve, continuare. Dopo aver avviato l'elaborazione del lutto, Luce trova il coraggio di saltare dalla stella."Ma se finissimo tutti ad abitar le stelle, poi nel mondo chi resterebbe?"restituendo così all'anima la sua immortalità ." Non so cos'è successo, ma a un certo punto, dove prima c'era solo il buio che aveva lasciato Lorenzo, a poco a poco è rispuntata la luce. Si sono riaccesi i colori, sono tornata ad essere una casa viva. Una casa abitata".Come scrive (Matteo 7:1) in un verso biblico e Bob Marley in una sua canzone:"Non giudicate per non esser giudicati". Simona Sparaco, Nessuno sa di noi, Giunti Editore, 2013 pp.252, euro 12,00 12 SABATO 5 OTTOBRE DOMENICA 6 OTTOBRE 2013 Unatramain salsapiccante La morte di Elmore Leonard, stroncato da un infarto il 20 agosto scorso VIA PO letture di ENZO VERRENGIA È sempre l’estate la stagione crudele che si porta via i grandi affabulatori che hanno saputo sfidare il tempo prolungando quello concesso loro dalla biologia. Ottuagenari e nonagenari, certo, ma non per questo tenuti a rispettare la “scadenza”. Così, dopo Bradbury e Matheson è toccato all’ottantasettenne Elmore Leonard, mietuto da un infarto il 20 agosto. Potente scrittura, debole cuore. Campione d’incassi in libreria e al cinema, dove saccheggiavano i suoi romanzi ma non riuscivano a superarne la maestria delle vicende, dei personaggi e soprattutto dei dialoghi. Leonard prendeva tutto dal vero e trasportava sulla pagina. Molto diverso dal confezionare copioni con passaggi obbligati, parole su misura per i divi che devono incantare il pubblico. Leonard era nato a New Orleans nel 1985 da un signore che girava per gli Stati Uniti ad affittare siti per la General Motors. Si parla di automobili, fiori all’occhiello dell’industria d’oltreoceano, che sfornava forme aerodinamiche somiglianti ad astronavi da terra. Infatti conquiste del lavoro Q uante volte, volenti o nolenti, ci è successo di trovarci nel posto sbagliato nel momento sbagliato… Che questo inaspettato appuntamento con il destino possa accadere una volta bisogna metterlo in conto, può succedere. Ma che poi si replichi con le stesse modalità, francamente, diventa situazione antipatica ed inaccettabile. Di questo spiacevole inconveniente ne sa qualcosa Ziv Nevo accusato di aver violentato nelle vie di un tranquillo quartiere residenziale di Tel Aviv, Adi Reghev e Dana Aronov. Stupratore ‘innocente’ non una, ma ben due volte! Tutto ha inizio in una silenziosa notte invernale. Una nonnina insonne assiste dalla finestra del suo appartamento ad un episodio di violenza. Con il suo cannocchiale vede tutto e tutti ma per paura non parla, non subito, almeno. E così il nel 1934 la famiglia Leonard si stabilì a Detroit, che dei veicoli a quattro ruote è il centro nevralgico. Una metropoli della cosiddetta rust belt, la cintura della ruggine, che indica gli stati del Middle West, dalla costa occidentale a quella orientale, dove si concentra la maggiore densità produttiva. E per questo vi circola molto denaro. Era lo stesso anche negli anni ’30, quando il crollo di Wall Street innescò una crisi che ricorda molto quella attuale. Niente lavoro, niente occasioni, il sogno americano che si spegne. Allora si prova con le maniere forti. Elmore giovanissimo seguiva attraverso i mezzi di comunicazione dell’epoca la cronaca nera con protagonisti del calibro di Dillinger, Bonnie e Clyde ed altri. Mentre la sua squadra di baseball preferita, quella dei Detroit Tigers, vinceva la World Series. Abbastanza per incendiargli la fantasia e alimentare la sua vocazione per la scrittura. Prima, però, il diploma delle superiori, il servizio militare in Marina, durante la seconda guerra mondiale, e infine la laurea in lettere e filosofia. Leonard trova un posto da pubblicitario e, mentre escogita slogan per vendere le meraviglie del suo Paese, invia racconti alle riviste, partecipa ai concorsi letterari. Segue la solita trafila che lo porta al successo con la S maiuscola. Dai suoi libri vengono tratte pellicole che trionfano al botteghino: Quel treno per Yuma, 52 Gioca o muori, Jackie Brown, Get Shorty, Out of Sight. I registi che emergono in generazioni successive non resistono alla tentazione di attingere dalle opere di Elmore Leonard. Il quale ha trasferito il meccanismo del western nel giallo contemporaneo, dove le motivazioni di sempre –l’avidità, la violenza, il sesso– attecchiscono fra i grattacieli delle grandi città con le stesse modalità che si ritrovavano negli spazi selvaggi della frontiera. Che siano poliziotti o delinquenti, quelli che compongono l’umanità narrativa di Leonard si caratterizzano per un realismo unico. Specie se, nel pieno dell’azione, si attardano su frasi dall’apparenza sconnesse, proprio come succede nella vita reale. Per esempio, all’inizio di Out of Sight, quando la “sceriffa” Karen Sisco ed il rapinatore recidivo John Michael Foley finiscono insieme nel portabagli di una berlina in fuga per un’evasione e si impegnano a discutere del film I tre giorni del Condor. La scena, riprodotta fedelmente da Steven Soderbergh nella versione cinematografica del romanzo, malgrado la musica cadenzata del sottofondo, non regge rispetto all’originale. Perché Leonard era uno sceneggiatore di per sé. Scriveva con un taglio cinematografico che nessun montaggio visivo avrebbe mai raggiunto in perfezione. Si veda uno dei suoi ultimi romanzi apparsi in Italia, Gibbuti. Qui La costa africana del XXI secolo somiglia parecchio alla Tortuga dell’epoca d’oro. I pirati flirtano con i terroristi di al Qaeda e Harry, incaricato dall’ONU di scoprire le cause del problema, mira solamente ad incassare una ricca taglia piazzata dagli americani su Jama. Quest’ultimo, in realtà, si chiama James Russell, con l’accento sulla e, non è affatto africano, bensì americanissimo, e bazzica al Qaeda ad esclusivo scopo di lucro. Ecco la ricetta di Leonard: servire la trama nella salsa piccante della realtà più attuale. Unfiumeinpiena L’interrogatorio, un romanzo di Liad Shoham di MARIANTONIETTA TOSTI povero Nevo, che si trova non proprio casualmente da quelle parti, fa da caprio espiatorio e diventa lo stupratore. La polizia brancola nel buio, vuole subito chiudere il caso, altera le procedure per il riconoscimento del colpevole, corrompe testimoni e mette in carcere una persona estranea ai fatti, il primo malcapitato che si trova tra le mani. Tutto sembra scorrere liscio come l’olio. Il poliziotto Eli Nachum scalpita per estorcere al sospettato una confessione, è sul punto di riuscirci, ma quando Nevo comprende che il reato in questione è la violenza carnale, reagisce e rigetta risolutamente ogni accusa. Eppure, durante l'interrogatorio, l'indagato si era detto 'non estraneo ai fatti'. Se non confessava lo stupro, quale colpa, allora, stava riconoscendo? Quale segreto si cela dietro il suo freddo mutismo? E cosa dovrebbe intuire il veterano Nachum al fondo di tale reticenza? Al centro de 'L’interrogatorio' è lo scontro tra due figure apparentemente antitetiche, l’investigatore ed il sospettato. Ma non solo. Il romanzo è un attacco aperto alla corruzione, una descrizione abbozzata ma ugualmente significativa della questione israeliano- palestinese, un inno all'amore in tutte le sue sfumature. E' un thriller: “forte, cattivo, senza compromessi, adrenalinico e corale, che dissemina e moltiplica la verità in un’incalzante sequela di dettagli”, per la cui soluzione non resta che correre al sorprendente finale. Da vittima e carnefice, Nevo e Nachum, man mano che l'azione si sviluppa, diventeranno l'uno indispensabile alla vita ed alla salvezza dell'altro. Ecco perché il libro di Shoham è, alla fine, una storia positiva, di riscatto, la cui chiusa lascia presagire un seguito certo. Nevo e Nachum ma anche gli altri personaggi 'spalla', tutti con un ruolo ben preciso e studiato, sono “fatti di sangue e carne, corpo e anima con un volto ed una forma”. E’ questo quello che attira maggiormente il lettore, il fatto di potersi identificare e riconoscere in loro. Comprendere, senza per questo giustificarla, la disperazione che fa agire il padre di Adi; provare simpatia per il giovane giornalista in cerca dello scoop del secolo ma non così cinico e spietato da volerlo ottenere a tutti i costi; biasimare il direttore del giornale; ammirare la determinazione dell’ ex moglie di Nevo. Già, le donne. Un libro che traccia le varie sfaccettature della psicologia femminile, ne delinea la paura, l' orgoglio, il coraggio, la passione, ma anche gli sbagli. A lasciare il segno in questo romanzo sono proprio loro, le figure femminili. L'anziana spettatrice, la ex di Nevo, il procuratore. Ma Adi e Dana, nonostante qualche legittimo tentennamento di Adi, sono le eroine che più degli altri hanno qualcosa di veramente importante da insegnare: lealtà e coerenza, in primis. E non è cosa da poco questa, in un mondo come quello descritto da Shoham dove ipocrisia, slealtà e folli manie di protagonismo dominano sovrani. Un libro che è un fiume in piena, da leggere tutto d'un fiato, dunque, se non altro perché alla fine il bene trionfa e si tira un sospiro di sollievo. Liad Shoham, L'interrogatorio, I libri della civetta 2013, pp. 304, euro 13,90 SABATO 5 OTTOBRE DOMENICA 6 OTTOBRE 2013 Carbosulcis. I Regione e sindacati divisi sul futuro produttivo della miniera l futuro della Carbosulcis, la miniera di carbone di Nuraxi Figus nel Sulcis in Sardegna divide sindacati e Regione. Nella riunione avuta in Regione molte sono le contrapposizioni emerse a partire dal fatto che “non si parla più del progetto del carbone pulito”, come ci spiega Nino D’Orso, segretario generale Femca Cisl del Sulcis Iglesiente. L’Esecutivo regionale ha infatti parlato solo di un piano relativo alla dismissione della miniera dal 2018 al 2027, ma tutto ciò non convince i sindacati che chiedono chiarimenti su attività produttive e garanzia dei livelli occupazionali. “La questione continua D’Orso - è che la Regione, proprie- taria della Carbosulcis, non ci ha presentato nessun progetto nero su bianco, ma solo delle proposte”. Da parte sua l’assessore all’Industria, Antonello Liori, ha spiegato che “bisogna portare avanti un piano, concordato con le parti, che possa anche influenzare positivamente la chiusura della procedura di infrazione aperta dall’Unione europea sulla Carbosulcis (per un debito di 400 milioni di euro ndr)”. Necessario - per la Regione - trovare una linea comune, che potrà scaturire da un tavolo tecnico, dove esaminare problemi e soluzioni. Fra gli obiettivi, resta fondamentale quello della salvaguardia dei posti di lavoro, ma anche l’indi- viduazione di un adeguato piano di riconversione. “Noi non vogliamo un tavolo tecnico con la Regione, ma un piano realistico e credibile - ha concluso D’Orso - su come si intenda salvaguardare l’occupazione e con quali attività produttive. Una richiesta che deve interessare anche il Mise”. Il sindacato, infatti, ha chiesto di ritornare a parlare della Carbosulcis al tavolo ministeriale a Roma e su questo l’assessore ha assicurato che farà richiesta a breve per un incontro al ministero dello Sviluppo economico. In ballo c’è il futuro di oltre 400 minatori e delle loro famiglie. Sara Martano Affaire Finmeccanica. Azionista di maggioranza diventa la Cassa Depositi e Prestiti. Fim: ora progetto industriale forte TricoloreperAnsaldoEnergia TERRITORIO & IMPRESE S vendita scongiurata per Ansaldo Energia. Sarà la Cassa Depositi e Prestiti a rilevare la maggioranza del pacchetto azionario (l’85%) e ad impegnarsi a cercare un partner industriale. Una soluzione che, in tutta probabilità, apre ad un ingresso nell’azionariato di altri soggetti. Questa risposta del Governo convince parzialmente in casa sindacale perché se da un lato l’azienda resta italiana e pubblica, dall’altro c’è una breccia aperta che potrebbe solo posticipare lo smembramento di un altro pezzo del nostro patrimonio industriale. Il futuro del Gruppo Finmeccanica resta, quindi, ancora avvolto nell’incertezza. In discussione, oltre alle sorti di Ansaldo Energia, ci sono anche quelle di Ansaldo Sts e Ansaldo Breda. Proprio per spingere il governo nella direzione di una scelta strategica ieri è stata una nuova giornata di nazionale di protesta. ”Lo sciopero ha avuto un’adesione altissima pari quasi al 100% - commenta Marco Bentivogli, segretario nazionale Fim -. Quanto alla scelta avanzata per Ansaldo Energia riteniamo che il rilevamento della maggioranza di quota azionaria da parte della Cassa Depositi e Prestiti non è di per sé una soluzione se non prevede un progetto industriale forte che ne sappia preservare le competenze, gli assetti occupazionali e le tecnolo- conquiste del lavoro N gie”. Altissima partecipazione in tutti gli stabilimenti italiani allo sciopero di quattro proprio per ribadire il no alla vendita. A Genova è la voce di Antonio Graniero, segretario generale Cisl del capoluogo ligure, ad esprimere gli umori: ”L’operazione era da quella da noi auspicata; la ”testa” rimane in Italia. Ora occorre trovare un partner indu- ovara (nostro servizio). Finale a lieto fine per la vertenza “Step Logistica” di Biandrate. Un mese fa tutti i 15 dipendenti erano stati licenziati, con effetto immediato, a seguito della messa in liquidazione dell’azienda, avvenuta a fine di luglio. Contro la decisione aziendale, non giustificata da validi motivi, lavoratori, Fiba Cisl e Cisl territoriale decisero di proclamare “l’assemblea permanente”, occupando di fatto gli uffici, e di coinvolgere nella vicenda la Prefettura, la Provincia di Novara, il Banco Popolare e, naturalmente, l’opinione pubblica. Dopo un mese di lotta è arrivata finalmente la svolta. Nel “preaccordo” firmato dalle parti un paio di giorni fa è previ- striale per far si che si affronti con successo il futuro e le nuove frontiere dell’energia. Resta il problema Sts, anche qui auspichiamo intervenga il Governo, in Italia c’è molto bisogno di materiale rotabile”. A Napoli sono state diverse centinaia i lavoratori di Ansaldo che hanno preso parte prima al presidio organizzato in piazza Plebiscito sotto la Prefet- tura e poi sotto Palazzo Santa Lucia, sede della giunta regionale della Campania. Lo scopo della mobilitazione era sensibilizzare le istituzioni locali a farsi portavoce nei confronti del Governo delle esigenze dell’industria e, in particolare, della vicenda Ansaldo. ”La Fim di Napoli, nell’apprezzare la disponibilità del prefetto e della Regione Campania a farsi por- tavoce, ha riconfermato la propria contrarietà alla cessione a gruppi stranieri di assetti industriali che - ha dichiarato Giuseppe Terracciano, segretario della Fim Cisl di Napoli - fanno parte del patrimonio produttivo italiano. Riteniamo sbagliato che Finmeccanica e Governo rinuncino a fare industria. Ci aspettiamo che ricerchino soluzioni per riaffermare la leader- ship italiana e renderla competitiva sul mercato internazionale”. Sciopero anche allo stabilimento AnsaldoBreda di Pistoia dove le maestranze hanno manifestato davanti ai cancelli della fabbrica. ”Ad oggi - ha detto Jury Citera, segretario della Fim Cisl pistoiese si parla di un piano A e un piano B di Finmeccanica, il primo prevede uno spacchettamento, l'altro una grande Ansaldo, ma in entrambi i casi manca un vero piano di sviluppo di questo settore”. Anche i lavoratori Ansaldo Breda, delle ex Omeca, hanno dato vita a Reggio Calabria ad un sit - in di protesta svolto davanti alla sede di Prefettura. Una delegazione di operai ed i rappresentanti sindacali di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil e alle Rsu ha avuto un incontro con il vice Prefetto della città. Nello stabilimento di Reggio Calabria sono impiegati circa 600 lavoratori. Pure in Sicilia gli operai dell’Imesi, società del gruppo Finmeccanica, che si trova a Carini (Pa) hanno bloccato la strada statale che collega Carini a Capaci. I lavoratori protestano anche per accendere i riflettori sulla mancata previsione da parte di Finmeccanica di assegnare allo stabilimento siciliano nuove commesse. Sono 174 i dipendenti del sito che si occupa di costruzione e ristrutturazione di carrozze ferroviarie e temono di restare senza lavoro già da dicembre. Silvia Boschetti Novara. Salvi tutti i posti di lavoro dopo un mese di assemblea permanente e lotta sindacale StepLogistica,finalealietofine sto il ritiro della messa in liquidazione della società Step Logistica, la revoca di tutti i licenziamenti, il mantenimento del contratto dei bancari/credito (seppure con una riduzione del monte salari di circa il 9%) e una commessa “garantita” da parte del Banco Popolare fino al 31 dicembre 2017. “L’accordo, come da noi richiesto - spiega Emilio Lonati, segretario della Cisl Piemonte Orientale - sarà sottoscritto ufficialmente nei prossimi giorni nella sede della Prefettura di Novara. I lavoratori hanno approvato all’unanimità l’in- tesa e deciso di sciogliere così l’assemblea permanente”. Dopo un’occupazione durata più di trenta giorni, sabati e domeniche comprese, gli impiegati sono provati, ma assolutamente soddisfatti dell’esito della vertenza. “I licenziati - afferma Nello Bacchetta, segretario della Fiba Cisl di Novara - erano tutti ex dipendenti della Banca Popolare di Novara, ceduti nel 2006, come ramo d’azienda, alla Step Logistica. Terminati gli anni di garanzia occupazionale da parte della Banca Popolare (previsti dall’intesa di cessione - cinque anni), e con l’organico sceso sotto le quindici unità, come un fulmine a ciel sereno, sono arrivati i licenziamenti”. Un ruolo importante in questa vicenda è stato svolto dal Banco Popolare che non poteva, visti i precedenti, chiamarsi fuori. “Va riconosciuto - aggiunge Bacchetta - che il Banco Popolare, attraverso la presa in carico di diversi problemi legati alla vertenza, ha fatto la sua parte”. Ma senza la caparbietà e la determinazione dei lavoratori questo risultato non sarebbe stato raggiunto, come spiega il segretario Cisl Lonati. “Ci siamo impegnati a fondo - sottolinea il sindacalista - convinti come siamo che lottare per il lavoro significa certamente crearne di nuovo, ma anche difendere quello che c’è”. Un cartello affisso in Step Logistica all’inizio dell’assemblea permanente, recitava: ”Chi lotta può anche perdere; chi non lotta è già sconfitto in partenza”. “E mai come in questo caso conclude Lonati - è stato vero”. Rocco Zagaria 14 SABATO 5 OTTOBRE DOMENICA 6 OTTOBRE 2013 ppalti prorogati dal ministero delAppalti di pulizia A l’Istruzione sino a novembre per le imprese di pulizia nelle scuole. Si apre spiraglio per i 24 mila lavoratori delnelle scuole, uno le imprese del settore. si è impegnato a destinare a proroga Iltuttiministero i lotti le risorse necessarie in modo creare le condizioni per proseguire del ministero daquesto complesso il confronto che è stato aggiornato al prossimo 14 ottobre. fino a novembre. Sempre il ministero ha confermato a FiFilcams Uiltrasporti le intese preFisascat, evitare sascat cedenti impegnandosi nella ricerca delle da attuare prima dell'avvio deli licenziamenti soluzioni le nuove gare. cronache M arco Patuano, l’ad di Telecom che ha ereditato le deleghe del dimissionario Bernabè, si presenta all’appuntamento con i sindacati lanciando messaggi rassicuranti. Garantisce la ”piena occupazione”, perché la realizzazione del ”grande progetto” che l’azienda intende sviluppare ha bisogno del ”contributo di tutti i suoi 50mila dipendenti”. E spiega che Telecom non “non avrà problemi a investire”, anzi, lo farà con “maggiore energia” ora che può contare su un piano industriale ”basato sull'innovazione”. Basterà a tranquillizzare i sindacati? Difficile. In attesa di conoscere l’esito dell’incontro - ancora in corso nel momento in cui scriviamo - quel che si può dire è che l’unica certezza è che non ci sono certezze. Non è ancora chiaro, ad esempio, come si evolverà la partita che si gioca sulla rete, per i sindacati - e per la Cisl - una priorità assoluta. L’ipotesi che un asset stategico tanto per l’economia che per la sicurezza nazionali venga dismesso con leggerezza non viene neppure presa in considerazione da Fistel e Cisl. In materia i soci di Telco, la scatola che garantisce il controllo di Telecom con poco più del 22% del Obiettivo è quello di dare continuità occupazionale ai lavoratori coinvolti. Data l’importanza che riveste la vertenza, a fronte delle preoccupazioni espresse dalle organizzazioni sindacali, si è deciso di coinvolgere altre istituzioni, in particolare, la Presidenza del Consiglio. Lo stesso ministero dell’Istruzione ha già attivato la richiesta di un apposito tavolo politico aperto alla partecipazione di più interlocutori istituzionali. Data la difficoltà e la complessità della vertenza Filcams Fisascat Uiltrasposrti si stanno raccordando con le rispettive confederazioni Cgil Cisl Uil per una azio- ne coordinata a tutti i livelli della vertenza. Inoltre le organizzazioni sindacali riconfermano il massimo impegno per dare uno sbocco ad una vertenza che se non viene risolta positivamente produrrebbe gravi danni sociali: aggraverebbe le condizioni di migliaia di famiglie già ai limiti di reddito di sopravvivenza; rischierebbe di sfociare in un durissimo conflitto sociale. Vista la difficoltà che permane anche al tavolo del ministero del Lavoro le organizzazioni sindacali confermano lo stato di agitazione aperto. L’incontro. L’ad Patuano: occupazione garantita. Ma Cisl e Fistel vogliono risposte sulla rete Telecom,sindacatiinpressing capitale, sembrano avere una sensibilità diversa. Lo dimostra una clausola messa nero su bianco nell’accordo che ha dato via libera alla scalata di Telefonica e che Il Messaggero ha pubblicato ieri: “Nel caso in cui qualsiasi Autorità competente e/o Antitrust imponga, in relazione al secondo aumento di capitale riservato, restrizioni, limitazioni o altri provvedimenti”, Telefonica “avrà diritto, a proprio insindacabile giudizio, di accettare tali restrizioni, limitazioni o altri provvedimenti ovvero di non procedere al secondo aumento di capitale”. In pratica, i soci italiani (Generali, Mediobanca e Intesa) lasciano compagnia spagnola la possibili- tà di fare marcia indietro qualora il governo intervenga fissando condizioni giudicate eccessivamente onerose riguardo allo scorporo della rete. È vero che non si tratta di un patto segreto, come si è precipitata a chiarire la Consob, bensì di un accordo di “pubblico dominio”. Ma la sostanza non cambia. La reazione del governo è fredda: “Gli accordi tra privati non devono influenzare” la linea dell’esecutivo, commenta il viceministro allo Sviluppo economico, Antonio Catricalà. Significa che tutte le opzioni restano aperte. Anche se il governo sembra poco propenso ad intervenire per via legislativa modificando la legge sull’Opa: una scelta che ”potrebbe apparire legata alla contingenza”, dice Catricalà. Insomma uno sbarramento anti - Telefonica, per giunta costruito ex post, e dunque suscettibile di valutazioni non precisamente lusinghiere da parte del mercato, al momento è da escludere: “Non si cambiano le regole con la partita in corso”. Altra cosa sarebbe il potenziamento della cosiddetta Golden power, facendo rientrare la rete telefonica tra i poteri speciali. Il regolamento, ribadisce Catricalà, sarà pronto a breve, anche se “non è detto che poi lo si debba usare”. Quanto al progetto di separazione della rete ”c'è un momento negoziale che vede l'intervento della Cdp e poi la creazione statutaria di una nuova società e infine il momento fisico della separazione”. Una procedura che, prevede Catricalà, per essere portata a termine necessita di ”almeno due anni”. A meno che non si decida di battere una strada diversa, quella cioè dello scorporo deciso attraverso una legge per iniziativa del governo o del Parlamento. ”Non ci sarebbe nulla di sconvolgente”, assicura il presidente della Cassa Depositi e Prestiti, Franco Bassanini, rammentando quanto accaduto per la rete elettrica e quella della del gas. C.D’O. BREVI Fnp a cura di Ileana Rossi conquiste del lavoro Umbria: la crisi pesa su anziani e loro famiglie L’incremento della povertà in Umbria mette in allarme la Fnp Cisl. In regione le famiglie relativamente povere nel 2011 erano l’8,9% del totale, nel 2012 l’ 11%. Dal 2008 al 2012 le famiglie povere sono quasi raddoppiate: da 28.800 a oltre 42.100. Nel periodo 2011/2012 sono cresciute di 8mila unità. Da qui le azioni che la Fnp Cisl Umbria intende sostenere: lotta ai privilegi per una riforma fiscale equa; informazione e prevenzione per tutti i pensionati, così da liberare risorse per una politica socio - sanitaria più rispondente ai bisogni delle persone anziane e dei non autosufficienti; adeguamento delle pensioni al costo della vita. Poi “no ad aumenti della pressione fiscale complessiva”, perché “c’è necessità di accrescere il reddito netto disponibile delle famiglie per rilanciare l'economia”. Infine, “sostegno ai provvedimenti che possano alleviare lo stato di bisogno, come rimodulare la spesa dei ticket, e sanitaria in genere, sino a superare le inaccettabili liste di attesa”. Modena: corso di cucina per badanti Quanto deve cuocere la pasta, quanto sale mettere nell'acqua perché il riso in bianco non diventi immangiabile, come si prepara una salsa. Questi ‘problemi’ spesso mandano “in crisi” le lavoratrici domestiche straniere, specie se da poco in Italia. Per aiutarle a preparare correttamente i pasti per i loro datori di lavoro, i Pensionati Cisl di Vignola (Mo), attraverso l’Anteas, organizzano un corso gratuito di cucina per badanti. “La maggioranza di queste lavoratrici proviene da tradizioni culturali e gastronomiche molto diverse dalla nostra, perciò spesso non accontentano il nostro palato - spiega Carla Montanari, dell’Anteas di Vignola -. Dato che una buona alimentazione è anche condizione di buona salute, l’attenzione verso l'anziano a tavola e le sue patologie favorisce una migliore integrazione della badante nella famiglia ospitante”. Il corso si tiene ogni mercoledì pomeriggio (15 - 17,30) presso la cucina del convento dei frati Cappuccini di Vignola. “Oltre a insegnare a cucinare, forniremo nozioni su igiene e sicurezza alimentare - aggiunge Montanari - nonché sull'alimentazione più indicata a seconda delle patologie (ipertensione, diabete, ecc.) tenute da un medico nutrizionista. Le “allieve” saranno istruite anche su come si prepara la tavola (tovaglia, piatti, bicchieri, pane). A fine corso l’Anteas - Cisl rilascerà un attestato di partecipazione. Sicilia. Mancano i progetti, a rischio fondi europei per anziani “I tempi stringono, se i distretti sociosanitari non presenteranno entro i primi di dicembre i progetti per l'utilizzo dei Fondi Pac, i territori di Palermo e Trapani rischiano di perdere risorse fondamentali per l'assistenza sociosanitaria degli anziani non autosufficienti e per i servizi all'infanzia come gli asili nido, bisogna fare presto”. A lanciare l'allarme sono Fnp Cisl, Spi Cgil e Uilpensionati di Palermo e Trapani, che hanno inviato una lettera ai Comuni capofila dei distretti sociosa- nitari dei due territori per chiedere un incontro urgente e accelerare la redazione dei progetti e la loro presentazione al Ministero dell'Interno. Alla Sicilia sono stati assegnati oltre 41 milioni di euro. Per gli anziani le risorse destinate a Palermo e provincia, sono 9.795.456 euro, per il territorio di Trapani 3.902.301. Per i servizi di cura all'infanzia a Palermo e provincia sono stati a s s e g n a t i 10.080.532 euro, a Trapani e prov i n c i a 3.084.454. Solo a Palermo città spettano quasi cinque milioni e mezzo di euro per gli anziani ed a Trapani città oltre un milione e duecentomila euro. Per non perdere “cosi tante risorse” i sindacati hanno chiesto ai Prefetti di Palermo e Trapani, di “ convocare i sindaci dei Comuni capofila dei distretti sociosanitari per chiedere lo stato delle cose e una mappatura dei progetti pronti per la consegna”. SABATO 5 OTTOBRE DOMENICA 6 OTTOBRE 2013 15 Tragediedelmare, Osservatorio naufragiodeidiritticivili Cronache e approfondimenti delle violenze sulle donne / 208 L a tragedia di Lampedusa rappresenta per tutti noi un punto di non ritorno perché ci scuote e ci spinge a superare l’assuefazione dello stillicidio e a fare i conti con qualcosa di insostenibile e smisurato. In questo quadro, ci sentiamo coinvolte e partecipi in un lutto che ci colpisce in quei sentimenti di umanità che separano la civiltà dalla barbarie. Ha fatto bene Papa Francesco a condensare lo strazio in un’unica parola: vergogna! Ma la vergogna, in questo caso, non deve spingerci a guardare dall’altra parte ma a vivere la costernazio- ne e il lutto come uno stimolo potente al fare e all’agire. Se vogliamo davvero onorare le vittime dobbiamo essere consapevoli che questa ennesima sciagura richiama con urgenza un altro tempo e un altro agire della politica. L’instabilità nordafricana, la guerra civile in Siria e la destabilizzazione di una geopolitica a corto di riferimenti e di strumenti internazionali di governance rimette al centro il Mediterraneo non solo come punto di congiunzione di culture ma anche come scenario di spostamenti in massa di profughi che non possono essere accolti improvvisando o facendosi carico, in totale solitudine, degli effetti connessi a tali emergenze. Le strategie nazionali di contenimento - sostenute e sollecitate dall’Europa - hanno mostrato in forma drammatica il loro fallimento, così come è fallita la pretesa di governare queste ondate limitandosi al pattugliamento delle coste e senza ricorrere a monte a una politica di accordi tra gli stati che si affacciano sul Mediterraneo. In questo senso è necessaria un’Europa che sappia agire come continente, con politiche organiche e approcci condivisi capaci di esprimere un modello di accoglienza che sia sostenibile. Ciò significa che Lampedusa è contemporaneamente territorio italiano ed europeo e non una semplice porta di accesso all’Europa per persone che fuggono in cerca di un futuro migliore. Troppe sono le vittime di questa tragedia e tante anche le donne, incinte e con bambini al seguito. Donne che si erano lasciate alle spalle il senso stesso di una stabilità, l’idea fondante della dimora per sfidare il destino e i rischi che il mare riassume e certifica sempre più spesso in forma di dramma. Vogliamo dire basta una volta per tutte a queste morti, a questo orrendo traffico di esseri umani e per farlo bisogna puntare con coraggio sull’unica politica possibile, una politica europea ampiamente condivisa in grado di affrontare queste emergenze garantendo protezione a coloro che fuggono dalle guerre e inasprendo le pene per i trafficanti che compiono un vero e proprio crimine contro l’umanità. Solo così possiamo restituire al Mediterraneo l’antica identità di mare nostrum e non quella terribile di cimitero di anime. Esprimiamo il nostro cordoglio e la nostra solidarietà alle vittime unendoci alla mobilitazione unitaria indetta per il prossimo 11 ottobre. Liliana Ocmin ONU. ANCORA IN TROPPI PAESI LA PIAGA DELLA SPOSE BAMBINE Il diritto di scegliere il proprio sposo è riconosciuto sin dal 1946 nell’articolo 16 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, ma ”ancora oggi, in troppi Paesi a donne e bambine questo diritto viene negato”. In un intervento ad una riunione del ”Core Group” dei Paesi che guidano la campagna contro il matrimonio forzato, il ministro degli esteri Emma Bonino è stata chiara: ”E giunto il momento per noi di alzare la voce e agire con coraggio per sottolineare la gravità di questa violazione dei diritti umani”. La riunione, che si è svolta a New York a margine dei lavori dell’Assemblea generale dell’Onu, è stata organizzato da Canada, Olanda, e Ghana, Paesi membri del ”Core Group” di cui di recente è entrata a far parte anche l’Italia. ”Fino ad Ora, le Nazioni Unite hanno affrontato la questione nell’ambito delle 'Omnibus Resolutions', considerandola in un ampio contesto”, che comprende la lotta alla violenza contro le donne e agli abusi sui bambini. Ed è anche un fenomeno drammaticamente diffuso. Nel periodo 2000 - 2011, il 34% delle donne in 41 Paesi in via di sviluppo tra i 20 e i 24 anni si è sposata prima del compimento del 18/mo anno di età. Nel 2010 in questa condizione si trovavano 67 milioni di donne, di cui il 12% si sono sposate prima di aver compiuto 15 anni. ONU, 232 MILIONI DI MIGRANTI NEL 2013, LA METÀ DONNE focus Nel 2013 i migranti nel mondo sono stati 232 milioni di persone, contro i 175 milioni del 2000. La metà di questi sono donne. I dati del rapporto del Dipartimento di Affari Economici e sociali dell' Onu mostrano che nonostante la recente crisi economica e finanziaria, il numero di migranti internazionali continua a crescere per dimensioni, portata e impatto. Europa e Asia assieme sono i continenti che ospitano quasi due terzi della popolazione migrante mondiale: la destinazione principale rimane il Vecchio Continente, con 72 milioni di persone, contro i 71 milioni dell'Asia. FIRENZE. ACCORDO TASK FORCE A SOSTEGNO DEL CODICE ROSA Una task force interistituzionale che combatta la ”violenza nei confronti delle fasce deboli della popolazione”. È quanto prevede il protocollo d’intesa sottoscritto dal procuratore aggiunto di Firenze, dal procuratore di Pisa e dal direttore generale dell’Asl 11 di Empoli (Firenze). Si tratta di un accordo che sottolinea e garantisce la sinergia tra forze dell’ordine e Asl 11 a sostegno del progetto Codice rosa avviato nel giugno scorso come percorso di accesso al pronto soccorso riservato ai gruppi fragili di popolazione vittime di violenze”. Il protocollo si inquadra all’interno di una cornice programmatica della Regione Toscana relativa alle politiche di contrasto, all’esclusione sociale e alle norme contro la violenza. (A cura di Silvia Boschetti) conquiste del lavoro conquiste delle donne Il 7 ottobre la giornata mondiale del lavoro dignitoso La CSI, Confederazione Internazionale dei Sindacati, in vista della Giornata Mondiale del Lavoro Dignitoso che si celebrerà il prossimo 7 ottobre in tutto il mondo invita tutte le organizzazioni aderenti a dare vita nei rispettivi paesi a manifestazioni e incontri sul tema del lavoro dignitoso per tutti. Sono trascorsi sei anni dal primo lancio della Giornata Mondiale e grazie a questa ricorrenza decine di mi- lioni di persone hanno intrapreso numerose azioni per promuovere, garantire e difendere i diritti sindacali di lavoratori e lavoratrici in tutto il mondo ottenendo importanti risultati. Anche quest’anno, pertanto, la CSI ha rilanciato l’appello per promuovere la giustizia sociale e il lavoro di qualità per tutti, l’unica strada per rimettere in moto l’economia. Solo il 7% dei lavoratori e delle lavoratrici, sia nell’economia formale sia in quella informale, sono sindacalizzati e sono centinaia di milioni le persone che ancora non beneficiano della tutela dei diritti sindacali. La Giornata Mondiale per il Lavoro Dignitoso è dunque un’importante occasione per sensibilizzare il mondo del lavoro sul tema e sostenere azioni mondiali di solidarietà. (L.M.) Al via la terza edizione di Frecciarosa Tornano le Frecce di Trenitalia per tutto il mese di ottobre per portare avanti la campagna di sensibilizzazione e prevenzione delle malattie femminili insieme all'Associazione IncontraDonna onlus, con il patrocinio del Ministero della Salute. Una campagna che si rivolge all'intero universo femminile mettendo al centro dell'attenzione le donne, la loro salute, i loro diritti e il loro mondo. L'edizione 2013 di Frecciarosa punterà a consolidare il successo delle precedenti edizioni con cui sono state coinvolte oltre 2 milioni di donne in consulenze e visite gratuite e distribuiti oltre 100mila vademecum sulla salute. Anche quest’anno il programma riproporrà consulenze mediche a bordo treno e distribuzione di consigli e indicazioni utili non solo per le donne ma per la salute di tutta la famiglia. (L.M.) A cura del Coordinamento Nazionale Donne Cisl - ww.cisl.it - [email protected] - telefono 06 8473458/322 16 tendenze SABATO 5 OTTOBRE DOMENICA 6 OTTOBRE 2013 Viaggiare,aiutarechiviaggiaepreservareilpianeta conviaggilowCo2emission V iaggiare è il sogno di tutti, un modo per imparare, per crescere, ma... c'è un però. Viaggiare ha un costo, spesso elevato e che non tutti possono affrontare. Il costo dei nostri viaggi non è solo monetario e, che se ne parli o meno, i costi li paga il nostro pianeta. Inquinamento, utilizzo delle risorse naturali (anche gli aerei hanno bisogno di carburante, non solo le nostre auto, ed è frutto prezioso della terra), non calcoliamo poi la produzione di scarti industriali e chimici che i nostri viaggi sono capaci di creare. Quanti se ne preoccupano? Pochi, ma fortunatamente non nessuno. Ho fatto una scoperta, si chiama http://www.wanderio.comed è un sitodove si possonocreare e prenotareviaggi dallo spostamento, ai vari servizi di transfer e booking per il pernottamento, ma c'è di più, grazie a questo sito possiamo conoscere perfino le emissioni di CO2 che comporterà la nostra partenza. Un occhio al portafoglio ed uno al pianeta. Ma come nasce un sito del genere? Dietro wanderio c'è una giovane startup tutta italiana. Giovani italiani che non solo si sono messi in gioco, ma hanno creato un'impresa che può aiutare altri giovani - e non solo - a progettare ipropri viaggi.In Italiastartup di questogenere non sonoancora numerosecome sarebbe auspicabile, i giovani non hanno i lavori che forse meriterebbero e viaggiare, senza un lavoro e senza fondi, diventa sempre più difficile, ma è con idee come questa si può mettere in moto un processo economico positivo e perché no, aiutare soprattutto i giovani a viaggiare spendendo poco e con un occhio alle emissioni di CO2 - è la prima informazione che ci da il sito dopo la coloratissima homepage e imparando qualcosa di positivo perché è anche grazie ai viaggi che possiamo crescere e, chissà, trovare idee buone come questa. conquiste del lavoro Vittoria Marchegiani