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LABORATORI DELLA FEDE Giovani in cammino verso Cristo ANNO B scheda 4 - 16/19 anni APPROFONDIMENTI Diocesi di Forlì-Bertinoro Centro di Pastorale Giovanile AF FETT I V I TA’ io sono il mio corpo IL FILM BRICIOLE Un film di Ilaria Cirino. Con Claudia Zanella, Franco Castellano (II), Elisabetta Castellotti, Gabriele Mainetti, Francesca Figus. Drammatico, durata 100 min. - Italia 2005. Ho paura...della vita’- dice Sandra. Una frase che accompagna un cammino lungo, un tunnel in cui il protagonista assoluto è il cibo, rifiutato, odiato, negato eppure sempre presente. Tra anoressia e bulimia (di grande impatto l’immagine della ragazza che mangia in modo famelico davanti allo specchio) ‘Briciole’, un tv movie per la regia di Ilaria Cirino, tratto dall’omonimo libro di Alessandra Arachi edito da Feltrinelli, racconta la storia di una ragazza e della sua famiglia. Una famiglia. I genitori (Franco Castellano e Elisabetta Castellotti), sposati da ventanni, cominciano lentamente a distaccarsi. Una ragazza al culmine dell’adolescenza, Sandra (interpretata da Claudia Zanella), 18 anni, carina, intelligente ed un amore ‘impossibile’ per un ragazzo, Saverio (interpretato da Gabriele Mainetti). La sorella maggiore Roberta (Francesca Figus) aggrappata quasi nevroticamente al fidanzato che spesso, forse troppo oppresso, si allontana. Stefania (Angelica De Salve), 9 anni, la più piccola, osservatrice, acuta, allegra che ad un tratto dice: ‘io non voglio crescere’ e bisogna comprenderla per forza, visto il mondo adulto che la circonda. Storia di una profonda sofferenza, scene abbastanza crude, essenziali, realistiche. Presentata da Agostino Saccà in termini davvero entusiastici (‘un racconto intenso, appassionato, bellissimo. Questo film è una carezza a chi soffre di questo profondo disagio psichico’), questa fiction ha sicuramente il merito di essere molto attuale e di raccontare un dramma comune con tutta l’amarezza ma anche la forza necessaria a chi vuole combatterlo. Un percorso difficile quello della guarigione ma non impossibile. Tante persone ogni giorno guariscono. Purtroppo sono altrettanto numerose quelle che si ammalano, senza distinzione di sesso (anche se la maggioranza resta femminile), di età, di stato sociale (preferite comunque le classi medio-alte). Questo film, delicato e crudo allo stesso tempo, può essere un modo per riflettere, sulla propria persona, sugli altri, sulla vita. Per non rifiutarla, per assaporarla, per imparare a gustarla, briciola dopo briciola... MUSICA “BODIES” robbie williams’ God gave me the sunshine, Then showed me my lifeline I was told it was all mine, Then I got laid on a ley line What a day, what a day, And your Jesus really died for me Then Jesus really tried for me UK and entropy, I feel like its ****in’ (beeped out) me Wanna feed off the energy, Love living like a deity What a day, one day, And your Jesus really died for me www.musicloversgroup.com I guess Jesus really tried for me Bodies in the Bodhi tree, Bodies making chemistry Bodies on my family, Bodies in the way of me Bodies in the cemetery, And that’s the way it’s gonna be All we’ve ever wanted Is to look good naked Hope that someone can take it God save me rejection From my reflection, I want perfection Praying for the rapture, ‘Cause it’s stranger getting stranger And everything’s contagious It’s the modern middle ages All day every day And if Jesus really died for me Then Jesus really tried for me Bodies in the Bodhi tree... All we’ve ever wanted.... Jesus didn’t die for you, what do you want? (I want perfection) Jesus didn’t die for you, what are you on? Oh Lord (Jesus really died for you) Ohh (Jesus really died for you) (Jesus really died for you) Ohh METTITI IN GIOCO! IL CORPO DELLA PUBBLICITA’ E DELLA MODA Umberto Galimberti: Una pensione per l´anoressia Tratto da “la Repubblica”, 10 maggio 2002 ...I primi segnali (dell’anoressia), che un tempo si manifestavano nella pubertà (accreditando l´ipotesi psicoanalitica del rifiuto a diventar donne mature per via di un conflitto con la madre), si modificano sempre più verso il basso in età decisamente pre-puberale, o verso l´alto a 30-35 anni in piena età matura. Questi dati ci dicono che l´ipotesi psicoanalitica, buona per le anoressie di un tempo, oggi non tiene più, o per lo meno da sola non basta. A essa va affiancata l´ipotesi sociologica che, dal sistema della moda alla pubblicità, addita nell´anoressia il modello di esser donna. Se poi consideriamo che l´anoressia colpisce solo le ragazze dell´opulento Occidente ed è sconosciuta nel Terzo e Quarto Mondo, allora, senza vedere in questo una nemesi, non possiamo pensare che questa malattia e tutto quel background che le fa da sfondo (diete, palestre, footing, ginnastiche) sia una denuncia inespressa che il nostro modo di sovrabbondare in cibo e opulenza nasconda tra le sue pieghe il segreto della malattia, come denuncia di quel malessere di cui l´anoressia si fa testimone? Il vuoto d´anima non si riempie con il cibo. Abbiamo perso la cultura dell´anima e abbiamo inflitto al corpo quelle che erano le sue penitenze. Non più esercizi spirituali, ma esercizi corporei, in quella sfida con la morte che è il tema generale di ogni esistenza anche di quelle che riescono a trasformare un pezzo di pane in un dannoso concentrato di zuccheri e una goccia d´olio in un irrecuperabile accumulo di grassi.... Se diamo credito all´inconscio collettivo vien da pensare che, al di là delle nostre riflessioni, sia il nostro corpo (nella forma della anoressia o della bulimia che sono poi la stessa cosa) a diventare «sintomo» per dirci che produrre per consumare e consumare per produrre (metafora della fisiologia del nostro corpo) non è forse l´ideale più alto della vita, o per lo meno qualcosa che giustifichi il senso del nostro esistere. E allora l´anoressia ... è soprattutto un richiamo allo stile di vita di noi occidentali che più non sappiamo come riempire la minaccia sempre incombente di un vuoto di senso se non annegando l´angoscia nel cibo, nello shopping compulsivo, nella sovrabbondanza nauseante della disponibilità delle cose. Umberto Galimberti: Anoressia. Quei corpi affamati accusano la famiglia e la società Tratto da “la Repubblica”, 30 settembre 2007 ...Certo la pubblicità non aiuta. La moda neanche. I giornali femminili non si trattengono dall’esporre foto di fanciulle esangui e di corredare le pagine con servizi che illustrano i progressi della chirurgia estetica, gli esercizi da praticare in palestre, le diete da seguire. Ma il problema non è qui. Perché il rifiuto del cibo non è la malattia, ma il sintomo finale di una malattia il cui esordio risale a anni prima, quando la ragazza (ma ormai si registrano anche diversi casi di ragazzi) s’è trovata nel bel mezzo di una rete di relazioni familiari sbagliate, in cui non riusciva a capire chi era e che cosa ci faceva lì.... Per questo l’anoressia si chiama “mentale”, anche se il sintomo finale è terribilmente “fisico”. E impressiona e angoscia quei genitori che solo alla fine capiscono che la ragazzina che hanno cresciuto, un po’distrattamente e un po’ossessivamente, non sta facendo i “capricci” di fronte a un grissino o a uno specchio, ma sta cercando disperatamente un’immagine di sé che dai genitori non ha ricevuto, soprattutto per la relazione sbagliata e ormai deragliante con mamma e papà. La moda, la pubblicità, le riviste femminili, vengono dopo, molto dopo, a danno già avvenuto per la modificazione mentale dello schema corporeo. E allora se non vogliamo prendere i problemi dalla coda, ma affrontarli alla radice, spostiamo l’attenzione dai manifesti alla qualità delle relazioni che caratterizzano le nostre famiglie, dove la comunicazione, il rispetto vicendevole, la veicolazione degli affetti, il reciproco riconoscimento languono esangui, non meno esangui dei corpi di queste povere ragazze che nella famiglia non sono riuscite a trovare né a costruire un’accettabile immagine di sé. IL CORPO: TEMPIO DELLO SPIRITO SANTO segno di croce segno che condensa tutta la professione di fede cristiana posizione eretta rispetto, tensione verso il cielo, ma anche espressione della risurrezione di Cristo posizione seduta ascolto, attesa, attenzione battersi il petto gesto penitenziale; indica che l’origine del peccato è nel cuore dell’uomo capo chino rispetto, riconoscimento della superiorità altrui processione offertoriale comunità che, nel camminare verso Dio, ringrazia per i doni ricevuti braccia aperte gesto di preghiera per offrire tutto il proprio essere al Signore gesto della pace gesto di fraternità e di riconciliazione mangiare gesto di sopravvivenza, che nell’Eucarestia diventa gesto per accogliere Gesù, cibo di salvezza GIOVANNI PAOLO II, L’uomo, immagine di Dio, è un essere spirituale e corporeo, 16 aprile 1986 L’uomo creato a immagine di Dio è un essere insieme corporale e spirituale, un essere cioè che, per un aspetto, è legato al mondo esteriore e per l’altro lo trascende. In quanto spirito, oltre che corpo, egli è persona. Questa verità sull’uomo è oggetto della nostra fede, così come lo è la verità biblica circa la sua costituzione ...L’uomo è una unità: è qualcuno che è uno con se stesso. Ma in questa unità è contenuta una dualità. La Sacra Scrittura presenta sia l’unità (la persona) che la dualità (l’anima e il corpo). BENEDETTO XVI, Deus Caritas Est, p. 14-15 Se l’uomo ambisce di essere solamente spirito e vuol rifiutare la carne come una eredità soltanto animalesca, allora spirito e corpo perdono la loro dignità. E se, d’altra parte, egli rinnega lo spirito e quindi considera la materia, il corpo, come realtà esclusiva, perde ugualmente la sua grandezza. L’epicureo Gassendi, scherzando, si rivolgeva a Cartesio col saluto:‘O Anima!’. E Cartesio replicava dicendo: ‘O Carne!’. Ma non sono né lo spirito né il corpo da soli ad amare: è l’uomo, la persona, che ama come creatura unitaria, di cui fanno parte corpo e anima. Solo quando ambedue si fondono veramente in unità, l’uomo diventa pienamente se stesso.