Progetto Alunni con Disabilità figli di migranti

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Progetto Alunni con Disabilità figli di migranti
SETTORE ISTRUZIONE E
POLITICHE DELLE DIFFERENZE
Lineamenti di un Progetto di studio e ricerca su
Alunni con disabilità, figli di migranti∗.
Approcci culturali, questioni educative, prospettive inclusive
∗ Per non appesantire la lettura del testo, come da convenzione nella lingua italiana,
utilizziamo la forma al maschile per riferirci in modo generale al ruolo delle persone
(allievo, alunno, bambino, operatore ecc.). Concettualmente intendiamo,
naturalmente, includere anche tutte le bambine, le ragazze e le donne che incarnano
quello stesso ruolo.
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Direzione e coordinamento scientifici:
Roberta Caldin
Docente di Pedagogia Speciale - Facoltà di Scienze della
Formazione Università di Bologna
Équipe Scientifica dell'Università di Bologna:
(Facoltà di Scienze della Formazione- Dipartimento di Scienze dell’Educazione)
Luigi Guerra
Roberto Farnè
Roberta Caldin
Francesca Emiliani
Angelo Errani
Alessandra Sansavini
Elena Malaguti
Sandra Elisi Degli Esposti
Ettore Scappini
Ivana Bolognesi
Alain Goussot
Annalisa Guarini
Franchi Scarselli Guido
Preside della Facoltà di Scienze della Formazione
Direttore del Dipartimento di Scienze dell'Educazione
“G.M.Bertin”
Docente di Pedagogia Speciale
Docente di Psicologia Sociale
Docente di Pedagogia Speciale
Docente di Psicologia dello sviluppo
Ricercatrice e Docente di Pedagogia Speciale
Ricercatrice e Docente di Antropologia Culturale
Ricercatore e Docente di Sociologia Generale
Ricercatrice e Docente di Pedagogia Interculturale
Ricercatore e Docente di Pedagogia Speciale
Ricercatrice
Ricercatore e Docente di Diritto dei Servizi Sociali Dipartimento di Scienze Giuridiche
Elaborazione dati:
Laura Corazza
Antonio Domenico Fracasso
Ricercatori:
Dimitrios Argiropoulus
Elisa Gori
Barbara Leonardi
Roberto Dainese
Esperta - Facoltà di Scienze della Formazione
Tecnico -Facoltà di Scienze della Formazione
Ricercatore
Ricercatrice
Ricercatrice
Dottorando afferente al Dottorato di Ricerca
Internazionale Culture disabilità e inclusione:
educazione e formazione, promosso e coordinato
dall’Università di Roma “Foro Italico” - Responsabile
Prof.ssa Lucia De Anna - Docente di Pedagogia
Speciale - consorziato con l’Università di Bologna –
Facoltà di Scienze della Formazione
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Tavolo Interistituzionale “Alunni con disabilità, figli di migranti”:
Luigi Guerra
Roberta Caldin
Pompilia Pepe
Grazia Russo
Anna Pedinotti
Paola Vassuri
Elisabetta Zucchini
Mariagrazia Cassola
Livia Dazzi
Ciro Raia
Cinzia Quirini
Loredana Magazzeni
Maura Sangiorgi
Teresa Lauricella
Mercedes Tonelli
Paola Centineo
Maria Amigoni
Anna Evangelisti
Gabriele Gamberi
Vito Lapietra
Università di Bologna Facoltà Scienze della Formazione
Università di Bologna Facoltà Scienze della Formazione
Comune di Bologna Settore Istruzione e Politiche delle Differenze
Comune di Bologna Settore Istruzione e Politiche delle Differenze
Comune di Bologna Settore Istruzione e Politiche delle Differenze
Comune di Bologna Quartiere Navile
Comune di Bologna Quartiere San Donato
Azienda UslBologna
Azienda UslBologna
Direzione Didattica n. 5
Bologna
Direzione Didattica n. 13
Bologna
Istituto Comprensivo n. 1
Bologna
Istituto Comprensivo n. 1
Bologna
Istituto Comprensivo n. 4
Bologna
Istituto Comprensivo n. 4
Bologna
Istituto Comprensivo n. 6
Bologna
Istituto Comprensivo n. 11
Bologna
Istituto Comprensivo n. 13
Bologna
Fondazione Gualandi
Istituto Cavazza
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INDICE
PREMESSA
Alunni con disabilità, figli di migranti, nei servizi educativi
e scolastici: una questione complessa e poco conosciuta
p. 9
La necessità di una ricerca interistituzionale con sinergie
interdisciplinari
p. 11
IL PROGETTO
Obiettivi
p. 14
Aspetti operativi
p. 15
IL PARTENARIATO
Facoltà di Scienze della Formazione e Dipartimento
di Scienze dell'Educazione dell’Università di Bologna
p.18
Collaborazione con l'Azienda Sanitaria Locale Bologna Città
p.19
Collaborazione con le Istituzioni Scolastiche del ciclo primario
di Bologna
p.20
Collaborazione con i Servizi Educativi per la prima infanzia
del Comune di Bologna
p.21
UNA PRECISAZIONE
p.23
7
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PREMESSA
Alunni con disabilità, figli di migranti, nei servizi educativi e scolastici:
una questione complessa e poco conosciuta
L’universo dei minori, figli di migranti, in Italia, è vario e multiforme poiché
numerosi sono i fattori che contribuiscono a renderlo complesso; già l’accezione
“minore straniero” (molto diffusa) non esplicita l’articolazione e la poliedricità della
situazione (minori non accompagnati, ricongiunti, nati in Italia da genitori migranti
ecc. ) e per questo preferiamo utilizzare l’espressione “figli di migranti”.
Altro elemento di molteplicità è costituito dalla eterogeneità dei paesi di
provenienza (si pensi, ad esempio, che nel solo territorio del Comune di Bologna
sono presenti cittadini di 142 paesi), a testimonianza del fatto che i flussi migratori,
nella loro duplice componente di movimento in entrata e uscita, non sono più una
esperienza limitata ad alcune aree, ma costituiscono un fenomeno mondiale, comune
ad ogni continente.
In questo quadro di complessità, un dato innegabile è la crescita numerica della
presenza di bambini e ragazzi figli di migranti nei servizi per la prima infanzia (fascia
0-6 anni) e nelle scuole dell’obbligo italiane: secondo il Rapporto Caritas/Migrantes
2008, anche nell’a.s. 2007/2008 l’Emilia-Romagna è la regione con la percentuale
maggiore di alunni con cittadinanza non italiana: si è raggiunto, infatti, l’11,8%;
nell’a.s. 2006/2007, invece, la percentuale era del 10,7 (media nazionale 6,4%); in
particolare, c’è un incremento significativo nella scuola primaria e secondaria di
primo grado, dove la percentuale degli alunni stranieri supera già il 13%.
La situazione del capoluogo di regione è analoga: dai dati presentati dal
Comune di Bologna - Settore Istruzione e Politiche delle differenze - nella
pubblicazione Alunne/i con cittadinanza non italiana nella scuola statale e non
statale primaria, secondaria di primo grado e di secondo grado. a.s. 2007/08, risulta
che per quest'anno la componente straniera rappresenta l’11,85% della popolazione
scolastica, mentre nel 2006/06 era il 10,9%.
Il fenomeno migratorio, inoltre, si sviluppa in un’epoca di crisi,
prepotentemente influenzata dal processo di globalizzazione, che coinvolge
profondamente i paesi di accoglienza rendendoli più “fragili” dal punto di vista
sociale, culturale ed economico; nel nostro tessuto culturale si può verificare quello
che ha intuito Z. Bauman dicendo: “La più grande vittima della globalizzazione è la
solidarietà”.
La consistenza del fenomeno migratorio e l’impatto con i sistemi educativi e
sanitari dei paesi di accoglienza suscita, indubbiamente, nuove problematiche
organizzative, sociali e culturali che, però, non dovrebbero essere percepite ed
interpretate con modalità “emotive”, ossia scarsamente sostenute da una conoscenza
realistica della situazione concreta.
I servizi educativi e scolastici hanno un ruolo chiave per scongiurare queste
tendenze e per facilitare il processo di integrazione; possono, infatti, promuovere un
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approccio educativo che sia all'altezza dei problemi di una società complessa e
mobile come quella attuale. Essi sono chiamati in causa non solo per fornire risposte
alle trasformazioni sociali, ma anche, e soprattutto, per dare corpo ad un nuovo modo
di concepire l’educazione che sia adeguato a preparare i giovani all’interscambio
interculturale, al dialogo internazionale, alla convivenza mondiale.
In alcuni casi, tuttavia, la presenza di bambini figli di migranti negli scuole
italiane viene osservata quasi esclusivamente con un'ottica di inquietudine ed
interpretata come elemento destabilizzante che solleva nuove ed ulteriori
problematicità: questa prospettiva rischia di rinforzare spinte socialmente regressive
come il rafforzamento di false e/o deviate rappresentazioni sociali, di enfatiche
stereotipizzazioni, di atteggiamenti pregiudiziali e di esclusione sociale del “diverso”
o di ciò che sembra apparire tale.
La prospettiva che individua e definisce l’alunno figlio di migranti come
aprioristicamente problematico, inoltre, rischia di oscurare le potenzialità insite nei
processi di integrazione delle differenze (ampiamente rilevate dalla letteratura
scientifica), che possono contribuire all'avvio e al consolidamento di spinte evolutive
nei singoli e nei gruppi, a livello affettivo/relazionale cognitivo/razionale.
Quando il minore, figlio di migranti, ha anche una disabilità, il percorso di
integrazione diviene ancor più complesso: per questo si ritiene che il lavoro, in
ambito educativo, degli operatori dei servizi e degli insegnanti debba essere sostenuto
e facilitato dal mondo della ricerca e della riflessione scientifica.
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La necessità di una ricerca interistituzionale con sinergie interdisciplinari
All’interno di questa cornice, il Settore Istruzione e Politiche delle Differenze
del Comune di Bologna si fa portavoce dell’esigenza di comprendere a fondo il
fenomeno attraverso un progetto di ricerca, anche perché si trova ad esservi coinvolto
sia in veste di testimone privilegiato dei nuovi bisogni ed interrogativi a cui le scuole
devono rispondere, sia come gestore di servizi educativi, sia nel ruolo di promotore di
occasioni riflessive finalizzate al confronto tra istituzioni educative riguardo alle
strategie più adeguate per affrontare i problemi emergenti.
A partire da queste esigenze, si ritiene che la prima azione da compiere sia la
costituzione di un Tavolo di Lavoro Interistituzionale che si occupi di indirizzare il
progetto di ricerca e lo accompagni in tutte le sue fasi. Il Tavolo sarà composto, oltre
che da rappresentanti del Settore Istruzione e dei Quartieri, da esperti provenienti
dalle diverse istituzioni che si occupano dei minori con disabilità, figli di migranti, in
ambito cittadino.
In particolare, il Tavolo di Lavoro Interistituzionale prevede il rilevante
contributo:
-
-
-
-
di rappresentanti dell’Università di Bologna - Facoltà di Scienze della
Formazione - per gli apporti teorici, scientifici e metodologici al progetto di
ricerca;
di rappresentanti dell’Azienda Sanitaria Locale - Bologna Città - per
l’esperienza di rapporto e presa in carico di bambini disabili, figli di migranti, e
delle loro famiglie; per l’apporto conoscitivo su temi quali: gli aspetti clinici, le
condizioni sanitarie e sociali degli allievi certificati; le possibili interpretazioni
culturali della disabilità possedute dalle famiglie; gli aspetti che possono rendere
problematica o facilitante la relazione tra operatori e utenti;
di
rappresentanti
degli
Istituti
scolastici
cittadini,
per
le
conoscenze/competenze derivanti dalla prossimità immediata con i bambini, con
particolare attenzione agli aspetti dell’integrazione scolastica e didattici;
di rappresentanti dei Coordinamenti Pedagogici dei Servizi per la prima
infanzia del Comune di Bologna;
di Testimoni/realtà privilegiati attivi sul territorio cittadino, come, ad esempio,
l’Istituto “Gualandi” e l’Istituto “Cavazza”
Il primo passo, quindi, dovrebbe consistere nel condurre una riflessione
comune su alcuni temi-chiave, come, ad esempio, la definizione dello status di
minore/alunno con disabilità, figlio di migranti, in una cornice interculturale e
storicizzata che vede l’Italia impegnata nei processi d’inclusione per la riduzione
dell’handicap, ma arrancante in quelli, talvolta solo parzialmente accoglienti,
riguardanti i migranti e i loro figli.
Entrambi i concetti (disabile e migrante), infatti, possono implicare un ampio
spettro di significati e si prestano a diverse ottiche interpretative, tanto più se si
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riferisce a contesti multiculturali e a percorsi migratori; essi richiedono una
riflessione condivisa per cogliere i modelli teorici ed operativi sottesi alle prassi
educativo-scolastiche e al piano della comunicazione con le famiglie.
In ambito pedagogico, il dibattito sui risvolti educativi della disabilità e della
migrazione è accesissimo e numerosi sono gli studi/ricerche effettuati per indicare
strategie, linee guida e strumenti per una efficace opera educativa finalizzata
all’integrazione: va detto, però, che tali studi/ricerche sono, prevalentemente,
monotematici e indirizzati o solo al tema della disabilità o solo a quello della
migrazione: questo è anche il motivo per il quale la letteratura sulla “doppia
diversità” (disabilità e migrazione) è alquanto scarsa.
Infatti, sulla condizione dei minori con disabilità, figli di migranti, e sulla loro
integrazione scolastica esistono pochi studi e ricerche specifiche sia a livello
nazionale che internazionale; l’ampia letteratura, gli sforzi compiuti (sia dal punto di
vista conoscitivo, sia da quello formativo/organizzativo/gestionale) separatamente nei
due ambiti (speciale e interculturale) si riducono quasi a zero quando i due temi si
incrociano e richiedono un approccio interdisciplinare.
Essendo, tuttavia, un fenomeno recente ma in costante incremento, le
istituzioni, le agenzie educative e il mondo della riflessione pedagogica si trovano,
oggi, chiamate a farsene carico.
Gli sforzi educativi e formativi orientati a promuovere l’integrazione, le pari
opportunità ed il rispetto delle differenze riguardano il discorso pedagogico generale
e, in particolare, sono condivise dalla Pedagogia Speciale e Interculturale: entrambe
le discipline, pur con specificità proprie, trovano molteplici e chiari punti di contatto
nel momento in cui si occupano di minori/alunni con disabilità, figli di migranti.
Il tema della definizione di un approccio adeguato che favorisca l’integrazione
degli alunni di cui ci occupiamo in questa sede può essere affrontato con gli strumenti
teorici e le categorie interpretative specifiche della Pedagogia Speciale, integrate su
uno sfondo interdisciplinare e con il contributo di tutti i soggetti attivi sul fronte
dell’accoglienza e della cura dei bambini in condizione di disabilità, figli di migranti.
Di grande rilievo sono anche gli studi e le ricerche della Pedagogia
Interculturale che possono aiutare a leggere il fenomeno con lenti interpretative
opportune, volto a modificare le formae mentis – con tutte le manifestazioni
conseguenti - che potrebbero risultare ostacolanti i processi inclusivi.
Il fatto che, ad esempio, lo status di minore con disabilità, figlio di migranti,
possa essere definito quale doppia diversità richiede uno sforzo per scongiurare il
rischio di “chiusura nella camicia di forza concettuale”, come indica Devereux o, in
altri termini, di riduzione dell’individuo ad una categoria predefinita (diagnostica e
classificatoria) che, invece di facilitare la lettura e la risoluzione dei suoi bisogni, può
aprire la strada al doppio stigma, al rinforzo di pregiudizi e all’aumento di stereotipi.
Per scongiurare tale pericoli si ritiene utile la creazione di occasioni in cui sia
possibile mettere in atto un atteggiamento riflessivo che induca ad interrogarsi sulle
categorie culturali ed interpretative proprie delle diverse agenzie educative del
territorio.
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Da alcuni anni gli operatori del settore educativo mostrano di percepire un
incremento della presenza di bambini con disabilità, figli di migranti; ad oggi si sta
quantificando l’entità numerica di tale incremento con rilevazioni strutturate e
sistematiche.
Occorrono, tuttavia, dati qualitativi fondamentali per fotografare il fenomeno
in tutte le sue sfaccettature, come ad esempio le caratteristiche individuali, familiari e
sociali dei bambini con disabilità, figli di migranti o, ancora, il percorso migratorio
delle famiglie e le condizioni di inserimento nel nostro paese e nei servizi educativi.
Come abbiamo già avuto modo di rilevare, il quadro dei riferimenti scientifici
non è abbondante: in tal senso, si ritiene utile dare seguito a studi e ricerche in questo
ambito specifico, per giungere a comprenderne meglio i bisogni ed offrire risposte
culturali, sociali ed educative adeguate.
L’azione conoscitiva sugli aspetti quantitativi e qualitativi del fenomeno e sui
risvolti pedagogici ed educativi, richiede, in primo luogo, di chiarire gli approcci
epistemologici, i paradigmi conoscitivi ed i nodi concettuali che si presumono
rilevanti. Si tratta di un compito particolarmente complesso e delicato che richiede
apporti scientifici specialistici ed il contributo di tutti i soggetti impegnati in
quest’ambito.
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IL PROGETTO
Obiettivi
Una volta attivata la rete di collaborazioni, all’interno del Tavolo di Lavoro
Interistituzionale, si procederà a definire e a dare vita ad un percorso di studio e
ricerca relativo a bambini e ad alunni con età compresa tra gli 0 e i 14 anni.
Tale progetto sarà finalizzato, principalmente, al conseguimento di alcuni
macro obiettivi, qui di seguito delineati e il cui soddisfacente raggiungimento sarà
legato anche alla possibilità di avere altre annualità a disposizione.
Pervenire ad una conoscenza approfondita del fenomeno, analizzandone – se
possibile - gli aspetti demografici, sanitari, interculturali, antropologici,
psicosociali ma, soprattutto, pedagogici.
Si tratta di effettuare un’ indagine quantitativa e qualitativa che fornisca lo stato
dell’arte sulla condizione dei minori con disabilità, figli di migranti, nei nostri servizi
educativi e scolastici. Oltre alla rilevazione demografica, quindi, potranno essere
approfondite alcune aree di ricerca quali:
- la relazione tra percorso migratorio, della famiglia e del bambino, e la situazione
di disabilità;
- la situazione dei genitori e del bambino riguardo al soggiorno nel nostro paese;
- le problematiche comunicative e linguistiche;
- gli aspetti relativi alla diagnosi della disabilità e le opportunità e i percorsi di
accesso ai servizi;
- le situazioni sanitarie e sociali; le pratiche di cura; le concezioni della disabilità
nel paese di origine a confronto con quelle del nostro paese;
- la mappatura di alcune esperienze positive e di strategie di accoglienza/cura
educative nel territorio cittadino (come ad esempio la presenza di mediatori
culturali e/o di personale educativo in ambito scolastico);
- le rappresentazioni sociali della condizione di minore disabile, figlio di migranti, e
delle loro famiglie, da parte degli operatori educativi/scolastici e sanitari;
- l’individuazione di punti di forza e di criticità, a livello istituzionale e relazionale,
che possono influenzare il lavoro educativo con i minori, con particolare
riferimento ai temi dell’integrazione scolastica.
1.
2. Individuare linee guida, orientamenti, strumenti e percorsi che possano
agevolare l’integrazione degli alunni con disabilità, figli di migranti, nelle
strutture educative, scolastiche extrascolastiche.
Si tratta di indicare le variabili e le condizioni, osservare i comportamenti, indagare
gli atteggiamenti, che possano facilitare la cura e il benessere degli alunni con
disabilità, figli di migranti, nei diversi contesti (modalità organizzative che facilitano
l’accoglienza; strumenti e strategie atti a migliorare la comunicazione con le
famiglie; progetto educativo e stile relazionale che meglio si adattano ai minori ecc.).
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3. Divulgare i dati e le linee guida emersi dalla ricerca, tramite:
- seminari di studi, rivolti a tutti i soggetti coinvolti nel progetto, per restituire i dati
raccolti, condividere le considerazioni emerse; valutare nuovi percorsi di ricerca;
- occasioni pubbliche di riflessione (convegno, giornata di studio ecc. ) rivolte agli
operatori del settore;
- documentazione delle esperienze positive in atto, in particolare nei servizi per la
prima infanzia del Comune di Bologna;
- pubblicazione di dati, di riflessioni emerse, di nuovi percorsi di ricerca, tramite
cartaceo e/o sito web.
Aspetti operativi
Ribadendo il carattere interdisciplinare ed interistituzionale dell’iniziativa, il
Settore Istruzione e Politiche delle Differenze del Comune di Bologna si propone
come capofila della rete degli Enti Partner coinvolti.
In tale dimensione sinergica, all’interno del Tavolo di Lavoro
Interistituzionale, si procederà alla pianificazione e alla realizzazione specifica e
dettagliata della dimensione operativa del progetto che dovrebbe avere, almeno nella
sua prima forma, durata annuale, con possibilità di un’ ulteriore annualità che
permetta di approfondire e articolare quanto indagato.
In particolare, nella eventuale seconda annualità, si potrebbe provare a
sperimentare un ideale “modello educativo” di accoglienza, integrazione, inclusione
costituito dagli elementi emersi da questa ricerca. Poiché anche la Facoltà di
Psicologia dell'Università di Bologna – sede di Cesena –ha avviato una ricerca simile
alla presente (con il Comune di Cesena e l’Ufficio Scolastico Provinciale), si
potrebbe sperimentare tale modello nel territorio emiliano-romagnolo facendo tesoro
dei risultati di entrambe le ricerche.
Il Comune di Bologna incarica tre addetti alla ricerca che effettueranno
concretamente la rilevazione e lavoreranno con la supervisione scientifica e il
coordinamento di Roberta Caldin, Docente di Pedagogia Speciale nella Facoltà di
Scienze della Formazione dell’Università di Bologna.
La Facoltà di Scienze della Formazione e il Dipartimento di Scienze
dell’Educazione dell’Università di Bologna, inoltre, si avvalgono, in questa ricerca,
della fattiva partecipazione e collaborazione di un dottorando di ricerca.
E’ evidente che ciascun partner avrà un ruolo chiave per la riuscita della ricerca
e sarà coinvolto in tutte le fasi del lavoro che saranno articolate come di seguito
indicate.
Fasi della ricerca
1. Fase iniziale:
rassegna di studi e ricerche disponibili sul tema oggetto di indagine;
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- definizione dei focus di ricerca;
- messa a punto degli aspetti metodologici e degli strumenti per effettuare
l’indagine (ad esempio: testatura del questionario presso alcune classi delle scuole
del Comune di Bologna; interviste a testimoni privilegiati; focus group con
soggetti istituzionali; interviste domiciliari a genitori migranti con figli disabili
ecc. );
- presa di contatto con i soggetti istituzionali - e non - da coinvolgere
operativamente nella rilevazione dei dati.
2. Fase di ricerca:
- rilevazione presso le istituzioni educative, scolastiche ed extrascolastiche, i servizi
preposti e le famiglie coinvolte di dati quantitativi e qualitativi;
- individuazione di esperienze positive già attive sul territorio cittadino;
- analisi e rielaborazione dei dati raccolti;
- stesura del rapporto di ricerca.
Fase conclusiva:
- definizione di linee guida per incrementare la qualità dei percorsi di integrazione
dei minori con disabilità, figli di migranti, e delle famiglie nei servizi educativi,
nelle scuole e nel sociale;
- definizione di percorsi e strumenti per la documentazione;
- divulgazione dei dati acquisiti e delle indicazioni pedagogiche.
3.
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Tavolo di lavoro
Interistituzionale
Partecipanti
Funzioni
 Settore Istruzione e Politiche delle
Differenze del Comune di Bologna
Rendere
operativo
un
confronto
interistituzionale sui temi del progetto;
 Università di Bologna, Facoltà di
Scienze della Formazione, e
Dipartimento
di
Scienze
dell’Educazione, Dipartimento di
Scienze giuridiche
Orientare la definizione dei focus di
ricerca, degli aspetti metodologici e degli
strumenti per effettuare l’indagine sul
campo;

Azienda Sanitaria Locale Bologna
Città
 Istituzioni Educative e Scolastiche
(scuole
dell’infanzia,
scuole
primarie)
 Coordinamenti Pedagogici dei
Servizi dei Quartieri di Bologna
 Testimoni privilegiati del territorio
cittadino:
Istituto Gualandi
Istituto Cavazza
Monitorare l’andamento del progetto in
ogni sua parte;
Contribuire alla interpretazione dei dati
emersi dalla ricerca;
Partecipare alla definizione di linee guida
per incrementare la qualità dei percorsi di
integrazione;
Prendere parte alla divulgazione dei dati
acquisiti e delle indicazioni pedagogiche
emerse.
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IL PARTENARIATO
Facoltà di Scienze della Formazione e
Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell'Università di Bologna
All’interno della fitta rete di collaborazioni che caratterizza il presente
progetto, la partnership con l’ateneo bolognese si delinea come elemento primario sia
per garantire la qualità della ricerca e l’incisività delle sue ricadute in ambito
operativo, sia per potenziarne il carattere interdisciplinare.
La sinergia tra il Settore Istruzione e Politiche delle Differenze del Comune di
Bologna e l’Università di Bologna - Facoltà di Scienze della Formazione - si colloca
nel quadro delle numerose iniziative di collaborazione già in essere e sancite dal
Protocollo di Intesa attivo dal 2006 (Delibera di Giunta prog. 164/2006) che, tra gli
obiettivi prioritari, pone come tema rilevante l’attenzione alle interazioni tra
intervento pedagogico e problematiche sociali (promozione del benessere scolastico,
integrazione interculturale e integrazione degli allievi disabili).
Per realizzare le finalità del progetto vi sarà l’apporto scientifico di una équipe
formata da docenti di diverse discipline (Pedagogia speciale, Pedagogia
interculturale, Pedagogia sociale, Antropologia culturale, Psicologia dello sviluppo,
Sociologia generale) afferenti alla Facoltà e/o al Dipartimento di Scienze
dell’Educazione; vi parteciperà anche un Ricercatore e Docente di Diritto dei Servizi
Sociali, afferente al Dipartimento di Scienze Giuridiche.
Inoltre, per i materiali on line, l’elaborazione dati, la costruzione di un sito web
collaboreranno alla ricerca due esperti/tecnici della Facoltà di Scienze della
Formazione.
All’interno dell’équipe di cui sopra, Roberta Caldin, in qualità di Coordinatore
scientifico, contribuirà alla realizzazione del progetto in ogni sua fase; curerà i
rapporti con il Referente del Settore Istruzione; avrà parte attiva nel Tavolo di Lavoro
Interistituzionale; supervisionerà e orienterà il lavoro degli addetti alla ricerca.
Come già indicato, il Settore Istruzione e Politiche delle Differenze del Comune di
Bologna provvede ad incaricare tre addetti alla ricerca che ha, in questa prima ipotesi,
durata annuale. In particolare, l’apporto dei Docenti della Facoltà di Scienze della
Formazione di Bologna potrebbe essere articolato come di seguito.
1. Nella prima fase del progetto:
 facilitare la ricognizione di eventuali studi e ricerche su temi analoghi nonché
della letteratura scientifica esistente a livello nazionale ed internazionale;
 contribuire, con l’apporto di categorie scientifiche e chiavi di lettura specifiche
delle diverse discipline, ad una comprensione pertinente ed articolata del
complesso fenomeno oggetto dell’indagine, vale a dire la presenza di alunni con
disabilità, figli di migranti, nelle scuole del ciclo primario;
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 orientare la definizione dei focus di ricerca e delle metodologie e degli strumenti
più idonei per la realizzazione dell’indagine conoscitiva;
2. Nella fase di rilevazione sul campo si prevede la supervisione scientifica ed il
coordinamento degli addetti alla ricerca nelle seguenti azioni:
 completamento della raccolta dei dati quantitativi (già avviata dal Settore
Istruzione) per definire la reale entità del fenomeno e la sua distribuzione sul
territorio cittadino;
 raccolta dei dati qualitativi, interpellando i testimoni privilegiati, per comprendere
a fondo aspetti più specifici (quali, ad esempio, le modalità di relazione delle
famiglie migranti con allievi disabili nel contesto educativo e scolastico; il
confronto tra i diversi significati attribuiti alla disabilità nelle diverse culture, il
vissuto degli operatori dei servizi educativi e scolastici e dei servizi sanitari nel
rapporto con queste famiglie e i loro figli);
 mappatura delle prassi di accoglienza e di integrazione attive sul territorio
cittadino;
 rilevazione delle pratiche di documentazione messe in atto dai diversi soggetti
istituzionali;
 analisi dei dati raccolti, stesura del report di ricerca e definizione dei nodi critici e
delle opportunità che dal punto di vista educativo possono incidere sulla qualità
della vita scolastica degli alunni disabili figli di migranti e delle loro famiglie.
Nella fase conclusiva:
 contribuire alla riflessione per individuare linee guida, orientamenti, strumenti e
percorsi, che possano facilitare l’integrazione degli alunni con disabilità, figli di
migranti, nelle strutture educative, scolastiche ed extrascolastiche;
 definizione di modalità di intervento e di documentazione idonee a sostenere ed
orientare, efficacemente, gli operatori educativi e scolastici nel difficile compito di
condurre a buon esito il processo di integrazione dei minori con disabilità figli di
migranti;
 divulgazione dei dati e delle considerazioni sia all’interno della rete di partenariato
del progetto, sia tramite seminari di riflessione aperti anche ad altri interlocutori.
3.
Collaborazione con l’Azienda Sanitaria Locale Bologna Città
La partnership con l’Azienda Sanitaria Locale Bologna Città si delinea,
all’interno del Tavolo di Lavoro Interistituzionale, come un elemento di primaria
importanza per la riuscita del presente progetto; essa si colloca, inoltre, nel quadro dei
molteplici riferimenti normativi (come ad es. la L.104/92 e l’Accordo Provinciale di
Programma) che sottolineano l’importanza di sinergie che favoriscano il
raggiungimento degli obiettivi di integrazione di tutte le persone con disabilità,
stranieri, migranti, figli di migranti ecc.
Il patrimonio di conoscenze, che gli operatori dell’ASL possono apportare al
presente progetto, è ravvisabile nel know-how maturato nell’esperienza di prossimità
19
con i bambini disabili figli di migranti e le loro famiglie, nelle consolidate pratiche di
diagnosi, accoglienza, accompagnamento, partecipazione ai gruppi operativi,
supporto e consulenza al personale docente scolastico.
Le professionalità degli operatori, e le riflessioni da essi maturate, possono
offrire preziosi spunti per perseguire il primo obiettivo del presente progetto, ossia
individuare i nodi problematici, gli elementi di criticità, i bisogni che
contraddistinguono le pratiche di sostegno dei bambini/preadolescenti con disabilità
figli di migranti.
Ma la sinergia tra enti del territorio cittadino (ASL, Comune, Istituzioni
Scolastiche, Università) risulta imprescindibile anche per il perseguimento di una
ulteriore ed importante finalità: quella di prevedere ricadute operative del lavoro di
ricerca: in tal senso, la collaborazione tra Comune di Bologna ed ASL potrebbe
essere definita, sul piano operativo, con la partecipazione di rappresentanti dell’ente:
1. ai lavori del Tavolo Interistituzionale per contribuire ad orientare e monitorare
tutte le fasi del progetto;
2. alla ricerca sul campo per indicare dati numerici in merito alla presenza dei
minori con disabilità figli di migranti in carico alla U.O. NPIA nel 2008 (fase in
parte già avviata nel marzo 2008 per i dati 2007); offrire considerazioni che
possano contribuire alla comprensione, quantitativa e qualitativa, del complesso
fenomeno oggetto dell’indagine; fornire un quadro delle pratiche e delle strategie
già messe in atto; evidenziare i punti di criticità e le risorse insiti nelle pratiche per
giungere alla definizione di strumenti operativi che possano incidere
positivamente sulla qualità dei servizi erogati dalla rete dei servizi;
3. nella fase conclusiva del progetto: contribuire all’individuazione di linee guida,
orientamenti, e, soprattutto, strumenti e percorsi, che possano facilitare
l’integrazione dei minori disabili figli di migranti e la comunicazione con le
famiglie; partecipare alla divulgazione dei dati e delle considerazioni sia
all’interno della rete dei partner del progetto, sia tramite seminari di riflessione
aperti anche ad altri interlocutori.
Collaborazione con le Istituzioni Scolastiche del ciclo primario di Bologna
I dirigenti e gli insegnanti delle Istituzioni Scolastiche del ciclo primario di
Bologna, in particolare quelli a contatto con alunni disabili figli di migranti, sono
considerati interlocutori primari del presente progetto; il loro coinvolgimento,
pertanto, risulta essere un passaggio chiave anche nell’ottica di rinforzare la sinergia
tra i diversi enti, auspicata da numerosi riferimenti normativi (come ad es. la
L.104/92 e l’Accordo Provinciale di Programma).
Il contributo dei docenti al presente progetto è ravvisabile nella condivisione
del bagaglio di conoscenze maturate nella relazione educativa con i bambini disabili
figli di migranti, delle riflessioni elaborate sul piano degli aspetti dell’integrazione
scolastica, della didattica e nel rapporto con le famiglie.
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Lo sguardo degli operatori scolastici può, quindi, contribuire sia alla mappatura
di esperienze positive attivate per rispondere ai nuovi bisogni educativi, collegati
all’incremento degli alunni disabili figli di migranti nel nostro sistema educativo, sia
alla definizione delle principali criticità.
Questo è ritenuto un passaggio fondamentale per permettere il raggiungimento
di una delle finalità prevalenti di questa iniziativa: delineare orientamenti pedagogici
e realizzare strumenti per migliorare la qualità del lavoro di accoglienza, sostegno,
integrazione, inclusione.
Ma la sinergia tra enti del territorio cittadino (ASL, Comune, Istituzioni
Scolastiche, Università) risulta imprescindibile anche per il perseguimento di una
ulteriore ed importante finalità: quella di prevedere ricadute operative del lavoro di
ricerca.
La partecipazione delle Istituzioni Scolastiche si potrebbe prefigurare con la
presenza di propri rappresentanti a due principali azioni:
1. presenza ai lavori del Tavolo Interistituzionale di dirigenti e/o referenti per la
disabilità, per contribuire ad orientare e monitorare tutte le fasi del progetto;
2. partecipazione alla ricerca sul campo per esprimere il punto di vista degli
operatori scolastici su temi quali: le modalità di relazione delle famiglie migranti
con minori disabili nel contesto educativo e scolastico; il vissuto degli insegnanti
nel rapporto con queste famiglie e i loro figli; le pratiche e gli orientamenti
pedagogici già adottati e i nodi problematici inerenti il lavoro educativo e
didattico;
3. nella fase conclusiva del progetto: contributo all’individuazione di linee guida,
orientamenti e, soprattutto, strumenti e percorsi, che possano facilitare
l’integrazione degli alunni con disabilità figli di migranti e la comunicazione con
le famiglie; partecipare alla divulgazione dei dati e delle considerazioni sia
all’interno della rete di partenariato, sia tramite seminari di riflessione aperti anche
ad altri interlocutori.
Collaborazione con i Servizi educativi per la prima infanzia del Comune di
Bologna
I servizi rivolti alla fascia di età tra gli 0 e i 6 anni (nidi e scuole dell’infanzia
del Comune di Bologna) possono apportare contenuti ed esperienze di grande rilievo
al presente progetto. La storia, la cultura pedagogica e i know-how maturati in questi
servizi sui temi dell’accoglienza e dell’integrazione, infatti, sono un patrimonio
irrinunciabile anche per affrontare il tema peculiare dei bambini in condizioni di
disabilità figli di migranti, di cui si registra un incremento anche in tale contesto.
Tali servizi esprimono, inoltre, una forte specificità legata al fatto di accogliere
minori molto piccoli che, pertanto, forse in modo maggiore che negli altri gradi
scolastici, potrebbero essere nati nel nostro paese, o comunque non avere avuto altre
esperienze di scolarizzazione nei paesi di origine. Questo aspetto, insieme al fatto di
essere per molte famiglie la prima occasione di contatto con il sistema educativo
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italiano, porta in evidenza la necessità di studiare la condizione dei minori stranieri
disabili in stretta relazione con il percorso migratorio familiare.
Altro tema di grande interesse è quello della documentazione educativa che, in
questi servizi, risulta essere una prassi consolidata anche grazie al lavoro svolto dal
Laboratorio di documentazione e formazione del Settore Istruzione del Comune di
Bologna.
Questo aspetto può essere considerato una risorsa preziosa per il presente progetto.
Il contributo di coordinatori pedagogici e di educatori, pertanto, è ravvisabile in due
diversi ambiti:
1. presenza ai lavori del Tavolo Interistituzionale di Coordinatori Pedagogici e
di Rappresentanti dei servizi dei Quartieri di Bologna;
2. partecipazione alla ricerca sul campo per esprimere il punto di vista del
personale educativo sui focus della ricerca come ad esempio: la relazione e la
comunicazione con le famiglie straniere con figli disabili; gli orientamenti
pedagogici e le pratiche di accoglienza e di integrazione; il tema della diagnosi;
i nodi critici ed i bisogni educativi emergenti; le risorse (come ad esempio la
mediazione linguistica) disponibili e/o ritenute necessarie;
3. nella fase conclusiva del progetto: contributo all’individuazione di linee
guida, orientamenti, e, soprattutto, strumenti e percorsi, che possano facilitare
l’integrazione degli alunni disabili figli di migranti e la comunicazione con le
famiglie; partecipare alla divulgazione dei dati e delle considerazioni sia
all’interno della rete di partenariato, sia tramite seminari di riflessione aperti
anche ad altri interlocutori.
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UNA PRECISAZIONE
Il Progetto ha carattere di ricerca-azione e si presenta, dunque, con abito
leggero, flessibile e adeguabile; perciò titoliamo il presente documento “Lineamenti
di un Progetto di studio e ricerca su Alunni con disabilità, figli di migranti. Approcci
culturali, questioni educative, prospettive inclusive”.
In questo documento, infatti, sono tracciate alcune linee essenziali quali
direzioni di ricerca trainanti ma non esaustive, itinerari individuati ma non
circoscritti, mappe topologiche proposte ma non ultimate.
Questo è il senso del Progetto: provare a camminare insieme in un ambito
complesso e poco conosciuto, vestiti dell’abito degli allievi, l’unico vero abito
mentale dei ricercatori, che ci conduce a scoprire (o a ri-scoprire) l’atteggiamento
interiore che ci fa discepoli e ci permette una rinnova dimensione di scolarità nel
gusto, mai appagato, di interrogarsi e di imparare gli uni dagli altri.
Avviamo questa ricerca rimanendo più vicini a “l’homme de la question” che a
“l’homme de la réponse” (Lengrand), al quale ammicca affettuosamente l’uomo di
Bachelard, con il suo “sapere per meglio interrogare” e con i suoi “perché no?”, quali
messaggi rivolti alla vita, splendida nelle sue diversità, e all’educazione, abbagliante
nelle sue molteplici e irreplicabili forme.
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