Mal d`Africa di Bruno Rossi

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Mal d`Africa di Bruno Rossi
Anno III - Numero 85 - Giovedì 10 aprile 2014
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Parlamento
Governo
Concorrenza
La Tav diventa legge
ma si sfiora la rissa
Salva-Roma, decreto
in aula con fiducia
Ha ragione Caprotti:
maximulta alla Coop
a pag. 3
a pag. 7
a pag. 9
BERLUSCONI DI FRONTE AL TRIBUNALE DI SORVEGLIANZA: UNA INCREDIBILE STORIA DI POLITICA E GIUSTIZIA. CHE DIRANNO ALFANO, MARONI, LA MELONI?
di Francesco Storace
Q
uesto 10 aprile entra nella storia
politica dell’Italia. Anche se la decisione dei giudici dovesse essere
resa nota nei giorni a venire, gli
italiani che si riconoscono da anni
nel centrodestra e nel suo leader – a partire
da quanti ne hanno ricevuto prebende e
onori – rischiano di non avere più la voce
della loro rappresentanza.
Silvio Berlusconi potrebbe andare agli arresti
domiciliari; o essere spedito a svolgere servizi
sociali, magari imponendoglieli tra i più umilianti; comunque, messo nella condizione di
non poter svolgere la campagna elettorale.
Peggio, non avrà neppure il diritto di voto.
È una questione che fa parlare l’Italia, l’Europa,
il mondo.
Qualunque sia il punto di vista di chiunque
fra noi – innocentista, colpevolista – certo
non potrà suonare meno che incredibile quanto accade.
Mancherà il megafono, la voce in cui da vent’anni si riconoscono tanti milioni di italiani e
italiane. Berlusconi potrebbe essere tolto di
scena per via giudiziaria e non politica. Non
c’è bisogno di essere suo elettore per constatarlo. Basta non essere tra i più faziosi dei
suoi avversari.
Mi dice un amico “c’è la legge Severino, del
resto”. Certo, una legge che applica una sanzione per comportamenti avvenuti – se avvenuti – quando la sanzione non era prevista.
Complimenti ai legulei del diritto.
È uno strano paese quello che si fa governare
da tre premier consecutivi non eletti da nessuno mentre può accadere di togliere la parola
all’ultimo premier voluto dal popolo.
Credo che tutto il centrodestra debba reagire
manifestando solidale vicinanza a Silvio Berlusconi, anche chi non sta nel suo partito. Soprattutto chi gli è stato a fianco in lunghi anni
di governo non può lavarsene le mani semplicemente per ragioni legate al quorum elettorale. Da Alfano a Maroni alla Meloni, nessuno
di loro può ignorare quanto sta accadendo.
E comunque Forza Italia deve uscire dall’angolo
in cui sembra essersi rinchiusa.
IL MEGAFONO
Oggi i giudici chiamati a decidere sulla rappresentanza politica del centrodestra.
Forza Italia trovi comunque la possibilità di far votare sul suo leader. Ecco come
Il problema non è chi sarà candidato nelle
varie liste circoscrizionali (a me, ad esempio,
non frega assolutamente nulla di andare a
Strasburgo, perché fin da quando lasciai il
ministero senza paracadute parlamentare credo di aver dimostrato il valore che dò alle
poltrone ). Fossi nel gruppo dirigente di Forza
Italia non esiterei a chiedere alla famiglia
Berlusconi di scendere direttamente in campo
con una candidatura che comunque dovrebbe
SBARCHI AI MASSIMI STORICI: E ORA PREOCCUPA EBOLA
Mal d’Africa
Vignola a pagina 2
essere suffragata dal voto popolare attraverso
le preferenze. Sarebbero gli elettori e le
elettrici a decidere con il sì o con il no, altro
che dinastia.
Altrimenti, i cinque capilista del partito
siano autorizzati a scrivere “detto Silvio”
sull’accettazione di candidatura. Non è un
reato e vediamo se “in nome del popolo
italiano” si può combattere almeno nelle
urne elettorali.
Guai alla rassegnazione, perché non è proprio
il caso. È evidente che il centrodestra attraversa
un periodo di crisi; ma ci sono le risorse per
rigenerarsi. E dopo il 25 maggio tutti dovranno
e dovremo fare i conti con i nuovi scenari
che saranno proposti dal libero convincimento
degli italiani.
Tutti noi dobbiamo aiutare il popolo ad uscire
dall’incantesimo in cui vuole bloccarlo lo
sbruffone che sta a palazzo Chigi.
L’APPUNTAMENTO DEL 1° MAGGIO SI TERRÀ: MA, COME SEMPRE, È MISTERO SULLE SPESE
Concertone rosso, bilancio… oscuro
di Bruno Rossi
oncertone assicurato: figuriamoci se si taglia il
mezzo propagandistico più forte, o forse l’unico
rimasto, in mano ai sindacati confederali. Che
Guevara e bandiere arcobaleno possono quindi apprestarsi ad uscire dall’armadio, perché non c’è crisi
che tenga: in piazza San Giovanni si va, e poco
importa se ad assistere allo spettacolo ci saranno
torme di disoccupati o studenti che non hanno
alcuna speranza di essere inseriti nel mondo del
lavoro. Panem et circenses, si sarebbe detto dalle
stesse parti qualche annetto fa.
Per carità, avvertono comunque Cgil, Cisl e Uil: la
spending review è il rituale cui bisogna comunque
sottoporsi, di questi tempi, e loro l’hanno onorata.
Tanto da poter dare fiato alle trombe della propaganda:
è stato l'organizzatore Marco Godano in persona a
prendersi il disturbo di rilasciare alcune dichiarazioni
all’Adnkronos, anticipando ieri che le nubi sulla preparazione del maxi evento erano state definitivamente
dissipate. Piena conferma quindi sia dalla Rai per i
diritti di trasmissione (con Raitre che omaggerà la
sua funzione di megafono di una certa parte del
Paese, assicurando l’ampia copertura mediatica dei
“sobri” spettacoli in programma) che dagli sponsor
C
“storici”: Poste, Unipol e Eni. “Si lavora con dei
piccoli ritardi che del resto in un clima di contrazione
degli investimenti sono comprensibili”, ha avuto il
buon gusto di affermare Godano. Che, come detto,
non ha mancato di ossequiare le parole d’ordine che
tutti ripetono, dall’Europa in giù. “Sicuramente sarà
un Primo maggio fatto in regime di austerità, ci sono
state versioni più ricche”.
Certo: poter confrontare i numeri sarebbe un esercizio
utile agli statistici. Ma in fatto di soldi spesi, si sa,
dalle parti della Triplice non si è mai stati generosi
d’informazioni… Si vocifera che l’anno scorso il
taglio fu di centomila euro, ma non si sa qual fosse
la… base d’asta. Fatto sta che Godano ha anche
spiegato che gli ulteriori (e mai quantificati) ridimensionamenti della spesa rendono al momento impossibile svelare il nome di presentatori dal palco e
artisti che si esibiranno. “Sul cast artistico non
anticipo nulla”, dice il diretto interessato, trovando
però le parole per dire che “il tema del concerto quest'anno sarà "Le nostre storie".
È un omaggio alla storia del nostro paese e alle mille
piccole storie personali di giovani e meno giovani”.
Bella idea, davvero. Chissà se c’è qualche storia di
aziende che non pubblicano i bilanci: quella sì, che i
sindacati potrebbero sentirla “loro”…
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Giovedì 10 aprile 2014
Attualità
SEMPRE PIÙ IMPONENTE L’ONDATA CHE PRESSA SULLE NOSTRE COSTE IN VISTA DELL’ESTAT E
Se andiamo a prendere ebola con le nostre navi
Alfano: “Situazione critica, tra 300mila e 600mila immigrati pronti a salpare verso l’Italia”
Intanto scatta il codice rosso negli aeroporti europei per l’epidemia del pericoloso virus
di Robert Vignola
a Mare Nostrum a male
nostro il passo è breve.
Come quello che separa
Lampedusa dalle coste
dell’Africa: una parte di
queste ultime è addirittura situata
assai più a nord di quel lembo d’Europa sperso nell’azzurro. Coste dietro
le quali si addensa un esercito di disperati mai visto prima. E sì che di
migrazioni questo mare ne ha viste,
fin dalla notte dei tempi. Ma già quelle
degli ultimi anni sono state di proporzioni allarmanti. Quella del 2014
è iniziata, promette sfaceli e da qualche
giorno ha pure il suono sinistro di
una catastrofe di dimensioni bibliche:
ebola. E solo a pronunciarlo, la schiena
accoglie un brivido freddo che toglie
a quel Mediterraneo la residua immagine da cartolina, da catalogo dell’agenzia di viaggi, che poteva avere.
Angelino Alfano, Ministro degli Interni,
sembra intravedere la tragedia che
bussa alle porte dell’Italia. Nelle scorse
ore, davanti all’escalation di carrette
del mare cariche di umanità, che
chiedono di essere “salvate” dalla
Marina Militare telefonando con i satellitari ai soccorsi in Italia, ha fatto il
punto con tutti gli attori che stanno
seguendo l’operazione Mare Nostrum.
“L’emergenza si fa sempre più grave,
non c’è uno stop agli sbarchi. Le Capitanerie di Porto sono impegnate
D
con numerose unità navali, nelle operazioni di soccorso per altre centinaia
di persone. Lo stesso la Marina Militare:
una situazione davvero molto, molto
grave, con un bilancio di circa 4000
soccorsi in mare, quindi 4000 sbarchi,
nelle ultime 48 ore”.
Il fatto è che comincia ad essere
inutile correre dietro ai numeri di
quanti premono sulle nostre frontiere.
Sarà anche per quello che Alfano, di
numeri, ne ha dati altri. Ad esempio
ammettendo che l’Italia spende ogni
giorno 300mila euro, 9 milioni al mese,
per soccorrere quelli che nella neolingua boldriniana ormai tutti definiscono “migranti”. “Il nostro Paese è
sotto una pressione migratoria fortissima, che arriva prevalentemente dalla
Libia. Il portavoce del Commissario
europeo Malmstrom ha pienamente
confermato i dati: nel Nord Africa vi
sono tra le 300mila e le 600mila persone pronte a partire, e se ho sbagliato
è per difetto. Quindi il tema è grave e
va preso seriamente in mano dall’Europa, subito, perché questa frontiera
del Mediterraneo è una frontiera eu-
Superati ricorsi, giudizi e risentimenti
personali. Auspicabile la permanenza
di Destre Unite alle regionali in Piemonte
n giornate drammatiche per il centrodestra e il suo leader, Adriana
Poli Bortone, capo di Io Sud ed
esponente importante della destra
italiana con il ruolo di portavoce del
Movimento per An, arricchisce ulteriormente il suo curriculum politico,
aderendo questa volta a Fratelli d’Italia.
E’ una scelta legittima, che aveva anticipato a Storace nella serata di ieri
a mezzo mail e poi al telefono, e che
la conferma come donna capace di
superare ricorsi, risentimenti e pesantissimi giudizi – anche personali
– rivolti alla dirigenza del movimento
della Meloni.
Del resto, si tratta di una conseguenza
anche logica, rispetto all’appello che
Berlusconi aveva rivolto a La Destra
e non a lei, che si puo’ immaginare
sia dipeso anche da vecchi contrasti
legati a quando la Poli, rieletta in Parlamento nel 2008 col Pdl, non ritenne
di seguire pure il partito, ritrovandosi
dopo un po’ nel gruppo senatoriale
dell’Udc con cui aveva condiviso nel
2005 la candidatura alla presidenza
della regione Puglia contro Vendola
e lo stesso centrodestra.
Adriana Poli Bortone ha detto di non
disperare di ritrovarsi insieme in futuro
con i suoi recenti compagni di strada
I
Grandi appalti, sì all’utilizzo
delle intercettazioni di Verdini
Il via libera del Senato arriva col voto segreto, ma
l’esponente di FI avverte: ora si tolga l’immunità
el complesso mosaico della
guerra politico-giudiziaria in Italia si innesta un altro tassello:
con 144 sì, 101 no e 4 astenuti l'Aula
del Senato ha dato, con voto segreto,
l'autorizzazione alla magistratura a
utilizzare le intercettazioni che riguardano Denis Verdini nell'ambito dell'inchiesta Grandi appalti (G8 della
Maddalena e Mondiali di nuoto). Poco
dopo è arrivato il via libera anche all'uso di intercettazioni telefoniche del
senatore relative all'inchiesta sull'eolico
in Sardegna. Le intercettazioni vedono
coinvolto anche Marcello Dell'Utri,
senatore all'epoca dei fatti. L'ok dell'emiciclo arriva nonostante il voto
segreto, e passa con 146 voti favorevoli
e 96 contrari, mentre sono 4 gli astenuti.
Verdini poco prima aveva dato vita
ad un intervento per certi versi drammatico: “Fate come vi pare, a me non
importa niente, ma pensate al futuro.
Pensateci prima perché dopo è tardi.
Sperate che non vi accada quello
che è accaduto a me”. Il senatore toscano ha contestato che fra le immunità
esiste quella delle intercettazioni. “Si
sta giocando su questo argomento.
N
anche se i percorsi sono ora separati.
Ovviamente e’ auspicabile, per via
della nuova collocazione politica e
per rendere credibile questo intendimento, che non receda dalla delega
concessa a nome di Grande Sud alla
lista Destre Unite del Piemonte per
le regionali a sostegno di Pichetto.
Appena una ventina di giorni fa si
svolse una manifestazione a Torino
in cui molti ebbero modo di ascoltare
e condividere le sue parole nei riguardi di Fratelli d’Italia.
r.p.
sanitaria. Perché nel Continente Nero
uno dei ceppi più temibili di ebola si
sta espandendo, passando di organismo in organismo, sta facendo incetta
di vite umane. I dati ufficiali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità
parlano di 118 morti acclarati, di altre
centinaia di casi acclarati di una malattia
contro la quale non esiste né vaccino
né cura. E come sempre le stime potrebbero essere assai inferiori alla realtà. Il centro dell’epidemia è in Guinea,
ma ha già appestato anche la Liberia,
la Sierra Leone, il Ghana. Casi sospetti
vengono segnalati anche in Mali, nonostante le smentite degli organi ufficiali. Già, il Mali: quell’enorme scatola
di sabbia che separa l’Africa Occidentale dalla Libia, dove ci sono quelle
centinaia di migliaia di immigrati pronti
a fare l’ultimo passo verso l’Europa,
di cui Alfano e la Maelstrom sono
tanto bene a conoscenza. Qualche
anno fa il grosso non sarebbe neanche
arrivato ad affacciarsi sul golfo della
Sirte, li avrebbe fermati Gheddafi.
Oggi quel filtro non c’è più perché
l’Occidente lo ha rovesciato, senza
però trovargli una valida alternativa
e, a scanso di equivoci, quelli che
riescono a imbarcarsi li andiamo a
prendere a nostre spese. Se uno dei
prossimi migranti da alloggiare in
qualche hotel a 5 stelle si chiamerà
Ebola, non c’è che dire: la colpa sarà
solo nostra. Sempre che non l’abbiamo
già accolto…
LA BATTAGLIA POLITICO-GIUDIZIARIA
ADRIANA POLI BORTONE ADERISCE A FRATELLI D’ITALIA
Percorsi separati
ropea, e l’Europa non può pensare
che dando 80 milioni di euro l’anno
al Frontex ha risolto il problema. Noi
oggi stiamo facendo un’azione di soccorso che ci rende campioni del mondo di soccorso in mare, abbiamo salvato decine di migliaia di vite umane,
almeno 10 mila da ottobre scorso a
oggi, con l’operazione Mare Nostrum.
Ma ci sono trafficanti di esseri umani,
mercanti di morte, che guadagnano
e lucrano sugli esseri umani, sulla
morte di altri uomini, anche sul nostro
soccorso tempestivo in mare, perché
rende più breve il tragitto per le loro
carrette, quindi la loro operazione si
fa più lucrosa e meno rischiosa”.
Perciò, dopo essersi lateralmente vantato di essere un campione, Alfano
manda l’ultimo avvertimento. “Ci attendono sei mesi difficilissimi, dobbiamo accelerare le procedure per
espellere chi non ha titolo a stare in
Italia ed accogliere chi ha diritto all’asilo. Ma l’Europa deve consentire a
chi vuole andare fuori dall’Italia di
farlo: gli altri Paesi europei se li devono
prendere perché lì vogliono andare”.
È proprio quello il punto dolente, e
infatti vi batte la lingua di Alfano. Ma
in Europa cosa sta succedendo, in
queste stesse ore? È scattato il codice
rosso negli aeroporti di Parigi, Bruxelles, Madrid, Francoforte e Lisbona.
È qui che arrivano i principali voli
provenienti dall’Africa ed è qui quindi
che si sta ponendo una rigida barriera
Se si può intercettare un parlamentare,
benissimo, quest'aula tolga l'immunità
parlamentare e finisce la discussione”.
Altrimenti ”si potrebbe risolvere il
problema con una macchinetta” che
schermerebbe i cellulari.
L’uomo forte di Forza Italia in Toscana
ha anche usato una parabola: quella
della storia che vide protagonista
San Filippo Neri quando era confessore al Duomo di Firenze. "Andò da
lui un signore, usuraio e assassino,
un po' - ironizza - come hanno descritto me e al Santo confessa 'ho
fatto tante calunnie e detto tante
bugie'. A quel punto San Filippo gli
dice che non può dargli l'assoluzione
a meno che, propone, il penitente
non prenda un pollo in una giornata
di vento e vada attraverso la via larga,
lo spenni e dopo essersi fermato un
paio d'ore torni e raccolga tutte le
penne. 'Impossibile', rispose l'uomo,
che non fu assolto”. Come dire: rotto
l’argine delle intercettazioni, chiunque
potrà finire nel tritacarne della magistratura. Un appello che è rimasto
inascoltato, al contrario dei suoi colloqui telefonici…
Bruno Rossi
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Giovedì 10 aprile 2014
Attualità
BAGARRE AL SENATO, CON I SOLITI GRILLINI PROTAGONISTI. INSULTI E CORI DAI BANCHI. “FUORI LA MAFIA DALLO STATO”
La Tav è legge. Ma si sfiora la rissa
Il senatore di FI Gibiino: “Non permetteremo che la Torino-Lione muoia sotto i colpi del qualunquismo di M5s e Sel”
di Federico Colosimo
rillini, vendoliani e estremisti devono arrendersi.
La linea ferroviaria Torino-Lione è legge. E l’Aula
del Senato si trasforma in
un ring. All’interno non pugili professionisti, ma senatori pentastellati
squadristi. Merita di essere raccontato, il match di ieri. Tante, le riprese.
Alla fine di ognuna, non vallette accattivanti. Ma ultrà con fazzoletti No
Tav al collo che decidono di avvicinarsi ai banchi di governo. Il risultato?
Seduta – in questo caso incontro –
sospesa e rinviata. Ma la bagarre
nel palazzetto di Montecitorio è continuata anche dopo, per la solita azione di disturbo degli esponenti di
M5s. Con il senatore di Forza Italia
Lucio Malan e quello del Partito Democratico Daniele Borioli costretti a
consegnare il testo alla presidenza.
Non appena Linda Lanzillotta, vice
presidente del Senato per Scelta Civica ha proclamato l’approvazione
della ratifica, è scoppiato il caos. Dai
banchi del movimento pentastellato
è partito il coro scandito “fuori la
mafia dallo Stato”. Con il democratico
Stefano Esposito che a quel punto
ha deciso di deridere i grillini salu-
G
tandoli con il più classico dei “ciao
ciao”. Come per dire: avete perso,
adesso potete anche andarvene. Ma
è tra l’azzurro Franco Cardiello e il
grillino Alberto Airola che s’è sfiorata
la rissa. Con il primo che ha preso
le parti del collega di partito Giacomo Caliendo, corso sotto le postazioni
dei pentastellati a rivendicare: “I fascisti siete voi che impedite agli altri
di parlare”. Solo l’intervento di un
nutrito drappello di commessi è servito ad evitare il peggio.
Anche durante l’intervento di Massimo Cervellini, parlamentare di Sel,
sono volati gli stracci. Con gli uomini
di “Beppe il grande” che hanno accusato i vendoliani di aver consentito
che per l’Illva di Taranto “morissero
centinaia di persone”. Tutti contro
tutti, dunque. Da alleati – almeno in
questa “battaglia” - gli esponenti di
Sinistra Ecologia e Libertà sono diventati incredibilmente nemici.
Ma la sostanza non è cambiata. Il
provvedimento è stato approvato in
via definitiva, senza modifiche rispetto
al testo arrivato dalla Camera, con
173 voti favorevoli, 50 contrari e 4
nulli. Tanto rumore per nulla, dunque.
Raggiante, per il via libera del Senato,
il capogruppo di Forza Italia in Com-
missione Lavori Pubblici e Trasporti,
Vincenzo Gibiino: “La Tav TorinoLione – il primo commento - rappresenta una grande occasione di
sviluppo per il nostro Paese. Il collegamento tra la Francia e l’Italia permetterà alle nostre merci di raggiungere le piazze europee attraverso
una via veloce e sicura. Un’opera
assolutamente necessaria per supportare la domanda di trasporto che
la stessa Europa prevede: il traffico
potenziale nel 2035, anno in cui è
prevista l’inaugurazione dell’infrastruttura, sarà pari a 25,5 milioni di
tonnellate. Vi saranno, a regime, 17
milioni di passeggeri via auto e altri
4,5 milioni via ferrovia. La Tav porterà
indubitabili benefici anche dal
punto di vista occupazionale.
È previsto che nei cantieri saranno occupati ben 1.850 lavoratori diretti annui, 5.800
nell’indotto. Ancora una volta
– continua - l’ostruzionismo
portato avanti dal M5S e da
Sel si rivela cieco e inconcludente. I complessivi 1116 tra
emendamenti e odg rivelano
la vera natura di questi movimenti che in nome della mera
protesta sarebbero disposti a
far perdere al nostro Paese
una grande occasione di sviluppo. Forza Italia non permetterà che la Tav Torino-Lione muoia sotto i colpi del qualunquismo grillino e vendoliano”.
E adesso lo scontro potrebbe
spostarsi nuovamente in Piemonte. Domenica, nel cantiere
di Pozzolo Formigaro (Alessandria),
gli attivisti hanno indetto – dopo
quello di sabato scorso – un altro
presidio. “Cadranno altre reti”, questa
la promessa.
Tutto pronto, dunque, per un altro
giorno di ordinaria follia. Con il risultato che, prima o poi, potrebbe
scapparci il morto.
ALTRO CHE RIVOLUZIONE: IL SEGRETARIO METTE ALL’ANGOLETTO PRODI E LETTA, CREANDO ALTRI MALUMORI
Renzi usa le quote rosa per “sistemare” il partito
di Igor Traboni
ltro che quote rosa o
‘pennacchio’ delle donne
in lista: Matteo Renzi usa
le elezioni europee per dare
un altro segnale al suo partito,
del tipo “il padrone del pd
sono io, guai a chi fiata”. E’
questo il vero significato della
mossa renziana di mettere cinque donne capolista nelle circoscrizioni delle prossime europee, anche se la grancassa
mediatica è già impegnata a
A
far passare l’ennesimo gesto
del rottamatore come qualcosa
di ‘rivoluzionario’ e mai visto
prima.
Chiacchiere, bla bla bla. In realtà, Renzi ha voluto regolare i
conti all’interno del partito con
le minoranze, tarpare le ali a
qualsiasi sogno di gloria prodiano, prendersi l’ennesima rivincita con Enrico Letta facendo fuori la sua Cecile Kyenge.
A proposito, la dottoressa italo-congolese – racconta al
Giornale d’Italia una fonte vi-
cina all’ex ministro – non ha
preso per niente bene la mancata designazione a capolista
e, benché in posizione comunque eleggibile, ha già minacciato di spendersi poco o
niente nella prossima campagna elettorale.
Il segretario pd ha dunque
scelto Alessia Mosca per il
nord ovest, Alessandra Moretti
per il nord est, Simona Bonafè
per il centro, Pina Picierno per
il sud e Chiara Chinnici per le
isole. Poi, sempre da parte di
Renzi, la manfrina sulle quota
rosa: “Cinque donne punto di
riferimento della scommessa
del Pd in questa battaglia. Il
Pd si è a volte diviso al proprio
interno" ed è stato "eccessivo
il tono di alcuni e alcune sulla
parità di genere in legge elettorale. Su questo non sono un
pasdaran. Ma sarebbe molto
bello avere alla guida delle
liste per le europee cinque
candidature di donne, non
come bandierine, ma come
persone che per esperienza,
storia personale e lavoro fatto
in questi giorni possano dare
un contributo all'Europa".
Ma quello di Renzi è un ribaltone non solo per la Kyenge,
ma anche per Paolo De Castro,
prodiano doc, che poche ore
prima aveva ringraziato il Pd
emiliano-romagnolo per il ruolo di capolista riconosciuto all'unanimità dalla direzione regionale. Prima che Renzi lo
facesse fuori. Malumori anche
in Sardegna (Renato Soru voleva fare lui il capolista) e tra
le stesse donne Pd, con il sindaco di Lampedusa, Giusy Nicolini, che non è riuscita a
spuntare il primo posto, come
invece chiedeva Rosario Crocetta. Da qui anche altri malumori con il governatore siciliano.
Mala parata per Renzi anche
nel Lazio, dove il partito è già
a pezzi: David Sassoli deve
accontentarsi del numero 3 in
lista, ma l’ex volto del Tg aveva
chiesto e sperato nel posto da
capolista.
TUTTI I SOLDI SBORSATI DALLE FAMIGLIE NON VANNO A SOSTENERE LE ATTIVITÀ DI SALVAGUARDIA, MA FINISCONO NEL CALDERONE DELLA SPESA PUBBLICA
Ecco quanto ci costa l’ambiente: 50 miliardi all’anno
E adesso non si dica più che l’Italia non è in grado di mettere in sicurezza il territorio perché mancano i finanziamenti
pennati e beffati. Gli italiani
versano 44 miliardi di euro all’anno allo Stato e agli enti
locali per le imposte ambientali,
di cui il 99% finisce, purtroppo, a
coprire altre voci di spesa. Ma non
solo. Le famiglie pagano 9,7 miliardi
in più di tasse verdi rispetto a quanto inquinato. Un paradosso.
A fronte di tutti quei soldi incassati
ogni stagione dall’applicazione delle imposte ecologiche, solo 448
milioni finanziano le spese per le
protezioni ambientali. Insomma,
tutto quel denaro che facciamo
uscire giorno dopo giorno dalle
nostre tasche quando paghiamo
la bolletta della luce o del gas, il
bollo e l’assicurazione della mac-
S
china, non va a sostenere le attività
di salvaguardia ambientale, ma finisce nel calderone della spesa
pubblica.
Le tasse ambientali possono essere
di quattro tipi: energia, trasporti,
inquinamento e imposte di risorse.
A incidere maggiormente sono
quelle sull’energia, pari al 75% del
totale. Su queste gravano la sovrimposta di confine sul GPL, quella
sugli oli minerali e i derivati. E ancora: sui gas incondensabili, sull’energia elettrica e sui consumi di
carbone. Nel settore dei trasporti
paghiamo invece il pubblico registro
automobilistico, le tasse sulle Rc,
quelle automobilistiche a carico di
imprese e famiglie. Nel settore delle
attività inquinanti versiamo poi un
tributo speciale per le discariche –
e i risultati si vedono -, la tassa sulle
emissioni di anidride solforosa e
l’imposta (udite udite) sulle emis-
sioni sonore degli aeromobili.
L’Italia è il paese che paga le tasse
più alte sull’ambiente nell’Unione
Europea. Rispetto al 1995 il gettito
fiscale ambientale è aumentato di
oltre 100 miliardi di euro. Dalle ultime indagini emerge che la stima
dei costi esterni associati alle emissioni in atmosfera di tutti i settori
di attività nel 2012, famiglie incluse,
ammonta a 48,3 miliardi, pari al
3,1% del Pil.
Insomma, l’inquinamento ci costa
quasi 50 miliardi all’anno e i risultati
sono vergognosi. Entro 12 mesi
l’esecutivo dovrà adottare i decreti
necessari a orientare la tassazione
verso nuove forme di fiscalità “pulita” e quindi il mercato verso modi
di consumo e produzione sostenibili. Il piano è certamente ambizioso
e si inserisce nel più ampio orizzonte della riforma del fisco. Ma
porterà i risultati sperati?
E adesso non si dica più che l’Italia
non è in grado di prevenire e mettere in sicurezza il territorio perché
mancano i finanziamenti. I soldi ci
sono, ma servono per tappare altri
buchi. Ma gli ambientalisti – soprattutto quelli che indossano la
casacca rossa – continuano a lamentarsi che paghiamo poche tasse
per l’ambiente. Per accontentarli,
il governo Renzi risolverà certamente il problema. In che modo?
Aumentando le imposte. Facile no?
F.Co.
4
Giovedì 10 aprile 2014
Attualità
ECCO LA CLASSIFICA DEI PAESI A MISURA DI RAGAZZI, ITALIA ESCLUSA
L’oasi per i giovani? L’Australia
Ai dipendenti Ferrari
L’
un bonus da record
ALTRI 4.000 EURO IN BUSTA PAGA
Italia non è un
Paese per giovani: questo è un
dato noto ormai
da tempo. Non fa dunque
notizia che moltissimi giovani abbandonano la Penisola per cercare fortuna altrove. Ma quali sono gli Stati
su cui puntare e soprattutto
in quali nazioni la fascia
compresa tra i 12 e i 24
anni vive meglio?
A far chiarezza sulla questione per la prima volta ci
pensa una ricerca in cui
sono stati presi in considerazione 30 stati svolta dell'International Youth Foundation, il “Center for strategic and international studies” e l’azienda Hilton Worldwide. Come riporta Business Insider i ricercatori
hanno puntato su 40 indicatori diversi tra i quali "la
partecipazione alla vita sociale e politica, le opportunità economiche, l’istruzione, la sanità, l’accesso alle
nuove tecnologie dell’informazione e della comuni-
cazione, la sicurezza".
In alto alla classifica troviamo
Australia, Svezia, Corea del
Sud, Germania e Stati Uniti.
In basso invece India, Kenya, Tanzania, Uganda e Nigeria. Come si legge nella
ricerca, non si fa riferimento
ai primi 30 Paesi sviluppati
del mondo ma a quelli scelti
dal gruppo che includo il
70% dei giovani di tutto il
mondo.Va detto comunque
che nella classifica non è
stata presa in considerazione l'Italia.
Tolta la Russia nelle prime
dieci posizioni compaiono
i Paesi più ricchi del mondo,
anche se - si legge nello
studio - in quest'ultimi la
fascia compresa tra i 12 e i
24 anni pur avendo un tasso
di mortalità molto basso
soffre molto spesso di disturbi da stress e autolesionismo.
Per lo studio i dati emersi
sono molto importanti visto
che "le società che sono
inclusive verso i giovani
sono anche quelle che hanno maggiori probabilità di
crescere e arricchirsi, men-
tre l’esclusione
aumenta il rischio
di recessione, criminalità e disordini".
Da questi dati si
può perciò evincere una conclusione interessante
e fondamentale:
paesi come l’Italia
che ormai sono
in crisi da anni, la
soluzione alla stasi imperante potrebbe essere proprio a
portata di mano. Si chiamano giovani. Invece di
umiliarli, maltrattarli e costringerli a portare le proprie capacità all’estero, andrebbero stimolati e tutelati
nel proprio paese natale.
Ma purtroppo, ad oggi, la
storia è un'altra. E allora
raccolgano i frutti di anni
di studio e tasse universitarie, paesi come l’Australia
o la Svezia che scelgono il
nuovo al vecchio, il futuro
al presente senza speranza.
Francesca Ceccarelli
usta paga sempre più ricca per i
dipendenti della Ferrari. L’azienda
di Maranello ha infatti ufficializzato l’extra bonus legato al 2013 e ai
risultati raggiunti: 4.096 euro , ovvero
il premio di produzione più alto mai
erogato nella storia della Ferrari. Il
premio di produzione riguarda gli ottimi risultati economici raggiunti lo
scorso anno, con record di utili e fatturato, ma tiene conto anche di altri
parametri come il livello della qualità.
Dopo i due anticipi di mille euro già
percepiti, dunque, i dipendenti Ferrari
troveranno nella prossima busta paga
un bel conguaglio di 2.096 euro. Il
premio, spiegano dalla Ferrari, è il
frutto dell'accordo sindacale di secondo livello siglato nel 2012 ed è
legato a una griglia di indicatori operativi, anche allo scopo di condividere
i successi dell'azienda. Lo scorso
anno, oltre al premio di risultato, era
stato erogato anche un premio triennale, voluto direttamente dal presidente
B
Montezemolo, che lo ha rinnovato
per altri tre anni.
“Ferrari - ricorda ancora la casa di
Maranello - nel 2013 ha adottato una
strategia, che continuerà nell'anno in
corso e nel prossimo, che mantiene
sotto le 7.000 unità la produzione di
vetture allo scopo di preservare l'esclusività e il valore nel tempo. Lo scorso
anno il fatturato è salito del 5% e
l'utile della gestione ordinaria dell'8,3%.
Tutti valori mai raggiunti prima".
Una notizia che conferma in maniera
inequivocabile il netto "contrasto" tra i
deludenti risultati della pista con le
monoposto di Formula 1 e i risultati
raggiunti invece a livello di produzione
. Per Flavio Briatore, intervistato da
Radio 105, tutto questo non è qualcosa
di incompatibile: "È ancora un'eccellenza
il team Ferrari? Il brand sì, è un'eccellenza , ma il team in questo momento
fatica molto. Non è un'eccellenza in
competitività, in Formula 1, ma il brand
è fortissimo in tutto il mondo".
NUOVO SUCCESSO PER ZUCKERBERG
Eurosky Tower.
Entrare in casa e uscire dal solito.
Facebook senza confini
Boom anche in India
opo l’Occidente, Mark Zuckerberg si prepara a conquistare il resto del pianeta. E’
notizia di poche ore fa infatti cheFacebook ha superato i 100 milioni di
utenti in India, che è diventato così
di diritto il secondo paese a toccare
tale soglia dopo gli Stati Uniti.
“Oggi contiamo oltre 100 milioni di
persone che accedono in modo
attivo a Facebook ogni mese in India”, ha detto Kevin D’Souza, responsabile Facebook in India.
“Ora puntiamo a un miliardo in
India, ma si tratta di un obiettivo e
di una sfida molti diversi”, ha aggiunto Javier Olivan, respinsabile
delle crescita mondiale del social
media, parlando al giornale Econo-
D
mic Times.
Secondo gli analisti, l’India potrebbe
superare gli Stati Uniti per numero
di utenti già alla fine dell’anno in
corso, toccando la cifra dei 150 milioni. Ad oggi Facebook, con oltre
1,23 miliardo di utenti in tutto il
mondo, sta puntando la propria attenzione ai mercati emergenti. Non
deve stupire dunque che l’India
conta oggi 200 milioni di utenti di
internet, e più di 9 su 10 si connettono dal telefono cellulare.
L’avvento di Facebook in India è
aumentato velocemente grazie alla
diffusione dei dispositivi mobili.
Quando la società americana arrivò
in India nel 2010, aveva 8 milioni di
utenti nel paese.
UNA NUOVA GRAFICA PER I CINGUETTII
Cambiamenti in vista
per il social Twitter
Il quotidiano è sempre straordinario.
Eurosky Tower è il grattacielo residenziale di 28 piani che sta sorgendo a Roma, nel prestigioso quartiere
dell’EUR. Un progetto modernissimo e rivoluzionario che coniuga esclusività e tecnologia, ecosostenibilità
ed eleganza. Eurosky Tower è destinato a diventare un simbolo di Roma e soprattutto un grande investimento
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funzionali, perfettamente rifiniti in ogni dettaglio e con tagli che vanno dai 50 mq fino agli oltre 300 mq.
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altamente rifinite in ogni singolo dettaglio. Per prenotare la tua visita contatta i nostri consulenti
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RE AWARDS
Premio Speciale
Smart Green Building
witter è pronto a cambiare. Il
social media ha infatti lanciato
una nuova grafica per le pagine
dei profili degli utenti attraverso la
quale mettere in evidenza i migliori
tweet. Si legge sul blog del colosso
di San Francisco che i cambiamenti
sono disponibili per i nuovi iscritti e
nei prossimi mesi saranno estesi a
tutti gli user del mondo.
La nuova versione coinvolge soltanto
la piattaforma per pc e non quella
per dispositivi mobile, la più usata
dagli utenti del social network. Nell’ultimo trimestre dell’anno Twitter
ha avuto 241 milioni di utenti mensili
attivi, una crescita molto ridotta rispetto al trimestre precedente. Motivo
T
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Roma EUR
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per cui l’amministratore delegato,
Dick Costolo, aveva pubblicamente
ammesso che il servizio era troppo
difficile da usare, promettendo di lavorare per “un Twitter migliore”.
Adesso gli utenti possono inserire
una foto di sfondo del profilo che
occupa tutta la pagina (come per
Facebook) e ancora i tweet più popolari appariranno in un carattere
più grande rispetto agli altri. Insomma
Twitter sta cercando di offrire soluzioni
più semplici e immediate per attirare
iscritti. Per vedere se la cura avrà effetto si dovrà aspettare il prossimo
29 aprile, quando il gruppo presenterà
i risultati del primo trimestre del
2014.
5
Giovedì 10 aprile 2014
Esteri
PREVISTO A BREVE UN TAVOLO DI TRATTATIVE FRA RUSSIA, STATI UNITI, L’UNIONE EUROPEA E LA STESSA UCRAINA
Ultimatum di Kiev: 48 ore per risolvere la crisi
In attesa di una soluzione diplomatica Mosca piazza i suoi militari al confine, pronti ad intervenire
ncora 48 ore di tregua sono
quelle concesse dal ministro
dell'Interno di Kiev, Arsen
Avakov per risolvere la crisi
nelle regioni filorusse ad est dell’Ucraina. Nel caso in cui i negoziati
in corso con i militanti dovessero
fallire si ricorrerà anche all’uso della
forza.
Molto chiaro l’avvertimento lanciato
da Avakov: «Penso che una soluzione
alla crisi la si troverà entro le prossime
48 ore - e continua - i piani dell'operazione anti-terrorismo in tutte
e tre le regioni non sono stati annullati,
e siamo in grado di attuare in qualsiasi momento tutte le iniziative prestabilite. Esistono due opzioni», ha
suggerito il ministro, «una politica,
attraverso le trattative, e poi quella
della forza. A chi vuole il dialogo,
proponiamo colloqui e una soluzione
appunto politica. Per la minoranza
che invece vuole il conflitto ci sarà
una risposta forte da parte delle
autorità ucraine».
L’Ucraina sembra trovarsi fra l’incudine
ed il martello: le spinte separatiste
da che spingono da oriente sobillate
dalla Russia e dall’altro il tentativo
delle potenze occidentali di dirimere
in modo diplomatico la questione
tanto delicata quanto allarmante. È
emerso infatti, da fonti riservate, che
il ministero degli Esteri russo ha annunciato attraverso il segretario di
Stato americano, John Kerry, un
nuovo vertice per risolvere la crisi
ucraina, fra i partecipanti anche la
Russia con il rappresentante del di-
LA RUSSIA BOICOTTA FILM AMERICANO
A
Istiga alla droga: caccia
al lupo... di Wall Street
No all’ultima pellicola di Scorsese. A 5 cinema
multa di 115 mila dollari per la riproduzione in sala
M
castero competente Serghei Lavrov.
La tavolo del summit dirimente saranno seduti in quattro: Russia, Stati
Uniti, l’Unione Europea e la stessa
Ucraina. Il vertice dovrebbe avvenire
nella prossima settimana, in un Paese
europeo ancora da definire.
Il capo diplomatico del Cremlino ha
richiesto la presenza nelle trattative
dei rappresentanti del sud-est russofono del Paese, pretendendo, prima
dell’avvio alle negoziazioni, la presentazione di una bozza di una nuova
Costituzione ucraina che preveda il
federalismo tanto caldeggiato dalla
Russia, quanto poco apprezzato da
Kiev. La via della diplomazia sembra
difficilmente percorribile, considerando che Mosca avrebbe decine
di migliaia di militari al confine pronti
a intervenire, e ieri Kerry ha denun-
ciato la presenza nell'est dell'Ucraina
di "provocatori" e "agenti russi inviati
per creare il caos". Previsto comunque
un prossimo incontro con il collega
russo. Nel frattempo, una nota dell’Sbu, l’intelligence di Kiev ha comunicato il rilascio degli ostaggi presi
dai separatisti filo-russi a Lugansk,
nell'Est dell'Ucraina, durante l’occupazione dei palazzi di governo avvenuta domenica sera. Il rilascio è
seguito alla negoziazione intercorsa
con alcuni deputati. In tutto sono
stati liberati 56 dei 60 prigionieri dei
filorussi.
Sul sito web dei Servizi ucraini si
legge che "i negoziati continuano,
con l'obiettivo di minimizzare i rischi
per la vita e la sicurezza degli abitanti
di Lughansk".
Chantal Capasso
ulta salata per
chi proietta il film
di Martin Scorsere "The Wolf of Wall
Street". È successo nella fredda Siberia, la
Russia non ci sta a far
arricchire l’americano
Martin Scorsese e così boicotta la riproduzione della sua pellicola. Cinque catene
di cinema della città di Novosibirsk, la
terza della Russia per numero di abitanti,
sono state multate per un totale di 4
milioni di rubli (circa 115.000 dollari)
per aver proiettato l'ultimo film di Scorsese.
A giustificare la sanzione pecuniaria applicata dall’agenzia federale russa per il
controllo narcotici, sarebbe la visione di
alcune scene del film interpretato da Leonardo Di Caprio che istigherebbero l’uso
illegale di droghe.
Secondo quanto si legge in un comunicato
di Itar-Tass , l’agenzia di stampa dello
Stato russo , la riproduzione sul grande
schermo delle discutibili vicende della vita
di Jordan Belfort ha condannato i cinema
per "aver promosso la sottocultura delle
persone dipendenti da droghe" e "idealizzato
l'uso di narcotici". Prevedibile il malcontento
dei gestori dei multisala:
non dovrebbero essere
imposte multe a posteriori dato che il ministero
della Cultura russo aveva precedentemente approvato la riproduzione del film di Martin
Scorsese. Ad onor del vero "The Wolf of
Wall Street" ha fatto discutere anche nella
sua madre patria. Infatti negli Stati Uniti,
le vittime del vero Jordan Belfort hanno
sollevato diverse polemiche. Il personaggio
che ispira il film interpretato da Leonardo
Di Caprio con la tecnica del "pump and
dump" di penny stock ha truffato migliaia
di investitori per più di 100 milioni di
dollari. Lo stratagemma che ha mietuto
diverse vittime finanziarie consiste nel
gonfiare il prezzo delle azioni che in realtà
valgono solo pochi centesimi. Ed è per
questo che nonostante le cinque nomination
agli Oscar, Hollywood non gli ha assegnato
nessuna statuetta. Ma Scorsese si è consolato con gli incassi record: 389 milioni
di dollari. Dura la vita da regista nonostante
C.C.
il boicottaggio.
6
Giovedì 10 aprile 2014
Storia
FILOSOFIA, SINDACALISMO, CORPORATIVISMO SONO RIASSUNTI NELLA SUA DIVERSIFICATA ED INTERESSANTE PERSONALITÀ
Il mito dello Stato nel pensiero panunziano/3
Secondo il fine ideologo, esso è personificazione dell’“unità morale e sociale del popolo”
di Emma Moriconi
ersonalità e specificità
diverse, quelle portate
da Rocco, Gentile, Costamagna e Panunzio, il
quale è filosofo del diritto e insieme studioso di sindacalismo, come afferma Alessandra Tarquini in “Storia della
cultura fascista”: “Dopo essere
stato il più importante esponente
del sindacalismo nazionale –
scrive – e uno dei personaggi
di primo piano della politica italiana, divenne uno dei maggiori
teorici di una concezione del
Fascismo come Stato-Partito, caratterizzata dal considerare lo
Stato ‘come un processo, come
un dramma, come uno slancio
di volontà’ e il Partito come il
motore della rivoluzione”. Panunzio esprime con un concetto
di carattere spirituale e filosofico
insieme in “Il sentimento dello
Stato”, personificazione dell’
“unità morale e sociale del popolo”. Continua Tarquini: “Secondo Panunzio, all’interno di
questa compagine statale il Partito avrebbe svolto un ruolo decisivo: essendo un partito rivoluzionario, il Pnf si faceva Stato,
aveva ‘la coscienza di essere lo
Stato, tutto lo Stato; per questo
avrebbe dovuto promuovere e
seguire le trasformazioni necessarie a perfezionare il sistema
P
politico. A questo proposito Panunzio affermò che ‘pur essendo
subordinato allo Stato’, il Partito
aveva ‘tanta influenza sullo svolgimento di vita dello Stato stesso’ che nessuno avrebbe potuto
negare ‘il suo carattere costituzionale’”.
Questo concetto del “diritto dello Stato” assume, nel pensiero
di Panunzio, valenza eccezionale:
esso – sostiene il pensatore – è
a buon titolo materia di inse-
gnamento in ogni facoltà universitaria, andando a toccare
molteplici aspetti della società,
come il diritto, l’economia, la
politica e finanche l’arte. Come
per Costamagna, la concezione
di Panunzio si fonda sul cosiddetto “mito dello Stato”. “Ed è
in questo senso – osserva ancora
la Tarquini – che l’ideologia fascista fu un’ideologia basata sul
mito dello Stato e non una forma
o una variante del nazionalismo,
come pure è stato sostenuto”.
Trattare di personaggi come Costamagna o Panunzio, ma anche
come Gentile o Rocco, fornisce
l’occasione anche per ragionare
di “nazionalismo”. La Tarquini,
abbiamo visto, ritiene che il Fascismo non possa essere considerato come una forma o una
variante del nazionalismo. Sul
tema molto hanno dibattuto gli
studiosi, storici e filosofi e non
solo. A parere di chi scrive tratteggiare il Fascismo semplicemente come nazionalismo sarebbe svilirne il significato e la
portata. Ciò non toglie che il Fascismo non fu certo privo di
quello spirito nazionalistico che
anzi, per molti aspetti, lo ha caratterizzato. Ma certamente non
fu solo questo. Fu piuttosto piena
concezione dello Stato come suprema entità, non solo politica
ma anche spirituale. E questo
anche per la ragione che il Fascismo fu compendio di menti
e spiriti diversi, e probabilmente
la sua forza fu proprio in questa
immensa varietà di stili e di filosofie. A dimostrazione, ancora
una volta, di come in una dittatura si sia potuta sviluppare una
così vasta gamma di filoni di
pensiero che spesso, storicamente, è stata una assoluta rarità
anche in sistemi di governo cosiddetti “liberali”: cosa che in
altri regimi è stata di fatto im-
possibile.
Panunzio, poi, dicevamo, è un
convinto corporativista: i sindacati, secondo il suo modo di vedere, attraverso il corporativismo
possono entrare a far parte della
direzione economica della Nazione. Ma il suo punto di vista è
anche attento – da sindacalista
e teorico del sindacalismo - a
che i sindacati mantengano il
loro ruolo e la loro funzione, che
– in altre parole – il corporativismo non ne svilisca il ruolo, non
possa fagocitarli, insomma.
Un ultimo passaggio sembra interessante da riferire, prendendo
ancora in prestito le osservazioni
di Alessandra Tarquini in “Storia
della cultura fascista”, e riguarda
un altro dei temi più dibattuti,
quello del rapporto tra Fascismo
e Rivoluzione francese: “Panunzio
– osserva l’autrice – sostenne
che, mentre i giacobini avevano
combattuto la loro battaglia in
un periodo di sviluppo, i fascisti
si erano confrontati con la crisi
gravissima della società italiana
ed erano riusciti a superarla.
Anche lui, come Bottai, accostava
il fascismo alle grandi rivoluzioni
della storia moderna, mostrando
di riconoscere il valore storico
di un’esperienza politica che
aveva visto la partecipazione
delle masse e che era rivoluzionaria”.
[email protected]
7
Giovedì 10 aprile 2014
CAMERA-SENATO
NON È STATA ESCLUSA, TUTTAVIA, LA NOMINA DI UN NUOVO COMMISSARIO
Oggi arriva
il Salva Roma
Critica Forza Italia contro Renzi
S
embra essere agli sgoccioli l’iter parlamentare
del decreto legge sugli
Enti locali, noto come il “Salva
Roma”. Il governo ha messo la
fiducia sul disegno di legge,
che sarà discusso alla Camera
nel pomeriggio di oggi. Alle 16
e 30 infatti dovrebbe iniziare la
prima chiama. In serata, ci sarà
anche il passaggio in seconda
lettura a Palazzo Madama.
Il decreto, prima di tornare in
Aula, su richiesta del presidente
della commissione Finanze, Daniele Capezzone, era stato rinviato nelle commissioni Bilancio
e Finanze “per limitate modifiche”; le quali, a loro volta, hanno
dato il via libera a sette emendamenti che erano stati proposti
dal governo. Tra le correzioni
quella relativa al pagamento
della Tasi sulla prima casa. La
disposizione riguarda però i Comuni che andranno al voto a
maggio, o che non abbiano approvato il bilancio preventivo
entro maggio 2014. Tra gli
emendamenti approvati, pure
quello che consente a Comuni
e Regioni di saldare i pagamenti
arretrati agli addetti a tempo
determinato maturati nel periodo
2010-2013. Gli enti che hanno
utilizzato finanziamenti regionali
Da Roma e dal Lazio
per assumere lavoratori socialmente utili possono saldare gli
arretrati, sempre che non sforino
il Patto di Stabilità interno. La
correzione, però, va a sanare
una situazione pendente per gli
Lsu del Lazio.
Polemico nei confronti della
maggioranza il capogruppo di
Forza Italia a Montecitorio, Renato Brunetta, che parla della
“prima sconfitta di Matteo Renzi”. L’esponente azzurro punta
il dito contro l’emendamento
del governo che aveva “come
unico scopo quello di condonare
e sanare in maniera tombale gli
atti assunti dai Comuni contro
la legge Brunetta, con l’obiettivo
di interrompere i procedimenti
in corso avviati dalla Corte dei
Conti per il recupero delle somme usate illegittimamente”. E
ancora “La norma era stata definita ‘Salva Firenze’ perché riguardava soprattutto gli atti del
Comune di Firenze sotto l’amministrazione guidata da Matteo
Renzi. Questa volta al rottamatore non è andata bene, è stato
beccato con le mani nel vasetto
della marmellata. L’abbiamo sgridato pubblicamente e ha dovuto
tirar via la mano in fretta e furia
e accantonare, imbronciato, la
sua furbata”.
Rifiuti, in ginocchio da Colari
Unanime la sintesi tra Ministero, Regione e Comune:
“Uscire da questa impasse di vuoto giuridico”
utto secondo copione, la
politica sfugge davanti le
sue responsabilità. C’è
voluto il vertice-lampo al ministero dell’Ambiente fra il
capo del dicastero Gian Luca
Galletti, il prefetto di Roma,
nonché ex commissario per
l’emergenza rifiuti, Giuseppe
Pecoraro, il presidente della
Regione Lazio, Nicola Zingaretti, e il sindaco della capitale,
Ignazio Marino, per essere
tutti concordi nell’ “uscire da
questa impasse di vuoto giuridico”. Il che tradotto fa più
o meno così: dobbiamo scongelare l’interdittiva che pende
sugli impianti Colari, società
riconducibile a Manlio Cerroni, altrimenti scoppierà una
nuova emergenza. Anzi, non
è tramontata nemmeno l’ipotesi che venga nominato, per
l’ennesima volta, un nuovo
commissario. Un incontro,
quello tra le parti interessate,
giunto nel giorno in cui il Tar
del Lazio ha emesso il verdetto
sull’area di Malagrotta. “In
tempi rapidi, la Regione sarà
obbligata a dichiarare la zona
ad elevato rischio di crisi ambientale”. Una decisione quella
del tribunale amministrativo
che non lascia spazio ad in-
T
terpretazioni. L’area adiacente
alla discarica, quindi, non potrà
più accogliere nuovi impianti
industriali e gli attuali devono
limitare la propria attività, senza alcuna deroga o modifica.
Il primo cittadino genovese,
invece, continua a scaricare
sui suoi predecessori i gravi
problemi, cogliendo l’occasione di ricordare i suoi brillanti risultati: “Il ministro Galletti
mi è sembrato molto soddisfatto – ha detto al termine
dell’incontro Marino - nel vedere che Roma dal 12 giugno
2013 ha cambiato pagina: ci
sono dei quartieri che oggi
sono quasi al 50% di differenziata. Un passo straordina-
rio rispetto alle epoche del
passato”.
Peccato, però, che gli operatori
di Ama sono costretti ad affrontare l’emergenza quotidianamente. Dal sotto organico
di personale ai mezzi. L’azienda municipale per l’Ambiente
cerca di fronteggiare le criticità
spostando di giorno in giorno
le proprie squadre da un municipio all’altro. Inoltre, stando
anche a quanto denunciato
da più parti, nell’estrema periferia la raccolta differenziata
è tutt’altro che decollata. Ovviamente, il nuovo sito resta
una sorta di “spada di Damocle” che pende sulla testa dei
Giuseppe Sarra
cittadini.
Discariche:
anche Cupinoro
sotto inchiesta
lteriore inchiesta sui rifiuti
del Lazio. Nel mirino della
Procura di Civitavecchia
la discarica di Cupinoro. L’indagine, che vede tre persone iscritte
nel registro degli indagati, il
legale rappresentante della ‘Bracciano Ambiente’, il direttore dei
lavori e un funzionario comunale,
riguarda le irregolarità delle licenze per l’attuazione dei lavori
di ampliamento e di ripristino
del sito ormai esaurito in previsione di futuri conferimenti di
rifiuti. L’accusa è quella di avere
eseguito senza la prescritta autorizzazione paesaggistica i lavori
di sbancamento del terreno e il
deposito del materiale di escavazione di proprietà dell’Università agraria di Bracciano. Gli inquirenti contestano di aver compiuto i lavori di ripristino utilizzando una licenza urbanistica,
senza aver accertato che la zona
era sottoposta a vincolo paesaggistico, rilasciata dal comune
nel 2013. Un altro addebito è
quello di aver scaricato rifiuti
senza che fossero prima stati
trattati secondo quanto dispone
il ministero dell’Ambiente, che
nell’agosto 2013 aveva comunicato che a partire dal 31 ottobre
tale conferimento non era più
consentito in quanto il sito poteva
ricevere soltanto rifiuti già trattati
e stabilizzati. Il funzionario, invece, dovrà rispondere di abuso
d’ufficio. Marco Compagnoni
U
IL CASO DELLA VETRECO DI SUPINO
L’appello di Storace:“Intervenire per agevolare assunzioni”
seguito dell’incredibile caso della Vetreco
di Supino che per una bega burocratica
fra Sgi Società Gasdotti Italia Spa e ASI
non riesce ad ottenere la fornitura del gas metano, il vice presidente del Consiglio regionale
e capogruppo de La Destra, Francesco Storace,
ha presentato stamane una interrogazione al
presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti,
per sapere come intende intervenire nei confronti del Consorzio per lo Sviluppo Industriale
di Frosinone per verificare quali siano le cause
che ostacolano la fornitura di gas metano alla
azienda di Supino e dirimere, quindi, questa
controversia che impedisce alla società di continuare ad investire e a crescere creando nuovi
A
posti di lavoro preziosissimi in un periodo di
crisi occupazionale come quello che stiamo
vivendo negli ultimi anni.
Da quando l’innovativo stabilimento per il
riciclo del vetro ha iniziato l’attività – si legge
nell’interrogazione - la società Vetreco non
riesce ad ottenere l’allacciamento alla rete di
distribuzione del gas metano. Un lungo iter
iniziato con la firma del contratto di allacciamento
dell’impianto alla rete di distribuzione gas metano con SGI spa. A luglio 2013 viene comunicato che il collegamento dell’impianto non è
possibile in quanto è necessaria la concessione
di una servitù di passaggio da parte dell’ASI,
il Consorzio per lo sviluppo industriale di Fro-
sinone. A seguito di questo rifiuto si innesca
una lunga diatriba tra SGI e ASI, con quest’ultima
non intenzionata a concedere la servitù di passaggio al gestore.
La Vetreco, nel frattempo - continua l’ex governatore del Lazio nell’interrogazione - non
avendo ancora la fornitura di metano è costretta
a rifornirsi con le bombole del gas ad un costo
proibitivo. Il vice presidente, Rocco Furia, dichiara che i ritardi nella concessione richiedono
una spesa maggiore per l’azienda di 500mila
euro annui, soldi che avrebbe potuto investire
nell’attività e nell’espansione del business. La
Vetreco, invece, è costretta a mantenere l’impianto ad un regime ridotto; tutto questo ha un
impatto sia sui costi fissi che sui livelli occupazionali.
Considerato che – conclude il capogruppo
de La Destra nell’interrogazione - la mancata
fornitura di gas metano con la conseguente
maggiore spesa di produzione limita la crescita
aziendale e blocca l’intenzione della proprietà
di provvedere a nuove assunzioni, si chiede al
Presidente Zingaretti di intervenire in maniera
decisa nei confronti dell’ASI per far sì che
venga dato riscontro positivo alle numerose
richieste di fornitura di gas da parte della
Vetreco s.r.l. e dare possibilità, quindi, all’impresa
di continuare ad investire e crescere.
Daniele Belli
ARICCIA: A UN ANNO DALLA SCOMPARSA
Rapisce minore, per farla sposare in Pakistan
Dopo pochi mesi, l’uomo torna in Italia senza la ragazza. Ad attenderlo i carabinieri che lo hanno arrestato
na storia inverosimile. Vittima una
pakistana di 16 anni, costretta a
sposare un suo connazionale a
cui era stata promessa in moglie all’età
di due anni. Non una vicenda come
tante altre. La ragazza è stata rapita da
un uomo, anch’egli originario del Pakistan, residente nel comune di Zagarolo, alla quale ha contraffatto il passaporto, l’ha portata nella loro terra d’origine per farla sposare. Per l’uomo,
quando è tornato in Italia, sono scattate
le manette. Ad arrestarlo i carabinieri
della compagnia di Velletri, in collaborazione con la polizia di frontiera aerea
dell'aeroporto di Fiumicino. E’ accusato
U
di sottrazione internazionale di minore
e contraffazione di passaporto.
Gli investigatori sono al lavoro anche
per cercare di riportare la minore in
Italia dai suoi genitori, anche attraverso
i canali di contatto internazionale. L’indagine, diretta dalla Procura della Repubblica di Civitavecchia, è scaturita
a seguito della denuncia di scomparsa
della minorenne, dalla nascita residente
nel comune dei castelli romani, presentata nel novembre 2013 dai genitori.
La famiglia italiana, di origini pachistane,
residente ad Ariccia, sta vivendo momenti drammatici non sapendo nulla
su cosa sia accaduto alla ragazzina
che, il 5 novembre dello scorso anno,
è stata portata via all’insaputa dei genitori. Solamente il presunto rapinatore,
alcuni mesi dopo, è tornato in Italia
trovando, pronto ad arrestarlo, i militari
della compagnia di Velletri. Secondo il
legale della famiglia della ragazzina,
tutto sarebbe avvenuto su commissione
di un potente, che rivendicando una
promessa di matrimonio tra il figlio e
la ragazzina, contratta con i genitori
della stessa quando la ragazza aveva
appena due anni, a commissionare
quello che appare un rapimento a tutti
gli effetti.
Antonio Testa
8
Mercoledì 9 aprile 2014
Da Roma
UN’ALTRA TRAGEDIA FAMILIARE SCUOTE ALLE PRIME LUCI DELL’ALBA LA CAPITALE
Uccide figlio e moglie, poi si costituisce al 113
A spingere il pensionato a compiere il folle gesto, la disabilità del ragazzo e la malattia della donna
nnesima tragedia nella capitale d’Italia. Uccide il figlio disabile Alessandro,
la moglie Maria Teresa Faravelli e poi si costituisce al 113.
E’ quanto accaduto alle prime
luci dell’alba di ieri a Roma, in
via Maria Pezze Pascolato, nella
zona del Trionfale. A telefonare
agli agenti del commissariato Primavalle, intorno alle 7, un pensionato di 76 anni, Sergio Ruggero, che ha confessato il duplice
omicidio.
Immediato l’intervento sul posto
a sirene spiegate dei poliziotti
che hanno provveduto ad arrestare il presunto assassino, ancora
scettico di quanto successo. Il gesto sarebbe comunque legato alla
disperazione per una situazione
familiare ormai insostenibile, a
causa della malattia della moglie
di 64enne e della disabilità del
figlio di 36 anni. Agli agenti, l’uomo ha spiegato di aver prima soffocato il figlio disabile con un cuscino e successivamente ha sparato in testa alla moglie.
Salgono così a 175 i casi in un
anno. Liti coniugali che finiscono
in tragedia, conflitti esasperati tra
genitori e figli, gelosie e ossessioni, dolori insuperabili che sfociano in omicidi. Non si arresta,
infatti, il triste fenomeno dei delitti
in famiglia. E’ quanto rivela un recente rapporto di Eures, gli omicidi
in famiglia, pur in leggero calo
nel 2012 (-10,3%), si confermano
SCOLARESCA IN GITA
E
Deceduto svizzero:
un gioco finito male
U
il principale contesto omicidiario
italiano, con il 33,3% delle vittime
totali (175 nel 2012). Al secondo
posto, invece, si collocano quelli
compiuti dalla criminalità comune
(122 vittime nel 2012 pari al 23,2%
del totale, in aumento del 25,8%
sul 2011), seguiti dagli omicidi
della criminalità organizzata (84
vittime, pari al 16% del totale).
Inferiore il numero delle vittime
maturate nel contesto amicale/infragruppo (58, pari all’11%), nel
luogo di lavoro (18, pari al 3,4%)
e di vicinato (13, pari al 2,5%).
Antonio Testa
n gioco finito
male. Questa
l’ipotesi più accreditata dagli investigatori che stanno
indagando sulla
morte dello studente svizzero di 16
anni, deceduto nella
notte a cavallo tra
martedì e mercoledì
a Roma. Un drammatico incidente
quindi quello avvenuto nella Domus
Nascimbeni in via
Torre Rossa 68, dimora della comunità
religiosa delle “Piccole Suore della Sacra Famiglia”, in
cui la scolaresca alloggiava. Quando
sono arrivati i sanitari del 118 il
16enne era già morto e aveva una
ferita da arma da taglio al torace.
La classe composta da venti allievi
e accompagnata da tre insegnanti
è di un istituto scolastico di Losanna.
Il coltello che ha ucciso l’adolescente
sarebbe stato acquistato durante il
viaggio. Si attendono comunque i
risultati dell’autopsia e dei test su
alcol e droga. A lanciare l’allarme è
stata una religiosa che aveva sentito
prima dei rumori e poi delle urla.
Dai primi rilievi medico-legali la
causa del decesso sarebbe un’emorragia inarrestabile provocata da una
ferita profondissima che ha reciso
l’aorta e forse anche l’esofago. Una
coltellata che ha raggiunto il cuore
e tanto profonda da essere stata inferta con una lama lunga.
Marco Compagnoni
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Giovedì 10 aprile 2014
Dall’Italia
IL CONSIGLIO DI STATO METTE IL PUNTO FINALE SULLA QUERELLE INFINITA TRA I DUE COLOSSI DELLA GRANDE DISTRIBUZIONE
Anche le Coop piangono: maximulta da 4,6 milioni
Dopo 10 anni di scontri in tribunale, Esselunga ha la meglio sulla rivale storica, condannata
per “abuso di posizione dominante a fine escludente” - La soddisfazione del patron Caprotti
di Federico Colosimo
l tempo è galantuomo. Esselunga, controllata di Supermarkets Italiani, vince la
sua battaglia contro le coop
rosse. Il Consiglio di Stato
ha condannato in via definitiva
Coop Estense per “abuso di posizione dominante a fine escludente”. E adesso il patron lombardo Bernardo Caprotti, dopo
anni di scontri in tribunale, può
finalmente esultare. La “guerra”
tra i due colossi è nata dopo la
mancata apertura di un secondo
supermercato Esselunga a Modena. Dovuto, secondo i ricorrenti, a
“barriere di ingresso” messe in
atto dalla rivale tra il 2001 e il
2009. In particolare, Coop Estense
aveva acquistato, a un prezzo considerato quintuplo di quello di
mercato, una porzione di un comparto interessato da una possibile
pianificazione già iniziata da parte
di Esselunga, al solo fine di bloc-
I
care l’iniziativa della concorrente.
Una strategia legittima in termini
amministrativi, ma illecita in ter-
mini concorrenziali. Palazzo Spada
ha confermato così la maxi multa
da 4,6 milioni comminata il 6 giu-
gno 2012 proprio dall’Autorità Antitrust, sanzione in conflitto, però,
con un pronunciamento del Tar
del Lazio arrivato nell’agosto del
2013. Secondo i giudici capitolini,
infatti, mancava “la dimostrazione
della sussistenza di un nesso causale tra la condotta della cooperativa e l’esclusione di Esselunga”.
Ma ora il Consiglio di Stato ha
messo il punto finale sulla vicenda.
Facendo finalmente chiarezza.
Grande soddisfazione nel quartier
generale lombardo per la sentenza
definitiva, con il presidente Caprotti
che può finalmente gridare giustizia. “Spero – le prime parole
del numero uno – che finalmente
queste condotte poco lineari cessino in futuro anche in altri ambiti
territoriali”. Coop Estense adesso
non potrà più appellarsi a niente
e nessuno. Dovrà mettere mani al
portafogli e risarcire l’eterna rivale.
Dopo quasi 10 anni di battaglia,
Esselunga esce finalmente vittoriosa da una querelle interminabile, straziante. Ce n’è voluto di
tempo. Ma alla fine, la verità è venuta a galla.
PARADIGMATICO IL DATO DELL’OSSERVATORIO REGIONALE PER L’INTEGRAZIONE SUL 2013
Gli immigrati aumentano, il lavoro diminuisce
A Milano il 20% della popolazione non è italiana, ma la crisi morde tutti: e il reddito medio è in picchiata
di Miriana Markovic
na persona su cinque a Milano è straniera. È quanto emerge dal tredicesimo
rapporto dell'osservatorio regionale
per l'integrazione e la multi etnicità
presentato ieri mattina che evidenzia come
sia nuovamente in crescita (dopo il calo del
2012) il fenomeno dell’immigrazione in tutta
la regione.
Nel 2013 la Lombardia accentra circa un
quarto del totale dell'immigrazione presente
in Italia, valutato in 4 milioni 900mila (regolari
e non). In regione risultano esserci 13 stranieri
ogni 100 residenti (nel 2001 il rapporto era di
5 a 100): gli immigrati sono infatti 1 milione e
279 mila persone, 42mila in più rispetto a un
anno prima (+4,4%).
La maggiore incidenza si registra a Milano,
dove nel 2013 ci sono 20 immigrati ogni 100
residenti (nel 2012 erano 18-19): sono 258mila
persone circa, ovvero 9.500 in più dell’anno
precedente. Un dato che non è casuale, come
si spiega nello stesso rapporto regionale sull’immigrazione, sostenuto anche dal fatto che
nella città si concentrano ben 118 associazioni
di stranieri (il 27,8% di quelle della Lombardia).
Non solo nella capitale lombarda nel 2013
sono aumentate le strutture di accoglienza,
ben sei in più rispetto all’annata precedente
(in totale sono dunque 92), dato che rema in
controtendenza rispetto alla regione dove i
centri sono in calo. Sarà forse “merito” della
gestione Pisapia, Sindaco pronto a mettere gli
interessi degli immigrati anche davanti a quelli
degli italiani.
Ritornando alla classifica delle presenze, seguono le province di Brescia (con 198.000
persone di origine straniera) e di Bergamo
(144.000 circa), poi quelle di Varese, MonzaBrianza, Pavia, Mantova, Como, Cremona,
Lecco (34mila), Lodi(29mila) e Sondrio (10mila).
Passando alle aree di provenienza, si conferma
il primato degli est-europei con 450mila unità
13mila in più rispetto al 2012 e una crescita
U
del 385% rispetto al 2001. Al secondo posto
ci sono gli asiatici con 311mila presenze e un
incremento del 187% in dodici anni. A seguire
troviamo i nordafricani con 247mila unità.
Dall’analisi dei numeri risultano inoltre in calo
il numero degli irregolari: sono 87mila (che
non sono comunque pochi!), 10mila in meno
rispetto al 2012, così come si conferma il primato della regione di maggior studenti stranieri
di tutt’Italia: ben 191.526. e rappresentano
quasi un quarto (24,3%) di tutti gli alunni con
cittadinanza non italiana del Paese (786.630).
La maggior parte di costoro (il 36,4%) si concentra nelle primarie, ma l'incremento più significativo si registra nelle secondarie di II
grado in cui sono aumentati del 6,2% rispetto
all'anno scolastico 2011/12 e del 33,1% rispetto
al 2008/09.
E mentre la Lombardia viene rimpolpata con
nuovi arrivi emergono anche le piaghe del
Paese. Anche gli stranieri infatti, proprio come
gli italiani, risentono della crisi. Continua infatti
a calare il reddito mediano che nel 2013 si è
attestato a 1.300 euro (il reddito mediano è
quello che ‘divide’ la popolazione a metà, il
che significa che metà degli immigrati guadagna meno di 1.300 euro e l'altra metà ne
guadagna di più), a fronte dei 1.400 registrati
l'anno precedente. In aumento, poi, la disoccupazione. Il tasso registrato nel 2013, tra gli
immigrati ultraquattordicenni, è stato pari al
15%, in crescita rispetto al 2012 (14,3%), anche
se in misura attenuata rispetto al balzo registrato
tra 2011 e 2012, quando l'incremento annuo
fu di 2,6 punti percentuali. E sempre a causa
delle depressione economica diminuiscono
anche le rimesse, cioè il denaro che gli immigrati guadagnano dove vivono e spediscono
nel Paese d'origine.
In questo scenario il Governo si appresta a ricevere nuovi immigrati, stranieri che per mantenersi in Italia saranno probabilmente costretti
a delinquere. Il fatto che il tasso di criminalità
a Milano sia così alto non è di certo un caso.
Un ultimo dato: nel 2013 è cresciuto il numero
di stranieri proprietari di casa, sono il 21,4%
(+1,3% rispetto al 2012). Segno questo anche
dell’effetto della crisi del mattone.
Dati quelli resi noti che sono stati definiti preoccupanti dall’assessore con delega all’Immigrazione della Regione Lombardia, Simona
Bordonali. “I dati relativi al 2013 sono molto
preoccupanti soprattutto alla luce della crisi
economica e occupazionale che persiste –
spiega Bordonali – I numeri certificano come
la Lombardia continui a essere la regione più
accogliente a livello nazionale, con circa il
25% del totale degli immigrati. Se da un lato
si registra una diminuzione del numero di irregolari, dall’altro non possiamo non prevedere
che ci sarà una inversione di tendenza in
seguito all’abolizione del reato di clandestinità.
Una scelta controproducente del Governo,
che richiamerà nel nostro Paese un numero
indefinito di disperati. In generale – ha sottolineato la titolare regionale all’Immigrazione –
i dati che generano più preoccupazione sono
quelli relativi al reddito e alla disoccupazione,
scesi in maniera significativa, sintomo di una
povertà diffusa che certamente non aiuta l’integrazione, con effetti che ricadono sugli enti
locali, soprattutto sull’offerta dei servizi sociali.
E’ aumentato invece in maniera consistente il
tasso di disoccupazione, questo significa che
attualmente le offerte occupazionali in Lombardia sono terminate e che dobbiamo fare
di tutto affinché non ci siano ulteriori arrivi sul
nostro territorio. Dobbiamo infatti dare risposte
ai lombardi e agli stranieri regolari rimasti
senza lavoro, prima di pensare ad accogliere
nuove persone”.
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Giovedì 10 aprile 2014
Dall’Italia
MILANO - LA SENTENZA
Clinica degli orrori: ergastolo per Brega Massone
Per la Corte d’Assise è colpevole di omicidio volontario per la morte di quattro
pazienti e lesioni per una quarantina di casi. Dovrà scontare 3 anni di isolamento diurno
di Carlotta Bravo
micidio volontario aggravato dalla crudeltà per la
morte di quattro pazienti e
lesioni per una quarantina
di altri casi. È questa l’accusa che ha portato alla condanna
all’ergastolo per l’ex primario di chirurgia toracica della clinica Santa Rita
di Milano, Pier Paolo Brega Massone,
emessa ieri dalla prima Corte d’Assise.
Secondo l’accusa di quella che fu ribattezzata “La clinica degli orrori”
l’ex primario per “monetizzare” i
rimborsi dal sistema sanitario nazionale avrebbe eseguito interventi inutili
nei confronti di 4 pazienti di età compresa fra i 65 e gli 89 anni, fino ad ucciderli. Brega Massone era imputato
anche per una quarantina di episodi
O
di lesioni aggravate nei confronti di
altrettanti pazienti, per truffa e falso. I
giudici della prima Corte d’Assise
di Milano lo hanno prosciolto solo
per alcuni capi di imputazione (alcuni
sono caduti in prescrizione) e lo
hanno condannato all’ergastolo con
3 anni di isolamento diurno. La Corte
ha fatto cadere l’aggravante della
crudeltà che era stata contestata dalla
Procura per l’ex chirurgo.
Brega Massone, già condannato a 15
anni e mezzo di carcere per truffa e
per un’ottantina di casi di lesioni (si è
in attesa della Cassazione) nel primo
filone processuale, è stato anche dichiarato interdetto in perpetuo dai
pubblici uffici e interdetto dall'esercizio
della professione medica per 5 anni.
I giudici hanno disposto anche la
pubblicazione della sentenza a spese
di Brega Massone e altri imputati tra-
mite affissione pubblica, su alcuni
quotidiani e sul sito del ministero
della Giustizia. Le motivazioni saranno
rese note tra 90 giorni.
Brega Massone è stato arrestato dai carabinieri presenti al palazzo di giustizia di
Milano. Nei suoi confronti è stata disposta
infatti dai giudici l’esecuzione immediata
della sentenza così
come era stato chiesto dai Pm Tiziana Siciliano e Grazia Pradella. L’ex primario
era in aula ed è stato
subito prelevato dai
militari della Guardia
di Finanza e portato
in carcere. “C’era la
possibilità concreta che Brega Massone fuggisse. Per questo è stato arrestato. L’unica ipotesi di arresto, dopo
una sentenza, è che ci sia il rischio
del pericolo di fuga”.
Condannati rispettivamente a 30 anni
e a 26 anni di carcere anche Fabio
Presicci e Marco Panzera, i due ex
“aiutanti” del primario. La Corte d'Assise di Milano, inoltre, ha condannato
altri 4 imputati, tra cui 2 anestesisti, a
pene comprese tra 1 anno e 2 mesi
e 2 anni e 3 mesi.
I giudici, inoltre, hanno riconosciuto
risarcimenti da quantificarsi in sede
civile per la Regione Lombardia, la
Asl di Milano, l'Ordine provinciale
milanese dei medici, Medicina Democratica e per i familiari dei pazienti
e i pazienti che si erano costituiti parti
civili. Per tutte queste parti civili i giudici hanno disposto, però, provvisionali
immediatamente esecutive a carico
di Brega Massone e di altri imputati
che vanno dai 10.000 euro fino ai
100.000 euro.
UNA COMMUNITY ESTESA IN TUTTA ITALIA: 24 GLI INDAGATI
Adescavano bimbe online: smascherati pedofili
L’indagine è partita dalle denuncia di una 12enne della provincia di Udine. Le minori venivano
contattate sul web e poi convinte a inviare video e fotografie in atteggiamenti erotici
di Barbara Fruch
descavano bambine con i social network
convincendole a inviare loro filmati e foto
a contenuto erotico. È quanto è emerso
da una vasta operazione antipedofilia della
Polizia Postale di Udine che ha iscritto nel
registro degli indagati ventiquattro persone residenti in diverse provincie, dal nord al sud.
Le indagini, avviate circa un anno fa e coordinate
dal Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia online di Roma e dalla Sezione
Polizia Postale e delle Comunicazioni di Udine,
sono partite dalla denuncia dei genitori di una
delle vittime: una bambina di 12 anni della provincia di Udine. La ragazzina era in contatto
con un uomo di 50 anni, residente nel centro
Italia e con precedenti per tentata violenza sessuale, che si era spacciato per un adolescente
e aveva carpito la sua fiducia, deviando la conversazione su argomenti sessuali: l’uomo – nel
periodo in cui la polizia postale ha iniziato le indagini – stava insistendo per un incontro dal
vivo, sventato appunto dagli agenti. Nel corso
di quattro mesi la ragazzina aveva ricevuto 6 ri-
A
cariche di cellulare e aveva scambiato 133 telefonate e 2.197 tra sms, messaggi su Whatsapp
e conversazioni su Skype con la “rete” dei pedofili.
Le indagini hanno permesso di individuare
infatti una vera e propria rete di persone che
adescavano le ragazzine tra i 12 e i 15 anni
sulla community di Netlog , dove tentavano di
procurarsi i loro riferimenti on line, spacciandosi
per coetanei. Una volta ottenuta la loro fiducia,
attraverso Messenger, Skype e WhatsApp cercavano di convincere le minorenni a inviare
loro filmati e foto a contenuto erotico.
Ma non è finita: durante l’indagine gli inquirenti
hanno scoperto un meccanismo di scambio di
informazioni, contatti e materiale pedopornografico. Insomma, una vera e propria community
estesa su tutto il territorio nazionale i cui membri,
dopo avere adescato le minorenni, si scambiavano i riferimenti di contatto usando il browser
Tor per mascherare gli indirizzi Ip. In casa di
uno degli indagati infatti è stato trovato un vero
e proprio archivio con nomi, età, numeri di cellulare e “note” con considerazioni sessuali.
Sono emersi 7mila messaggi WhatsApp e 106
contatti Messenger. Le indagini, coordinate dal
sostituto procuratore di Trieste, Cristina Bacer,
puntano ora a capire il numero delle adolescenti
cadute nella trappola.
In totale, sono 24 gli indagati (con 27 perquisizioni). Tra i denunciati, in maggioranza tra i 29 e
i 54 anni ma vi sono anche due ultra sessantacinquenni, figurano impiegati, liberi professionisti,
studenti, operai e pensionati. Tra loro, quattro
recidivi per reati commessi in danno di minori
in particolare di pornografia minorile, tentata o
consumata violenza sessuale.
Individui “malati” pronti a mascherarsi pur di
ingannare le giovani vittime. “Finalmente siete
arrivati. Vediamo se la cosa finisce” avrebbe
detto uno degli indagati, quando i poliziotti
della Postale di Udine hanno bussato alla sua
porta per eseguire la perquisizione. “Si è dichiarato contento – ha spiegato il dirigente del
compartimento regionale Fvg, Pasquale Sorgonà
– di essere stato individuato. L’ha vissuta come
una sorta di liberazione. Ha ringraziato gli operatori dicendo che si sentiva sollevato. Si rendeva
conto di commettere delle cose che non andavano bene ma non riusciva a smettere e finalmente avrebbe potuto porre fine a quella condotta”.
Ingente la quantità di materiale informatico sequestrato nell’operazione ribattezzata “Micione
mio”: 22 computer, 46 hard disk, 508 supporti
CD e DVD, 46 pen drive usb, 50 telefoni cellulari
e sim card, 11 memory card e documentazione
varia ritenuta utile per il proseguimento delle
indagini, svolte nelle province di Pesaro, Udine,
Roma, Palermo, Caserta, Vibo Valentia, Brescia,
Latina, Cagliari, Avellino, Monza e Brianza, Enna,
Milano, Verbania, Lecce, Savona, Lucca, Forlì e
Cesena, Genova, Torino, Bari, Verona e Benevento..
LE MAZZETTE PER NON PAGARE LE TASSE HANNO CREATO UN BUCO ALL’ERARIO DI 17 MILIONI DI EURO
Equitalia truffaldina: otto arresti
Fra gli indagati un funzionario, perquisiti anche i direttori di Equitalia del Lazio e della Calabria
ira una brutta aria fra i corridoi
di Equitalia. Ieri mattina il Nucleo Valutario della Guardia di
Finanza ha eseguito otto arresti e
venti perquisizioni. È l’epilogo di
un’inchiesta condotta e coordinata
dal procuratore aggiunto di Roma
Nello Rossi e dei sostituti Francesca
Loy e Stefano Fava.
Iscritti nel fascicolo degli indagati il
funzionario di Equitalia Sud, Salvatore Fedele, sua moglie e alcuni imprenditori e commercialisti. Mentre
tra i perquisiti compaiono i nomi
T
del direttore di Equitalia del Lazio
Alessandro Migliaccio e quello della
Calabria Giovanbattista Sabia. Tra
i reati contestati a vario titolo dalla
Procura ci sono corruzione, concussione, bancarotta fraudolenta e
documentale, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio.
Le indagini, condotte dal Nucleo
Speciale Polizia Valutaria, «hanno
fatto emergere un vero e proprio
sistema truffaldino, garantito da episodi di sistematica corruzione e
messa a disposizione delle pubbli-
che funzioni, che ha consentito scientificamente di non versare i dovuti
milioni di euro nelle casse di Equitalia».
Il generale Giuseppe Bottillo ha guidato gli investigatori i quali hanno
accertato che ai funzionari dell’agenzia di riscossione venivano
liquidati tra i 3mila ai 10mila euro
dai vertici di alcune società per ottenere le dilazione del pagamento
dei debiti con Equitalia che dopo
aver saldato le prime due rate interrompevano i versamenti. Tale
stratagemma veniva utilizzato per
non incorrere nelle procedure di
fallimento, privando l’Erario delle
somme dovute dalle società. La
quantificazione del danno alle casse
dello Stato è di circa 17 milioni di
euro, anche se gli esperti delle fiamme gialle hanno stimato che la somma potrebbe aumentare notevolmente. Considerando che le indagini sono agli inizi e mancano ancora
da esaminare centinaia di casi che
vedrebbero coinvolte non solo le
società ma anche le persone fisiche
beneficiate dell’illecita dilazione di
quanto dovuto allo Stato.
Chantal Capasso
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Giovedì 10 aprile 2014
Dall’Italia
DURO COLPO ALLA ’NDRANGHETA: TREDICI PERSONE IN MANETTE
Le cosche dietro all’economia dell’Emilia
di Miriana Markovic
olpita la ‘ndrangheta emiliana. Tredici arresti e sequestro di beni per 13 milioni di euro alle cosche
Arena e Nicoscia. Clan che
hanno il cuore a Isola Capo Rizzuto,
mente e cassaforte in Emilia Romagna, Lombardia e Veneto.
È quanto è emerso nell’ambito dell’operazione dei carabinieri di Bologna, Reggio Emilia e Modena che in
collaborazione coi colleghi di Crotone
che hanno eseguito le misure cautelari, 7 in carcere e tre ai domiciliari,
disposte dal Gip di Bologna su richiesta della Direzione Distrettuale
Antimafia. L’accusa è di avere, in concorso tra loro e nel contesto di un
medesimo disegno criminoso, illecitamente e fittiziamente intestato a
prestanome società, beni mobili ed
immobili, con il reinvestimento di capitali di illecita provenienza, con l’aggravante di avere commesso i reati
al fine di agevolare l’associazione
mafiosa di riferimento.
Nell’operazione sono stati sequestrate
unità immobiliari, tra cui due hotel,
trattori, rimorchi autoveicoli e società
per un valore di circa 13 milioni di
euro.
L’operazione costituisce l’esito di due
filoni di indagine svolte dai carabinieri
di Reggio Emilia (operazione Zarina)
e Bologna (operazione Aurora), condotte rispettivamente da giugno 2010
ad ottobre 2011 e da novembre 2011
ad ottobre 2012, aventi per oggetto,
in gran parte, gli stessi personaggi,
pertanto coordinate dalla direzione
C
distrettuale antimafia del capoluogo
emiliano in un unico filone investigativo.
A Reggio Emilia l’indagine partì da
una segnalazione della locale Camera
di Commercio e da un controllo dei
carabinieri finalizzato a chiarire l’attività
di una società calabrese nel settore
degli autotrasporti con sede operativa
a Gualtieri, nel reggiano, e sede legale
ad Isola di Capo Rizzuto (Crotone).
A Bologna le attività furono avviate a seguito
dell’incendio di alcuni
escavatori in una una
cava di una società con
attività di estrazione a
Sala Bolognese, presso
la quale risultavano effettuare movimento terra
alcune ditte calabresi.
L’indagine che ne è scaturita, coordinata dal Pm
Marco Mescolini, ruota
intorno a Michele Pugliese, 38 anni, detto ‘la
papera’, ritenuto personaggio di spicco delle
due cosche calabresi e
a Caterina Tipaldi, sua
ex compagna.
Caterina la zarina gestiva, almeno sino all’estate 2011 quando si
interruppe la relazione
con Pugliese, alcune
aziende a Gualtieri a
lei intestate per conto
dell’allora compagno.
Una fitta rete di società
operanti in regione (per
lo più ditte di trasporti,
intestate anche ad altri
soggetti), tutte riconducibili a Pugliese. Che
avrebbe reinvestito i capitali illeciti derivanti
dalla contiguità con le
cosche Arena-Nicoscia, trasferendo
di fatto le attività della società Pugliese
Trasporti (oggetto di sequestro) nelle
società intestate ai prestanome: Global
D&G, Gmp Autotrasporti, Aurora Au-
COLOMBANO CERTENOLI (GENOVA)
totrasporti, Vito Trasporti, Sg Trasporti
e Muto Trasporti. Anche la società
Nord Petroli, acquistata da Tipaldi
nel giugno 2011, sarebbe stata parte
di questo sistema e dopo appena tre
mesi era passata, al termine della
relazione tra la donna e il presunto
boss, alla madre dell’uomo. Pugliese,
insomma, dai domiciliari, avrebbe
continuato a coordinare una articolata
serie di attività in Emilia Romagna,
impiegando poi gli utili derivanti in
ulteriori investimenti a Isola Capo
Rizzuto. Michele Pugliese è peraltro
“figlio d’arte”: suo padre, Franco, fu
arrestato nel 2010 per la vicenda
che coinvolse anche il senatore Nicola
di Girolamo, cui avrebbe garantito
l’elezione raccogliendo voti tra gli
emigrati calabresi in Germania. L’uomo è stato arrestato ieri a Roma dove
era in permesso.
Oltre a Michele Pugliese, sono finiti
in carcere altri due esponenti della
famiglia, Mirko, 26 anni e Mery, 35;
poi Giuseppe Ranieri, 32, Vito Muto,
50, Diego Tarantino, 41, Federico
Periti, 36. Ai domiciliari, oltre a Caterina Tipaldi, 31, Carmela Faustini,
59, Vittoria e Doriana Pugliese, 38
e 31, Anna La Face, 45, Salvatore
Mungo 27.
Le misure di custodia cautelare sono
“un risultato molto importante, che
ci dà la conferma della presenza in
Emilia-Romagna di organizzazioni
calabresi molto potenti e pericolose
e di come fossero riuscite ad infiltrarsi
nei settori economici e finanziari di
questa regione” ha detto il procuratore
di Bologna Roberto Alfonso, a capo
della Dda.
MILANO
Trovato arsenale: caccia Mafia: il boss Provenzano
all’organizzazione criminale ricoverato al San Paolo
Fucili e pistole, scoperti da un geometra,
erano nascosti da una fitta vegetazione
n vero arsenale con tutte le
munizioni è stato trovato in
un terreno della Valfontanabuona, a San Colombano Certenoli, in provincia di Genova. Si
sospetta che l’armamentario fosse
a disposizione di un’organizzazione
criminale pronta ad utilizzarlo in
caso di necessità.
A chiamare la polizia è stato un
geometra, che mentre si occupava
dei rilevamenti sulla proprietà appena messa in vendita, ha trovato
un fucile dentro un involucro di
cellophane. Ma questa era solo
la punta dell’iceberg, visto che gli
agenti hanno poi scovato ulteriori
armi ben occultate all'interno
dello stesso terreno.
In particolare la pattuglia della
squadra volanti della locale questura, unitamente a personale
della squadra mobile e della polizia
scientifica di Genova intervenuti
in ausilio, dopo un approfondito
sopralluogo dell’intera zona, hanno trovato nei pressi di un container adiacente alla strada privata
di accesso al terreno, sei pistole,
un’arma corta con munizionamento parabellum Nato, un silenziatore, diverso tipo di muni-
U
zioni per un totale di oltre 800
proiettili. Tutte le armi e le munizioni erano perfettamente confezionate in involucri di cellophane.
Dai primissimi accertamenti le
armi risultano avere la matricola
abrasa ad accezione di una pistola
sulla quale sono in corso approfondimenti.
Nei prossimi giorni saranno eseguiti dalla Polizia Scientifica accurati accertamenti per verificare
l’eventuale presenza di impronte
digitali sia sulle armi che sui contenitori.
Dopo il sequestro è stata inter-
rogata per alcune
ore in Questura
una ventiseienne
di Lavagna (Genova), proprietaria
del terreno, e un
suo familiare.
L’elevato numero
delle munizioni e
delle armi in buono stato di conservazione, il meticoloso confezionamento delle
stesse, la presenza di un’arma da
guerra e di un silenziatore, il tipo
e la qualità delle pistole, il luogo
dell’occultamento inducono gli
inquirenti a ritenere che le stesse
possano essere nella disponibilità
di un’organizzazione criminale
che le avrebbe nascoste per utilizzarle in caso di necessità. I
primi atti sono stati immediatamente trasmessi alla Procura
della Repubblica presso il tribunale di Genova che ha già aperto
un fascicolo e le indagini sono
state delegate alla sezione criminalità organizzata della squadra
Carlotta Bravo
mobile.
Il capo di Cosa Nostra, 81 anni, è detenuto in
regime 41 bis: è affetto da patologie neurologiche
uovi problemi di salute per
il boss di Cosa Nostra Bernardo Provenzano, ricoverato ieri pomeriggio all'ospedale
San Paolo di Milano. Provenzano,
81 anni, attualmente detenuto in
regime di 41 bis, è affetto da patologie neurologiche:, nei giorni
scorsi era stato trasferito dal carcere di Parma, a quello di Opera,
nel Milanese.
Un ricovero che capita a più di
una settimana dagli scontri dovuti
alla decisione del neoministro di
Grazia e Giustizia Andrea Orlando
di rinnovare il regime di carcere
duro per il capomafia nonostante
le sue condizioni di salute. Proteste che erano arrivate in primis
dai figli di Provenzano che dal
canto loro avevano chiesto che
fosse reso pubblico il filmato registrato dalle telecamere di sorveglianza del carcere di Parma
che – stando alle loro parole - ritrarrebbe un "detenuto speciale
con gli occhi al soffitto, chiuso
in una stanza blindata con tre
guardie del Gom e un sondino al
naso per nutrirsi”.
Le Procure di Palermo, Caltanissetta e Firenze si erano pronun-
N
ciate contrarie alla proroga del
41, ma il ministro Andrea Orlando
ha deciso comunque di confermare il regime di carcere duro
tenendo conto del parere della
Direzione nazionale antimafia, per
la quale le condizioni di salute di
Provenzano, affetto da morbo di
Parkinson e da una serie di altre
patologie neurologiche, non sono
così gravi da non permettergli di
comunicare se dovessero venire
meno le restrizioni previste dal
41 bis. “Risulta conclamata oggettivamente la pericolosità di
Provenzano quale capo ancora
indiscusso di Cosa nostra”, ha
spiegato Orlando.
“Per l’ennesima volta i
familiari e i difensori di
Provenzano apprendono
notizie che lo riguardano
dalla stampa”, commenta
l’avvocato del boss, Rosalba Di Gregorio. “C’è
da chiedersi - aggiunge
- se Provenzano era dimettibile. Cioè: perché visto che era ricoverato all’ospedale di Parma, è
stato portato prima in
carcere ad Opera e solo
in un secondo momento nella
struttura sanitaria?”.
Provenzano, ai vertici di Cosa
Nostra con Salvatore “Totò” Riina,
fu arrestato l’11 aprile 2006 a
Corleone. Era ricercato dal 10
settembre 1963, con una latitanza
record di 43 anni: è condannato
a 20 ergastoli, 33 anni e sei mesi
di isolamento diurno, 49 anni e
un mese di reclusione e 13mila
euro di multa. Tra le innumerevoli
condanne a carico di Provenzano
ci sono quelle relative alla Strage
di Capaci, alla Strage di via D’Amelio e alla stagione della strategia
stragista attuata da Cosa Nostra
F.Ce
tra il ‘92 e il ‘93.
Giovedì 10 aprile 2014
12
Società
PARLANO AL GIORNALE D’ITALIA ANDREA E FRANCO ANTONELLO, AUTORI DEL VOLUME “SONO GRADITI VISI SORRIDENTI”
Padre, figlio e l’autismo:
una storia speciale in libreria
A sostegno della causa anche l’associazione benefica “I bambini delle fate”
di Francesca Ceccarelli
amore di un genitore è qualcosa
di indescrivibile: ma a volte capita che questo sentimento così
grande venga messo in discussione dal destino, come nel caso
di figli disabili. La storia di Andrea e Franco
Antonello insegnano a sorridere alla vita
e alle difficoltà, trovando il modo di trovare
sempre il lato positivo e la strada per
nuove, grandi avventure.
Grazie per aver scelto di raccontarvi al
Giornale d’Italia. Come nasce la vostra
avventura editoriale un po’ sui generis?
L’ultima cosa che immaginavo possibile
nella mia vita era proprio un’avventura editoriale. Siamo partiti per un viaggio sfidando
l’autismo e tutti i limiti che imponeva ad
Andrea. Durante i tre mesi di viaggio scrivevo
un diario, sia cronologico che di emozioni,
per raccontare alla mamma e al fratello tutte
le cose che ci capitavano. Appena tornati
Bianca, la mamma, ha apprezzato ed ha fatto
leggere il nostro diario ad amici. Da li, un
conoscente di Fulvio Ervas ci ha messo in
contatto ed è nata l’idea di migliorare il
diario in un racconto. Ho detto “ok” perché
pensavo che così le persone che conoscevano Andrea, leggendo le nostre avventure,
lo avrebbero capito di più, avrebbero compreso che dietro alle sue stranezze c’era
una persona profonda, e pensavo che questo
sarebbe stato di aiuto per lui. Mi bastava
stampare 100 copie per chi lo conosceva…
. Poi invece è andata un po’ diversamente.
(300.000 copie, 10 traduzioni, forse un film).
Dal mondo della comunicazione e dell’imprenditoria a quello dell’attivismo
e dell’impegno sociale? Come avete avvertito questo cambiamento? È stato un
trauma o avete riscontrato delle somiglianze?
È stata una mia decisione maturata e concretizzata nel 2005. Nessun trauma, sto facendo quello che facevo prima: contratti
con le aziende per dare loro la giusta visibilità, solo che prima dicevo “questa azienda lava più bianco” ora dico “questa azienda fa sociale”.
Una ribalta, a onor del vero, amplificata
dai media e dal tam tam su tv e giornali.
La notorietà per una volta strumento di
un progetto degno della più alta stima.
Perché in Italia non è possibile “fare
del bene” su grande scala senza ricorrere ai grandi mezzi d’informazione?
Il tubo catodico aiuta molto ma da solo
non basta. Ci vuole dietro preparazione,
organizzazione e metodi imprenditoriali.
In Italia il sociale è ancora al livello di elemosina e carità da fare a natale. Con la
fondazione stiamo cercando di cambiare
questa visione, con il cuore nel sociale, ma
con mentalità imprenditoriale. I media sono
importanti per divulgare e spiegare questo
pensiero.
I figli autistici sono “speciali”: cosa può
fare la società per non farli sentire “diversi”?
Se ognuno di noi, dopo aver pensato 29
giorni a se stesso come è giusto che sia,
dedicasse un giorno al mese a chi è stato
più sfortunato, cambieremo questa società
e risolveremo tanti problemi. Prima di tutto
questi ragazzi hanno bisogno di amicizia,
che ne comuni ne regioni ne stato mai potranno dare, sta a noi, ad ognuno di noi
fare qualcosa.
Una vera e propria missione quella portata avanti da lei e la sua associazione:
L’
quali sono i successi conseguiti e quali
in progetti in ballo per il futuro?
Oggi oltre 300 aziende sostengono con
versamenti costanti e mensili la fondazione,
(i bambini delle fate). Questo ci permette
dal 2006 di sostenere progetti a favore di
tanti ragazzi. Siamo operativi in Veneto,
Lombardia, Trentino, Piemonte e Toscana,
ma vogliamo arrivare in ogni provincia italiana, ovunque troviamo un progetto valido
da sostenere ed un gruppo di imprenditori
che si associno ai nostri programmi.
Nel libro scoprite le vostre dinamiche
familiari: la mamma di Andrea come
ha vissuto questa messa a nudo?
Per il valore della causa che stiamo combattendo mi metterei a nudo in qualsiasi
modo possibile senza alcun problema. Assieme alla mamma abbiamo deciso di parlare di autismo nel modo in cui stiamo facendo senza alcun limite. Solo resterà sempre fuori la nostra vita privata perchè non
stiamo facendo tutto questo per noi, ma
per dar voce a 400.000 ragazzi che voce
non hanno. Ecco perché ci siamo solo io e
Andrea in tutte le cose. Mamma e fratello
non sono certo meno importanti ma la ns
vita privata non centra con quello che vogliamo portare avanti.
Il fratello di Andrea come vive questa
realtà? Come si riesce a non far “pesare”
la grande attenzione nei confronti di un
figlio disabile sul resto della famiglia?
Non ci si riesce. Punto. È impossibile. Alberto è molto in gamba e capisce la situazione per fortuna e questo ci aiuta molto.
Sappiamo che chi sta peggio è Andrea, e
ci stringiamo insieme per lui.
Qual è il messaggio che volete lanciare
alle famiglie che vivono la vostra stessa
condizione?
Ogni ragazzo autistico è diverso ed è impossibile dare alcun consiglio se non si
conosce bene la situazione personale, so-
ciale e anche economica. Io sto
solo dicendo non nascondiamo,
non vergogniamoci, tiriamo fuori
il bello di questi ragazzi. Portiamoli fuori, non lasciamoli al chiuso
e sorridiamo per primi. Se io
fossi al posto loro vorrei attorno
a me visi sorridenti non angosciati. Stare con loro ci migliora
da tanti punti di vista, quello dell’indifferenza, dell’egoismo, dell’ipocrisia, caratteristiche tristi
della nostra società. Stare con
questi ragazzi ci fa vedere tanti
problemi che per noi sono enormi
per il loro vero peso. Ci rende
più forti. E mi piacerebbe che
proprio dalle famiglie arrivasse
questo a tutte le persone del
mondo. Sarebbe una bella rivoluzione.
Il sorriso e la spontaneità di
Andrea dicono più di mille parole. Potrebbe essere uno spot
da usare nella società moderna
per mediare l’eccessivo chiasso e brulicare di cose fondamentalmente inutili a discapito
di emozioni e sentimenti veri.
Ecco l’hai detto. Questo è uno
dei prossimi obiettivi. Siamo pieni
di cose inutili, anche nella testa,
e perdiamo i valori veri, il sorriso
di questi ragazzi ce lo può far
capire.
Cosa manca in Italia per facilitare la vita delle persone autistiche?
Torno a quello che ho detto prima
perche è per me la cosa più importante. Manca l’amicizia che
nessuno ha tempo di dare. Poi ci
vorrebbe educazione sociale nelle
scuole, fin dalla prima elementare.
Poi tante cose che dovrebbero
essere a carico delle istituzioni ,
ma preferisco continuare a darmi
da fare con cose concrete che
star a criticare quello che non
fanno gli altri.
Quella di Andrea è una storia
particolare e fortunata, soprattutto agevolata condizione economica familiare. In realtà la
maggior parte dei casi non è
così: ci sono ragazzi in condizioni più gravi che spesso non
possono contare sulle giuste risorse finanziarie. Come dovrebbe intervenire lo Stato?
Sì, io non credo che sarei così forte , positivo
e allegro se non vivessi una situazione sociale ed economica da privilegiato. È proprio
vedendo la situazione di altre famiglie che
è nata la fondazione, per dare una mano finanziariamente a chi ne ha bisogno, sostenendo le tantissime associazioni che seguono i ragazzi. Per quanto riguarda quello
che deve fare lo stato, beh, ci penserò quando diventerò presidente del consiglio, per
ora, invece di criticare quello che non c’è
preferisco impegnarmi su quello che so
fare io, e cerco di far crescere la fondazione
per moltiplicare le tante soddisfazioni che
stiamo avendo ogni giorno, e portare aiuti
concreti.
Pensando al futuro di Andrea cosa vorrebbe augurargli?
Andrea, dal profondo del mio cuore, prima
di ogni altra cosa ti auguro di poter avere
due amici veri e una fidanzata.