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Nell’ambito di
XV CONGRESSO NAZIONALE
La ginnastica militare e la ginnastica educativa
nella costruzione dell’Italia unita
Torino, 28 - 29 ottobre 2011
in collaborazione con:
Reale Società Ginnastica
di Torino
Club Scherma Torino
Con il patrocinio di:
Regione Piemonte
Provincia di Torino
Comune di Torino
SUISM - Università degli Studi di Torino
SITOP - Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia Pediatrica
Istituto Duchenne - Scuola Nazionale di Educazione Fisica
I.D. Educazione Fisica
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PERCHÉ QUESTO CONGRESSO?
LA “QUESTIONE MORALE”
Discorso d’apertura
Questo Congresso sul ruolo della ginnastica nella costruzione dell’Italia unita nasce, per la SIEF che è la società scientifica della materia, dalla consapevolezza che attraverso la conoscenza storica si possa riscoprire il significato vero della nostra materia, significato che ancora oggi la rende attuale ed anzi quanto mai importante.
Il primo dato storico che occorre evidenziare è che la ginnastica, dopo un lungo percorso iniziato nella metà
del Settecento e proseguito per tutta la metà del secolo successivo, si è affermata fin dagli inizi dell’Ottocento
in tutta Europa ed anche in Italia, tant’é che uno dei primi atti del neo-nato Regno d’Italia fu quello di introdurre la GINNASTICA nelle scuole.
Essa venne infatti allora ritenuta il mezzo migliore per combattere il problema della sedentarietà postosi con
l’obbligatorietà dell’istruzione, ponendosi subito, per le sue caratteristiche, come uno strumento educativo fondamentale, come dimostrano i tanti testi di ginnastica pubblicati in quegli anni.
Questo riconoscimento dell’importanza della ginnastica fu poi messo in crisi da coloro che, già a fine secolo,
vollero anteporre alla ginnastica i cosiddetti “giochi inglesi”, mentre il ventennio fascista, con la sua vuota propaganda salutistica e le sue roboanti coreografie, ha lasciato alla cultura successiva solo la deformazione dell’immagine della ginnastica, facendo sì che ancora oggi, nel vuoto culturale che caratterizza la nostra materia, parlare di ginnastica dia ancora “fastidio”.
Ma la ginnastica antecedente aveva studiato attrezzi, metodi ed ottenuto risultati evidenti nei confronti di quell’efficienza fisica così carente oggi, carenza che viene dal mondo medico senz’altro sottovalutata (si ritiene sufficiente “muoversi”), che invece le Forze Armate sicuramente avvertono in modo importante e che soprattutto
si ripercuote in modo drammatico sull’intera popolazione.
Noi vediamo anziani pieni di dolori, adulti incurvarsi ed indebolirsi precocemente, bambini che hanno perso
ormai anche gli “istinti motori” più semplici, come il mettere le mani avanti quando si cade, lo stare aggrappati, l’arrampicarsi, e via dicendo.
E allora oggi bisognerebbe finalmente rendersi conto che le attività sportive non bastano, che manca a tutti i
livelli una formazione fisica di base, che preveda tutti gli schemi motori di base che non sono solo il correre
con un pallone ai piedi o il lanciarlo dentro ad un canestro o al di là di una rete, ma tutte le forme di corsa,
tutte le forme di lanci, tutte le forme di salti (come l’oltrepassare un ostacolo, ad esempio), ma anche tutte le
forme di arrampicata, la lotta, gli equilibri e via dicendo.
Attività che l’ambiente naturale offrirebbe da sé, se ci fosse: ma non c’è più, e allora deve essere sostituito in
qualche modo, pena la progressiva perdita delle nostre capacità motorie e quindi la degenerazione ed il deterioramento precoce del nostro organismo.
La palestra con tutti gli attrezzi della ginnastica classica è in questo senso la risposta a questo problema, perché
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offre un ambiente stimolante, variegato e nel contempo sicuro, data la presenza in palestra sia di attrezzi protettivi (tappeti, tappetoni) che, soprattutto, di Maestri di Ginnastica preparati.
Ma non si tratta solo di questo.
Ricordo che in tutti i grandi maestri di ginnastica della storia è presente una finalità MORALE (che si può riassumere nel detto dell’Hébert “essere forti per essere utili”) che dà ulteriore valenza alla Ginnastica, dandole un
valore altamente sociale che si differenzia nettamente da quello insito nello Sport (“superare i propri limiti”) o
nel cosiddetto fitness (“lo star bene per se stessi”).
Inoltre, la palestra costituisce un ambiente in cui bambini e ragazzi possono conoscere IL PERICOLO, ed
imparare a valutarlo ed affrontarlo.
Possono imparare e superare le proprie PAURE, imparando una lezione che è fondamentale nella vita, che è
quella che senza forza di volontà e senza sacrificio non si arriva da nessuna parte, assaporando la gioia che può
dare il superamento di quelli che si credevano i propri limiti.
In questo modo si cresce, si diventa grandi, si diventa persone forti, autonome, libere:
FORTI nelle proprie idee, AUTONOMI nei confronti di quelle che possono essere le mille tentazioni negative alle quali siamo sottoposti, da ragazzi ma non solo, nella vita; LIBERI nelle scelte che possiamo e dobbiamo fare per mantenere la via della rettitudine, della lealtà e della onestà, verso quel “coraggio morale” di cui
parlava già l’Obermann (riconosciuto iniziatore della Ginnastica in Italia) che unisce la “ginnastica militare”
alla “ginnastica educativa”, oggetto del nostro Congresso, e di cui oggi c’è più che mai bisogno.
Questa è la via della EDUCAZIONE, la via della crescita, che non è tappezzata di divertimento fine a se stesso ma di studio, di impegno e di dedizione.
Per questo siamo qui oggi a parlare di GINNASTICA, non di generica “attività motoria”, non di sport (che è
un’altra cosa), né tantomeno di “Scienze Motorie”, che costituiscono sicuramente la base scientifica della
Ginnastica, ma non sono la Ginnastica.
Per questo poi riteniamo che questo tema sia strettamente legato al tema dell’Unità d’Italia, perché la “formazione dei caratteri”, che è come abbiamo visto la conseguenza morale della ginnastica (quella vera), ha avuto
un ruolo fondamentale nella costruzione del nostro Stato unitario, e non può non essere considerata anche oggi
come imprescindibile compito della cultura e dell’istruzione.
“Ricordo agli Italiani, scrisse Massimo d’Azeglio nel suo testamento politico scritto il 2 luglio 1857, che l’indipendenza di un popolo è conseguenza dell’indipendenza dei caratteri, chi è servo di passioni municipali e di setta
non si lagni d’esserlo degli stranieri. Rimanga la mia memoria nel cuore degli uomini onesti e dei veri italiani, e sarà
questo il maggior onore che le si possa rendere e che io sappia immaginare”.
La Ginnastica oggi è quindi una necessità, così come lo è stata, agli inizi del nostro Stato unitario, l’alfabetizzazione, la cui indiscutibile e riconosciuta importanza l’ha resa oggetto di Leggi dello Stato.
Un grande uomo di cultura come Francesco De Sanctis riconobbe da subito il valore della GINNASTICA, sì
da inserirla non solo nel Progetto di Riforma della scuola primaria nel Regno di Napoli del 1848 , ma anche,
nel 1878, nella Legge che porta il suo nome da Ministro della Pubblica Istruzione del nuovo Regno d’Italia.
Le sue parole, che troviamo nella relazione del 1848, sono la migliore presentazione e giustificazione del
Congresso di oggi, e, ponendosi in una linea di continuità ideale con le affermazioni dei più grandi pensatori
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classici sull’argomento, si pongono all’attenzione dei politici (o meglio: delle persone di buona volontà) con
tutto il loro peso e la loro agghiacciante attualità:
“Nelle nostre scuole il difetto di corporali esercizi ed il sistema pessimo di costringere i fanciulli, inquieti e mobili per
la loro natura, ad una continua attenzione ed immobilità senza intermissioni di sorta, cresce allo Stato uomini deboli, timidi, pigri, irresoluti nel comportamento, goffi e grossolani nei modi: e i corpi tardi e deboli sogliono bene spesso rendere gli animi ancora vili e fiacchi”.
Ripercorrere oggi non tanto nei fatti, quanto nei pensieri e negli ideali, le persone che negli anni del nostro
Risorgimento hanno lottato per la ginnastica, significa quindi ritrovare quei valori forti di libertà e dignità della
persona che stanno a fondamento della nostra Costituzione e che, anche attraverso la ginnastica e le sue palestre, potrebbero trovare gli spazi ed i modi per una loro tangibile, corretta ed efficace trasmissione alle nuove
generazioni, per un’Italia davvero diversa, per un’Italia migliore.
Dott.ssa Cristina Baroni
Presidente SIEF
Torino, 28 ottobre 2011
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RIFLESSIONI
Maria Rosa Rosato
Sono un’insegnante di educazione fisica, esperta di ginnastica in particolare quella ritmica, mi sono occupata
per decenni attraverso il Centro Studi Educazione Fisica Femminile dei problemi legati alla metodologia tecnica e didattica dell’educazione fisica, sono tutt’ora in attività, moderata ed adattata all’età, con un gruppo di
colleghe.
Avendone in questa sede l’opportunità, esprimo, e mi faccio portavoce delle colleghe, il disagio che tutti avvertiamo circa il disinteresse educativo generale e in particolare nel campo motorio.
Qualcuno ha svenduto lo spazio scolastico dell’educazione fisica, intesa come parte integrante di una più ampia
visione dell’educazione, a chi offriva prodotti di pronto uso, benefici immediati ma superficiali, lontani dalla
cura attenta che è richiesta ad un serio progetto di educazione motoria.
La crescente confusione sulle attività di “movimento” ha allontanato i docenti dall’obiettivo primario: quello
di contribuire alla formazione della persona anche attraverso la sfera motoria.
Autorevoli studiosi e pedagogisti hanno associato e legato l’apprendimento generale delle conoscenze a quello
motorio, considerandolo un presupposto irrinunciabile per lo sviluppo dell’individuo; un illustre ginnasiarca
Emilio Baumann, che considera gli organi di senso porta dell’intelligenza, cita nel suo libro “Ginnastica e
Scienza” Tommaso d’Aquino con queste parole: nihil in intellectu quod prius non fuerit in sensu .
Si vuole in questa sede evidenziare lo stato di decadenza dell’educazione motoria, specchio del declino che accomuna ogni aspetto del sociale e ciò, nonostante gli sforzi che, in certe occasioni come in questa, enti o associazioni o altri gruppi tentano di far emergere.
La scuola ha il compito principale di educare, avviare, condurre verso forme più evolute e profonde del sapere
anche motorio, può indicare la via dell’approfondimento tecnico o competitivo solo dopo aver trasmesso ai
ragazzi elementi di base comuni.
La scuola, specie quella di base, non si può sostituire agli enti sportivi né può approfittare della sua larga utenza giovanile per indirizzare verso l’uno o l’altra disciplina sportiva.
Può e deve presentare ai ragazzi tutte le opportunità che conosce, fornendo gli strumenti per la loro scelta.
Ma la scuola non può delegare ad organi esterni la sua funzione e non può ospitare organi esterni perché inavvertitamente ne diventano i proprietari, sovrapponendosi anzi sostituendosi alle sue funzioni educative e formative.
A ciascuno il proprio compito, stiamo attenti dunque, mi rivolgo a chi ne è responsabile, alle interferenze
camuffate da nobili scopi ed esercitiamo con maggior vigore le nostre competenze.
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I campioni dello sport, se ci servono i campioni, emergeranno strada facendo nel tempo, se tutti avranno avuto
solide basi per affrontare e sostenere le difficoltà, per crescere con consapevole fiducia attraverso un comportamento dinamico e sano o anche solo per vivere serenamente in armonia con sé stessi e gli altri.
Sorge spontanea la domanda : ma la formazione dei professori di educazione fisica, ora laureati in scienze motorie, a chi è affidata?
In quasi tutti i piani di studio delle facoltà o corsi di laurea sono scomparse le diciture educazione fisica e ginnastica e il settore dei medici, che ha fagocitato tanto insperata e facile preda, non si sforza di avvalorare e sostenere il nostro settore.
Resta in alcuni, ma rari casi, e più per volontà ed impegno di pochi docenti, la sperimentazione in campo delle
teorie predicate nei corsi (Torino finora ha avuto questo privilegio), per far conoscere il fascino del movimento
attraverso le esperienze personali; ma molti giovani colleghi non sanno, non conoscono l’effetto del movimento ginnastico, non l’hanno appreso, vissuto né possono amarlo o insegnarlo.
Dunque se manca la formazione decade anche la corretta applicazione del movimento che stiamo auspicando.
Ciò nulla toglie alla denuncia che ci sentiamo di esporre, incoraggiando i responsabili a riflettere sulla necessità di dare ai ragazzi mezzi idonei (spazi, attrezzi, progetti….) per formarsi e crescere, per vivere in salute e mantenersi in salute, per trasmettere e conservare attraverso il movimento, anche oltre l’età scolare, nei limiti del
possibile e fino a quando è possibile, uno stato di efficienza a garanzia di un conseguente benessere psicomotorio.
Sarà un vantaggioso investimento per tutti.
Ringrazio per l’attenzione.
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ESIGENZE PEDAGOGICHE NELLA RINASCITA DELLA GINNASTICA E DELLA EDUCAZIONE FISICA IN EUROPA.
Francesca Reitano – Alberto Forti
Insegnanti di Educazione Fisica e Maestri di Ginnastica - Istituto Duchenne, Firenze
Premessa
Vorrei innanzitutto ringraziare il presidente, dottoressa Cristina Baroni, che ci ha dato la possibilità di esporre
una relazione in questo Congresso, e in particolare la mia collega Francesca Reitano, che mi ha concesso l’onore di dividere con Lei le fatiche di questo nostro lavoro.
Colgo l’occasione per rendere omaggio a due eminenti uomini del passato, che hanno reso lustro alla storia
della ginnastica di questa città e in seguito a quella dell’Italia intera:
Rodolfo Obermann e il conte Ernesto Ricardi di Netro.
Senza memoria non può esserci futuro, e lo sforzo di prestare attenzione a una ricostruzione storica apparentemente lunga e noiosa, deve condurci a una consapevolezza nuova sull’importanza che riveste la nostra mate-
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ria nell’educazione, dalla quale emerge la possibilità di analizzare, confrontare, giudicare il presente e prospettare il futuro.
La speranza è che nelle nostre menti la conoscenza dello stato attuale in cui versa l’educazione fisica scolastica
in Italia, alla luce del passato permetta l’insorgere del dubbio, il quale deve orientare la riflessione su ciò che
sarebbe bene che i nostri ragazzi apprendessero nel loro corso formativo scolastico.
Non basta stabilire con una legge che un insegnamento sia obbligatorio per renderlo realmente efficace. E l’efficacia dell’educazione fisica non risiede nell’assoggettarsi allo sport che prepotentemente oggi domina la scena
scolastica.
La novità, il mai visto, anche quando s’intuisce sciocco e banale, ha la capacità di abbagliare e accecare l’individuo a meno che questi non sia molto accorto.
Le cose vecchie alla lunga diventano abituali, a furia di vederle stancano, e si vorrebbe cambiarle. Penso ai grandi attrezzi della ginnastica classica che oggi nelle scuole o non si trovano più o sono in condizioni pessime e
quindi inutilizzabili o sono sostituiti con gli step e gli altri attrezzi da fitness.
Attenzione! Occorre raffinata sensibilità per non rischiare di buttare via un tesoro, e sostituirlo con un sacco di
spazzatura. Tutto ciò che brilla in maniera accattivante alla luce di pubblicità ingannevoli, e la promozione di
oggetti che permettono stili di vita sempre più orientati alla comodità spacciata per benessere, rappresentano
forse il declino del buon senso e della ragione, in ambito educativo.
Viviamo in una società nella quale si auspica un azzeramento della fatica, basti pensare alle porte che si aprono da sole, ai vetri e agli spazzolini da denti elettrici, ai rubinetti che erogano acqua attraverso fotocellule, a
interruttori a sfioramento, alle scale mobili, agli ascensori, ad auto che si parcheggiano premendo un bottone,
e potrei continuare all’infinito.
Siamo proprio sicuri che un uso eccessivo di tutti i marchingegni che l’industria ci spinge a comprare e usare
sia così benefico e auspicabile? Non stona vedere le file di macchine davanti alle scuole di genitori che vogliono far scendere i bambini in prossimità del cancello, e che poi magari il pomeriggio li accompagnano a minibasket per fargli svolgere un po’ di attività fisica?
Ognuno di noi, se ci riflette, ha in mente tanti esempi di comportamenti irrazionali che ormai sono diventati
consuetudine. Ognuno di noi, in cuor proprio, sa che qualcosa deve cambiare per migliorare la salute sociale,
conosce il valore della prevenzione.
Allora accostiamoci con interesse alla grande storia della ginnastica e dell’educazione fisica, consapevoli che parlare del passato non vuol dire rimpiangerlo e auspicarne il ritorno, ma significa trarne direttive e insegnamenti per il presente e il futuro.
La speranza è che l’albero dell’Educazione Fisica produca nuovi frutti, ma ogni albero per crescere forte e solido ha bisogno di radici profonde e altrettanto solide. Queste ci sono, e affondano nella storia dei movimenti
ideologici e delle autorevoli personalità che hanno reso onore e giustizia in passato alla nostra materia. Ecco
quindi che si rende necessario volgere lo sguardo indietro, a un tempo nel quale sono sorte le basi culturali
necessarie allo sviluppo e al diffondersi della ginnastica in Europa e in Italia.
***
La ricerca storica delle motivazioni che portarono alla rinascita e alla rivalutazione della ginnastica e dell’educazione fisica nella pedagogia e nella didattica, nell’intervallo compreso dalla fine del secolo XIV alla fine del
secolo XVIII, orienta la nostra attenzione sul medioevo.
In questo periodo l’affermarsi del Cristianesimo condusse a una visione più spirituale ed ascetica della vita, da
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cui derivò la tendenza a considerare il corpo come un ostacolo al perfezionamento intellettuale e morale dell’uomo.
Corpo come impedimento dell’elevarsi dell’anima, ma non per questo considerato con disprezzo come molti
ancora oggi vogliono far credere.
Negli antichi castelli sopravvivevano ancora i giochi, i caroselli, i tornei, e in numerose corti principesche tali
attività avevano il compito di ristoro e ricreazione dopo i combattimenti e il duro lavoro.
L’attività motoria intervallava anche le lunghe ore passate dai monaci in meditazione, ma non trovava spazio
nei sistemi educativi e nei programmi scolastici dell’epoca.
Certo è che la ginnastica propriamente detta sparì, e, nel sistema filosofico e educativo, l’importanza che fu
data all’anima era molto superiore a quella riservata al corpo.
Con il Rinascimento e in particolare con l’umanesimo, nei secoli XIV, XV e XVI, si assiste a una riscoperta
globale dell’uomo e della sua inscindibile natura psicofisica.
La rivalutazione dell’importanza e della bellezza del corpo è esaltata dalle opere dei più grandi artisti dell’epoca, basti pensare a Michelangelo, Leonardo da Vinci, Botticelli, Donatello, Tiziano che tornano a studiare le
proporzioni del corpo umano attingendo dai canoni estetici dell’antica Grecia e della cultura classica.
L’influenza del monopolio della Chiesa sulle università si va via via attenuando, e il sapere viene laicizzato sempre più con l’affermarsi delle accademie.
Grazie all’apostolato di grandi uomini che si distinsero per ingegno, amor di patria, sentimenti umanitari e
filantropici, fu possibile porre i cardini per un nuovo sistema pedagogico più conforme alla reale natura umana,
nel quale la ginnastica è parte essenziale.
Tra gli umanisti ricordiamo il Vergerio (1370-1444) che occupandosi della formazione degli adolescenti, afferma l’importanza dell’educare assieme il corpo e l’anima, anche se l’educazione fisica da lui contemplata è di
tipo prettamente militare.
Un raggio luminoso, foriero di una nuova era pedagogica, apparve in Italia nel XIV secolo.
Vittorino da Feltre (1378-1446), ispirandosi allo studio degli scrittori greci e
latini iniziava un nuovo e razionale sistema di educazione. Vittorino mirava alla
formazione completa e armonica dell’uomo, e nell’educazione dei giovani considerava importanti tre fattori: il corpo, l’ingegno e il cuore. Nella sua “Ca’
Gioiosa” di Mantova, considerò come mezzi educativi la ginnastica, i giochi, la
scherma, il nuoto, l’equitazione, la corsa, le lunghe marce, la lotta, il resistere al
freddo, al caldo, e tutti gli esercizi che possono accrescere la forza fisica e l’energia morale. L’esercizio fisico non ha dunque il solo valore di svago, poiché lo sviluppo della mente, delle doti del cuore e del corpo sono da considerarsi sullo
stesso piano e sono interdipendenti, e l’uno funzionale all’altro.
Attraverso gli esercizi fisici per Vittorino è possibile migliorare l’istruzione: “Le
passeggiate in campagna abituano l’occhio all’osservazione, offrono l’occasione di
parlare delle pietre e degli insetti”. È sottolineata anche l’importanza morale della
ginnastica: “Essa allontana dai vizi favoriti dall’oziosità”.
Nella rivalutazione e riscoperta della ginnastica bisogna celebrare la figura di
Gerolamo Mercuriale (1530-1606) la cui opera poderosa il “De Arte Gymnastica” sarà oggetto di approfondita relazione da parte della Dottoressa Baroni.
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Giovanni Comenio e l’obbligatorietà della ginnastica
Giovanni Comenio (1592-1670), pastore protestante boemo, attraverso la
sua opera più significativa Didactica magna (1658), concepisce una riforma
dell’educazione scolastica tale per cui ogni tappa dello scolaro deve comprendere un insieme completo e perfetto di conoscenze, sempre adeguato alle possibilità d’apprendimento e all’età del discente.
Egli sostiene che l’educatore non deve inculcare forzatamente nell’allievo
nozioni precostituite, ma sviluppare la sua intelligenza e la sua capacità di giudizio, quindi muovere dall’esperienza e dall’intuizione, cercando di mettere
sempre in luce la personalità dell’educando.
Comenio sottolineò l’importanza del corpo nell’armonia composita dell’uomo: l’utilità dei giochi e del movimento acquistavano un peso rilevante nella
formazione del giovane, pari al riposo e al lavoro intellettuale, e dovevano
essere obbligatori nell’orario scolastico per ottenere uno sviluppo completo della personalità. Per la prima
volta, dunque, Comenio prospettò una precisa necessità: inserire l’educazione fisica come attività obbligatoria, problema che sarà relativamente risolto in Italia soltanto due secoli dopo, precisamente nel 1859 con la
“legge Casati”.
Ma chi diede vigoroso impulso alle idee di una nuova educazione fu il filosofo, pedagogista e studioso di medicina John Locke con i suoi “ Pensieri sull’educazione”, pubblicato nel 1693 e poi J.J.Rousseau con l “Emilio”,
pubblicato nel 1762.
Queste due opere suscitarono grandissimo fermento d’idee e di azioni intorno all’educazione dei giovani e
ancora oggi possono essere considerate sotto molti aspetti una lettura attuale e di grande suggestione e soprattutto, (e ciò è quanto più ci interessa), è proprio da questi due testi che l’educazione fisica (trattata esaurientemente da entrambi gli autori) rimuoverà i suoi passi per riconquistarsi un posto di rispetto nel mondo grazie al movimento dei Filantropini, che di questi pensieri fecero bandiera e portarono la ginnastica a vivere uno
di suoi più grandi momenti di splendore.
John Locke ritiene che l’educazione abbia come compito quello di creare persone consapevoli e responsabili oltre a quello di riuscire a tirare fuori da
ognuno i propri talenti e sviluppare appieno le proprie possibilità. Ecco come
si esprime nell’introduzione del suo libro:
“ Sono stato consultato in passato da molti che si dichiaravano incerti sul modo
di educare i loro figli, e la precoce corruzione della gioventù è ora diventata un
lamento così generale, che non può sembrare del tutto inopportuno chi richiama
l’attenzione sullo studio di quest’argomento e fornisce qualche idea... Giacché gli
errori in materia di educazione dovrebbero essere meno scusabili che altrove.
Questi, come i difetti di una prima cottura delle ceramiche, che non si possono
mai correggere in una seconda o in una terza, portano la loro incorreggibile
impronta attraverso tutti i periodi della vita.”.
La prima parte di quest’opera è interamente dedicata all’educazione fisica che dovrebbe essere impartita ai bambini. Locke ritiene che l’educazione del corpo sia rilevante soprattutto dal punto di vista morale, poiché l’abitudine a una vita rude e sana e mirata all’indurimento del carattere prelude al dominio di sé “perché il corpo,
quanto più è debole comanda e quanto più è forte obbedisce”. L’educazione fisica ha dunque prevalentemente
lo scopo di irrobustire il corpo e quello di formare il carattere in modo che la volontà sia sempre padrona degli
istinti. “La forza del corpo consiste principalmente nella capacità di sopportare i disagi e quella dello spirito di
sostenere le avversità”. Per questo Locke sostiene anche che l’educazione fisica deve precedere ogni altro tipo
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di educazione e aggiunge: “Quegli il cui spirito non saprà regolarsi con saggezza, non procederà mai nella vita
diritta; e quegli il cui corpo è debole e sconquassato, sarà incapace di camminarvi.”
Nel 1762 J.J. Rousseau pubblicò l’”Emilio”, una monumentale opera di cui tutti coloro che vissero in quell’epoca e si occuparono di educazione in generale e di educazione fisica, risentirono l’influenza.
Fine dell’educazione è per Rousseau il ricondurre l’uomo allo stato di natura,
inteso non come ritorno a uno stadio primitivo, primordiale, ma più che altro
come un recupero di uno stato morale, interiore di un rapporto armonico con
la nostra natura originaria corrotta oramai dalle sovrastrutture culturali. La
società umana secondo R. ha deformato l’uomo e gli sta facendo vivere un’esistenza alla quale egli non era destinato.
Quando introduce il tema dell’educazione fisica da impartire al suo allievo
ecco come si esprime: “Non perderò tempo a dimostrare l’utilità dei lavori
manuali e dell’esercizio fisico per rafforzare la complessione e la salute; è una verità che nessuno contesta: gli esempi di maggiore longevità sono offerti quasi sempre
dagli uomini che più degli altri hanno messo alla prova il proprio corpo, hanno
sopportato fatiche, hanno lavorato”.
C’è un’altra bella immagine, una similitudine, nel testo che vi voglio riportare e che utilizza per descrivere il
deteriorarsi della natura umana sotto l’effetto dei moltiplicati e falsi bisogni indotti dalla cultura del suo tempo
e che noi possiamo rileggere in una luce attuale ed è quella dei condizionamenti che l’uomo di oggi subisce da
parte ad esempio della pubblicità, soprattutto in relazione alla cultura della cura del corpo: “Simile alla statua
di Glauco, che il tempo e il mare e gli uragani avevano talmente sfigurata da rassomigliare meno a un dio
che a una bestia feroce, l’anima umana, alterata in seno alla società, per mille cause senza posa
rinascenti...per i cambiamenti sopraggiunti alla costrizione del corpo... ha per così dire cambiato aspetto, al
punto di essere quasi irriconoscibile”. Come non pensare ai corpi deformati dei culturisti o alle facce plasticate di coloro che si sottopongono, sempre più numerosi, agli interventi di chirurgia estetica? Più lontani dalla
natura di così...
Alla luce di quello che noi oggi ci troviamo qui a discutere e concludendo questa prima parte sintetizzerei così
le intuizioni di questi studiosi che hanno poi informato il lavoro di chi successivamente si è occupato di educazione:
1° l’educazione deve mirare soprattutto a formare uomini nel vero senso della parola, indipendentemente dal
ceto sociale da cui provengono e dal mestiere che poi sceglieranno di fare.
2° l’educazione del corpo è fondamentale alla formazione dell’intelligenza, rilassa la mente, e le consente di
lavorare meglio. Questo concetto sarà poi ripreso e sostenuto oltre che dai Filantropi, da Pestalozzi, dal
Baumann nella sua “Ginnastica tra i banchi”, dalla Montessori e infine anche dal Piaget che farà dello stadio
senso-motorio il primo gradino dello sviluppo dell’intelligenza umana.
Il Filantropismo- J.B. Basedow e la scuola di Dessau
Il Filantropismo rappresenta una corrente di pensiero originata dalla scuola di Basedow, sorta a Dessau nel
1774. Il razionalismo educativo, proprio dell’Illuminismo, che caratterizza i concetti pedagogici espressi dai
filantropi, attinge dalle idee del Locke e di Rosseau, e determina la nascita del nuovo movimento educativo.
J.B.Basedow rappresenta il più noto pedagogista tedesco del periodo illuministico. Nato ad Amburgo l’undici
settembre del 1723, trascorse la sua infanzia molto triste nella casa di suo padre, che faceva il parrucchiere, sua
madre era sovente preda della depressione. All’età della scuola dovette assoggettarsi al dispotismo pedantesco e
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assurdo che regnava allora nell’insegnamento. Maltrattato e non compreso dai
suoi maestri, insofferente a tal educazione, se ne vendicava inventando ogni
sorta di birbonate, puntualmente e severamente punite dagli stessi e dal padre.
Crebbe con la fama di mascalzone e di poco di buono, e appena possibile il
padre lo mandò in giro con la cassetta delle parrucche a far commissioni. Ma
anche tale attività non fu tollerata dal giovane che decise di sottrarsi al giogo
educativo fuggendo da casa. Nell’Holstein trovò lavoro come servo presso un
medico, il quale accortosi delle sue doti spirituali iniziò a volergli bene, lo
tenne qualche tempo come figlio e si prese cura della sua educazione. Il padre
lo richiamò e gli permise di continuare gli studi. Questa volta, tornato a scuola con la mente più aperta e meglio orientata dalle cure ricevute in casa del
medico, riuscì a completare con profitto il suo corso scolastico in Amburgo.
Dopo il Ginnasio intraprese gli studi universitari, orientandosi verso la teologia, ma le sue cognizioni apparvero subito insufficienti a compiere uno studio
serio e continuo e, annoiato dalle lezioni aride e fredde, provando disprezzo
per i compagni che seguivano pedestremente i corsi senza curarsi d’altro che di arrivare alla fine, frequentò poco
la scuola, ma continuò a studiare da sè, fino a conseguire, dopo varie vicissitudini, il dottorato in teologia e
filosofia. A ventisei anni ebbe la fortuna di essere chiamato nella casa di un magistrato di Borg Horst nell’
Holstein come istitutore di un figlio dello stesso di sette anni. Vi rimase dal 1749 al 1753, trascorrendo il
tempo più felice della sua vita. Fu grazie a questa esperienza pratica di educatore che sviluppò il suo nuovo
metodo di insegnamento, avendo cura di dare un’impronta intuitiva e utilitaria perfino allo studio delle lingue
classiche.
I successi che ottenne con questo incarico, fecero germinare in lui la volontà di proporsi come riformatore e
innovatore dell’educazione e dell’istruzione. Influenzato dalla lettura del Locke, e dell’Emilio di Rousseau, arriva a concepire che l’insegnamento debba essere progressivo, intuitivo e utilitario; lo stesso studio delle lingue
deve essere intuitivo prima che grammaticale, in forma di dialogo e con un contenuto di cognizioni positive al
servizio di cose reali: sono banditi i lunghi esercizi di memoria faticosi e pappagalleschi. Lo studio della storia,
della matematica, delle lingue e delle scienze deve essere rivolto ad arricchire l’animo dell’educando con cognizioni ed esperienze utili a regolarne la vita di cittadino in armonia con i suoi simili, e a scopo filantropico.
Il suo pensiero trova espressione e si rende concreto nel Libro dei metodi del 1770 e in Opera Elementare del
1774. Ma già nel 1768 rivolge, nella Relazione ai Filantropi e ai potenti sulle scuole, gli studi e le loro azioni sul
bene pubblico, un caloroso appello per essere aiutato a realizzare i suoi progetti didattico-pedagogici, consistenti nel riorganizzare i sistemi educativi del tempo, ormai superati e obsoleti. In tale relazione divenuta in seguito libro, Basedow espone le miserande condizioni delle scuole di ogni grado del tempo, per essere state abbandonate alla mercé dei privati e d’enti locali; sostiene la necessità che le scuole siano dirette con criteri uniformi
dallo stato, per il bene civile di tutti i cittadini, e siano sottratte alla preminenza settaria delle Chiese. Attribuito
allo stato il dovere e il diritto di far proprie le scuole dei suoi cittadini, espone il suo disegno d’ordinamento
scolastico.
Propone, quindi, un nuovo e più valido metodo educativo basato sul rispetto e assecondamento della natura,
mirando alla formazione di una personalità completa e armonica, educando il fisico e lo spirito mediante la
logica, e non le imposizioni e le costrizioni, come del resto avevano già consigliato i Gesuiti. L’appello è recepito dal principe di Anhalt-Dessau, Leopoldo Federico, che lo invita per l’appunto a Dessau e gli fissa un assegno di 1100 talleri, dandogliene altri 12000 (più una casa con giardino a suo personale beneficio) per la fondazione di un istituto che è chiamato Philantropinum, aperto nel 1774. Nel nome è sintetizzato il suo programma, tratteggiato già nel titolo di uno scritto del 1771: ” il filantropino, scuola di filantropia e di buone cognizioni per scolari e allievi maestri; fide commesso dal pubblico, destinato al perfezionamento della scuola di tutti
i paesi secondo il disegno del Libro Elementare raccomandato a tutti i principi che cercano e praticano il bene,
agli istituti filantropici e ai privati cittadini”.
Il collegio sulla collina di Dessau si propone di risvegliare ed esercitare lietamente le attività giovanili tenendo
I.D. Educazione Fisica
15
conto delle esigenze fisiologiche, mentali e morali senza opprimere l’individuo. La scuola è aperta a ragazzi dai
sei ai diciotto anni per indirizzarli dai primi gradi di istruzione fino agli studi universitari. Un’apposita sezione è riservata alla formazione dei futuri maestri. Nell’istituto sono ammessi, accanto ai convittori paganti, i
famulanti, che potevano istruirsi servendo gli altri compagni e passavano alla condizione di convittori quando
famiglie benefiche pagavano anche per loro, oltre che per i loro figli. Il piano di studio prevede l’applicazione
in discipline letterarie e scientifiche, “purificate” da tutto ciò che era ritenuto ormai vecchio e inutile, in modo
da far posto al lavoro manuale, agli esercizi indispensabili all’accrescimento, e alla formazione generale. Per la
prima volta è dato largo spazio all’attività fisica, anch’essa disciplinata e organizzata da insegnanti con una specifica preparazione, come Simon.
Dopo la “Ca’ Gioiosa” di Vittorino da Feltre, dice argutamente il Valletti, Basedow è il primo educatore che
associa l’educazione fisica a quella intellettuale e morale, traducendo in pratica il suo concetto unitario dell’educazione. La ginnastica deve dare al fanciullo la possibilità di fare movimento e di condurre una forma di vita
la più naturale possibile. Nell’Opera Elementare Basedow riassume alcuni punti fondamentali riguardanti l’educazione fisica; l’autore risente chiaramente dell’influenza pedagogica di Rousseau, poiché ripropone, per la
formazione del fanciullo tre importanti fattori: la natura, gli uomini, le cose. Egli raccomanda la pratica di quegli esercizi che possano contribuire allo sviluppo del fanciullo, che possano fortificarlo e dargli, insieme alla
salute, la fiducia in se stesso e il coraggio.
In sostanza il suo programma di educazione fisica prevede: esercizi a carattere militare con lo scopo di far acquistare compostezza e agilità; marcia, corsa, scherma, danza, nuoto ed equitazione, per assicurare una formazione virile e consentire una distensione dell’attività intellettuale; traslocazioni all’asse di equilibrio per l’aumento
della fiducia in sé e per l’acquisizione del coraggio. Infine attività di campeggio e passeggiate in campagna a
contatto con la natura.
Dei diciannove articoli dell’ordinamento interno del filantropino è opportuno ricordare il quarto che così recita: “ ogni mese, per un periodo di 24 ore scelto a caso, i convittori sono abituati a poco a poco a digiunare fino
alle due e a sostentarsi di cibo magro e di acqua fino a sera, a resistere in stanze fredde o, con vesti adatte sotto
le intemperie, a dormire la notte in terra o sulla paglia, e a conservare tuttavia l’animo lieto: perché l’educazione deve preparare ai casi della vita”; il nono: “ nessun convittore è costretto all’assiduità dello studio. La giornata che, eccettuato il tempo del sonno, conta diciassette ore, è divisa nel seguente modo: sei ore per mangiare, bere, vestirsi e per alcuni svaghi; un’ ora per l’ordine esatto dell’abitazione, dei vestiti dei mobili, dei libri e
le lettere, cinque ore per lo studio e il lavoro; tre ore per il moto moderato, come la danza, l’equitazione, la
scherma, la musica ecc.; due ore dedicate a un lavoro manuale alquanto disagevole, ma non tale da deformare
o deviare le membra” e il tredicesimo: “Tutti i convittori e famuli sono addestrati da una persona competente
nei movimenti e nelle posizioni militari, poiché con nessun altro esercizio il corpo acquista tanta agilità”.
Indubbiamente il grande merito del Basedow è stato quello dell’avere introdotto l’educazione fisica nella scuola, attribuendole la sua precipua importanza nella formazione unitaria della persona, ispirando la nascita di altri
istituti filantropini nei quali si sono espressi eminenti maestri che hanno perfezionato ed evoluto il suo metodo di insegnamento.
Purtroppo l’istituto del Basedow ebbe vita movimentata, anche per il suo carattere scontroso e incapacità organizzativa che lo portarono a disaccordi e scontri con i suoi collaboratori. Tra questi vanno menzionati Wolke,
Campe, Vieth, Simon e Guts Muths.
Basedow morirà il 25 Luglio del 1790 a Magdeburgo. Tre anni dopo si concluderà anche l’avventura del
Philantropinum, che sarà chiuso per mancanza di allievi.
Le sue idee si svilupperanno in tutta Europa, specialmente nell’ambito pedagogico tedesco, dove gli eventi storici crearono le premesse allo sviluppo di una ginnastica patriottica e militaresca.
16
I.D. Educazione Fisica
Guts Muths
Di fondamentale importanza è la concezione dell’ educazione fisica che
ebbe il filantropino Guts Muths (1759-1839), diffusasi per mezzo del suo
volume Ginnastica per la gioventù del 1793, tradotto in varie lingue e
adottato in quasi tutta Europa come manuale di ginnastica educativa per
la gioventù. Secondo Guts Muths l’educazione del suo tempo è troppo
rivolta all’aspetto intellettuale del ragazzo e trascura la sua condizione fisica: ciò gli produce gravi conseguenze sull’adattamento alla vita e sulla
creazione di una personalità più forte ed equilibrata. La cultura è per lui
tale solo quando si ha un giusto rapporto tra la formazione intellettuale e
quella fisica.
“Molte qualità del nostro spirito hanno le loro più profonde radici nel corpo,
mentre l’acutezza del pensiero non è priva di relazioni con l’acutezza dei
sensi…L’uomo è un essere che non si può sdoppiare, cioè un corpo spiritualizzato e uno spirito corporizzato, nati contemporaneamente”.
All’educazione fisica Guts Muths assegna un duplice obiettivo: esercitare un’azione intesa a mettere il corpo in armonia
con le forze spirituali e morali, suscitare nel fanciullo qualità
e capacità che gli possano permettere di superare ostacoli di
carattere motorio. Egli vede nell’educazione fisica un mezzo
di educazione morale, sociale e politica. Della ginnastica
antica, per lui poco naturale, si può rievocare il fine educativo, ma non le forme, essendo preferibile ispirarsi alla natura
per creare nuovi esercizi. Muths critica l’educazione fisica
praticata ai suoi tempi e consiglia esercizi di tipo naturale,
come il camminare, il correre, il saltare, il nuotare, il giocare,
il lottare ecc. La sua opera è una premessa non tanto ai sistemi ginnastici moderni, quanto al movimento naturale inteso
in senso educativo, che sarà riproposto e perfezionato da Hêbert solo alla fine del XIX secolo.
La nostra relazione si conclude con un accenno all’opera di un grande pedagogista svizzero che ha dedicato
tutta la sua vita all’insegnamento: Johann Heinrich Pestalozzi, contemporaneo dei filantropi. Dopo aver fondato a Neuhof una scuola per bambini poveri, aver lavorato nell’orfanotrofio di Stanz, poi nella scuola privata
di Burgdorf, concretizzerà la sua opera nella creazione dell’istituto di Yverdon che diventerà il centro di diffusione del suo metodo, maturato attraverso la sua esperienza anche sofferta, sempre nella speranza di poter
migliorare gli uomini.
Anche Pestalozzi si batte per un’educazione integrale dell’individuo, formato
da corpo, intelletto, cuore e volontà.
Per quanto riguarda l’aspetto che più ci sta a cuore, egli riteneva che ai suoi
tempi l’educazione fisica fosse trascurata a differenza di quella intellettuale che
sia pur malamente era coltivata. Egli pensava che il popolo si trovasse in uno
stato di grande decadenza fisica: “I ragazzi del popolo escono da una scuola dove
sono loro prescritti il silenzio e l’immobilità per essere assunti in un’industria che
rovinerà il loro corpo o per darsi a lavori contadineschi che li renderanno deformi.”
Nell’istituto pestalozziano quindi lo studio della ginnastica trova largo spazio;
vi si studia quella analitica ma anche esercizi come la corsa, la lotta, i lanci, l’arrampicata, l’equilibrio, la danza, la scherma, il nuoto in estate, il pattinaggio
d’inverno.
I.D. Educazione Fisica
17
Il fine della pratica ginnastica per P. non è solo igienico, ma dovrà permettere all’allievo di diventare padrone
del proprio corpo perché possa diventare strumento della sua anima e lo metta in grado di ottemperare ai propri doveri. Ma più di ogni altro discorso, illustra il pensiero pestalozziano in maniera integrale una lettera che
lui stesso scrisse a un suo amico il 10 Febbraio 1819, intitolata “Lettera sull’educazione fisica dei bambini”
che vi riporto di seguito:
“ Mio caro Greaves, se, secondo i principi di un’educazione corretta , bisogna sviluppare tutte le facoltà umane, e far
funzionare tutte le sue energie latenti, le madri debbono fare anzitutto attenzione a un argomento che di solito non
si ritiene esiga né molta riflessione né molta esperienza e che viene quindi molto trascurato., vale a dire l’educazione fisica dei bambini...
Sono persuaso che sono ormai spariti molti pessimi modi di educare i bambini e che in genere l’allevamento dei piccoli è diventato più razionale e che i loro giochi e i loro modi di agire sono stati grandemente migliorati, prestando intelligente attenzione ai loro bisogni e alle loro capacità. Ma resta ancora molto da fare e non possiamo sperare
di avere degli effettivi miglioramenti se ci accontentiamo di pensare che tutto non è così brutto come potrebbe essere
o come è stato nel passato.
Secondo me, il primo passo importante in questa direzione sarebbe il rimettere in onore la ginnastica, il cui
grande merito non è la facilità con cui vengono eseguiti certi esercizi o la destrezza che possono dare per eseguire movimenti che richiedono molta forza e agilità, anche se questo fatto non va sottovalutato, quanto piuttosto la progressione naturale con cui vanno disposti certi esercizi ,a partire da quelli che, facili di per sé, preparano quelli più complicati e difficili.
Non vi è forse altra arte in cui si possa dimostrare in modo altrettanto chiaro che delle forze che sembrano
assenti, si possono quasi sviluppare solo per mezzo dell’esercizio. Questo può incoraggiare in modo straordinario
coloro che devono insegnare una materia qualsiasi e che incontrano difficoltà nel far raggiungere ai propri allievi quel
profitto che si aspetterebbero. Essi devono ricominciare con metodo diverso, combinando gli esercizi in maniera differente e presentando gli argomenti in modo che si passi naturalmente dal più facile al più difficile. Quando una
determinata dote manca del tutto, so che non vi è metodo pedagogico che possa produrla; ma l’esperienza mi ha insegnato che questi casi di deficienza sono rarissimi.
Nella maggior parte dei casi ho avuto la soddisfazione di trovare che certe facoltà, cui si era rinunciato del tutto
,invece di cercare di svilupparle, erano state invece impedite da una serie di esercizi che avevano confuso e scoraggiato il bambino. A questo proposito vorrei accennare a un pregiudizio piuttosto comune circa la ginnastica: si è detto
frequentemente che essa può essere molto utile per quelli che sono abbastanza forti, ma che non può servire a nulla o
essere persino nociva per quelli che sono fisicamente deboli. Si tratta di un malinteso circa il principio stesso della
ginnastica: non solo gli esercizi si differenziano a seconda della forza fisica del soggetto, ma ci sono, e possono
venire escogitati, degli esercizi per coloro che hanno dei difetti fisici o sono deboli.
Ho consultato dei medici molto autorevoli che mi hanno dichiarato che in casi esaminati personalmente, dei soggetti colpiti da malattie polmonari (nel caso non fossero molto progredite) sono stati sollevati fisicamente e hanno tratto beneficio da una pratica costante di pochi esercizi, semplici e adatti. Proprio per il motivo che si possono escogitare degli esercizi per ogni età e per ogni grado di forza fisica, anche per la più esigua, ritengo che sia della
massima importanza che le madri imparino i principi della ginnastica, in modo che fra gli esercizi elementari e preparatori, esse siano in grado di scegliere quelli che, a seconda delle circostanze, possano essere più adatti e benefici per
i loro bambini. Con questo non voglio dire che le madri debbano restare fedeli alla lettera a quei soli esercizi che si
trovano nei trattati di educazione fisica: è ovvio che esse li possono variare per quanto lo ritengano desiderabile e
opportuno. Ma vorrei piuttosto raccomandare a una madre di consultare chi ha competenza circa la ginnastica
infantile, prima di decidere di cambiare gli ordini degli esercizi proposti o di introdurre degli esercizi nuovi, di cui
non è in grado di prevedere l’esatto grado di forza fisica che essi richiedono e il beneficio che ne potranno ricavare i
bambini.
I vantaggi fisici della ginnastica sono grandi e indiscutibili, ma io sostengo che i vantaggi morali che ne risul-
18
I.D. Educazione Fisica
tano sono altrettanto grandi. E anche in questo caso voglio richiamarmi all’osservazione. Lei, caro Greaves, ha
avuto l’occasione di visitare molte scuole in Germania e in Svizzera in cui la ginnastica era tra le materie più
importanti; e nelle nostre conversazioni su questo argomento mi ricordo della Sua osservazione, che si accorda pienamente con la mia esperienza, che la ginnastica, se insegnata bene, non solo contribuisce a rendere i bambini
sani e allegri, cosa della massima importanza ai fine dell’educazione morale, ma anche a promuovere fra di
loro un certo spirito cameratesco, che colpisce gradevolmente chi li osserva: fra gli altri effetti di un insegnamento della ginnastica iniziato tempestivamente e proseguito in modo regolare, sono delle abitudini di diligenza, sincerità e franchezza di carattere, coraggio e soprattutto tolleranza virile al dolore.”
(J. H. PESTALOZZI, Lettera XXII, in Scritti scelti, a cura di E. Becchi, UTET, Torino 1970, pp. 510-13.
Questa lettera è riportata in Alba G.A. NACCARI, Pedagogia della corporeità, Morlacchi Ed., Perugia 2003.)
A proposito di questa lettera e per concludere la mia parte, colgo l’occasione per ringraziare Alberto che ha condiviso con me questa relazione. Alberto mi ha fatto scoprire dei testi che non avevo mai letto e di difficile reperibilità che fanno parte della sua biblioteca e grazie alla lettura dei quali è stato possibile scovare documenti
come questo. Infine lo ringrazio per lo scambio di idee che abbiamo avuto e per il suo essere così passionale
nel suo lavoro.
Ringrazio anche Cristina, perché ci “obbliga “ annualmente a queste ricerche sulla nostra storia, ricerche e
approfondimenti che noi, presi, dall’assillo dei nostri impegni quotidiani, tenderemmo sempre a posticipare o
a non fare. Invece questi momenti di impegno sono importanti perché quanto più si conosce quanto più si
diventa decisi a portare avanti le proprie idee; inoltre lo studio di questo particolare periodo della storia della
ginnastica a me ha infuso speranza, la speranza che quei momenti in cui essa ha conosciuto splendore e considerazione possano un giorno ritornare.
I.D. Educazione Fisica
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LA PRIMA TRADUZIONE ITALIANA DEL DE ARTE GYMNASTICA DI GEROLAMO MERCURIALE NEL CONTESTO DEL
RISORGIMENTO ITALIANO
Cristina Baroni
Istituto Duchenne, Firenze – Presidente SIEF
Nel contesto delle celebrazioni per i 150 anni dell’Italia unita, riteniamo importante soffermare la nostra attenzione su un fatto che non può e non deve essere interpretato come una mera coincidenza, il fatto cioè che il
De Arte Gymnastica (unanimemente considerato il testo con il quale rinasce in epoca moderna la ginnastica,
praticata in tutte le sue svariate applicazioni già presso i Greci ed i Romani) abbia avuto la sua prima traduzione italiana proprio nel contesto del nostro Risorgimento: e ciò non solo e non tanto, come avremo modo di
vedere, a causa dell’evidente bisogno di un cittadino-soldato che combattesse per la propria libertà, quanto per
una più ampia esigenza di rispondere al bisogno di “educazione nazionale”, che doveva necessariamente accompagnare il processo unitario.
Ciò che può a prima vista stupire è il fatto che nessuno dei due aspetti
(quello “pratico”, legato ad esigenze di tipo militare e quello più ampiamente pedagogico-culturale) sia presente in modo importante nel testo.
Il De Arte Gymnastica (Fig. 1) è infatti opera di un medico, che nell’incertezza della medicina curativa dell’epoca cerca nella ginnastica sia un modo
per conservare la buona salute, sia un aiuto per “curare” i malati che non
trovavano – siamo a fine Cinquecento! – altri rimedi se non quelli, molto
1
approssimativi, dell’epoca : in questo contesto, poco spazio trovano sia la
ginnastica militare che, se non per pochi accenni, l’approccio pedagogico.
Quello però che troviamo nel De Arte Gymnastica, e che lo distingue dalla
miriade di altri testi, precedenti, contemporanei o successivi, nei quali si
parla di questo o quel gioco, di questo o quell’esercizio, è la sua impostazione “scientifica”: in esso infatti vengono poste le basi, anche mediante la
ricerca dell’esatta definizione di ogni termine utilizzato, per una vera e
propria “scienza dell’esercizio fisico”, che contempli ogni genere di “esercizio” (anch’esso definito e ben distinto sia dal semplice movimento che
dalla fatica e dal lavoro), senza nessuna esclusione, a patto solamente che,
come recita la definizione di ars gymnastica data dal Mercuriale, esso abbia
il fine “di conservare la buona salute o di acquisire e mantenere un ottimo
Fig. 1
aspetto del corpo”.
Ed è proprio questa serietà nell’impostazione del lavoro a suscitare l’attenzione della cultura del tempo, come dimostrano i notevoli “Cenni sulla vita scientifica di Girolamo Mercuriali”
2
di un certo A.Z. (Antonio Zambianchi?) e i due articoli, apparsi su due riviste mediche , che “aprono” l’edizio1
2
A. CASTIGLIONI, Storia della medicina, Mondadori Ed, Verona 1948.
Si tratta della Gazzetta Medica Italiana - Stati Sardi, N.49, Torino 1 dicembre 1856 e del Bullettino delle Scienze Mediche, pubblicato per cura della
Società Medico – chirurgica di Bologna, Anno 29, Ser.4, Vol.7 del gennaio 1857, pubblicato il 7 febbraio 1857. Ambedue gli articoli sono firmati
da Cesare Taruffi, verosimilmente un anatomo-patologo di Bologna (1821 – 1902), diventato assistente alla clinica chirurgica di F. Rizzoli, dove
lavorò dal 1859 fino alla morte, autore di un notevole testo “Sulla storia della teratologia”, voll.8, Bologna 1881 – 95.
20
I.D. Educazione Fisica
ne di cui stiamo parlando, quella del 1856, sui quali torneremo in seguito. Per ora, basti solo accennare al fatto
che la traduzione data da Giovanni Rinaldi da Forlì, pur se si presenta con un linguaggio piuttosto lontano dal
nostro, è in realtà notevolissima per correttezza e fedeltà al testo.
La figura di Gerolamo Mercuriale è stata oggetto in questi ultimi anni di numerosi studi e ricerche, alimentati dalla ricorrenza del 400° anniversario della morte di questo grande medico forlivese e sfociati nella bellissima traduzione integrale (in inglese) del De Arte Gymnastica, finalmente affrontato con rigoroso criterio filolo3
gico .
Alla sua figura anche la città di Forlì ha dedicato nel 2006 un Convegno di livello internazionale, nel quale emi4
nenti studiosi hanno illustrato ed approfondito tutti gli aspetti della sua personalità e delle sue opere .
Per quanto riguarda però il De Arte Gymnastica, quello che va sottolineato è che nel complesso tutti gli studiosi,
al momento di denominare l’argomento dell’opera, utilizzano perlopiù una parola vaga e poco precisa come il termine “sport” (nato come sappiamo agli inizi dell’Ottocento, con Thomas Arnold in Inghilterra, e quindi non
applicabile ad un testo pubblicato a fine Cinquecento), indicando Mercuriale come il primo “medico dello sport”
o addirittura come “apostolo dello sport”: questo evidente anacronismo inoltre non rende nemmeno ragione al
Mercuriale, che condanna in modo deciso le finalità ed i danni della “ginnastica atletica” (da athlos, premio),
la quale, al pari della “ginnastica militare” e a differenza di quella che lui chiama “vera ginnastica”, va oltre alle
5
esigenze del corpo perché ha altri fini.
Questo uso del termine “sport” testimonia ciò che altrove abbiamo definito come “la poca attenzione che viene
6
posta nel definire e precisare ciò che intendiamo proporre ed avvalorare nell’ambito dell’attività fisica” .
Questa immagine, tratta dal testo proposto dalla Federazione Scacchistica
Italiana, rappresenta degli studenti durante l’ora di educazione
fisica…D’altronde, se si consente che la parola “sport” (con la quale si indica oggi anche il gioco degli scacchi) sia sinonimo di “educazione fisica”, queste sono le conseguenze.
3
L’edizione, con testo inglese a fronte, è stata presentata in occasione delle Olimpiadi di Pechino del 2008.
Oltre come detto all’edizione critica del testo (a cura di Concetta Pennuto) ed alla traduzione inglese a fronte (a cura di Vivian Nutton), essa contiene gli 11 disegni originali dell’artista e antiquario napoletano Pirro Ligorio, autore delle illustrazioni presenti fin dalla seconda edizione del De
Arte (1573) e un preziosissimo apparato esplicativo con i lavori di Concetta Pennuto sul lavoro filologico, di Vivian Nutton sulla traduzione (con
elencati e brevemente illustrati gli autori citati da Mercuriale e un piccolo sommario di alcuni termini) e di Giancarlo Cerasoli sulla biografia e (con
Antonella Imolesi Pozzi) sulla bibliografia delle opere a stampa dell’Autore. Concludono l’opera un saggio di Jean-Michel Agassi, uno dei più grandi studiosi del Mercuriale, “Girolamo Mercuriale – Humanism and physical culture in the Renaissance”.
4
Gli Atti del Convegno, con il titolo “Girolamo Mercuriale. Medicina e cultura nell’Europa del Cinquecento”, sono stati pubblicati a cura di Alessandro
Arcangeli e Vivian Nutton da Leo S. Olschki Editore (Firenze 2008).
5
Francisco Amoros, l’iniziatore della ginnastica in Francia, espresse lo stesso concetto, questa volta nei confronti del circo, quando formulò la sua
celebre frase “Il mio metodo ed i miei esercizi si fermano dove cessa l’utilità e comincia il funambolismo” ( in “Manuel d’éducation physique, gymnastique et morale” , Roret, Parigi 1848). Su questo argomento v. C. BARONI- M. PECCHIOLI, La figura e l’opera di Girolamo Mercuriale in relazione alla situazione attuale dell’Educazione Fisica, Firenze 1997.
6
C. BARONI, La ginnastica e lo “sport”, in Il Medico Pediatra, n.4/2010, pp. 33-37.
I.D. Educazione Fisica
21
Per rendersi conto delle conseguenze di questa “poca attenzione”, basti pensare che il GIOCO DEGLI SCACCHI viene proposto nelle scuole dalla Federazione Scacchistica Italiana (CONI), poiché, “in quanto sport…
7
può essere incluso tra le attività curriculari dell’insegnante di educazione fisica”…
In altri contesti, il Mercuriale viene invece interpretato come un precursore della “Ginnastica Medica”, intendendo quelle che oggi sono le attività di Fisioterapia e di Riabilitazione, attività quindi svolte da personale medico
in ambiente sanitario (Fig. 2): il De Arte viene oggi studiato e discusso infatti prevalentemente in questo ambito, come ha dimostrato anche il Convegno di Forlì di cui abbiamo parlato e come dimostrano anche la maggior
parte delle pubblicazioni passate e recenti del testo e/o delle bellissime immagini in esso contenute.
Fig. 2 L’immagine che funge da logo di questo Congresso SIMFER (Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitazione) è
un disegno tratto dal testo del Mercuriale.
Anche qui, occorre ribadire che per Mercuriale la “ginnastica medica” da lui
propugnata si definisce così solo “perché ha gli stessi fini della medicina”, ma
non rientra in essa, e su questo punto Mercuriale manifesta molto chiaramente le sue idee in proposito:
“gymnasticam principaliter circa sanitatis conservationem versari,
consequenter circa curativam” (V,1)
(“La ginnastica principalmente si occupa della conservazione della buona salute,
in seconda istanza di curare”)
Al rapporto tra ginnastica e medicina è stato dedicato il X Congresso Nazionale della SIEF Società Italiana di
Educazione Fisica, che qui rappresento come attuale Presidente, avente per tema “Ginnastica e Ginnastica
8
Medica oggi. Riflessioni sul De Arte Gymnastica di Girolamo Mercuriale” .
Nel corso dei lavori congressuali, la SIEF ha espresso il proprio parere “tecnico” sul De Arte, sottolineando che:
1) L’importanza del De Arte Gymnastica non deve essere ravvisata nella storia della medicina, in quanto il suo
tentativo di enfatizzare l’uso degli esercizi PER CURARE si è rivelato inutile, rispetto all’avanzamento nella
scienza medica di altri metodi terapeutici (farmaci, chirurgia)
2) L’importanza del De Arte non è nemmeno ravvisabile solo nella sua opera di raccolta antiquaria delle testimonianze del passato, che in quanto tale poteva rimanere opera di erudizione sterile, fine a se stessa.
3) Quello che invece fa grande questo testo è proprio l’impostazione teorica di una disciplina (ARTE GINNASTICA), autonoma dalla medicina, che, proprio sulla scorta del ricupero degli insegnamenti provenienti dal mondo antico, trova in esso il suo momento di FONDAZIONE nell’età moderna.
4) Questa ars gymnastica si configura come disciplina pratica, ma con tutte le premesse per diventare “scienza dell’esercizio fisico”.
Proprio per questi motivi, la SIEF, società scientifica della materia, ha ritenuto di dover accettare nel suo
Statuto, solo leggermente modificata, la definizione di ginnastica data dal Mercuriale:
“La ginnastica è la scienza che studia l’esercizio fisico, gli effetti che con esso si possono produrre sull’organismo umano
e che ha per fine il conseguimento ed il mantenimento della buona salute”
7
8
AA.VV., Scacchi. Guida tecnica. A cura del CONI e della Federazione Scacchistica Italiana, 2001.
Gli Atti sono pubblicati sulla rivista “I.D. Educazione Fisica”, Numero Speciale, a cura dell’Istituto Duchenne, Firenze 2007.
22
I.D. Educazione Fisica
Sull’importanza di una definizione della propria materia da parte degli “addetti ai lavori” non occorrerebbe
soffermarsi, sennonché pochi sono coloro che se ne preoccupano, vòlti a cercare un riconoscimento sociale laddove manca ancora un “riconoscersi” come categoria professionale autonoma, distinta sia rispetto alla medicina ed alle professioni paramediche che al mondo dello sport (questa volta propriamente detto, non secondo
9
l’uso comune) .
La definizione data da Mercuriale stabilisce in modo netto quali sono i cardini ed i confini di quella che lui
chiama vera gymnastica.
Se la analizziamo attentamente, possiamo individuare importanti elementi di discrimine rispetto a quanto troviamo oggi nel settore.
1) La Ginnastica è una scienza dell’esercizio fisico.
Questo significa che l’esercizio fisico va studiato. A questo proposito, Mercuriale scrive che “al pari di un farmaco, lo stesso esercizio può fare bene o male, a seconda di come viene somministrato, se opportune ac prudenter (in
modo opportuno e razionale) oppure temere nullaque opportunitatis ratione (in modo improvvisato ed irrazionale)”.
Sulle possibili modalità e su ciò di cui tenere conto nella somministrazione di un esercizio, Mercuriale dedica
tutto il IV Libro, che, pur suscitando nel lettore qualche sorriso per la limitatezza delle conoscenze dell’epoca,
ci pone di fronte in modo drammatico al pressapochismo con cui oggi vengono da ogni parte diffusi, attraverso opuscoli, rubriche o trasmissioni televisive (o anche attraverso i “consigli” purtroppo provenienti spesso da
medici) concetti relativi al “movimento che fa bene” (come “andate tutti a camminare”) o veri e propri esercizi, che sono privi di una propria razionalità, e che proposti in modo così indifferenziato rischiano di causare
molto più danno che beneficio.
Se fosse diffusa l’idea di una “scienza dell’esercizio fisico”, ciò non accadrebbe, e ci sarebbe più rispetto per questo settore e per coloro che ne detengono il sapere.
D’altro canto, i messaggi provenienti dalle palestre di fitness (o di wellness) attuali non aiutano, perché, nonostante la denominazione, ciò che viene proposto non deriva da una studio e dalla consapevolezza di ciò che
realmente serve alle persone ma da uno studio di mercato su ciò che la gente chiede… e non sempre, o quasi
mai, le cose coincidono…
2) La Ginnastica è una scienza dell’esercizio fisico.
L’esercizio fisico è un atto pratico.
L’esercizio fisico non si esaurisce nelle Scienze Motorie, che sono teoriche, astratte.
Basti pensare alla valenza di un esercizio come salire in cima ad una pertica, o ad una capriola agli anelli: si
capisce subito come esso trascenda l’aspetto chinesiologico.
Chi studia le Scienze Motorie e si ferma ad esse, fa come quello che, di fronte ad un bambino che ha freddo, gli offre la formula della termoconvezione al posto di una coperta.
Non a caso Mercuriale, pur non avendo ancora coscienza del concetto di “scienza” in senso moderno, sottolinea con forza questo aspetto, prendendo le distanze in modo netto dall’idea di “scienza” proveniente dal mondo
antico (il mondo delle Idee di Platone) per affermare:
… propterea quod gymnastica,
cum pro fine opus habeat,
9
La definizione di SPORT accettata dalla SIEF, che consente di ben distinguere, contrariamente a quanto avviene oggi, ciò che è sport da ciò che
non lo è, è la seguente: “Si definisce sport una gara fra atleti svolta alla presenza di spettatori interessati, finalizzata alla conquista di un premio
mediante la vittoria” . Va da sé quindi che la linea di demarcazione non consiste nel tipo di attività svolta, ma nelle sue modalità e soprattutto nelle
sue finalità.
I.D. Educazione Fisica
23
et scientiae nullum opus considerent,
necessario a vera scientia excluditur.
(“poiché la ginnastica, avendo un fine pratico, cosa che non hanno le scienze,
10
deve necessariamente essere esclusa dall’essere una vera scienza”)
Le Università di Scienze Motorie sforneranno degli “scienziati motori”, ma il “bambino” resterà sempre al freddo, perché nessuno sarà preparato per dargli la “coperta” di cui ha realmente bisogno.
E oggi i bambini crescono male, deboli (perché l’attività sportiva, qualunque sia, non basta), incapaci a svolgere qualunque gesto motorio che non sia quello di correre dietro ad un pallone, in-abili a reagire prontamente (come saltare un ostacolo od arrampicarsi, per es.) a qualunque imprevisto possa capitare nella loro vita, di
bambini o di adulti, compresa la possibilità di aiutare qualcuno in pericolo.
La Ginnastica è nata per questo.
Mercuriale le aveva dato l’impostazione teorica, ma i tempi non erano ancora maturi.
Quasi due secoli dopo la pubblicazione del De Arte Gymnastica, in un’epoca completamente diversa, nella quale
ci si poneva il problema di come meglio ottenere quella “perfezione” fisica, intellettuale e morale cui doveva tendere l’essere umano, nasceva la ginnastica “moderna”, caratterizzata come studio e pratica degli esercizi fisici (e degli attrezzi) ed
affermatasi fin da fine Settecento come il sistema più razionale per ottenere
risultati nel campo dell’efficienza fisica (Fig.3).
Fig. 3 GUTS MUTHS, Gymnastik für die Jugend, 1793.
Considerato il padre della ginnastica moderna, il Guts Muths ha Mercuriale nella sua
bibliografia. Questo testo (“Ginnastica per la gioventù”) ebbe un enorme successo editoriale, simile a quello del De Arte Gymnastica. Va sottolineato che il Guts Muths
aveva fatto studi di teologia, e dal 1785 era docente all’Istituto filantropino di
Schnepfenthal, dove insegnava francese, geografia, tecnologia e ginnastica. Solo vent’anni più tardi, in seguito alla sconfitta di Jena, il Guts Muths si adeguò al movimento patriottico di F. Jahn, pubblicando nel 1817 il “Libro di Ginnastica per i figli
della Patria” , in cui la parola classica “Gymnastik” veniva sostituita da quella ger11
manica “Turnkunst”.
È quindi la Ginnastica la “coperta” di cui tutti hanno bisogno, da bambini, da
adulti ma anche da anziani, perché il nostro corpo ha esigenze che non mutano nei secoli, il nostro corpo, come
diceva molto laicamente anche Mercuriale, è uno strumento che deve essere mantenuto negli anni, sennò si
deteriora e non può più, poi, “animo inservire” (“essere di servizio all’animo”).
Non a caso, nella copertina del De Arte, fin dalla I edizione del 1569, troviamo la frase “opera utile non solo ai
medici, ma anche a coloro che si interessano alle cose antiche e alla conservazione della salute”, intendendo questi
ultimi quei “ginnasti” di cui parla più volte nel testo, cioè quei Maestri di Ginnastica “conoscitori e maestri
degli esercizi fisici” (contrapposti ai “pedotribi”, meri “istruttori”, che si limitano a “eseguire gli ordini del gin-
10
Il concetto è ribadito nella definizione originale di Mercuriale, che così recita: “(ita dicere poterimus) artem gymnasticam esse facultatem quandam omnium exercitationum facultates contemplantem, eorumque varietates opere ipso edocentem, vel gratia bonae valetudini conservandae, vel
gratia optimi corporis habitus acquirendi atque tuendi” (G. Mercuriale, De Arte Gymnastica, Venezia 1601, p. 10F), dove “opere ipso” non lascia
adito a fraintendimenti.
11
MICHELE DI DONATO, Storia dell’educazione fisica e sportiva. Indirizzi fondamentali, Ed. Studium, Roma 19883, pp.52-57.
24
I.D. Educazione Fisica
12
nasta, senza però conoscere il valore proprio di ciascun esercizio”) , che oggi trovano solamente nelle ”tecniche
I.D.”, insegnate presso l’ISTITUTO DUCHENNE di Firenze, l’applicazione attuale dell’impostazione scientifica data da Mercuriale alla GINNASTICA.
***
Dopo avere così a lungo discusso dell’opera di Mercuriale, sul suo significato e
sulla sua importanza per la nostra materia, possiamo ritornare dove siamo partiti, vale a dire a quella “costruzione dell’Italia unita” che costituisce l’argomento
di questo nostro Congresso.
Infatti è nel 1856 a Faenza, in Romagna, 250 anni dopo la morte del Mercuriale,
che i Sei Libri del De Arte Gymnastica sono stati “recati per la prima volta in italiana favella”, ad opera del sacerdote Giovanni Rinaldi da Forlì. (Fig. 4)
Siamo in pieno Risorgimento.
Ricordo che nel 1856 (dopo che nel ’49, dopo l’elezione di Pio IX nel 1848 e la
breve esperienza del triumvirato, le truppe francesi avevano ristabilito il governo
del Papa) la Romagna faceva ancora parte dello Stato Pontificio.
Tre anni dopo, nel 1859, la Romagna risponderà anch’essa alla chiamata con cui
Vittorio Emanuele II, stavolta con l’appoggio dei francesi, avrebbe dichiarato
guerra all’Austria mobilitando la Toscana e i ducati di Parma e Modena, e ribellandosi al Pontefice al grido di “Vittorio Emanuele dittatore” si sarebbe avviata verso quell’Italia libera ed unita
che doveva compiersi solo undici anni più tardi.
La pubblicazione del testo avviene quindi in anni cruciali, anni di attesa, in un momento di grande fervore
politico.
In Europa negli stessi anni la ginnastica aveva intrapreso la sua strada prevalentemente in ambito militare, perché la temperie politica del momento aveva bisogno di cittadini-soldati da istruire per l’affermazione della propria nazione.
Anche in Italia, ne parlerà oggi il nostro collega Paolo Moisé, è innegabile l’apporto che la ginnastica ha dato
13
nel conseguire importanti risultati sui campi nei quali si è combattuto per la nostra libertà .
Ma come abbiamo visto già a proposito del Guts Muths e come sottolineato anche nella relazione dei miei col14
leghi Reitano e Forti , la ginnastica nasce e si sviluppa in ambito pedagogico, come strumento educativo, non
in ambito militare: basti pensare agli Istituti dei Filantropini (il primo fu fondato a Dessau nel 1774, ma si diffusero subito in tutta Europa) che certo non erano centri di addestramento bensì vere e proprie scuole, nelle
15
quali si educava ed istruiva “in funzione della perfezione e della felicità dell’uomo” .
Anche a Torino, il luogo in cui si concentrarono e si concretizzarono, grazie sicuramente anche alla “efficienza
fisica” conquistata con la ginnastica, gli ideali risorgimentali, fu subito avvertito quanto questa potesse fare
parte integrante, come elemento di formazione del nuovo cittadino, del processo unitario in atto: attorno alla
ginnastica gravitarono infatti i nomi più illustri della cultura e della politica del tempo, a partire da Camillo
12
Per questa distinzione v. C. BARONI, Il significato del termine “gymnastica medica” nel De Arte Gymnastica, in “I.D. Educazione Fisica”, Numero
Speciale, a cura dell’Istituto Duchenne, Firenze 2007, pp. 25-32.
13
Su questo argomento v. BRUNO ZAULI, Il contributo materiale e spirituale dell’Educazione Fisica al Risorgimento italiano, Le Pleiadi, Torino 1961,
opera pubblicata in occasione del I Centenario dell’Italia unita.
14
15
F. REITANO - A. FORTI, Esigenze pedagogiche nella rinascita della Ginnastica e dell’Educazione Fisica in Europa, in questo volume, pp. 19-28.
Il riferimento è al titolo di un’opera di P. VILLAUME, Della formazione del corpo in considerazione della perfezione e felicità dell’uomo, o dell’educazione fisica in particolare, Berlino 1787. Il Villaume, teologo, fu docente al Filantropino di Dessau e poi, come molti altri, se ne andò per fondare un Istituto analogo, nel suo caso a Berlino.
I.D. Educazione Fisica
25
Benso di Cavour, fautore attraverso l’Obermann dell’inserimento della ginnastica negli asili infantili, fortemente voluti in quegli anni dall’abate Aporti, fino a Francesco De Sanctis, autore, com’è noto, della prima legge
organica riguardante la ginnastica (1878): ma basta leggere gli articoli apparsi dal 1841 al 1846 sui settimanali torinesi Letture popolari e Letture di famiglia per rendersi conto dei grandi valori e degli ideali cui faceva riferimento l’allora nascente “educazione ginnastica”, propugnata da personalità come Cesare Balbo, Niccolò
16
Tommaseo, Carlo Buoncompagni, i fratelli Valerio, Ferrante Aporti…
L’inno della Reale Società Ginnastica, fondata a Torino nel 1844 (prima palestra civile d’Italia), venne scritto
nel 1853 da Felice Romani, chiamato personalmente nel 1834 da Carlo Alberto a dirigere la Gazzetta
Piemontese e uno dei maggiori nomi della librettistica preverdiana: librettista ufficiale della Scala, lavorò soprattutto per Vincenzo Bellini e Gaetano Donizzetti.
Proprio in occasione della fondazione della Reale Società Ginnastica, egli scriveva sulla Gazzetta: :
“Possa la Società istitutrice (della Scuola di Ginnastica) essere premiata dall’universale favore. Possa la generosità piemontese secondare le sue cure con validi mezzi di protezione e di aiuto. Possa finalmente prosperare
questa scuola e ampliarsi di locali e di mezzi! Essa ha in sé i germi di cose maggiori: essa è principio vitale
17
di forte generazione. Essa è di bello esempio all’Italia, di vantaggio e di lustro alla Patria”.
Ed eccole qui le “cose maggiori”:
“L’EDUCAZIONE GINNASTICA, convenientemente impartita, deve condurre alla virtù. Essa insegna a svolgere,
a perfezionare, a curare e rispettare quella parte di noi che ha per ufficio di metterci in relazione con il mondo esterno, cioè di servire all’intelligenza ed alla volontà, che sono le parti migliori della nostra individualità; ora compiendo al dovere di coltivare in noi il talento fisico, ne conseguono la tendenza, il bisogno, l’abito di far valere anche gli
altri talenti, che all’intelletto ed agli affetti si riferiscono, e per tal modo, perfezionandosi nel fisico e nella parte intellettuale e morale, l’uomo si avvicina sempre più a quel grado di perfezione, a cui può arrivare quaggiù, e che deve
18
essere lo scopo della sua esistenza” .
Queste parole sono state scritte dal Conte Ernesto Ricardi di Netro, primo presidente della Reale Società
Ginnastica ed eroe a Goito, Pastrengo e Novara, in un testo scritto nel 1875 ed avente per titolo “L’educazione
nazionale”.
Quando si leggono testi come questo si percepisce fino in fondo quanto, nella ginnastica e nella cultura che
l’ha fortemente voluta come componente fondamentale del nuovo Stato italiano, siano confluiti i valori più
forti e le menti più illuminate del tempo, e come essa abbia fatto parte integrante di quel “fare gli Italiani”, che
doveva necessariamente accompagnare le vittorie sul campo: parte integrante in quanto strumento educativo
fondamentale per esercitare quella “fermezza di carattere” indispensabile per formare “l’uomo nuovo” del
nostro Risorgimento.
E a questo proposito viene fatto di pensare a quel passo dei Ricordi di Massimo d’Azeglio, uno dei pochi a dire
il vero dove si parli di “ginnastica”, in cui, in riferimento ad una sua volontaria scelta di “astinenza” scrive:
“Dall’essere sempre attaccato a qualche gonnella, fatto sta, che passai quattr’anni ed otto mesi in stretta ad assoluta
astinenza da ogni relazione di tal genere; sentendomi talvolta portar per aria, è vero: ma forte! Ho detto no, e, se
son uomo, no ha da essere e no fu.
16
17
18
Possiamo leggere alcuni di questi articoli nell’interessantissimo libro di R. GILODI, La Società Ginnastica di Torino, Ed. SGT, Torino 1978.
La Gazzetta Piemontese, n. 268 (1845) citata da R. GILODI, op. cit., p.21.
Citato in M. DI DONATO, op. cit., p.171. Sul Di Netro v. anche B. ZAULI, op. cit. , pp. 24-25.
26
I.D. Educazione Fisica
Ed ecco qui già comparso un frutto dell’educazione… come pure un frutto dell’amicizia provvida ed illuminata di
Bidone. Egli poi mi aveva insegnato un modo per acquistare fermezza di volontà, modo che può dirsi ginnastica
morale, simile alla ginnastica materiale che s’usa per dar forza ai muscoli ed elasticità alla fibra.”
19
La ginnastica infatti, attraverso l’utilizzo dei grandi attrezzi che riassumono in sé le caratteristiche di naturalezza, difficoltà e pericolosità, è uno strumento indispensabile per esercitare la tenacia, la forza di volontà, la grinta per arrivare a superare quelle che possono essere i propri limiti e le proprie paure, per diventare persone forti,
ma FORTI DENTRO, persone che sanno quello che vogliono ma anche quello che NON vogliono.
Ma per arrivare a questo, come diceva anche il d’Azeglio, occorre ESERCIZIO.
Nel libro del Prof. Pecchioli, Teoria dell’esercizio fisico, vero caposaldo per la nostra materia (fig.5), questo viene
espresso in termini molto chiari: il nostro Sistema Nervoso segue le stesse regole che valgono per ossa, articolazioni e muscoli: vale a dire, senza esercizio esso non si sviluppa, se non lo eserciti non si rafforza.
E anche la fermezza di carattere e la forza di volontà sono qualità del Sistema nervoso,
che vanno quindi esercitate, altrimenti non si raggiungono.
Certamente anche sui banchi di scuola vengono esercitate, perché l’impegno e la concentrazione sono necessari per qualunque materia.
Ma in palestra, proprio perché viene vissuto col corpo, questo messaggio “arriva”
meglio, arriva prima, arriva più forte, ed è quindi più potente ed efficace.
Ed ecco allora la spiegazione più profonda del “come mai” la prima traduzione integrale italiana del De Arte Gymnastica di Mercuriale, con le caratteristiche di serietà e di
correttezza di cui abbiamo parlato, avvenga in quegli anni ed in quel momento storico,
e la troviamo espressa in modo particolarmente “forte” nel secondo dei due articoli
introduttivi, a cui abbiamo già accennato all’inizio di questo scritto, con i quali viene
presentata l’edizione del 1856, scritti da Cesare Taruffi (v. nota 2).
“ (Quando)
19
MASSIMO D’AZEGLIO, I miei ricordi, UTET, Torino 2011 (prima ristampa), Cap. XIII, p.229.
I.D. Educazione Fisica
27
Oggi, purtroppo, queste parole ci sembrano particolarmente attuali, e abbiamo voluto, in occasione di un
Congresso importante come questo, sottolinearle.
Con questo suo XV Congresso Nazionale, qui a Torino, la SIEF vuole infatti testimoniare, attraverso la storia
della Ginnastica, la sua adesione a quei valori e a quegli ideali che hanno fatto l’Italia e che oggi potrebbero,
anche attraverso la Ginnastica, renderla migliore.
BIBLIOGRAFIA
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inglese a fronte di Vivian Nutton. Presentazione di B. Grandi e P. Palmieri, con saggi di G. Cerasoli e A. I.
Pozzi e di Jean-Michel Agasse, Leo S. Olschki, Firenze 2008 (con ampia e aggiornata bibliografia)
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3
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occasione del Convegno Internazionale CAPDI “150 anni di Educazione Fisica nella Scuola Italiana: confronto con l’Europa” (Venezia 2009).
GILODI R., La Società Ginnastica di Torino, Ed. SGT, Torino 1978
GROSSI-MERCANTI O., Come si è fatta l’Italia. Storia del Risorgimento italiano, Arnaldo Forni ed., Bologna
2010
PECCHIOLI M, Teoria dell’esercizio fisico, Firenze 2005
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RSGT, Gli eventi alla nascita dello sport in Italia dai Verbali della Reale Società Ginnastica di Torino, Torino 2007
ZAULI B., Il contributo materiale e spirituale dell’Educazione Fisica al Risorgimento italiano, Le Pleiadi, Torino
1961 (opera pubblicata in occasione del I Centenario dell’Italia unita).
28
I.D. Educazione Fisica
I.D. Educazione Fisica
29
1892: A TORINO NASCE IL ROMANZO SULLA GINNASTICA:
“AMORE E GINNASTICA” DI EDMONDO DE AMICIS.
ANALISI CRITICA CONTEMPORANEA
Renata Freccero
Docente di Teoria e Storia dell’Educazione e della Formazione Motoria e Sportiva - SUISM Università degli Studi di Torino
Parole Chiave: Ginnastica, Amore, Scienza, Insegnanti, Scuole
Concept: L’operazione letteraria di Edmondo De Amicis ha comunicato al nuovo Stato unitario il corpo del
cittadino italiano, fondato su una pedagogia ginnica scientifica contenente igiene, anatomia, fisiologia. Questo
corpo è realizzato sulla ginnastica di Emilio Baumann.
Premessa. Il corpo è il significato fluttuante per eccellenza, l’analizzatore di tutte le istanze del reale J. M.
Brohm (Philosophies du corps: Quel Corps? PUF, Paris 1989)
Il corpo è un fatto sociale totale Marcel Mauss (Sociologie et Anthropologie, PUF, Paris 1950)
Figura 1. FOTO Archivio Biblioteca Civica Torino
30
I.D. Educazione Fisica
1
Fra le Forme della Memoria c’è un ideale di bellezza: la flessuosa, mae2
stosa, impassibile , Maestra Pedani. Pedante pedagogista zelante, ma
con intelligenza, è la simpatica e affascinante protagonista del romanzo.
“Pareva veramente nata fatta per quell’unica cosa. Non riusciva soltanto ad eseguire per suo piacere i più difficili esercizi virili alla sbarra fissa e
3
alle parallele…”
Questa Maestra fa pensare alla dea d’amore del Segantini, come abbinamento ideale all’angelo della vita. La vita la promuove l’AMORE per la GINNASTICA.
A TORINO nasce il romanzo sulla Ginnastica. Torino comunica la fisicità del
“cittadino unitario”.
Il romanzo inizia con il seguente capoverso: “Al canto di via dei Mercanti, il
segretario fece una profonda scappellata all’ingegner Ginoni che gli rispose
col solito - Buon giorno, segretario amato! - poi infilò via San Francesco
4
d’Assisi per rientrare a casa” .
Il Segretario “Don Celzani” italiano medio per bene, paragonabile a un vaso
di terracotta fra vasi di ben altra forza”, attento al suo particolare, ha lo spessore di un don Abbondio, archetipo d’italianità, ma s’innamorerà della bella
maestra e per lei si prodigherà nell’Arte GINNASTICA e diventerà un uomo
coraggioso, sicuro. Con Maria Pedani metterà su una sana famiglia, ma questo
è un implicito non scritto, il romanzo si chiude con un bacio infuocato “…in
5
quell’immenso paradiso oscuro… Oh!... Dio grande!” .
Figura 2. Sport e Società
La comunicazione letteraria deamicisiana è breve ma densa di basi cronachistiche reali e scientifiche. Nella sua
semplicità narrativa raggiunge tutti i diversi livelli di lettore e svolge un ruolo analogo al Romanzo Italiano per
eccellenza: I Promessi Sposi.
L’opera manzoniana ha ampiamente contribuito a risolvere il problema dell’unità di lingua. Manzoni ha operato
una sapiente proposta editoriale tramite due protagonisti
semplici.
Renzo e Lucia sono infatti due popolani che intrecciano
vicende avvincenti, fruibili a vari livelli culturali. La raffinata lettura del lungo romanzo storico, ha diffuso la lingua
Figura 3. Esercizi di mobilità per il busto, Ginnastica e Scienza
colta, tradizioni, valori di fede e moralità cristiana. De
- E. Baumann.
1
2
3
4
5
Fra “le forme della memoria”. Secondo Umberto Eco si deve garantire reperibilità di ciò che è stato cancellato perché non venga perso del tutto.
E. De Amicis, Amore e Ginnastica, ed. commentata a cura di R. Freccero, Libreria Universitaria Levrotto & Bella, Torino 2000, pag. 5
E. De Amicis, Op cit pag. 54
E. De Amicis, Op. cit pag. 46
E. De Amicis, Op. cit pag. 117
I.D. Educazione Fisica
31
Amicis, viceversa, realizza una breve precisa comunicazione civica, sociale e culturale a favore della Nuova Scienza:
la Ginnastica , importante per la formazione fisica e morale italiana contingente.
6
“AMORI” a divulgazione popolare. Il cittadino italiano di fine Ottocento è formato dalla nuova scuola
improntata sullo spirito moderno che salda le proprie basi sulla fine delle astrazioni classicistiche e le pone su
un senso vivo della realtà, ma, ancora sospeso fra scuola liberale e scuola democratica. La nuova formazione
7
fisica opera tra IDEA e FATTO, trasforma l’idea in ideale e il corpo in “fantasma o idolo” . La popolazione
scolastica dell’Italia unita deve possedere valori aggiunti: “portamento, sicurezza, principi morali, coraggio e
salute”.
Elementi propri della GINNASTICA.
In materia ginnica, Francesco de Sanctis aveva già creato, presso la Reale Società Ginnastica di Torino, il I
Corso di Ginnastica per la Formazione degli insegnanti, cardine indispensabile per diffondere la nuova
Educazione Fisica. Il modello del “ cittadino unitario”, prende sempre più corpo a Torino e nelle sue Scuole,
inizia con la ginnastica educativa, la formazione degli insegnanti e l’insegnamento distribuito a tappeto nelle
Scuole di ogni ordine e grado. In seguito, il Ministro De Sanctis, passato alla storia d’Italia soprattutto per la
sua imponente opera letteraria, in cui contenuto e forma sono l’uno nell’altra, fu inoltre autore della famosa
legge 4442 sull’Educazione Fisica datata 1878, legge già proposta dal 1858 dall’allora Ministro del Regno Sardo
Giovanni Lanza, che rese obbligatorio l’insegnamento.
La pubblicazione deamicisiana propone e divulga con simpatica e sottile ironia, il modello medio del cittadino torinese: monsieur e madamin, è l’incipit che innesca una modifica generazionale.
L’intreccio narrativo si svolge a Torino. Ruota intorno a due giovani maestre amiche/antagoniste: la Pedani
(principale protagonista) e la Zibelli (secondaria), al mondo scolastico torinese (dalla Scuola Margherita, alle
Figlie dei Militari, all’Istituto di Soccorso, alla Sezione femminile Monviso, fino alle bimbe dei Soci della Palestra), ai loro
vicini di casa, suddivisi per censo nei piani del palazzo: il commendator Celzani, il cavalier Padalocchi, l’ingegner Ginoni e
famiglia, il maestro Fassi e famiglia: “…. il quale l’aveva tirata
là per assicurarsi meglio la sua cooperazione preziosa al “Nuovo
8
Agone” .
9
Figura 4. Esercizi con la bacchetta per gli arti superiori,
Ginnastica e Scienza - E. Baumann.
6
In AMORE e GINNASTICA, nulla è lasciato in ombra .
L’anziano Commendator Celzani, zio di “Don Celzani” suo
segretario, a sua volta nutre una grande passione per la ginna-
A. Balbuino, Storia Letteraria d’Italia, Casa Editrice Dr. Francesco Vallardi, Milano 1910, nuova edizione Piccin Nuova Libraria Padova, 1997
pag. 1859
7
8
9
Storia Letteraria d’Italia, Op. cit. pag. 1855
E. De Amicis, Op.cit. pag. 49
E. De Amicis, Op. cit. pag. 44
32
I.D. Educazione Fisica
stica femminile svolta nelle palestre scolastiche, come spettacolo e ricreazione della vista.
La ginnastica per l’anziano commendatore è “….oggetto di assaporamento contemplativo prima e poi di fantasticheria […] fissa(ndo) il vuoto con occhi imbambolati e perfino di piaceri auditivi quando ne sente discorrere e le parole più innocenti come movimenti o combinazioni gli scatenano inconfessabili associazioni d’imma10
gini” .
Rivelazioni come queste, su un canuto notabile torinese, e per giunta ex assessore supplente alla pubblica
Istruzione, ci si sarebbe aspettati da un De Amicis che ce le comunicasse almeno con l’aria di dire: che belle
cose ci tocca sentire! Macchè, lo racconta come il pacifico fenomeno della natura. Anzi, quel poco di esercizi
ginnici che il racconto ci presenta, si può dire che li vediamo attraverso le allucinazioni del canuto commendatore.
Un tema sta a cuore a De Amicis: la corrente d’energia femminile che domina l’intero romanzo. Fin dalle
prime pagine, quando il Direttore Generale delle Scuole di Torino evoca lo stuolo di trecento maestre con cui
è quotidianamente alle prese,
“ …un’agguerrita falange di donne che muove all’assalto che dilaga dalle aule alle palestre come un nugo11
lo di Minerve armate dalla mente di Giove” .
12
“......Diciamo subito che di ginnastica nel racconto se ne parla molto ma poca se ne vede..” . commenta
Calvino nella sua nota introduttiva al breve romanzo. Quando si parla di GINNASTICA si parla di SCIENZA.
I riferimenti vanno ai grandi Autori italiani ed europei dell’800: Obermann, Orsolato, Baumann Gallo,
Ravano, Ravestein (il Nestore dei ginnasti tedeschi, fino al Ling (autore del Metodo Svedese). Sono presenti
anche i Ministri della Pubblica Istruzione: De Sancits e Baccelli. Sono citati i congressi di allora con il rigore di una cronaca a carattere scientifico.
Il portamento del cittadino cambia, diventa più sicuro e consapevole.
Il Piemonte assume quindi un ruolo di precursore della ginnastica italiana. Le vicende dello Stato sabaudo
diventano le vicende della Patria italiana. I testi redatti dall’Obermann nel primo Ottocento, la struttura tecnico-organizzativa della Reale Società Ginnastica di Torino che nel romanzo è citata come “la Palestra”, sono
i punti di riferimento da cui parte l’educazione fisica italiana.
La promozione fisica inizia dalla formazione degli insegnanti.
Questo periodo registra comunque dissidi per: QUALE insegnamento della Ginnastica, questo fenomeno, in
13
molti casi, ha avuto la conseguenza di mettere gli allievi della scuola italiana in mano ai cosiddetti “carusi” ,
i sottoufficiali congedati al fine di garantire loro un lavoro, viceversa insegnavano ginnastica maestri di equitazione, di ballo, saltimbanchi e barbieri.
Un noto dissidio per la messa in opera dell’insegnamento ginnico è quello avvenuto proprio fra Emilio
Baumann e Angelo Mosso.
10
11
12
13
E. De Amicis, Op. cit. pag. 44
E. De Amicis, Op. cit. pag. 44
E. De Amicis, Op. cit. pag. 17
“Carusi”: l’affermazione è di Angelo Mosso, in R. Freccero vol. 2, Sport e Società, Libreria Editrice Universitaria Levrotto & Bella, Torino 1997,
pag.117
I.D. Educazione Fisica
33
Mosso era concittadino e medico di chiara fama contemporaneo del De Amicis, soggetto non citato nel romanzo. Angelo Mosso è passato alla Storia dell’Educazione Fisica come “l’Apostolo dello Sport”.
Figura 5. Immagini tratte da Ginnastica e Scienza - E. Baumann,
esercizi di mobilità degli arti superiori con il laccio.
La circonduzione flessa si esegue con l’uso di un laccio ripiegato su se stesso in
modo da formare un cerchietto. Nella figura è rappresentata una tavoletta sulla
quale sono applicate due serie di lacci di varia lunghezza. Il ginnasta comincia con
quello più lungo e procede con quelli più corti. In fine il ginnasta andrà ad eseguire l’esercizio senza laccio mantenendo il contatto con le dita durante tutto il
movimento.
Figura 6. Tavola per la pratica
ginnica: LACCI.
Figura 7. Immagini tratte da Ginnastica e Scienza E. Baumann
Figura 8. E. Baumann, Atlante.
Spirometro.
34
I.D. Educazione Fisica
I Grandi Autori dell’Educazione Fisica
Emilio Baumann nacque il 9 aprile 1843 a Canonica d’Adda
(Bergamo). Fu Direttore della Scuola Normale di Ginnastica presso
il calidario delle Terme di Diocleziano a ROMA. Era di origine lombarda come Maria Pedani.
Angelo Mosso nacque a Torino il 30 maggio 1846 da una famiglia
chierese poco abbiente. Grazie ai genitori il giovane Angelo proseguì
gli studi all’Università di Torino. Conseguì la laurea in Medicina il
25 luglio 1870 a pieni voti con una dissertazione “Sull’accrescimento delle ossa”. Dal 1870 al ’72 frequentò il biennio di perfezionamento presso l’Università di Firenze diretto da M. Schiff. Il metodo scientifico gli derivò dal biennio trascorso dal 1873 al ’74 presso
l’Università di Lipsia alla Scuola del fisiologo Ludwig. L’entusiasmo
per la ricerca lo condusse a Parigi. Il prof. Marey allora Presidente
dell’Accademia delle Scienze, poi della Lega francese per l’Educazione Fisica, fu tra i primi a proporre a Mosso lo studio scientifico verso l’Educazione Fisica.
I suoi editi più noti sono dei Fratelli Treves: La Paura 1884 e La
Fatica 1892, medesimo anno in cui è stato edito Amore e Ginnastica.
Figura 9. Copertina
Ginnastica Italiana Tip. Agostiniana
Roma 1922.
14
Divergenze tra Mosso e Baumann.
Per Mosso l’Educazione Fisica moderna doveva ritrovare le proprie radici
nel più libero metodo sportivo abbandonando il modello tedesco.
Baumann invece seguiva un metodo razionale ed educativo fondato su
movimenti ginnici naturali e collettivi. Queste due correnti, che vedono
contrapposte sia le idee che i metodi, contribuiranno ad approfondire il
senso e le finalità dell’Ed. Fisica, della Ginnastica e del tempo libero, oltre
alla ricerca di una completezza umana sempre necessaria allo sviluppo formativo contingente.
14
Alla fine del secolo decimo nono, lo Stato liberale non era interessato a
gestire i giochi sportivi e le attività ricreative, considerate inutili rispetto
alle finalità patriottiche e militari, riteneva invece più conveniente la
gestione, attraverso la Scuola, della sola ginnastica educativa, con obiettivi d’interesse pubblico e nazionale.
Comunicazione ai maestri a carattere scientifico Posizione e Atteggiamento
L. G. Tenconi, Francesco De Sanctis Saggi e Scritti critici vari, volume settimo La Scuola Democratica: Mazzini, Rossetti, Berchet, Niccolini), La
Universale Barion, finito di stampare presso la Tipografia della Casa per Edizioni Popolari, S.A. Sesto San Giovanni, Milano 1948.
I.D. Educazione Fisica
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36
I.D. Educazione Fisica
I cambiamenti della figura sono dati dalla mobilità delle
articolazioni e dalla disposizione di queste si può risalire alla
determinazione della figura.
Possiamo distinguere tra atteggiamento, cioè qualunque figura del corpo indipendente dagli oggetti esteriori, e la posizione che rappresenta un rapporto tra il corpo del ginnasta e gli
oggetti esteriori. L’uomo nella sua maggior lunghezza disegnato in modo semplificato dove i piccoli circoli fra regione e
regione rappresentano le singole articolazioni .
Il 5 maggio 1896, a Roma, nella sala degli Agricoltori di via
Poli, si era riunito il Comitato del nuovo Istituto Nazionale
per incrementare l’educazione fisica e i giochi ginnici. Il presidente, sen. Pecile, aveva pronunciato un discorso dove
dimostrava la necessità di riformare il sistema dell’educazione fisica giovanile che “domandava aria e giochi”.
Il 1896 ad Atene nascevano i Giochi Olimpici Moderni e
15
con loro la sportivizzazione delle masse . La SportivizzaFigura 10. Immagine tratta da Ginnastica e Scienza - E.
16
zione delle masse nella “società liquida” è un processo che
Baumann. Rappresentazione delle articolazioni.
consiste nella trasformazione selettiva di una pratica ludica
in sport a cui si attribuiscono delle caratteristiche socio istituzionali particolari, regole imposte a cominciare dal
suffisso del termine stesso “sport”. In questo caso sono possibili due operazioni: sostituire sport con “fort” o
“desert” a cui va aggiunto il suffisso “ivizzazione”. Il vocabolo sportivizzare non deriva tanto dal vocabolo sport
17
quanto da “sportivo” .
Il modello fisico emergente, nella nuova Italia Unita, è sigillato dalla ginnastica scientifica di Emilio Baumann.
Il vecchio cittadino del primo Ottocento, formato nella prima Capitale d’Italia, era stato costruito dal ginnasiarca Rodolfo Obermann tramite il primo Atlante ginnico, che ormai è una base obsoleta. Nel 1922 Baumann
conseguirà un vero successo editoriale per aver rieditato ben dieci volte il suo “Manuale di Ginnastica Italiana
ad uso degli insegnanti elementari e delle scuole normali”. Il medico scienziato divulgò inoltre a piene mani
tramite gli “addetti ai lavori, gli insegnanti formati”, la sua ginnastica concettualizzata nel Nuovo Atlante
Ginnastico stampato nella nuova Capitale del Regno Italiano: ROMA.
15
R.Freccero, Italian Olympic Spirit-Educare alla contemporaneità delle culture e alla Pace, Libreria Editrice Universitaria Levrotto & Bella, printed
by Printing Ltd. Vancouver BC 604-694-2077 Vancouver 2010, pag. 37.
16
“Perché la nostra società è molto fragile, disunita, al punto che il sociologo Bauman la chiama società liquida. Egli sottolinea che non ci sono più
regole forti, si sono indebolite le Chiese, i partiti, tutti i rapporti e non solo quelli di lavoro sono diventati precari, anche nella famiglia, anche nella
coppia, mentre l’ educazione svanisce e prevale l’impulso immediato…Le società che ci sfidano non sono liquide, sono solide, solidissime hanno
smisurate ambizioni, ferrea disciplina. Resisteremo e conserveremo la nostra prosperità solo se sapremo diventare anche noi solidi. F. Alberoni,
Corriere della Sera art. 21 luglio pag. 1”; inoltre G. Campanili, “Educare nella società liquida” Ruolo e responsabilità della famiglia. Relazione del
27/08/’09 Stresa, X Corso dei Simposi rosminiani. Educare Come?
17
P. Bordes, Que peut-on entendre par “sportivisation” de l’Education Physique? Jeu, Sport & Education physique-Les différentes formes sociales de pratiques physiques, Editions AFRAPS 2008 avec le paternariat du Comité Français Pierre de Coubertin 2008, pp. 21/27.
I.D. Educazione Fisica
37
Nel 1901, Baumann pubblicherà “Psicocinesia, ovvero
l’arte di formare il carattere”, la piattaforma su cui si
doveva costruire la ginnastica italiana.
I successi editoriali di Emilio Baumann costituirono la
promozione fisica del cittadino unitario. Molto di tutto
ciò è dovuto alla penna di Edmondo De Amicis piut- Figura 11. E. Baumann
Saltometro: efficacia acquisizione nuove competenze fisiche.
tosto che alle maestre con la penna sul cappello.
Si riporta di seguito il TESTO: AMORE E GINNASTICA di Edmondo De Amicis
“Il Congresso sedeva nel Palazzo Carignano, nell’aula ancora intatta dell’antico Parlamento subalpino. V’erano forse
quel giorno più di trecento congressisti, tra maestre e maestri, sparsi senz’ordine sugli scanni rivestiti di velluto, pochi
dei quali eran vuoti. Uno spettacolo nuovo offriva quel salone illustre dove era risonata la voce dei più grandi campioni della rivoluzione d’Italia nei momenti più terribili e più gloriosi della nostra storia, occupato ora da una folla
d’insegnanti elementari, che rappresentavano anche nell’aspetto e nei panni tutti i ceti sociali.[...] Sui banchi alti
c’era un gran numero di signorine variamente vestite: maestre patentate, ma senza impiego, intervenute come spettatrici, per curiosità, molte con dei fogli davanti e con la penna in mano per pigliar degli appunti, e in mezzo a loro
dei ragazzini e delle ragazzine, loro fratelli e sorelle. Due alti uscieri col panciotto giallo e le calze bianche giravano
per l’aula. Le tribune erano affollate d’altri insegnanti e dei parenti dei congressisti, e si vedevano nelle prime file
alcune delle più illustri autorità ginnastiche di Torino, dei professori, dei medici, dei rappresentanti di giornali. Non
c’era ancora stata una adunanza così piena, né un’agitazione così viva.[...]
Si passò all’altro tema che eran le Modificazioni da proporsi nell’insegnamento della ginnastica.[...] La discussione,
da principio, s’aggirò con molto disordine sul lato tecnico dell’argomento, al qual proposito si sfoggiò la fraseologia tecnologica, di cui i profani non capirono nulla, e si senti il cozzo delle due scuole e i nomi del Baumann e
dell’Obermann proferiti in mezzo a un gran tumulto, dominato per un momento da una voce cavernosa che gridò:
- Torino che fu la culla della ginnastica, ne sarà la tomba! - Un maestro richiamò l’attenzione del Congresso sulla
opportunità di riformare il linguaggio non abbastanza italiano del regolamento di ginnastica, esponendo il parere
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I.D. Educazione Fisica
che si proponessero certi quesiti all’Accademia della Crusca.[...] Finalmente, dopo un breve discorso d’una maestra
toscana che si fece applaudire citando a nostra vergogna i piccolo Belgio, dove si offrivan venticinquemila lire di premio all’autore d’un buon libro sulla ginnastica, il presidente disse ad alta voce: - La parola è alla signora Maria
Pedani. Essa parlava lentamente da prima, corrugando la fronte in segno d’impazienza quando la parola non le
veniva, e facendo un atto dispettoso quando s’imbrogliava in un periodo, come per lacerare la rete che l’avvolgeva, ed
esprimere il suo pensiero ad ogni costo.
- Anche per la ginnastica, - proseguì dicendo, - l’Italia aveva fatto come per tant’altre cose, come, per esempio, per l’istruzione militare delle scolaresche: c’era stato da principio un grande entusiasmo, dal quale, a poco a poco, s’era caduti nella più vergognosa trascuranza, fino a gettare il ridicolo sull’idea e sui suoi devoti. Ma alla ginnastica accadeva
di peggio. Era sorto contro di questa e s’andava ingrossando un esercito di nemici, dei quali le autorità scolastiche
subivan la forza, per modo che l’insegnamento tendeva a diventare una vana mostra, una miserabile impostura, anzi
un’aperta irrisione. L’ignoranza, un vile paura di pericoli immaginari, l’infingardaggine nazionale, la perfidia di
certe genti interessate, che giungevano con inaudita sfacciataggine fino a addebitare alla ginnastica le infermità e i
difetti organici della gioventù che essa aveva per istituto di correggere, congiuravano insieme. E sarebbe stata una cosa
incredibile se non si fosse veduta ogni giorno. - Nemici della ginnastica, - disse, - sono dei colti professori, acciaccosi
a quarant’anni come ottuagenari, appunto per aver troppo affaticato il sistema cerebrale a danno dei muscoli.
Nemiche della ginnastica son le madri di fanciulle senza carne e senza sangue, future madri anche esse di una prole
infelice, per non aver mai esercitato le forze del corpo. Nemici della ginnastica, dei padri di giovinetti che, per l’eccesso delle fatiche della mente, cadono in consumazione, contraggono malattie cerebrali terribili, si abbandonano
all’ipocondria e meditano il suicidio! Nemici e derisori della ginnastica a mille a mille, mentre la crescente facilità
della locomozione e i raddoppiati comodi della vita già tendono a renderci inerti e fiacchi; mentre la rincrudita lotta
per l’esistenza richiede a tutti ogni giorno un maggior dispendio di forza e di salute; nemici della ginnastica mentre
siamo una generazione misera, sfibrata e guasta, che fa rigurgitar gli ospedali e gli ospizi di deformità e di dolori!
Quale cecità! Quale insensatezza! Quale vergogna!
Le ultime parole furono accolte da uno scoppio di applausi. La Pedani prese animo, e incominciò a fare un confronto del discredito e della frivolezza della ginnastica in Italia con l’onore in cui era tenuta presso altre nazioni.[…] La
maestra s’accendeva nel viso, spiegava la voce con una sonorità potente […] e si sentiva tutta l’anima sua in quella
sincera eloquenza, s’indovinava tutta la sua vita consacrata a un’idea, una gioventù che era come una lunga adolescenza severa, affrancata dai sensi, repugnante a ogni specie di affettazione sentimentale o scolastica, semplice di
costumi e di modi, purificata e fortificata da un esercizio continuo delle forze fisiche, del quale erano effetto manifesto la sua salute fiorente, la mente limpida e l’anima retta ed ardita. […]
Io credo, o colleghi, in questa umanità nuova, che innalzerà ai grandi apostoli della ginnastica delle colonne di bronzo; ci credo, la vedo, la saluto, l’adoro, e vorrei che tutti considerassero come la più santa gloria umana quella di vivere e di morire per essa!
A quella chiusa si scatenò una tempesta; tutti balzarono in piedi, battendo le mani e gridando; la Pedani, pallida e
trafelata, si dovette alzar tre volte per ringraziare. Le ultime parole erano state dette veramente con un vigore d’entusiasmo apostolico e avevano scosso le fibre di tutti. Quando l’acclamazione pareva finita, ricominciò; tutti i filo
ginnici dell’assemblea e delle tribune erano in visibilio.
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L. G. Tenconi, Francesco De Sanctis Saggi e Scritti critici vari, volume settimo La Scuola Democratica: Mazzini,
Rossetti, Berchet, Niccolini), La Universale Barion, finito di stampare presso la Tipografia della Casa per
Edizioni Popolari, S.A. Sesto San Giovanni, Milano 1948.
Si ringrazia la Biblioteca Anna Maria di Giorgio, SUISM Università di Torino, per la collaborazione nella ricerca dei testi e la dr. Gabriela Poma Milan che ha contribuito alla ricerca bibliografica anche presso altre biblioteche, ha scannerizzato le immagini che accompagnano l’articolo e ha svolto inoltre l’esibizione inerente la presentazione durante il XV Convegno SIEF .
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I.D. Educazione Fisica
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L'ADDESTRAMENTO MILITARE E L'EDUCAZIONE DEI GIOVANI ALLIEVI CARABINIERI NELLA STORICA CASERMA
CERNAIA: IL CONTRIBUTO DELL'ARMA ALLA UNIFICAZIONE DELL'ITALIA.
Roberta Benedetta Casti
SUISM Università di Torino
Premessa
Nel tempo storico della volontà di rendere gli Stati “una sola Nazione”, Torino è in scalpitante fermento poiché si comprende il valore ora più che mai della formazione intesa come coscienza corporea.
Il rinnovamento doveva e deve partire dalla formazione militare dei ragazzi, iniziando dal corpo e quindi dai
muscoli dei futuri soldati e dal loro equilibrio mentale. L’azione della ginnastica produce effetti benefici rinforzando, rendendo agili le membra e formando l’Uomo, educandolo nel senso più ampio e completo del termine.
Quando mi è arrivata la proposta di redigere una relazione per questo Congresso inserito nel contesto del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, ho subito colto l’occasione per individuare una possibile connessione tra la ginnastica militare e l’educazione impartita ai giovani di uno dei più antichi Corpi militari che
diedero un importantissimo contributo all’”azione unificante” della nostra nazione. L’Arma dei Carabinieri.
1
Chi indossa un uniforme ha ben presente il percorso storico della “Benemerita ” ma per gli addetti ai lavori
nell’ambito del movimento ginnico questo percorso non è così scontato.
L’Arma dei Carabinieri si differenzia dalle altre Armi in quanto la sua attività non è limitata alla preparazione
e all’impiego in guerra, ma come Forza di Polizia comprende ciascun momento della vita sociale e pubblica
della Nazione.
Non è stato per nulla facile recuperare documentazione storica per quanto riguarda la preparazione dei giovani Allievi Carabinieri e in modo particolare molto si è scritto sul contributo che i Carabinieri diedero all’unità d’Italia e al mantenimento dell’unificazione ottenuta, ma poco si sa sulla loro educazione corporea e sull’addestramento nello stesso periodo.
Si ripercorre qui la storia dell’unità d’Italia vista quindi in un’ottica peculiare che è quella sul consolidamento
della funzione del Corpo dei Carabinieri all’interno dell’Esercito Italiano andando a ritrovare le origini e il
ruolo di una delle più antiche strutture ospitanti i futuri Carabinieri quindi anche gli allievi: la Caserma
“Cernaia” di Torino.
La ginnastica ancora una volta è indispensabile non solo per quegli aspetti prettamente finalistici ma anche e
soprattutto perché educa e come puntualizzò Silvio Pellico, migliora il carattere fortificandolo, rendendo la gioventù spiritualmente pronta e moralmente più coraggiosa. Aggiungo che l’attività ginnica ben si presta e ben
1
Il termine “Benemerita” è accettato dalla coscienza popolare in quanto l’Arma “Bene-merita” è riconosciuta dal cittadino e richiama la definizione usata per la prima volta nel 1864, in sede parlamentare e poi diffusa nell’uso corrente dove si rimanda al prestigio e all’impeccabile servizio svolto dai Carabinieri.
42
I.D. Educazione Fisica
si adatta alle diverse condizioni umane completandole e aiutando ad affrontare l’imprevisto e l’ordinaria quotidianità. Si forma così l’Uomo nella sua interezza.
Ecco che, dove l’educazione fisica esordisce, trova prima la ginnastica nel termine più puro che ha ottenuto
anche in questo caso un posto ormai consolidato nella formazione dei ragazzi che vogliono intraprendere la
carriera militare nell’Arma.
***
Le origini
Sulle origini del Corpo dei Carabinieri si sa molto grazie anche alla documentazione vasta che è stata conservata nei secoli e che è stata poi ripresa da studiosi e ricercatori creando scritti pregiatissimi che arricchiscono il
nostro patrimonio storico-culturale.
Torino, ancora una volta è sede della nascita di questa nuova forza dell’Esercito che in breve e a pari passo con
le premesse che porteranno l’Unità della nazione italiana, si espanderà su tutto il territorio nazionale garantendo tutti quei requisiti che da sempre contraddistinguono la figura del Carabiniere e la sua opera.
Ci fu un tempo vicino alla Restaurazione dove il Re Vittorio Emanuele I comprese l’importanza di avere un
Corpo speciale, un Corpo che fosse preparato per le operazioni di guerra ma anche preparato nella gestione del
quieto vivere nella terra piemontese.
Lustri precedenti, nel 1718 la milizia urbana di Aosta era stata chiamata “dei Carabinieri” e il Re (avverso a
tutto ciò che potesse far ricordare il dominio francese), chiamò i gendarmi di questo nuovo Corpo speciale proprio Carabinieri. Carabinieri che furono dotati della carabina, così come di carabina erano armati i reparti scelti degli eserciti del tempo, perché in Piemonte e negli altri Stati italiani il termine Carabiniere era già sinonimo di soldato particolarmente fedele.
Il giorno quattordici del mese di luglio del 1814 segna l’emanazione delle Regie Patenti da parte di Vittorio
Emanuele I che s’ispiravano (abbastanza evidentemente) alla Legge Francese del 28 Germinale dell’anno VI (17
2
aprile 1789) , con la quale fu designata nella vicina Repubblica la Gendarmeria nazionale che in tutto il periodo napoleonico fornì buona prova di sé continuando ad affermarsi anche in seguito.
Il 9 agosto 1814 il Regio Viglietto fece ascendere la forza del nuovo Corpo a ventisette ufficiali (un colonnello, un aiutante maggiore, quattro capitani, dieci tenenti, dieci sottotenenti e un quartier mastro) e settecentosettantasei gregari. Fu stabilito che il corpo dei Carabinieri Reali fosse considerato il primo fra gli altri dell’esercito, dopo le Guardie del Corpo (Art.12), che fosse preferito per l’accompagnamento delle persone reali, che
i componenti di esso potessero essere distolti dalle autorità civili e militari dell’esercito delle loro funzioni in
circostanze di urgenti necessità e che per mantenere alto (presso tutti) il prestigio dei Carabinieri, essi fossero
(eventualmente incorrendo reati) giudicati da un’apposita Commissione Militare e che nell’accertamento dei
3
delitti, le loro deposizioni avessero la stessa efficacia e il medesimo valore delle deposizioni dei testimoni .
I Carabinieri del nuovo Corpo furono chiamati Reali, intanto per distinguerli da quelli ordinari dell’Esercito e
poi per ricordare il ritorno della Monarchia in Piemonte. L’esempio di Vittorio Emanuele fu seguito dal Gran
Ducato di Toscana, Stato Pontificio e Ducato di Lucca.
Gli uomini del nuovo Corpo selezionati rigorosamente, appartenevano alle cessate gendarmerie oppure facenti parte di altri corpi militari che si distinguevano per profondo sentimento del dovere, elevata e sincera onestà, affidamento per un lodevole servizio. Gli Ufficiali furono scelti fra quelli che maggiormente si erano distinti nell’esercito Sardo, nell’esercito alleato e nella Gendarmeria francese. Il Carabiniere per la sua particolare
2
AA.VV. Carabinieri, Ed. dell’Istituto di divulgazione storica sotto gli auspici e l’alto patronato dell’Istituto Nastro Azzurro fra combattenti decorati al V. M.. Roma 1956, pag. 217.
3
ibidem, pag.13
I.D. Educazione Fisica
43
distinzione fin dall’inizio della sua nascita doveva considerarsi in servizio perpetuo così come i regolamenti prevedevano anche a livello deontologico.
Nel 1822 vi è un accrescimento della forza (il servizio del Corpo si estese anche alla Sardegna) e nascono gli
Allievi Carabinieri. S’istituì nel medesimo anno l’Ispettorato Generale dei Carabinieri e con le Regie Patenti
del 12 e del 16 ottobre si determinarono meglio le basi della Istituzione e le sue prerogative, tratte in massima
parte dai decreti dell’Assemblea Costituente francese del 22 dicembre 1790 e del febbraio 1791 per quelle della
gendarmeria.
Il 16 ottobre 1822 ci fu l’istituzione definitiva in 631 articoli che ancora oggi (nonostante le frequenti modi4
fiche) conserva .
Il 17 marzo 1861 il Corpo acquisisce la denominazione di Arma con quattordici Legioni, dove le prime tredici sono Territoriali e la quattordicesima è quella degli Allievi Carabinieri.
Abbiamo dunque visto come si è creato il Corpo dei Carabinieri ma importante a questo proposito è approfondire anche il ruolo del carabiniere visto come allievo che “è già ma non ancora” un Carabiniere a tutti gli
effetti. Lo diverrà solo dopo un percorso addestrativo che è certamente variato nel corso del tempo, perfezionandosi.
La nascita della Caserma Cernaia, tempio dell’addestramento dei giovani Allievi Carabinieri.
La Caserma Cernaia, come effettiva struttura ospitante gli Allievi Carabinieri nasce in un secondo momento,
prima si deve far riferimento ad altri luoghi che daranno accoglienza a questi uomini.
I primi cento allievi Carabinieri, settantacinque a piedi e venticinque a cavallo, previsti dagli Organici del
1822, trovarono una loro iniziale collocazione nel Mastio della Cittadella oggi sede del Museo Nazionale di
Artiglieria. Qui iniziò la loro formazione atta a tutelare il centro nevralgico della difesa di Torino. Il Mastio
della Cittadella però dopo qualche anno non fu più sufficiente ad ospitare gli Allievi poiché la struttura, dotata di poche finestrature e da pareti spesse ne riduceva lo spazio abitabile rendendolo inadeguato alle nuove
necessità.
Fig. 1: Il mastio della Cittadella, prima ubicazione della
14° Legione o Allievi Carabinieri
In seguito la 14° Legione gradualmente si trasferì nella Caserma Esagono, ove fino al 1861 aveva avuto sede il
Comando militare Territoriale di Torino. Questo trasferimento avvenne con la riforma del 24 gennaio 1861
nel Palazzo poi intitolato al Generale Beraudo di Pralormo, in Corso Vinzaglio. Dall’11 marzo 1861 in ottemperanza a determinazione del Ministero della Guerra, la Caserma Esagono fu proposta come sede perfetta per
accogliere i nuovi militi. Il 25 giugno 1861 gli Allievi Carabinieri si insediarono nella nuova struttura.
4
Ibidem. Pag. 17
44
I.D. Educazione Fisica
5
Fig. 2: Sezioni dal progetto di Gianotti della Caserma Esagono (1819) .
6
Fig. 3: Il progetto originale del 1819 per i due dongioni esagonali, ISCAG-Roma
In questi anni la progettazione di un’altra nuova caserma si stava realizzando e (come vedremo), diventerà poi
la Scuola Allievi Carabinieri a tutti gli effetti, anche se all’inizio il nuovo edificio della Cernaia era indirizzato
ad accogliere un Reggimento di Fanteria.
5
Immagine tratta da: La Cernaia. Due secoli di storia dell’Arma per iniziativa del Colonnello Pietro Dattuomo, Comandante della Scuola Allievi
Carabinieri di Torino. Mostra e catalogo a cura di Maggiore Alessandro Ferri Addestramento del I Btg. Allievi, stampa La Nuova Grafica, seconda
ed, Torino, febbraio 2008, pag. 42.
6
Ibidem, pag. 86
I.D. Educazione Fisica
45
La Caserma Esagono in seguito non più utilizzata, fu dunque demolita nel 1890 per far luogo a ulteriori
7
costruzioni del Piano Urbanistico Promis, centrato su Piazza Statuto e piazza Solferino .
La nuova struttura originava dal piano regolatore del 1857 che stabiliva l’ingrandimento della capitale proprio
nell’area occupata dalla Cittadella per lasciare spazio a un quartiere residenziale oltre che alla nuova caserma
militare.
Questo nuovo edificio sorgeva sullo spazio lasciato libero dall’abbattimento del Bastione Madama e di parte
8
delle mura che lo collegavano al Bastione San Maurizio, reimpiegando anche i vecchi materiali . La struttura
in origine fu destinata ad ospitare il 18° Reggimento dei Bersaglieri. Lo stabile creato per l’accoglienza di due
battaglioni, uno per ala separati centralmente da un corpo di scale, diventò successivamente la sede degli Allievi
Carabinieri.
Fig. 4: In questo prospetto aereo lo stabile Cernaia,
9
edificato sul fronte sud della via omonima progettato dal Colonnello Barbino e in seguito dal
Tenente Colonnello Castellazzi del Genio Militare
che ne prenderà la direzione successivamente,
riprende lo stile tardoromantico con elementi di
ispirazione medioevale. (Immagine tratta da “La
Cernaia. Due secoli di storia dell’Arma”, Torino,
op. cit., pagg. 88-89).
Con Decreto Reale nel periodo della fine di giugno - inizio luglio del 1864 la Legione Allievi Carabinieri si
trasferì appunto in questa Caserma chiamata Cernaia, appena costruita ex novo. Dopo la proclamazione del
Regno d’Italia il contributo della Legione Allievi fu notevole nella lotta al brigantaggio, alla tutela dell’ordine
pubblico, soccorso alle popolazioni colpite da calamità naturali.
Dopo più di un secolo, precisamente il primo giugno dell’anno 1971 il Comando Generale dell’Arma dispose che le Legioni Allievi diventassero “Scuole Allievi Carabinieri” a cominciare dal giorno 15 successivo.
La nuova denominazione è quella che ritroviamo tutt’oggi.
La Caserma Cernaia il 3 giugno 1863 alloggiò i tiratori internazionali giunti a Torino per le gare
10
indette in occasione della costituzione del Tiro a Segno Nazionale.
7
La Cernaia due secoli di storia dell’Arma, Torino, op.cit., pag 43
8
O. Bovio, Carabinieri in Piemonte 1814 – 2000 (con un saggio introduttivo di Roberto Antonetto Umberto Allemandi e Company), Torino –
Londra 2000, pag. 127
9
“Cernaia” fu il nome assegnato alla Caserma e all’omonima via in onore della vittoriosa battaglia di Cernaia del 1854 sul fronte russo, cui i
Carabinieri parteciparono con un contingente di 52 uomini.
10
La Cernaia. Due secoli di storia dell’Arma, Torino, op.cit. pagg. 93-94.
46
I.D. Educazione Fisica
Quale addestramento fisico per i Carabinieri e i giovani allievi?
La ginnastica ha assunto nel corso della Storia un ruolo fondamentale e la capacità di quest’attività è di sapersi adattare alle nuove esigenze che il tempo storico e la società richiedono.
Nel XIX secolo e in modo particolare durante la prima metà di esso, si mettono a punto nuove metodologie e
si consolidano, perfezionandosi vecchi schemi.
Nel 1814 data che vede la nascita dei Carabinieri, in Europa si ha una situazione abbastanza significativa per
quanto riguarda la formazione fisica dei giovani.
Cito qui la Germania perché è la culla della ginnastica militare. In modo particolare in questa nazione accresce la figura di Ludwig Jahn (1778-1852), con lui gli esercizi fisici assumono un significato ben specifico in
quanto strettamente connessi alle istanze nazionalistiche. Competizioni, giuochi ed esercizi con armi forgeranno la volontà e preluderanno alla conquista della libertà.
Nel 1811 il maestro organizzò, nel campo dell’Hasenheide, vicino a Berlino, il primo piazzale per gli esercizi
ginnici, la Turnplatz, ove centinaia di giovani di tutti i ceti sociali accorrevano due pomeriggi alla settimana per
esercitarsi all’aperto e qui non esistevano differenze: la divisa rendeva tutti eguali.
La gioventù partecipava alle attività delle Turnplatz, si riuniva e si sottoponeva alle regole dettate da Jahn: “egli
per abituare i suoi allievi ai disagi dei bivacchi, li obbligava sovente a passare la notte attendati nel campo
dell’Hasenheide, e spesso ne provava la resistenza con marce lunghissime - veri e propri viaggi - durante i quali
11
si praticavano esercizi di corsa fra ostacoli, talora fingendo scaramucce guerresche.”
Furono proprio questi giovani, guidati dallo stesso Jahn, a rispondere all’appello della nazione tedesca, nel
1813-14, nella lotta contro la Francia napoleonica.
Quasi contemporaneamente, anche in Francia si creano le condizioni ideali al sorgere dell’educazione all’attività ginnastica, la quale prese vita specialmente attraverso l’opera dell’Amoros (Francisco Amoros y Ondeana,
1770 - 1847) madrileno, giunto in Francia nel 1815.
La ginnastica di Amoros fu essenzialmente militare, di ispirazione tedesca un po’attenuata dai principi di
Pestalozzi (Giovanni Enrico Pestalozzi, 1746 - 1827), con qualche accenno scientifico e ricco di attrezzi: il tutto
adattato all’ambiente francese.
La pratica della Scuola tedesca quindi stava diffondendosi nei paesi europei come valido metodo per istruire le
nuove leve che educate nel fisico e nello spirito al culto della patria, andranno a combattere le guerre che verranno a tormentare il Vecchio Continente.
Questa doverosa premessa ci permette di comprendere come stava affermandosi la ginnastica e quale richiamo
iniziava ad avere nel vecchio continente.
Qual era la situazione nella nostra penisola? In Italia e più precisamente in quel di Napoli, già nel 1778, cento
anni prima che in tutto il territorio nazionale fosse reso obbligatorio l’insegnamento dell’Educazione Fisica
12
nelle scuole di ogni Ordine e Grado , nel nuovo piano educativo presentato da un’apposita Commissione per
il collegio della Nunziatella, era prevista l’attività fisica che comprendeva l’equitazione, il gioco del pallone e
13
della racchetta, la scherma e il maneggio di varie armi .
Bisognerà però attendere ancora del tempo per veder fiorire anche in Italia la ginnastica volta a preparare la
gioventù ad un addestramento fisico che saprà educare il giovane al sacrificio, formandolo e temprandolo nel
fisico. Quest’esigenza sarà soddisfatta con l’entrata a Torino del ventunenne svizzero Rodolfo Obermann (1812
- 1869) nel 1833.
11
12
13
M. Di Donato, Storia dell’educazione fisica e sportiva, Edizioni Studium. Roma, 1962, Pag. 45
Legge De Sanctis n° 4442, 1878.
B. Zauli, Contributo materiale e spirituale dell’Educazione Fisica al Risorgimento italiano, Le Pleiadi. Torino 1961, Pag. 13
I.D. Educazione Fisica
47
L’Obermann chiamato dal Governo Sabaudo diresse la Scuola Militare Ginnastica di Artiglieria, organizzata
provvisoriamente al Castello del Valentino.
Il Ministro della Guerra diede allo svizzero il compito di studiare e adottare dei nuovi sistemi d’istruzione
motoria per tutto l’esercito.
Il Comandante della Reale Accademia Militare, Generale Cesare Saluzzo, aveva colto le qualità del giovane
insegnante tant’è che dopo l’introduzione dell’attività fisica alla Scuola Militare di Ginnastica degli ArtiglieriPontieri lo volle come maestro proprio presso l’Accademia Militare. Nel 1839 si aprì la Scuola di Ginnastica
Militare alla quale intervennero molti Ufficiali. Per creare validi istruttori in grado di diffondere tale insegnamento in tutti i Corpi dell’Esercito Sardo era di primaria importanza conoscere la ginnastica che l’Obermann
stava sapientemente applicando.
La Marmora (Alessandro Ferrero La Marmora, 1799 - 1855) fondatore del Corpo dei Bersaglieri nel 1836,
orientò molti sottufficiali in questa Scuola ove acquisirono le competenze necessarie per diventare a loro
volta istruttori. In seguito essa fu frequentata da militari provenienti di tutte le armi, fino all’introduzione
della ginnastica in tutti i Corpi dell’Esercito.
Occorreva riorganizzare velocemente l’Esercito del Regno di Sardegna, che avrebbe dovuto costituire “l’embrione del futuro Esercito Italiano”.
Successivamente l’Obermann nel 1844 grazie anche all’appoggio di Ernresto Ricardi di Netro e altri convinti
fautori (il dottor Luigi Balestra, il Conte di Pont, il Cavaliere Filippo Roveda, l’ingegnere Cesare Valerio e l’av14
vocato Lorenzo Saroldi) fonda la Reale Società Ginnastica di Torino, ove dal 1847 darà vita ai corsi volti alla
formazione di maestri di educazione fisica, estendendo la pratica d’insegnamento non solo in campo militare,
ma anche nelle scuole pubbliche e private.
Quale addestramento fisico, quale ginnastica era adottata dal Corpo dei Carabinieri? Che formazione fisica
avevano questi militi?
Per l’assunzione le Regie Patenti del 1822 agli articoli dal 12 al 20 del Capitolo Terzo indicavano quanto segue:
“Il reclutamento per mantenere a numero il Corpo dei Carabinieri Reali si eseguisce sopra le truppe di fanteria e
cavalleria dell’Armata, mediante reclute volontarie o destinate in seguito a nostre determinazioni emanate dal nostro
15
Ministro di Guerra .”
Per l’arruolamento, queste Regie Patenti contenevano una variante: potevano essere arruolati anche individui
che non avessero completato i prescritti quattro anni di servizio in altri reparti dell’armata e anche individui
che non avessero mai prestato servizio militare, ma i componenti di entrambe queste categorie sarebbero stati
arruolati come “Allievi Carabinieri” e promossi a Carabinieri solo dopo “aver dato saggio d’idoneità al servizio
dell’Arma”.
E ancora: “le condizioni prescritte per l’ammissione de’ Carabinieri, tranne quella sola del Servizio, dovranno egualmente richiedersi per gli allievi, i quali, nel caso non appartengano a nessun Corpo dovranno far prova di tutti i
requisiti per mezzo di dichiarazione delle Autorità locali unite ad un’altra del Comandante dei Carabinieri della
16
Provincia da cui dipendono .”
L’appartenenza a famiglie oneste, la professione onorata e il non essere mai stati processati criminalmente dovevano essere i pre-requisiti basilari per l’accettazione.
L’ispettore Generale D’Oncieu (Giovanni Battista d’Oncieu de La Batìe De Douvres, 1765 - 1847) si preoccupò in modo particolare degli istruttori. “La scelta dei soggetti destinati a formare il Deposito degli allievi esige
una molto particolare attenzione e l’incarico d’istruttori al servizio del Corpo dovrà confidarsi a Uffiziali e Bassi
14
15
16
R. Freccero, Sport e società, volume II, Ed. Levrotto e Bella, Torino, 1997, pag. 77
La Cernaia due secoli di storia dell’Arma, Torino, Op. cit., Pag. 24
Ibidem, pag. 25
48
I.D. Educazione Fisica
Uffiziali che uniscano alle capacità, una pazienza instancabile, com’è necessario per l’istruzione, con una tale costan17
te applicazione, che gli allievi prenderanno per modello. Sarà una gendarmeria della loro buona riuscita ”.
In questo quadro generale poiché non vi è stata facilità di recuperare documenti precisi sull’addestramento
degli allievi Carabinieri quindi, è ben ipotizzabile che anch’essi utilizzassero come addestramento fisico gli insegnamenti dati dall’Obermann. Infatti, il successo ottenuto dal giovane insegnante di ginnastica porta in breve
tempo all’espansione del metodo in tutto l’Esercito Sardo.
In seguito a vari anni di esperienza Rodolfo Obermann nel 1849, scrisse il manuale “Istruzione per gli esercizi
ginnastici ad uso dei Corpi di Regia Truppa”. Questo testo avallato dal Ministero della Guerra e Marina dava
molte indicazioni teoriche e pratiche che furono applicate per la prima volta in un corso di ginnastica, svoltosi dal novembre del 1845 al maggio del 1850 e frequentato da cinquantotto ufficiali di tutte le armi. Il Re
Vittorio Emanuele II presenziò il giorno 4 maggio 1851 al saggio di ginnastica militare svoltosi alla Palestra del
18
Valentino dove ottocento soldati di tutte le armi diedero ampia dimostrazione della dottrina appresa .
Salti vari, marce, esercizi alle parallele, alla fune, alla sbarra, al cavallo, al palco di salita ed evoluzioni corporee
impregnate di coraggio e forza di volontà creavano così la nuova gioventù.
Tutti gli Eroi militari di Cernaia, Palestro, Magenta e San Martino, come suppose Bruno Zauli, forse nacquero proprio grazie a questa esperienza motoria e io suppongo che anche i valorosi Carabinieri abbiano portato
in queste battaglie non solo distinto carattere e tattica ma anche la sapiente strategia di usare al meglio le proprie articolazioni e i propri muscoli al fine di “centrare l’obiettivo designato”.
“Istruzione per gli esercizi ginnastici ad uso dei Corpi della Regia Truppa approvato
dal Ministero di Guerra e Marina”.
Rodolfo Obermann
17
18
O. Bovio, Carabinieri in Piemonte 1814 – 2000, con un saggio introduttivo di Roberto Antonetto, Torino – Londra, Op. cit., pag. 69-70
B. Zauli, Contributo materiale e spirituale dell’Educazione Fisica al Risorgimento italiano, Torino, Op. cit., pag. 19
I.D. Educazione Fisica
49
Rodolofo Obermann con questo testo dava delle norme generali per gli istruttori di ginnastica. Indicazioni su
come vestirsi durante l’attività, sui tempi e modi di esercitazione, su come preservare la salute e l’efficienza
durante l’evoluzione (e come porre rimedio ad eventuali incidenti fisici durante l’esercizio). Spazio era dato agli
attrezzi (ordigni) ginnastici che ogni Corpo doveva possedere. Importanti anche le regole igieniche da conoscere e da seguire.
In questi sei punti sono riassunte le regole che si trovano nelle prime pagine dell’opera:
1. Abbigliamento comodo, calzature senza speroni, i calzoni senza staffe, collo libero o con semplice fazzoletto, capo scoperto, la giubba sbottonata.
2. Ogni lezione doveva iniziare con esercitazioni elementari, partendo dagli arti inferiori.
3. L’istruttore prima del comando doveva dare una sintetica spiegazione accompagnata da una breve esecuzione data da lui medesimo pretendendo che tutti eseguissero con maggior forza e precisione l’esercizio
indicato.
4. Per stancare meno gli uomini e rendere gli esercizi più efficaci, l’esecuzione doveva essere graduale, onde
evitare danni alla salute.
5. Uno stesso esercizio non doveva essere ripetuto per più di tre volte consecutive. Gli esercizi faticosi dovevano essere alternati con quelli che lo erano meno.
6. L’istruttore doveva sempre avere i dovuti riguardi per coloro che per conformazione fisica, età avanzata o
per problemi di salute si trovassero meno disposti, prestando loro il necessario aiuto in caso di necessità.
Parte I: Esercizi elementari. VI CAPI
Parte II: Per esercitazione agli ordigni. VI CAPI
l.1 Formazione e ordinamento della squadra: esplica la formazione delle squadre per gli esercizi elementari che doveva essere composta da dieci
uomini. Ogni squadra doveva essere di una riga
e formata per quanto possibile da uomini di
uguale abilità ed idoneità. Attenzione poi si
doveva dare alla statura.
II.1 Esercitazione ad una trave appoggiata su
scalette
l.2 Posizioni ginnastiche: parte dalle posizioni ginnastiche nelle esercitazioni elementari suddivise
in cinque posizioni ginnastiche di partenza (dalla
prima alla quinta). Si poteva passare indifferentemente da una posizione all’altra.
II.4 Esercitazioni alla Capra
l.3 Movimenti preliminari per l’uso dei manubri:
viene dato spazio ai movimenti preliminari. Qui
era fatto uso dei manubri di tre chilogrammi di
peso ciascuno. Il prezzo del manubrio era di una
lira e mezza.
In principio di ogni Capo sono descritti gli ordigni da usare per le esercitazioni. Si indicano le
avvertenze da avere nella loro costruzione, le visite, le prove cui deve venire giornalmente sottoposte dall’istruttore prima di farne uso ed in conveniente modo di disporle. Esercizi di traslocazione, appoggio, volteggio, sospensione, passaggi
da appoggio e sospensione e viceversa. Esercizi di
equilibrio con l’asse, esercizi di corsa e salto.
Salto in alto.
l.4 Movimenti delle braccia: si spiegano i movimenti per le braccia.
l.5 Movimenti del busto: si spiegano i movimenti
per il busto.
l.6 Movimenti delle gambe: si spiegano i movimenti per le gambe.
II.2 Esercizi a due travi parallele appoggiate su
due scalette.
II.3 Esercizi ad una scala a mano appoggiata
su due scalette
II.5 Esercitazioni di corsa e di salto
II.6 Esercitazioni al cavalletto di volteggio
50
I.D. Educazione Fisica
Fig. 5: Posizioni ginnastiche di partenza
Fig. 6: Movimenti delle braccia
Fig. 7: Uso dei manubri
I.D. Educazione Fisica
51
Fig. 8: Esercizi alle Travi parallele ed
esercizi alla Scala.
Fig. 9: Esercizi alle Due travi parallele
Fig. 10: Esercizi d’appio (sic!) ed esercizi
di volteggio con appoggio
52
I.D. Educazione Fisica
Fig. 11: Esercizi di sospensione ed esercizi di equilibrio
A pagina 35 troviamo le avvertenze per l’istruttore che doveva attenersi ad un determinato ordine nell’insegnamento degli esercizi elementari.
In questo caso abbiamo anche sei punti dove si parte dalla formazione e dall’ordinamento della squadra passando alle posizioni di partenza da tenere nei movimenti degli arti inferiori, del busto e degli arti superiori
attraverso piegamenti, slanci, spinte, rotazioni nelle varie direzioni.
Nella seconda parte alle pagine 205 e 206, spazio è dato all’elenco degli ordigni ginnastici (piccoli e grandi
attrezzi) che ogni Corpo doveva possedere. Più precisamente:
1. 80 paia di manubri di ferraccio
2. 2 abetelle lunghe mt. 12 e 0,24 cm. di diametro in calcio
3. 4 scalette da travi
4. 6 caviglie di ferro con chiavetta e cordicella per le scalette da travi
5. 8 pezzi di corda trinella lunghe mt. 6 e dal diametro di 0.015 cm.
6. 1 scala a mano
7. 2 puntelli per la scala
8. 2 capre compite
9. 6 funi lisce del diametro di 0,003 e 0,04 cm., delle quali 4 lunghe 15 mt. e due lunghe 5,60 mt. Tutte
avranno un gancio di ferro ad un’estremità, ed una fibbia all’altra.
10. 2 funi a nodi del diametro da 0,03 mt. A 0,04 mt. Lunghe 5,60 mt. parimenti con gancio e fibbia
11. 2 pertiche lunghe 7 mt.
12. 4 sacchi da terra
13. 4 scalette da salto
14. 21 aste da salto di cui 15 di 2 mt., 3 di 2,50 mt. e 3 di 3 mt.
15. 4 funicelle da salto, lunghe 12 mt. Con sacchetti all’estremità
16. 4 bastoni per volteggio con sospensione
17.
2 piani d’assalto compiti
18.
2 cavalletti di volteggio compiti
I.D. Educazione Fisica
53
Nelle pagine successive vi è il Progetto di riparto per l’istruzione simultanea di ottanta uomini ed avvertenze
per il direttore d’istruzione. La durata d’istruzione giornaliera doveva essere di un’ora e mezza e in una parte
dell’anno si doveva fare più di una volta al giorno cambiando i soldati al fine di poter nel corso dell’anno passare tutta la teoria.
Dalla pagina 212 a pagina 214 ci sono i dettami per la corretta igiene relativa alla pratica degli esercizi ginnastici. Era preferibile la pratica all’aria aperta. Non si dovevano eseguire esercizi prima di due ore dopo il pasto
e mai far esercitare uomini sotto l’effetto dell’alcol.
Nozioni su come comportarsi, vestirsi prima e dopo l’attività ginnica e quali metodi medicamentosi utilizzare
in caso di lesioni e incidenti.
Importante anche la visita del medico chirurgo che era effettuata a tutti i soldati del Corpo per esaminare quali
tra loro abbisognassero di bendaggi, cinti, sospensioni e altri ausili e quali dovevano essere esonerati per infermità varie.
Fuori del Piemonte troviamo un’altra città che dà importanza a quella ginnastica volta al formare il giovane
secondo dettami rigorosi: Napoli. In questa città il Tenente Generale Carlo Filangeri patrocinò insieme al re
Ferdinando il “Ginnasio Militare” nel 1846. Nella capitale partenopea la ginnastica dunque, nasce con lo scopo
di addestrare le reclute, le quali avevano la possibilità ci mostrare quanto appreso nel corso di “Saggi ginnici”:
in questo caso vere e proprie esibizioni degli esercizi ginnastici applicati all’arte bellica.
Così come a Torino anche a Napoli vi è la necessità di creare un testo di ginnastica. Niccolò Abbondati (1806
- 1870) nel 1846 pubblicherà l’“Istruzione di arte ginnastica per le truppe di fanteria di S.M. Siciliana” in due
volumi. Nel trattato la ginnastica è descritta attraverso una base scientifica non indifferente per quei tempi.
Più dettagliatamente nel primo tomo troviamo: esercizi per gli arti superiori ed inferiori, la marcia, la corsa, il
salto in alto, in basso ed in lungo, gli esercizi di equilibrio su travi fisse e mobili, orizzontali od inclinati, sui
triangoli, sui pattini “per scivolare sul gelo”, ed infine gli esercizi alla scala obliqua, alla corda ed alle scale di
corda o miste.
Il secondo volume s’indirizza alla preparazione militare dove il soldato “nudo di tutto”, deve saper fare esercizi che fortificano, temprano il fisico e anche il carattere: dalle tecniche della cavalcata, alla bardatura alla corretta esecuzione degli esercizi in groppa. Si parla della scherma e tratta diffusamente sciabola e spada con uno
studio che conclude il volume.
Nella prima parte del secondo volume sono descritti inoltre esercizi alla sbarra, al trapezio, alle parallele ed alle
pertiche; alla fine sono dedicate cinquanta pagine al nuoto, al modo di tuffarsi ed al modo di comportarsi in
19
caso di naufragio .
La ginnastica quindi doveva abituare il giovane alla fatica, alle intemperie e alle difficoltà per poter affrontare
nel modo migliore le varie vicissitudini della vita.
In modo particolare i Carabinieri dovevano possedere queste qualità in forma amplificata in quanto la buona
riuscita dei numerosi interventi (campagne sui vari fronti ma anche gestione di eventi quali la lotta al brigantaggio, il mantenimento dell’Ordine Pubblico e Sociale nella nuova Italia e non per ultimo l’aiuto in situazioni di calamità naturali) dipendeva anche da una buona ed efficiente preparazione fisica.
***
Oggi l’Arma dei Carabinieri rappresenta la Quarta Forza Armata della nostra nazione.
19
M. Di Donato, Storia dell’educazione fisica e sportiva, Roma, op. cit., pag. 142
54
I.D. Educazione Fisica
L’ Istruttore Militare deputato all’insegnamento dell’Educazione Fisica educa il soldato ad affrontare e superare le varie difficoltà attraverso un addestramento ginnico che integrato alle componenti socio-culturali ed etiche attuali si rivolge pertanto non solo alla vigoria muscolare ma anche a quella parte più profonda e psicologica dell’individuo destinata a durare nell’intero arco della vita. La materia fa media con tutte le altre deputate a formare professionalmente il futuro Carabiniere.
Oggi sono sei le scuole allievi Carabinieri d’Italia, oltre a Torino abbiamo quelle di Roma, Campobasso,
Fossano (CN), Iglesias (CA) e Reggio Calabria.
La Scuola Allievi Carabinieri di Torino ha formato dal 1963 fino al 2005 gli Allievi Carabinieri Ausiliari nei
primi tre mesi, svolgendo poi per altri nove mesi il servizio d’Istituto.
Attualmente vengono effettuati Corsi per Carabinieri Effettivi della durata di dodici mesi e l’attività ginnica
è svolta nei primi sei mesi con valutazione di profitto finale.
L’attività fisica è parte integrante nell’addestramento militare. La formazione dei giovani alle armi dunque,
passa anche attraverso una buona preparazione fisica. Lo spirito al sacrificio, il coraggio e l’impegno sono elementi importanti nella professione del Carabiniere e queste qualità sono incrementate grazie anche alla pratica della ginnastica, oggi come allora. L’educazione ad un’attività fisica curata, tempra il carattere della persona,
la prepara agli imprevisti e alle situazioni particolari che il Carabiniere si troverà ad affrontare nella sua carriera. L’attenzione poi all’igiene, alle conoscenze anatomiche, al funzionamento fisiologico del proprio corpo e di
conseguenza alla sua tutela, arricchiscono il bagaglio culturale del giovane militare.
Negli ultimi trent’anni l’attività fisica si è evoluta ma gli obiettivi della ginnastica sono sempre quelli di migliorare le capacità condizionali classiche quali forza, resistenza, velocità e agilità. Potenziamento e coordinazione
sono fondamentali anche in previsione dell’inserimento delle tecniche di difesa personale che sono discipline
cardine dell’addestramento fisico.
Le tecniche di difesa personale sono inserite dopo un mese circa d’istruzione ginnica e sfruttano le tecniche
20
basilari di varie discipline orientali (Judo, Karate e Aikido) .
Già nel non troppo lontano 1955 si pone l’attenzione all’attività ginnica sportiva che “è molto curata ed è una
parte essenziale dell’addestramento. In questo modo il carabiniere viene preparato ad assolvere nella pienezza dei propri mezzi fisici il suo servizio. Boxe, judo, tiro, nuoto, atletica ed equitazione sono gli sport praticati nell’arma e com21
pletano l’addestramento militare” . Dal 1978 la boxe come disciplina sportiva – agonistica come Fiamme
d’Argento è stata abolita.
“… Militari per buona condotta e saviezza d’istinti” … il reclutamento e l’educazione che contraddistinguono il Carabiniere.
Abbiamo visto fin qui come e quale addestramento fisico del Carabiniere, ma è importante soffermarsi anche
sull’educazione civile e morale che da sempre contraddistingue questi militari. Gli uomini preferiti per questo
nuovo Corpo dovevano possedere delle doti e delle qualità non indifferenti sia dal punto di vista caratteriale e
del temperamento sia dal punto di vista fisico. Il Corpo dei Carabinieri, infatti, rappresentava fin dal suo esordio quasi un’aristocrazia dell’Esercito.
Per la delicatezza dei compiti e per l’elevato prestigio conferito al Corpo, le reclute erano attinte, paradossalmente, non nei ceti più elevati ma nelle zone più profonde e più ampie del popolo italiano.
Il vivo sentimento per la famiglia, l’amore per la Patria, lo spirito sacrificale visto come un dovere uniformato
20
Con la consulenza del Luogotenente Nereo Pietro Piazzola, Istruttore Militare di Educazione Fisica, Istruttore di Difesa Personale e Tecnica del
disarmo dal 1979 al 2007 presso la Scuola Allievi Carabinieri di Torino, attualmente in congedo.
21
AA.VV. Carabinieri, Ed. dell’istituto divulgazione storica sotto gli Auspici e l’Alto Patronato dell’Istituto del Nastro Azzurro fra combattenti decorati al V. M.. Roma 1955, Pag. 324
I.D. Educazione Fisica
55
al bello, all’unità e agli ideali giusti e onesti sono qualità fondamentali ed eccellenti del materiale umano cui si
fa appello (ancora oggi) dopo una selezione necessariamente e opportunamente rigorosa per l’arruolamento nei
22
Carabinieri .
Fin dagli albori della costituzione del nuovo Corpo, l’importanza delle mansioni affidate è tale che i poliziotti
“soldati” Carabinieri non possono essere dei militari qualunque, ma “distinti”. È quindi imperativo il criterio
rigoroso della qualità morale (la buona condotta e l’appartenenza a famiglie per bene), intellettuale (devono
saper leggere e scrivere) e fisica, che agli esordi prevedeva la statura minima 167 cm. e perfetta salute e robustezza dei potenziali arruolabili.
Quanto fosse selettivo allora quel criterio di istruzione di base, lo si può capire da alcuni dati statistici: nel
Regno di Sardegna erano completamente analfabeti, cioè non sapevano né leggere né scrivere poco meno del
62% dei maschi e del 77% delle femmine, cifre che nella Torino Capitale si riducevano al 32% dei maschi e
al 49% delle femmine.
Anche il requisito della statura acquisiva il suo significato dalle statistiche: soltanto il 38% dei giovani di leva
aveva una statura fra i 154 centimetri (requisito minimo per l’arruolamento nell’esercito) e i 162 centimetri.
La qualità fisica media era molto bassa: quattro giovani su dieci venivano riformati per motivi sanitari (gozzo,
ernia, claudicazione, cecità, cretinismo, tigna, rachitismo, epilessia) in una società in cui la durata media della
23
vita non superava di molto i trent’anni .
Il Corpo dei Carabinieri fu realizzato quindi con un reparto organico di soldati di affidabilità e capacità provata. Il Carabiniere doveva costantemente controllare il territorio, la sicurezza dello Stato e la tranquillità della
popolazione.
“Spesso i Carabinieri devono usare prudenza e non abbandonarsi temerariamente a quell’ardore militare che non
misura gli ostacoli: il coraggio che è la virtù più brillante dei Carabinieri Reali deve riserbarsi contro i malfattori…
ma l’azione dei Carabinieri deve esercitarsi secondo le formalità protettrici, quando non si tratta che di conservare
24
la tranquillità dei pacifici abitanti ”.
Nel periodo in analisi al Carabiniere venivano imposti dei limiti riguardo la sua vita privata e sociale. Il divieto all’accedere in osterie per scongiurare possibili cadute nel vizio del vino per esempio, oppure l’impedimento circa gli amoreggiamenti, che avrebbero avuto incalcolabili conseguenze se praticati con donna maritata, ma
riprovevoli anche con una donna nubile, ancorché con intenzioni di matrimonio. Lo si scoraggiava, infatti,
dallo sposarsi. Il carabiniere doveva mantenere in ogni circostanza un contegno tale da suscitar timor reverenziale, tenere un portamento altamente decoroso, una correttezza formale precisa fino alla severità, una ferma
preclusione nei confronti di ogni lassismo negli abiti e negli atteggiamenti, un ripudio di ogni eccessiva e decisionale famigliarità con il resto del mondo.
Altresì egli doveva farsi carico nell’esercizio dei suoi poteri di un difficile equilibrio tra repressione e protezione.
Al giorno d’oggi queste proibizioni, queste peculiarità ci appaiono claustrali ma elementi e comportamenti tali
ci fanno riflettere su quanto doveva essere forte la personalità di chi era ammesso in questo Corpo.
Effettivamente l’ordine, il rigore e l’algido portamento del carabiniere inducono al profondo rispetto anche da
parte delle persone più estroverse ed emancipate. Ancora oggi riconosciamo alcuni aspetti sopra citati come
virtù e non già come limiti della persona che sceglie di intraprendere questo mestiere.
22
Gli articoli 526 e 527 del Regolamento generale del Corpo dei Carabinieri Reali approvato da sua Maestà il Re il 16 ottobre del 1822 confermano che la disciplina alla quale è chiamato ad uniformarsi e lo spirito di corpo che deve nutrire sono categorici. La cieca obbedienza nella mutua
considerazione e rispetto, l’amore per l’ordine, la particolare uniformità di sentimenti e quello spirito di corpo che tiene tutti i membri uniti moralmente e ne conserva l’intera forza. Dati tratti da O. Bovio, Op.cit., pag. 17
23
24
O. Bovio, Carabinieri in Piemonte 1814 – 2000, Torino – Londra 2000, Op. cit.Pag. 16
Ibidem, pag.17.
56
I.D. Educazione Fisica
La storica divisa …
I carabinieri indossano la severa uniforme blu scuro con filettature rosse e voluminoso bicorno che li rende partico24
larmente marziali nell’aspetto, tipici dei corpi organizzati nel ventennio napoleonico .
Il contributo dell’Arma all’unificazione dell’Italia.
Gli eserciti tutti della nostra penisola, così formati da un’educazione e una ginnastica che offriva agli uomini
una crescita fisica e insieme mentale, hanno permesso lo sviluppo di un intervento mirato che ha portato all’obiettivo tanto desiderato: l’Unità d’Italia.
1861-2011: l’Italia unita compie centocinquant’anni, l’Arma dei Carabinieri compirà due secoli di vita nel 2014.
Due ricorrenze davvero speciali, due date che sicuramente hanno cambiato la società, apportando valori, contribuendo alla conquista orgogliosa della viva appartenenza e al diritto alla sicurezza del cittadino italiano.
L’opera svolta dai Carabinieri in guerra è stata vitale, infatti, il Corpo dei Carabinieri era considerato fin dalla
nascita anche un corpo militare a tutti gli effetti. Questi valorosi uomini si distinsero subito nel loro servizio
d’istituto in difesa dell’ordine della legge e se, nelle pubbliche calamità, seppero offrire la più efficace solidarie25
tà alle popolazioni colpite, essi ricevettero come combattenti il “battesimo del fuoco” a Grenoble .
Il Corpo dei Carabinieri diede un fondamentale contributo alle varie fasi dell’unificazione e si ricorda il valore aggiunto dato successivamente anche per quanto riguarda la lotta al brigantaggio.
Nel 1841 furono istituiti i Carabinieri Veterani e la forza del Corpo fu lievemente modificata. L’opera dei
Carabinieri quindi fu fondamentale anche nelle Guerre d’Indipendenza. Il contributo di questi uomini non si
ridusse ai servizi di vigilanza, di controllo e di assistenza materiale e morale, compiuti nelle retrovie e nell’intero paese per indirizzare alle zone di radunata le forze della nazione. Ricordiamo gli atti per proteggere le ferrovie, le opere pubbliche e gli stabilimenti delle industrie destinati ad alimentare lo sforzo militare, per la ricerca dei materiali, per richiamare al dovere i renitenti e per arretrare i disertori. Oltre ad adempiere silenziosi tali
importantissimi compiti, i Carabinieri hanno partecipato con i loro reparti anche a molti fatti d’arme emuli
degnissimi dei nostri fanti e si sono sempre distinti per l’impeto degli attacchi e per la tenacia della resistenza,
26
per la disciplina sempre scrupolosamente osservata in ogni circostanza .
Fra il 1848 (Tab. N. 1) e il 1867 l’Italia è segnata da eventi cruciali che la porteranno all’unificarsi.
Contemporaneamente in questo periodo si segna il felice sviluppo dell’Arma. Il Generale Federico Costanzo
Lovera (Federico Costanzo Lovera di Maria, 1796 - 1871) svolge un ruolo notevole nell’esecuzione fedele e
intelligente delle direttive impartitegli dai Governi, su quel periodo decisivo e nel preparare il corpo agli estesi compiti che esso è chiamato a svolgere. Mentre il Cavour tesse la sua sottile tela in campo interno e internazionale e decide la spedizione in Crimea, Lovera si adopera senza tregua a rafforzare il Corpo.
I Carabinieri ritornano in Sardegna e forniscono allo Stato Maggiore il personale preziosissimo per il servizio
27
e le informazioni militari, che assunsero poi importanza nella Campagna del 1859 .
Finita la seconda Guerra d’Indipendenza, il Lovera supera la fase di allargamento dei quadri. In quel periodo
il corpo assunse dimensione notevole inserendosi nel tessuto connettivo dello Stato Unificato assorbendo senza
scosse le gendarmerie degli ex Stati italiani.
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27
AA.VV. Gli eserciti italiani dagli Stati preunitari all’unità nazionale, rivista militare. Roma, 1984. Pag.221
La Battaglia di Grenoble avvenne all’inizio del luglio del 1815 e segnò il primo intervento dei Carabinieri in un’azione bellica.
AA.VV., Carabinieri, Roma, 1956, Op. cit., Pagg. 49-50
I.D. Educazione Fisica
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Nel luglio di due anni prima l’unificazione, l’Arma dei Carabinieri si preparava ad incrementare ulteriormente il suo organico e ai giovani tra i diciannove e i ventiquattro anni che non avessero mai prestato servizio fu
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data la possibilità di entrare nel Corpo come Allievi Carabinieri .
Nel 1860 il corpo subì un nuovo aumento ed incorporò anche i Carabinieri delle Romagne (Tab. N. 2) istituiti da quel Governo provvisorio. La Guardia Municipale delle Romagne istituita da quel Governo provvisorio, la Guardia Municipale di Modena (che aveva sostituito nei servizi di polizia i Dragoni), i Carabinieri istituiti nella Sicilia del dittatore Morandini, gli Ufficiali e gli uomini di truppa della disciolta Gendarmeria
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Borbonica, furono scelti con molta severità dal Generale Arnulfi (1803 – 1880) inviato a tale scopo a Napoli .
TAB. N. 1
CARABINIERI IN FORZA ALL’ESERCITO DI SARDEGNA NEL 1848
CARABINIERI
CAVALLI A DISPOSIZIONE
IN PACE
3747 UOMINI
1273 CAVALLI
IN GUERRA
3747 UOMINI
1273 CAVALLI
(Da AA.VV. Gli eserciti Italiani dagli Stati pre-unitari all’unità nazionale, Rivista Militare. Roma 1984, Pag. 16)
TAB. N. 2
SITUAZIONE DEI QUADRI UFFICIALI AL MOMENTO DELLA FUSIONE. CARABINIERI NEL 1860
ARMATA SARDA
TRUPPE EMILIANE
ESERCITO TOSCANO
TOT
5431
690
2094
8215
147
18
66
231
(Da AA.VV. Gli eserciti Italiani dagli Stati pre-unitari all’unità nazionale, Rivista Militare, Roma 1984, Pag. 337)
Con la proclamazione del Regno d’Italia sorse l’idea di dividere il Corpo dei Carabinieri Reali, al quale era stato
concesso l’appellativo di Arma, in Legioni com’era già stato fatto in altri Stati, e col Ministero del Generale
Fanti, quindi per effetto del Regio Decreto del 24 gennaio 1862, si iniziò il riordino dell’Esercito. L’organico
dei Carabinieri fu elevato a 18.461 uomini divisi in quattordici Legioni contraddistinte da un numero progres31
sivo, l’ultima della quale fu attribuito alla Legione Allievi avente sede a Torino . L’esigenza di creare delle
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29
L’Armata Sarda al 31 gennaio 1859 contava 107 Ufficiali e 3.645 Uomini Carabinieri come truppa presente.
O. Bovio, Carabinieri in Piemonte 1814 – 2000, Allemandi e Company. Torino – Londra, Op. cit. Pag. 118
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Il Maggiore Generale Trofimio Arnulfi prese il titolo di “Comandante di Carabiniere di Napoli”. Nel novembre 1860 con decreto del
Luogotenente Generale nelle Provincie Napoletane, in attesa che si procedesse alla organizzazione dei Reali Carabinieri nelle provincie Napoletane,
venne subito formato un reggimento di Corpo Reale per la città di Napoli cui fu affiancato un “Corpo di volontari Allievi Carabinieri” sia per
l’Arma a piedi che per quella a Cavallo.
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AA.VV. Carabinieri, Roma 1956, Op. cit., Pag. 20
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I.D. Educazione Fisica
Legioni stava proprio a indicare l’espansione dell’Arma come garanzia di sicurezza sul territorio ormai unito.
La parola “Arma” vuole indicare in senso preminente un rafforzativo dell’idea (nello Stato appena dichiarato
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unitario) di una categoria superiore e sovrana, fonte del Diritto e regolatrice della condotta morale .
Lo Stato Italiano a questo punto era formato, l’Arma dei Carabinieri consolidata e artefice di questa unificazione che oggi celebriamo nel suo centocinquantesimo anniversario.
***
La ginnastica ancora una volta è stata compartecipe nel costruire la gioventù, guidandola allo spirito di sacrificio, all’educazione corporea democratica e socialmente costruttiva anche in visione risorgimentale. Oggi dopo
centocinquanta anni proviamo a soffermarci su tutte quelle persone che hanno concorso all’ottenimento di
questa non facile impresa.
La Storia, preziosissima testimonianza, ci insegna che ogni epoca costruisce sempre qualcosa di utile.
Il passaggio da Corpo Reale dei Carabinieri che diventa Arma con l’unificazione dell’Italia è significativo se
pensiamo al bisogno sempre più crescente di avere nel neonato Stato uomini capaci di gestire la nuova situazione garantendo la sicurezza del Nuovo Popolo. Ecco che allora acquisisce un significato il ricercare le fonti,
la narrazione storica diventa il punto cardine che ci permette di proseguire con maggior sicurezza.
L’origine della struttura torinese Cernaia ospitante gli Allievi Carabinieri, diviene in quel preciso momento il
punto strategico di reclutamento di nuove “forze” da dispiegare sul territorio come garanzia di sicurezza e tutela di alti valori umani e morali che ancora oggi, questa prestigiosa Scuola insegna ai suoi Allievi come missione di disciplina e sacrificio a disposizione della Patria.
L’aspetto che emerge da questo lavoro e che è qui rilevante sta proprio nel merito della plasticità della ginnastica capace di modificarsi e attualizzarsi educando alla convivenza civile, all’intercultura a favore delle odierne generazioni che vivono un ciclo storico globalizzato.
L’Arma dei Carabinieri diffonde questi principi e gli Allievi che si preparano a diventare effettivi devono sapere che l’educazione alla legalità e all’etica civile e morale parte anche da una buona conoscenza di sé, dell’uso
che si può fare del proprio corpo e dalla consapevolezza che l’arte della disciplina ginnica incrementa queste
preziose qualità favorendo una costante ottimizzazione delle abilità psicofisiche.
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Ibidem, pag. 21.
C. Bestetti, I Carabinieri, Edizioni d’Arte Roma. Roma, 1964
I.D. Educazione Fisica
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BIBLIOGRAFIA
AA. VV. Carabinieri. Ed. dell’Istituto Divulgazione Storica sotto gli Auspici e l’Alto Patronato dell’Istituto del
Nastro Azzurro fra combattenti decorati al Valor Militare. Roma, annuali 1955 e 1956. (Biblioteca Scuola
Allievi Carabinieri di Torino)
Oreste Bovio, Carabinieri in Piemonte 1814 – 2000, con un saggio introduttivo di Roberto Antonetto
Umberto Allemandi e Company Torino – Londra, 2000
Bruno Zauli, Contributo materiale e spirituale dell’Educazione Fisica al Risorgimento italiano, Le Pleiadi. Torino,
1961
AA.VV., Gli eserciti Italiani dagli Stati pre-unitari all’unità nazionale, Rivista Militare, Stampa Igda, Roma,
1984
Carlo Bestetti, I Carabinieri, edizioni d’Arte Roma. Roma, 1964
Rodolfo Obermann, Istruzione per gli esercizi ginnastici ad uso dei Corpi della Regia Truppa approvato dal
Ministero di Guerra e Marina, Tip. Giuseppe Fodratti, Torino 1849 (Archivio Biblioteca Accademia delle
Scienze di Torino.)
Magg. Alessandro de Ferrari su iniziativa del Col. Pietro Dattuomo, La Cernaia Due secoli di storia dell’Arma,
La Nuova Grafica, seconda edizione. Torino, 2008 (per gentile concessione)
Renata Freccero, Sport e Società - La cultura plagiata. Volume II. Editrice Universitaria Levrotto & Bella.
Torino, 1997
Michele Di Donato, Storia dell’educazione fisica e sportiva indirizzi fondamentali, Edizioni Studium. Roma,
1984
Ringraziamenti:
Biblioteca Scuola Allievi Carabinieri di Torino:
Colonnello Pietro Dattuomo, Comandante Scuola Allievi Carabinieri di Torino
Capitano Riccardo Urciuoli, Istruttore materie Professionali e Comandante di Compagnia, presso la Scuola Allievi
Carabinieri di Torino
Luogotenente Fabrizio Pesce, Istruttore Militare di Educazione Fisica, Istruttore di Difesa Personale e Tecniche del
Disarmo, presso la Scuola Allievi Carabinieri di Torino
Archivio Biblioteca Accademia delle Scienze di Torino:
Ch.mo Prof. Pietro Rossi, Presidente Accademia delle Scienze di Torino
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I.D. Educazione Fisica
I.D. Educazione Fisica
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IL RUOLO ED IL SIGNIFICATO DELLA GINNASTICA OGGI
(TRA SPORT, ATTIVITÀ CIRCENSI E SCIENZE MOTORIE).
Marco Pecchioli
Medico Ortopedico, Direttore Istituto Duchenne, Scuola Nazionale di Educazione Fisica, Firenze
Tutti pensano che una cosa sia impossibile.
Poi un giorno arriva uno che non lo sa
E la fa.
(Einstein)
EDUCAZIONE FISICA: applicazione pratica delle norme igieniche.
(E. Baumann)
L’insegnamento dell’Educazione Fisica dovrebbe rappresentare una materia fondamentale nel programma della scuola elementare. Esso dovrebbe comprendere:
- Lo studio delle norme di igiene personale e dei luoghi di dimora e di lavoro
- Lo studio delle norme elementari per una corretta alimentazione
- Nozioni elementari di conoscenza del corpo umano
- Una informazione corretta ed essenziale sulla sessualità nella specie umana
- Regole ed esercitazioni di comportamento stradale
- Spiegazione ed insegnamento delle regole civiche elementari, come il rispettare il proprio turno se si è in coda,
aiutare i compagni con maggiori difficoltà, ecc.
- Ginnastica
GINNASTICA: è una branca dell’Educazione Fisica. Essa è la scienza che studia l’esercizio fisico, gli effetti che
con esso si possono produrre sull’organismo umano e che ha per fine il conseguimento ed il mantenimento della
buona salute. (da Girolamo Mercuriale modificata)
Esercizio Fisico: atto motorio voluto, precisato e finalizzato alla acquisizione e/o al perfezionamento ed al mantenimento di una determinata abilità motoria. (da Emilio Baumann modificata)
La Ginnastica comprende:
1 – Esercizi di tipo applicativo: quelli necessari per l’apprendimento ed il mantenimento di specifiche abilità motorie, che si rifanno in particolare alle famiglie di esercizi già indicate da G. Hébert (camminare, correre, saltare, lanciare, arrampicarsi, nuotare, lottare, equilibri, quadrupedia, trasporto). Queste
famiglie di esercizi dovrebbero essere insegnate ad ogni persona fin da piccoli, per facilitarne l’apprendimento.
2 – Esercizi di tipo specificatamente salutistico, come quelli di controllo posturale, di controllo della ventilazione polmonare (GRI), di rilassamento, di scioltezza articolare, di allungamento muscolo-tendi-
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I.D. Educazione Fisica
neo, di schema corporeo, ecc..Anche questi esercizi dovrebbero far parte del bagaglio di conoscenze necessarie per ogni persona.
Nota: per estensione, si può affermare che la ginnastica include anche tutte quelle attività di svago che rappresentano
un momento applicativo (vedi al precedente punto 1) senza essere eseguite come vero e proprio esercizio. Queste attività vengono fatte proprio come svago, per il piacere che esse danno nel praticarle. Esse, in modo spontaneo, rappresentano un mantenimento ed un perfezionamento degli esercizi applicativi appresi con lo studio della Ginnastica propriamente detta. Queste attività danno anche un senso, uno scopo, una motivazione alla fatica che si deve fare nello studio
della Ginnastica. Esse possono essere eseguite da soli o in gruppo (giuochi vari). Per esempio il passeggiare, l’andare a
cavallo, il ballare, il tirare con l’arco o con armi di ogni tipo (incluso il tiro a segno), il nuotare, lo sciare, i vari tipi di
giuochi con la palla, il cantare, il suonare uno strumento, ecc.. Tutte queste attività però, possono essere praticate (finché è possibile anche per tutta la vita), se sono state apprese mediante lo studio della Ginnastica nell’età giovanile. È
possibile ovviamente studiarle anche da adulti, o persino da anziani, ma meglio e più facile risulta, se si comincia da
giovani. Per questo motivo la Ginnastica dovrebbe essere insegnata nella scuola elementare a tutti gli alunni. Queste
pratiche motorie spontanee e di svago non devono assolutamente essere confuse con lo Sport, perché sono fatte per il
piacere che proviamo nel praticarle e non per la vincita di un premio da parte del più bravo. Si può anche aggiungere
che per alcune di esse proprio non ha senso parlare di premio e di Sport, per esempio dondolarsi su un’altalena è semplicemente piacevole e non c’è spazio per premi o vittorie, così saltare con una funicella nei modi più svariati o divertirsi a ballare…
In questa relazione affronterò soltanto il tema della Ginnastica.
Il nostro corpo, per quanto attiene all’aspetto motorio, ossia all’apparato locomotore, ha le caratteristiche di
una macchina. Una macchina biologica s’intende. Questa affermazione “macchina biologica” può sembrare
intuitiva, quasi banale. Tanto banale però non è.
Macchina biologica implica il fatto che essa si costruisca e si ripari da sé. Si costruisce da sé perché sono predisposti i meccanismi biochimici che realizzano questa costruzione e la realizzano proprio e solamente nel
modo previsto (vedi conformazione personale del DNA specifica per ogni individuo). Questo fatto di
costruirsi da sé comporta anche dei rischi che talvolta si realizzano (vedi malformazioni congenite, malformazioni indotte da agenti di vario tipo che interferiscono con la costruzione, persino gemelli siamesi, ecc.).
Implica anche che si ripari da sé nei danneggiamenti che non comportino perdita di segmenti corporei, sempre utilizzando gli stessi meccanismi che hanno prodotto la sua costruzione.
Poi ci sono altri aspetti che il nostro corpo realizza da sé; così questa macchina biologica prevede anche che si
rafforzi da sé, che diventi agile da sé; che acquisisca abilità, forza, resistenza, efficienza da sé, sulla base di
presupposti già insiti nella sua costituzione ed in particolare che impari ad alimentarsi ed a proteggersi dalle
avversità del mondo esterno da sé. Tutte queste capacità sono fondamentali per il benessere di questa macchina biologica, ma anche per la sopravvivenza, per la difesa, per la prevenzione di traumi, ecc.. Così si può
osservare subito che queste capacità di questa macchina biologica, che sono insite nella sua costituzione, perché questa macchina è fatto proprio così, hanno una caratteristica peculiare che è questa: queste capacità si
acquisiscono e le modificazioni del corpo si realizzano, soltanto ad una condizione. In altre parole la macchina è predisposta a…, ma la condizione è che queste capacità vengano esercitate. Si deve ribadire anche che
alcune di queste capacità, come le abilità motorie e l’allenamento del SNC (Sistema Nervoso Centrale) e di
tutto l’apparato locomotore, si realizzano soltanto se vengono esercitate. Così i muscoli si rafforzano se vengono fatti lavorare, altrimenti no; le articolazioni acquisiscono tutta la loro agilità se vengono mosse entro i
loro limiti articolari previsti dalla loro conformazione, il SNC si sviluppa e controlla la “macchina corpo” alle
sue dirette dipendenze in modo efficiente se viene esercitato a farlo. Dalla efficienza di questa macchina biologica (fatti salvi gli altri fattori come l’alimentazione, la salubrità dell’ambiente, la normalità dei vari apparati e
sistemi, l’assenza di malformazioni congenite o acquisite, le malattie debilitanti, ecc., l’essere in altre parole
sani), dipende inoltre ed anche la sua forma: avere un corpo ben conformato, se lo si esercita in modo corretto, o viceversa essere mal conformati, se lo si esercita in modo scorretto (ad esempio tenere la schiena diritta
I.D. Educazione Fisica
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oppure storta, dovere assumere o evitare particolari posizioni o per motivi di lavoro o di attività varie, avere
rapporti volumetrici armonici fra le varie parti del corpo, oppure no, in conseguenza del loro uso, ecc.).
A questo punto siamo giunti col discorso al nocciolo della questione. La frase “…in modo efficiente se viene esercitato” è la chiave di lettura per capire non soltanto l’utilità, ma la necessità della ginnastica oggi e per capire
il significato di “macchina biologica”.
Oggi.
Alle origini, l’uomo primitivo, concepito dalla natura nel modo in cui conosciamo, imparava a muoversi fin
da piccolo ed imparava spontaneamente, dovendo sopravvivere nel mondo in cui si trovava. Imparava a proprie spese. Ciò significava che gli uomini che sopravvivevano avevano imparato…e non avevano bisogno di
fare la ginnastica. La loro vita era la loro ginnastica naturale. Oggi no, non è più così. Oggi la vita che l’uomo conduce e che si è organizzato a vivere, non richiede più quelle esperienze motorie spontanee e naturali e
non ha neppure gli ambienti che glielo consentano. Con ciò, per l’uomo contemporaneo, verrebbe meno la
possibilità di esercitarsi e conseguentemente di imparare a muoversi, perché le esperienze della vita quotidiana non lo esigono, o non glielo consentono, perché il mondo in cui viviamo (e che ci siamo costruiti) non è
più quello naturale (per fortuna si può dire, ma anche senza dimenticare e trascurare questo fatto che è una
semplice constatazione). In questo modo però, per mancanza di esercizio fisico, il corpo non potrebbe mettere in atto e conseguire, in quanto macchina biologica, la propria conformazione fisica ed in conseguenza diretta dell’esercizio fisico, la buona costruzione della efficienza, ma anche della stessa sua forma, essendo le due
cose – funzione e forma – interdipendenti. Così, senza opportuno esercizio il cuore resterebbe debole, i polmoni non si svilupperebbero in modo sufficiente a sopportare gli sforzi, i muscoli resterebbero gracili perché
non messi in esercizio per mancanza di opportunità, il SNC non acquisirebbe le necessarie coordinazioni ed
abilità, lo scheletro si accrescerebbe deformato, con la colonna vertebrale curva, ecc..
Così OGGI la pratica della Ginnastica rappresenta una necessità assoluta, soprattutto per l’età evolutiva e,
successivamente, per i meccanismi che conosciamo ( mi riferisco al mantenimento), per l’età adulta ed
anche senile.
Si faccia bene attenzione al fatto che io sto parlando di Ginnastica e non di attività motoria, o fisica, qualsiasi, o tantomeno di sport, perché quando si dice Ginnastica si sa di che cosa si parla in modo incontestabile e
soprattutto chiaro e definito: “la ginnastica è la scienza che studia l’esercizio fisico, gli effetti che con esso si possono produrre sull’organismo umano e che ha per fine il conseguimento ed il mantenimento della buona salute”. Mi
risparmio di commentare questa definizione data con autorità indiscutibile dal Mercuriale, perché in questa
sede, fra studiosi e comunque addetti ai lavori, si sa che cosa essa significhi e conseguentemente che cosa essa
comporti, come io in questa mia relazione sto cercando di sintetizzare.
So di dire una cosa scontata se affermo che OGGI la Ginnastica è necessaria, ma se accosto questa affermazione scontata a quanto sta accadendo nella nostra società resto sconcertato e con me qualsiasi persona con
un minimo di intelligenza, nel vedere lo scarto fra cosa dovrebbe essere fatto e che cosa in realtà accade nel
settore della Ginnastica. In poche parole constato che la Ginnastica non esiste. Questa affermazione scaturisce dalla osservazione di quanto accade nella scuola, a partire soprattutto dalla scuola primaria: non ci sono
palestre attrezzate, tantomeno piscine (per chi non fosse addentro nelle conoscenze ricordo che il nuotare è
una delle grandi famiglie di esercizi della Ginnastica, ben descritto nelle sua interezza e complessità già nel
volume dell’Hébert). Non ci sono insegnanti che conoscano la ginnastica e tantomeno il metodo naturale.
Non ci sono Università di Ginnastica dove si possa studiare ed imparare a muoversi e a conoscere gli attrezzi
che devono vicariare in Palestra le esperienze motorie presenti in natura e conseguentemente non ci sono
Maestri di Ginnastica. Non ci sono Palestre private, diffuse sul territorio, attrezzate per la Ginnastica. Si
vedono soltanto palestre di fitness (che cos’è ?) e società sportive che operano secondo modalità varie, ma
sempre e comunque nel settore dello Sport e NON della Ginnastica.
A questo punto la mia relazione può dirsi conclusa, perché da quanto detto sopra è facile evincere che il
ruolo ed il significato della ginnastica oggi è quello di:
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I.D. Educazione Fisica
- Insegnare fin da piccoli a muoversi e far imparare tutti gli aspetti della motricità naturale dell’uomo, secondo l’elenco delle grandi famiglie di movimento già indicate dai grandi Maestri del passato ed elencate in precedenza. Queste capacità motorie sono tutte caratteristiche e quindi accessibili all’essere umano, ma se non
vengono apprese ed apprese in modo corretto ed all’età giusta, non sono disponibili alla persona a cui è
mancato il loro insegnamento ed il fisico di quella persona non beneficerà di quei meccanismi automatici
che in base a tali esercitazioni plasmano il corpo e la mente. Inoltre con la ginnastica e con la disponibilità
delle attrezzature, sotto la guida di un vero Maestro di Ginnastica, si può graduare l’apprendimento in
modo progressivo e si possono così evitare incidenti e danneggiamenti del corpo che in ambiente naturale
potrebbero accadere. Questi traumi, sarebbero frequenti in natura, e determinerebbero un danno al corpo
ed anche un rallentamento più o meno intenso nel processo di apprendimento. Con lo studio della ginnastica in Palestre attrezzate e con la guida di un Maestro di Ginnastica esperto, il pericolo e conseguentemente il danno, viene evitato. Questo è un elemento aggiuntivo che valorizza l’insegnamento della Ginnastica,
perché con essa possono essere evitati i rischi di farsi male nell’imparare a fare movimenti nei quali ancora
non siamo abili.
- Insegnare il controllo dell’assetto del corpo (educazione posturale), il rilassamento volontario, la scioltezza
articolare, gli esercizi per migliorare l’elasticità muscolare, il controllo e le regole della respirazione, l’affinamento dello schema corporeo, ecc..
- Dare al corpo una disponibilità ed una preparazione di base utile per tutte le attività di svago (eventualmente anche di Sport) e di lavoro tali da poter essere affrontate senza limitazioni e condizionamenti.
In base alle considerazioni fatte si può e si deve capire che il significato della Ginnastica, per l’uomo di oggi,
risiede nella sua essenzialità, se si vuole vivere una vita libera e in salute, intendendo per salute la migliore
efficienza fisica che possa consentire di realizzare le proprie aspettative di vita e di goderne i vantaggi.
A questo punto mi sembra automatico capire la differenza che separa in modo indiscutibile la Ginnastica
dallo Sport ed ancor più dall’attività Circense e dalle cosiddette Scienze Motorie. La differenza è insita nella
loro definizione:
- La Ginnastica è la scienza che studia l’esercizio fisico, gli effetti che con esso si possono produrre sull’organismo umano e che ha per fine il conseguimento ed il mantenimento della buona salute.
- Lo Sport è qualsiasi competizione (non soltanto motoria) fra atleti, finalizzata al conseguimento di un premio mediante la vittoria.
Lo Sport comprende in particolare l’automobilismo, il ciclismo, il motociclismo, il gioco degli scacchi, le
varie specialità atletiche, le varie attività natatorie, la vela e quant’altro, che veda rispettate le caratteristiche
dette nella sua definizione: (1) competizione, (2) premio a chi vince, sia esso un singolo atleta o una squadra.
L’attività sportiva, per gli sport di movimento, rappresenta una specializzazione in una attività motoria presente anche nella Ginnastica, insieme a tutte le altre attività che la Ginnastica prevede nella sua ricerca di
completezza ed ecletticità, eseguita per migliorare il livello della propria salute e della propria qualità di vita.
- L’attività circense è in modo specifico uno spettacolo dove chi si esibisce ricerca lo stupore e l’ammirazione
di spettatori che pagano per andare a vedere delle cose fuori dal comune e quasi sempre pericolose o nell’immediato, o col passare del tempo perché fortemente usuranti.
L’attività circense rappresenta una specializzazione ancora più intensa di quanto accade nell’attività sportiva e non ha comunque niente a che vedere con la salute.
- Scienze Motorie è un termine improprio che non significherebbe niente se non si sapesse che vuole indicare le Scienze del movimento umano. Queste scienze sono un cardine tra le materie di base che informano
le conoscenze e le motivazioni della Ginnastica, dove le Scienze Motorie studiano il movimento dell’essere
umano, mentre la Ginnastica studia l’esercizio fisico. Si tratta di un argomento completamente diverso e non
interscambiabile, perché le Scienze Motorie hanno come presupposto di base la conoscenza della matema-
I.D. Educazione Fisica
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tica, della fisica, della biochimica, della farmacologia, dell’anatomia e della fisiologia (Scienze Motorie =
Kinesiologia) mentre la Ginnastica, sulla base delle conoscenze Kinesiologiche (e non solo) studia quali
“esercizi” servono “a che cosa” e qual è il loro meccanismo d’azione volto a produrre sul corpo umano gli
effetti salutari che si ricercano.
Osservazione: non dirò della cosiddetta Psicomotricità, perché questa fu proposta dal nostro Emilio Baumann,
Maestro della Ginnastica Italiana e medico, col nome di “Psicocinesia” già alla fine dell’ ‘800 per dare un
“nome nuovo” e più attinente, secondo lui, all’Educazione Fisica, di cui lui aveva intuito i potenti effetti e le
grandi ripercussioni educative, che saranno poi sfruttati in pieno dai successivi regimi dittatoriali nazisti, fascisti e comunisti, per imporre le loro ideologie sulle masse. La Psicomotricità dunque, nome nuovo della
Educazione Fisica, ossia la stessa cosa con nome diverso, non ebbe successo in Italia, ma gli studi del Baumann
gli furono richiesti in Francia da studiosi universitari di Parigi, lì furono apprezzati, sviluppati e, con le precisazioni del Le Buolche (Psycocinesie), Lapierre, Aucuturier, Vayer, ed altri, tornarono in Italia, nella seconda
metà del secolo scorso, come una “cosa nuova”e trovarono anche un ampio seguito, grazie alla non conoscenza
storica degli insegnanti di Educazione Fisica di allora (e non solo di loro). Tutto ciò, per persone esperte della
materia è un semplice nonsenso e non merita attenzione, se non per capire e tornare alle origini.
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I.D. Educazione Fisica
I.D. Educazione Fisica
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LE FINALITÀ EDUCATIVE DELLA GINNASTICA E I DISAGI
GIOVANILI SOMMERSI.
Federica La Ferla*, I. Pizzarotti**
* Insegnante di Educazione Fisica e Maestra di Ginnastica
** Insegnante di Educazione Fisica - Laureata in Scienze Motorie - Docente scuola primaria
Premessa
Moltissime scuole primarie italiane aderiscono ai progetti di educazione motoria, gioco sport (con i nomi più
svariati) proposte dal CONI con l’obbiettivo comune di fornire alle scuole esperti (diplomati ISEF o laureati
in scienze motorie) del movimento affinchè i bambini possano imparare a muoversi in modo corretto. Io ed
Ilaria ci siamo conosciute più di 10 anni fa proprio lavorando per un progetto di Parma di questo genere.
Quello che ci ha avvicinato è il “disagio” che provavamo ad insegnare in palestre “vuote” e lo svilimento del
nostro ruolo di educatori nel ritrovarci spesso a dover far giocare o far fare percorsini ai bambini (perché questo è quello che richiedeva il progetto). Ci trovavamo d’accordo nel ritenere che la nostra materia,
l’EDUCAZIONE FISICA, potesse essere uno strumento di enorme valore non solo motorio ma anche educativo, morale, sociale. Queste nostre considerazioni forse derivavano non solo dalla nostra preparazione culturale, dalla nostra esperienza, ma anche dalla nostra sensibilità di madri ( io 4 figli, Ilaria 2 ) che hanno potuto
verificare che, veramente, il movimento è il primo modo di comunicare dei bambini con l’esterno ed è il primo
modo che l’esterno ha di comunicare con i bambini. Cosa fare? Continuare ad insegnare senza sfruttare tutte
le potenzialità che l’educazione fisica ha attraverso la ginnastica? No!
Ci siamo attivate confrontandoci con il prof.dott. Marco Pecchioli, direttore dell’Istituto Duchenne di Firenze,
il quale ci ha indicato la strada: UTILIZZARE, anche ma non solo, I GRANDI ATTREZZI DELL’EDUCAZIONE FISICA CLASSICA.
Una breve esperienza sull’uso dei grandi attrezzi nella scuola elementare era già stata fatta con successo da una
collega a San Vincenzo (Follonica) la prof. Federica Neri. Quindi era possibile !
Parte così la nostra proposta di progetto Duchenne al Comune di Parma; l’assessore allo sport del momento,
Arturo Balestrieri, ne capisce il valore e così anche la dirigente alla quale viene proposta la sperimentazione. Il
successo è enorme. Questa sperimentazione diventa progetto pilota del progetto di cui facevamo parte all’inizio; l’intento dell’assessore era quello di attrezzare tutte le scuole elementari di Parma e formare gli insegnanti
di educazione fisica affinchè le proposte didattiche e pedagogiche fossero sicure e adeguate ai bambini. In 3
anni sono state attrezzate 6 scuole, 1.500 bambini hanno potuto praticare l’educazione fisica con gli attrezzi.
In questi ultimi anni, essendo cambiata l’amministrazione comunale, i referenti del progetto, gli insegnanti
coinvolti, solo in 4 scuole si continua ad insegnare tenendo ben presente quanto importanti siano i nostri
obbiettivi educativi e quali strumenti usare per raggiungerli.
La convinzione che le modalità di comportamento, di apprendimento si possono trasferire dalla palestra all’aula, fuori della scuola nei rapporti con gli altri, si è rafforzata da quando la mia collega è diventata maestra di
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I.D. Educazione Fisica
ruolo anche in classe. Abbiamo potuto verificare quanto i nostri metodi e i valori che trasmettiamo siano trasversali. La nostra presunzione è forse credere che si possa anche prevenire alcuni aspetti del disagio giovanile
formando un bambino sicuro delle proprie capacità e consapevole dei propri limiti, felice della sua individualità, rispettoso degli altri, capace di pensare con la propria testa. Certamente il processo sarebbe più facile se
l’educazione fisica, quella vera, venisse insegnata già alla scuola materna e continuata alla scuola primaria e
secondaria di primo e secondo grado.
Tutti gli insegnanti di educazione fisica dovrebbero ricordarsi il grande valore educativo intrinseco, non solo
motorio, della loro materia ed essere orgogliosi di partecipare con i colleghi delle altre discipline scolastiche e
con le famiglie alla formazione di individui moralmente e socialmente corretti.
Introduzione:
Le finalità educative per noi sono tutto quel sistema valoriale che riusciamo a trasmettere ai nostri allievi col
la pratica dell’educazione fisica. Per sistema valoriale intendiamo l’ acquisizione da parte dei bambini di quei
principi morali fondamentali che permettono una convivenza democratica e civile. Tutto questo processo può
avvenire in modo appropriato, graduale e consapevole soltanto se si utilizza una metodologia chiara, semplice
e precisa.
Secondo la nostra esperienza il metodo da noi utilizzato è trasferibile trasversalmente in tutti gli apprendimenti dell’ambito scolastico, e inoltre se ci fosse la possibilità di condividere con le famiglie le finalità educative, renderemmo autonomi i ragazzi nel riconoscere fra i tanti, i falsi valori della società attuale.
Gli schemi sottostanti rappresentano in sintesi quanto ci proponiamo di ottenere con il lavoro quotidiano a
scuola credendo che con l’educazione fisica si raggiungono questi valori…
… nel medesimo momento questi valori raggiungono il bambino, il quale maturerà in modo armonico una
propria personalità autonoma “sorretta da valori forti”.
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Sviluppare nel bambino questi valori educativi è come attrezzarlo di quegli strumenti fondamentali per affrontare la miriade di problemi che sono presenti nella nostra società e che si identificano nel grande mondo del
DISAGIO GIOVANILE spesso SOMMERSO.
Non ci addentreremo in questo argomento poiché non ne abbiamo le competenze specifiche, ma ne parleremo proprio come insegnanti della scuola primaria. Tutti i giorni e in ogni classe abbiamo modo di venire a contatto con il disagio dei bambini, impariamo a conoscerne i suoi molteplici aspetti, in tanti corsi di formazione
o aggiornamenti proviamo a capirne le origini e cosa fare per poter aiutare i nostri alunni. Quando ci troviamo di fronte al problema mettiamo in atto soluzioni che racchiudono tutto il nostro bagaglio culturale e la
nostra personalità, e continuamente ci mettiamo in gioco con mille domande e mille dubbi…
Oggi vorremmo presentarvi, in modo semplice e pratico, cosa riusciamo a fare grazie all’insegnamento dell’educazione fisica nell’ambito scolastico e quello che pensiamo di poter evitare nel futuro ai nostri ragazzi.
In ogni paragrafo esamineremo una finalità educativa dell’educazione fisica e per essere più chiare abbiamo
inserito immagini di esercizi di ginnastica che interessano questa finalità, immagini sulla ricaduta immediata
nella scuola e sul disagio che la finalità potrebbe prevenire.
L’analisi e la segmentazione del lavoro che vi faremo vedere non deve perdere la globalità dell’intervento sull’individuo e l’intersecarsi di tutte le finalità nel momento in cui si attua l’esercizio fisico.
1. CAPACITA’ D’ ATTENZIONE.
Se per significato di attenzione riteniamo valida la definizione che l’attenzione è un processo cognitivo che permette di selezionare gli stimoli ambientali, ignorandone degli altri in linea generale (da wikipedia), potremmo
dire che in ogni cosa che facciamo utilizziamo un determinato grado di attenzione. Questo grado di attenzione aumenta con l’interesse che esercita lo stimolo esterno verso di noi oppure se abbiamo una necessità da soddisfare. Ora nella scuola chiediamo ai ragazzi un altro tipo di attenzione quella che secondo me potremmo definire “volontaria”, perché non sempre le discipline interessano i ragazzi e capiscono subito le necessità di apprendere determinate nozioni.
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Ecco che l’educazione fisica potrebbe avere un ruolo fondamentale per allenare questa attenzione che a pioggia andrebbe a ricadere sugli altri apprendimenti. Sappiamo che la ginnastica è materia di interesse per i bambini e che ha la capacità di soddisfare subito le loro necessità. Quindi, svolgere con rigore e precisione una lezione di educazione fisica è di fondamentale importanza per sviluppare e migliorare le capacità attentive del nostro
allievo, che potrà immediatamente usufruirne fuori dell’ambiente palestra.
Un altro elemento dell’attenzione di notevole importanza, che i docenti scolastici richiedono ai propri allievi,
è la durata dell’attenzione; se un ragazzo non ha la capacità di mantenere nel tempo l’attenzione rischia di non
raggiungere gli obiettivi d’apprendimento prefissati nelle singole materie.
L’esercizio fisico con e senza attrezzi ha in sé la capacità di aiutare i bambini a sviluppare la forza di volontà in
modo inizialmente inconsapevole e graduale.
Chi è nel mondo dell’insegnamento sa che i disturbi d’apprendimento sono in aumento e hanno una diversa
genesi e diversi livelli di gravità ma sono accomunati dall’incapacità di mantenere l’attenzione per un tempo
utile per capire la consegna e quindi portare a termine il compito. Spesso i bambini con questi disturbi trovano nella ginnastica la materia in cui si sentono capaci quanto i compagni poiché riescono, tramite la consegna
visiva, a soddisfare tutte le richieste del docente.
Asse di equilibrio o discesa dal trapezio
Lettura del libro- durante spiegazione docente
Disgrafia
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2. LA FORZA DI VOLONTA’ ( capire l’importanza del sacrificio).
Grazie a tutti gli esercizi in cui la riuscita dipende direttamente dalla volontà di resistere a sforzi muscolari, i
bambini imparano a resistere alla fatica. Quanto la soglia di resistenza si alza tanto più hanno allenato la forza
di volontà. L’attrezzo è altamente motivante perché il miglioramento è immediato e tangibile da parte del bambino (ad es. resistere in presa alla pertica x sec.). Il bambino nell’eseguire bene un esercizio ha una soddisfazione propria anche se il docente non dovesse premiarlo con un elogio. Nello stesso tempo un bambino capace di
esprimere volontà nell’esecuzione di esercizi fisici impara a rinunciare e a sacrificarsi per ottenere ciò che gli
viene proposto. In tutte le progressioni didattiche, lo studio preciso, graduale, frena l’entusiasmo di fare tutto
e subito.
Arrampicata alla pertica
Studio a casa
Obesità e fumo/droga
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3. CAPACITA’ DI ESSERE ANALITICI.
La capacità di essere analitici permette di sviluppare la precisione in ogni movimento richiesto e di capire il
motivo profondo per il quale si richiede un determinato gesto. Inoltre lo studio analitico rende capace il bambino di cogliere i particolari che rendono un esercizio differente da un altro simile e consapevole della loro
importanza. Possiamo quindi affermare che qualsiasi apprendimento qualitativamente elevato non può prescindere dallo studio analitico. La capacità analitica può sviluppare una maggiore sensibilità emotiva ed affettiva in modo da rendere i giovani meno superficiali nei rapporti di amicizia.
Verticale agli anelli
Lavoro di precisione
Omologazione nei gusti e superficialità nelle scelte personali e amicali
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4. CAPACITA’ DI ADATTARSI (riconoscere i tempi dell’altro).
Quando si parla di adattamento significa che il bambino inizia a capire se stesso e le proprie capacità. In che
modo? Lavorando in un determinato ambiente e insieme a dei compagni il bambino è obbligato ad adeguare
sé stesso a ciò che lo circonda. Adeguarsi significa adattare i propri ritmi, tempi, movimenti e spazi a quelli dei
compagni. Inizia così un processo che sviluppa la capacità di conoscenza del prossimo senza pregiudizi legati
alla cultura, alla religione, ecc.
Arrampicata doppia alla scala di corda
Lavori di gruppo: aspettare il turno di parola e
il turno di gioco
Lo straniero non accetta le regole della società di accoglienza così come la società
che accoglie non accetta la cultura dello straniero
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5. CAPIRE LE SITUAZIONI DI PERICOLO
I bambini devono essere in grado di individuare quei comportamenti e quelle situazioni che possono compromettere la propria sicurezza e quella degli altri; l’esperienza in palestra deve insegnare come affrontare queste
situazioni per superarle o per rinunciare. Questa capacità permette di riconoscere i pericoli in ambienti non
familiari e di prevenire situazioni potenzialmente tragiche.
Corsa libera nei momenti liberi
Mettere un materasso sotto un attrezzo
Scooter senza casco o dopo aver bevuto
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6. CONOSCERE I PROPRI LIMITI.
Secondo noi si può iniziare a prendere consapevolezza delle proprie effettive capacità iniziando da quelle
motorie. Proprio in palestra dobbiamo far capire ai bambini che esistono dei limiti per ognuno di loro e che
bisogna agire per migliorarli anche accettando l’aiuto di chi, in quel momento, è più bravo di loro (compagni).
Spesso questi limiti sono solo temporanei, una volta superati i bambini avranno capito che sono loro gli artefici del loro miglioramento. In questo modo, saranno in grado di scegliere che atteggiamento avere di fronte
alle difficoltà soggettive e oggettive (regole) poste dalla società.
Traslocazione scala orizzontale
Lavoro di gruppo
Malessere causato dal non riuscire a raggiungere obiettivi
che sono oltre le proprie capacità
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7. CAPIRE IL VALORE DELLO STUDIO
come strumento di miglioramento
A noi piace molto utilizzare la parola studio in palestra più che ripetizione o allenamento perché nella parola
studiare è insito lo sforzo di capire, di riflettere e di approfondire. Lo studio avviene solo se applico metodicamente mente e corpo con determinazione e disciplina. Aver appreso un gesto motorio o qualunque altra conoscenza dà soddisfazione a se stessi, rende orgogliosi di condividere i nuovi apprendimenti con gli altri.
Funicella
La soddisfazione nel comunicare agli altri il
proprio sapere nella comprensione della realtà
(gruppo ed esposizione e matematica)
Abbandono scolastico
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8. CAPIRE L’IMPORTANZA DELL’IGIENE COME SALUTE ED
EFFICIENZA DEL PROPRIO CORPO.
Per IGIENE intendiamo tutti gli insegnamenti atti a salvaguardare il mantenimento della salute fisica e mentale. Saper riconoscere il valore della propria salute servirà ai bambini a mantenere stili di vita corretti, e a non
lasciarsi condizionare da messaggi della società apparentemente vantaggiosi per il proprio benessere ma totalmente fasulli.
Bimbi seduti correttamente
Seduti correttamente in classe
Problemi alimentari
SVOGLIATEZZA
ANORESSIA
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9. CAPIRE IL VALORE DELL’AUTOCONTROLLO E DEL RISPETTO DEGLI ALTRI.
Il controllare i propri impulsi, il darsi delle regole per rispettare gli altri in palestra è fondamentale, particolarmente nei giochi di gruppo e nell’esecuzione di esercizi ad alcuni attrezzi come il quadro svedese. La scuola
propone tante attività di gruppo per imparare a conoscere e rispettare le regole di convivenza civile, e l’educazione fisica è la materia direttamente coinvolta per lo sviluppo di questo valore. La palestra risulta un luogo
ideale per tutti quei bambini ipercinetici che seduti in classe trovano difficoltà, qualunque sia l’origine del loro
problema.
Traslocazioni in gruppo al quadro svedese
Attività laboratoriali
Bimbi ipercinetici
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10. CAPIRE IL VALORE DELLA SOLIDARIETA’.
Nell’educazione fisica i bambini possono manifestare vera solidarietà perché nessuno deve vincere, nessuno
deve dimostrare di essere migliore dell’altro come avviene nelle attività sportive. La riuscita di un esercizio fisico non crea prevaricazioni tra i bambini, anzi li rende solidali perché se un compagno non riesce l’altro lo aiuta,
in modo che la vittoria sia per entrambi. È evidente che se questo valore fosse supportato da tutta la società
adulta, si potrebbe prevenire ogni forma di bullismo.
Assistenza agli altri asse di equilibrio
Due bimbi che si aiutano in classe
Bullismo
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Questo percorso porta alla formazione di un individuo fisicamente, moralmente, socialmente forte ma con la
consapevolezza e il desiderio di mettersi anche al servizio degli altri, questo individuo, allora, sceglierà di fare
suo il motto ESSERE FORTE PER ESSERE UTILE (G. Hébert).
Questo percorso è realizzabile solo se: “… assecondando le mira del governo si cerca di formare abili maestri e
buoni educatori … senza trascurare le qualità fisiche si tiene massimo conto delle qualità morali e delle disposizioni naturali e caratteristiche che deve avere un docente”.
(Disposizione del Ministro della Pubblica Istruzione per l’apertura del primo corso magistrale femminile governativo, 1867).
Ringraziamenti
A VOI CHE CI AVETE ASCOLTATO
ALLA DOTT.SSA CRISTINA BARONI CHE CI HA DATO LA POSSIBILITA’
DI ESPORVI LE NOSTRE IDEE
AL DOTT. MARCO PECCHIOLI CHE CI HA INDICATO LA STRADA
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RAPPORTI TRA LA GINNASTICA MILITARE E LA GINNASTICA
ATTUALE. IL VALORE DELLO STUDIO DEL RITMO, DEGLI
SCHIERAMENTI, DELLA DISCIPLINA, DEL COMANDO.
Prof.ssa A. Tinto
SUISM Università degli Studi di Torino
La ricerca di analogie e similitudini tra la ginnastica militare e la ginnastica ritmica ha costituito oggetto di studio e di lavoro sull’adattamento e sull’utilizzazione dello spazio. Questi due mondi apparentemente molto
distanti trovano un punto di incontro nella necessità di organizzare lo spazio. La fila, il semicerchio, la formazione a T sono comuni sia ai militari che alle ginnaste. L’elemento di differenziazione consiste nello scopo che
hanno gli schieramenti, nella ginnastica diventa un momento di una coreografia mentre per i militari hanno
evidentemente scopi tattici, di efficacia nella riuscita di una missione.
Lo studio della marcia, prima forma elementare di spostamento, abbinato alle diverse modalità di organizzazione spaziale ed alle molteplici varianti esecutive, fornisce spunti interessanti di lavoro nella attività motoria
di base; diventa quindi uno dei contenuti essenziali per l’apprendimento delle prime forme del rapporto corpo1
spazio .
L’applicazione della marcia, della corsa, dei passi saltellati alle file, alle righe, a semplici schieramenti, si rico2
nosce oggi nelle evoluzioni in forma combinata per il senso spaziale e contribuisce, attraverso le molteplici possibilità di realizzazione, alla formazione di concetti spaziali utili al lavoro individuale e collettivo.
I due elementi sopra citati, le modalità di spostamento e le modalità esecutive degli spostamenti, si avvalgono
nelle risoluzioni pratiche di un terzo elemento essenziale nell’espressione dei movimenti: il ritmo.
Accompagna qualsiasi forma di movimento, aiuta a risolvere questioni di apprendimento, diventa un obiettivo in alcune discipline sportive, rimane un mezzo didattico di lavoro fondamentale nelle prime tappe dell’apprendimento motorio. Non solo, una delle funzioni più importanti è contenuta in questa definizione: elemen3
to organizzatore e regolatore delle azioni , funzione determinante per la gestione dei movimenti nello spazio e
nel tempo in forma consapevole; quale movimento, in quale spazio, con quale intensità, ampiezza, velocità lo
posso realizzare. Importante per la memoria delle sequenze, per la comprensione di concetti quali la contemporaneità delle azioni, la successione delle azioni, il ritmo risulta essere elemento comune e trasversale nell’impiego delle diverse abilità motorie e quindi apporto determinante per le funzioni coordinative implicate nella
realizzazione dei movimenti.
Il tempo, l’esecuzione a tempo, che veniva utilizzato nelle marce militari, nelle esercitazioni fisiche, viene considerato non come obiettivo fine a sé stesso ma come prima tappa di un percorso che porta allo studio del
4
ritmo: la percezione di impulsi uguali . Concetto importante per l’acquisizione ed il passaggio alle fasi successive che sono gli accenti, i raggruppamenti ed infine il ritmo vero e proprio. La marcia e la corsa rappresenta1
Rosato, Tinto, Avviamento al lavoro collettivo, Edi Ermes, Mi, 1996
Aparo, Cermelj, Piazza, Rosato, Sensi, Ginnastica Ritmica, Piccin, Padova, 1999, cap. 6
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si intende la concezione più classica del ritmo derivata da Platone
2
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no un validissimo esempio del concetto di successione regolare di azioni uguali.
Nelle discipline sportive tecnico-compositorie e di alto contenuto coordinativo, quali per esempio la ginnastica ritmica, gli schieramenti, le formazioni sono elementi che fanno parte degli esercizi di gara, devono essere
presenti in un certo numero, sono studiati e preparati nei minimi particolari: la percezione delle distanze tra i
componenti il gruppo, sia negli schieramenti piccoli che in quelli grandi, gli elementi ginnastici eseguiti durante le diverse formazioni, il passaggio da una formazione ad un’altra devono essere eseguiti in maniera sincrona,
fluida e senza perdere di vista il gruppo nel suo insieme. Il lavoro per giungere a tale intesa tra le compagne
viene conquistato attraverso esercitazioni specifiche che fanno parte degli obiettivi specifici della preparazione
e che sottendono rigorosamente i concetti appena esposti.
Quali sono i mezzi utilizzati per favorire l’apprendimento? Come si pone l’insegnante ai suoi allievi? A seconda dell’età si utilizzano diversi strumenti, la chiarezza e la semplicità dei comandi, sono un requisito essenziale per avere una risposta adeguata alle richieste, la fermezza nell’enunciare una richiesta deve sempre essere congruente alla risposta, il tempo, inteso come momento, nel quale deve essere enunciata la richiesta può essere
diverso a seconda degli interventi didattici. Fermo restando che ogni età ed ogni situazione richiedono interventi diversificati, i diversi approcci, e quindi anche il comando preciso e chiaro, fanno parte di una precisa
modalità di intervento che risulta corretta se fatta in tempi e situazioni adeguati.
Lo studio
Viene ora presentato uno studio fatto con gli studenti di un corso del primo anno della Scuola Universitaria
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Interfacoltà in Scienze Motorie di Torino , nell’ambito della ginnastica ritmica e dedicato allo spazio, obiettivo fondamentale per gli studenti di scienze motorie futuri esperti del campo motorio. Sono state presentate
alcune formazioni di carattere militare, gli studenti ne hanno scelte tre:
a riccio
a T
a freccia
La richiesta
figura 1
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Gli studenti hanno quindi individuato tre modalità
di spostamento semplici, la marcia, il passo saltellato
ed il galoppo. I ragazzi sono stati suddivisi in tre
gruppi di otto allievi ciascuno ed hanno lavorato per
8 sedute, di circa 30 minuti, all’inizio della lezione di
ginnastica ritmica.
Sono stati valutati due volte, dopo quattro lezioni e
dopo otto lezioni partendo dalla formazione a riccio, passare a quella a T ed infine a quella a freccia,
utilizzando dapprima i passi, quindi i passi saltellati ed infine i galoppi (figura 1).
Rosato, Tinto, Conversazione sul ritmo, dispensa, Centro Stampa SUISM
dati raccolti dallo studente Federico Abate Daga per la tesi di laurea triennale SUISM, aa 2008-2009
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Per passare da una formazione ad un’altra gli studenti avevano otto tempi a disposizione da organizzare in
maniera autonoma.
La valutazione è stata fatta in base a diversi parametri
- correttezza degli schieramenti
- correttezza esecutiva degli spostamenti
- adeguamento ritmico nello spazio
- affiatamento del gruppo
Risultati
Correttezza schieramenti
I risultati sono stati differenti per i tre gruppi.
Gli studenti si sono dimostrati consapevoli dei
miglioramenti ottenuti.
Si sono resi conto del procedimento utilizzato.
Si sono resi conto della utilità dell’impostazione
di base attraverso esercizi ginnici.
figura 2
figura 3
I risultati (figura 2) sono stati positivi, i tre gruppi hanno dato risposte diverse, come si vede dal grafico 1 che
rappresenta la correttezza degli schieramenti. L’aspetto comunque più interessante di questo semplice studio,
non riguarda i risultati o il miglioramento ottenuti, quanto gli spunti di riflessione che questo lavoro ha fornito per arrivare alla condivisione di metodologie e contenuti della attività motoria e sportiva.
Tutto il procedimento, i risultati, sono stati commentati con gli studenti (figura 3) che hanno riconosciuto la
validità e la necessità di lavorare sui concetti spaziali in modo consapevole utilizzando mezzi e metodi che fanno
parte della impostazione della ginnastica di base.
Esiste una attività di base che si identifica con la ginnastica utile per un completo e graduale sviluppo motorio.
La Ginnastica costituisce il punto di partenza attraverso il quale arrivare gradualmente alla costruzione e
strutturazione di abilità sempre più complesse, alla pratica sportiva, al tecnicismo.
Raggiunta consapevolezza che questa attività di base riferita alla ginnastica necessiti di conoscenze e competenze ben precise che vengono acquisite con una preparazione ed un graduale aumento del livello di esperienza.
foto 1. Squadra nazionale di ginnastica ritmica, 2004
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ISTITUTO DUCHENNE
CALENDARIO DELLE INIZIATIVE CULTURALI PER IL
2012
2011
GENNAIO
Sabato 28
Inizio 5°CORSO ANNUALE per MAESTRO DI GINNASTICA
ore 15,00 - 19,00: Convegno di aggiornamento “GINOCCHIO E GINNASTICA”
ore 19,00 - 20,00 Inaugurazione dell'anno di studio con relazione del Direttore
Domenica 29
ore 10,00 - 14,00: TECNICHE I.D. e DIDATTICA
Plinto - Panca - Scale - Tavolette - Elastici - Bici - Pedana elastica - Cavallo- Es.Gambe
FEBBRAIO
Sabato 4
ore 10,00 - 13,00: inizio Corso di OSTEOLOGIA, ARTROLOGIA, MIOLOGIA
ore 15,00 - 19,00: Corso di GINNASTICA PRE E POST PARTO
Sabato 25
ore 10,00 - 13,00: OSTEOLOGIA, ARTROLOGIA, MIOLOGIA
ore 15,00 - 19,30: Convegno di aggiornamento: “ANCA E GINNASTICA”
Domenica 26
ore 10,00 - 14,00: TECNICHE I.D. e DIDATTICA
Quadro Svedese - Sbarra Tubolare Graduabile (STG) - Muro - Esercizi per le anche
ore 15,00 - 18,00: Inizio Corso di Teoria della Ginnastica
MARZO
Sabato 10
ore 10,00 - 12,00: Inizio Corso di RADIOLOGIA OSTEOARTICOLARE
ore 14,00 - 16,00: RADIOLOGIA OSTEOARTICOLARE
ore 16,00 - 18,00: Inizio Corso Storia della Ginnastica
Domenica 11
ore 10,00 - 12,00: RADIOLOGIA OSTEOARTICOLARE
ore 14,00 - 16,00: RADIOLOGIA OSTEOARTICOLARE
ore 16,00 - 19,00: Teoria della Ginnastica
Sabato 24
ore 10,00 - 13,00: OSTEOLOGIA, ARTROLOGIA, MIOLOGIA
ore 15,00 - 19,30: Convegno di aggiornamento: “SPALLA E GINNASTICA”
Domenica 25
ore 10,00 - 14,00: TECNICHE I.D. e DIDATTICA
Anelli - Scala Orizzontale - Bastoni e Bacchette - Ercolina - Carrucole - Esercizi per le braccia e per le
spalle.
ore 15,00 - 17,00: Storia della Ginnastica
APRILE
Sabato 21
ore 10,00 - 13,00: OSTEOLOGIA, ARTROLOGIA, MIOLOGIA
ore 15,00 - 19,30: Convegno di aggiornamento “LA GINNASTICA NEGLI ANZIANI”
Domenica 22
ore 10,00 - 14,00: TECNICHE I.D. e DIDATTICA
Rilassamento - Asse di Equilibrio - OMP - Ginnastica Respiratoria Intrinseca - Prove di valutazione,
esame morfologico.
ore 15,00 - 17,00: Storia della Ginnastica
MAGGIO
Sabato 19
ore 10,00 - 13,00: OSTEOLOGIA, ARTROLOGIA, MIOLOGIA
ore 15,00 - 19,30: Convegno di aggiornamento “LA GINNASTICA DALL’INFANZIA ALL’ADOLESCENZA”
Domenica 20
ore 10,00 - 14,00: TECNICHE I.D. e DIDATTICA
Ginnastica Preacrobatica - Quadrupedia
Ore 15,00 - 17,00: Storia della Ginnastica
GIUGNO
Sabato 09
ore 10,00 - 13,00: OSTEOLOGIA, ARTROLOGIA, MIOLOGIA
ore 15,00 - 19,30: Convegno di aggiornamento: “LA GINNASTICA PER ADULTI”
Domenica 10
ore 10,00 - 14,00: TECNICHE ID e DIDATTICA
Corpo Libero - Trapezio - Impostazione di una lezione tipo - Appoggi Baumann
ore 15,00 - 18,00: Teoria della Ginnastica
Da giovedì 21 a domenica 24
CORSO INTENSIVO
DI GINNASTICA SECONDO LE TECNICHE I.D.
SETTEMBRE
Sabato 22
ore 10,00 - 13,00: inizio Corso ANATOMIA GENERALE
ore 15,00 - 19,30: Convegno di aggiornamento: “GINNASTICA E MAL DI SCHIENA”
Domenica 23
ore 10,00 - 14,00: TECNICHE I.D. e DIDATTICA
Spalliera - P.A.L. - Autortopede - Piano Inclinato - Studio degli Esercizi Addominali
ore 15,00 - 17,00: Storia della Ginnastica
OTTOBRE
Sabato 20
ore 10,00 – 13,00: ANATOMIA GENERALE
ore 15,00 – 19,30: Convegno di aggiornamento: “GINNASTICA E SCOLIOSI”
Domenica 21
ore 10,00 – 14,00: TECNICHE I.D. e DIDATTICA
Studio di alcuni esercizi del metodo Klapp - Studio del Modellaggio - Es. di Autocorrezione
ore 15,00 – 17,00: Storia della Ginnastica
NOVEMBRE
Sabato 17
ore 10,00 – 13,00: ANATOMIA GENERALE
ore 15,00 - 19,30: Convegno di aggiornamento: “DORSO CURVO E GINNASTICA”
Domenica 18
ore 10,00 - 14,00: TECNICHE I.D. e DIDATTICA
Mo-do - Scala curva - Scala Dritta - Es.per il dorso curvo - Studio del modellaggio
ore 15,00 - 18,00: inizio Corso di FISIOLOGIA GENERALE
DICEMBRE
Sabato 15
ore 10,00 - 13,00: FISIOLOGIA GENERALE
ore 15,00 - 19,30: Convegno di aggiornamento: “GINNASTICA E PIEDE PIATTO”
Domenica 16
ore 10,00 - 14,00: TECNICHE I.D. e DIDATTICA
Funicella - Plantoscopio - Es. per le caviglie e le dita - Es. per il piede - Lotta
ore 15,00 - 18,00: FISIOLOGIA GENERALE
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NOTA:
*tutti i corsi sono obbligatori per coloro che frequentano il corso annuale per Maestro di Ginnastica.
* Gli orari e le date potranno subire delle variazioni.
SCUOLA NAZIONALE
DI EDUCAZIONE FISICA
riconosciuta dalla SIEF
ISTITUTO DUCHENNE
Via A. Corelli 27 - 50127 Firenze
Tel. e Fax 055 43 60 774
www. duchenne.it