La Grexit è un gioco da ragazzi(ni)
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La Grexit è un gioco da ragazzi(ni)
Anno IV - Numero 144 - Venerdì 19 giugno 2015 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Politica Attualità Calcio De Luca insediato ma resta in bilico La nuova enciclica fa già discutere Grandi scatenate in cerca di big a pag. 2 Colosimo a pag. 12 Traboni a pag. 4 MARINO RICICLA GLI ANNUNCI PIÙ CHE LA MONDEZZA, E DA DUE ANNI RACCONTA LE STESSE BUBBOLE di Francesco Storace ravatta rosso D’Alema, giacca blu scura, il sindaco Marino, ieri, ha nuovamente indossato i panni dell’imbonitore di bubbole a uso e consumo mediatico. Ama, il tema, l’azienda municipalizzata della raccolta dei rifiuti. Roma fa letteralmente schifo: mai, nemmeno nei momenti peggiori, era stata così sudicia. Se ne sono accorti anche dalle parti di Palazzo Chigi. E Marino, pur di dare l’impressione di fare qualcosa, fa ammuina. Circondato dai fedelissimi, si lancia nell’ennesima presa in giro dei romani. “Abbiamo chiuso Malagrotta”, dice. E aggiunge di considerare questa chiusura come quella di un tassello fondamentale nella lotta al malaffare. Il ritornello su Malagrotta - un po’ come quello sui Fori Imperiali pedonalizzati riciccia fuori ogni qual volta il sindaco si trova con l’acqua alla gola. Due anni fa, ben due anni fa, la discarica era stata chiusa. Chiusa e basta, senza un “piano B” che oggi va tanto di moda. E, infatti, Ama e quindi i romani - si trovano a dover pagare, caro e salato, per portare i rifiuti fuori città. Però, perché c’è un però, ora di discarica bisogna aprirne una nuova. Anche questo non è che sia proprio un tema nuovissimo. Ieri Marino: “Certamente servirà una discarica di servizio”. Il 22 luglio 2014, Marino (Estella) dichiarava al Messaggero: “Serve impianto di servizio, valutiamo anche siti fuori Roma”. E il 29 luglio 2013, Marino (Ignazio): “Nei prossimi giorni ci sarà la scelta definitiva del sito” per la discarica grazie alla quale sarà possibile chiudere Malagrotta. Ora, sono passati, appunto, due anni due da quando Marino è sindaco di Roma e Malagrotta è stata chiusa. E ciclicamente ci viene annunciato che sta per essere trovato il sito della discarica di servizio. Ma siamo ancora là. Non bastasse questa prova plastica di presa in giro rituale dei romani, Marino e i suoi danno sfoggio di miopia e scarsa lucidità. Dicono: “Dal 2011 sono stati spesi 48 milioni per il noleggio di 28mila cassonetti, una cifra con la quale sarebbe stato possibile acquistare ben 67mila con- C RIFIUTATO La conferenza stampa su Ama dimostra una sola cosa: il sindaco non sa governare, quindi vada a casa tenitori stradali, permettendone la sostituzione in tutta la città. Nell’ottica del contenimento dei costi attraverso bandi di gara trasparenti, entro l’estate, sarà pubblicata la gara per il rinnovo dei cassonetti. In questo modo, sarà possibile avviare il posizionamento dei nuovi contenitori già a inizio 2016 con l’obiettivo di rinnovare tutto il parco cassonetti entro la fine del prossimo anno”. Ora, qualche annotazione: il noleggio dei cassonetti prevedeva anche la sostituzione di quelli che si rompevano, non la sola fornitura. Secondo: una gara da 48 milioni di euro è una gara europea, con i tempi di una gara europea, cioè non meno di 8-10 mesi prima dell’aggiudicazione, al netto dei ricorsi. Quindi: fra due anni, dopo la gara europea (altro che uno) ammesso che i cassonetti siano stati sostituiti in tutta la città - Ama impiegò due anni per posizionare i 28mila noleggiati, figuriamoci per metterne 67mila! - ci ritroveremo con 48 milioni di euro spesi per comprare cassonetti che, di lì a breve, saranno rotti senza possibilità di essere sostituiti se non ricomprandoli. Un grande affare. Renzi l’ha detto chiaro:“Se non sai governare, Ignazio, a casa”. Direi che è ora di fare le valigie. Perché è stato rifiutato. FUMATA NERA ALL’EUROGRUPPO. LAGARDE: “IL DIALOGO SIA TRA ADULTI” VENTIMIGLIA, È ANCORA CAOS La Grexit è un gioco da ragazzi(ni) Ultima spiaggia per l’Europa a pag. 3 BOOM DISOCCUPATI IN SICILIA Metodo Crocetta Fruch a pag. 11 stata una giornata, come volevasi dimostrare, assolutamente infruttuosa. Ma anche eloquente, sotto molti altri punti di vista, con una serie di “spifferi” che hanno attraversato il vecchio continente e scompaginato le carte sulle sue piazze affari. Al centro del contendere, come sempre, la Grecia e il suo debito, il governo di Atene e la sua strategia per arrivare all’obiettivo principale: la liquidità senza la quale tra pochi giorni la macchina organizzativa statale è destinata ad andare in panne. Che dall’Eurogruppo in programma ieri potessero arrivare buone nuove era dunque fuori dalla realtà, e così puntualmente è stato. E ciò nonostante il ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis abbia presentato un nuovo piano di riforme, o meglio un aggiornamento di quello prece- È dente, visto che si trattava (dicono i bene informati) di appena cinque pagine dattiloscritte. Il presidente dell’Eurogruppo Jerome Dijsselbloem ha comunque mostrato ben pochi segnali distensivi quando il “no deal” (nessun accordo) è volato in cielo con l’ennesima fumata nera. “È impensabile che la Grecia possa avere gli aiuti entro il 30 giugno” allo stato delle cose, ha detto, aggiungendo che “se non è possibile mantenere la Grecia in eurozona, noi siamo pronti a qualunque eventualità”. Una frase che invece è stata dedicata agli “spifferi” è stata quella sulla fila ai bancomat dei greci: al riguardo della quale ha aggiunto che “se i greci stanno prelevando soldi dalle banche, significa che sono molto preoccupati su ciò che porterà il futuro”. Il che sembra rafforzare l’immagine di una Grexit imminente: ma potrebbe essere soltanto una parte di quella guerra psicologica in atto. Per il Fondo Monetario Internazionale, è stata invece Christine Lagarde a parlare con un’altra espressione alquanto singolare: “la priorità adesso è riprendere il dialogo, ma deve essere un dialogo tra adulti”. Chissà chi sarebbero i Robert Vignola ragazzini… 2 Venerdì 19 giugno 2015 ATTUALITA’ IL PRESIDENTE DELLA REGIONE CAMPANIA INSEDIATO IERI, MA LUI NEPPURE SI È PRESENTATO Salvate il compagno De Luca. Firmato: Renzi Saltato anche il tradizionale passaggio di consegne con Stefano Caldoro incenzo De Luca è stato proclamato governatore della Regione Campania, secondo prassi. Ma l'ex sindaco di Salerno ha dato nuova linfa alle polemiche – ostentando quella sicumera che evidentemente gli deriva da chissà quali garanzie dall’alto – e non si è neppure presentato nella sala Arengario del tribunale di Napoli dove era prevista la cerimonia. Per cui Antonio Buonaiuto, presidente della Corte di Appello, non ha potuto far altro che proclamarlo presidente della Regione Campania ‘contumace’. La proclamazione degli eletti in Consiglio regionale, invece, è prevista per martedì prossimo. Ma torniamo a De Luca: la nuova, repentina mossa dell’ex sindaco di Salerno ha in effetti sorpreso non poco, viste le polemiche sulla legge Severino, in cui è incappato, e la possibilità di una sospensione immediata. Una richiesta già avanzata anche dal punto di vista legale, dal centrodestra. Ma anche il resto dell’opposizione è scatenato contro De Luca e ieri erano presenti gli eletti di Sel e Movimento 5 Stelle che hanno chiesto di mettere una nota a verbale in cui si chiede la sospensione del neogovernatore per effetto della Legge Severino. Un'ipotesi respinta da Paolo Persico del Pd secondo il quale “la proclamazione di De Luca si perfezionerà soltanto quando si insedierà il Consiglio regionale”. Ma dicevamo dell’azione già avviata da Forza Italia Fratelli d’Italia, Popolari per l’Italia e le liste Caldoro presidente e Terra dei fuochi che, tramite un legale, V DOPO LA RICHIESTA DI ARRESTO Azzollini (Ncd) sentito dalla giunta delle immunità l senatore Antonio Azzollini, del Nuovo centrodestra, è stato sentito dalla giunta delle Immunità di Palazzo Madama, dopo che a suo carico è stata avanzata una richiesta d’arresto dai pm di Trani nell'ambito dell'inchiesta sul crac della Divina Provvidenza. "Ho fatto la mia dichiarazione e sono assolutamente sereno", ha detto il senatore al termine della seduta, preannunciando il ricorso al Tribunale del Riesame. Attorno al caso, intanto, monta la polemica politica: "A Trani ci vuole un'ispezione del ministero della Giustizia. Chiedo ad Orlando di mandare gli ispettori per verificare il comportamento di questi magistrati", ha detto il senatore Psi Enrico Buemi. Per Lucio malan, di Forza Italia, "È tale l'insensatezza in alcuni passaggi di questa ordinanza che se non vogliamo parlare di fumus persecutionis, non si può che parlare di insensatezza. Tra i motivi per cui è stato richiesto l'arresto uno non è previsto dal codice e l'altro è che Azzollini, se non venisse I già l’altro ieri hanno presentato una diffida per la immediata applicazione della legge Severino. Ieri dal vertice nazionale di Forza Italia è arrivato un altro aut-aut:“Ci rivolgiamo a Renzi, emetta un decreto ad horas di sospensione per 18 mesi altrimenti sarà denunciato, non serviva la proclamazione per far scattare la sospensione ma visto che si è voluta la proclamazione che almeno, ora, faccia scattare immediatamente la sospensione. Renzi game over”, ha detto renato Brunetta. “Non ci fermeremo alla denuncia mediatica, la colpa di tutto questo non è di De Luca, sia chiaro, ma è del Pd e di Renzi. Se siamo qui lo dobbiamo alla scellerata azione del Pd e di Renzi”, hanno aggiunto i vertici del centrodestra campano Di fatto, comunque, ieri è saltato anche il rituale passaggio di consegne, come ha fatto sapere il presidente uscente Stefano Caldoro, con un tweet, non avendo avuto notizie dal suo successore: “Proclamazione avvenuta. Avviate le procedure per il passaggio di consegne. Nessuna risposta. Come da prassi lascio il Palazzo”. E Matteo Renzi? Pe ora tace, ma tutto lascia ritenere che sia pronto un decreto ad hoc per salvare il compagno De Luca. In barba alla Severino, intesa come legge. arrestato, potrebbe continuare ad esercitare la sua avanzare la sua influenza dell'ente religioso. Dimenticando però che la casa di cura in questione è da tempo amministrata da una persona scelta dal Tribunale. Quindi, davvero non capisco cosa potrebbe fare Azzollini". Per il senatore di Ap Carlo Giovanardi "Azzollini ha demolito le indagini e se volete la mia opinione siamo all'arrosto più che al fumus persecutionis". Fumus che invece non c’è per Felice Casson, del Pd: "Per me l'ordinanza è fatta bene, è lineare e corretta. Tentennamenti? Da parte mia assolutamente no, nel Pd non so". LA CGIL ATTACCA DI NUOVO IL MINISTERO DEL LAVORO SUL JOBS ACT : “ROBA DA GRANDE FRATELLO” Controlli a distanza, botta e risposta governo-Camusso L’esecutivo ribatte: “La norma non viola la privacy”. Ma lo scontro rischia di finire in Tribunale on accenna a placarsi la polemica sulla discussa norma a distanza decisa nel decreto attuativo del Jobs Act. Quello relativo alla semplificazione che ha eliminato l’accordo sindacale per accedere ai controlli su computer, cellulari e tablet dei lavoratori. Botta e risposta tra Governo e il leader della Cgil che punta il N dito contro il ministero del Lavoro. Che non le manda a dire e anzi, risponde puntualmente con una nota piccata volta a placare gli animi, incandescenti. L’attacco della Camusso è diretto, frontale: “Trattasi di spionaggio contro i lavoratori”, roba da “grande fratello”. Ma il dicastero guidato da Poletti respinge le accuse e spiega che CONSERVATORI E RIFORMISTI VERSO I NUOVI GRUPPI. ASPETTANDO LE MOSSE DI VERDINI Fitto prova a chiudere per Camera ed Europarlamento opo gli annunci delle scorse settimane, adesso ci siamo: ai primi di luglio Raffale Fitto lancerà il gruppo autonomo anche alla Camera e al Parlamento europeo e presenterà linee guida e simbolo del 'nuovo contenitore politico' dei 'Conservatori e riformisti'. Qualcuno – come riferisce l’agenzia Adn Kronos - assicura che ci sia già una data cerchiata di rosso, quella del 2 luglio, anche se probabilmente è ancora troppo presto per avere qualche riscontro più preciso, a cominciare dalla scelta della location. Martedì scorso l'ex ministro pugliese ha riunito i suoi parlamentari per definire la strategia. Ancora una volta, però, erano assenti i deputati Saverio D Romano e Giuseppe Galati, che appaiono sempre critici sui contenuti e la prospettiva del progetto lanciato dall'eurodeputato. Il leader dei Ricostruttori è pronto ad andare avanti per la sua strada, convinto che anche chi ora manifesta dei dubbi si convincerà della bontà della sua proposta. E si è preso circa quindici giorni di tempo per organizzare al meglio per l'inizio del prossimo mese una sorta di d-day, ulteriore passo di quella fase costituente che culminerà con una prima Assemblea nazionale, dove verranno scelti gli organismi direttivi e indicate le regole del neo movimento di stampo liberal-conservatore, sul modello dei Tories di David Cameron, che avrà tra i cavalli di battaglia il fisco. Alla Camera i fittiani stanno ora lavorando a ritmo serrato per trovare la quadra e arrivare così a quota 20, corteggiando soprattutto i delusi nell'area moderata di Forza Italia e Area popolare, pescando anche tra gli eletti all'estero. Senza contare il bacino del Gruppo Misto, una sorta di zona grigia, dove tanti parlamentari attendono solo segnali per fare il 'salto'. Il simbolo invece è ancora è da inventare: alcuni bozzetti – riferisce ancora l’Adn Kronos sono stati esaminati, non è facile trovare la grafica con l'appeal giusto che accontenti tutti e faccia colpo sull'elettorato. Mentre lo scouting dei 'Conservatori' continua, si attendono anche le mosse di Denis Verdini, che la prossima settimana potrebbe partire con un suo gruppo al Senato, in caso di rottura definitiva con Silvio Berlusconi, dopo l'incontro interlocutorio dell’altro ieri sera a palazzo Grazioli. qualora il “dipendente” non fosse adeguatamente informato dell’esistenza e delle modalità d’uso delle apparecchiature di controllo a distanza e delle modalità di effettuazione di quest’ultimi, “i dati raccolti non sarebbero utilizzabili a nessun fine, nemmeno disciplinare”. La nuova norma, spiega ancora il ministero, non “liberalizza” le “ispezioni”, ma si limita “a fare chiarezza ed è in linea con le indicazioni del Garante della privacy”. Ma i sindacati non ci stanno e chiedono un incontro, con tanto di convocazione, per chiarire gli aspetti poco chiari del “dispositivo”. Con la Camusso che rincara la dose, perché “è evidente che per tante ragioni ci sia un abuso rispetto alle norme di diritto che esistono sulla privacy delle persone”. Il tutto mentre il dicastero precisava altresì il fatto che il decreto adegua le leggi dello statuto dei lavoratori del 1970 “alle innovazioni tecnologiche nel frattempo intervenute”. Il rischio è che la questione possa finire in tribunale. Con il segretario generale della Cgil che ha promesso di intervenire prima guardando all’iter parlamentare nelle com- missioni competenti di Camera e Senato (Lavoro e Bilancio), poi alle Autorità e nel caso attraverso eventuali ricorsi giudiziari. Per via di una scelta, da parte del governo, “incomprensibile”. Marcello Calvo Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Capo Redattore Igor Traboni Progetto grafico Raffaele Di Cintio Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Venerdì 19 giugno 2015 ATTUALITA’ CONTINUA IL BLOCCO FRANCESE: E LA TENSIONE TORNA AD ALZARSI. E IL PD? FA LA COLLETTA L’Ue naufraga a Ventimiglia C’è il sospetto che da oltre frontiera arrivino anche stranieri che non sono passati dall’Italia: polizia e gendarmerie cominciano a “rimpallarsi” gli immigrati. Intanto in città bivaccano ormai 600 persone A CASERTA DURANTE UNA PROTESTA Richiedenti asilo aggrediscono automobilisti e forze dell’ordine li immigrati protestano, bloccano il traffico e con gli automobilisti sono botte da orbi. È quanto si è verificato ieri in Campania, con un bilancio di quattro feriti, tra cui un carabiniere e un agente di polizia, e quattro “richiedenti asilo” arrestati. Teatro dei disordini Pontelatone, centro della provincia di Caserta, che ormai da un anno ospita in agriturismo numerosi immigrati. Buona parte di essi ieri è scesa in strada e ha bloccato G di Robert Vignola ome non si stia arrivando ad un caso diplomatico tra Francia e Italia è un mistero. Perché ieri a Ventimiglia un insolito sospetto ha cominciato a circolare, tra i volontari e persino (fonte: la Repubblica) tra gli agenti di polizia. Perché se la frontiera è impermeabile in direzione Francia, per colmo, ha cominciato ad essere un fiume in direzione contraria. Da Mentone arrivano immi- C grati, persone che Parigi “rimanda” indietro. E il dubbio è appunto che non si tratti di persone giunte dall’Italia nei giorni scorsi, ma di persone sbarcate non si sa quando e soprattutto da dove. Anche per questo, ieri, si è avuta una prima prova di frizione tra le forze dell’ordine dei due paesi: in base all’accordo di Chambery (un collaterale del tanto discusso trattato di Dublino) la Gerndarmerie aveva richiesto la riammissione sul territorio italiano di circa 70 migranti: la polizia italiana ha dato il placet per la metà di essi. Gli altri non li riconosce come “suoi”. In Francia comunque continua il rigiro monitoraggio delle stazioni ferroviarie di Nizza e Cannes: sono i primi scali per chi proviene dall’Italia e qui si tocca con mano la presenza delle forze schierate da Police Nationale e Gendarmerie. Il risultato è comunque sconcertante per l’Italia: il numero di stranieri cresce, sulle scogliere come nella tendopoli allestita in fretta e furia in stazione. Secondo quanto riferito dalla Croce Rossa a Ventimiglia sarebbero ormai più di 600, di cui circa 450 alla stazione ferroviaria e gli altri nella zona di Ponte San Ludovico, nei pressi del confine, sulle scogliere. Nel frattempo è iniziato lo spostamento degli immigrati che si trovavano nei locali attigui all’atrio della stazione, ai locali ad Est dello scalo ferroviario, sistemati nelle ultime ore. Un continuo travaso alla ricerca di una soluzione ottimale che, questo è sotto gli occhi di tutti, non c’è. il traffico su una provinciale. Motivo: la lentezza della burocrazia italiana nel fornirgli i documenti e i ritardi nel pagamento dei soldi dovuti agli stranieri. La miccia si è accesa quando alcuni automobilisti hanno tentato di forzare il blocco. È scattata l’aggressione e due italiani sono stati malmenati, tanto da dover ricorrere alle cure dell’ospedale di Piedimonte Matese. Non è andata meglio alle forze dell’ordine intervenute. Intanto si cerca anche di venire incontro, come già accaduto con toccanti mobilitazioni della gente comune a Roma e Milano, alle esigenze degli accampati. Il Pd ligure ha annunciato per il prossimo fine settimana una raccolta di beni di prima necessità. È curioso che però debbano pensarci loro, quando hanno un capo di partito al governo che non riesce minimamente a sbloccare questa situazione. Estremo corto circuito di una sinistra italiana ormai alla frutta. NIENTE PIÙ VIAGGI: “TROPPO RISCHIOSO PER LA SALUTE” Trasporto profughi, gli autisti Atm incrociano le braccia l rischio di essere contagiati fa paura anche ai conducenti dell’Atm. Per questo i sindacati dell’azienda di trasporto pubblico hanno firmato una lettera dal contenuto molto chiaro: i conducenti si rifiuteranno di guidare i bus dei profughi perché mancherebbero garanzie igienico-sanitarie. Per trasportare gli immigrati dalla zona della centrale ai centri d'accoglienza vengono usati infatti bus di Atm. “Gli autobus – scrivono il coordinamento delle Rsu di Atm (tranne la Cgil) – vengono rimessi in servizio per i passeggeri di linea senza alcuna opera di sanificazione del mezzo”. I E la questione è proprio di natura sanitaria. Nella lettera si citano infatti i casi di scabbia e si fa notare che Atm sta chiamando i conducenti “comandandoli a svolgere tale servizio che, riteniamo, debba essere effettuato con norme igienico/ sanitarie di cui non siamo stati informati e con tutti gli accorgimenti necessari, senza sottovalutare i pericoli che corrono i conducenti e le loro famiglie”. I conducenti si sarebbero lamentati del fatto che, mentre le forze dell'ordine in servizio sui mezzi hanno guanti e mascherine, loro non hanno alcuna protezione e che, in ogni caso, dovrebbero essere informati precisamente di quali rischi per la salute corrono e se esista un'ordinanza prefettizia che ordina loro di guidare l'autobus. Una lettera che ha scatenato malumori e polemiche anche tra le sigle sindacali attive nell’azienda, in prima la Fit Cgil che lamenta la mancata convocazione di un Coordinamento Rsu per analizzare la questione. Ma per il vicepresidente del Consiglio regionale lombardo, Fabrizio Cecchetti “fanno bene i conducenti a incrociare le braccia e a non effettuare il servizio. Ci sono stati diversi casi di scabbia e anche di malaria ed è veramente scandaloso che si proceda in que- sto modo senza la necessaria vigilanza e attenzione”. Sulla stessa linea anche l’intervento di Riccardo De Corato, vice-presidente del Consiglio comunale e capogruppo di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale in Regione. “Pisapia è il responsabile della sanità a Milano, doveva emettere un’ordinanza sull'emergenza scabbia e su tutte le altre patologie che richiedono una profilassi. Doveva procedere con la bonifica dei luoghi e dei mezzi pubblici. L’avevamo chiesto una settimana fa, se Pisapia l'avesse fatto non saremmo arrivati a questo punto”. Dal Comune e dalla stessa azienda però arrivano le rassicurazioni. “Sono state attivate procedure di sanificazione su tutti i mezzi che sono stati utilizzati – spiega Atm – Mai a rischio quindi sono stati né i clienti, né i dipendenti”. Sta di fatto che la paura rimane non solo a Milano. A Monza un autista Net si è visto sputare addosso da un passeggero malato di tisi con l’autobus finito in quarantena per la disinfestazione. Barbara Fruch RICHIEDENTI ASILO IN AUMENTO, LA GERMANIA META PREFERITA. ESODO BIBLICO DALLA SIRIA Onu ed Eurostat danno i numeri umeri forti. Che dicono di un flusso che negli anni passati è andato crescendo fino ai livelli attuali, da esodo biblico; ma che lasciano leggere anche quali sono le intenzioni di questa massa enorme di gente che si sposta da un continente all’altro: le ricche nazioni del nord Europa. Con sullo sfondo quella separazione alchemica da portare avanti negli “hot spot” indicati con forza all’Italia dall’Europa: i rifugiati passino, i migranti economici no. A far parte dei primi aspirerebbero i 185mila individui che hanno avanzato le richieste di asilo nel primo N trimestre 2015 in Ue, l’86% in più rispetto allo stesso periodo del 2014. I dati Eurostat segnalano anche la provenienza, con i kosovari, con 50mila richieste di asilo (26%) che rappresentano la nazionalità più numerosa, seguiti dai siriani (16%) e dagli afghani (7%). Il maggior numero di domande è pervenuto in Germania (73.100, 40%), poi in Ungheria (32.800, 18%) a conferma che le accuse a Budapest di agitare uno spettro che non c’è sono completamente infondate: se Orban tra su il muro, lo fa a ragion veduta. E l’Italia? È la terza di questa graduatoria (15.200, 8%), seguita dalla Francia (14.800, 8%). In coda alla speciale classifica, invece, Croazia (40), Lettonia, Lituania e Slovenia (45), Estonia e Slovacchia (50). Tornando alle nazionalità dei richiedenti asilo, all'Italia sono giunte soprattutto domande dai cittadini di Gambia (2.325), Senegal (1.715) e Nigeria (1.710). E sarebbe interessante scoprire quale tipo di conflitto riguarda chi li ha sottoscritti: se si esclude la porzione nordorientale dell’ultimo paese con le scorribande di Boko Haram, infatti, non si ha contezza di fronti aperti. Anzi, il Senegal sta anche diventando una meta turistica piuttosto ambita. Ma tant’è: dall’Onu fanno già capire che non è il caso di porsi troppe domande, che circa 59,5 milioni di persone nel 2014 sono state costrette ad abban- donare i luoghi in cui vivono a causa di conflitti o persecuzioni. A fornirla l’Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati, che nel suo rapporto annuale "Mondo in guerra" segnala l’aumento rispetto ai 51,2 milioni del 2013 e ai 37,5 milioni di 10 anni fa. Di queste 59,5 milioni di persone, 19,5 milioni sono state costretti a fuggire in un altro Paese, 38,2 milioni sono rifugiati interni e 1,8 milioni hanno chiesto asilo. Va da sé che a creare questo dramma è stata la guerra in Siria, iniziata nel 2011 con la primavera araba ed evoluta nel cancro dell’Isis sparso sul Medio oriente. Una colpa che la Francia, tanto per citare una nazione, dovrebbe riconoscere, vista la protervia con la quale ha sostenuto la variegata “opR.V. posizione siriana” contro Assad. 4 Venerdì 19 giugno 2015 ATTUALITA’ RESA NOTA IERI, MA GIÀ AMPIAMENTE ANTICIPATA, L’ENCICLICA FRANCESCANA DEL PONTEFICE ARGENTINO Il Papa ‘ecologista’ sferza anche le banche Mondo cattolico di nuovo spaccato, con i ‘conservatori’ che criticano la visione iper-laicista CON IL CERIMONIALE TUTTO SCHIERATO di Igor Traboni na secca reprimenda nei confronti delle banche, della finanza globale, della mentalità consumista, con il conseguente appello a cambiare stile di vita ma anche modello di sviluppo. Così, come peraltro ampiamente anticipato nei giorni scorsi, si presenta la prima enciclica di Papa Bergoglio “Laudato sii”, dalla chiara impronta francescana. Un documento molto articolato, che respinge con decisione quella che il Pontefice definisce la "globalizzazione dell'indifferenza". Composta di 192 pagine e divisa in sei capitoli, l’enciclica – a tutti gli effetti la prima interamente scritta da Bergoglio, dopo la precedente che in effetti è stata redatta in parte anche da Benedetto XVI – si presenta come un documento fortemente ‘ecologista’. Forse anche troppo, secondo quella corrente ecclesiastica definita ‘conservatrice’ e che anche in queste settimana non ha risparmiato critiche rispetto a quelle che vengono definite ‘fughe in avanti’ da parte di Bergoglio, ritenuto ‘colpevole’ di inerpicarsi su questi temi, quando invece i problemi della Chiesa – e del mondo che vuole e deve rappresentare e aiutare – sono altri. Nell’enciclica non mancano comunque richiami a quella “natura missionaria” della Chiesa stessa che, secondo Bergoglio, sarebbe venuta meno. O comunque sarebbe stata realizzata solo in parte. "Nella mia Esortazione Evangelii gaudium – ricorda il pontefice argentino - ho scritto ai membri della Chiesa per mobilitare un processo di riforma missionaria ancora da compiere. In questa Enciclica, mi propongo specialmente di entrare in dialogo con tutti riguardo alla nostra casa comune". Quella visita (poco) privata di Agnese Renzi alla Sindone U Ma i temi preponderanti di ‘Laudato sii’ sono altri. E ben altri, dal riscaldamento globale all’inquinamento, dallo spreco agli abusi ambientali. "Alcuni cristiani impegnati e dediti alla preghiera, con il pretesto del realismo e della pragmaticità, spesso si fanno beffe delle preoccupazioni per l'ambiente. Altri sono passivi, non si decidono a cambiare le proprie abitudini e diventano incoerenti", scrive Bergoglio, con un’eco che ricorda da vicino molte ‘battaglie ambientaliste’ condotte più da ambienti ‘progressisti’ che cristiani. E non a caso sulla Rete è già di nuovo un pullulare, anche da siti internet e pubblicazioni cattoliche, di accuse nei confronti del pontefice “di sinistra”. "Tanto l'esperienza comune della vita ordinaria quanto la ricerca scientifica dimostrano che gli effetti più gravi di tutte le aggressioni ambientali li subisce la gente più povera", si legge ancora nell’enciclica. E qui siamo a passaggi tipici di una certa chiesa latino-americana neppure troppo distante da ambienti contigui alla vecchia e sorpassata teologia della liberazione. Tanto che, da contraltare rispetto alle critiche prima descritte, in queste ore si registra un grosso entusiasmo per le affermazioni papali da ambienti ultralaicisti e, in Italia soprattutto, da quelli vicini a determinati ambienti cattocomunisti. Molto forte e caratterizzante, come dicevamo all’inizio, il passaggio sullo strapotere della finanza, con le banche salvate a scapito dei popoli e un eccessivo liberismo a permeare l’economia mondiale. i corsa da Milano a Torino per una “visita privata” alla Sindone. Che di privato, però, ha avuto davvero poco, visto che l’arrivo della signora Agnese Renzi, moglie del presidente del Consiglio italiano Matteo, è stata divulgata con un buon anticipo dalle agenzie di stampa e quindi ripresa dai siti internet on line. La signora Renzi, accompagnata dalla figlia Ester, ha lasciato Milano e Michelle Obama all’Expo, per raggiungere di gran carriera il Duomo della città piemontese, dove è conservato, ed ora esposto ai fedeli e al pubblico, quel sacro sudario che, secondo la tradizione avvalorata da studi scientifici sempre più accurati, avrebbe avvolto il corpo di Cristo nel sepolcro. La visita di Agnese D Renzi è durata pochi minuti e si è svolta senza la presenza di testimoni, in forma per l’appunto privata. Peccato però che fuori dal Duomo fossero già in attesa giornalisti e fotografi, certo non lì per caso ma chiaramente avvisati da qualcuno, segno evidente che poi tanto ‘privata’ quella puntatina a Torino non deve essere stata. E ad accogliere la signora e sua figlia non c’era solo qualche addetto, come peraltro era giusto ed opportuno che fosse, ma l’intero cerimoniale dell'Ostensione, che in questi giorni si sta preparando per accogliere Papa Francesco a Torino. Chissà: forse s è trattato di una sorta di ‘prova generale’ della più importante visita. Anche se la signora Agnese non vestiva tutta di bianco. MATURITÀ, IERI LA SECONDA PROVA. MA INTANTO C’È LA CONFERMA: TEMA POLITICO SNOBBATO DAI RAGAZZI Resistenza? Dagli studenti un “No, grazie” Tacito al Classico e funzioni allo Scientifico – Debutto ufficiale per i licei musicale e coreutico FRASE STRAVOLTA DA UNA PREPOSIZIONE… Ministero nella bufera: altro errore nelle tracce on si finisce mai di imparare. Lo sanno bene al Miur, visto che quanto ad errori ne distribuisce a iosa in questa maturità 2015. Dopo la figuraccia sui quadri di Matisse, ecco il secondo scivolone. Parliamo di una frase nella traccia storico-politica dal titolo "Il Mediterraneo: atlante geopolitico d'Europa e specchio di civiltà". A scoprirlo è stata Radio 24, che ha sottolineato come un errore nell'uso di una preposizione articolata ha stravolto completamente il senso di una frase. Ecco il testo originale, da un volume di Paolo Frascani "Il mare", edizioni Il Mulino: : "...Le defaillances della politica e le minacce più o meno reali del fondamentalismo religioso fanno crescere N la diffidenza verso la richiesta di integrazione avanzata da chi viene a lavorare...". Il Miur invece nella traccia ha scritto: "...Le defaillances della politica e le minacce più o meno reali al fondamentalismo religioso fanno crescere la diffidenza verso la richiesta di integrazione avanzata da chi viene a lavorare ...". Insomma, secondo il testo originale si parla di minacce "del" fondamentalismo religioso mentre il Ministero ha raccontato agli studenti che le minacce sono "al" fondamentalismo religioso. Praticamente l'esatto opposto. E se è vero il detto che non c'è due senza tre, restiamo in attesa, ché qualche altra sorE.M. presa arriverà. di Emma Moriconi giornali allineati non ne fanno parola, ma ad approfondire ci ha pensato Paolo Lami che su Il Secolo d'Italia ci racconta che il 91% degli studenti ha scelto di non trattare l'argomento della resistenza, così caro al governo attuale che l'ha infilata in ben due tracce della prima prova. I giovani hanno scelto di prediligere gli argomenti moderni, attuali, come Microsoft, Youtube, Ebay, altro che fazzoletti rossi e patacche varie. Così se Renzi si era detto "curioso" di leggere gli elaborati, ora la sua curiosità è stata soddisfatta: quel mondo che puzza di muffa non c'è più, i giovani si sono stancati di questa che proprio ieri sul Giornale d'Italia definivamo "minestra riscaldata". Non interessa più a nessuno, o forse i nostri ragazzi hanno capito che troppe generazioni sono cresciute allevate nella menzogna di un eroismo che non esiste e che non è mai esistito. Lami riferisce di aver appreso la notizia proprio da un portale di studenti: Studenti.it infatti ha intervistato i maturandi alla fine della prova di italiano e il dato che ne è uscito è che solo nove studenti su cento hanno scelto la resistenza I per la propria maturità. Sarebbe poi interessante andare a leggere i contenuti per verificare i punti di vista di questi giovani del Terzo Millennio: statisticamente si può dire che potrebbero uscirne fuori dati interessanti e si potrebbe scoprire che solo una percentuale irrilevante di questa generazione si è lasciata convincere dalle informazioni che decenni di demagogia hanno tentato di inculcare nelle menti degli studenti. Intanto ieri i giovani si sono confrontati con la seconda prova, che ha portato al liceo classico la versione di latino di Tacito, il brano è tratto da "Gli ultimi giorni di Tiberio". I maturandi del liceo scientifico sono stati impegnati con lo studio di funzioni e un problema sul piano tariffario di un operatore te- lefonico per chiamate dirette all'estero. Come sempre ecco anche le battute: "Così si arriva ai call center già preparati", scrive un utente su twitter. Per la prova di inglese dell'Istituto Tecnico Turistico il tema prendeva spunto da un articolo del Telegraph dello scorso febbraio. Il Linguistico è stato alle prese con un pezzo dedicato al cibo, e poi per l'indirizzo Informatica e Telecomunicazioni c'è stato Linguaggio SQL, interfaccia web e inserzioni pubblicitarie e web community. Per i ragionieri la prova di Economia aziendale contemplava conto economico e stato patrimoniale e un estratto Relazione sulla Gestione di società che opera nel settore industriale. Per l'indirizzo Economico-sociale di Scienze sociali c'era l'Unione Europea, riflessione sui motivi del Welfare alla luce dei principi della Ue. Per la prima volta ecco alla maturità anche i Liceo coreutico e musicale con Teoria analisi e composizione e Tecniche della danza. Sei ore il tempo che hanno avuto a disposizione i maturandi, salvo che nel caso di alcuni indirizzi (per esempio il liceo musicale, coreutico e artistico) per i quali la prova si svolge in due o più giorni. 5 Venerdì 19 giugno 2015 STORIA SIAMO NELLA ROMAGNA DI FINE OTTOCENTO, ECCO COME MARGHERITA SARFATTI RACCONTA EPOCA E PERSONAGGI Alessandro, ritratto di un rivoluzionario per bene L’impetuosità del fabbro e la grazia della maestrina Rosa, sullo sfondo la vita rurale di Dovia di Emma Moriconi Benché semplice artiere, il signor Mussolini non era uomo rozzo. Ancora giovanissimo, seguace di Bakunin e Andrea Costa, fu coinvolto nei processi politici che segnarono i primi fasti della propaganda socialista in Italia, e specialmente nella Romagna, terra classica di tutte le sedizioni”. A parlare così è Margherita Sarfatti nel noto volume “DVX”: si riferisce ad Alessandro Mussolini, la cui figura estremamente interessante abbiamo esaminato più volte sul nostro quotidiano ma sulla quale vale la pena dire ancora qualcosa. “Il signor Alessandro - dice ancora la Sarfatti aveva scontato parecchi mesi di carcere, prima che intervenisse il condono del rimanente della pena alla quale era stato condannato. Chi non ha vissuto almeno un’estate in Romagna non sa quanto in terra la vita materiale possa essere facile, larga e gaudiosa. Ogni aia ha il suo gallo che canta, da ogni plaustro di contadini si rovescian corbe fragranti di frutta e verdura, ogni paranza che arriva dal fondo dell’orizzonte, ad ali spiegate pel cilestrino Adriatico, rigurgita di grossi crostacei e argenteo pesce guizzante. Non è meraviglia che il romagnolo sia fortemente attaccato alla sua terra, e non voglia saperne di emigrazione. Battagliero ed edonista, vuole lavoro a casa sua, e quando non ne trova, congiura contro il governo, perché glielo fabbrichi [...] Anche per questo, il romagnolo è un animale accanitamente politico”. È una fotografia affascinante e quanto mai realistica, questa della Sarfatti, sia dei luoghi che dei personaggi, chi conosce almeno un po’ la Romagna lo sa bene. A seguire parla delle donne romagnole, e dice: “Non ho mai visto neppure una donna di Romagna, una massaia popolana, l’arzdora, la reggitrice, come dicono laggiù, non rispettare le passioni politiche dei suoi uomini: ìe’partì e non più’, dicono brevemente [il partito e niente più, Ndr]. Belle e libere Nausicae giovinette, poi consorti di uomini gravi, reggono la casa con fiero senno, come la savia Arete, regina dell’isola dei Feaci”. Questo libro di Margherita Sarfatti, di cui abbiamo ripetutamente parlato, è utile per due ordini di motivi: intanto ci mostra luoghi e persone, eventi, aneddoti, analisi di un uomo e di un’epoca ed è una delle testimonianze di quel tempo che difficilmente ci si ritrova nella propria libreria a meno che non lo si vada a cercare. Poi è un “ La casa in cui Alessandro nacque, a Montemaggiore Alessandro Mussolini e Rosa Maltoni mezzo per conoscere meglio l’autrice, personaggio di spicco della cultura italiana del periodo nonché importante nella vita di Benito Mussolini principalmente in termini intellettuali, secondariamente perché tra lei e il Duce vi fu una certa intimità. Questo secondo aspetto è in verità quello che meno ci interessa, decisamente più importante il primo tra i due. Vediamo allora cosa dice ancora di Alessandro, e poi della maestra Rosa, mamma di Benito, che è l’argomento che oggi ci preme maggiormente: “L’officina del fabbro di Dovia, sindaco del paese e già vittima politica, si trovava indicatissima, un trenta o quarant’anni fa, a fungere da club. Il padrone, conviviale e cordiale, badava alle idee più che ai quattrini, e offriva litri per innaffiare la discussione e galletti arrosto per sostentarla. In un angolo della casa, una figuretta di donna esile e fine, non che protestasse, ma si vedeva che pativa di tante parole vane e si sdegnava della troppa sfruttata bontà del marito. Era la signora Rosa, la maestra del villaggio, ancor giovane e tenuta in grande venerazione dalla gente bonaria e rozza che l’attorniava. Faceva scuola nelle camere sopra l’officina, e il martellare dell’incudine e il ruggire della fiamma al soffio del mantice accompagnavano la sua voce, mentre insegnava ai ragazzini e bombette la poca scienza ad essi utile, e mostrava, con l’esempio e il sorriso, la grande arte che non si spiega ed è necessaria: saper essere buoni. Tutto fa male, alle creature troppo superiori al proprio ambiente, come era la signora Rosa. Fasci di nervi martoriati, forma piaga nel loro cuore ciò da cui gli altri si liberano con una facezia e una risata. Una corazza di apparente stoicismo li difende, non dalle ferite, solo dalla compassione altrui, e non la scambierebbero con la felicità degli esseri senza pudore spirituale. Al suo adorato primogenito, Benito, trasmise con orgoglio la parte migliore di sé. E pur soffriva anche di lui, di quel sistema nervoso sempre pronto a spezzarsi eppur forte, come il suo proprio. E più lo amava, come sempre è delle mamme, per la sofferenza e la rassomiglianza”. Il ritratto di Rosa continua su queste corde, la definisce “donna all’antica”, una definizione che abbiamo già letto in altri autori che si sono occupati della figura di Rosa, specificando che “donna all’antica in Romagna significa la sintesi delle più austere virtù” e riconducendo questo concetto con “un inconsapevole ricordo delle antiche matrone”. Pini e Susmel, nel loro “Mussolini l’uomo e l’opera” la definiscono “avvenente, seria, di tratto fine e dolce [...] profondamente presa [da Alessandro] e tanto risoluta da respingere ottime combinazioni matrimoniali offertele da figli benestanti”. Come ci è capitato già di scrivere, i genitori di Rosa non erano entusiasti all’idea del matrimonio con il fabbro rivoluzionario che aveva nel suo curriculum anche qualche arresto, ma la dolce Rosa aveva un carattere irremovibile, dunque sposò Alessandro e lo portò letteralmente all’altare, se pensiamo che il fabbro di Dovia era un anticlericale convinto ben si comprende la tenacia di Rosa, che volle battezzare tutti e tre i loro figli. Gli sposi vanno a vivere nella casa di via Varano Costa, oggi meta di moltissimi turisti in ogni epoca dell’anno e specialmente negli anniversari della nascita e della morte del Duce e nella ricorrenza del 28 ottobre, perché tra quelle mura, al primo piano, in un giorno d’estate, “quando matura il grano”, del 1883 nacque Benito Mussolini, il primogenito. “E una credenza popolare cara al Goethe - scrive ancora la Sarfatti - afferma che i bambini della domenica hanno il destino solare”. Quella casa in cui il Duce nacque, oggi è sede espositiva. In questo periodo ben due mostre sono ospitate tra quelle mura semplici. Quando Benito non aveva ancora compiuto un anno, la famiglia si trasferì al secondo piano di Palazzo Varano, oggi sede comunale. Lì nacquero Arnaldo nel 1885 e Edvige nel 1888. Il carcere e una promessa La giovane lo aspetta per anni, al termine del periodo di ammonizione i due convolano a nozze La stanza dove nacque Benito Mussolini P er completare, almeno per ora, il quadro relativamente ad Alessandro Mussolini, occorre riportare la descrizione che ne fa Ivon de Begnac in “Vita di Mussolini”: “Alessandro Mus- solini era uno dei più bei giovani della vallata. Di statura leggermente inferiore alla media, le sue spalle larghissime accusavano un notevole vigore fisico. Capelli neri ed occhi azzurri formavano un in- teressante contrasto sul suo volto aperto, dalle mascelle forti che sembravano saggiare con la loro potenza il valore delle sue parole. Autodidatta, pur amando poco la scrittura, aveva letto quanto gli era stato possibile leggere. Dotato di un innato buon senso rivoluzionario, non poteva non piacere alla maestrina fine, piuttosto alta, che ammirava, nella persona, soprattutto la forza di volontà”. Certo, Alessandro è un personaggio particolare: nel 1878 i Reali Carabinieri avvertirono il sindaco di Predappio di aver proposto l’ammonizione per il sovversivo che all’epoca aveva 24 anni, perché proclive ai “delitti di sangue e grassazione, accusato dalla pubblica voce e perciò ritenuto pericoloso alla società ed alla pubblica sicurezza”. In realtà, chi conobbe Alessandro lo descrisse si come un ri- voluzionario, ma di gran cuore e generosità. “Non c’è da meravigliarsi di questa dizione - scrive infatti de Begnac - poiché a Bologna, quasi contemporaneamente, veniva ammonito Andrea Costa per ‘oziosità, vagabondaggio e per sospetto di reato contro le persone e la proprietà’. Mussolini - aggiunge - non fu difeso da nessuno, mentre Costa fu difeso dal suo maestro, Giosuè Carducci, purtroppo, però, senza risultato alcuno. Mussolini - dice ancora - si ribellò al sopruso, volle dire le sue ragioni, ma nella sua bottega furono ritrovati degli opuscoli di Bakunin, delle lettere di Andrea Costa, di Carlo Cafiero, e dei fogliettini volanti molto compromettenti. Risultato: fu condotto nella Rocca di Forlì dove dovette restare qualche mese, fin quando il giudice istruttore ritenne inutile istruire un pro- cesso a suo carico. L’ammonizione gli rimase, ed egli dovette sopportarla in santa pace”. Ed è in questa occasione che Giuseppe Maltoni rifiuta il matrimonio di Alessandro con sua figlia Rosa. “La figlia - scrive ancora de Begnac - si rifiutava recisamente di accettare i partiti che le venivano proposti, tra i quali non mancavano signorotti dei dintorni [...] La maestrina attese i quattro anni di durata della condanna. Durante tale periodo il fabbro riprese gagliardamente il suo lavoro, e nella fucina fu, da mane a sera, un battere continuo di maglio e uno sprizzare ardente di scintille”. Così il 12 febbraio 1882 - sono sempre dati riferiti da de Begnac - iniziò le pratiche per la cancellazione dell’ammonizione, la richiesta venne accolta e Alessandro tornò dalla famiglia Maltoni per avere la mano della sua Rosa, che è rimasta ad aspettarlo. Rosa non aveva alcuna dote, ma per i Mussolini gli averi materiali non hanno mai contato nulla: il letto degli sposi lo costruì Alessandro con le sue mani. [email protected] 6 Venerdì 19 giugno 2015 ESTERI PARTECIPANO LA VICENDA GRECA AL PROGETTO SI ARRICCHISCE POLITICO DI UNA NUOVA LE DESTRE PUNTATA. DI CON FRANCIA, ATENE CHE ITALIA, FA UN PAESI ASSIST BASSI, ALLE “COLOMBE” AUSTRIATEDESCHE E BELGIO Marine Le Pen coagula gli euroscettici I piani del nuovo gruppo fondato “delle Nazioni e delle Libertà” al Parlamento: “Finalmente a Bruxelles un’opposizione sana contro la moneta e il pensiero unico” di Claudio Pasquini Peruzzi armata è al completo. La dichiarazione di guerra è stata ufficialmente consegnata ai vertici dell’Unione Europea. Dopo un anno di discussioni e tentennamenti nasce il nuovo gruppo europarlamentare “L’Europa delle nazioni e delle libertà”. Esso sarà composto dal Front National, la Lega Nord, il PVV olandese, il FPÖ austriaco, il Vlaams Belang belga (interesse fiammingo) e da tre rappresentati indipendenti, due dei quali provenienti dal partito di destra polacco (KNP) e uno dall’UKIP di Nigel Farage. Esclusi dall’armata il deputato europeo del FN Bruno Gollnisch e il padre fondatore Jean Marie Le Pen confermando la rottura familiare con la figlia. Questa la dichiarazione dell’entusiasta Marine Le Pen: “Saremo una forza politica euroscettica senza precedenti. In questo primo anno di legislatura abbiamo lavorato come non iscritti con mezzi ridotti contro l’immigrazione di massa, in difesa della sovranità, della sicurezza, dei lavoratori, dell’agricoltura e delle piccole e medie aziende… ma da oggi si cambia”. Per evitare di formare un gruppo senza un’identità chiara e un programma politico credibile, la Iron Lady francese ha preferito aspettare il momento adeguato nonostante la vittoria netta nelle elezioni europarlamentari dello scorso anno. Un ruolo importante sarà riservato al segretario del Carroccio Matteo Salvini che durante la conferenza stampa di presentazione ha espresso il suo pensiero af- L’ fermando che “con la nascita di questo eurogruppo finisce il monopolio dell’inciucio socialista e democristiano: finalmente nasce anche a Bruxelles un’opposizione sana, forte e coraggiosa contro la moneta unica e il pensiero unico”. Esistono dei criteri specifici da rispettare per formare un gruppo europarlamentare: minimo 25 membri di diverse nazionalità eletti e provenienti da almeno ¼ degli stati membri (7 paesi). Dopo l’esito storico nelle elezioni europarlamentari del 2014, che avevano consentito alla Le Pen di ottenere quasi il 25% dei voti e 23 seggi diventando il primo partito di Francia, la leader del FN non era riuscita nel tentativo di formare un gruppo a causa di divergenze ideologiche e politiche nell’ambiente euroscettico. Il rifiuto del leader dell’UKIP Farage nel creare un’alleanza con il FN aveva reso l’alleanza formata dal FN, la Lega Nord, il PVV, il FPÖ e il Vlaams Belang insufficiente in termini numerici. Nonostante la scelta politica di Farage e la creazione del gruppo “Europa della libertà e della democrazia diretta”, l’altro giorno la Le Pen ha finalmente dato vita a un nuovo gruppo euroscettico che forma un fronte unito e coeso contro Bruxelles e le sue politiche. La costituzione della nuova formazione politica darà maggior potere ai membri e al gruppo. Dal punto di vista economico-finanziario, il gruppo riceverà delle sovvenzioni pari a circa 25 milioni di euro. Un ulteriore vantaggio è legato allo svolgimento delle sedute parlamentari, durante le quali il gruppo avrà la possibilità di emendare dei testi in sessioni plenarie e nelle quali i rappresentanti avranno più tempo per intervenire. Infine, la figura politica di Marine Le Pen (e dei suoi alleati) guadagnerà ulteriore fiducia e credibilità. L’armata è completa. Ora inizia la guerra. E, paradossalmente, dovrà essere una guerra produttiva e costruttiva finalizzata a cambiare e rifondare l’Unione Europea. Il nuovo gruppo europarlamentare “L’Europa delle nazioni e delle libertà” deve iniziare il suo progetto diffondendo l’importanza di quelle due parole: nazioni e libertà. Due parole che sono state ignorate, sottomesse e infine rimosse dai poteri dell’alta finanza, dei mercati internazionali e della burocrazia tecnocratica europea. Due parole che fanno riferimento alla tutela delle tradizioni culturali, storiche e religiose, e al diritto di ogni paese ad avere la propria sovranità e integrità territoriale. Riuscirà il nuovo gruppo a riavvicinare l’Unione Europea ai suoi popoli? Quei popoli alla ricerca di un’identità oramai smarrita. L’ALTO RAPPRESENTANTE DELLA UE ALLE PRESE CON LA CRISI POLITICA DEL PAESE EX YUGOSLAVO La Macedonia acida della Mogherini di Robert Vignola N on si mette d’accordo sui migranti, ha un problemuccio con la Grecia, ma pensa di poter fare da arbitro in Macedonia. L’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Federica Mogherini, ieri a Bruxelles ha incontrato il vicepremier macedone, Fatmir Besimi, che si era precedentemente confrontato con il Commissario Ue per l’Allargamento, Johannes Hahn. E la richiesta della Mogherini è stata quella di porre i vari leader politici di Skopije davanti ad un compito: “devono mettere l’interesse del paese e dei cittadini al centro della loro attenzione”, aggiungendo che “nessuno sforzo de- v’essere risparmiato per arrivare a un compromesso politico” sulla base dell’intesa raggiunta il 2 giugno a Skopje. Lo scorso 10 giugno a Bruxelles, i principali partiti politici macedoni non sono riusciti a trovare un accordo per superare l’attuale crisi politica. Secondo l’intesa raggiunta a Skopje lo scorso 2 giugno, nel Paese si dovrebbero svolgere elezioni anticipate entro l’aprile prossimo, nel 2016. Prima di tale appuntamento, il paese è però chiamato ad affrontare una serie di riforme che possano assicurare un risultato elettorale condiviso. Nel paese balcanico le forze d’opposizione non partecipano ai lavori parlamentari dal momento della rielezione del premier Gruevski, avvenuta in seguito alle elezioni anticipate del 30 aprile 2014. Ad aggravare la situazione, lo scandalo delle intercettazioni, pubblicate dal leader dell’opposizione, Zoran Zaev, a cominciare dal febbraio 2015. I documenti riguarderebbero intercettazioni telefoniche disposte negli anni scorsi da Gruevski nei confronti di esponenti dei media, della magistratura, leader religiosi, nonché ministri del suo stesso governo. L’aspetto critico che ha impedito sinora di trovare un accordo tra maggioranza e opposizione lo scorso è il ritorno del partito di Zaev (Sdsm) in parlamento. Zaev continua a porre come condizione per il ripristino di un dialogo politico stabile la creazione immediata di un governo ad interim che possa portare il paese alle elezioni anticipate. Gruevski non accetta questa condizione e ritiene che il suo governo sia stato incaricato dal popolo macedone a guidare il paese, quantomeno fino alle elezioni anticipate del 2016. Secondo la comunità internazionale, che ha progressivamente sviluppato l’impegno e l’interesse nell’affaire Macedonia in seguito ai violenti scontri registrati nei pressi della città di Kumanovo, lo scorso 9 e 10 maggio, il ripristino di una normale dialettica politica nel Paese costituisce una tappa cruciale nel processo di adesione del paese all’Ue, oltre che alla Nato. IL RETROSCENA Sanzioni alla Russia: è l’anticamera del Ttip di Tatiana Ovidi rmai è scontro aperto tra Russia ed occidente. A nulla sono valsi gli accordi di Minsk 2 ed i passi in avanti fatti da Francia e Germania i mesi scorsi. Dopo il G7 tedesco Obama ha rimesso in riga gli europei ed ha rialzato il muro tra Mosca e gli atlantici. Ieri i governi dell’Unione Europea hanno dato il via libera alla proroga di sei mesi delle sanzioni contro le entità ucraine e russe in scadenza il 31 luglio. Ora la decisione dovrà essere adottata O dal Consiglio, ma gli ambasciatori hanno concordato che si tratterà di un punto A, che cioé non rende necessaria una discussione specifica. La proroga varrà fino al 31 gennaio 2016. La ratifica da parte dei ministri degli Esteri lunedì prossimo appare dunque una formalità. Insomma, Washington ordina, Bruxelles risponde. Le sanzioni, ricordiamo imposte nel luglio del 2014, colpiscono i settori della difesa, dell’energia e del sistema bancario russo, e sono la risposta della Ue all’annessione della Crimea da parte di Mosca. La risposta russa è stato l’embargo su gran parte dei prodotti agroalimentari provenienti dai Paesi Ue, un divieto che secondo fonti del governo russo sarà a sua volta esteso. L’accordo tra i governi europei dello scorso marzo prevedeva che le misure sarebbero rimaste in vigore fino a quando gli accordi di Minsk per la pace in Ucraina non fossero stati pienamente rispettati. Ma nonostante tregua e cessate il fuoco gli atlantici hanno deciso di continuare ad “attaccare” il Cremlino. Le sanzioni europee, varate in luglio e rafforzate lo scorso settembre, vietano a banche e imprese russe di finanziarsi sul mercato dei capitali europei, limitano l’export di tecnologia europea nel settore energetico e colpiscono specifiche società e individui. Tra le società più colpite figurano in particolare Gazpromneft, Transneft e Rosneft, tutte attive nel settore petrolifero. I provvedimenti hanno pesato non poco sull’interscambio tra Italia e Russia. Il 2014 ha coinciso con la prima vera battuta d’arresto dai tempi della crisi del 2008-2009. Le esportazioni italiane sono infatti scese dell’11,6% a quota 9,5 miliardi e quelle russe hanno perso il 20% a quota 16 miliardi. E non è finita: a giudicare dall’andamento dei primi mesi del 2015, la tendenza al ribasso si sta accentuando. E nei primi tre mesi il made in Italy ha accusato una flessione del 30 per cento. Preoccupate ed ubbidienti le parole del viceministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda: “Stiamo parlando di un rischio di perdite di esportazioni totali di circa 3 miliardi di euro su un totale di esportazioni di beni italiani nel mondo di 400 miliardi. Dobbiamo riorientare il focus verso gli Stati Uniti che possono controbilanciare quello che perdiamo in Russia”. In poche parole tutto pronto per il Ttip. 7 Venerdì 19 giugno 2015 ESTERI LA VICENDA ENNESIMA GRECATRAGEDIA SI ARRICCHISCE DELLA DI UNA FOLLIA NUOVA NEGLI PUNTATA. USA.CON DI ATENE NOVE CHE MORTI FA UNILASSIST GRAVE ALLE BILANCIO “COLOMBE” FINALE TEDESCHE Strage di afroamericani durante la preghiera Preso un 21enne, avrebbe agito per motivazioni razziali. Tra le vittime anche un senatore di Robert Vignola na strage della follia, che ha ancora una volta confermato come il germe dell’odio sia ancora da estirpare nella società americana. Con il rischio che questa vicenda vada ad alimentare quelle tensioni etniche che covano roventi sotto la cenere dell’american way of life. Un sistema di vita tutt’altro che foriero di pace e benessere se dall’altra sponda dell’oceano continuano ad arrivare gli echi di eccidi e lutti. Come quelli di Charleston, South Carolina, “America profonda”. Nella sparatoria sono rimaste uccise nove persone. Teatro, una chiesa metodista frequentata da afroamericani. Il killer, un giovane bianco, è rimasto in chiesa almeno per un’ora prima di aprire il fuoco, partecipando all'incontro di preghiera in corso. Poi gli spari, il panico, il sangue. Otto persone sono morte sul posto, mentre una è deceduta mentre i medici cercavano di raggiungere l’ospedale con le ambulanze. Tra le nove vittime della sparatoria di Charleston, tutte afroamericane, c’è anche il pastore della chiesa della strage. Si tratta del reverendo Clementa Pinckney, 42 anni, senatore democratico del Senato della Carolina del Sud. La Chiesa episcopale metodista African Emanuel, quella presa di mira, si autodefinisce sul proprio sito web come una delle congregazioni nere più grandi e antiche a sud di Baltimora. Per il capo della polizia della città, Greg Mullen, ci sono stati ben pochi dubbi sin dalle concitate ore immediatamente successive alla strage: un crimine d’odio razziale. Tesi ben presto confermata, quando l’identità del terrorista è stata resa nota. In rete hanno cominciato a circolare sue foto con emblemi che tradirebbero la sua simpatia per apartheid o reti razziste. Ben presto, nonostante fosse ormai a 250 miglia di distanza, l’Fbi lo ha rintracciato ed arrestato a Shelby, nel North Carolina. Si tratta di Dylann Storm Roof, appena 21 anni: ancora armato, era fermo a un semaforo rosso a bordo della sua auto. Secondo quanto U raccontato dai sopravvissuti, il killer durante la strage avrebbe urlato affermazioni di tenore razzista. "Voi stuprate le nostre donne e state prendendo il sopravvento nel nostro Paese e dovete sparire", avrebbe detto secondo una testimonianza raccolta dalla Nbc. Il killer avrebbe ricaricato l'arma 5 volte durante l'attacco. Si tratta comunque di un disagiato, con una storia personale come fin troppe ve ne sono negli Usa: Roof era già stato arrestato in passato due volte in South Carolina. Lo scorso 1 marzo finì in cella per un’accusa di droga, mentre il 26 aprile fu nuovamente incarcerato per un’accusa di violazione di proprietà privata. Ed è già polemica, di nuovo, su come sia facile in America procurarsi un’arma da fuoco. ATTACCO SACRILEGO IN ISRAELE: I PRESUNTI RESPONSABILI SUBITO LIBERATI A fuoco la Chiesa dei Pani e dei Pesci N on solo in America avvengono orrende stragi in spregio alla religione. E se gli eventi di Charlestone sono più gravi, è perché grave è il bilancio di vite umane perse. Un danno irreversibile, mentre si spera che si possa trovare rimedio a quanto avvenuto in Israele, dove un gruppo di giovani fondamentalisti ebraici ha dato fuoco alla Chiesa di Tagba, dove è avvenuto il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Sul luogo santo è stata tracciata una scritta rossa di un versetto in ebraico contro "i falsi dei" che ha fatto subito pensare all'opera di ebrei ultraortodossi. Il fatto che il fuoco sia partito da più punti è stata la conferma di un’azione dolosa. Nonostante il rapido intervento dei pompieri, un edificio all'interno del complesso è andato comple- tamente distrutto. Si sono fortunatamente salvati i mosaici del quinto secolo sul pavimento, restaurati di recente. Nelle ore immediatamente successive all’atto sacrilego, sono stati fermati sedici giovani. Sono stati presi poco distante dalla spiaggia sul mar di Galilea su cui sorge la chiesa: tutti originari di colonie della Cisgiordania, su dieci di loro pesa anche l’appartenenza ad Yit- zhar, un noto bastione ultraortodosso i cui abitanti già in passato si sono macchiati di attacchi analoghi. Il vicepremier israeliano Silvan Shalom si è recato sul posto e ha condannato l'azione, assicurando che il governo contribuirà al pagamento dei danni. Il ministro per la Sicurezza interna, Gilad Erdan, in una nota ha condannato quello che ha definito come “un atto vile e riprovevole che con- traddice i valori di fondo di Israele”. Ma il fermo dei presunti autori è durato soltanto poche ore: i coloni sono stati ben presto liberati dalle autorità israeliane e hanno fatto tranquillamente ritorno ai propri insediamenti. La chiesa, ricostruita in pietra calcarea nel 1980 sulle rovine di una basilica d'epoca bizantina, sorge sul punto in cui la tradizione cristiana vuole che Gesù sfamò 5.000 persone moltiplicando cinque pani e due pesci. È gestita dall'ordine dei benedettini tedeschi. R. V. I MILITARI HANNO DI NUOVO CERCATO INVANO DI SOVVERTIRE IL POTERE DITTATORIALE DI ISAIAS AFEWERKI Fallito in Eritrea un altro tentativo di colpo di Stato Il Paese africano è attraversato da una miseria senza precedenti e chi può fugge via on c’è pace per l’Eritrea, lembo di terra africano stravolto da una crisi, anche umanitaria, con pochi precedenti e preda di una continua violazione dei diritti umani. E ora dall’Eritrea arriva la notizia di un altro tentativo di colpo di Stato, sempre da parte dell’esercito, dopo che circa un anno e mezzo alcuni reparti militari, di stanza nel sud del N Paese, occuparono la televisione di Stato, mettendo in atti un tentativo di ribaltare il potere. Ma nel gennaio del 2013 quella la rivolta guidata dal colonnello Osman Saleh, fu soffocata nel sangue e lo stesso Saleh venne fucilato, anche se si era già arreso. Anche quest’ultima ribellione del giugno 2015, secondo le poche fonti fil- trate da parte della diaspora eritrea (dal Paese africano non viene fuori praticamente nulla e non a caso è ultimo al mondo per libertà di informazione nulla), sarebbe partita nella capitale da un reparto dell’esercito, una brigata dell’Aeronautica guidata dal colonnello Tekle Bisrat che avrebbe cercato di catturare il presidente Isaias Afewerki. Lo stesso Bistrat sarebbe poi stato ucciso. Ma la guardia presidenziale, composta da militari fedelissimi, è riuscita ad avere la meglio e dunque a sventare anche questo tentativo. Nella capitale per alcuni giorni (il tentativo di colpo di Stato risalirebbe infatti alla settimana scorsa) è stata sospesa sia l’erogazione di energia elettrica che quella dell’acqua e sono state chiuse al traffico anche le strade di collegamento tra la capitale e gli altri centri dello Stato africano. Nonostante la chiusura della strada che conduce a est, molti militari sarebbero fuggiti in Sudan. Dall’Eritrea ogni mese fuggono almeno 5mila persone a causa della miseria, ma anche dell’oppressiva dittatura che governa con il pugno di ferro da almeno 15 anni. Secondo il quotidiano britannico Guardian, alcuni Paesi europei – e tra questi anche l’Italia - avrebbero proposto denaro al dittatore per chiudere le frontiere e fermare il flusso di profughi. 8 Venerdì 19 giugno 2015 DA ROMA E DAL LAZIO OLTRE AL COMMISSARIAMENTO DEL COMUNE, PREFETTURA E ANAC VALUTANO QUELLO DE “LA CASCINA” Renzi lo sfratta, Marino si barrica Il sindaco crede di essere il salvatore di Roma: “Sono come Mario Monti”. Meloni: “Per una volta ha ragione. Sarà ricordato dai cittadini come una catastrofe naturale” di Giuseppe Sarra onostante lo sfratto, resta lì. Non molla. Rilancia.“Io non ho mai cambiato idea, sono qui per stare fino al 2023”, ha detto Ignazio Marino, ieri. Vuole andare avanti. Malgrado sappia di essere stato scaricato sin dall’inizio. Anche dal suo Pd, che ha tentato di fare quadrato dopo il sondaggio anti-Marino commissionato dall’ex capogruppo Francesco D’Ausilio, uomo di Zingaretti, dal quale era emerso il malessere dei romani e la conseguente bocciatura. Poi è arrivato il commissariamento del partito,“non solo cattivo ma pericoloso e dannoso”, dove “non c’è trasparenza e neppure attività, che ‘lavora per gli eletti’ anziché per i cittadini e dove - scriveva Fabrizio Barca, responsabile della mappatura dei circoli dem, nella relazione traspaiono deformazioni clientelari e una presenza massiccia di ‘carne da cannone da tesseramento’”. Lì, il Pd è iniziato a barcollare, come un pugile suonato. Poi è giunta la prima tranche di arresti di “Mafia Capitale”. La chiamavano fasciomafia. Si sono dovuti ricredere, anche la stampa vicina. Fino al secondo gancio. Sì, perché la seconda ondata di arresti del 2 giugno scorso non ha lasciato spazio ai dubbi. Il 70% degli indagati orbitano nel centrosinistra, tra politici (dove ci sono N anche ex esponenti dell’attuale amministrazione), funzionari e cooperative, sia rosse che bianche. Eloquente il silenzio attorno al sindaco dopo lo sfratto firmato da premier-segretario Matteo Renzi:“Marino è onesto, ma chi è onesto deve essere anche capace. Se può governare bene, se no vada a casa”. E tanto altro ancora. Nessuna presa di posizione dal Pd romano. Silenzio. Anche dai consiglieri dem. A schierarsi col primo cittadino di Roma è stato solo un minisindaco, Andrea Catarci (Municipio VIII) peraltro di Sel. L’opposizione lo incalza. La maggioranza resta silente, tranne qualche presa di posizione. Un uomo solo al comando. Alessandro Onorato e Alfio Marchini, consiglieri della lista che porta il cognome del costruttore, si sono autosospesi per protesta. Intanto Fratelli d’Italia ha lanciato una raccolta firme rivolta a consiglieri di opposizione e maggioranza dell’Assemblea capitolina per chiedere di presentare formalmente le proprie dimissioni, col fine di concludere l’esperienza dell’amministrazione Marino. Lui non ci sta, anzi si è addirittura paragonato all’ex premier austerità e senatore a vita Monti: “Abbiamo trovato Roma come Mario Monti trovò il governo di Silvio Berlusconi”. Prontamente ripreso da Giorgia Meloni: “Per una volta ha ragione Marino: lui è come Monti. Sarà ricordato dai cittadini come una catastrofe naturale”, ha twittato il presidente di Fratelli d’Italia. Lui sorride e saluta ai suoi antagonisti. E’ accaduto anche ieri nel bel mezzo della presentazione della “Maratona per le dimissioni” promossa dal Nuovo centrodestra in Campidoglio, che ha promesso di essere presente in piazza in concomitanza con tutti i consigli comunali “fino a nuove elezioni”. Al grido di “Sindaco, devi mollare la poltrona” e “Elezioni subito”, Marino ha risposto con un sorriso e li ha salutati più volte con la mano prima di barricarsi in Campidoglio. Poi c’è l’incubo del commissariamento del Comune di Roma. Da pochi giorni, il prefetto di Roma Franco Gabrielli sta analizzando le oltre mille pagine di relazione presentate dalla commissione d’inchiesta nominata dall’allora prefetto Pecoraro, che non aveva dubbi già lo scorso dicembre: Roma va commissariata. Non solo il Campidoglio. La Prefettura e l’Autorità anticorruzione ne stanno valutando un altro, ossia quello della coop La Cascina. “Lo stiamo esaminando con Cantone in riferimento alla seconda ondata dell’inchiesta Mafia capitale, su cui abbiamo la richiesta di informazioni antimafia da circa 50 stazioni appaltanti distribuite su tutto il territorio nazionale”. Lo ha annunciato ieri Gabrielli durante l’audizione a San Macuto, davanti alla commissione d’inchiesta sugli immigrati. “Volevo fare una precisazione sulle cooperative che gestiscono questo mondo - ha detto ancora il Prefetto di Roma - che come è emerso in maniera evidente dall’inchiesta Mafia Capitale avevano creato un duopolio. Da una parte le coop rosse con Buzzi, dall’altra la cooperazione bianca con La Cascina”. Marino resta. Per ora… IL TRIBUNALE HA CONFERMATO L’IMPIANTO ACCUSATORIO LA DECISIONE È STATA PRESA ALL’UNANIMITÀ Riesame: Buzzi resta in carcere Mafia Capitale, anche il Copasir farà chiarezza Sono stati concessi i domiciliari a Pd Coratti e Pedetti (Pd), Caprari (Centro democratico) e all’ex dirigente comunale Scozzafava iente da fare. Salvatore Buzzi, ras delle coop rosse e da sempre vicino al Pd, resterà in carcere a Nuoro. Lo ha stabilito il tribunale del Riesame, confermando anche l’impianto accusatorio nei confronti dell’ex presidente della 29 giugno: associazione per delinquere di stampo mafioso. Il tutto a pochissimi giorni dalla richiesta di patteggiamento avanzata dai suoi legali. Buzzi, al centro di Mafia capitale, vorrebbe cavarsela con 3 anni e 6 mesi e una multa di 900 euro. Dopo che pochi giorni fa gli sono stati sequestrati beni per 16 milioni di euro. Sono stati concessi gli arresti domiciliari, invece, agli ex consiglieri capitolini del Partito democratico Mirko Coratti e Pierpaolo Pedetti, all’ex capogruppo in Campidoglio di Centro democratico Massimo Caprari e all’ex dirigente comunale Angelo Scozzafava. Ma non è finita qui. Passano dal carcere ai domiciliari altri due dei 14 indagati nell’ambito della seconda tranche dell’inchiesta “Mondo di mezzo” finiti agli arresti lo scorso 4 giugno. La decisione, presa dal tribunale del riesame di Roma, riguarda Franco Figurelli, segretario dell’ex presidente dell'Assemblea capitolina Coratti, e Alessandro Garrone, amministratore della cooperativa Cosma che fa sempre parte della rete di Buzzi. Mario Monge, dirigente della cooperativa N nche il Copasir si occuperà dello scandalo di “Mafia Capitale”, che - in attesa che venga accertata l’accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso - ha scoperchiato il “Mondo di mezzo” tra politica, coop rosse e bianche. L’organo del Parlamento della Repubblica Italiana di controllo dei servizi segreti ha previsto infatti un ciclo di audizioni che serviranno per fare il punto sull’inchiesta avviata dal procuratore Pignatone a Roma, con gli arresti di Massimo Carminati, Salvatore Buzzi, ras delle coop, funzionari pubblici e politici. La decisione è stata presa ieri mattina dal comitato par- A ‘Deposito locomotive San Lorenzo’, invece, torna in libertà ma con obbligo di firma. Confermata la detenzione in carcere per Claudio Cardarelli, già assessore alle Politiche sociali nell’ex XIX Municipio, e Paolo di Ninno, commercialista di Buzzi. Infine, il tribunale, presieduto dal giudice Bruno Azzolini, ha confermato gli arresti domiciliari per Guido Magrini, ex direttore del Dipartimento politiche sociali della Regione Lazio, Giordano Tredicine, ex consigliere comunale, Stefano Bravo, collaboratore di Luca Odevaine, Emanuela Bugitti, ex brigatista rossa e presidente della coop di Buzzi, e Alessandra Garrone, compagna del ras delle cooperative. Il Tribunale ha confermato in sostanza la validità dell’impianto accusatorio e solo parzialmente ha accolto alcune delle richieste presentate con i loro ricorsi da 14 degli indagati. lamentare per la sicurezza, dopo l’audizione di Marco Minniti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei Ministri con delega all’intelligence. Una decisione presa all’unanimità, proseguendo così “l’attività di controllo iniziata con richieste documentali già nel dicembre del 2014, e mirata a definire puntualmente il quadro delle informazioni in possesso della nostra intelligence e - ha spiegato il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi delle eventuali attività svolte negli anni passati nei confronti dei soggetti coinvolti nella operazione ‘Mafia Capitale’”. 9 Venerdì 19 giugno 2015 ECONOMIA LE ESECUZIONI SONO AUMENTATE DEL 5% IN UN ANNO RISPETTO AL 2013 Il dramma degli sfratti? Peggiora I dati del 2014 sono ancora più agghiaccianti. E il vuoto amministrativo, pure del governo Renzi, è eloquente emergenza abitativa è un altro dei grandi pasticci dell’Italia. In molti, infatti, attendono per anni un’abitazione che, spesso e volentieri, non arriva. Anche “grazie” alle occupazioni, dalle quali dovrebbero seguire gli sfratti, diventati ormai un problema nazionale. Ma anche al vuoto amministrativo di questi anni, in primis quello del governo Renzi. Un problema gigantesco, dal quale non emerge nessun miglioramento. Anzi, sono aumentati addirittura del 5% in un anno. “Per il diritto alla casa, la crisi non è finita: è peggiorata ulteriormente”. A scattare la triste fotografia è stato Massimo Pasquini, segretario nazionale dell’Unione inquilini, analizzando i dati relativi all’andamento degli sfratti in Italia nel corso dell’intero 2014 che sono “ancora più agghiaccianti rispetto a quelli del 2013: i provvedimenti di rilascio nel 2014 sono stati 77.278 (+5% rispetto al 2013 e nuovo picco negativo), di cui 69.015 per morosità (89,30% del totale)”. Un modus operandi illegale sempre più diffuso nello Stivale, anche per la lentezza dell’assegnazione delle case popolari. Registrando così un nuovo boom nel 2014 delle richieste di esecuzione con l’Ufficiale Giudiziario: ben 150.076, più 14,6% rispetto al 2013. Mentre le esecuzioni forzate sono arrivate a 36.083 (+15,3%). I numeri sono eloquenti e non lasciano spazio a dubbi: “Nel 2014 ci sono stati, per ciascun giorno lavorativo, 682 accessi dell’Ufficiale Giudiziario e 164 sfratti con l’intervento della forza pubblica”, ha fatto notare il numero uno dell’Unione Inquilini. “Questi dati mostrano tutta intera la loro crudezza se raffrontati rispetto alla sequenza degli ultimi anni”, ha aggiunto Pasquini che ha poi spiegato la ridi- ECCO COME SALVANO I CONTI PUBBLICI L’ Carburanti, la nuova stangata è servita Più 12-14 centesimi al litro, cioè 3 miliardi di euro di nuove tasse stribuzione del fenomeno sul territorio nazionale, dalla quale non emerge nessuna grande città: “Al primo posto nel rapporto tra sentenze di sfratto e famiglie residenti nel 2014 si colloca BarlettaAndria-Trani (uno sfratto ogni 133 famiglie), seguono Prato (1/151), Savona (1/165), Asti (1/172), Monza e della Brianza (1/192) e Bari con uno sfratto ogni 196 famiglie. Altro che grandi aree urbane”, ha detto. Se in questi anni la questione degli sfratti era concentrato soprattutto nella Capitale e nei grandi capoluoghi, oggi il fenomeno si è esteso a macchia di leopardo arrivando anche nelle medie e piccole città. Basta dare uno sguardo ai dati degli sfratti emessi nel 2014. “L’incremento più forte si registra in regioni come il Molise, la Puglia, le Marche, il Trentino, la Sardegna, pur rimanendo la Lombardia e il Lazio le regioni con il maggior numero di sentenze emesse”, ha ribadito Pasquini, che ha poi messo in evidenza il vuoto amministrativo di questi anni, parlando di “fallimento delle politiche abitative del governo e delle false promesse del cosiddetto piano Casa Lupi” e di “risultato disastroso delle politiche di privatizzazione e svendita del patrimonio pubblico e di liberalizzazione dei canoni privati”. Dalla protesta alla proposta. Occorrono dunque “una nuova politica abitativa: incrementare l’offerta pubblica - è la soluzione di Pasquini - di abitazioni sociali in Italia attraverso il recupero a fini abitativi dell'enorme patrimonio pubblico abbandonato, una vera ed efficace sospensione degli sfratti; una decisa e congrua riduzione dei valori degli affitti; l'abbandono di politiche di zerbinaggio nei confronti della speculazione e della rendita immobiliare”. L’associazione dell’Unione inquilini rilancia la sfida, annunciando una mobilitazione generale e nazionale per il prossimo 10 ottobre. a stangata è servita. Il costo dei carburanti continuerà ad aumentare anche nei prossimi anni. Raggiungendo, addirittura, più 1214 centesimi al litro. Il che tradotto in euro è pari a ben 3 miliardi di nuove tasse. Una follia? No, è la cruda realtà con la quale saremo costretti a fare i conti se venissero esercitate tutte le clausole di salvaguardia che impattano sui carburanti, inserite per far quadrare i conti pubblici. “Il problema dell’elevato carico fiscale sui carburanti, oggi intorno al 60% del prezzo finale, si riproporrà con forza in futuro”. E’ l’allarme lanciato dal presidente dell’Unione petrolifera, Alessandro Gilotti, L che ha aggiunto: “Consideriamo, che tra Iva e coperture varie, sono già programmati aumenti fino al 2021 per 3 miliardi, pari a circa 12-14 cent al litro”. Ovviamente l’Up ha chiesto un intervento rapido del governo affinché scongiuri gli aumenti, come quelli che “sarebbero dovuti scattare a inizio 2015 e a luglio”. Il governo, quindi, trovi “altre soluzioni in grado di soddisfare le esigenze di bilancio senza gravare ulteriormente sui consumatori e sulle imprese che si sono appena liberate della tanto discussa Robin Hood Tax, bocciata dalla Consulta che però non ne ha riconosciuto la retroattività”. ALL’INDOMANI DEL FACCIA A FACCIA CON L’AZIENDA, TRA I SINDACATI C’È CHI PREDICA CALMA Whirlpool: i numeri sono un’incognita Il nodo sarà sciolto il 23 giugno, quando la multinazionale presenterà il nuovo piano assi in avanti da confermare. Nonostante le buone notizie giunte dalla vertenza Whirlpool, c’è incertezza sui numeri del nuovo piano industriale che la multinazionale statunitense presenterà la prossima settimana, tra il 23 e il 26 giugno. Per carità, la permanenza di Carinaro e degli altri impianti, oltre al ritiro dei 2.060 esuberi previsti nella prima bozza, è certamente un cambio di passo che fa ben sperare. Anche alla luce degli investimenti annunciati. Una retromarcia inaspettata, quella dell’azienda, che ha spiazzato un po’ tutti. Giunta soprattutto grazie alla protesta dei lavoratori, che non hanno ceduto di un millimetro, con l’ausilio dei sindacati. Mentre in molti festeggiano per il passo indietro, c’è chi predica calma. “Adesso abbiamo bisogno di capire cosa comporta la nuova proposta per Carinano, quali ricadute occupazionali avrà, quali le prospettive di lungo termine. P Il 23 giugno, giorno del prossimo incontro, entreremo nel vivo della proposta”. Così Massimiliano Guglielmi, segretario della Fiom di Caserta, commenta la marcia indietro della Whirpool sulla chiusura dello stabilimento campano. "L’abbiamo detto sin da primo minuto ha osservato il sindacalista ai microfoni di RadioArticolo1 parlando dell’impianto di Caserta -, questo è uno stabilimento che ha tante opportunità di andare avanti, a partire dalla professionalità degli operai e dalle possibilità infrastrutturali e di collegamento con il Mediterraneo e col resto d’Europa. Sono punti di forza che l’azienda ha certamente valutato, poi le lotte dei lavoratori sono state il punto fondamentale per il cambio di passo”. Resta da approfondire il nuovo piano industriale. Non si parla più di licenziamenti unilaterali, c’è l’ipotesi di mobilità e trasferimenti volontari: “Sono tutte scelte che, se condivise, vanno costruite insieme. Oggi però non siamo in grado di dirlo. Comunque qui si respira un’aria di cauto ottimismo. Fino a 24 ore fa la sorte era segnata, adesso dobbiamo capire quali sono le garanzie della nuova soluzione. Da parte nostra c’è la stessa determinazione dei giorni passati”. In queste ore la multinazionale sta pesando di destinare a Carinaro delle la- vorazioni che attualmente sono svolte in altri stabilimenti e in parte anche all’estero. Non solo, si continuerà a cercare nuovi possibili investitori esterni per un altro stabilimento del Casertano, cioè Teverola attualmente chiuso. Prima dell’incontro ministeriale dell’altro ieri, inoltre, i sindacati hanno avuto un incontro con la piemontese Mole, la quale ha confermato l’intenzione di acquisire in continuità il magazzino di None, dove lavorano 45 persone. Un’altra buona notizia. Quanto ai lavoratori pensionabili con ammortizzatori sociali sarebbe prevista l’integrazione al 100% del reddito fino alla collocazione in pensione. Lo stesso per gli incentivi per i lavoratori pensionabili che hanno un periodo di 12 mesi non coperti da ammortizzatori sociali, più la copertura del reddito per l’anno mancante. Gli incentivi per le dimissioni senza possibilità di aggancio alla pensione prevedono invece: per gli operai 40.000 euro e la firma di dimissione entro il 30 giugno, con conseguente uscita entro un anno dalla firma; 30.000 euro con firma tra il 30 giugno 2015 e 30 giugno 2016 (uscita entro un anno dalla firma e 20 mila euro per chi esce dal 1 luglio 2017 al 31 dicembre 2018). Analoghi importi in mensilità sono previsti per gli impiegati. Quanto agli incentivi per dimissioni con utilizzo di ammortizzatori sociali: un operaio, integrazione al 100% più 15mila euro, 10mila se lascia l’anno successivo, 5mila se va via entro il terzo anno. L’ottimismo c’è. Mancano i numeri. 10 Venerdì 19 giugno 2015 DALL’ITALIA NELLA MAXI INCHIESTA DELLA PROCURA DI SAVONA C’È TUTTA LA “SQUADRA” DELL’EX GOVERNATORE Tirreno Power, giunta Burlando verso processo e prescrizione NORME DELL’ACCREDITAMENTO VIOLATE? Contestato al San Raffaele un ingente danno erariale I reati di disastro colposo e abuso d’ufficio sarebbero praticamente estinti è praticamente tutta la vecchia giunta di Claudio Burlando – accusato di disastro colposo ma pure di abuso di ufficio per una serie di presunte pressioni e omissioni – immischiata nella maxi inchiesta della procura di Savona sulla Tirreno Power di Vado Ligure. Tra gli 86 indagati che adesso rischiano il processo, veri e propri eccellenti del centrosinistra. Con l’ex governatore, per gli stessi reati potrebbero finire alla sbarra pure Raffaella Paita e l’ex assessore alla Salute Claudio Montaldo. E ancora, tutti i loro colleghi di giunta oltre che una lunghissima serie di politici, compresi sindaci e assessori delle amministrazioni che si sono succedute a Vado e Quiliano. Un’indagine che era culminata con il sequestro della centrale di Vado Ligure l’11 marzo 2014 per presunte violazioni all’Aia. L’impianto ad oggi è ancora sotto sequestro, con i pm che vogliono far piena luce su quelle 427 morti - definite “anomale” – succedutesi tra il 2000 e il 2007 per malattie cardiovascolari e respiratorie. E su quegli oltre 2.000 ricoveri tra il 2005 e il 2012 dovuti forse alle emissioni della centrale. Non manca praticamente nessuno. Sotto inchiesta ovviamente dirigenti di Tirreno Power, ma pure quei funzionari che hanno fatto parte dei vari Cda dal 1999 a “oggi”. E appunto tutta la vecchia guardia targata Burlando. Come i pre- C’ O cedenti assessori Renzo Guccinelli, Marylin Fusco, Giovanni Barbagallo, Angelo Barlangeri, Giovanni Baitano, Gabriele Cascino, Lorena Rambaudi, Sergio Rossetti, Renata Briano (ora europarlamentare) Enrico Vesco, Matteo Rossi e il dirigente del settore ambiente Gabriella Minervini. A livello provinciale l’ex presidente Angelo Vaccarezza e i “suoi” assessori Pietro Santi, Santiago Vacca e Andrea Berruti. Un processo che si appresta ad iniziare, ma che si annuncia praticamente inutile. Con la maggior parte dei reati forse già estinti. L’abuso di ufficio si prescrive, “sulla carta”, in sei anni. Che diventano sette e mezzo per via degli “atti interruttivi” che bloccano il decorrere della prescrizione. Con il “crimine” proba- VIBO VALENTIA Capotreno aggredito e punto con siringhe Arrestati due punkabbestia spagnoli La vittima è in ospedale per accertamenti ncora violenza sui binari. Il capotreno del convoglio Cosenza-Melito Porto Salvo è stato aggredito da due punkabbestia di nazionalità spagnola che viaggiavano con un cane di grossa taglia. L'uomo, dopo averli sorpresi senza biglietto, li ha invitati a scendere alla stazione di ViboPizzo. Prima di lasciare il vagone, i due lo hanno insultato e punto con una siringa. Uno dei due aggressori, per evitare di essere catturato dalle forze dell'ordine, si è messo sui binari bloccando per alcuni minuti la circolazione ferroviaria. Tra i due e i militari dell’arma ci sarebbe stata anche una colluttazione nel corso del quale uno dei spagnoli avrebbe estratto anche un coltello a serramanico di genere vietato. I carabinieri sono riusciti comunque a immobilizzarli e a portarli in caserma arrestan- ltre trenta milioni di euro. È questo l’ammontare del danno patrimoniale alla sanità pubblica ipotizzato dalla Procura della Corte dei Conti lombarda che ha avviato un procedimento di responsabilità erariale nei confronti dell'ospedale San Raffaele. Il tutto si riferisce agli oltre 4.000 interventi chirurgici eseguiti in violazione delle norme di accreditamento riguardanti la regolare costituzione delle equipe chirurgiche, “pur se formalmente certificata, è risultata di fatto non rispondente a quanto previsto dalla legge, stante la presenza di un numero minimo di personale specializzato inferiore a quello contemplato dalle norme, con uso improprio degli specializzandi”, come si legge in una nota diffusa dalla Procura contabile regionale. A LA DECISIONE DEL GIUDICE DI SORVEGLIANZA DEL CARCERE DI OPERA Scarcerato Fabrizio Corona: affidato alla comunità di Don Mazzi Accolta l'istanza presentata dai legali sui “seri problemi psicologici e psichiatirici” dell’ex re dei paparazzi, in carcere da oltre due anni abrizio Corona esce di cella. Il giudice di sorveglianza del carcere di Opera Giovanna De Rosa ha infatti deciso di accordare all’ex re dei paparazzi l’affidamento terapeutico ai servizi sociali nella comunità di Don Mazzi accogliendo l'istanza presentata dai suoi legali, gli avvocati Ivan Chiesa e Antonella Calcaterra, sui “seri problemi psicologici e psichiatirici” del loro assistito. Corona dovrà ora sottoporsi a un programma di recupero, attraverso il quale dovrà superare i problemi di cocaina e inserirsi di nuovo nella società. “Sono felice e giuro che in carcere non ci tornerò più”, sono state le prime parole dette da Corona all'uscita dal penitenziario dove è stato detenuto per due anni e tre mesi (dal marzo 2013). “Ho attraversato la tempesta, ho lottato fino all'ultimo è stata dura ma era necessaria. Ora si riparte. #sipuede” ha scritto su facebook annunciando la sua scarcerazione. Il post, in un'ora, ha raccolto quasi 18.000 likes e 1500 commenti. Non sono ancora stati resi noti il tempo di durata dell'affidamento in prova ai servizi sociali e le mansioni che l'ex paparazzo è F doli con le accuse di lesioni personali aggravate, porto d'arma, resistenza e violenza a pubblico ufficiale e danneggiamento. Si chiamano José Manuel Mendez Combarro, 40 anni, e Luis Garçia, 42 anni: la loro posizione è ora al vaglio della Procura di Vibo Valentia. Il capotreno, dopo avere ripreso il viaggio, una volta giunto alla stazione successiva, a Melito Porto Salvo, si è fatto medicare dai sanitari del 118 che poi l'hanno portato nell'ospedale di Polistena per gli accertamenti del caso. È solo l’ultimo episodio che vede come vittime dipendenti delle ferrovie aggrediti sul B.F. luogto di lavoro. bilmente non più perseguibile. Stessi tempi per il “delitto” di disastro colposo. Per tutti questi motivi la lentissima macchina della giustizia italiana non potrà fare il suo completo corso. Condannando (in via definitiva) o assolvendo gli imputati dalle accuse mosse nei loro confronti. Per l’ex giunta Burlando in arrivo un salvagente rosso. La “santa” prescrizione è già pronta a fare il suo miracolo. Potrebbe esserci anche nessun colpevole per quelle 427 morti che gridano giustizia. Il tutto mentre gli operai della centrale di Vado Ligure sono senza lavoro da oltre un anno. In attesa dell’incontro col Governo previsto per il prossimo 25 giugno. Gli unici a pagare, Marco Zappa i lavoratori onesti. A denunciare le presunte irregolarità era stato proprio un gruppo di specializzandi, inviando in forma anonima una lettera al Corriere della Sera e una alla direzione sanitaria della Regione Lombardia, che ha proceduto alle dovute verifiche, "che in questi casi sono necessarie, perché voglio capire, al di là delle eventuali responsabilità penali, a cui penserà la magistratura ad accertare, se c'è stata violazione delle regole di sistema, delle norme che giustificano certi rimborsi", ha detto ieri il governatore lombardo Roberto Maroni, ricordando altresì che lo stesso San Raffaele aveva replicato smentendo tutto. Nell'indagine risultano coinvolti numerose persone, come conferma la nota della Corte dei Corti lombarda, sia tra il personale sanitario sia tra quello amministrativo. previsto che svolga nella comunità di don Mazzi. Corona era stato arrestato nel gennaio 2013 in Portogallo al termine di una breve latitanza durata in tutto 4 giorni. Da allora è rimasto recluso nel carcere di Opera. Era stato condannato a una pena complessiva di 13 anni e due mesi di carcere per diversi reati tra cui quelli legati alla bancarotta della sua società Fenice e ai ricatti a colpi di foto compromettenti, come l'estorsione aggravata ai danni dell'ex calciatore della Juventus David Trezeguet che gli è costata la condanna a 5 anni la quale, teoricamente, impediva la concessione di benefici penitenziari. Il giudice Di Rosa, sulla base di motivi giuridici e decisioni della Cassazione, lo ha invece ritenuto possibile. Una pena complessiva che, anche se tecnicamente è ineccepibile, è obbiettivamente spropositata per il tipo di reati e il contesto generale nel quale Corona li ha commessi, hanno sempre sostenuto i suoi legali. L’ex re dei paparazzi ha potuto usufruire comunque degli sconti di pena pari a 150 giorni per ogni anno trascorso in carcere, ed è riuscito così ad accedere al recupero in comunità. A favore della scarcerazione di Corona ci sarebbero anche relazioni della Asl e della direzione del carcere. Una decisione immediatamente esecutiva ma non definitiva: sarà valutata nei prossimi mesi da un collegio di giudici dello stesso Tribunale di Sorveglianza che potrebbe decidere di renderla “permanente”, oppure B.F. non confermarla. 11 Venerdì 19 giugno 2015 DALL’ITALIA IL REPORT BANKITALIA DIPINGE IN RECESSIONE QUASI TUTTI GLI AMBITI PRODUTTIVI Sicilia in crisi, aumentano i poveri e gli emigranti Cresce la disoccupazione con altri 13mila posti di lavoro persi. Diminuiscono gli investimenti delle aziende e calano i redditi dei cittadini. Flop dell’export e i cervelli sono in fuga di Barbara Fruch n quadro nero quello che emerge in Sicilia. Economia in recessione, disoccupazione che aumenta e una produzione industriale in crisi. È quanto emerge dalla Banca d'Italia nel suo rapporto sull’Economia dell’isola, presentato nella filiale di Palermo. Come riporta Italpress, anche il 2014 si è rivelato un anno complicato: disoccupazione al 22,2%, altri 13 mila posti di lavoro persi e un tasso d’occupazione al 39% (il più basso d’Italia). Diminuiscono gli investimenti delle aziende e i redditi dei cittadini, mentre calano sensibilmente le esportazioni. Dal 2008 al 2014 la ricchezza prodotta nell'isola è crollata vertiginosamente fino a perdere 15 punti percentuali di Pil, il 2% nel solo 2014: in fumo 12 miliardi di euro. U Crolla l'export (-13,9%), che registra una diminuzione delle vendite di prodotti ottenuti dalla raffinazione del petrolio (-15,2%), e degli altri prodotti siciliani (-11%) all'estero. Si salva solo il turismo, in ripresa sia in termini di arrivi (+8,8%) che di presenze (+6,1%) e l’agroalimentare (+5,3%). “Siamo al settimo anno consecutivo di recessione, c'è un ritardo nell'arrivo della ripresa economica, anche se la crisi sta avendo un'intensità minore” ha spiegato il direttore, Antonio Cinque. Il valore aggiunto nell’industria in senso stretto si è ridotto del 3,8%, è proseguito il trend decrescente degli investimenti, mentre il fatturato, secondo dall'indagine, condotta su un campione di imprese industriali con almeno 20 addetti, il saldo tra la quota di imprese con fatturato in aumento e quelle con fatturato in perdita è risultato negativo per oltre due punti percentuale. I settori che vanno peggio sono le costruzioni (-6,6%, complice la riduzione, pari al 27,5%, dell'importo complessivo dei bandi di gara per opere pubbliche) e in parte il manifatturiero. In calo anche il settore agricolo (-4,3) e i servizi (-1,4). Il questo quadro si inserisce anche la riduzione del credito concesso dalle banche alle famiglie (-1,6%) e alle imprese (-2,3%) riflettendo in particolare una scarsa propensione agli investimenti. Ma continua a essere il lavoro che non c'è il più grosso problema della Sicilia: seppur con ritmi meno galoppanti, diminuisce ancora nel 2014 il numero degli occupati (1%), per un totale di 13 posti persi. Calano i redditi e diminuisce drasticamente la capacità di spesa stima Bankitalia citando l'indagine Eu-Silc. Le persone che nel 2013 potevano essere definite povere o socialmente escluse secondo la definizione adottata nell'ambito della Strategia Europa 2020 erano pari al 55,3% della popolazione, +7,7% rispetto all’indagine del 2008. Accentuati invece i flussi migratori verso le regioni del centronord e verso l'estero tra i siciliani più istruiti e quelli tra i 25 e i 34 anni. Insomma cervelli in fuga e siciliani sempre più poveri in una regione ormai alla deriva. MILANO SAVONA Malore in gita: Domenico Maurantonio muore un bambino era da solo quando è caduto T S arebbe stato da solo quando è precipitato dalla finestra. È l’ipotesi di inquirenti e investigatori che indagano sulla morte di Domenico Maurantonio, lo studente padovano deceduto a Milano lo scorso 10 maggio dopo essere volato dal quinto piano dell'hotel dove era in gita con la classe. Allo stato attuale delle indagini sarebbe dunque esclusa la presenza di altre persone al momento della tragedia. A questa conclusione si sarebbe giunti grazie agli elementi raccolti finora, tra cui intercettazioni, compresi i messaggi WhatsApp dei compagni di classe, e verbali di testimonianze. Nessun ospite dell'albergo, tra l'altro, ha sentito urla o confusione in quel corridoio dell'hotel nelle prime ore del mattino. Le indagini, comunque, proseguono. Devono essere ancora terminati gli accertamenti sul Dna trovato sotto le unghie, mentre non sarebbero state trovate tracce di materiale bio- logico sul livido riscontrato su un braccio dello studente, ciò escluderebbe che gli sia stato fatto da qualcuno nel tentativo di trattenere il braccio. Si tratta, comunque, secondo le analisi, di un'ecchimosi importante, ma che nessuno avrebbe notato nelle ore precedenti. D’altra parte in base alle tante testimonianze raccolte, tra cui quelle dei genitori, non sarebbero emersi motivi di una volontà suicida e gli inquirenti continuano a indagare su qualche anomalo comportamento da parte del giovane, che aveva bevuto alcolici, nel corso della nottata. E intanto mercoledì nell'atrio della succursale del liceo Ippolito Nievo a ricordare Domenico, ammesso alla maturità, c'era un banco con B.F. dei fiori e una sua fotografia. ragedia a Celle Ligure, in provincia di Savona. Un bambino di 8 anni , residente a Legnano, in provincia di Milano, è morto stroncato da un malore durante una gita con la parrocchia della sua comunità per le località della Riviera ligure. Il bambino, che era accompagnato dalla mamma, si è sentito male ieri mattina, intorno alle 10, proprio nei pressi di Celle Ligure, durante una sosta dell'autobus. L’allarme è stato dato dalle suore che guidavano la comitiva mentre gli altri bambini sono stati allontanati e portati verso la spiaggia. Immediatamente sono intervenuti i sanitari della Croce Rossa che hanno trovato il piccolo in arresto cardiaco. Per lui purtroppo non c'è stato nulla da fare. I sanitari hanno subito iniziato le manovre di rianimazione e chiamato l'automedica. Il bambino è stato intubato e portato in codice rosso all'ospedale San Paolo di Savona dove i medici ne hanno constato il decesso. Probabile che venga disposta l'autopsia. Da capire se il piccolo potesse avere delle malformazioni di cui la famiglia non era ancora a conoscenza. Una tragedia improvvisa che, ancora una vota, colpisce una piccola vittima. Il dramma di una morte prematura durante un momento di svago e di divertimento che lascia sconcertati. NUORO SVOLTA NELL’INCHIESTA SULL’OMICIDIO DI GIANLUCA MONNI Delitto di Orune: due indagati Sotto accusa un minorenne di Nule e suo cugino. Avrebbero litigato con la vittima dopo aver importunato la sua ragazza quaranta giorni dall’omicidio arriva la svolta nelle indagini. Ci sono due giovani indagati per il delitto di Gianluca Monni, lo studente di 19 anni freddato a fucilate la mattina dell’8 maggio mentre era in attesa del bus per andare a scuola a Orune, in provincia di Nuoro. Si tratta di un 17enne di Nule e di un suo cugino 24enne che vive in un’abitazione rurale nelle campagne di Ozieri. Le case di due dei sospettati sono state perquisite su dispo- A sizione dei magistrati delle Procure di Nuoro e dei Minori di Sassari, essendo uno minorenne. Durante l'operazione gli investigatori hanno sequestrato i computer e altro materiale informatico. Che la svolta fosse imminente lo si era intuito qualche giorno fa quando i militari dell’arma avevano controllato alcune case di proprietà dei familiari degli indagati, nella zona di Pattada. D’altronde da tempo le indagini avevano portato su una pista investigativa che conduceva a Nule e i sospetti si erano fin dall’inizio concentrati sui due giovani. Entrambi erano stati interrogati fin dalle immediatamente successive all’omicidio del giovane studente orunese ma i loro alibi, che fino ad oggi sembravano aver retto, pare siano crollati. All’origine dell’omicidio potrebbe esserci una lite avvenuta tra la vittima e gli indagati che mesi fa erano ad Orune per una festa in una sala da ballo. In quell’occasione importunarono alcune ragazze, tra le quali la fidanzata di Gianluca Monni. Il 19enne prese le difese di quest'ultima insieme ad altri giovani orunesi ma ad un certo punto sembra sia stata tirata fuori una pistola, puntata alla sua tempia. I nulesi furono disarmati e costretti ad una precipitosa fuga dagli ex amici di Orune, che non avevano gradito lo sgarbo. Questo il possibile movente. Non c'è traccia, ancora, dell'arma utilizzata per uccidere ma intanto i due giovani sono stati ufficialmente iscritti nel registro degli indagati per l'omicidio. Resta ancora un giallo invece la sorte di Stefano Masala, il giovane sparito la sera prima del delitto la cui scomparsa sarebbe legata alla spietata esecuzione di Gianluca Monni. L’omicidio del 19enne, che frequentava l’ultimo anno presso l’Istituto professionale Alessandro Volta, aveva scosso profondamente la comunità, non solo per l’efferatezza del delitto, ma anche perché Gianluca era uno studente modello e un bravo ragazzo, lontano dagli ambienti della criminalità e dalle faide storicamente presenti in questa B.F. parte della Sardegna. 12 Venerdì 19 giugno 2015 SOCIETA’ CALCIOMERCATO, ECCO I PRIMI BOTTI. DOPPIO COLPO DEI GIALLOROSSI, AL GENOA 15 MILIONI DI EURO Roma scatenata, è fatta per Bertolacci e Iago Falque Attesa la fumata bianca per Kondogbia al Milan, l’Inter si “consola” con Imbula. Il Napoli cala il tris - Lazio e Sampdoria (che ha preso Cassano) ammesse a Champions ed Europa League di Federico Colosimo n’altra lunga, intensa giornata di trattative (terminata a notte fonda), sé conclusa. Sarà così fino al 31 agosto 2015, negoziazioni sfrenate e serrate per portare a casa i migliori fuoriclasse del panorama mondiale. Dopo anni di colpi low cost, i club italiani si apprestano a tornare alla ribalta. Milan, Inter, Roma e Napoli scatenate sul mercato. Juve guardinga, Lazio sorniona. Roma – Il direttore sportivo dei giallorossi con una mossa a sorpresa ha definito col Genoa il riscatto di Bertolacci anticipando le mosse del Milan, da tempo sulle tracce del giocatore della Nazionale. Ma non solo. Col Grifone Sabatini ha chiuso anche un altro colpo: Iago Falque, autentica rivelazione dell’ultima stagione corteggiato dai migliori club d’Europa, che prenderà il posto di Gervinho. Nelle casse di Preziosi, che un tempo faceva affari con il presidente dei biancocelesti Lotito, ben 15 milioni di euro da reinvestire sul mercato. Ma siamo solo all’inizio. Perché entro il fine settimana Pallotta potrebbe annunciare il grande acquisto promesso e più volte menzionato, con l’obiettivo di rinforzare un reparto offensivo poco prolifico in questa annata. Oltre a Dzeko, l’identikit ricercato dai dirigenti capitolini, corrisponde al nome di Bacca, attaccante colombiano in forza al Siviglia e impegnato ora in Copa America con la propria nazionale. Ma per quest’ultimo la società andalusa pretende il pagamento dell’intera clausola rescissoria del suo bomber, pari a 25 milioni di euro. Per questo motivo l’ariete del Manchester City sembra in vantaggio. La trattativa è avviata e potrebbe concludersi presto. La Roma del futuro prende forma, nuovi innesti di qualità per lo scacchiere di Garcia. U Milan - Il blitz a Montecarlo di Galliani per sferrare l’assalto decisivo a Kondogbia ha portato i suoi frutti. La trattativa tra i rossoneri e il Monaco procede spedita, ma ci sono ancora alcuni scogli da superare. La prima offerta di 25 milioni cash recapitata al club del Principato è stata respinta. E così il ds del Milan ha rilanciato fino a 28 ed ha fatto tentennare la dirigenza della compagine biancorossa. Potrebbe arrivare già questa mattina la fumata bianca decisiva, con il Diavolo che si appresta a bruciare la concorrenza di Inter e Barcellona. Ma dovrà convincere prima pure il giocatore. Che chiede un ingaggio monstre da 4 milioni a stagione, per arrivare a 3,5. Inter – Nerazzurri sullo sfondo, che continuano a seguire con attenzione l’evolversi delle negoziazioni tra il Milan e il Monaco. E’ sempre derby. Una stracittadina che si gioca su un campo neutro, quella del Parco dei Principi. Con Thohir pronto a virare sul Vèlodrome per portare in porto (quello di Marsiglia) l’operazione Imbula, ormai vicinissimo. Questione di cash, chi offrirà di più la spunterà. Ma l’Inter ha già pronto il sostituto. Il ds Ausilio è in Francia e non tornerà certo a mani vuote. Intanto Mancini può contare sul primo rinforzo, è fatta per Miranda dell’Atletico Madrid. Che con Murillo (che ha segnato il gol che ha permesso alla Colombia di annientare il Brasile in Copa America) si appresta a formare una delle coppie centrali più interessanti della prossima Serie A. Non è tutto. Perché l’Inter si appresta a sferrare l’attacco decisivo a Salah. L’egiziano, in prestito alla Fiorentina via Chelsea, vuole cambiare aria. Ma c’è da battere la concorrenza di un club. Non uno qualunque. Il Milan, sempre il Milan. Napoli – De Laurentiis pronto a calare il tris. Dall’Empoli arriva Valdifiori, il primo rinforzo chiesto da Sarri. E con lui sono pronti a seguirlo pure Hysai e Saponara, su cui c’è il forte interesse della Vecchia Signora. Juve – Bianconeri vicinissimi a Mandzukic, Marotta alla stretta finale con l’Atletico. Dopodiché gli sforzi della dirigenza si concentreranno tutti su Oscar, il sogno di Massimiliano Allegri costretto a rinunciare a Tevez, ormai neo acquisto del Boca Juniors. E dalla Spagna continuano a rincorrersi le voci. Sarà Pogba il primo “gioiello” per la stagione 2016-2017 del Barcellona, sul piatto 85 milioni di euro. Lazio – E’ ufficiale, la Lazio potrà disputare regolarmente il preliminare di Champions. Anche la Sampdoria (che ha raggiunto un accordo di massima con Cassano per un clamoroso ritorno del barese) avrà il diritto di partecipare all’Europa League. L’Uefa ha sciolto le riserve, i tifosi possono tirare un sospiro di sollievo. Biancocelesti alle prese con cessioni e rinnovi. Mentre Marchetti è pronto a prolungare il suo rapporto con il club, con Radu è rottura. Konko verso la rescissione mentre Cana sogna l’Olympique Marsiglia. Sarà un week-end decisivo per il futuro di Biglia, a villa San Sebastiano andrà in scena un vertice tra l’agente del calciatore e Lotito. L’argentino è corteggiato da Real Madrid, Manchester United e Psg. Capitolo acquisti. Tare continua a lavorare sotto traccia per rinforzare la squadra. Suggestiva la pista che porta a Pato, col brasiliano che non convince per via delle incerte condizioni fisiche. E’ sempre calciomercato. Sarà un’estate lunghissima, condita da veri e propri fuochi d’artificio. L’Italia torna a fare la voce grossa. IL PERCHÉ DEL SUCCESSO DELLA SERIE AMERICANA (FINZIONE, MA CREDIBILE) CON KEVIN SPACEY E ROBIN WRIGHT House of Cards? Meglio dei nostri talk show di Alessandro Nardone I nutile girarci intorno, la politica, questa politica - come affermò un caustico Rino Formica - «è sangue e merda»; se ti adegui fai parte del gioco, altrimenti sei fuori, out, finito o sereno, per dirla con Matteuccio nostro. Chi avesse (ancora) bisogno di conferme in tal senso - fermo restando che si tratta pur sempre di fiction e che in quanto tale non dovrà cadere nell’errore di prenderla alla lettera ma, piuttosto, godersela letteralmente - potrà tranquillamente sostituire per qualche tempo i vieppiù pallosissimi talk show italiani con la celebre serie televisiva americana House of Cards, imperniata sulla scalata al potere di Frank Underwood, callido capogruppo Dem al Congresso che, unitamente alla moglie Claire, ordisce un piano di scalata al potere che lo erge ad archetipo del machiavellismo 2.0. Gli ingredienti ci sono tutti, e sono di qualità eccelsa, a cominciare dagli interpreti dei due protagonisti, Kevin Spacey e Robin Wright che, puntata dopo puntata, dimostrano di essere tremendamente a loro agio nel muoversi tra gli intricatissimi giochi di potere architettati da Michael Dobbs, autore del romanzo a cui la serie s’ispira, e sapientemente riadattati da Beau Willimon. L’epicentro della storia è certamente costituito dal torbido rapporto tra Frank e Claire, che non si accontentano di essere soltanto marito e moglie, nossignore ma – dal loro punto di vista, sia ben chiaro - ne allargano gli orizzonti fino ad assurgere al rango di soci, il cui obiettivo è sostenersi l’un l’altra affinché possano accumulare non soldi, ma potere. Proprio così, il perché lo spiega lo stesso Frank in uno dei suoi efficacissimi pensieri a voce alta con cui si rivolge direttamente al pubblico: «i soldi sono come ville di lusso che iniziano a cadere a pezzi dopo pochi anni; il potere è la solida costruzione in pietra che dura per secoli. Non riesco a rispettare chi non vede questa differenza». Il fattore scatenante è la mancata nomina di Frank a Segretario di Stato, carica che gli era stata promessa dal neoeletto Presidente Garrett Walker che, da quell’istante in poi, verrà condizionato in ogni suo singolo passo proprio da Underwood che, assai astutamente, non solo non mostrerà di serbargli rancore, ma saprà capitalizzare la sua scaltrezza nel gestire i suoi al Campidoglio in modo da apparire come una pedina fondamentale agli occhi del Presidente, a tal punto da indurlo a un cambio in corsa per nominarlo suo Vice. Non esistono ostacoli che non possano essere evitati quando non eliminati, sulla strada che porta al potere, almeno non per Frank, che considera tutti, dal Presidente all’ultimo dei collaboratori del suo staff, alla stregua di pedine da muovere in funzione del suo interesse. Lui soggioga, manipola, mischia le carte, tiene il piede in quattro scarpe diverse, minaccia, compra e financo uccide, per guadagnarsi l’ingresso nei libri di di storia non da comprimario, ma da protagonista assoluto. Va da se che Dobbs, Willimon e gli altri autori di una storia siffatta abbiano attinto a piene mani da quella vera, dando vita a una fiction che funziona perché confonde, e confondendo spinge chi la guarda ad arrovellarsi, nel tentativo di prevedere quale sarà la prossima mossa. Certo, come dicevamo all’inizio si tratta di finzione, ma questo non significa che non possa essere credibile, anche perché, se non lo fosse, non terrebbe milioni di persone incollate alla tivvù a guardarla, un po’ come si guarda l’orizzonte per capire quale sia il punto esatto che segna il confine tra cielo e mare.