La Grexit è un gioco da ragazzi(ni)

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La Grexit è un gioco da ragazzi(ni)
Anno IV - Numero 144 - Venerdì 19 giugno 2015
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Politica
Attualità
Calcio
De Luca insediato
ma resta in bilico
La nuova enciclica
fa già discutere
Grandi scatenate
in cerca di big
a pag. 2
Colosimo a pag. 12
Traboni a pag. 4
MARINO RICICLA GLI ANNUNCI PIÙ CHE LA MONDEZZA, E DA DUE ANNI RACCONTA LE STESSE BUBBOLE
di Francesco Storace
ravatta rosso D’Alema, giacca blu
scura, il sindaco Marino, ieri, ha
nuovamente indossato i panni dell’imbonitore di bubbole a uso e
consumo mediatico. Ama, il tema,
l’azienda municipalizzata della raccolta dei
rifiuti. Roma fa letteralmente schifo: mai,
nemmeno nei momenti peggiori, era stata
così sudicia. Se ne sono accorti anche dalle
parti di Palazzo Chigi. E Marino, pur di
dare l’impressione di fare qualcosa, fa ammuina. Circondato dai fedelissimi, si lancia
nell’ennesima presa in giro dei romani.
“Abbiamo chiuso Malagrotta”, dice. E aggiunge di considerare questa chiusura come
quella di un tassello fondamentale nella
lotta al malaffare.
Il ritornello su Malagrotta - un po’ come
quello sui Fori Imperiali pedonalizzati riciccia fuori ogni qual volta il sindaco si
trova con l’acqua alla gola. Due anni fa,
ben due anni fa, la discarica era stata
chiusa. Chiusa e basta, senza un “piano B”
che oggi va tanto di moda. E, infatti, Ama e quindi i romani - si trovano a dover pagare, caro e salato, per portare i rifiuti
fuori città.
Però, perché c’è un però, ora di discarica
bisogna aprirne una nuova. Anche questo
non è che sia proprio un tema nuovissimo.
Ieri Marino: “Certamente servirà una discarica di servizio”. Il 22 luglio 2014,
Marino (Estella) dichiarava al Messaggero:
“Serve impianto di servizio, valutiamo anche siti fuori Roma”. E il 29 luglio 2013,
Marino (Ignazio): “Nei prossimi giorni ci
sarà la scelta definitiva del sito” per la discarica grazie alla quale sarà possibile
chiudere Malagrotta. Ora, sono passati,
appunto, due anni due da quando Marino
è sindaco di Roma e Malagrotta è stata
chiusa. E ciclicamente ci viene annunciato
che sta per essere trovato il sito della discarica di servizio. Ma siamo ancora là.
Non bastasse questa prova plastica di
presa in giro rituale dei romani, Marino e
i suoi danno sfoggio di miopia e scarsa
lucidità. Dicono: “Dal 2011 sono stati spesi
48 milioni per il noleggio di 28mila cassonetti, una cifra con la quale sarebbe
stato possibile acquistare ben 67mila con-
C
RIFIUTATO
La conferenza stampa su Ama dimostra una sola cosa:
il sindaco non sa governare, quindi vada a casa
tenitori stradali, permettendone la sostituzione in tutta la città. Nell’ottica del
contenimento dei costi attraverso bandi
di gara trasparenti, entro l’estate, sarà
pubblicata la gara per il rinnovo dei cassonetti. In questo modo, sarà possibile
avviare il posizionamento dei nuovi contenitori già a inizio 2016 con l’obiettivo
di rinnovare tutto il parco cassonetti entro
la fine del prossimo anno”.
Ora, qualche annotazione: il noleggio dei
cassonetti prevedeva anche la sostituzione
di quelli che si rompevano, non la sola
fornitura. Secondo: una gara da 48 milioni
di euro è una gara europea, con i tempi di
una gara europea, cioè non meno di 8-10
mesi prima dell’aggiudicazione, al netto
dei ricorsi. Quindi: fra due anni, dopo la
gara europea (altro che uno) ammesso
che i cassonetti siano stati sostituiti in tutta
la città - Ama impiegò due anni per posizionare i 28mila noleggiati, figuriamoci
per metterne 67mila! - ci ritroveremo con
48 milioni di euro spesi per comprare cassonetti che, di lì a breve, saranno rotti
senza possibilità di essere sostituiti se non
ricomprandoli. Un grande affare.
Renzi l’ha detto chiaro:“Se non sai governare,
Ignazio, a casa”. Direi che è ora di fare le
valigie. Perché è stato rifiutato.
FUMATA NERA ALL’EUROGRUPPO. LAGARDE: “IL DIALOGO SIA TRA ADULTI”
VENTIMIGLIA, È ANCORA CAOS
La Grexit è un gioco da ragazzi(ni)
Ultima spiaggia
per l’Europa
a pag. 3
BOOM DISOCCUPATI IN SICILIA
Metodo Crocetta
Fruch a pag. 11
stata una giornata, come volevasi dimostrare, assolutamente infruttuosa. Ma anche
eloquente, sotto molti altri punti
di vista, con una serie di “spifferi”
che hanno attraversato il vecchio
continente e scompaginato le carte
sulle sue piazze affari. Al centro
del contendere, come sempre, la
Grecia e il suo debito, il governo
di Atene e la sua strategia per arrivare all’obiettivo principale: la liquidità senza la quale tra pochi
giorni la macchina organizzativa
statale è destinata ad andare in panne.
Che dall’Eurogruppo in programma ieri
potessero arrivare buone nuove era dunque
fuori dalla realtà, e così puntualmente è
stato. E ciò nonostante il ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis abbia presentato un nuovo piano di riforme, o
meglio un aggiornamento di quello prece-
È
dente, visto che si trattava (dicono i bene
informati) di appena cinque pagine dattiloscritte. Il presidente dell’Eurogruppo Jerome Dijsselbloem ha comunque mostrato
ben pochi segnali distensivi quando il “no
deal” (nessun accordo) è volato in cielo
con l’ennesima fumata nera. “È impensabile
che la Grecia possa avere gli aiuti entro il
30 giugno” allo stato delle cose, ha
detto, aggiungendo che “se non è
possibile mantenere la Grecia in eurozona, noi siamo pronti a qualunque
eventualità”. Una frase che invece è
stata dedicata agli “spifferi” è stata
quella sulla fila ai bancomat dei
greci: al riguardo della quale ha aggiunto che “se i greci stanno prelevando soldi dalle banche, significa
che sono molto preoccupati su ciò
che porterà il futuro”.
Il che sembra rafforzare l’immagine
di una Grexit imminente: ma potrebbe
essere soltanto una parte di quella guerra
psicologica in atto. Per il Fondo Monetario
Internazionale, è stata invece Christine Lagarde a parlare con un’altra espressione
alquanto singolare: “la priorità adesso è
riprendere il dialogo, ma deve essere un
dialogo tra adulti”. Chissà chi sarebbero i
Robert Vignola
ragazzini…
2
Venerdì 19 giugno 2015
ATTUALITA’
IL PRESIDENTE DELLA REGIONE CAMPANIA INSEDIATO IERI, MA LUI NEPPURE SI È PRESENTATO
Salvate il compagno De Luca. Firmato: Renzi
Saltato anche il tradizionale passaggio di consegne con Stefano Caldoro
incenzo De Luca è stato proclamato governatore della
Regione Campania, secondo
prassi. Ma l'ex sindaco di Salerno ha dato nuova linfa alle
polemiche – ostentando quella sicumera
che evidentemente gli deriva da chissà
quali garanzie dall’alto – e non si è neppure presentato nella sala Arengario
del tribunale di Napoli dove era prevista
la cerimonia. Per cui Antonio Buonaiuto,
presidente della Corte di Appello, non
ha potuto far altro che proclamarlo presidente della Regione Campania ‘contumace’. La proclamazione degli eletti
in Consiglio regionale, invece, è prevista
per martedì prossimo.
Ma torniamo a De Luca: la nuova, repentina mossa dell’ex sindaco di Salerno
ha in effetti sorpreso non poco, viste le
polemiche sulla legge Severino, in cui è
incappato, e la possibilità di una sospensione immediata. Una richiesta già
avanzata anche dal punto di vista legale,
dal centrodestra. Ma anche il resto dell’opposizione è scatenato contro De Luca
e ieri erano presenti gli eletti di Sel e
Movimento 5 Stelle che hanno chiesto
di mettere una nota a verbale in cui si
chiede la sospensione del neogovernatore per effetto della Legge Severino.
Un'ipotesi respinta da Paolo Persico del
Pd secondo il quale “la proclamazione
di De Luca si perfezionerà soltanto quando si insedierà il Consiglio regionale”.
Ma dicevamo dell’azione già avviata da
Forza Italia Fratelli d’Italia, Popolari per
l’Italia e le liste Caldoro presidente e
Terra dei fuochi che, tramite un legale,
V
DOPO LA RICHIESTA DI ARRESTO
Azzollini (Ncd) sentito dalla
giunta delle immunità
l senatore Antonio Azzollini,
del Nuovo centrodestra, è
stato sentito dalla giunta delle
Immunità di Palazzo Madama,
dopo che a suo carico è stata
avanzata una richiesta d’arresto
dai pm di Trani nell'ambito dell'inchiesta sul crac della Divina
Provvidenza.
"Ho fatto la mia dichiarazione e
sono assolutamente sereno", ha
detto il senatore al termine della
seduta, preannunciando il ricorso
al Tribunale del Riesame.
Attorno al caso, intanto, monta
la polemica politica: "A Trani ci
vuole un'ispezione del ministero
della Giustizia. Chiedo ad Orlando
di mandare gli ispettori per verificare il comportamento di questi
magistrati", ha detto il senatore
Psi Enrico Buemi. Per Lucio malan, di Forza Italia, "È tale l'insensatezza in alcuni passaggi di
questa ordinanza che se non vogliamo parlare di fumus persecutionis, non si può che parlare
di insensatezza. Tra i motivi per
cui è stato richiesto l'arresto uno
non è previsto dal codice e l'altro
è che Azzollini, se non venisse
I
già l’altro ieri hanno presentato una diffida per la immediata applicazione della
legge Severino.
Ieri dal vertice nazionale di Forza Italia
è arrivato un altro aut-aut:“Ci rivolgiamo
a Renzi, emetta un decreto ad horas di
sospensione per 18 mesi altrimenti sarà
denunciato, non serviva la proclamazione
per far scattare la sospensione ma visto
che si è voluta la proclamazione che almeno, ora, faccia scattare immediatamente la sospensione. Renzi game over”,
ha detto renato Brunetta.
“Non ci fermeremo alla denuncia mediatica, la colpa di tutto questo non è di
De Luca, sia chiaro, ma è del Pd e di
Renzi. Se siamo qui lo dobbiamo alla
scellerata azione del Pd e di Renzi”,
hanno aggiunto i vertici del centrodestra
campano
Di fatto, comunque, ieri è saltato anche
il rituale passaggio di consegne, come
ha fatto sapere il presidente uscente
Stefano Caldoro, con un tweet, non avendo avuto notizie dal suo successore:
“Proclamazione avvenuta. Avviate le procedure per il passaggio di consegne.
Nessuna risposta. Come da prassi lascio
il Palazzo”.
E Matteo Renzi? Pe ora tace, ma tutto lascia ritenere che sia pronto un decreto
ad hoc per salvare il compagno De Luca.
In barba alla Severino, intesa come
legge.
arrestato, potrebbe continuare
ad esercitare la sua avanzare la
sua influenza dell'ente religioso.
Dimenticando però che la casa
di cura in questione è da tempo
amministrata da una persona
scelta dal Tribunale. Quindi, davvero non capisco cosa potrebbe
fare Azzollini". Per il senatore di
Ap Carlo Giovanardi "Azzollini ha
demolito le indagini e se volete
la mia opinione siamo all'arrosto
più che al fumus persecutionis".
Fumus che invece non c’è per
Felice Casson, del Pd: "Per me
l'ordinanza è fatta bene, è lineare
e corretta. Tentennamenti? Da
parte mia assolutamente no, nel
Pd non so".
LA CGIL ATTACCA DI NUOVO IL MINISTERO DEL LAVORO SUL JOBS ACT : “ROBA DA GRANDE FRATELLO”
Controlli a distanza, botta e risposta governo-Camusso
L’esecutivo ribatte: “La norma non viola la privacy”. Ma lo scontro rischia di finire in Tribunale
on accenna a placarsi la
polemica sulla discussa
norma a distanza decisa
nel decreto attuativo del Jobs
Act. Quello relativo alla semplificazione che ha eliminato
l’accordo sindacale per accedere ai controlli su computer,
cellulari e tablet dei lavoratori.
Botta e risposta tra Governo e
il leader della Cgil che punta il
N
dito contro il ministero del Lavoro. Che non le manda a dire
e anzi, risponde puntualmente
con una nota piccata volta a
placare gli animi, incandescenti.
L’attacco della Camusso è diretto, frontale: “Trattasi di spionaggio contro i lavoratori”, roba
da “grande fratello”. Ma il dicastero guidato da Poletti respinge le accuse e spiega che
CONSERVATORI E RIFORMISTI VERSO I NUOVI GRUPPI. ASPETTANDO LE MOSSE DI VERDINI
Fitto prova a chiudere
per Camera ed Europarlamento
opo gli annunci delle scorse settimane,
adesso ci siamo: ai primi di luglio
Raffale Fitto lancerà il gruppo autonomo
anche alla Camera e al Parlamento europeo e
presenterà linee guida e simbolo del 'nuovo
contenitore politico' dei 'Conservatori e riformisti'. Qualcuno – come riferisce l’agenzia
Adn Kronos - assicura che ci sia già una data
cerchiata di rosso, quella del 2 luglio, anche
se probabilmente è ancora troppo presto per
avere qualche riscontro più preciso, a cominciare dalla scelta della location. Martedì scorso
l'ex ministro pugliese ha riunito i suoi parlamentari per definire la strategia. Ancora una
volta, però, erano assenti i deputati Saverio
D
Romano e Giuseppe Galati, che appaiono
sempre critici sui contenuti e la prospettiva
del progetto lanciato dall'eurodeputato.
Il leader dei Ricostruttori è pronto ad andare
avanti per la sua strada, convinto che anche
chi ora manifesta dei dubbi si convincerà
della bontà della sua proposta. E si è preso
circa quindici giorni di tempo per organizzare
al meglio per l'inizio del prossimo mese una
sorta di d-day, ulteriore passo di quella fase
costituente che culminerà con una prima Assemblea nazionale, dove verranno scelti gli
organismi direttivi e indicate le regole del
neo movimento di stampo liberal-conservatore,
sul modello dei Tories di David Cameron,
che avrà tra i cavalli di battaglia il fisco.
Alla Camera i fittiani stanno ora lavorando a
ritmo serrato per trovare la quadra e arrivare
così a quota 20, corteggiando soprattutto i
delusi nell'area moderata di Forza Italia e
Area popolare, pescando anche tra gli eletti
all'estero. Senza contare il bacino del Gruppo
Misto, una sorta di zona grigia, dove tanti
parlamentari attendono solo segnali per fare
il 'salto'. Il simbolo invece è ancora è da inventare: alcuni bozzetti – riferisce ancora
l’Adn Kronos sono stati esaminati, non è
facile trovare la grafica con l'appeal giusto
che accontenti tutti e faccia colpo sull'elettorato.
Mentre lo scouting dei 'Conservatori' continua,
si attendono anche le mosse di Denis Verdini,
che la prossima settimana potrebbe partire
con un suo gruppo al Senato, in caso di
rottura definitiva con Silvio Berlusconi, dopo
l'incontro interlocutorio dell’altro ieri sera a
palazzo Grazioli.
qualora il “dipendente” non
fosse adeguatamente informato
dell’esistenza e delle modalità
d’uso delle apparecchiature di
controllo a distanza e delle modalità di effettuazione di quest’ultimi, “i dati raccolti non sarebbero utilizzabili a nessun
fine, nemmeno disciplinare”.
La nuova norma, spiega ancora
il ministero, non “liberalizza”
le “ispezioni”, ma si limita “a
fare chiarezza ed è in linea
con le indicazioni del Garante
della privacy”. Ma i sindacati
non ci stanno e chiedono un
incontro, con tanto di convocazione, per chiarire gli aspetti
poco chiari del “dispositivo”.
Con la Camusso che rincara
la dose, perché “è evidente
che per tante ragioni ci sia un
abuso rispetto alle norme di
diritto che esistono sulla privacy delle persone”. Il tutto
mentre il dicastero precisava
altresì il fatto che il decreto
adegua le leggi dello statuto
dei lavoratori del 1970 “alle
innovazioni tecnologiche nel
frattempo intervenute”.
Il rischio è che la questione
possa finire in tribunale. Con
il segretario generale della
Cgil che ha promesso di intervenire prima guardando all’iter parlamentare nelle com-
missioni competenti di Camera
e Senato (Lavoro e Bilancio),
poi alle Autorità e nel caso attraverso eventuali ricorsi giudiziari. Per via di una scelta,
da parte del governo, “incomprensibile”.
Marcello Calvo
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Venerdì 19 giugno 2015
ATTUALITA’
CONTINUA IL BLOCCO FRANCESE: E LA TENSIONE TORNA AD ALZARSI. E IL PD? FA LA COLLETTA
L’Ue naufraga a Ventimiglia
C’è il sospetto che da oltre frontiera arrivino anche stranieri che non sono passati dall’Italia: polizia
e gendarmerie cominciano a “rimpallarsi” gli immigrati. Intanto in città bivaccano ormai 600 persone
A CASERTA DURANTE UNA PROTESTA
Richiedenti asilo aggrediscono
automobilisti e forze dell’ordine
li immigrati protestano, bloccano il traffico e con gli automobilisti sono botte da orbi. È
quanto si è verificato ieri in Campania,
con un bilancio di quattro feriti, tra
cui un carabiniere e un agente di polizia, e quattro “richiedenti asilo” arrestati. Teatro dei disordini Pontelatone,
centro della provincia di Caserta, che
ormai da un anno ospita in agriturismo
numerosi immigrati. Buona parte di
essi ieri è scesa in strada e ha bloccato
G
di Robert Vignola
ome non si stia arrivando
ad un caso diplomatico tra
Francia e Italia è un mistero.
Perché ieri a Ventimiglia
un insolito sospetto ha cominciato a circolare, tra i volontari e
persino (fonte: la Repubblica) tra
gli agenti di polizia. Perché se la
frontiera è impermeabile in direzione
Francia, per colmo, ha cominciato
ad essere un fiume in direzione contraria. Da Mentone arrivano immi-
C
grati, persone che Parigi “rimanda”
indietro. E il dubbio è appunto che
non si tratti di persone giunte dall’Italia nei giorni scorsi, ma di persone sbarcate non si sa quando e
soprattutto da dove. Anche per questo, ieri, si è avuta una prima prova
di frizione tra le forze dell’ordine
dei due paesi: in base all’accordo
di Chambery (un collaterale del
tanto discusso trattato di Dublino)
la Gerndarmerie aveva richiesto la
riammissione sul territorio italiano
di circa 70 migranti: la polizia italiana
ha dato il placet per la metà di essi.
Gli altri non li riconosce come “suoi”.
In Francia comunque continua il rigiro monitoraggio delle stazioni ferroviarie di Nizza e Cannes: sono i
primi scali per chi proviene dall’Italia
e qui si tocca con mano la presenza
delle forze schierate da Police Nationale e Gendarmerie.
Il risultato è comunque sconcertante
per l’Italia: il numero di stranieri
cresce, sulle scogliere come nella
tendopoli allestita in fretta e furia in
stazione. Secondo quanto riferito
dalla Croce Rossa a Ventimiglia sarebbero ormai più di 600, di cui
circa 450 alla stazione ferroviaria e
gli altri nella zona di Ponte San Ludovico, nei pressi del confine, sulle
scogliere. Nel frattempo è iniziato
lo spostamento degli immigrati che
si trovavano nei locali attigui all’atrio
della stazione, ai locali ad Est dello
scalo ferroviario, sistemati nelle ultime ore. Un continuo travaso alla
ricerca di una soluzione ottimale
che, questo è sotto gli occhi di tutti,
non c’è.
il traffico su una provinciale. Motivo:
la lentezza della burocrazia italiana
nel fornirgli i documenti e i ritardi nel
pagamento dei soldi dovuti agli stranieri. La miccia si è accesa quando
alcuni automobilisti hanno tentato di
forzare il blocco. È scattata l’aggressione e due italiani sono stati malmenati, tanto da dover ricorrere alle
cure dell’ospedale di Piedimonte Matese. Non è andata meglio alle forze
dell’ordine intervenute.
Intanto si cerca anche di venire incontro, come già accaduto con toccanti mobilitazioni della gente comune a Roma e Milano, alle esigenze
degli accampati. Il Pd ligure ha annunciato per il prossimo fine settimana una raccolta di beni di prima
necessità. È curioso che però debbano pensarci loro, quando hanno
un capo di partito al governo che
non riesce minimamente a sbloccare
questa situazione. Estremo corto circuito di una sinistra italiana ormai
alla frutta.
NIENTE PIÙ VIAGGI: “TROPPO RISCHIOSO PER LA SALUTE”
Trasporto profughi, gli autisti Atm incrociano le braccia
l rischio di essere contagiati
fa paura anche ai conducenti dell’Atm. Per questo
i sindacati dell’azienda di trasporto pubblico hanno firmato
una lettera dal contenuto molto
chiaro: i conducenti si rifiuteranno di guidare i bus dei profughi perché mancherebbero
garanzie igienico-sanitarie.
Per trasportare gli immigrati
dalla zona della centrale ai
centri d'accoglienza vengono
usati infatti bus di Atm.
“Gli autobus – scrivono il coordinamento delle Rsu di Atm
(tranne la Cgil) – vengono
rimessi in servizio per i passeggeri di linea senza alcuna
opera di sanificazione del
mezzo”.
I
E la questione è proprio di
natura sanitaria. Nella lettera
si citano infatti i casi di scabbia
e si fa notare che Atm sta chiamando i conducenti “comandandoli a svolgere tale servizio
che, riteniamo, debba essere
effettuato con norme igienico/
sanitarie di cui non siamo stati
informati e con tutti gli accorgimenti necessari, senza sottovalutare i pericoli che corrono i conducenti e le loro famiglie”.
I conducenti si sarebbero lamentati del fatto che, mentre
le forze dell'ordine in servizio
sui mezzi hanno guanti e mascherine, loro non hanno alcuna
protezione e che, in ogni caso,
dovrebbero essere informati
precisamente di quali rischi
per la salute corrono e se esista
un'ordinanza prefettizia che ordina loro di guidare l'autobus.
Una lettera che ha scatenato
malumori e polemiche anche
tra le sigle sindacali attive nell’azienda, in prima la Fit Cgil
che lamenta la mancata convocazione di un Coordinamento Rsu per analizzare la questione.
Ma per il vicepresidente del
Consiglio regionale lombardo,
Fabrizio Cecchetti “fanno
bene i conducenti a incrociare
le braccia e a non effettuare il
servizio. Ci sono stati diversi
casi di scabbia e anche di
malaria ed è veramente scandaloso che si proceda in que-
sto modo senza la necessaria
vigilanza e attenzione”.
Sulla stessa linea anche l’intervento di Riccardo De Corato, vice-presidente del Consiglio comunale e capogruppo di Fratelli d’Italia-Alleanza
Nazionale in Regione. “Pisapia è il responsabile della
sanità a Milano, doveva emettere un’ordinanza sull'emergenza scabbia e su tutte le
altre patologie che richiedono una profilassi. Doveva procedere con la bonifica dei
luoghi e dei mezzi pubblici.
L’avevamo chiesto una settimana fa, se Pisapia l'avesse
fatto non saremmo arrivati a
questo punto”.
Dal Comune e dalla stessa
azienda però arrivano le rassicurazioni. “Sono state attivate
procedure di sanificazione su
tutti i mezzi che sono stati utilizzati – spiega Atm – Mai a rischio quindi sono stati né i
clienti, né i dipendenti”.
Sta di fatto che la paura rimane
non solo a Milano. A Monza
un autista Net si è visto sputare
addosso da un passeggero
malato di tisi con l’autobus
finito in quarantena per la disinfestazione. Barbara Fruch
RICHIEDENTI ASILO IN AUMENTO, LA GERMANIA META PREFERITA. ESODO BIBLICO DALLA SIRIA
Onu ed Eurostat danno i numeri
umeri forti. Che dicono di un flusso che negli
anni passati è andato crescendo fino ai livelli
attuali, da esodo biblico; ma che lasciano
leggere anche quali sono le intenzioni di questa
massa enorme di gente che si sposta da un
continente all’altro: le ricche nazioni del nord Europa.
Con sullo sfondo quella separazione alchemica da
portare avanti negli “hot spot” indicati con forza all’Italia dall’Europa: i rifugiati passino, i migranti
economici no.
A far parte dei primi aspirerebbero i 185mila individui
che hanno avanzato le richieste di asilo nel primo
N
trimestre 2015 in Ue, l’86% in più rispetto allo
stesso periodo del 2014. I dati Eurostat segnalano
anche la provenienza, con i kosovari, con 50mila richieste di asilo (26%) che rappresentano la nazionalità
più numerosa, seguiti dai siriani (16%) e dagli
afghani (7%). Il maggior numero di domande è
pervenuto in Germania (73.100, 40%), poi in
Ungheria (32.800, 18%) a conferma che le accuse
a Budapest di agitare uno spettro che non c’è sono
completamente infondate: se Orban tra su il muro,
lo fa a ragion veduta. E l’Italia? È la terza di questa
graduatoria (15.200, 8%), seguita dalla Francia
(14.800, 8%). In coda alla speciale classifica, invece,
Croazia (40), Lettonia, Lituania e Slovenia (45),
Estonia e Slovacchia (50).
Tornando alle nazionalità dei richiedenti asilo, all'Italia
sono giunte soprattutto domande dai cittadini di
Gambia (2.325), Senegal (1.715) e Nigeria (1.710).
E sarebbe interessante scoprire quale tipo di conflitto
riguarda chi li ha sottoscritti: se si esclude la porzione
nordorientale dell’ultimo paese con le scorribande
di Boko Haram, infatti, non si ha contezza di fronti
aperti. Anzi, il Senegal sta anche diventando una
meta turistica piuttosto ambita.
Ma tant’è: dall’Onu fanno già capire che non è il
caso di porsi troppe domande, che circa 59,5 milioni
di persone nel 2014 sono state costrette ad abban-
donare i luoghi in cui vivono a causa di conflitti o
persecuzioni. A fornirla l’Alto commissariato dell'Onu
per i rifugiati, che nel suo rapporto annuale "Mondo
in guerra" segnala l’aumento rispetto ai 51,2 milioni
del 2013 e ai 37,5 milioni di 10 anni fa. Di queste
59,5 milioni di persone, 19,5 milioni sono state
costretti a fuggire in un altro Paese, 38,2 milioni
sono rifugiati interni e 1,8 milioni hanno chiesto
asilo. Va da sé che a creare questo dramma è stata
la guerra in Siria, iniziata nel 2011 con la primavera
araba ed evoluta nel cancro dell’Isis sparso sul
Medio oriente. Una colpa che la Francia, tanto per
citare una nazione, dovrebbe riconoscere, vista la
protervia con la quale ha sostenuto la variegata “opR.V.
posizione siriana” contro Assad.
4
Venerdì 19 giugno 2015
ATTUALITA’
RESA NOTA IERI, MA GIÀ AMPIAMENTE ANTICIPATA, L’ENCICLICA FRANCESCANA DEL PONTEFICE ARGENTINO
Il Papa ‘ecologista’ sferza anche le banche
Mondo cattolico di nuovo spaccato, con i ‘conservatori’ che criticano la visione iper-laicista
CON IL CERIMONIALE TUTTO SCHIERATO
di Igor Traboni
na secca reprimenda nei confronti delle banche, della finanza globale, della mentalità
consumista, con il conseguente
appello a cambiare stile di
vita ma anche modello di sviluppo. Così,
come peraltro ampiamente anticipato
nei giorni scorsi, si presenta la prima
enciclica di Papa Bergoglio “Laudato
sii”, dalla chiara impronta francescana.
Un documento molto articolato, che respinge con decisione quella che il Pontefice definisce la "globalizzazione dell'indifferenza".
Composta di 192 pagine e divisa in sei
capitoli, l’enciclica – a tutti gli effetti la
prima interamente scritta da Bergoglio,
dopo la precedente che in effetti è stata
redatta in parte anche da Benedetto XVI
– si presenta come un documento fortemente ‘ecologista’. Forse anche troppo,
secondo quella corrente ecclesiastica definita ‘conservatrice’ e che anche in queste
settimana non ha risparmiato critiche rispetto a quelle che vengono definite
‘fughe in avanti’ da parte di Bergoglio, ritenuto ‘colpevole’ di inerpicarsi su questi
temi, quando invece i problemi della
Chiesa – e del mondo che vuole e deve
rappresentare e aiutare – sono altri.
Nell’enciclica non mancano comunque
richiami a quella “natura missionaria”
della Chiesa stessa che, secondo Bergoglio, sarebbe venuta meno. O comunque sarebbe stata realizzata solo in
parte. "Nella mia Esortazione Evangelii
gaudium – ricorda il pontefice argentino
- ho scritto ai membri della Chiesa per
mobilitare un processo di riforma missionaria ancora da compiere. In questa
Enciclica, mi propongo specialmente di
entrare in dialogo con tutti riguardo alla
nostra casa comune".
Quella visita (poco) privata
di Agnese Renzi alla Sindone
U
Ma i temi preponderanti di ‘Laudato sii’
sono altri. E ben altri, dal riscaldamento
globale all’inquinamento, dallo spreco
agli abusi ambientali.
"Alcuni cristiani impegnati e dediti alla
preghiera, con il pretesto del realismo e
della pragmaticità, spesso si fanno beffe
delle preoccupazioni per l'ambiente.
Altri sono passivi, non si decidono a
cambiare le proprie abitudini e diventano
incoerenti", scrive Bergoglio, con un’eco
che ricorda da vicino molte ‘battaglie
ambientaliste’ condotte più da ambienti
‘progressisti’ che cristiani. E non a caso
sulla Rete è già di nuovo un pullulare,
anche da siti internet e pubblicazioni
cattoliche, di accuse nei confronti del
pontefice “di sinistra”.
"Tanto l'esperienza comune della vita
ordinaria quanto la ricerca scientifica
dimostrano che gli effetti più gravi di
tutte le aggressioni ambientali li subisce
la gente più povera", si legge ancora
nell’enciclica. E qui siamo a passaggi tipici di una certa chiesa latino-americana
neppure troppo distante da ambienti
contigui alla vecchia e sorpassata teologia
della liberazione. Tanto che, da contraltare
rispetto alle critiche prima descritte, in
queste ore si registra un grosso entusiasmo per le affermazioni papali da
ambienti ultralaicisti e, in Italia soprattutto,
da quelli vicini a determinati ambienti
cattocomunisti.
Molto forte e caratterizzante, come dicevamo all’inizio, il passaggio sullo strapotere della finanza, con le banche salvate a scapito dei popoli e un eccessivo
liberismo a permeare l’economia mondiale.
i corsa da Milano a Torino
per una “visita privata”
alla Sindone. Che di privato, però, ha avuto davvero
poco, visto che l’arrivo della signora Agnese Renzi, moglie del
presidente del Consiglio italiano
Matteo, è stata divulgata con un
buon anticipo dalle agenzie di
stampa e quindi ripresa dai siti
internet on line.
La signora Renzi, accompagnata
dalla figlia Ester, ha lasciato Milano e Michelle Obama all’Expo,
per raggiungere di gran carriera
il Duomo della città piemontese,
dove è conservato, ed ora esposto ai fedeli e al pubblico, quel
sacro sudario che, secondo la
tradizione avvalorata da studi
scientifici sempre più accurati,
avrebbe avvolto il corpo di Cristo
nel sepolcro. La visita di Agnese
D
Renzi è durata pochi minuti e si
è svolta senza la presenza di testimoni, in forma per l’appunto
privata.
Peccato però che fuori dal Duomo
fossero già in attesa giornalisti
e fotografi, certo non lì per caso
ma chiaramente avvisati da qualcuno, segno evidente che poi
tanto ‘privata’ quella puntatina a
Torino non deve essere stata. E
ad accogliere la signora e sua
figlia non c’era solo qualche addetto, come peraltro era giusto
ed opportuno che fosse, ma l’intero cerimoniale dell'Ostensione,
che in questi giorni si sta preparando per accogliere Papa Francesco a Torino. Chissà: forse s è
trattato di una sorta di ‘prova
generale’ della più importante
visita. Anche se la signora Agnese
non vestiva tutta di bianco.
MATURITÀ, IERI LA SECONDA PROVA. MA INTANTO C’È LA CONFERMA: TEMA POLITICO SNOBBATO DAI RAGAZZI
Resistenza? Dagli studenti un “No, grazie”
Tacito al Classico e funzioni allo Scientifico – Debutto ufficiale per i licei musicale e coreutico
FRASE STRAVOLTA DA UNA PREPOSIZIONE…
Ministero nella bufera:
altro errore nelle tracce
on si finisce mai di imparare. Lo sanno bene al
Miur, visto che quanto ad
errori ne distribuisce a iosa in
questa maturità 2015. Dopo la
figuraccia sui quadri di Matisse,
ecco il secondo scivolone. Parliamo di una frase nella traccia
storico-politica dal titolo "Il Mediterraneo: atlante geopolitico
d'Europa e specchio di civiltà".
A scoprirlo è stata Radio 24,
che ha sottolineato come un errore nell'uso di una preposizione
articolata ha stravolto completamente il senso di una frase.
Ecco il testo originale, da un volume di Paolo Frascani "Il mare",
edizioni Il Mulino: : "...Le defaillances della politica e le minacce
più o meno reali del fondamentalismo religioso fanno crescere
N
la diffidenza verso la richiesta di
integrazione avanzata da chi viene
a lavorare...".
Il Miur invece nella traccia ha
scritto: "...Le defaillances della
politica e le minacce più o
meno reali al fondamentalismo
religioso fanno crescere la diffidenza verso la richiesta di
integrazione avanzata da chi
viene a lavorare ...". Insomma,
secondo il testo originale si
parla di minacce "del" fondamentalismo religioso mentre
il Ministero ha raccontato agli
studenti che le minacce sono
"al" fondamentalismo religioso.
Praticamente l'esatto opposto.
E se è vero il detto che non
c'è due senza tre, restiamo in
attesa, ché qualche altra sorE.M.
presa arriverà.
di Emma Moriconi
giornali allineati non ne fanno
parola, ma ad approfondire
ci ha pensato Paolo Lami che
su Il Secolo d'Italia ci racconta
che il 91% degli studenti ha
scelto di non trattare l'argomento
della resistenza, così caro al governo attuale che l'ha infilata in
ben due tracce della prima prova.
I giovani hanno scelto di prediligere gli argomenti moderni, attuali, come Microsoft, Youtube, Ebay, altro
che fazzoletti rossi e patacche varie. Così se
Renzi si era detto "curioso" di leggere gli elaborati, ora la sua curiosità è stata soddisfatta:
quel mondo che puzza di muffa non c'è più,
i giovani si sono stancati di questa che
proprio ieri sul Giornale d'Italia definivamo
"minestra riscaldata". Non interessa più a
nessuno, o forse i nostri ragazzi hanno capito
che troppe generazioni sono cresciute allevate
nella menzogna di un eroismo che non esiste
e che non è mai esistito. Lami riferisce di
aver appreso la notizia proprio da un portale
di studenti: Studenti.it infatti ha intervistato
i maturandi alla fine della prova di italiano e
il dato che ne è uscito è che solo nove
studenti su cento hanno scelto la resistenza
I
per la propria maturità. Sarebbe poi interessante andare a leggere i contenuti per verificare
i punti di vista di questi giovani del Terzo
Millennio: statisticamente si può dire che
potrebbero uscirne fuori dati interessanti e
si potrebbe scoprire che solo una percentuale
irrilevante di questa generazione si è lasciata
convincere dalle informazioni che decenni di
demagogia hanno tentato di inculcare nelle
menti degli studenti.
Intanto ieri i giovani si sono confrontati con
la seconda prova, che ha portato al liceo
classico la versione di latino di Tacito, il
brano è tratto da "Gli ultimi giorni di Tiberio".
I maturandi del liceo scientifico sono stati
impegnati con lo studio di funzioni e un problema sul piano tariffario di un operatore te-
lefonico per chiamate dirette all'estero. Come sempre ecco anche le battute: "Così si arriva ai
call center già preparati", scrive
un utente su twitter. Per la prova
di inglese dell'Istituto Tecnico
Turistico il tema prendeva spunto
da un articolo del Telegraph dello
scorso febbraio. Il Linguistico è
stato alle prese con un pezzo
dedicato al cibo, e poi per l'indirizzo Informatica e Telecomunicazioni c'è stato Linguaggio
SQL, interfaccia web e inserzioni pubblicitarie
e web community. Per i ragionieri la prova
di Economia aziendale contemplava conto
economico e stato patrimoniale e un estratto
Relazione sulla Gestione di società che opera
nel settore industriale. Per l'indirizzo Economico-sociale di Scienze sociali c'era l'Unione
Europea, riflessione sui motivi del Welfare
alla luce dei principi della Ue. Per la prima
volta ecco alla maturità anche i Liceo coreutico
e musicale con Teoria analisi e composizione
e Tecniche della danza. Sei ore il tempo che
hanno avuto a disposizione i maturandi,
salvo che nel caso di alcuni indirizzi (per
esempio il liceo musicale, coreutico e artistico)
per i quali la prova si svolge in due o più
giorni.
5
Venerdì 19 giugno 2015
STORIA
SIAMO NELLA ROMAGNA DI FINE OTTOCENTO, ECCO COME MARGHERITA SARFATTI RACCONTA EPOCA E PERSONAGGI
Alessandro, ritratto di un rivoluzionario per bene
L’impetuosità del fabbro e la grazia della maestrina Rosa, sullo sfondo la vita rurale di Dovia
di Emma Moriconi
Benché semplice artiere, il signor Mussolini non era uomo rozzo. Ancora giovanissimo, seguace di Bakunin e Andrea
Costa, fu coinvolto nei processi politici
che segnarono i primi fasti della propaganda socialista in Italia, e specialmente nella
Romagna, terra classica di tutte le sedizioni”. A
parlare così è Margherita Sarfatti nel noto volume
“DVX”: si riferisce ad Alessandro Mussolini, la
cui figura estremamente interessante abbiamo
esaminato più volte sul nostro quotidiano ma
sulla quale vale la pena dire ancora qualcosa. “Il
signor Alessandro - dice ancora la Sarfatti aveva scontato parecchi mesi di carcere, prima
che intervenisse il condono del rimanente della
pena alla quale era stato condannato. Chi non
ha vissuto almeno un’estate in Romagna non sa
quanto in terra la vita materiale possa essere
facile, larga e gaudiosa. Ogni aia ha il suo gallo
che canta, da ogni plaustro di contadini si rovescian corbe fragranti di frutta e verdura, ogni
paranza che arriva dal fondo dell’orizzonte, ad
ali spiegate pel cilestrino Adriatico, rigurgita di
grossi crostacei e argenteo pesce guizzante.
Non è meraviglia che il romagnolo sia fortemente
attaccato alla sua terra, e non voglia saperne di
emigrazione. Battagliero ed edonista, vuole lavoro
a casa sua, e quando non ne trova, congiura
contro il governo, perché glielo fabbrichi [...]
Anche per questo, il romagnolo è un animale
accanitamente politico”. È una fotografia affascinante e quanto mai realistica, questa della
Sarfatti, sia dei luoghi che dei personaggi, chi
conosce almeno un po’ la Romagna lo sa bene.
A seguire parla delle donne romagnole, e dice:
“Non ho mai visto neppure una donna di Romagna, una massaia popolana, l’arzdora, la reggitrice,
come dicono laggiù, non rispettare le passioni
politiche dei suoi uomini: ìe’partì e non più’,
dicono brevemente [il partito e niente più, Ndr].
Belle e libere Nausicae giovinette, poi consorti
di uomini gravi, reggono la casa con fiero senno,
come la savia Arete, regina dell’isola dei Feaci”.
Questo libro di Margherita Sarfatti, di cui abbiamo
ripetutamente parlato, è utile per due ordini di
motivi: intanto ci mostra luoghi e persone,
eventi, aneddoti, analisi di un uomo e di un’epoca
ed è una delle testimonianze di quel tempo che
difficilmente ci si ritrova nella propria libreria a
meno che non lo si vada a cercare. Poi è un
“
La casa in cui Alessandro nacque,
a Montemaggiore
Alessandro Mussolini e Rosa Maltoni
mezzo per conoscere meglio l’autrice, personaggio di spicco della cultura italiana del periodo
nonché importante nella vita di Benito Mussolini
principalmente in termini intellettuali, secondariamente perché tra lei e il Duce vi fu una certa
intimità. Questo secondo aspetto è in verità
quello che meno ci interessa, decisamente più
importante il primo tra i due. Vediamo allora
cosa dice ancora di Alessandro, e poi della
maestra Rosa, mamma di Benito, che è l’argomento che oggi ci preme maggiormente: “L’officina del fabbro di Dovia, sindaco del paese e
già vittima politica, si trovava indicatissima, un
trenta o quarant’anni fa, a fungere da club. Il
padrone, conviviale e cordiale, badava alle idee
più che ai quattrini, e offriva litri per innaffiare
la discussione e galletti arrosto per sostentarla.
In un angolo della casa, una figuretta di donna
esile e fine, non che protestasse, ma si vedeva
che pativa di tante parole vane e si sdegnava
della troppa sfruttata bontà del marito. Era la
signora Rosa, la maestra del villaggio, ancor
giovane e tenuta in grande venerazione dalla
gente bonaria e rozza che l’attorniava. Faceva
scuola nelle camere sopra l’officina, e il martellare
dell’incudine e il ruggire della fiamma al soffio
del mantice accompagnavano la sua voce, mentre
insegnava ai ragazzini e bombette la poca scienza
ad essi utile, e mostrava, con l’esempio e il
sorriso, la grande arte che non si spiega ed è
necessaria: saper essere buoni. Tutto fa male,
alle creature troppo superiori al proprio ambiente,
come era la signora Rosa. Fasci di nervi martoriati, forma piaga nel loro cuore ciò da cui gli
altri si liberano con una facezia e una risata.
Una corazza di apparente stoicismo li difende,
non dalle ferite, solo dalla compassione altrui,
e non la scambierebbero con la felicità degli
esseri senza pudore spirituale. Al suo adorato
primogenito, Benito, trasmise con orgoglio la
parte migliore di sé. E pur soffriva anche di lui,
di quel sistema nervoso sempre pronto a spezzarsi eppur forte, come il suo proprio. E più lo
amava, come sempre è delle mamme, per la
sofferenza e la rassomiglianza”. Il ritratto di
Rosa continua su queste corde, la definisce
“donna all’antica”, una definizione che abbiamo
già letto in altri autori che si sono occupati
della figura di Rosa, specificando che “donna
all’antica in Romagna significa la sintesi delle
più austere virtù” e riconducendo questo concetto
con “un inconsapevole ricordo delle antiche
matrone”. Pini e Susmel, nel loro “Mussolini
l’uomo e l’opera” la definiscono “avvenente,
seria, di tratto fine e dolce [...] profondamente
presa [da Alessandro] e tanto risoluta da respingere ottime combinazioni matrimoniali offertele da figli benestanti”. Come ci è capitato
già di scrivere, i genitori di Rosa non erano entusiasti all’idea del matrimonio con il fabbro rivoluzionario che aveva nel suo curriculum anche
qualche arresto, ma la dolce Rosa aveva un carattere irremovibile, dunque sposò Alessandro
e lo portò letteralmente all’altare, se pensiamo
che il fabbro di Dovia era un anticlericale convinto
ben si comprende la tenacia di Rosa, che volle
battezzare tutti e tre i loro figli. Gli sposi vanno
a vivere nella casa di via Varano Costa, oggi
meta di moltissimi turisti in ogni epoca dell’anno
e specialmente negli anniversari della nascita e
della morte del Duce e nella ricorrenza del 28
ottobre, perché tra quelle mura, al primo piano,
in un giorno d’estate, “quando matura il grano”,
del 1883 nacque Benito Mussolini, il primogenito.
“E una credenza popolare cara al Goethe - scrive
ancora la Sarfatti - afferma che i bambini della
domenica hanno il destino solare”. Quella casa
in cui il Duce nacque, oggi è sede espositiva. In
questo periodo ben due mostre sono ospitate
tra quelle mura semplici. Quando Benito non
aveva ancora compiuto un anno, la famiglia si
trasferì al secondo piano di Palazzo Varano,
oggi sede comunale. Lì nacquero Arnaldo nel
1885 e Edvige nel 1888.
Il carcere e una promessa
La giovane lo aspetta per anni, al termine del periodo di ammonizione i due convolano a nozze
La stanza dove nacque Benito Mussolini
P
er completare, almeno per
ora, il quadro relativamente
ad Alessandro Mussolini,
occorre riportare la descrizione
che ne fa Ivon de Begnac in “Vita
di Mussolini”: “Alessandro Mus-
solini era uno dei più bei giovani
della vallata. Di statura leggermente inferiore alla media, le sue
spalle larghissime accusavano un
notevole vigore fisico. Capelli neri
ed occhi azzurri formavano un in-
teressante contrasto sul suo volto
aperto, dalle mascelle forti che
sembravano saggiare con la loro
potenza il valore delle sue parole.
Autodidatta, pur amando poco la
scrittura, aveva letto quanto gli
era stato possibile leggere. Dotato
di un innato buon senso rivoluzionario, non poteva non piacere alla
maestrina fine, piuttosto alta, che
ammirava, nella persona, soprattutto la forza di volontà”. Certo,
Alessandro è un personaggio particolare: nel 1878 i Reali Carabinieri avvertirono il sindaco di Predappio di aver proposto l’ammonizione per il sovversivo che all’epoca aveva 24 anni, perché proclive ai “delitti di sangue e grassazione, accusato dalla pubblica
voce e perciò ritenuto pericoloso
alla società ed alla pubblica sicurezza”. In realtà, chi conobbe Alessandro lo descrisse si come un ri-
voluzionario, ma di gran cuore e
generosità. “Non c’è da meravigliarsi di questa dizione - scrive
infatti de Begnac - poiché a Bologna, quasi contemporaneamente,
veniva ammonito Andrea Costa
per ‘oziosità, vagabondaggio e per
sospetto di reato contro le persone
e la proprietà’. Mussolini - aggiunge - non fu difeso da nessuno,
mentre Costa fu difeso dal suo
maestro, Giosuè Carducci, purtroppo, però, senza risultato alcuno.
Mussolini - dice ancora - si ribellò
al sopruso, volle dire le sue ragioni,
ma nella sua bottega furono ritrovati degli opuscoli di Bakunin,
delle lettere di Andrea Costa, di
Carlo Cafiero, e dei fogliettini volanti molto compromettenti. Risultato: fu condotto nella Rocca di
Forlì dove dovette restare qualche
mese, fin quando il giudice istruttore ritenne inutile istruire un pro-
cesso a suo carico. L’ammonizione
gli rimase, ed egli dovette sopportarla in santa pace”. Ed è in
questa occasione che Giuseppe
Maltoni rifiuta il matrimonio di
Alessandro con sua figlia Rosa.
“La figlia - scrive ancora de Begnac
- si rifiutava recisamente di accettare i partiti che le venivano proposti, tra i quali non mancavano
signorotti dei dintorni [...] La maestrina attese i quattro anni di durata
della condanna. Durante tale periodo il fabbro riprese gagliardamente il suo lavoro, e nella fucina
fu, da mane a sera, un battere continuo di maglio e uno sprizzare
ardente di scintille”. Così il 12
febbraio 1882 - sono sempre dati
riferiti da de Begnac - iniziò le
pratiche per la cancellazione dell’ammonizione, la richiesta venne
accolta e Alessandro tornò dalla
famiglia Maltoni per avere la mano
della sua Rosa, che è rimasta ad
aspettarlo. Rosa non aveva alcuna
dote, ma per i Mussolini gli averi
materiali non hanno mai contato
nulla: il letto degli sposi lo costruì
Alessandro con le sue mani.
[email protected]
6
Venerdì 19 giugno 2015
ESTERI
PARTECIPANO
LA VICENDA GRECA
AL PROGETTO
SI ARRICCHISCE
POLITICO
DI UNA NUOVA
LE DESTRE
PUNTATA.
DI CON
FRANCIA,
ATENE CHE
ITALIA,
FA UN PAESI
ASSIST BASSI,
ALLE “COLOMBE”
AUSTRIATEDESCHE
E BELGIO
Marine Le Pen coagula gli euroscettici
I piani del nuovo gruppo fondato “delle Nazioni e delle Libertà” al Parlamento:
“Finalmente a Bruxelles un’opposizione sana contro la moneta e il pensiero unico”
di Claudio Pasquini Peruzzi
armata è al completo. La dichiarazione
di guerra è stata ufficialmente consegnata
ai vertici dell’Unione Europea. Dopo un
anno di discussioni e tentennamenti
nasce il nuovo gruppo europarlamentare
“L’Europa delle nazioni e delle libertà”. Esso sarà
composto dal Front National, la Lega Nord, il PVV
olandese, il FPÖ austriaco, il Vlaams Belang belga
(interesse fiammingo) e da tre rappresentati indipendenti, due dei quali provenienti dal partito di
destra polacco (KNP) e uno dall’UKIP di Nigel Farage. Esclusi dall’armata il deputato europeo del
FN Bruno Gollnisch e il padre fondatore Jean
Marie Le Pen confermando la rottura familiare
con la figlia. Questa la dichiarazione dell’entusiasta
Marine Le Pen: “Saremo una forza politica euroscettica senza precedenti. In questo primo anno
di legislatura abbiamo lavorato come non iscritti
con mezzi ridotti contro l’immigrazione di massa,
in difesa della sovranità, della sicurezza, dei lavoratori, dell’agricoltura e delle piccole e medie
aziende… ma da oggi si cambia”.
Per evitare di formare un gruppo senza un’identità
chiara e un programma politico credibile, la Iron
Lady francese ha preferito aspettare il momento
adeguato nonostante la vittoria netta nelle elezioni
europarlamentari dello scorso anno. Un ruolo importante sarà riservato al segretario del Carroccio
Matteo Salvini che durante la conferenza stampa
di presentazione ha espresso il suo pensiero af-
L’
fermando che “con la nascita di questo eurogruppo
finisce il monopolio dell’inciucio socialista e democristiano: finalmente nasce anche a Bruxelles
un’opposizione sana, forte e coraggiosa contro la
moneta unica e il pensiero unico”.
Esistono dei criteri specifici da rispettare per
formare un gruppo europarlamentare: minimo 25
membri di diverse nazionalità eletti e provenienti
da almeno ¼ degli stati membri (7 paesi). Dopo
l’esito storico nelle elezioni europarlamentari del
2014, che avevano consentito alla Le Pen di
ottenere quasi il 25% dei voti e 23 seggi diventando
il primo partito di Francia, la leader del FN non era
riuscita nel tentativo di formare un gruppo a causa
di divergenze ideologiche e politiche nell’ambiente
euroscettico. Il rifiuto del leader dell’UKIP Farage
nel creare un’alleanza con il FN aveva reso l’alleanza
formata dal FN, la Lega Nord, il PVV, il FPÖ e il
Vlaams Belang insufficiente in termini numerici.
Nonostante la scelta politica di Farage e la creazione
del gruppo “Europa della libertà e della democrazia
diretta”, l’altro giorno la Le Pen ha finalmente
dato vita a un nuovo gruppo euroscettico che
forma un fronte unito e coeso contro Bruxelles e
le sue politiche.
La costituzione della nuova formazione politica
darà maggior potere ai membri e al gruppo. Dal
punto di vista economico-finanziario, il gruppo riceverà delle sovvenzioni pari a circa 25 milioni di
euro. Un ulteriore vantaggio è legato allo svolgimento delle sedute parlamentari, durante le quali
il gruppo avrà la possibilità di emendare dei testi
in sessioni plenarie e nelle quali i rappresentanti
avranno più tempo per intervenire. Infine, la figura
politica di Marine Le Pen (e dei suoi alleati) guadagnerà ulteriore fiducia e credibilità.
L’armata è completa. Ora inizia la guerra. E, paradossalmente, dovrà essere una guerra produttiva
e costruttiva finalizzata a cambiare e rifondare
l’Unione Europea. Il nuovo gruppo europarlamentare
“L’Europa delle nazioni e delle libertà” deve iniziare
il suo progetto diffondendo l’importanza di quelle
due parole: nazioni e libertà. Due parole che sono
state ignorate, sottomesse e infine rimosse dai
poteri dell’alta finanza, dei mercati internazionali e
della burocrazia tecnocratica europea. Due parole
che fanno riferimento alla tutela delle tradizioni
culturali, storiche e religiose, e al diritto di ogni
paese ad avere la propria sovranità e integrità territoriale. Riuscirà il nuovo gruppo a riavvicinare
l’Unione Europea ai suoi popoli? Quei popoli alla
ricerca di un’identità oramai smarrita.
L’ALTO RAPPRESENTANTE DELLA UE ALLE PRESE CON LA CRISI POLITICA DEL PAESE EX YUGOSLAVO
La Macedonia acida della Mogherini
di Robert Vignola
N
on si mette d’accordo sui
migranti, ha un problemuccio con la Grecia, ma
pensa di poter fare da arbitro in
Macedonia. L’Alto rappresentante
per la politica estera dell’Ue, Federica Mogherini, ieri a Bruxelles
ha incontrato il vicepremier macedone, Fatmir Besimi, che si era
precedentemente confrontato con
il Commissario Ue per l’Allargamento, Johannes Hahn. E la richiesta della Mogherini è stata
quella di porre i vari leader politici di Skopije davanti ad un compito: “devono mettere l’interesse
del paese e dei cittadini al centro
della loro attenzione”, aggiungendo che “nessuno sforzo de-
v’essere risparmiato per arrivare
a un compromesso politico” sulla
base dell’intesa raggiunta il 2 giugno a Skopje.
Lo scorso 10 giugno a Bruxelles, i
principali partiti politici macedoni
non sono riusciti a trovare un accordo per superare l’attuale crisi
politica. Secondo l’intesa raggiunta
a Skopje lo scorso 2 giugno, nel
Paese si dovrebbero svolgere elezioni anticipate entro l’aprile prossimo, nel 2016. Prima di tale appuntamento, il paese è però chiamato ad affrontare una serie di riforme che possano assicurare un
risultato elettorale condiviso.
Nel paese balcanico le forze d’opposizione non partecipano ai lavori
parlamentari dal momento della
rielezione del premier Gruevski,
avvenuta in seguito alle elezioni
anticipate del 30 aprile 2014. Ad
aggravare la situazione, lo scandalo
delle intercettazioni, pubblicate dal
leader dell’opposizione, Zoran Zaev,
a cominciare dal febbraio 2015. I
documenti riguarderebbero intercettazioni telefoniche disposte negli
anni scorsi da Gruevski nei confronti
di esponenti dei media, della magistratura, leader religiosi, nonché
ministri del suo stesso governo.
L’aspetto critico che ha impedito
sinora di trovare un accordo tra
maggioranza e opposizione lo
scorso è il ritorno del partito di
Zaev (Sdsm) in parlamento. Zaev
continua a porre come condizione
per il ripristino di un dialogo politico stabile la creazione immediata di un governo ad interim
che possa portare il paese alle
elezioni anticipate. Gruevski non
accetta questa condizione e ritiene
che il suo governo sia stato incaricato dal popolo macedone a guidare il paese, quantomeno fino
alle elezioni anticipate del 2016.
Secondo la comunità internazionale,
che ha progressivamente sviluppato
l’impegno e l’interesse nell’affaire
Macedonia in seguito ai violenti
scontri registrati nei pressi della
città di Kumanovo, lo scorso 9 e 10
maggio, il ripristino di una normale
dialettica politica nel Paese costituisce una tappa cruciale nel processo di adesione del paese all’Ue,
oltre che alla Nato.
IL RETROSCENA
Sanzioni alla Russia: è l’anticamera del Ttip
di Tatiana Ovidi
rmai è scontro aperto tra Russia
ed occidente. A nulla sono valsi
gli accordi di Minsk 2 ed i passi
in avanti fatti da Francia e Germania i
mesi scorsi. Dopo il G7 tedesco Obama
ha rimesso in riga gli europei ed ha
rialzato il muro tra Mosca e gli atlantici.
Ieri i governi dell’Unione Europea hanno dato il via libera alla proroga di
sei mesi delle sanzioni contro le entità
ucraine e russe in scadenza il 31 luglio.
Ora la decisione dovrà essere adottata
O
dal Consiglio, ma gli ambasciatori
hanno concordato che si tratterà di un
punto A, che cioé non rende necessaria
una discussione specifica. La proroga
varrà fino al 31 gennaio 2016. La ratifica da parte dei ministri degli Esteri
lunedì prossimo appare dunque una
formalità.
Insomma, Washington ordina, Bruxelles risponde. Le sanzioni, ricordiamo
imposte nel luglio del 2014, colpiscono
i settori della difesa, dell’energia e
del sistema bancario russo, e sono la
risposta della Ue all’annessione della
Crimea da parte di Mosca.
La risposta russa è stato l’embargo
su gran parte dei prodotti agroalimentari provenienti dai Paesi Ue, un divieto
che secondo fonti del governo russo
sarà a sua volta esteso.
L’accordo tra i governi europei dello
scorso marzo prevedeva che le misure
sarebbero rimaste in vigore fino a
quando gli accordi di Minsk per la
pace in Ucraina non fossero stati pienamente rispettati. Ma nonostante tregua e cessate il fuoco gli atlantici
hanno deciso di continuare ad “attaccare” il Cremlino.
Le sanzioni europee, varate in luglio e
rafforzate lo scorso settembre, vietano
a banche e imprese russe di finanziarsi
sul mercato dei capitali europei, limitano l’export di tecnologia europea nel
settore energetico e colpiscono specifiche società e individui. Tra le società
più colpite figurano in particolare Gazpromneft, Transneft e Rosneft, tutte
attive nel settore petrolifero.
I provvedimenti hanno pesato non poco
sull’interscambio tra Italia e Russia.
Il 2014 ha coinciso con la prima vera
battuta d’arresto dai tempi della crisi
del 2008-2009. Le esportazioni italiane
sono infatti scese dell’11,6% a quota
9,5 miliardi e quelle russe hanno perso
il 20% a quota 16 miliardi. E non è finita: a giudicare dall’andamento dei
primi mesi del 2015, la tendenza al
ribasso si sta accentuando. E nei primi
tre mesi il made in Italy ha accusato
una flessione del 30 per cento.
Preoccupate ed ubbidienti le parole
del viceministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda: “Stiamo parlando di un rischio di perdite di esportazioni totali di circa 3 miliardi di euro
su un totale di esportazioni di beni italiani nel mondo di 400 miliardi. Dobbiamo riorientare il focus verso gli
Stati Uniti che possono controbilanciare
quello che perdiamo in Russia”.
In poche parole tutto pronto per il
Ttip.
7
Venerdì 19 giugno 2015
ESTERI
LA VICENDA
ENNESIMA
GRECATRAGEDIA
SI ARRICCHISCE
DELLA
DI UNA
FOLLIA
NUOVA
NEGLI
PUNTATA.
USA.CON
DI ATENE
NOVE CHE
MORTI
FA UNILASSIST
GRAVE
ALLE
BILANCIO
“COLOMBE”
FINALE
TEDESCHE
Strage di afroamericani durante la preghiera
Preso un 21enne, avrebbe agito per motivazioni razziali. Tra le vittime anche un senatore
di Robert Vignola
na strage della follia, che ha ancora
una volta confermato come il germe
dell’odio sia ancora da estirpare
nella società americana. Con il rischio che questa vicenda vada ad
alimentare quelle tensioni etniche che covano
roventi sotto la cenere dell’american way of
life. Un sistema di vita tutt’altro che foriero di
pace e benessere se dall’altra sponda dell’oceano continuano ad arrivare gli echi di
eccidi e lutti. Come quelli di Charleston, South
Carolina, “America profonda”. Nella sparatoria
sono rimaste uccise nove persone. Teatro, una
chiesa metodista frequentata da afroamericani.
Il killer, un giovane bianco, è rimasto in chiesa
almeno per un’ora prima di aprire il fuoco,
partecipando all'incontro di preghiera in corso.
Poi gli spari, il panico, il sangue. Otto persone
sono morte sul posto, mentre una è deceduta
mentre i medici cercavano di raggiungere
l’ospedale con le ambulanze. Tra le nove
vittime della sparatoria di Charleston, tutte
afroamericane, c’è anche il pastore della
chiesa della strage. Si tratta del reverendo
Clementa Pinckney, 42 anni, senatore democratico del Senato della Carolina del Sud.
La Chiesa episcopale metodista African
Emanuel, quella presa di mira, si autodefinisce sul proprio sito web come una delle
congregazioni nere più grandi e antiche a
sud di Baltimora. Per il capo della polizia
della città, Greg Mullen, ci sono stati ben
pochi dubbi sin dalle concitate ore immediatamente successive alla strage: un crimine
d’odio razziale. Tesi ben presto confermata,
quando l’identità del terrorista è stata resa
nota. In rete hanno cominciato a circolare
sue foto con emblemi che tradirebbero la
sua simpatia per apartheid o reti razziste.
Ben presto, nonostante fosse ormai a 250
miglia di distanza, l’Fbi lo ha rintracciato ed
arrestato a Shelby, nel North Carolina. Si
tratta di Dylann Storm Roof, appena 21 anni:
ancora armato, era fermo a un semaforo
rosso a bordo della sua auto. Secondo quanto
U
raccontato dai sopravvissuti, il killer durante
la strage avrebbe urlato affermazioni di tenore razzista. "Voi stuprate le nostre donne
e state prendendo il sopravvento nel nostro
Paese e dovete sparire", avrebbe detto secondo una testimonianza raccolta dalla Nbc.
Il killer avrebbe ricaricato l'arma 5 volte
durante l'attacco.
Si tratta comunque di un disagiato, con una
storia personale come fin troppe ve ne sono
negli Usa: Roof era già stato arrestato in
passato due volte in South Carolina. Lo
scorso 1 marzo finì in cella per un’accusa
di droga, mentre il 26 aprile fu nuovamente
incarcerato per un’accusa di violazione di
proprietà privata. Ed è già polemica, di
nuovo, su come sia facile in America procurarsi un’arma da fuoco.
ATTACCO SACRILEGO IN ISRAELE: I PRESUNTI RESPONSABILI SUBITO LIBERATI
A fuoco la Chiesa dei Pani e dei Pesci
N
on solo in America avvengono orrende stragi in
spregio alla religione. E
se gli eventi di Charlestone sono
più gravi, è perché grave è il bilancio di vite umane perse. Un
danno irreversibile, mentre si spera
che si possa trovare rimedio a
quanto avvenuto in Israele, dove
un gruppo di giovani fondamentalisti ebraici ha dato fuoco alla
Chiesa di Tagba, dove è avvenuto
il miracolo della moltiplicazione
dei pani e dei pesci. Sul luogo
santo è stata tracciata una scritta
rossa di un versetto in ebraico
contro "i falsi dei" che ha fatto subito pensare all'opera di ebrei ultraortodossi. Il fatto che il fuoco
sia partito da più punti è stata la
conferma di un’azione dolosa. Nonostante il rapido intervento dei
pompieri, un edificio all'interno
del complesso è andato comple-
tamente distrutto. Si sono fortunatamente salvati i mosaici del quinto
secolo sul pavimento, restaurati di
recente.
Nelle ore immediatamente successive all’atto sacrilego, sono stati
fermati sedici giovani. Sono stati
presi poco distante dalla spiaggia
sul mar di Galilea su cui sorge la
chiesa: tutti originari di colonie
della Cisgiordania, su dieci di loro
pesa anche l’appartenenza ad Yit-
zhar, un noto bastione ultraortodosso i cui abitanti già in passato
si sono macchiati di attacchi analoghi. Il vicepremier israeliano Silvan Shalom si è recato sul posto e
ha condannato l'azione, assicurando che il governo contribuirà al
pagamento dei danni. Il ministro
per la Sicurezza interna, Gilad Erdan, in una nota ha condannato
quello che ha definito come “un
atto vile e riprovevole che con-
traddice i valori di fondo di Israele”. Ma il fermo dei presunti autori
è durato soltanto poche ore: i coloni
sono stati ben presto liberati dalle
autorità israeliane e hanno fatto
tranquillamente ritorno ai propri
insediamenti.
La chiesa, ricostruita in pietra calcarea nel 1980 sulle rovine di una
basilica d'epoca bizantina, sorge
sul punto in cui la tradizione cristiana vuole che Gesù sfamò 5.000
persone moltiplicando cinque pani
e due pesci. È gestita dall'ordine
dei benedettini tedeschi.
R. V.
I MILITARI HANNO DI NUOVO CERCATO INVANO DI SOVVERTIRE IL POTERE DITTATORIALE DI ISAIAS AFEWERKI
Fallito in Eritrea un altro tentativo di colpo di Stato
Il Paese africano è attraversato da una miseria senza precedenti e chi può fugge via
on c’è pace per l’Eritrea, lembo
di terra africano stravolto da
una crisi, anche umanitaria,
con pochi precedenti e preda di una
continua violazione dei diritti umani.
E ora dall’Eritrea arriva la notizia di
un altro tentativo di colpo di Stato,
sempre da parte dell’esercito, dopo
che circa un anno e mezzo alcuni reparti militari, di stanza nel sud del
N
Paese, occuparono la televisione di
Stato, mettendo in atti un tentativo
di ribaltare il potere. Ma nel gennaio
del 2013 quella la rivolta guidata
dal colonnello Osman Saleh, fu soffocata nel sangue e lo stesso Saleh
venne fucilato, anche se si era già
arreso.
Anche quest’ultima ribellione del giugno 2015, secondo le poche fonti fil-
trate da parte della diaspora eritrea
(dal Paese africano non viene fuori
praticamente nulla e non a caso è
ultimo al mondo per libertà di informazione nulla), sarebbe partita nella
capitale da un reparto dell’esercito,
una brigata dell’Aeronautica guidata
dal colonnello Tekle Bisrat che avrebbe cercato di catturare il presidente
Isaias Afewerki. Lo stesso Bistrat
sarebbe poi stato ucciso.
Ma la guardia presidenziale, composta da militari fedelissimi, è riuscita
ad avere la meglio e dunque a sventare anche questo tentativo. Nella
capitale per alcuni giorni (il tentativo
di colpo di Stato risalirebbe infatti
alla settimana scorsa) è stata sospesa
sia l’erogazione di energia elettrica
che quella dell’acqua e sono state
chiuse al traffico anche le strade di
collegamento tra la capitale e gli
altri centri dello Stato africano. Nonostante la chiusura della strada che
conduce a est, molti militari sarebbero
fuggiti in Sudan.
Dall’Eritrea ogni mese fuggono almeno 5mila persone a causa della
miseria, ma anche dell’oppressiva
dittatura che governa con il pugno di
ferro da almeno 15 anni. Secondo il
quotidiano britannico Guardian, alcuni
Paesi europei – e tra questi anche
l’Italia - avrebbero proposto denaro
al dittatore per chiudere le frontiere
e fermare il flusso di profughi.
8
Venerdì 19 giugno 2015
DA ROMA E DAL LAZIO
OLTRE AL COMMISSARIAMENTO DEL COMUNE, PREFETTURA E ANAC VALUTANO QUELLO DE “LA CASCINA”
Renzi lo sfratta, Marino si barrica
Il sindaco crede di essere il salvatore di Roma: “Sono come Mario Monti”. Meloni:
“Per una volta ha ragione. Sarà ricordato dai cittadini come una catastrofe naturale”
di Giuseppe Sarra
onostante lo sfratto, resta
lì. Non molla. Rilancia.“Io
non ho mai cambiato
idea, sono qui per stare
fino al 2023”, ha detto
Ignazio Marino, ieri.
Vuole andare avanti. Malgrado sappia di essere stato scaricato sin dall’inizio. Anche dal suo Pd, che ha
tentato di fare quadrato dopo il sondaggio anti-Marino commissionato
dall’ex capogruppo Francesco D’Ausilio, uomo di Zingaretti, dal quale
era emerso il malessere dei romani
e la conseguente bocciatura.
Poi è arrivato il commissariamento
del partito,“non solo cattivo ma pericoloso e dannoso”, dove “non c’è
trasparenza e neppure attività, che
‘lavora per gli eletti’ anziché per i
cittadini e dove - scriveva Fabrizio
Barca, responsabile della mappatura
dei circoli dem, nella relazione traspaiono deformazioni clientelari
e una presenza massiccia di ‘carne
da cannone da tesseramento’”.
Lì, il Pd è iniziato a barcollare, come
un pugile suonato. Poi è giunta la
prima tranche di arresti di “Mafia
Capitale”. La chiamavano fasciomafia. Si sono dovuti ricredere, anche
la stampa vicina. Fino al secondo
gancio. Sì, perché la seconda ondata
di arresti del 2 giugno scorso non
ha lasciato spazio ai dubbi. Il 70%
degli indagati orbitano nel centrosinistra, tra politici (dove ci sono
N
anche ex esponenti dell’attuale amministrazione), funzionari e cooperative, sia rosse che bianche.
Eloquente il silenzio attorno al sindaco dopo lo sfratto firmato da premier-segretario Matteo Renzi:“Marino è onesto, ma chi è onesto deve
essere anche capace. Se può governare bene, se no vada a casa”. E
tanto altro ancora. Nessuna presa
di posizione dal Pd romano. Silenzio.
Anche dai consiglieri dem. A schierarsi col primo cittadino di Roma è
stato solo un minisindaco, Andrea
Catarci (Municipio VIII) peraltro di
Sel.
L’opposizione lo incalza. La maggioranza resta silente, tranne qualche
presa di posizione. Un uomo solo al
comando. Alessandro Onorato e
Alfio Marchini, consiglieri della lista
che porta il cognome del costruttore,
si sono autosospesi per protesta.
Intanto Fratelli d’Italia ha lanciato
una raccolta firme rivolta a consiglieri di opposizione e maggioranza
dell’Assemblea capitolina per chiedere di presentare formalmente le
proprie dimissioni, col fine di concludere l’esperienza dell’amministrazione Marino.
Lui non ci sta, anzi si è addirittura
paragonato all’ex premier austerità
e senatore a vita Monti: “Abbiamo
trovato Roma come Mario Monti trovò il governo di Silvio Berlusconi”.
Prontamente ripreso da Giorgia Meloni: “Per una volta ha ragione Marino: lui è come Monti. Sarà ricordato
dai cittadini come una catastrofe
naturale”, ha twittato il presidente
di Fratelli d’Italia.
Lui sorride e saluta ai suoi antagonisti. E’ accaduto anche ieri nel bel
mezzo della presentazione della
“Maratona per le dimissioni” promossa dal Nuovo centrodestra in
Campidoglio, che ha promesso di
essere presente in piazza in concomitanza con tutti i consigli comunali
“fino a nuove elezioni”. Al grido di
“Sindaco, devi mollare la poltrona”
e “Elezioni subito”, Marino ha risposto con un sorriso e li ha salutati
più volte con la mano prima di barricarsi in Campidoglio.
Poi c’è l’incubo del commissariamento del Comune di Roma. Da
pochi giorni, il prefetto di Roma
Franco Gabrielli sta analizzando le
oltre mille pagine di relazione presentate dalla commissione d’inchiesta nominata dall’allora prefetto Pecoraro, che non aveva dubbi già lo
scorso dicembre: Roma va commissariata.
Non solo il Campidoglio. La Prefettura e l’Autorità anticorruzione ne
stanno valutando un altro, ossia quello della coop La Cascina.
“Lo stiamo esaminando con Cantone
in riferimento alla seconda ondata
dell’inchiesta Mafia capitale, su cui
abbiamo la richiesta di informazioni
antimafia da circa 50 stazioni appaltanti distribuite su tutto il territorio
nazionale”. Lo ha annunciato ieri
Gabrielli durante l’audizione a San
Macuto, davanti alla commissione
d’inchiesta sugli immigrati.
“Volevo fare una precisazione sulle
cooperative che gestiscono questo
mondo - ha detto ancora il Prefetto
di Roma - che come è emerso in
maniera evidente dall’inchiesta Mafia Capitale avevano creato un duopolio. Da una parte le coop rosse
con Buzzi, dall’altra la cooperazione
bianca con La Cascina”.
Marino resta. Per ora…
IL TRIBUNALE HA CONFERMATO L’IMPIANTO ACCUSATORIO
LA DECISIONE È STATA PRESA ALL’UNANIMITÀ
Riesame: Buzzi resta in carcere
Mafia Capitale, anche
il Copasir farà chiarezza
Sono stati concessi i domiciliari a Pd Coratti e Pedetti (Pd),
Caprari (Centro democratico) e all’ex dirigente comunale Scozzafava
iente da fare. Salvatore Buzzi,
ras delle coop rosse e da sempre vicino al Pd, resterà in carcere a Nuoro. Lo ha stabilito il
tribunale del Riesame, confermando anche l’impianto accusatorio nei confronti
dell’ex presidente della 29 giugno: associazione per delinquere di stampo
mafioso. Il tutto a pochissimi giorni dalla
richiesta di patteggiamento avanzata dai
suoi legali. Buzzi, al centro di Mafia capitale, vorrebbe cavarsela con 3 anni e
6 mesi e una multa di 900 euro. Dopo
che pochi giorni fa gli sono stati sequestrati beni per 16 milioni di euro.
Sono stati concessi gli arresti domiciliari,
invece, agli ex consiglieri capitolini del
Partito democratico Mirko Coratti e Pierpaolo Pedetti, all’ex capogruppo in Campidoglio di Centro democratico Massimo
Caprari e all’ex dirigente comunale Angelo Scozzafava.
Ma non è finita qui. Passano dal carcere
ai domiciliari altri due dei 14 indagati
nell’ambito della seconda tranche dell’inchiesta “Mondo di mezzo” finiti agli
arresti lo scorso 4 giugno. La decisione,
presa dal tribunale del riesame di Roma,
riguarda Franco Figurelli, segretario dell’ex presidente dell'Assemblea capitolina
Coratti, e Alessandro Garrone, amministratore della cooperativa Cosma che fa
sempre parte della rete di Buzzi.
Mario Monge, dirigente della cooperativa
N
nche il Copasir si occuperà dello scandalo
di “Mafia Capitale”,
che - in attesa che venga accertata l’accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso - ha scoperchiato
il “Mondo di mezzo” tra politica, coop rosse e bianche.
L’organo del Parlamento della
Repubblica Italiana di controllo dei servizi segreti ha
previsto infatti un ciclo di audizioni che serviranno per
fare il punto sull’inchiesta avviata dal procuratore Pignatone a Roma, con gli arresti
di Massimo Carminati, Salvatore Buzzi, ras delle coop,
funzionari pubblici e politici.
La decisione è stata presa
ieri mattina dal comitato par-
A
‘Deposito locomotive San Lorenzo’, invece, torna in libertà ma con obbligo di
firma. Confermata la detenzione in carcere per Claudio Cardarelli, già assessore
alle Politiche sociali nell’ex XIX Municipio,
e Paolo di Ninno, commercialista di Buzzi.
Infine, il tribunale, presieduto dal giudice
Bruno Azzolini, ha confermato gli arresti
domiciliari per Guido Magrini, ex direttore del Dipartimento politiche sociali
della Regione Lazio, Giordano Tredicine,
ex consigliere comunale, Stefano Bravo,
collaboratore di Luca Odevaine, Emanuela Bugitti, ex brigatista rossa e presidente della coop di Buzzi, e Alessandra
Garrone, compagna del ras delle cooperative.
Il Tribunale ha confermato in sostanza
la validità dell’impianto accusatorio e
solo parzialmente ha accolto alcune delle
richieste presentate con i loro ricorsi da
14 degli indagati.
lamentare per la sicurezza,
dopo l’audizione di Marco
Minniti, sottosegretario alla
presidenza del Consiglio dei
Ministri con delega all’intelligence.
Una decisione presa all’unanimità, proseguendo così
“l’attività di controllo iniziata
con richieste documentali
già nel dicembre del 2014,
e mirata a definire puntualmente il quadro delle informazioni in possesso della
nostra intelligence e - ha
spiegato il presidente del
Copasir, Giacomo Stucchi delle eventuali attività svolte
negli anni passati nei confronti dei soggetti coinvolti
nella operazione ‘Mafia Capitale’”.
9
Venerdì 19 giugno 2015
ECONOMIA
LE ESECUZIONI SONO AUMENTATE DEL 5% IN UN ANNO RISPETTO AL 2013
Il dramma degli sfratti? Peggiora
I dati del 2014 sono ancora più agghiaccianti. E il vuoto amministrativo, pure del governo Renzi, è eloquente
emergenza abitativa è un altro dei
grandi pasticci
dell’Italia. In molti,
infatti, attendono
per anni un’abitazione che, spesso e volentieri, non arriva. Anche
“grazie” alle occupazioni, dalle
quali dovrebbero seguire gli
sfratti, diventati ormai un problema nazionale. Ma anche al
vuoto amministrativo di questi
anni, in primis quello del governo
Renzi. Un problema gigantesco,
dal quale non emerge nessun
miglioramento. Anzi, sono aumentati addirittura del 5% in un
anno.
“Per il diritto alla casa, la crisi
non è finita: è peggiorata ulteriormente”. A scattare la triste
fotografia è stato Massimo Pasquini, segretario nazionale
dell’Unione inquilini, analizzando
i dati relativi all’andamento degli
sfratti in Italia nel corso dell’intero
2014 che sono “ancora più agghiaccianti rispetto a quelli del 2013: i
provvedimenti di rilascio nel 2014 sono
stati 77.278 (+5% rispetto al 2013 e
nuovo picco negativo), di cui 69.015
per morosità (89,30% del totale)”.
Un modus operandi illegale sempre
più diffuso nello Stivale, anche per la
lentezza dell’assegnazione delle case
popolari. Registrando così un nuovo
boom nel 2014 delle richieste di esecuzione con l’Ufficiale Giudiziario: ben
150.076, più 14,6% rispetto al 2013.
Mentre le esecuzioni forzate sono arrivate a 36.083 (+15,3%).
I numeri sono eloquenti e non lasciano
spazio a dubbi: “Nel 2014 ci sono stati,
per ciascun giorno lavorativo, 682 accessi dell’Ufficiale Giudiziario e 164
sfratti con l’intervento della forza pubblica”, ha fatto notare il numero uno
dell’Unione Inquilini.
“Questi dati mostrano tutta intera la
loro crudezza se raffrontati rispetto alla
sequenza degli ultimi anni”, ha aggiunto
Pasquini che ha poi spiegato la ridi-
ECCO COME SALVANO I CONTI PUBBLICI
L’
Carburanti, la nuova
stangata è servita
Più 12-14 centesimi al litro, cioè
3 miliardi di euro di nuove tasse
stribuzione del fenomeno sul territorio
nazionale, dalla quale non emerge nessuna grande città: “Al primo posto nel
rapporto tra sentenze di sfratto e famiglie
residenti nel 2014 si colloca BarlettaAndria-Trani (uno sfratto ogni 133 famiglie), seguono Prato (1/151), Savona
(1/165), Asti (1/172), Monza e della
Brianza (1/192) e Bari con uno sfratto
ogni 196 famiglie. Altro che grandi aree
urbane”, ha detto.
Se in questi anni la questione degli
sfratti era concentrato soprattutto nella
Capitale e nei grandi capoluoghi, oggi
il fenomeno si è esteso a macchia di
leopardo arrivando anche nelle medie
e piccole città.
Basta dare uno sguardo ai dati degli
sfratti emessi nel 2014.
“L’incremento più forte si registra in
regioni come il Molise, la Puglia, le
Marche, il Trentino, la Sardegna, pur
rimanendo la Lombardia e il Lazio le
regioni con il maggior numero di sentenze emesse”, ha ribadito Pasquini,
che ha poi messo in evidenza il vuoto
amministrativo di questi anni, parlando
di “fallimento delle politiche abitative
del governo e delle false promesse
del cosiddetto piano Casa Lupi” e di
“risultato disastroso delle politiche di
privatizzazione e svendita del patrimonio pubblico e di liberalizzazione
dei canoni privati”.
Dalla protesta alla proposta. Occorrono
dunque “una nuova politica abitativa:
incrementare l’offerta pubblica - è la
soluzione di Pasquini - di abitazioni sociali in Italia attraverso il recupero a fini
abitativi dell'enorme patrimonio pubblico abbandonato, una vera ed efficace
sospensione degli sfratti; una decisa e
congrua riduzione dei valori degli affitti;
l'abbandono di politiche di zerbinaggio
nei confronti della speculazione e della
rendita immobiliare”.
L’associazione dell’Unione inquilini rilancia la sfida, annunciando una mobilitazione generale e nazionale per il
prossimo 10 ottobre.
a stangata è servita. Il
costo dei carburanti continuerà ad aumentare anche nei prossimi anni. Raggiungendo, addirittura, più 1214 centesimi al litro. Il che
tradotto in euro è pari a ben 3
miliardi di nuove tasse. Una
follia? No, è la cruda realtà
con la quale saremo costretti
a fare i conti se venissero
esercitate tutte le clausole di
salvaguardia che impattano
sui carburanti, inserite per far
quadrare i conti pubblici.
“Il problema dell’elevato carico fiscale sui carburanti,
oggi intorno al 60% del prezzo
finale, si riproporrà con forza
in futuro”. E’ l’allarme lanciato
dal presidente dell’Unione petrolifera, Alessandro Gilotti,
L
che ha aggiunto: “Consideriamo, che tra Iva e coperture
varie, sono già programmati
aumenti fino al 2021 per 3
miliardi, pari a circa 12-14
cent al litro”.
Ovviamente l’Up ha chiesto
un intervento rapido del governo affinché scongiuri gli
aumenti, come quelli che “sarebbero dovuti scattare a inizio
2015 e a luglio”. Il governo,
quindi, trovi “altre soluzioni
in grado di soddisfare le esigenze di bilancio senza gravare
ulteriormente sui consumatori
e sulle imprese che si sono
appena liberate della tanto
discussa Robin Hood Tax, bocciata dalla Consulta che però
non ne ha riconosciuto la retroattività”.
ALL’INDOMANI DEL FACCIA A FACCIA CON L’AZIENDA, TRA I SINDACATI C’È CHI PREDICA CALMA
Whirlpool: i numeri sono un’incognita
Il nodo sarà sciolto il 23 giugno, quando la multinazionale presenterà il nuovo piano
assi in avanti da confermare. Nonostante le buone notizie giunte
dalla vertenza Whirlpool, c’è incertezza sui numeri del nuovo piano industriale che la multinazionale statunitense presenterà la prossima settimana,
tra il 23 e il 26 giugno.
Per carità, la permanenza di Carinaro e
degli altri impianti, oltre al ritiro dei
2.060 esuberi previsti nella prima bozza,
è certamente un cambio di passo che
fa ben sperare. Anche alla luce degli investimenti annunciati.
Una retromarcia inaspettata, quella dell’azienda, che ha spiazzato un po’ tutti.
Giunta soprattutto grazie alla protesta
dei lavoratori, che non hanno ceduto di
un millimetro, con l’ausilio dei sindacati.
Mentre in molti festeggiano per il passo
indietro, c’è chi predica calma.
“Adesso abbiamo bisogno di capire
cosa comporta la nuova proposta per
Carinano, quali ricadute occupazionali
avrà, quali le prospettive di lungo termine.
P
Il 23 giugno, giorno del prossimo incontro, entreremo nel vivo della proposta”. Così Massimiliano Guglielmi, segretario della Fiom di Caserta, commenta
la marcia indietro della Whirpool sulla
chiusura dello stabilimento campano.
"L’abbiamo detto sin da primo minuto ha osservato il sindacalista ai microfoni
di RadioArticolo1 parlando dell’impianto
di Caserta -, questo è uno stabilimento
che ha tante opportunità di andare
avanti, a partire dalla professionalità
degli operai e dalle possibilità infrastrutturali e di collegamento con il Mediterraneo e col resto d’Europa. Sono
punti di forza che l’azienda ha certamente
valutato, poi le lotte dei lavoratori sono
state il punto fondamentale per il cambio
di passo”.
Resta da approfondire il nuovo piano
industriale. Non si parla più di licenziamenti unilaterali, c’è l’ipotesi di mobilità
e trasferimenti volontari: “Sono tutte
scelte che, se condivise, vanno costruite
insieme. Oggi però non siamo in grado
di dirlo. Comunque qui si respira un’aria
di cauto ottimismo. Fino a 24 ore fa la
sorte era segnata, adesso dobbiamo
capire quali sono le garanzie della nuova
soluzione. Da parte nostra c’è la stessa
determinazione dei giorni passati”.
In queste ore la multinazionale sta pesando di destinare a Carinaro delle la-
vorazioni che attualmente sono svolte
in altri stabilimenti e in parte anche all’estero. Non solo, si continuerà a cercare
nuovi possibili investitori esterni per un
altro stabilimento del Casertano, cioè
Teverola attualmente chiuso.
Prima dell’incontro ministeriale dell’altro
ieri, inoltre, i sindacati hanno avuto un
incontro con la piemontese Mole, la
quale ha confermato l’intenzione di acquisire in continuità il magazzino di
None, dove lavorano 45 persone. Un’altra
buona notizia.
Quanto ai lavoratori pensionabili con
ammortizzatori sociali sarebbe prevista
l’integrazione al 100% del reddito fino
alla collocazione in pensione. Lo stesso
per gli incentivi per i lavoratori pensionabili
che hanno un periodo di 12 mesi non
coperti da ammortizzatori sociali, più la
copertura del reddito per l’anno mancante.
Gli incentivi per le dimissioni senza possibilità di aggancio alla pensione prevedono invece: per gli operai 40.000 euro
e la firma di dimissione entro il 30
giugno, con conseguente uscita entro
un anno dalla firma; 30.000 euro con
firma tra il 30 giugno 2015 e 30 giugno
2016 (uscita entro un anno dalla firma
e 20 mila euro per chi esce dal 1 luglio
2017 al 31 dicembre 2018). Analoghi
importi in mensilità sono previsti per
gli impiegati.
Quanto agli incentivi per dimissioni con
utilizzo di ammortizzatori sociali: un
operaio, integrazione al 100% più 15mila
euro, 10mila se lascia l’anno successivo,
5mila se va via entro il terzo anno.
L’ottimismo c’è. Mancano i numeri.
10
Venerdì 19 giugno 2015
DALL’ITALIA
NELLA MAXI INCHIESTA DELLA PROCURA DI SAVONA C’È TUTTA LA “SQUADRA” DELL’EX GOVERNATORE
Tirreno Power, giunta Burlando
verso processo e prescrizione
NORME DELL’ACCREDITAMENTO VIOLATE?
Contestato al San Raffaele
un ingente danno erariale
I reati di disastro colposo e abuso d’ufficio sarebbero praticamente estinti
è praticamente tutta
la vecchia giunta di
Claudio Burlando –
accusato di disastro
colposo ma pure di abuso di
ufficio per una serie di presunte
pressioni e omissioni – immischiata nella maxi inchiesta
della procura di Savona sulla
Tirreno Power di Vado Ligure.
Tra gli 86 indagati che adesso
rischiano il processo, veri e
propri eccellenti del centrosinistra. Con l’ex governatore,
per gli stessi reati potrebbero
finire alla sbarra pure Raffaella
Paita e l’ex assessore alla Salute
Claudio Montaldo. E ancora,
tutti i loro colleghi di giunta
oltre che una lunghissima serie
di politici, compresi sindaci e
assessori delle amministrazioni che si
sono succedute a Vado e Quiliano.
Un’indagine che era culminata con il
sequestro della centrale di Vado Ligure
l’11 marzo 2014 per presunte violazioni
all’Aia. L’impianto ad oggi è ancora
sotto sequestro, con i pm che vogliono
far piena luce su quelle 427 morti - definite “anomale” – succedutesi tra il
2000 e il 2007 per malattie cardiovascolari e respiratorie. E su quegli oltre
2.000 ricoveri tra il 2005 e il 2012 dovuti
forse alle emissioni della centrale.
Non manca praticamente nessuno. Sotto
inchiesta ovviamente dirigenti di Tirreno
Power, ma pure quei funzionari che
hanno fatto parte dei vari Cda dal 1999
a “oggi”. E appunto tutta la vecchia
guardia targata Burlando. Come i pre-
C’
O
cedenti assessori Renzo Guccinelli, Marylin Fusco, Giovanni Barbagallo, Angelo
Barlangeri, Giovanni Baitano, Gabriele
Cascino, Lorena Rambaudi, Sergio Rossetti, Renata Briano (ora europarlamentare) Enrico Vesco, Matteo Rossi e il dirigente del settore ambiente Gabriella
Minervini. A livello provinciale l’ex presidente Angelo Vaccarezza e i “suoi”
assessori Pietro Santi, Santiago Vacca e
Andrea Berruti.
Un processo che si appresta ad iniziare,
ma che si annuncia praticamente inutile.
Con la maggior parte dei reati forse già
estinti. L’abuso di ufficio si prescrive,
“sulla carta”, in sei anni. Che diventano
sette e mezzo per via degli “atti interruttivi” che bloccano il decorrere della
prescrizione. Con il “crimine” proba-
VIBO VALENTIA
Capotreno aggredito
e punto con siringhe
Arrestati due punkabbestia spagnoli
La vittima è in ospedale per accertamenti
ncora violenza sui binari. Il capotreno del
convoglio Cosenza-Melito Porto Salvo è stato aggredito da due punkabbestia
di nazionalità spagnola che
viaggiavano con un cane di
grossa taglia.
L'uomo, dopo averli sorpresi
senza biglietto, li ha invitati a
scendere alla stazione di ViboPizzo. Prima di lasciare il vagone, i due lo hanno insultato
e punto con una siringa.
Uno dei due aggressori, per
evitare di essere catturato dalle forze dell'ordine, si è messo
sui binari bloccando per alcuni minuti la circolazione
ferroviaria.
Tra i due e i militari dell’arma
ci sarebbe stata anche una
colluttazione nel corso del
quale uno dei spagnoli
avrebbe estratto anche un
coltello a serramanico di genere vietato.
I carabinieri sono riusciti comunque a immobilizzarli e a
portarli in caserma arrestan-
ltre trenta milioni di
euro. È questo l’ammontare del danno patrimoniale alla sanità pubblica
ipotizzato dalla Procura della
Corte dei Conti lombarda
che ha avviato un procedimento di responsabilità erariale nei confronti dell'ospedale San Raffaele.
Il tutto si riferisce agli oltre
4.000 interventi chirurgici
eseguiti in violazione delle
norme di accreditamento riguardanti la regolare costituzione delle equipe chirurgiche, “pur se formalmente
certificata, è risultata di fatto
non rispondente a quanto
previsto dalla legge, stante
la presenza di un numero minimo di personale specializzato inferiore a quello contemplato dalle norme, con
uso improprio degli specializzandi”, come si legge in
una nota diffusa dalla Procura
contabile regionale.
A
LA DECISIONE DEL GIUDICE DI SORVEGLIANZA DEL CARCERE DI OPERA
Scarcerato Fabrizio Corona:
affidato alla comunità di Don Mazzi
Accolta l'istanza presentata dai legali sui “seri problemi psicologici
e psichiatirici” dell’ex re dei paparazzi, in carcere da oltre due anni
abrizio Corona esce di cella. Il giudice di sorveglianza del carcere di
Opera Giovanna De Rosa ha infatti
deciso di accordare all’ex re dei paparazzi
l’affidamento terapeutico ai servizi sociali
nella comunità di Don Mazzi accogliendo
l'istanza presentata dai suoi legali, gli avvocati Ivan Chiesa e Antonella Calcaterra,
sui “seri problemi psicologici e psichiatirici”
del loro assistito.
Corona dovrà ora sottoporsi a un programma di recupero, attraverso il quale
dovrà superare i problemi di cocaina e
inserirsi di nuovo nella società.
“Sono felice e giuro che in carcere non ci
tornerò più”, sono state le prime parole
dette da Corona all'uscita dal penitenziario
dove è stato detenuto per due anni e tre
mesi (dal marzo 2013).
“Ho attraversato la tempesta, ho lottato
fino all'ultimo è stata dura ma era necessaria.
Ora si riparte. #sipuede” ha scritto su facebook annunciando la sua scarcerazione.
Il post, in un'ora, ha raccolto quasi 18.000
likes e 1500 commenti.
Non sono ancora stati resi noti il tempo di
durata dell'affidamento in prova ai servizi
sociali e le mansioni che l'ex paparazzo è
F
doli con le accuse di lesioni
personali aggravate, porto
d'arma, resistenza e violenza
a pubblico ufficiale e danneggiamento. Si chiamano
José Manuel Mendez Combarro, 40 anni, e Luis Garçia,
42 anni: la loro posizione è
ora al vaglio della Procura di
Vibo Valentia.
Il capotreno, dopo avere ripreso il viaggio, una volta
giunto alla stazione successiva, a Melito Porto Salvo, si è
fatto medicare dai sanitari del
118 che poi l'hanno portato
nell'ospedale di Polistena per
gli accertamenti del caso.
È solo l’ultimo episodio che
vede come vittime dipendenti
delle ferrovie aggrediti sul
B.F.
luogto di lavoro.
bilmente non più perseguibile. Stessi
tempi per il “delitto” di disastro colposo.
Per tutti questi motivi la lentissima macchina della giustizia italiana non potrà
fare il suo completo corso. Condannando
(in via definitiva) o assolvendo gli imputati dalle accuse mosse nei loro confronti.
Per l’ex giunta Burlando in arrivo un
salvagente rosso. La “santa” prescrizione
è già pronta a fare il suo miracolo. Potrebbe esserci anche nessun colpevole
per quelle 427 morti che gridano giustizia. Il tutto mentre gli operai della
centrale di Vado Ligure sono senza
lavoro da oltre un anno. In attesa dell’incontro col Governo previsto per il
prossimo 25 giugno. Gli unici a pagare,
Marco Zappa
i lavoratori onesti.
A denunciare le presunte irregolarità era stato proprio
un gruppo di specializzandi,
inviando in forma anonima
una lettera al Corriere della
Sera e una alla direzione sanitaria della Regione Lombardia, che ha proceduto alle
dovute verifiche, "che in questi
casi sono necessarie, perché
voglio capire, al di là delle
eventuali responsabilità penali, a cui penserà la magistratura ad accertare, se c'è
stata violazione delle regole
di sistema, delle norme che
giustificano certi rimborsi",
ha detto ieri il governatore
lombardo Roberto Maroni,
ricordando altresì che lo stesso San Raffaele aveva replicato smentendo tutto.
Nell'indagine risultano coinvolti numerose persone, come
conferma la nota della Corte
dei Corti lombarda, sia tra il
personale sanitario sia tra
quello amministrativo.
previsto che svolga nella comunità di don
Mazzi.
Corona era stato arrestato nel gennaio
2013 in Portogallo al termine di una breve
latitanza durata in tutto 4 giorni. Da allora
è rimasto recluso nel carcere di Opera.
Era stato condannato a una pena complessiva di 13 anni e due mesi di carcere
per diversi reati tra cui quelli legati alla
bancarotta della sua società Fenice e ai ricatti a colpi di foto compromettenti, come
l'estorsione aggravata ai danni dell'ex calciatore della Juventus David Trezeguet che
gli è costata la condanna a 5 anni la quale,
teoricamente, impediva la concessione di
benefici penitenziari.
Il giudice Di Rosa, sulla base di motivi
giuridici e decisioni della Cassazione, lo
ha invece ritenuto possibile. Una pena
complessiva che, anche se tecnicamente
è ineccepibile, è obbiettivamente spropositata per il tipo di reati e il contesto generale nel quale Corona li ha commessi,
hanno sempre sostenuto i suoi legali.
L’ex re dei paparazzi ha potuto usufruire
comunque degli sconti di pena pari a 150
giorni per ogni anno trascorso in carcere,
ed è riuscito così ad accedere al recupero
in comunità.
A favore della scarcerazione di Corona ci
sarebbero anche relazioni della Asl e della
direzione del carcere.
Una decisione immediatamente esecutiva
ma non definitiva: sarà valutata nei prossimi
mesi da un collegio di giudici dello stesso
Tribunale di Sorveglianza che potrebbe
decidere di renderla “permanente”, oppure
B.F.
non confermarla.
11
Venerdì 19 giugno 2015
DALL’ITALIA
IL REPORT BANKITALIA DIPINGE IN RECESSIONE QUASI TUTTI GLI AMBITI PRODUTTIVI
Sicilia in crisi, aumentano i poveri e gli emigranti
Cresce la disoccupazione con altri 13mila posti di lavoro persi. Diminuiscono gli investimenti
delle aziende e calano i redditi dei cittadini. Flop dell’export e i cervelli sono in fuga
di Barbara Fruch
n quadro nero quello che
emerge in Sicilia. Economia in recessione, disoccupazione che aumenta e
una produzione industriale in crisi.
È quanto emerge dalla Banca d'Italia
nel suo rapporto sull’Economia dell’isola, presentato nella filiale di Palermo.
Come riporta Italpress, anche il
2014 si è rivelato un anno complicato: disoccupazione al 22,2%, altri
13 mila posti di lavoro persi e un
tasso d’occupazione al 39% (il più
basso d’Italia). Diminuiscono gli investimenti delle aziende e i redditi
dei cittadini, mentre calano sensibilmente le esportazioni.
Dal 2008 al 2014 la ricchezza prodotta nell'isola è crollata vertiginosamente fino a perdere 15 punti
percentuali di Pil, il 2% nel solo
2014: in fumo 12 miliardi di euro.
U
Crolla l'export (-13,9%), che registra
una diminuzione delle vendite di
prodotti ottenuti dalla raffinazione
del petrolio (-15,2%), e degli altri
prodotti siciliani (-11%) all'estero.
Si salva solo il turismo, in ripresa
sia in termini di arrivi (+8,8%) che
di presenze (+6,1%) e l’agroalimentare (+5,3%).
“Siamo al settimo anno consecutivo
di recessione, c'è un ritardo nell'arrivo della ripresa economica,
anche se la crisi sta avendo un'intensità minore” ha spiegato il direttore, Antonio Cinque.
Il valore aggiunto nell’industria in
senso stretto si è ridotto del 3,8%,
è proseguito il trend decrescente
degli investimenti, mentre il fatturato,
secondo dall'indagine, condotta su
un campione di imprese industriali
con almeno 20 addetti, il saldo tra
la quota di imprese con fatturato in
aumento e quelle con fatturato in
perdita è risultato negativo per oltre
due punti percentuale.
I settori che vanno peggio sono le
costruzioni (-6,6%, complice la riduzione, pari al 27,5%, dell'importo
complessivo dei bandi di gara per
opere pubbliche) e in parte il manifatturiero. In calo anche il settore
agricolo (-4,3) e i servizi (-1,4).
Il questo quadro si inserisce anche
la riduzione del credito concesso
dalle banche alle famiglie (-1,6%)
e alle imprese (-2,3%) riflettendo
in particolare una scarsa propensione agli investimenti.
Ma continua a essere il lavoro che
non c'è il più grosso problema della
Sicilia: seppur con ritmi meno galoppanti, diminuisce ancora nel
2014 il numero degli occupati (1%), per un totale di 13 posti persi.
Calano i redditi e diminuisce drasticamente la capacità di spesa
stima Bankitalia citando l'indagine
Eu-Silc. Le persone che nel 2013
potevano essere definite povere o
socialmente escluse secondo la definizione adottata nell'ambito della
Strategia Europa 2020 erano pari
al 55,3% della popolazione, +7,7%
rispetto all’indagine del 2008.
Accentuati invece i flussi migratori
verso le regioni del centronord e
verso l'estero tra i siciliani più istruiti
e quelli tra i 25 e i 34 anni.
Insomma cervelli in fuga e siciliani
sempre più poveri in una regione
ormai alla deriva.
MILANO
SAVONA
Malore in gita:
Domenico Maurantonio
muore un bambino
era da solo quando è caduto
T
S
arebbe stato da solo
quando è precipitato dalla finestra. È l’ipotesi di
inquirenti e investigatori che
indagano sulla morte di Domenico Maurantonio, lo studente padovano deceduto a
Milano lo scorso 10 maggio
dopo essere volato dal quinto
piano dell'hotel dove era in
gita con la classe. Allo stato
attuale delle indagini sarebbe
dunque esclusa la presenza
di altre persone al momento
della tragedia.
A questa conclusione si sarebbe giunti grazie agli elementi raccolti finora, tra cui intercettazioni,
compresi i messaggi WhatsApp dei compagni di classe, e verbali di testimonianze.
Nessun ospite dell'albergo, tra l'altro, ha
sentito urla o confusione in quel corridoio
dell'hotel nelle prime ore del mattino.
Le indagini, comunque, proseguono. Devono
essere ancora terminati gli accertamenti sul
Dna trovato sotto le unghie, mentre non sarebbero state trovate tracce di materiale bio-
logico sul livido riscontrato su
un braccio dello studente, ciò
escluderebbe che gli sia stato
fatto da qualcuno nel tentativo
di trattenere il braccio. Si tratta,
comunque, secondo le analisi,
di un'ecchimosi importante, ma
che nessuno avrebbe notato
nelle ore precedenti.
D’altra parte in base alle tante
testimonianze raccolte, tra cui
quelle dei genitori, non sarebbero emersi motivi di una volontà suicida e gli inquirenti
continuano a indagare su qualche anomalo comportamento
da parte del giovane, che aveva
bevuto alcolici, nel corso della nottata.
E intanto mercoledì nell'atrio della succursale
del liceo Ippolito Nievo a ricordare Domenico,
ammesso alla maturità, c'era un banco con
B.F.
dei fiori e una sua fotografia.
ragedia a Celle Ligure, in provincia di Savona. Un
bambino di 8 anni , residente a Legnano, in provincia
di Milano, è morto stroncato da un malore durante
una gita con la parrocchia della sua comunità per le località
della Riviera ligure. Il bambino, che era accompagnato
dalla mamma, si è sentito male ieri mattina, intorno alle
10, proprio nei pressi di Celle Ligure, durante una sosta
dell'autobus.
L’allarme è stato dato dalle suore che guidavano la comitiva
mentre gli altri bambini sono stati allontanati e portati
verso la spiaggia. Immediatamente sono intervenuti i
sanitari della Croce Rossa che hanno trovato il piccolo in
arresto cardiaco. Per lui purtroppo non c'è stato nulla da
fare. I sanitari hanno subito iniziato le manovre di rianimazione
e chiamato l'automedica. Il bambino è stato intubato e
portato in codice rosso all'ospedale San Paolo di Savona
dove i medici ne hanno constato il decesso. Probabile che
venga disposta l'autopsia. Da capire se il piccolo potesse
avere delle malformazioni di cui la famiglia non era ancora
a conoscenza.
Una tragedia improvvisa che, ancora una vota, colpisce
una piccola vittima. Il dramma di una morte prematura
durante un momento di svago e di divertimento che lascia
sconcertati.
NUORO SVOLTA NELL’INCHIESTA SULL’OMICIDIO DI GIANLUCA MONNI
Delitto di Orune: due indagati
Sotto accusa un minorenne di Nule e suo cugino. Avrebbero
litigato con la vittima dopo aver importunato la sua ragazza
quaranta giorni dall’omicidio arriva la svolta nelle
indagini. Ci sono due giovani indagati per il delitto di
Gianluca Monni, lo studente di
19 anni freddato a fucilate la
mattina dell’8 maggio mentre
era in attesa del bus per andare
a scuola a Orune, in provincia
di Nuoro.
Si tratta di un 17enne di Nule e
di un suo cugino 24enne che
vive in un’abitazione rurale nelle
campagne di Ozieri.
Le case di due dei sospettati
sono state perquisite su dispo-
A
sizione dei magistrati delle Procure di Nuoro e dei Minori di
Sassari, essendo uno minorenne.
Durante l'operazione gli investigatori hanno sequestrato i computer e altro materiale informatico.
Che la svolta fosse imminente
lo si era intuito qualche giorno
fa quando i militari dell’arma
avevano controllato alcune case
di proprietà dei familiari degli
indagati, nella zona di Pattada.
D’altronde da tempo le indagini
avevano portato su una pista
investigativa che conduceva a
Nule e i sospetti si erano fin
dall’inizio concentrati sui due
giovani. Entrambi erano stati interrogati fin dalle immediatamente successive all’omicidio
del giovane studente orunese
ma i loro alibi, che fino ad oggi
sembravano aver retto, pare siano crollati.
All’origine dell’omicidio potrebbe
esserci una lite avvenuta tra la
vittima e gli indagati che mesi
fa erano ad Orune per una festa
in una sala da ballo. In quell’occasione importunarono alcune
ragazze, tra le quali la fidanzata
di Gianluca Monni. Il 19enne
prese le difese di quest'ultima
insieme ad altri giovani orunesi
ma ad un certo punto sembra
sia stata tirata fuori una pistola,
puntata alla sua tempia. I nulesi
furono disarmati e costretti ad
una precipitosa fuga dagli ex
amici di Orune, che non avevano
gradito lo sgarbo. Questo il possibile movente.
Non c'è traccia, ancora, dell'arma
utilizzata per uccidere ma intanto
i due giovani sono stati ufficialmente iscritti nel registro degli
indagati per l'omicidio.
Resta ancora un giallo invece la
sorte di Stefano Masala, il giovane sparito la sera prima del
delitto la cui scomparsa sarebbe
legata alla spietata esecuzione
di Gianluca Monni.
L’omicidio del 19enne, che frequentava l’ultimo anno presso
l’Istituto professionale Alessandro Volta, aveva scosso profondamente la comunità, non solo
per l’efferatezza del delitto, ma
anche perché Gianluca era uno
studente modello e un bravo ragazzo, lontano dagli ambienti
della criminalità e dalle faide
storicamente presenti in questa
B.F.
parte della Sardegna.
12
Venerdì 19 giugno 2015
SOCIETA’
CALCIOMERCATO, ECCO I PRIMI BOTTI. DOPPIO COLPO DEI GIALLOROSSI, AL GENOA 15 MILIONI DI EURO
Roma scatenata, è fatta
per Bertolacci e Iago Falque
Attesa la fumata bianca per Kondogbia al Milan, l’Inter si “consola” con Imbula. Il Napoli cala
il tris - Lazio e Sampdoria (che ha preso Cassano) ammesse a Champions ed Europa League
di Federico Colosimo
n’altra lunga, intensa giornata di trattative (terminata a notte fonda), sé
conclusa. Sarà così fino al 31 agosto
2015, negoziazioni sfrenate e serrate
per portare a casa i migliori fuoriclasse
del panorama mondiale. Dopo anni di colpi low
cost, i club italiani si apprestano a tornare alla
ribalta. Milan, Inter, Roma e Napoli scatenate
sul mercato. Juve guardinga, Lazio sorniona.
Roma – Il direttore sportivo dei giallorossi con
una mossa a sorpresa ha definito col Genoa il
riscatto di Bertolacci anticipando le mosse del
Milan, da tempo sulle tracce del giocatore della
Nazionale. Ma non solo. Col Grifone Sabatini
ha chiuso anche un altro colpo: Iago Falque,
autentica rivelazione dell’ultima stagione corteggiato dai migliori club d’Europa, che prenderà
il posto di Gervinho. Nelle casse di Preziosi,
che un tempo faceva affari con il presidente dei
biancocelesti Lotito, ben 15 milioni di euro da
reinvestire sul mercato.
Ma siamo solo all’inizio. Perché entro il fine
settimana Pallotta potrebbe annunciare il grande
acquisto promesso e più volte menzionato, con
l’obiettivo di rinforzare un reparto offensivo
poco prolifico in questa annata. Oltre a Dzeko,
l’identikit ricercato dai dirigenti capitolini, corrisponde al nome di Bacca, attaccante colombiano
in forza al Siviglia e impegnato ora in Copa
America con la propria nazionale. Ma per quest’ultimo la società andalusa pretende il pagamento dell’intera clausola rescissoria del suo
bomber, pari a 25 milioni di euro. Per questo
motivo l’ariete del Manchester City sembra in
vantaggio. La trattativa è avviata e potrebbe
concludersi presto.
La Roma del futuro prende forma, nuovi innesti
di qualità per lo scacchiere di Garcia.
U
Milan - Il blitz a Montecarlo di Galliani per
sferrare l’assalto decisivo a Kondogbia ha portato
i suoi frutti. La trattativa tra i rossoneri e il Monaco
procede spedita, ma ci sono ancora alcuni scogli
da superare. La prima offerta di 25 milioni cash
recapitata al club del Principato è stata respinta. E
così il ds del Milan ha rilanciato fino a 28 ed ha
fatto tentennare la dirigenza della compagine biancorossa. Potrebbe arrivare già questa mattina la
fumata bianca decisiva, con il Diavolo che si
appresta a bruciare la concorrenza di Inter e Barcellona. Ma dovrà convincere prima pure il giocatore.
Che chiede un ingaggio monstre da 4 milioni a
stagione, per arrivare a 3,5.
Inter – Nerazzurri sullo sfondo, che continuano a
seguire con attenzione l’evolversi delle negoziazioni
tra il Milan e il Monaco.
E’ sempre derby. Una stracittadina che si gioca su
un campo neutro, quella del Parco dei Principi.
Con Thohir pronto a virare sul Vèlodrome per
portare in porto (quello di Marsiglia) l’operazione
Imbula, ormai vicinissimo. Questione di cash, chi
offrirà di più la spunterà. Ma l’Inter ha già pronto
il sostituto. Il ds Ausilio è in Francia e non tornerà
certo a mani vuote.
Intanto Mancini può contare sul primo rinforzo, è
fatta per Miranda dell’Atletico Madrid. Che con
Murillo (che ha segnato il gol che ha permesso
alla Colombia di annientare il Brasile in Copa
America) si appresta a formare una delle coppie
centrali più interessanti della prossima Serie A.
Non è tutto. Perché l’Inter si appresta a sferrare
l’attacco decisivo a Salah. L’egiziano, in prestito
alla Fiorentina via Chelsea, vuole cambiare aria.
Ma c’è da battere la concorrenza di un club. Non
uno qualunque. Il Milan, sempre il Milan.
Napoli – De Laurentiis pronto a calare il tris. Dall’Empoli arriva Valdifiori, il primo rinforzo chiesto
da Sarri. E con lui sono pronti a seguirlo pure
Hysai e Saponara, su cui c’è il forte interesse
della Vecchia Signora.
Juve – Bianconeri vicinissimi a Mandzukic, Marotta
alla stretta finale con l’Atletico. Dopodiché gli
sforzi della dirigenza si concentreranno tutti su
Oscar, il sogno di Massimiliano Allegri costretto a
rinunciare a Tevez, ormai neo acquisto del Boca
Juniors. E dalla Spagna continuano a rincorrersi
le voci. Sarà Pogba il primo “gioiello” per la
stagione 2016-2017 del Barcellona, sul piatto 85
milioni di euro.
Lazio – E’ ufficiale, la Lazio potrà disputare regolarmente il preliminare di Champions. Anche la
Sampdoria (che ha raggiunto un accordo di massima con Cassano per un clamoroso ritorno del
barese) avrà il diritto di partecipare all’Europa
League. L’Uefa ha sciolto le riserve, i tifosi possono
tirare un sospiro di sollievo.
Biancocelesti alle prese con cessioni e rinnovi. Mentre
Marchetti è pronto a prolungare il suo rapporto con
il club, con Radu è rottura. Konko verso la rescissione
mentre Cana sogna l’Olympique Marsiglia. Sarà un
week-end decisivo per il futuro di Biglia, a villa San
Sebastiano andrà in scena un vertice tra l’agente del
calciatore e Lotito. L’argentino è corteggiato da Real
Madrid, Manchester United e Psg.
Capitolo acquisti. Tare continua a lavorare sotto
traccia per rinforzare la squadra. Suggestiva la
pista che porta a Pato, col brasiliano che non
convince per via delle incerte condizioni fisiche.
E’ sempre calciomercato. Sarà un’estate lunghissima, condita da veri e propri fuochi d’artificio.
L’Italia torna a fare la voce grossa.
IL PERCHÉ DEL SUCCESSO DELLA SERIE AMERICANA (FINZIONE, MA CREDIBILE) CON KEVIN SPACEY E ROBIN WRIGHT
House of Cards? Meglio dei nostri talk show
di Alessandro Nardone
I
nutile girarci intorno, la politica, questa politica - come
affermò un caustico Rino Formica - «è sangue e merda»; se ti
adegui fai parte del gioco, altrimenti sei fuori, out, finito o sereno,
per dirla con Matteuccio nostro.
Chi avesse (ancora) bisogno di
conferme in tal senso - fermo restando che si tratta pur sempre di
fiction e che in quanto tale non
dovrà cadere nell’errore di prenderla alla lettera ma, piuttosto, godersela letteralmente - potrà tranquillamente sostituire per qualche
tempo i vieppiù pallosissimi talk
show italiani con la celebre serie
televisiva americana House of
Cards, imperniata sulla scalata al
potere di Frank Underwood, callido
capogruppo Dem al Congresso
che, unitamente alla moglie Claire,
ordisce un piano di scalata al potere che lo erge ad archetipo del
machiavellismo 2.0.
Gli ingredienti ci sono tutti, e sono
di qualità eccelsa, a cominciare
dagli interpreti dei due protagonisti, Kevin Spacey e Robin Wright
che, puntata dopo puntata, dimostrano di essere tremendamente
a loro agio nel muoversi tra gli intricatissimi giochi di potere architettati da Michael Dobbs, autore
del romanzo a cui la serie s’ispira,
e sapientemente riadattati da Beau
Willimon.
L’epicentro della storia è certamente costituito dal torbido rapporto tra Frank e Claire, che non
si accontentano di essere soltanto
marito e moglie, nossignore ma –
dal loro punto di vista, sia ben
chiaro - ne allargano gli orizzonti
fino ad assurgere al rango di soci,
il cui obiettivo è sostenersi l’un
l’altra affinché possano accumulare
non soldi, ma potere. Proprio così,
il perché lo spiega lo stesso Frank
in uno dei suoi efficacissimi pensieri a voce alta con cui si rivolge
direttamente al pubblico: «i soldi
sono come ville di lusso che iniziano a cadere a pezzi dopo pochi
anni; il potere è la solida costruzione in pietra che dura per secoli.
Non riesco a rispettare chi non
vede questa differenza».
Il fattore scatenante è la mancata
nomina di Frank a Segretario di
Stato, carica che gli era stata promessa dal neoeletto Presidente
Garrett Walker che, da quell’istante
in poi, verrà condizionato in ogni
suo singolo passo proprio da Underwood che, assai astutamente,
non solo non mostrerà di serbargli
rancore, ma saprà capitalizzare la
sua scaltrezza nel gestire i suoi al
Campidoglio in modo da apparire
come una pedina fondamentale
agli occhi del Presidente, a tal
punto da indurlo a un cambio in
corsa per nominarlo suo Vice.
Non esistono ostacoli che non possano essere evitati quando non
eliminati, sulla strada che porta al
potere, almeno non per Frank, che
considera tutti, dal Presidente all’ultimo dei collaboratori del suo
staff, alla stregua di pedine da
muovere in funzione del suo interesse. Lui soggioga, manipola, mischia le carte, tiene il piede in
quattro scarpe diverse, minaccia,
compra e financo uccide, per guadagnarsi l’ingresso nei libri di di
storia non da comprimario, ma da
protagonista assoluto.
Va da se che Dobbs, Willimon e
gli altri autori di una storia siffatta
abbiano attinto a piene mani da
quella vera, dando vita a una fiction
che funziona perché confonde, e
confondendo spinge chi la guarda
ad arrovellarsi, nel tentativo di
prevedere quale sarà la prossima
mossa. Certo, come dicevamo all’inizio si tratta di finzione, ma questo non significa che non possa
essere credibile, anche perché, se
non lo fosse, non terrebbe milioni
di persone incollate alla tivvù a
guardarla, un po’ come si guarda
l’orizzonte per capire quale sia il
punto esatto che segna il confine
tra cielo e mare.