Adesso vi racconto quanto è dura la vita dei conta

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Adesso vi racconto quanto è dura la vita dei conta
inchiesta, letteralmente sul campo, sul (secondo) mestiere più antico del mondo
AHI, COME AGRI
Adesso vi racconto quanto è dura
Il lavoro dei campi,
elogiato dal Papa, attira
sempre più ex manager
e giovani coppie. Che
poi si scontrano con
problemi pratici e
intoppi burocratici.
Ma c’è chi ce l’ha fatta...
testo e foto
di Marco Del Freo
(l’uomo sul trattore)
40 OGGI
quattro stagioni,
fatica no stop
Nelle immagini, un
simbolico anno di lavoro:
partendo dalla sinistra in
basso, Marco Del Freo,
autore dell’articolo, sul
trattore tra i filari di olivi;
Del Freo trascina il fieno
per cavalli durante una
tormenta di neve; suo
figlio Sean e l’amico Chicco;
i fratelli Ambrosini mettono
tartufi e Habanero
Orange tra le olive: per
condimenti pregiati.
COLTURA
la vita dei contadini
OGGI 41
c’è chi alleva cani da tartufo. che rendono...
Sopra, Marika Azzali, una delle «anime» del progetto Bellavalle di sviluppo
agricolo-turistico, con i cuccioli di lagotto che alleva e addestra per la ricerca
dei tartufi. Sopra a destra, Marika vende i tartufi insieme al marito Luca.
Salsomaggiore (Parma),
dicembre
a terra è bassa, caro papa Ratzinger. Non che
Lei non abbia avuto ragione a richiamare l’importanza dell’agricoltura come ha
fatto prima dell’Angelus lo
scorso 14 novembre, invitando tra l’altro giovani di ogni
ceto sociale a tornare a impiegarsi nella cura della terra…
Ma chi come noi Le ha già dato retta la terra l’han trovata
dove è sempre stata: bassa,
molto bassa e circondata per
giunta da una marea di carte
e burocrazia. Bisogna amarla
davvero per volerla coltivare,
si deve essere testardi come e
più dei muli per continuare a
farlo ed è meglio essere matti
come e più dei cavalli per tornare in campagna.
Non che sia una brutta scelta,
anzi. Si vive bene, si mangia
bene, ci si tiene in forma. Non
per nulla qui, tra le colline di
Salsomaggiore, nei campi ci
si imbatte sempre più spesso
con persone dal passato cittadino nemmeno tanto lontano. Ma resta il fatto che la
terra è bassa e che noi in famiglia, per giunta, siamo pure tutti alti.
Una presentazione è quindi
d’obbligo, visto che il direttore mi ha chiesto di provare a
raccontare in prima persona
come si vive tornati in campagna (proprio lui, che da qui
vicino se ne è andato per dirigere giornali in città…).
L
42 OGGI
ritorno degli olivi
Marco Carboni, agronomo, ha
ideato il programma parmense per
il recupero dell’olivo autoctono.
so e allora ex direttore del giorAlti come siamo, abbiamo
nale on line Il Nuovo e inviato
mollato Milano nel 2005. Alein mezzo mondo.
xia, la figlia grande, oggi titolaLasciamo fuori i dati generali,
re dell’azienda agricola e allora
che pure da giornalista dovrei
appena rientrata dagli Stati
citare per primi: ne trovate di
Uniti con diploma liceale. Sasignificativi nel box accanto.
cha, la figlia piccola, oggi
Andiamo al punto, all’impatto
amazzone della fattoria e stucon la realtà quotidiana dei
dentessa di Fisica al Politecnicampi, mai duro come quello
co di Milano, allora alle medie.
Sean, oggi
soldato
Per lavorare la terra
dell’esercibisogna... studiare!
to americano in Iraq
con la solita burocrazia. Niente
per il suo secondo tour e allora
di nuovo, ovvio: tutti possono
liceale negli Usa. Maggie, la
zappare nei campi, ma bisomamma loro e di tutto questo,
gna farlo con carte da bollo e
oggi coadiuvante di Alexia e
regolamenti vari alla mano.
insegnante di inglese e allora
Alexia si è prima di tutto iscritassistente dell’amministratore
ta alla Camera di Commercio,
delegato in una banca d’affari
azienda agricola biologica, poi
americana. Io, oggi tuttofare
ha dovuto fare un corso specinei campi e scrittore e collabofico di formazione e iscriversi a
ratore di giornali a tempo per-
❛
un sindacato per gli inevitabili
adempimenti fiscal-operativi
di un imprenditore agricolo a
titolo principale; Maggie si è
fatta un corso per operatore
agrituristico, è diventata agricoltore custode e pure gestore
di fattoria didattica. Il tutto
mentre si rimetteva a posto la
casa, come gli antichi, dandoci
dentro di persona con badile e
martello, sempre cercando di
non inciampare in questa o
quella legge. Scopri così che sei
tu il responsabile della sicurezza, per quanto niente tu ne
sappia, e che le fosse biologiche devono essere fatte così e
non cosà, mentre è obbligatorio avere un posto auto fatto
così e cosà anche se vivi nel
mezzo di 25 ettari fuori dal
mondo (se paghi un ricco obolo legale, però, puoi evitare di
farlo) ma non puoi mettere una
I NUMERI
2
13
2,5
milioni metri quadrati
di terreno che ogni giorno vengono
«cementificati» (dati Istat).
milioni ettari di
suolo coltivabile. Solo il 30 per cento è in
pianura. Il prezzo a ettaro, in genere, fa
dai 38 ai 72 mila euro.
milioni Forza
lavoro impiegata in agricoltura in Italia.
“vendiamo il ghiaccio agli eschimesi”
Marco Del Freo con Dave De Witt, massimo esperto al mondo del peperoncino
coltivato dall’azienda Nine del Lobo, e un amico a Diamante, in Calabria.
«Avere un nostro stand lì, è un po’ come vendere ghiaccio agli eschimesi».
i “maghi del miele” con i loro dolcissimi figli
Sopra, Tiziana e Maurizio, che hanno lasciato Milano per mettersi a fare gli
apicoltori e a produrre miele, con i loro due figli. Sono sempre più i
«cittadini di ritorno» che lasciano lavori in città per tornare alla campagna.
Ma è un mestiere per vecchi? Ecco dati e prospettive
Quattro agricoltori su dieci sono anziani. Eppure gli agriturismi sono in crescita e offrono grandi opportunità
B
isognerà attendere la fine del sesto
censimento agricolo italiano che si sta
tenendo in questi mesi per avere un’idea esatta
della situazione nei nostri campi, ma il fatto
che senza quasi rendersene conto l’Italia stia
rapidamente distruggendo il suo patrimonio
agricolo è già più che una sensazione. In un
mondo sempre più attento alla preservazione
delle ricchezze naturali, il nostro Paese è invece
tra i più voraci consumatori di suolo: ogni
giorno, secondo un’analisi dei dati Istat dal 1982
al 2007, 200 ettari di terreno agricolo, 2 milioni
di metri quadrati, vengono coperti da cemento,
asfalto o simili. Emilia Romagna e Toscana sono
in testa a questa triste classifica.
Ma c’è dell’altro. Secondo uno studio condotto
di recente dal professor Angelo Frascarelli per
Coldiretti, l’agricoltura italiana ha a disposizione
solo 12,7 milioni di ettari di suolo coltivabile e
solo il 30 per cento di questo è in pianura.
Questa penuria ha provocato un aumento
spropositato dei prezzi di questi terreni: un
ettaro può arrivare ormai a costare oltre 500
mila euro nelle zone più adatte alle
coltivazioni. Sono cifre estreme, ma anche i
«normali» 38-72 mila euro (valutazione 2009)
sono assai più dei mille dei Paesi dell’Est o dei
34 mila olandesi (valore estremo, dovuto al
fatto che qui la terra va letteralmente strappata
al mare ogni giorno). L’agricoltura italiana, che
fino alla seconda guerra mondiale occupava
quasi il 50 per cento della forza lavoro italiana,
oggi riguarda poco più di due milioni e mezzo
di persone. Visti i prezzi di cui sopra, poi, si
assiste a un ulteriore fenomeno: secondo una
recente ricerca Swg, il 42 per cento del suolo
agricolo disponibile non appartiene più ad
agricoltori, ma a persone in fuga (dalla città,
dalla borsa, da stili di vita) che hanno scelto di
investire capitali in un bene considerato ora
come non mai, rifugio.
Chi sono oggi allora gli agricoltori? Il 37,9 per
cento ha più di 65 anni e solo 269 mila sono
quelli nei loro quarant’anni. E i giovani? Carlo
Petrini, fondatore di Slow Food, nel 2009
ricordava che in Italia c’è un solo agricoltore
con meno di 35 anni ogni 12,5 agricoltori sopra
i 65: il 2,9 per cento di un totale in continuo calo,
secondo Petrini. Unico dato positivo
l’agriturismo, secondo Istat: nel 2009 si
contavano 19.019 aziende agricole
autorizzate, 539 in più (+2,9%) rispetto
all’anno precedente. Ultimo dato, invece
preoccupante: confrontando i dati della
popolazione con quelli delle SAU (superficie
agricola utile, cioè coltivabile), si scopre che
ogni italiano ha a disposizione mediamente
solo 2.690 metri per la produzione agricola
primaria: poco più del bel giardino delle villette
che si continuano impunemente a costruire.
OGGI 43
tettoia di due metri quadri sopra all’ingresso perché non è
consona all’architettura locale,
ma devi per forza avere i termosifoni anche se hai sempre
caldo e le stufe le preferisci a
legna… Insomma, una marea
di soldi e di fatica, pagando
bolli e bollette e mai abbastanza, per lo più senza riuscire a
capire perché.
Fisico bestiale
La terra, bassa, intanto è lì che
aspetta e per lavorarla devi capire cose in realtà incomprensibili, fatte di sigle europee,
misure numerate, assi di sviluppo, particelle impegnate.
Alla fine, quello che ascolti di
più è il vicino, Giorgio, l’uomo
che con la sua famiglia lavora
di più al mondo, almeno ai tuoi
occhi di cittadino appena approdato alla campagna. Dalle
quattro di mattina dietro alle
vacche, lui, moglie e figli, e poi
ai propri campi e poi a quelli
che cura per gli altri e poi alla
casa e poi di nuovo alle vacche
e di nuovo alle stalle e ai campi
e poi non contento la sera a tutte le possibili sagre paesane. Ci
vuole un fisico bestiale e gli dai
retta perché lui sa che cosa
vuol dire lavorare la terra. Il
guaio è che non sa quello che
vuoi fare tu.
Che cosa vuoi fare? Creare
un posto in cui cultura e culture stiano insieme: la grande
biblioteca amanuense che ti
ha lasciato il grande viaggiatore parmigiano Sergio Stocchi, inventore della Biblioteca
del Viaggiatore, e le coltivazioni di cui abbiamo parlato
nelle lunghe serate accanto al
suo letto. Per esempio, i peperoncini. Per esempio, gli ulivi, perché Maggie li ama da
quando stava in Toscana e
qui a Parma è appena stato
lanciato un piano di recupero
delle essenze locali. E allora,
mentre Giorgio ride di noi,
via l’erba medica e giù le
piantine autoctone da talea.
Una sfida biblica e non solo
perché tutti ti guardano strano perché non pensi a fare
latte. Biblica perché, a parte la
Per far vivere
le aziende non
basta coltivare
“mia moglie americana ama questa valle”
La Valle di Contignaco vista dall’azienda dell’autore di questo articolo.
Sotto, sua moglie Maggie con una canottiera con sopra scritto: «Meglio
fare questo che lavorare alla banca Merrill Lynch». E la figlia Alexia.
● Nine del Lobo è un’Azienda
Agricola Biologica, associata al
circuito delle Fattorie del Panda
WWF, con un suo punto vendita in
Salsomaggiore, fattoria didattica.
● Produce peperoncino che
trasforma in olii, polveri, grappe,
miele e altro ancora; inoltre olive
autoctone di Parma, frutta antica,
rosmarino ed erbe officinali.
● È un Bed & Brunch in cui si
tengono corsi intensivi di inglese
con madrelingua. Ospita un club
ippico, Rancho Comancho, per la
doma e la monta da lavoro dolce; la
Biblioteca del Viaggiatore Sergio
Stocchi; l’Associazione Scrittori del
Ducato.
● È anima di Bellalavalle, un
progetto di salvaguardia e sviluppo
della Valle di Contignaco.
www.ninedellobo.com
Contignaco 123, Salsomaggiore
Terme 43039 Parma - 0524 57 86 58
scelta di una coltura che va a
reddito dopo u na deci na
d’anni, bibliche sono le piaghe che ti colgono.
Burocrazia “canaglia”
Già, perché prima scavi, concimi, sistemi l’impianto di irrigazione a goccia, metti i tutori, metti le piantine e poi,
nell’ordine, un anno dopo
l’altro: invasione di cavallette
come mai vista prima; invasione di topi di campagna co-
me mai vista prima; siccità
come mai vista prima; pioggia e neve come mai viste prima; frane e daini a far fuori le
piantine proprio quando cominciano a dare le prime olive… Meno male che in questo
Paese anche a fare i giornalisti si diventa testardi come
muli e come quella santa
donna di mia moglie che gli
olivi li vuole e li cura e adesso
li ha. Il tutto mentre si scoprono altre meraviglie dell’es-
sere imprenditori agricoli a
titolo principale, come è Alexia. È tutto un comma 22, un
cane che si morde la coda. Puoi
fare questo se fai quello ma se
fai quello non puoi fare questo.
E meno male che la maggior
parte dei tecnici e dei rappresentanti le istituzioni preposte
è pure disponibile ad aiutarti a
capire l’incomprensibile… Ma
è il sistema di gestione politico
che è sempre indietro, perché
molti continuano a credere in
OGGI 45
corsi per bambini,
“guerre” per adulti
Due attività complementari svolte
in azienda. Sopra, lezione base di
equitazione. A destra, giocatori di
SoftAir, una sorta di guerra giocata.
P
quello in cui hanno sempre
creduto anche se non è più così
e allora questo non si può fare
perché nessuno lo ha mai fatto
prima, quello nemmeno perché il regolamento dice così
anche se la legge dello Stato
dice cose diverse e allora bisogna intestardirsi, anche solo
per salvare dalla speculazione
edilizia la splendida valle in
cui viviamo, Bellalavalle, o la
vecchia scuola rurale affrescata dai pittori locali.
ricerca di strade nuove
Intanto passano gli anni e scopri appunto che l’agricolo vero
non può che essere restio a
ogni cambiamento perché per
tener duro su questa terra bassa deve essere testardo e forte.
Sono pochi, come Marika e
Luca, a cercare strade nuove
per fini antichi, come il bosco
micorizzato per il tartufo che
pure continuano anche a cercare per ogni dove con i lagotti
che allevano e addestrano. Ma
ad aver scelto la campagna sono sempre di più i cittadini di
ritorno. C’è Massimo, che è
fuggito da Padova e alleva
manze biologiche come i vecchi cowboy, lazos e cavalli per
guardarle libere nei pascoli.
C’è Maurizio, che con Tiziana
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ha lasciato Milano e cresce api
quasi con lo stesso amore con
cui tira su i figlioli. C’è Piero,
gran consulente aziendale che
con Graziella alleva asini e
vacche e piccoli frutti e pannelli solari. C’è Mauro (detto Fitz,
da Fitzcarraldo perché come
quello si è costruito un teatro
in mezzo a un bosco e un maneggio coperto al primo piano
di un magazzino) che, con Marisandra, da Busto Arsizio è
venuto a coltivar campi e crescere bardigiani, cavalli da tiro. C’è Maurizio, che con Luisa
ha mollato Brescia e l’elettronica di consumo e ha messo su
un’azienda biologica con cucina deliziosa e stanze in pietra
bellissime. C’è Gianmaria, che
con Chiara ha lasciato il Veneto per mettere su ettari di vigna e una cantina biologica di
primordine.
C’è che la terra è bassa, ma è
pure madre e bella ed è difficile, una volta riscoperta,
starne lontani. Ognuno alla
sua maniera, certo, niente a
che fare con gli agricoli di
una volta o con l’industria,
ma nessuno di noi ritornanti
riesce a pensare di farne a
meno, di questa terra bassa.
Dannazione!
Marco Del Freo