L`atomo dichiara guerra al vento

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L`atomo dichiara guerra al vento
20.550
Agenzia
quotidiana
di informazione
dei Verdi italiani
Anno V - n. 63
venerdì 20
marzo 2009
Gli insegnanti
precari che
rischiano di non
lavorare più il
prossimo anno
Sped. in Abb. Post.
D.L. 353/2003 (conv.
in L. 27/02/2004 n. 46)
art. 1 comma 1 DCB - Roma
Fonte: Uil scuola
Gran Bretagna Le lobby dell’energia nucleare minacciano il governo inglese: meno eolico o niente impianti
L’atomo dichiara guerra al vento
Il commento
emissioni
da esportazione
Simonetta Lombardo
Negli scacchi sarebbe la mossa
del cavallo: scartare di lato per
andare all’attacco. È così che i cinesi hanno aperto, di fatto, il dibattito sul nuovo accordo mondiale sul clima, il famoso Kyoto2.
Dopo il rientro in campo sullo
scenario climatico mondiale degli Stati Uniti con la presidenza
Obama, le speranze che si avvii
un nuovo circuito virtuoso e realistico per la diminuzione delle
emissioni di gas serra sono riposte nell’appuntamento fissato per
l’inizio del prossimo dicembre a
Copenaghen, la riunione dei Paesi che hanno firmato il patto mondiale per la lotta contro il caos climatico. Ieri, il governo di Pechino ha di fatto aperto le danze. A
riportarlo con dovizia di particolari è il Guardian, mentre alcuni quotidiani italiani - particolarmente il Corriere - sono troppo
impegnati a dar fiato alle trombe
della triste setta dei negazionisti
del clima per accorgersi di quanto realmente succede nel mondo.
La proposta della Cina rischia di
far saltare i tavoli: a prendersi la
responsabilità anche economica delle emissioni generate nella
manifattura di beni non dovrebbero essere i Paesi produttori ma
quelli consumatori. «Come Paesi in via di sviluppo - ha detto a
Washington il rappresentante cinese Li Gao in un meeting preparatorio del negoziato climatico siamo l’ultimo anello della catena di produzione dell’economia
globale. Produciamo prodotti
consumati da altre nazioni. Il peso delle emissioni dovrebbe essere preso dai consumatori, non
dai produttori». Secondo Li, tra
il 15 e il 25 per cento delle emissioni di gas serra dalla Cina sono
generate dal comparto export. Il
coinvolgimento dei Paesi in rapidissima espansione (Cina, India,
Brasile, Sudafrica) nel patto contro le emissioni è il cuore del nuovo accordo che si vuole chiudere
a Copenaghen. Del resto, la Cina
ha superato gli Usa come primo
produttore di anidride carbonica,
attribuendosi il 24 per cento delle emissioni, contro il 22 americano e il 12 europeo. Non stupisce quindi la mossa spiazzante: il
messaggio è “ci stiamo ma venderemo cara la pelle”. Peraltro, a far
pagare ai consumatori quello che
si produce è da sempre la politica
industriale dei Paesi avanzati. La
Cina ha messo da parte un’ennesima arte e l’ha applicata su scala mondiale. Del resto, se il trucco funziona, il primo ad accodarsi sarà Berlusconi: è vero o no che
siamo un Paese esportatore?
centrali nucleari, minacciano ora
di ritirare gli investimenti. Il motivo è la politica verde di Gordon
Brown: l’obiettivo dei laburisti di
raggiungere il 35 per cento di pro-
duzione energetica dalle rinnovabili è ritenuto dalle due società
“dannoso” per le energie “alternative” come il nucleare. Intanto in
Gran Bretagna le pale eoliche si
moltiplicano: entro il 2020 l’intero
fabbisogno della nazione potrebbe
essere soddisfatto dal vento.
Dabbous a pagina 6
In campo
contro la fame
Glocal
2
Il Comune di Caulonia, in
provincia di Reggio Calabria,
estende il diritto di voto agli
immigrati residenti nel suo
territorio. Dalla Locride un’altra
esperienza di avanguardia sul
tema dell’integrazione
Media
4
Si moltiplica il fenomeno delle
web tv: informazione libera che
permette di condividere i saperi
e fa diventare gli spettatori
protagonisti. Per i canali
ambientalisti è un vero boom,
ma in Italia c’è poca banda larga
Sport
Ieri a Roma il summit di Coldiretti con le organizzazioni agricole dei
Paesi del G8. Le strategie per affrontare la crisi alimentare mondiale in
Tulli a pagina 3
un testo che sarà consegnato a Berlusconi
Tutela ambientale
L’Europa boccia l’Italia
D
iscariche e G8: l’Italia
non rispetta la legislazione europea per la tutela dell’ambiente e la Commissione procede contro il Belpaese. Nel primo caso, le direttive dell’Unione europea non sono state adeguatamente recepite
dal diritto nazionale e i criteri di
selezione dei rifiuti da conferire
in discarica sono diversi da quelli europei. Nel caso del G8, l’esecutivo dell’Ue ha ritenuto che
le motivazioni fornite dall’Italia non giustifichino le deroghe alle procedure di Valutazio-
ne d’impatto ambientale previste dall’ordinanza che istituisce
un regime giuridico semplificato
per le opere connesse alla riunione dei capi di Stato della Maddalena. «In questi mesi - ha detto
Monica Frassoni, presidente dei
Verdi al Parlamento europeo - il
governo italiano ha trattato con
sdegno i nostri appelli per applicare correttamente la legislazione europea nelle procedure connesse a quella che dovrebbe essere la vetrina delle capacità organizzative italiane».
Rossella Anitori
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Questa domenica si corre la
Maratona di Roma. Tra 15mila
partecipanti tanti uomini e
donne dal passato sfortunato
che sono riusciti a vincere
la loro sfida personale. La
prossima è la 42 km capitolina
Acerra
Ecoballe: niente deroga
I
l primo fumo nero dalle ciminiere del termovalorizzatore di Acerra è uscito esattamente un mese fa, durante il
primo test dell’impianto. Ieri le
prime rassicurazioni al Senato
dell’assessore all’Ambiente della Campania Walter Ganapini:
«Ad Acerra non potranno essere bruciate vecchie ecoballe, in
base alla messa in mora da parte
della Commissione Ue dell’ordinanza» e delle norme governative che, invece, lo avrebbero consentito in deroga. Alla commissione Ambiente di palazzo Ma-
dama, Ganapini ha spiegato che
«il nodo che rimane è chi gestirà a regime il sistema: attualmente ci sono oltre 100 operatori che
si occupano dei trasporti» e il
problema resta la camorra. Grande successo anche per la raccolta differenziata, secondo i dati di
due giorni fa: Napoli dall’11 al 18
per cento in tre mesi, Salerno 80
per cento, Benevento e Avellino
sopra il 30. Ora, promette l’assessore, arriveranno altri 50 milioni
di euro per la differenziata e 100
per gli impianti di biogas.
Alessandro De Pascale
© LaPresse
I due colossi dell’energia atomica
Edf e E.On, rispettivamente francese e tedesco, che avevano siglato un accordo col governo britannico per la costruzione di nuove
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Attualità
venerdì 20 marzo 2009
Intervista a Marco Boato Parla l’esponente dei Verdi. La sua idea sulla deriva giustizialista: «Ci sono norme
liberticide che non suscitano la reazione popolare». E sul progetto Sinistra e libertà: «Avrei preferito la difesa dei valori»
«Viviamo in una
democrazia autoritaria»
Andrea Boraschi
© CITO/ap/LaPresse
B
oato, il suo profilo e la sua
storia politica sono all’insegna di un impegno preminente, accanto a quello ecologista: il garantismo. Come legge
la deriva giustizialista che percorre il nostro Paese? L’allarme
rumeni, la banca del Dna, l’obbligo per i medici di denuncia
degli irregolari, le molte declinazioni allarmistiche della questione sicurezza?
«In questi mesi ho riflettuto su
cosa stia avvenendo, sul nodo
delle garanzie individuali, non
solo in materia penale, ma più
genericamente in senso civile;
e perciò aggiungerei al suo elenco la questione del testamento
biologico, dove si va profilando
una legge che non garantisce un
diritto bensì lo conculca. Ci sono tendenze in atto, accentuatesi nell’ultimo anno ma con origini più lontane, che hanno una
matrice di destra e attraversano
settori del centrosinistra. Mi inducono a definire questa fase
come di “democrazia autoritaria”: un sistema in cui le libertà
formali sopravvivono ma la democrazia è svuotata al suo interno da una forte caratura autoritaria. Faccio perciò riferimento a un discorso più ampio,
che includa gli aspetti penali e
civili come pure il sistema di
voto, che espropria totalmente i cittadini dal diritto a decidere i propri rappresentanti.
In questa cornice, la legislazione sull’immigrazione, come pure le questioni da lei citate, rappresentano la messa a punto di
norme liberticide che non suscitano alcuna ampia, decisa re-
azione popolare: la democrazia
autoritaria che osservo, è questo il dato inquietante, gode di
un’ampia base sociale e di largo
consenso.
Uno degli elementi che ci fa capire come questo processo sia
profondo - e come interessi anche l’elettorato del centrosinistra - riguarda l’indulto. Vi è
stata una campagna contro quel
provvedimento, che era inevitabile e irrinunciabile, che ha attraversato anche il centrosinistra. Le ricadute di questa cultura sono paradossali: penso
all’Idv e al suo leader, che ha
più volte ribadito come il suo
partito non avrebbe mai candidato condannati e tanto meno - cosa che trovo contestabile - inquisiti. E che ora candida
De Magistris, indagato per abuso d’ufficio».
A chi attribuisce le responsabilità di questa situazione?
«Le responsabilità principali di
ciò che sta accadendo sono del
centrodestra. Ma nel centrosinistra, nell’Idv come nel Pd, si
è affermato un senso di subalternità culturale alla linea stra-
tegica della destra. Ad esempio
sulle politiche in materia di droghe non è mai emersa alcuna capacità di fare una battaglia di libertà, non dico antiproibizionista, ma neppure per la riduzione del danno. Stessa subalternità emerge in materia di immigrazione, dove pure siamo giunti all’assurdo: l’immigrazione
clandestina è divenuta reato e,
tuttavia, quella regolare è difficilissima o impossibile».
Un’ultima questione: è emersa una sua qualche contrarietà al progetto di Sinistra e libertà, o quantomeno al ruolo
che i verdi possono giocare in
questo raggruppamento.
«Se non ci fosse stata l’introduzione della soglia di sbarramento del 4 per cento alle europee
penso che i Verdi avrebbero dovuto presentarsi autonomamente, perché fanno parte di una famiglia politica europea consistente e riconosciuta. Nel momento in cui si introduce quella
soglia diviene realistico pensare
a un’alleanza. Ma avrei preferito
una formula che richiamasse di
più la necessità della difesa dei
valori democratici e che sottolineasse meno il dato identitario
- quello di sinistra - che è fondante per la maggior parte delle forze componenti questo raggruppamento, ma non per i Verdi. Il riconoscimento della propria matrice doveva, semmai,
realizzarsi per tutte le forze concorrenti al progetto. Se i Verdi si
esaurissero in un progetto politico di sinistra, ciò coinciderebbe con la loro scomparsa: la ragione sociale del nostro partito
è nel superamento degli schemi
ideologici del passato».
Integrazione Il Comune di Caulonia decide la modifica dello Statuto per concedere il diritto agli stranieri
Dalla Locride il voto ai migranti
Rocco Vazzana
I
n tempi di pacchetti sicurezza e caccia alle streghe, alcune piccole realtà del nostro Paese sanno ancora riservare
sorprese inattese, perle di accoglienza in mezzo a un deserto di
intolleranza. È il caso di Caulonia, centro di 7.400 anime, all’interno del territorio della Locride, in provincia di Reggio Calabria. Qui, il Consiglio comunale ha deliberato all’unanimità la
modifica dello Statuto per concedere diritto di voto ai migranti.
«Nel momento in cui il sindaco
di Lampedusa ha dichiarato che
“la pelle dei neri puzza anche se
lavata” e che avrebbe usato il filo
spinato per bloccare i migranti, ha detto Giovanni Maiolo, ex assessore comunale alla Partecipazione e promotore dell’iniziativa - Caulonia, insieme a Riace e
Stignano, ha risposto: li accoglia-
mo noi». Infatti, la scelta in controtendenza del piccolo Comune
della provincia reggina non è un
colpo di testa improvviso, ma figlia di un percorso iniziato già da
molti mesi. La città della Locride aderisce allo Sprar (Sistema
di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) fin dall’agosto scorso. Una pratica d’accoglienza ormai collaudata. Il Comune fornisce gratuitamente ai migranti una
casa, abiti, cibo e assistenza sanitaria e legale. «I costi per lo Stato sono molto limitati - prosegue
Maiolo -. Ognuna di queste persone pesa sul bilancio pubblico
per una cifra che si aggira attorno
ai 30 euro al giorno. Se si considera che in un Centro di accoglienza per richiedenti asilo, si arriva
a spendere fino a 80 euro giornalieri con l’aggravante di tenere degli individui segregati all’interno di una struttura, allora non
è difficile comprendere il salto
Organo ufficiale d’informazione della Federazione dei Verdi
Registrazione Tribunale di Roma n. 34 del 7/2/2005
Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB - Roma
La testata fruisce dei contributi di cui alla legge 7/10/ 1990 n. 250 - Stampato su carta ecologica
di qualità che noi abbiamo compiuto». Dunque, da luogo deputato all’accoglienza a primo Comune d’Italia che potrebbe concedere diritto di voto agli immigrati, il passo è stato breve: Maiolo ha lanciato la proposta tramite una lettera aperta al sindaco di Caulonia, Ilario Ammendolia, che ha prontamente risposto
portando l’idea in Consiglio comunale. L’assemblea ha approvato il provvedimento all’unanimità. Un’amministrazione particolare quella di Caulonia: la giunta
è guidata da un monocolore Pd
con un’opposizione composta da
quattro consiglieri della lista Sinistra alternativa (due di Rifondazione, un verde e un indipendente) e uno della lista di centrodestra Caulonia fertile. Adesso,
in attesa che la delibera diventi
operativa, i cauloniesi si aspettano che il governo impugni lo Statuto per bloccarne le modifiche,
via del Porto Fluviale, 9/a - 00154 Roma
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Chiuso in tipografia alle ore 20.30
così come già accaduto nel 2004
a Genova. «Vogliamo andare fino in fondo in questo percorso conclude Maiolo -. Se lo Statuto
dovesse essere impugnato andremo davanti alla Corte costituzionale per ottenere un risultato che
sarebbe di certo storico». La Locride conferma, sui temi dell’accoglienza, una sensibilità molto radicata. Il Comune di Riace,
il primo ad aderire allo Sprar in
quel territorio, ha fatto da apripista ed è riuscito a coinvolgere altri paesi limitrofi. Luoghi di emigrazione che adesso si ripopolano e traggono benefici dalla contaminazione culturale: aiutando
i migranti si sostiene il sistema
economico locale, innescando
un circuito virtuoso. Basti pensare che la scuola elementare di
Riace, se non fosse per una presenza massiccia di figli di migranti, sarebbe stata chiusa a causa dei
tagli all’istruzione.
Direttore responsabile: Pino Di Maula
Direttore editoriale: Giovanni Nani
Vicedirettore: Vincenzo Mulè
Caporedattore: Valerio Ceva Grimaldi
Università
Brunetta: «Onda
di guerriglieri»
Prime reazioni sugli scontri di
ieri alla Sapienza. «Guerriglieri
e verranno trattati come guerriglieri» ha detto ieri il ministro
della Funzione pubblica Renato
Brunetta durante una conferenza stampa indetta insieme alla
collega dell’Istruzione Mariastella Gelmini che ha preferito
non intervenire sull’accaduto.
Per il segretario di Rifondazione
Paolo Ferrero «Il governo sta
attentando al diritto di manifestare così come a quello di
sciopero usando la polizia per
puro scopo repressivo».
Mafia
L’avvocato dei boss
getta la maschera
L’avvocato dei Lo Piccolo si
pente dal carcere e inizia a collaborare con la Dda di Palermo.
L’arresto, nei giorni scorsi, di
Pietro Mansueto, secondo gli
inquirenti nuovo prestanome
dei due boss della mafia, sarebbe
avvenuto proprio grazie alle
dichiarazioni rese da Marcello
Trapani, ex legale di Salvatore
e Sandro Lo Piccolo, arrestato
il 23 settembre con l’accusa di
associazione mafiosa. Mansueto
si era intestato una palazzina
nel palermitano che in realtà
sarebbe dei Lo Piccolo.
Pdl
Berlusconismo del
futuro senza Fini
Sarà per le sue ultime forti prese
di posizione contro palazzo
Chigi, ma Silvio Berlusconi pare
abbia deciso: per Gianfranco
Fini nessun ruolo politico nel
Popolo delle libertà. Per il momento sarà solo “padre nobile”
del nuovo partito. Rimandata
invece al 2013 l’unione delle
proprietà immobiliari, dei lasciti
economici e dei finanziamenti
pubblici di Forza Italia e An.
Redazione: Diego Carmignani,
Pierpaolo De Lauro, Alessandro
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Ravidà, Paolo Tosatti, Federico Tulli
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Attualità
venerdì 20 marzo 2009
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Previdenza
Pensioni in attivo,
non serve la riforma
Undici miliardi di attivo: è il
risultato del bilancio consuntivo
dell’Inps. L’ente pensionistico,
come ha affermato il suo commissario Antonio Mastrapasqua,
nel 2008 ha visto crescere il suo
attivo del 21,5 per cento rispetto
al 2007. Nessuna emergenza
pensioni, insomma. E nessuna
urgenza di aumentare l’età
pensionabile delle donne. Su
questa posizione si è attestato
anche il ministro del Welfare
Sacconi: «Non è il tempo di
nuove riforme strutturali», ha
detto il ministro.
Economia
Gennaio nero
per le esportazioni
è il peggior risultato dal 1986:
l’export italiano scende del 25,8
per cento rispetto al gennaio del
2008, mentre le importazioni
diminuiscono del 24,1 per cento. Rimane alto, dunque il saldo
negativo della bilancia commerciale italiana: -3,8 miliardi di
euro. L’anno scorso, prima della
recessione, il disavanzo era di
4,1 miliardi. Tra i dati peggiori
per l’export quello che riguarda gli autoveicoli, scesi del 49
per cento. Quasi dimezzati gli
scambi verso la Spagna (-42 per
cento l’export, -36,7 l’import)
e verso il Regno Unito (-31,2 e
-24,5). Scendono del 61,8 per
cento le importazioni di petrolio,
ma aumentano, del 28,3, quelle
di gas naturale.
Il patto degli agricoltori
per nutrire il mondo
Federico Tulli
U
n miliardo di persone
nel mondo non ha soldi
a sufficienza per procurarsi il cibo necessario a sopravvivere. Colpa soprattutto del costante aumento dei prezzi dei beni alimentari primari. L’allarme
dell’Onu, espresso dal direttore
generale della Fao, Jacques Diouf,
è stato raccolto dalle organizzazioni agricole dei Paesi del G8, che si
sono riunite a Roma nella sede di
Coldiretti. Obiettivo del vertice,
la stesura di un testo con le proposte per affrontare la crisi mondiale dell’agricoltura e dell’approvvigionamento alimentare. Secondo quanto annunciato dal segretario alla presidenza del Consiglio,
Gianni Letta, il documento sarà
presentato nel luglio prossimo da
Berlusconi al G8 della Maddalena, che per la prima volta prevede in agenda il tema della sicurezza alimentare. Un appuntamento
che risponde alla richiesta di aiuto che si era levata forte e chiara
già nel giugno 2008 nel corso del
vertice Fao di Roma. Come hanno sottolineato i partecipanti al
summit organizzato da Coldiretti,
la domanda mondiale di cibo continua infatti a crescere a un ritmo
maggiore dell’offerta. Ma il riequilibrio di questa equazione, in agricoltura, non è semplice da risolvere. Soprattutto, dicono le organizzazioni, non può essere l’agricoltore da solo a poterlo fare. Perché,
ad esempio, il suo ruolo è sempre
meno determinante nella dinamica della formazione del prezzo del
bene finale. Il quale dipende sempre più, specie per riso, grano e cereali in genere, dalle quotazioni di
Borsa e non da un reale incontro
© MOREL/LaPresse
© Monaldo/LaPresse
Emergenza cibo Un miliardo di persone soffre la fame. Al vertice di Coldiretti a Roma, le proposte delle organizzazioni
internazionali per affrontare la crisi alimentare. Il testo sarà presentato a luglio da Silvio Berlusconi al G8 della Maddalena
tra consumatore e produttore. Allo stesso modo, nella formazione
dei prezzi finali pesa un’altra variabile che sfugge al “controllo”
dell’agricoltore, e che è la distribuzione. Questi due problemi sono stati sollevati in particolare dal
presidente della Federazione canadese dell’agricoltura, Laurent
Pellerin. Mentre il vicepresidente della Federazione nazionale del
sindacato dei proprietari agricoli
francesi, Jean-Paul Bastian, ha denunciato l’inadeguatezza del ruolo dell’Organizzazione mondiale
del commercio rispetto all’acuir-
si dei problemi del primario da un
lato e dei consumatori dei Paesi a
scarsa capacità produttiva dall’altro. In questo caso, secondo Bastian, l’azione della Fao si è dimostrata molto più efficace. Seguendo questa traccia, il vertice di Roma ha individuato le strategie da
mettere in campo per affrontare la
crisi. E sono: restituire centralità
alla produzione agricola, aumento
della produttività dei Paesi in via
di sviluppo, investimenti mirati a
migliorare la qualità delle materie prime implementando la ricerca, sia in campo agricolo sia agro-
alimentare, miglioramento della trasparenza del meccanismo di
formazione dei prezzi nei mercati agricoli, gestione coordinata degli stock internazionali e, infine,
lotta alla speculazione. Secondo
Sergio Marini, presidente di Coldiretti, occorre incalzare le istituzioni mondiali affinché imbocchino presto la strada giusta per restituire all’agricoltura il ruolo che le
compete nella soluzione del problema dell’approvvigionamento alimentare. «L’effetto combinato della crisi e dei cambiamenti climatici - ha ricordato Marini ha fatto sì che il numero delle persone malnutrite sia aumentato di
75 milioni nel 2007 e di altri 40
milioni nel 2008». Si arriva così
al 2009 con circa un miliardo di
persone che non hanno la sicurezza dell’accesso quotidiano al cibo.
«Con la domanda di cibo che cresce dell’1,5 per cento all’anno e la
popolazione mondiale che è destinata a passare da 7 a 9 miliardi di
persone - ha aggiunto il presidente di Coldiretti - occorre aumentare la produzione alimentare mondiale». Una responsabilità che secondo Marini deve essere assunta
dai Paesi più sviluppati attraverso
investimenti in innovazione, credito e infrastrutture sia nei Paesi
ricchi che in quelli poveri. Infine
una stoccata al governo: «Si salvano le banche e si cerca di contenere i danni che la crisi genera
sulla economia reale, dalle automobili ai frigoriferi, dall’edilizia
al manifatturiero, e si rischia di dimenticare che se la chiusura delle
fabbriche genera disoccupazione,
quella delle imprese agricole - ha
concluso Marini - produce drammatiche conseguenze sull’aumento della fame mondiale».
Ogm Un coltivatore canadese da dieci anni lotta in tribunale contro la Monsanto. La prima vittoria è arrivata solo da poco
«Non ripetete il nostro errore»
Giusy Baioni
«I
Un omino contro
il gigante Usa
Percy Schmeiser è un
agricoltore canadese di 78
anni, in passato sindaco e
membro del Parlamento
provinciale. Da quando il
suo Paese ha introdotto gli
Ogm nel 1996 lotta nelle
aule di tribunale contro la
Monsanto e suoi semi
geneticamente modificati.
Il terreno dei Schmeiser nel
1999 si è trovato contaminato da Ogm e l’agricoltore
è stato condannato a pagare
470mila dollari. Ma dopo
dieci anni di lotte la Monsanto è stata costretta a bonificare a proprie spese il suo
terreno che si era trovato di
nuovo infestato dagli Ogm.
o e mia moglie Louise abbiamo speso cinquant’anni per selezionare un seme di colza adatto alla nostra regione, nel Canada occidentale. Ma un brutto giorno
ci è arrivata una denuncia dalla Monsanto, che ci accusava di
violazione di brevetto. Capimmo
che era finita: mezzo secolo di lavoro in fumo». Chi parla è Percy Schmeiser, agricoltore 78enne, famoso in tutto il mondo per
la sua battaglia contro il colosso
degli Ogm. Non è solo l’età avanzata: a vederlo, con quell’aria mite, non ci si aspetta la grinta che
da dieci anni lo porta in giro per
il mondo a lanciare moniti sulle conseguenze dell’uso dei semi geneticamente modificati. In
Italia è venuto nei giorni scorsi,
su invito della società del biologico Ecor naturasì. E la sua storia ha dell’incredibile. Nel 1996,
il Canada autorizza l’introduzione di quattro Ogm: mais, colza,
soia e cotone. Nel ’99 la Monsanto denuncia per la prima volta gli
Schmeiser. Percy, che è stato sin-
daco e anche membro del provincial parliament, non ha scampo e viene condannato a pagare 170mila dollari (più 300mila di spese processuali): non importa come le sementi Ogm siano giunte sul suo suolo, fosse anche col vento; se ci sono, è violazione di brevetto, si deve pagare e
per giunta tutto il raccolto diventa di proprietà della Monsanto.
Non contenta, la multinazionale li denuncia di nuovo chiedendo che gli Schmeiser paghino le
sue spese processuali: un milione di dollari. La Corte stavolta
dice di no, perché la multinazionale aveva fatto affermazioni false in tribunale. Un anno fa, il terreno dei due coniugi è di nuovo
contaminato. Gli Schmeiser fanno causa alla Monsanto, che stavolta ammette le proprie responsabilità e con un accordo extragiudiziale accetta di pagare le
spese di bonifica del terreno. Dopo dieci anni di lotte, un successo. «È stata una vittoria non solo per noi, ma per tutti i contadini del mondo - dice Percy -. Abbiamo creato un precedente: ora
gli agricoltori sanno che hanno il
diritto di chiedere la bonifica dei
propri terreni». Il racconto non
si ferma alla loro vicenda personale: Percy Schmeiser denuncia
che, a tredici anni dall’introduzione degli Ogm, in Canada oggi non esistono più semi puri. La
contaminazione si è estesa anche
a piante della stessa famiglia ed è
addirittura arrivata al miele. Anche l’economia agricola è andata a rotoli: molti Stati esteri non
accettano più di comprare i loro
prodotti. Un vero disastro. Non
a caso le previste autorizzazioni per altri Ogm, riso, frumento,
erba medica e lino, non sono più
state date. Si è capito che la coesistenza tra Ogm e semi tradizionali non è possibile. Alla faccia
delle promesse fatte quando vennero autorizzati gli organismi geneticamente modificati, che dovevano «costare meno, far usare
meno pesticidi e produrre raccolti più nutrienti», si constata che
nulla di tutto ciò è vero: raccolti
poveri di sostanze nutritive, pesticidi sempre più forti e di conseguenza costi che lievitano. Da
ultimo, la denuncia di Percy è
sui metodi spietati della multina-
zionale: «Con una pubblicità, la
Monsanto invita gli agricoltori a
denunciare i vicini che potrebbero far uso di Ogm senza licenza,
promettendo in cambio una giacca di pelle. In tal modo, ciascuno
è diffidente e sospettoso nei confronti dei colleghi. Quando si acquista da loro, fanno firmare un
contratto in cui ci si impegna a
non far mai causa alla Monsanto
e a non parlare coi media in caso
di problemi. Ricorrono anche a
vere e proprie lettere di estorsione. Possono scriverti: “Crediamo che lei coltivi soia Ogm senza autorizzazione: se vuole evitare la causa ci invii 100mila dollari”. Il nuovo pericolo è che oggi la
multinazionale cerca di acquistare aziende di semi anche biologici in tutto il mondo. In Canada si
fa sempre più fatica a trovarli».
Percy conclude con un monito:
«Come nonno non voglio lasciare ai miei nipoti un’eredità di terra, aria e acqua sature di veleni.
Nel ’96 in Canada eravamo ignari delle conseguenze della nostra
scelta. Ma voi ora no. Per questo
giro il mondo dicendo: non fate
il nostro errore».
4
5
Primo piano
venerdì 20 marzo 2009
Nuovi media
L’informazione corre
sulla banda larga
La tecnologia
di trasmissione si basa
sullo streaming: i dati
vengono riprodotti in
contemporanea alla loro
ricezione. Bassi costi
e sapere condiviso
G
uardare la tv sul web grazie
a una connessione a banda larga e, perché no, volendo, anche su un palmare o un
telefonino con accesso a internet.
Tv di ogni tipo, tematiche o generaliste, e soprattutto non necessariamente gli stessi canali della
vecchia televisione, trasmessa via
etere, digitale terrestre o satellite.
Le web tv si basano sulla tecnologia dello streaming: dati audio
o video che vengono trasmessi da
una sorgente a più destinatari attraverso una rete telematica. Una
tecnica che può essere sia on demand - su richiesta - che live, evolutasi grazie alla possibilità del peer to peer. Attraverso lo streaming
on demand non occorre scaricare
sul pc il video che si vuole vedere;
i dati richiesti al server dall’utente vengono decompressi e riprodotti quasi in contemporanea alla
ricezione stessa. E grazie alla condivisione si aggirano le difficoltà
di dover riferirsi a un server esterno; infatti, il peer to peer permette di trasmettere a un numero
molto elevato di potenziali utenti senza ricorrere a server potenti e costosi, riducendo in tal mo-
do le spese. La continua diffusione di canali in Rete che trasmettono sia in streaming live che on
demand, nel marzo del 2008 ha
condotto alla creazione di un’associazione che si occupa della supervisione e della regolamentazione dei nuovi canali televisivi sul web. AssowebTv è l’associazione italiana delle web television, un organismo indipendente, apartitico e senza fini di lucro
che si prefigge di monitorare i siti
che trasmettono contenuti televisivi via internet. Riunisce gli editori, nonché gli operatori del settore, per sviluppare, tutelare e regolamentare l’universo in espansione delle web tv. Opera in collaborazione con le istituzioni attraverso specifiche iniziative e il
controllo normativo, cercando di
tutelare gli interessi legati a tematiche di natura tecnica, economica e giuridica del fenomeno, con
un occhio agli investimenti pubblicitari. Un mondo che si è mosso alquanto liberamente, all’interno del complesso universo telematico, che presto dovrà confrontarsi con investitori e inserzionisti desiderosi di accaparrarsi
spazi. Gli ultimi dati riferiscono
di oltre un 45 per cento di italiani
connessi alla banda larga che fruiscono di video online. Cambiamenti che stanno influenzando,
evidentemente, le strategie aziendali di editori e giornali attenti a
questa nuova frontiera. Da qui il
passo della tv via internet è stato breve. Ma soprattutto ricco di
prospettive.
r.c.
Le nuove strade
telematiche dell’ecologia
Nell’ultimo anno le
emittenti che si occupano
di ambiente hanno
registrato un vero e proprio
boom. I fenomeni
di Green Tv dell’Onu
e Current di Al Gore
I
l fenomeno delle web tv specializzate in approfondimenti e spazi dedicati alle tematiche ambientali si è ben radicato
anche in Italia. I casi, ormai entrati nella storia delle “social tv” e delle realtà diffuse e proliferanti in Rete, di Green Tv, sostenuta dall’Onu,
e di Current Tv - esperimento fortemente voluto da Al Gore - hanno funzionato da volano per un fenomeno che registra, giorno dopo
giorno, continue nascite.
L’ultima nata è Ecozoom.tv - nata
in contemporanea con l’iniziativa
“M’illumino di meno”, e promossa da Ecoradio e Yks - una sorta di
portale ambientale che permette di
condividere video e notizie su tutto
ciò che è “eco”, utilizzando il meccanismo tanto in voga del social
network. Di web tv ambientali ne
esistono parecchie in Italia. Alcune
puntano sul lato locale, altre mirano a raggiungere quanti più utenti
possibili, offrendo spunti generali
e trattando tematiche diverse. Ambiente Tv è sponsorizzata dal ministero dell’Ambiente, dal Wwf e
dal Cnr e si ripropone di assicurare una copertura dei diversi aspetti che coinvolgono il pianeta e uno
sviluppo sostenibile: dal business
ecocompatibile alla green technology, segnalando eventi, congressi, presentando personaggi e associazioni o fondazioni che quotidianamente costruiscono network sociali di sostegno e sviluppo delle attività, nonché degli studi finalizzati al raggiungimento degli obiettivi, fissati da piattaforme programmatiche comunitarie o globali come Kyoto. Video on demand veloci e facilmente visionabili, secondo
quanto ogni web tv dovrebbe garantire. Zeroemission è un portale di informazione che fa capo alla
media company Artenergy publishing, società che realizza cinque
riviste specializzate nella promozione delle energie rinnovabili, del
risparmio energetico e della lotta ai
cambiamenti climatici. Offre video
aggiornati, prodotti dalla redazione
della tv stessa o recuperati dal web
o da referenti quali Legambiente,
Ism ma anche YouTube. Green Tg
è un progetto nato da una struttura di comunicazione multimediale
delle Marche sensibile alle tematiche ambientali. Oggi ha il sostegno
del Consorzio nazionale imballaggi e del Consorzio pannello ecologico. Perfino l’Enea, l’Ente pubblico per le nuove tecnologie e l’ambiente, ha lanciato in Rete la sua tv.
Un progetto che cerca di informare, far conoscere i progetti e le novità sull’ambiente. E sono solo alcuni
esempi di un successo che coinvolge realtà molto diverse tra loro, che
hanno come comune denominatore l’interesse per un futuro migliore
per la Terra.
r.c.
I Verdi in tv
Dallo studio di Roma, e dai
territori, vanno in onda programmi e notizie di carattere
ambientale e politico, con
interventi sull’attualità, dibattiti
e la ripresa live di eventi. Numerosi ospiti si sono già dati
appuntamento sullo streaming
live di VerdiWebTv per il primo
appuntamento che ne ha
segnato la nascita: una diretta
non stop contro il nucleare
andata in Rete il 10 marzo.
Italia indietro
Il web
conquista la tv
Nella vasta offerta della Rete, le televisioni su internet
permettono di essere, nello stesso momento, utenti e
addetti ai lavori. Con un forte legame con il territorio
Rosanna Calabrò
C
I canali,
secondo il sito
altratv.tv,
sono almeno
42. Nel 2003
erano solo 8
La fruizione
dei contenuti
è libera per
tutti. E gli
spettatori
diventano
protagonisti
ome la maggior parte delle novità che coinvolgono
il mondo di internet, anche le web tv stanno registrando
il loro “momento d’oro”. Una diffusione a macchia d’olio, collegata a realtà alquanto diversificate.
Territoriali, politiche, legate a social network, o a portali di comunicazione, a sensibilizzazione sociale o ambientale: le web tv hanno in comune i grandi pregi offerti
dal canale che utilizzano. La Rete
permette collegamenti sempre disponibili, in ogni parte del mondo,
grazie a video on demand. Non esistono palinsesti o logiche superiori a cui riferirsi, sia nella gestione
che nella libera fruizione, e non ci
sono barriere d’ingresso: costruirsi una propria web tv non richiede troppi soldi, e può offrire grande visibilità. Un fenomeno che ha
aperto le porte a tutti coloro che
erano abituati alla vecchia tv, spettatori passivi molto spesso infelici della propria condizione, e desiderosi di diventare partecipi, creatori di notizie e liberi di scegliere
come, quando e cosa vedere. YouTube ha senza dubbio rappresentato un primo approccio al successo della visione di video online. I
miglioramenti della qualità delle
immagini, dell’audio e della rapidità di accesso hanno fatto il resto,
permettendo a un numero sempre
maggiore di realtà di crescere, svilupparsi e registrare i primi risultati. Le istituzioni hanno accolto
di buon grado la possibilità offerta dal web: sia la Camera dei deputati che il Senato della Repubblica
offrono dirette video delle sedute in Aula, oltre a mettere a disposizione di tutti i video delle sedute passate. Molte Regioni non sono da meno. Abruzzo, Basilicata,
Calabria, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche e Umbria: anche le
amministrazioni regionali si sono
affidate alla Rete per comunicare
con i cittadini, non solo attraverso portali carichi di notizie e informazioni, ma soprattutto attraverso una tv istituzionale che trasmette via internet, con programmazioni diverse, alcune settimanali, altre giornaliere. Quotidiani,
partiti, e chi più ne ha più ne metta. Solo per citare qualche esempio, Repubblica tv offre contenuti
inediti, e Yalp - il portale di Alice permette di vedere gratuitamente
anche i canali tv Rai in streaming,
short movies, serie tv, sport e documentari, offre contenuti a pagamento e permette, come molti altri, di caricare propri video attraverso una community. Le ultime
novità in fatto di web tv sono arrivate dal grande gruppo editoriale
De Agostini, che sui progetti editoriali collegati al “saper fare” ha
costruito la propria fortuna. Dal
25 febbraio è online la web tv del
gruppo, chiamata Dea by day: una
proposta di tre canali che raccontano come gestire per esempio le
faccende in casa e in cucina, “come nascere genitori” e una finestra aperta sul mondo, alla scoperta di “secret corner”, ossia una panoramica su lati nascosti di città,
mestieri, passioni, ecologia e low
cost. Serie di 5-6 episodi per ciascun canale, ovviamente con un
blog che permette scambi di idee.
Il principio base - e molto spesso
anche la fortuna - della maggior
parte di queste tv in Rete è la connessione con altri importanti strumenti che hanno decretato la supremazia del web su altri mezzi:
social network, community, blog
e forum. Esistono web tv collegate
a tematiche specifiche e realtà che
vengono definite “micro web tv”.
Realtà spesso piccole, territoriali,
che hanno registrato, negli ultimi
anni, una crescita impressionante. Secondo il sito altratv.tv, che
le censisce, sono almeno 42; nel
2003 erano appena 8; 22 sono nate solo tra il 2006 e il 2008. Sono
per lo più realizzate con video che
parlano di un forte attaccamento
al territorio, di una quotidianità
di vita di quartiere, con molta voglia di raccontare ciò che accade. Il
pubblico delle micro web tv, infatti, partecipa molto: il 58 per cento degli utenti lascia commenti o
si propone addirittura come fornitore di contenuti. Questa è la grande rivoluzione delle web tv, e non
solo delle micro realtà: hanno il
grande pregio del citizen journalism, quello di permettere un ribaltamento dei ruoli, trasformando
utenti in narratori, o editori. Magari solo per un giorno.
Secondo i dati Istat, considerando la percentuale di famiglie
con almeno un componente
tra i 16 e i 64 anni che possiede
un accesso a internet da casa,
l’Italia è indietro rispetto a
molti dei Paesi dell’Ue, con un
tasso di penetrazione del 42%
rispetto alla media del 60%.
Olanda, Svezia e Danimarca
registrano un tasso di penetrazione quasi doppio. Insomma:
siamo al 21esimo posto su 24.
Un sistema a due velocità
Esistono problemi tecnologici alla diffusione nel
nostro Paese: la connessione lenta pone dei grossi
limiti e non permette una buona ricezione del segnale
Francesco Benetti
E
Stefano Celso,
ad di Media
mouse: «Se
le compagnie
telefoniche si
adattassero,
oggi avremmo
il multicast»
Crossing
ha una
redazione
di italiani
e stranieri.
«Contro ogni
pregiudizio»
sperienze diverse da realtà diversissime. Le web tv
hanno raccolto, attraverso
il comune mezzo di trasmissione,
le aspirazioni e gli obiettivi di un
intero mondo che cerca di comunicare in modo alternativo. È il caso, ad esempio, di Crossing Tv, realizzata da una redazione interculturale di ragazze e ragazzi a Bologna, uno dei casi più innovativi
del territorio italiano. Dallo slogan “Diamo voce alla nostra generazione, contro ogni pregiudizio e discriminazione” parte l’intento comunicativo della realtà
giovanile di oggi. Mattia Matrone,
uno dei redattori, racconta: «Siamo italiani e stranieri dalle provenienze geografiche più diverse e
lavoriamo tutti insieme; (…) vorremmo usare la tv sul web per farci vedere in modo costruttivo».
Cristian Pascottini, di Polo Ictv, in
Friuli, vede in questo fenomeno il
futuro dell’informazione, non solo in Rete ma anche in competizione con la tv tradizionale. «Ora
queste tv sono limitate dal livello
di competenza richiesto per il reperimento dei contenuti, che attualmente tiene lontani gli utenti
meno esperti. Quando ci saranno
contenuti per tutti i gusti, quando
gli strumenti di ricerca e fruizione
saranno intuitivi e veloci, ecco che
il gap fra web tv e tv si ridurrà».
Andrea Pancani, direttore editoriale di Sherpa Tv, in un’intervista rilasciata a un’altra web tv, Ictv,
interamente dedicata alle nuove
tecnologie, intravede proprio nella tematicità il futuro di un canale
di informazione che crei discontinuità con la televisione cui siamo
abituati. Secondo Massimo Cortinovis, di Connexia, «il vero futuro è la web tv prodotta dall’utente». Il futuro non è, però, solo positivo: i problemi sono soprattutto
legati alla tecnologia di riferimento. Bruno Pellegrini, informatico,
intervistato ancora da Ictv, sostiene che «Gli unici limiti sono tecnologici: la banda che abbiamo
oggi in Italia pone dei limiti pazzeschi, non si diffonde bene il segnale. Le ricerche per mettere in condivisione la banda attraverso il peer to peer, potrebbero risolvere il
“collo di bottiglia” dello streaming
italiano». Proprio sulla tecnologia
che può supportare le web tv abbiamo intervistato Stefano Celso,
amministratore delegato di Media
mouse, ramo informatico di Primo canale, una tv locale ligure che
da oltre due anni ha aperto anche
una redazione web tv: «Se le compagnie telefoniche si adattassero,
si potrebbe utilizzare già da oggi il
sistema multicast, che distribuisce
simultaneamente l’informazione
a un gruppo di destinatari. Penso
che le web tv si affiancheranno alla
tv tradizionale, mettendo a disposizione contenuti specifici e tematici. Sarà questa la loro forza presso le nuove generazioni».
Arrivano i comici
È nata in Italia FlopTv (www.
floptv.tv), la web tv di ultima
generazione dedicata alla
comicità, al surreale e all’umorismo. Floptv è una creazione
di FoxFactory e del dipartimento New media di Fox channels
Italy.Floptv, e intende essere
luogo di sperimentazione di
formati e linguaggi, oltre che
palestra per talenti e autori
comici che potranno trovare
spazio nella tv del futuro.
Più dati per tutti
Internet si usa soprattutto per
scaricare, ma cresce la quota di
chi lo usa come strumento per
condividere contenuti digitali.
Il 15,7% delle persone che
hanno usato la Rete negli ultimi
tre mesi ha scaricato contenuti
autoprodotti, il 10,1% usa
la modalità peer to peer per
scambiare musica, film, video e
il 6,5% usa i servizi podcast per
dati video o audio.
6
Esteri
venerdì 20 marzo 2009
Stati Uniti
Il New Mexico dice
no alla pena capitale
© SWARUP/ap/LaPresse
Bill Richardson, governatore
del New Mexico, ha firmato la
legge che abolisce la pena di
morte nello Stato americano.
È il quindicesimo Stato Usa ad
abrogare la condanna massima.
La pena è stata ristabilita nel
1976 dalla Corte suprema e
da allora, secondo fonti del
Centro di informazione sulla
pena di morte, è stata applicata
in 1.156 casi. Nel New Mexico,
l’ultima volta è stata nel 2001,
quando venne giustiziato Terry
Clark, ritenuto colpevole di
aver ucciso un bambino.
Cina-Russia
Esercitazioni
congiunte in estate
Mosca e Pechino condurranno un’esercitazione militare
congiunta sul suolo cinese la
prossima estate. Lo ha reso noto
l’agenzia Interfax citando una
fonte del ministero della Difesa
russo. «Si tratta di un’esercitazione bilaterale Russia-Cina e
non di una manovra collegata
alla Shanghai cooperation organisation (Sco)» ha precisato
la fonte, riferendosi al gruppo
regionale intergovernativo fondato nel 2001 dai leader di Cina,
Russia, Kazakhstan, Kyrgyzstan,
Tajikistan e Uzbekistan.
La lobby atomica
fa calare il vento
Susan Dabbous
I
n Gran Bretagna i giganti
dell’atomo si sentono minacciati dalle pale eoliche. Le società energetiche Edf ed E.On, rispettivamente francese e tedesca,
dopo aver siglato lo scorso anno
un accordo col governo britannico di Gordon Brown per la costruzione di nuove centrali nucleari, minacciano ora di ritirare i loro investimenti se non verranno ridotte le ambizioni laburiste sull’ampliamento dell’energia
verde. In una lettera indirizzata alla Commissione governativa sulle fonti energetiche rinnovabili, le
due agenzie nucleari sostengono
che le industrie dell’atomo e del
vento non possono crescere simultaneamente. Edf ed E.On, inoltre,
hanno messo in guardia gli “illusi”
delle energie rinnovabili: a loro avviso raggiungere il 35 per cento di
produzione energetica dalle fonti sostenibili non solo non sarebbe «realistico» ma sarebbe anche
«dannoso» per le energie “alternative”, come quella nucleare. Nonostante le minacce, le numerose
pale eoliche disseminate lungo le
ventose coste inglesi non accennano a fermarsi, anzi, secondo il
Department for energy and climate change entro il 2020 l’intero fabbisogno energetico delle famiglie britanniche potrebbe essere soddisfatto grazie al
vento. In questo modo la Gran
Bretagna, incrementando gli investimenti per le centrali eoliche previsti dal suo nuovo piano
energetico, riuscirebbe a coprire il 25 per cento della domanda d’energia nazionale attraverso fonti rinnovabili, il 5 per cento in più rispetto alla quota stabilita dall’Unione europea con
il “20-20-20”. A temere maggiormente le politiche ambientaliste del governo è la Edf, che con
una spesa di 15,6 miliardi di eu-
Pale eoliche in Gran Bretagna
ro ha acquisito, nel 2008, il 35
per cento delle azioni del gruppo Be, British energy, inglobando le sue otto centrali nucleari. A
queste, secondo i piani dei nuovi comproprietari francesi, entro il 2017, se ne dovrebbero aggiungere altre quattro. Sul fronte
opposto gli ambientalisti hanno
fatto sentire la loro voce dopo il
tentativo di falciare i contributi sulle energie pulite da parte
dei nuclearisti. «Abbiamo sempre detto che l’energia nucleare
avrebbe messo a repentaglio le
fonti rinnovabili», ha affermato Nathan Argent, capo di Greenpeace soluzioni energetiche,
al quotidiano inglese The Guardian. Anche Andy Atkins, pre-
Nuova guerra alle porte
D
opo gli attacchi suicidi
degli ultimi giorni in cui
hanno perso la vita 4 sudcoreani, il governo di Seul ha invitato tutti i suoi cittadini ad abbandonare lo Yemen. Per indagare sugli attentati la Corea del sud
ha inviato a Sanaa un team di investigazione formato da due funzionari del ministero degli Esteri, un dirigente della polizia e un
ufficiale dei servizi segreti. Dalle
prime indagini la polizia yemenita ritiene che il primo attentato
contro i turisti sudcoreani sia stato compiuto da un membro di Al
Qaeda addestrato in Somalia; 12
persone sono state fermate dalle
forze dell’ordine perché sospettate di essere coinvolte. Gli incidenti di questi ultimi giorni contribuiscono ad accrescere la tensione in un Paese dove gli scontri tra ribelli e forze governative
sono in continuo aumento. Nelle scorse settimane i leader dei
ribelli hanno levato alta la voce
contro le provocazioni del governo, denunciando l’afflusso di
nuove truppe nella regione e il
blocco che continua a paralizzarne l’economia, lasciando la popolazione senza acqua, cibo e assistenza sanitaria. Lo Yemen è un
Paese a maggioranza sunnita, con
una schiacciante presenza sciita
solo nella regione di Saada. Dopo
la guerra civile del 1994 il governo democratico si è legato strettamente al sostegno occidentale;
proprio la presenza militare e finanziaria degli Usa ha creato un
forte malcontento nella parte sciita della popolazione. I capi tribali sciiti, ovunque più tradizionalisti e poco inclini a compromessi con l’Occidente, accusano l’amministrazione centrale di
corruzione e di atteggiamenti antimusulmani, in particolare per
Somalia
Bin Laden contro
Sharif Ahmed
Nuovo messaggio di Osama
Bin Laden che, attraverso una
registrazione, ha invitato ieri il
popolo somalo a rovesciare il
nuovo presidente, l’islamico
moderato Sharif Ahmed. «La
guerra che si sta combattendo
sul vostro suolo in questi anni è
tra l’islam e la crociata internazionale», ha detto Bin Laden nel
suo appello. «Questa specie di
presidenti sono i surrogati dei
nostri nemici e la loro autorità è
nulla e vuota. Dato che Sheikh
Sharif è uno di loro, va deposto e
combattuto».
Yemen Gli attacchi suicidi degli ultimi giorni fanno salire la tensione in un Paese sull’orlo
del conflitto civile. E i seguaci dell’imam fondamentalista Al-Houthi sono sempre più forti
Bruno Picozzi
© LaPresse
Ambiente In Gran Bretagna le società energetiche che puntano sul nucleare minacciano
di ritirare i loro investimenti se non saranno ridotte le ambizioni laburiste sull’energia verde
aver contribuito attivamente alla
guerra americana contro al-Qaeda, sebbene nessun vincolo abbia
mai unito i musulmani sciiti, Hezbollah, e leadership iraniana in
testa, alla regia sunnita di Bin Laden. Fu l’invasione dell’Iraq del
2003 a scatenare le ire dell’imam
tradizionalista al-Houthi e delle
tribù del nord del Paese, convogliando nei sentimenti anti americani le difficoltà sociali derivanti da povertà e ineguale distribuzione delle risorse. Oggi, fonti locali parlano di gruppi tribali operanti a fianco delle truppe governative, segno che il governo è riuscito a portare alcuni clan dalla
sua parte convincendoli a schierarsi contro i seguaci di al-Houthi. Sebbene le autorità smentiscano categoricamente qualsiasi volontà di riprendere i combattimenti, l’ombra di una nuova guerra minaccia ormai migliaia di civili nella regione.
Europa
sidente dell’associazione Friends of the Earth, ha ricordato che
l’Inghilterra è il Paese più ventoso d’Europa, sollevando la questione della «eredità mortale
dei rifiuti radioattivi». Dopo la
polemica scatenata dalle richieste nucleariste, la tedesca E.On
ha tentato di calmare gli animi
affermando di essere stata fraintesa. Il suo tentativo non sarebbe da interpretare come un mezzo per respingere completamente l’energia del vento, al contrario: la stessa impresa ha dichiarato di aver già costruito dei parchi eolici, anche se l’energia da
questi generata non sarebbe in
grado di raggiungere discreti livelli di efficienza.
Italia e Svizzera
rivedono i confini
I confini tra Svizzera e Italia
potrebbero essere rivisti in più
punti, grazie a un disegno di
legge arrivato sul tavolo dei parlamentari italiani della commissione Affari esteri. La modifica
legislativa mira a precisare le
linee di confine, modificatesi a
causa dell’erosione delle montagne, del riscaldamento climatico
e del conseguente ritiro dei
ghiacciai. «Una volta i confini
si stabilivano con le armi, oggi
con gli esperti», ha dichiarato
il relatore del disegno di legge
Franco Narducci, del Pd.
MISTERI D’ITALIA
«Mi candido per difendere
le inchieste sulle stragi del ’92.
Ci hanno fermato quando
abbiamo scoperto la nuova P2».
Una giornata in viaggio
con Luigi De Magistris.
La sua verità
la notizia
al centro
il cuore
a sinistra
Sport
venerdì 20 marzo 2009
7
Baseball
Cuba choc
© GOMBERT/LAPRESSE
Sorpresa nella World
baseball classic. I cubani
hanno perso 5 a 0 contro
il Giappone e sono fuori
dalla rassegna. Un evento,
considerando che per 58
anni consecutivi Cuba ha
giocato la finale di ogni
torneo internazionale
a cui ha partecipato.
© RAUCH/LAPRESSE
Atletica
Basket
Stagione finita
per Gallinari
© PINCAI/AP
Brutta tegola per i New York
Knicks. A rendere più amara la
sconfitta nel derby contro New
Jersey, è arrivata la conferma del
lungo stop del rookie italiano
Danilo Gallinari, per il quale si
profila un intervento chirurgico
alla schiena. «Non possiamo
rischiarlo - ha detto il coach
D’Antoni -. È un giocatore
troppo importante per il futuro
di questa squadra». Salvo
sorprese il cestista non tornerà a
disposizione prima della fine di
questa stagione.
Calcio
La superlega?
Una bufala
I club europei lavorano al
progetto di una “Superlega”
continentale a partire dal 2012.
Il magazine francese France
Football propone un dossier nel
quale illustra l’idea del nuovo campionato europeo per
società. Il torneo, articolato in
tre categorie con retrocessioni e
promozioni, dovrebbe rimpiazzare la Champions league
e la coppa Uefa garantendo
alle squadre ricavi nettamente
superiori a quelli previsti attualmente. Quattro i club italiani.
«È una bufala» ha commentato
Galliani. Si vedrà.
Calcio
Con il cuore
nelle scarpe
DOMENICA
VERDE
Emanuele Santi
Alla XV edizione
della Maratona di Roma
parteciperanno 15mila
corridori. Alcuni
con una motivazione
in più. La storia di Alessio
Guerri, jesino di 28 anni
Lorenzo Ticcì
«V
orrei che si trovasse la cura per questa malattia, brutta come ce ne sono poche altre.
La mia corsa serve anche a dare un po’ di fiducia. L’importante è non sentirsi soli. La gente mi
dice: “È dura arrivare a Roma di
corsa”. Perché - rispondo - vivere
non lo è?». C’è chi il destino da
guerriero ce l’ha scritto nel nome: Guerri si chiama Alessio e ha
28 anni. Sette anni fa ebbe un incidente stradale, maledetto due
volte: curandosi scoprì di avere la
sclerosi. Guerrieri non si nasce, si
diventa. Correndo. Ogni giorno,
da quel giorno, fino a Roma, domenica, per la XV edizione della maratona, 15mila in partenza, record di iscritti per un qualsiasi evento agonistico italiano, in
qualsiasi sport. Quindicimila più
uno: Alessio Guerri da Jesi, terra
e madre di tanti campioni (Vezzali, Trillini, Cerioni), corre e vuole andare sotto il muro delle tre
ore. «Per un ragazzo scomparso
poco tempo fa: Paolo». Una corsa è sempre una promessa da fare più che da mantenere. Giovedì
mattina un medico gli ha detto di
dover fare dei controlli, una visita dall’osteopata prima di correre
a Roma. «Ma io ho un’altra malattia: la tigna. Ci sarò al 99,99 per
cento». La percentuale che manca è “soltanto” quella del fato, ma
lui il destino lo ha già sorpassato.
E ora sogna la fuga per le vie trasteverine, dai Fori Imperiali, lungo Torre Argentina. Strade che ha
già battuto quest’estate. Era il 22
agosto quando partì da Jesi per
arrivare il 24 al Colosseo. «Quel-
li sono stati i chilometri più belli
della mia vita». Poi il 2 novembre
ha corso a New York, dov’era già
stato, poi a Firenze, sempre con la
società Podistica solidarietà; poi,
il primo maggio, da Jesi se ne andrà di corsa fino a Venezia. Poi...
Prima c’è Roma, se non altro perché «la gente mi dice che è dura
arrivarci di corsa». Ma di storie
ce ne sono tante in questa maratona. C’è quella di Luwis Masunda, 32 anni, cittadino dello Zimbabwe: l’acciaieria per la quale lavora non aveva più soldi per farlo gareggiare e così ha scritto agli
organizzatori per poter esserci;
quella di Richard Whitehead, l’atleta di Nottingham con protesi totali alle gambe che lo scorso anno
chiuse la gara in 3:39.00; di Gary
Latella, un francese di 23 anni affetto da fibrosi cistica, che ha iniziato a correre cinque anni fa per
sentirsi autonomo e proverà a finire la prima maratona della sua
vita. Quella di Giovanna Turchiarelli, 25 anni, azzurra del pattinaggio che ha vinto più di 200 titoli
regionali, nazionali e internazionali, e che accompagnerà gli atleti disabili sulle handbike lungo
il percorso. E poi c’è anche quella di Alessio Guerri che s’è messo
a correre proprio quando la vita
sembrava avergli ordinato di sdraiarsi. Alessio che dice agli altri e a
se stesso: «Niente è impossibile». E non è uno spot per scarpe
da ginnastica: ai piedi ci va il cuore. La storia sono loro, il problema è di chi si sente escluso.
La crisi economica mondiale viene combattuta con politiche di intervento pubblico. La crisi del calcio, invece,
si combatte in un solo modo: giocando. Udine è l’unica a tenere alta la testa del
nostro calcio. Petrucci dice
che il calcio italiano è solo la
Nazionale e Abete fa capire
che la qualificazione in Sudafrica resta la condicio sine qua non per il rinnovo di
Lippi. La stampa inglese alza il polverone sulla finale
di Champions a Roma. Sono stati troppi gli hooligans
“puncicati” dalle parti del
Foro Italico e, allora, la città
eterna è definita: “stab city”
città delle lame. La Uefa ormai ha deciso: la finale si terrà all’Olimpico e, così, con
quattro squadre inglesi sulle otto rimaste, Platini può
soltanto sperare che il sorteggio le dimezzi nei quarti.
A proposito di Olimpico, sabato andrà in scena la classica della polemica. Dal gol di
Turone al fallo laterale di Aldair; dalle liti tra Boniperti e
Viola alle accuse di Zeman a
Del Piero. Non è più scontro
al vertice, ma è sempre Roma-Juventus. Anche NapoliMilan è stato scontro al vertice tra gli anni 80 e i 90. Si
dice che la crisi delle nostre
squadre dipende dagli stranieri. Forse è vero. Ma perché non sono più quelli di
una volta. Mourinho è scampato alla squalifica e attende
il testa-coda con la Reggina.
L’occasione per allungare su
Juve e Milan è ghiotta. La
lotta per il quarto posto vede il Genoa con l’Udinese;
i resti della Roma contro la
Juve e un derby tra Firenze
e Siena. La Lazio vola a Catania per riprendere l’Europa. Per la salvezza Lecce, Bologna, Torino e Chievo hanno in casa il servizio a favore, contro Atalanta, Cagliari, Sampdoria e Palermo. La
differenza col tennis, però, è
sostanziale: se la palla prende la rete, sono punti.
L’informazione
sostenibile
40
Agenzia
quotidiana
di informazione
dei Verdi italiani
Anno V - n. 62
giovedì 19
marzo 2009
milioni di bambini
al mondo non
vanno a scuola
Sped. in Abb. Post.
D.L. 353/2003 (conv.
in L. 27/02/2004 n. 46)
art. 1 comma 1 DCB - Roma
Fonte: Save the children
Scenari Governo e mass media si concentrano sui problemi del Nord e dimenticano la questione meridionale
Una giovane impresa napoletana lancia la rassegna seminariale
“Mezzogiorno e un quarto” per
spostare il dibattito sui gravi problemi dimenticati del Sud. Dopo
In fondo
lo straNiero
prevideNziale
È tranquillo Maurizio Sacconi. Per il ministro del Welfare il
caso si sta risolvendo. Lui si dice fiducioso e ribadisce: «Non
ci si fascia la testa prima di spaccarsela». Tutto questo buon
umore nasce dal dato sul sistema pensionistico ritenuto «in
equilibrio». A considerarlo tale è il presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua che, nel corso
della sua relazione, assicura: «I
conti dell’istituto sono a posto.
Il bilancio 2008 dell’Inps - dice presenta un saldo attivo di più di
11 miliardi di euro. Rimane sostenuta la dinamica delle entrate contributive, sensibilmente in
crescita, così come migliora l’attività di recupero dei crediti (un
vero piccolo grande boom con
5 miliardi nel 2008)». «Il miglioramento dei risultati - spiega Mastrapasqua - è da attribuire anche all’incremento dei contributi versati dai lavoratori stranieri regolarizzati: ormai quasi
due milioni di cittadini stranieri versano contributi previdenziali nel nostro Paese». Dorma
dunque tranquillo Sacconi nonostante lo sfacelo culturale ambientale sociale ed economico
che sta producendo il suo governo. Tanto a rimettere i conti in
ordine ci pensano le vittime preferite del vicesindaco di Venezia Giancarlo Gentilini. Per fortuna che il gentiluomo sarà processato per le parole pronunciate lo scorso settembre, durante
la Festa dei popoli a Venezia. Il
procuratore capo del capoluogo
veneto lo ha citato direttamente
a giudizio con l’accusa di istigazione all’odio razziale. Durante
il suo intervento, Gentilini propugnò «pulizia dalle strade di
tutte queste etnie che distruggono il nostro Paese», invocando una «rivoluzione» contro gli
stranieri. «Non voglio più vedere - disse - queste genie che girano per le strade». La rivoluzione gentiliniana avrebbe dovuto
colpire anche i fedeli musulmani
che vogliono aprire moschee in
Italia. «Vadano a pregare nei deserti. Aprirò una fabbrica di tappeti e regaleremo i tappeti, ma
che vadano nei deserti». Il vicesindaco attaccò poi la proposta di dare il voto agli immigrati: «Non voglio vedere consigliere neri, gialli, marroni, grigi,
insegnare ai nostri giovani. Cosa insegnano? La civiltà del deserto? La civiltà di coloro che
scappano dietro ai leoni o quelli che corrono dietro alle gazzelle per mangiarle?». Il processo a
Gentilini è fissato per il 4 giugno
prossimo.
aver sperimentato negli anni 50
e 60 importanti passi in avanti
grazie all’intervento pubblico, il
Mezzogiorno dagli anni 90 vive
una vera fase di disinvestimento.
Oggi non va meglio: al centro
dell’agenda politica e degli interessi della stampa prevalgono le
ragioni del Nord, mentre l’uomo
del Meridione viene etichettato
come un irrimediabile fannullone. Il risultato: non si investe da
Roma in giù.
Postiglione a pagina 3
Reportage
Onda d’urto
3
© orlando/laPresse
La deriva del Mezzogiorno d’Italia
a roma, intorno alla stazione
tiburtina, viaggio tra i campi
rom nati dopo gli sgomberi
voluti dal sindaco Gianni
alemanno. tra cronaca nera,
miserie umane, contraddizioni,
ma anche tante speranze
Stagioni
4
dopo il maltempo invernale,
è il momento della primavera.
dalla macchia sarda ai limoni
amalfitani, dalla fioritura di
Castelluccio di Norcia al porto
di ponza, tornano i profumi e i
colori dell’italia baciata dal sole
© vincenzo serra
L’informazione
ecologista
cambia volto.
Non missione.
Contribuisci
anche tu
a rinnovare
Notizie Verdi
Con la primavera riparte il movimento studentesco. alla sapienza
di roma la polizia carica i manifestanti, accerchiati e sequestrati.
immagini esclusive delle violenze sugli studenti inermi Servizi a pagina 2
Cassa integrazione
Esteri
6
la proposta europea per la
nuova stesura del documento
di durban ii va incontro alle
richieste di israele, che lo aveva
accusato di razzismo. Ma il
testo originale condannava
esplicitamente l’antisemitismo
Sicurezza
Le donne pagano per due Il pacchetto senza fiocco
L
e lavoratrici pagano due
volte il prezzo delle crisi.
È quanto emerge dai dati
ufficiali del Coordinamento statistico dell’Inps. Su un totale di
circa 690mila lavoratori in cassa
integrazione ordinaria, le donne risultano essere ben 380mila,
più del 55 per cento. Un dato che
acquista ancor più rilevanza se si
tiene conto che le donne impiegate nell’industria sono solo il 28
per cento degli occupati. «I dati
della cassa integrazione sono allarmanti - ha detto Laura Spezia,
segretaria nazionale della Fiom-
Cgil - e confermano quanto abbiamo più volte denunciato: sono le donne a pagare maggiormente la crisi e le ristrutturazioni aziendali. Da un lato, perché
sono inserite nei settori e nelle
qualifiche più a rischio e, dall’altro, perché, ancora oggi, il loro
lavoro è considerato marginale e quindi sono le prime a essere mandate via dai luoghi di lavoro». Per quanto riguarda la cassa
integrazione straordinaria il discorso non cambia: le donne sono il doppio degli uomini.
Rossella Anitori
I
l Pdl si spacca sul ddl Sicurezza. Cento i deputati del
partito di maggioranza che
hanno sottoscritto una lettera
per chiedere a Silvio Berlusconi di non ricorrere al voto di fiducia. «Ti chiediamo - si legge
nella missiva - di non porre la fiducia sul disegno di legge 2180.
In esso sono contenute norme
a nostro giudizio inaccettabili e
che necessitano di indispensabili correzioni. Siamo certi che ne
converrai anche tu, quando potrai renderti conto di come questo dettato legislativo vada con-
tro i più elementari diritti umani e in particolare dell’infanzia e della maternità». Oltre alle già note norme che obbligano
i medici a denunciare i clandestini, infatti, il ddl contiene anche dei provvedimenti che, se
venissero approvati, vieterebbero ai cittadini privi di permesso
di soggiorno di registrare i loro
figli all’anagrafe. Il riferimento è
all’articolo 45 (comma 1, lettera
f), una norma che potrebbe creare un esercito di bambini senza
identità.
Rocco Vazzana
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