L`atomo dichiara guerra al vento
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L`atomo dichiara guerra al vento
20.550 Agenzia quotidiana di informazione dei Verdi italiani Anno V - n. 63 venerdì 20 marzo 2009 Gli insegnanti precari che rischiano di non lavorare più il prossimo anno Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB - Roma Fonte: Uil scuola Gran Bretagna Le lobby dell’energia nucleare minacciano il governo inglese: meno eolico o niente impianti L’atomo dichiara guerra al vento Il commento emissioni da esportazione Simonetta Lombardo Negli scacchi sarebbe la mossa del cavallo: scartare di lato per andare all’attacco. È così che i cinesi hanno aperto, di fatto, il dibattito sul nuovo accordo mondiale sul clima, il famoso Kyoto2. Dopo il rientro in campo sullo scenario climatico mondiale degli Stati Uniti con la presidenza Obama, le speranze che si avvii un nuovo circuito virtuoso e realistico per la diminuzione delle emissioni di gas serra sono riposte nell’appuntamento fissato per l’inizio del prossimo dicembre a Copenaghen, la riunione dei Paesi che hanno firmato il patto mondiale per la lotta contro il caos climatico. Ieri, il governo di Pechino ha di fatto aperto le danze. A riportarlo con dovizia di particolari è il Guardian, mentre alcuni quotidiani italiani - particolarmente il Corriere - sono troppo impegnati a dar fiato alle trombe della triste setta dei negazionisti del clima per accorgersi di quanto realmente succede nel mondo. La proposta della Cina rischia di far saltare i tavoli: a prendersi la responsabilità anche economica delle emissioni generate nella manifattura di beni non dovrebbero essere i Paesi produttori ma quelli consumatori. «Come Paesi in via di sviluppo - ha detto a Washington il rappresentante cinese Li Gao in un meeting preparatorio del negoziato climatico siamo l’ultimo anello della catena di produzione dell’economia globale. Produciamo prodotti consumati da altre nazioni. Il peso delle emissioni dovrebbe essere preso dai consumatori, non dai produttori». Secondo Li, tra il 15 e il 25 per cento delle emissioni di gas serra dalla Cina sono generate dal comparto export. Il coinvolgimento dei Paesi in rapidissima espansione (Cina, India, Brasile, Sudafrica) nel patto contro le emissioni è il cuore del nuovo accordo che si vuole chiudere a Copenaghen. Del resto, la Cina ha superato gli Usa come primo produttore di anidride carbonica, attribuendosi il 24 per cento delle emissioni, contro il 22 americano e il 12 europeo. Non stupisce quindi la mossa spiazzante: il messaggio è “ci stiamo ma venderemo cara la pelle”. Peraltro, a far pagare ai consumatori quello che si produce è da sempre la politica industriale dei Paesi avanzati. La Cina ha messo da parte un’ennesima arte e l’ha applicata su scala mondiale. Del resto, se il trucco funziona, il primo ad accodarsi sarà Berlusconi: è vero o no che siamo un Paese esportatore? centrali nucleari, minacciano ora di ritirare gli investimenti. Il motivo è la politica verde di Gordon Brown: l’obiettivo dei laburisti di raggiungere il 35 per cento di pro- duzione energetica dalle rinnovabili è ritenuto dalle due società “dannoso” per le energie “alternative” come il nucleare. Intanto in Gran Bretagna le pale eoliche si moltiplicano: entro il 2020 l’intero fabbisogno della nazione potrebbe essere soddisfatto dal vento. Dabbous a pagina 6 In campo contro la fame Glocal 2 Il Comune di Caulonia, in provincia di Reggio Calabria, estende il diritto di voto agli immigrati residenti nel suo territorio. Dalla Locride un’altra esperienza di avanguardia sul tema dell’integrazione Media 4 Si moltiplica il fenomeno delle web tv: informazione libera che permette di condividere i saperi e fa diventare gli spettatori protagonisti. Per i canali ambientalisti è un vero boom, ma in Italia c’è poca banda larga Sport Ieri a Roma il summit di Coldiretti con le organizzazioni agricole dei Paesi del G8. Le strategie per affrontare la crisi alimentare mondiale in Tulli a pagina 3 un testo che sarà consegnato a Berlusconi Tutela ambientale L’Europa boccia l’Italia D iscariche e G8: l’Italia non rispetta la legislazione europea per la tutela dell’ambiente e la Commissione procede contro il Belpaese. Nel primo caso, le direttive dell’Unione europea non sono state adeguatamente recepite dal diritto nazionale e i criteri di selezione dei rifiuti da conferire in discarica sono diversi da quelli europei. Nel caso del G8, l’esecutivo dell’Ue ha ritenuto che le motivazioni fornite dall’Italia non giustifichino le deroghe alle procedure di Valutazio- ne d’impatto ambientale previste dall’ordinanza che istituisce un regime giuridico semplificato per le opere connesse alla riunione dei capi di Stato della Maddalena. «In questi mesi - ha detto Monica Frassoni, presidente dei Verdi al Parlamento europeo - il governo italiano ha trattato con sdegno i nostri appelli per applicare correttamente la legislazione europea nelle procedure connesse a quella che dovrebbe essere la vetrina delle capacità organizzative italiane». Rossella Anitori 7 Questa domenica si corre la Maratona di Roma. Tra 15mila partecipanti tanti uomini e donne dal passato sfortunato che sono riusciti a vincere la loro sfida personale. La prossima è la 42 km capitolina Acerra Ecoballe: niente deroga I l primo fumo nero dalle ciminiere del termovalorizzatore di Acerra è uscito esattamente un mese fa, durante il primo test dell’impianto. Ieri le prime rassicurazioni al Senato dell’assessore all’Ambiente della Campania Walter Ganapini: «Ad Acerra non potranno essere bruciate vecchie ecoballe, in base alla messa in mora da parte della Commissione Ue dell’ordinanza» e delle norme governative che, invece, lo avrebbero consentito in deroga. Alla commissione Ambiente di palazzo Ma- dama, Ganapini ha spiegato che «il nodo che rimane è chi gestirà a regime il sistema: attualmente ci sono oltre 100 operatori che si occupano dei trasporti» e il problema resta la camorra. Grande successo anche per la raccolta differenziata, secondo i dati di due giorni fa: Napoli dall’11 al 18 per cento in tre mesi, Salerno 80 per cento, Benevento e Avellino sopra il 30. Ora, promette l’assessore, arriveranno altri 50 milioni di euro per la differenziata e 100 per gli impianti di biogas. Alessandro De Pascale © LaPresse I due colossi dell’energia atomica Edf e E.On, rispettivamente francese e tedesco, che avevano siglato un accordo col governo britannico per la costruzione di nuove 2 Attualità venerdì 20 marzo 2009 Intervista a Marco Boato Parla l’esponente dei Verdi. La sua idea sulla deriva giustizialista: «Ci sono norme liberticide che non suscitano la reazione popolare». E sul progetto Sinistra e libertà: «Avrei preferito la difesa dei valori» «Viviamo in una democrazia autoritaria» Andrea Boraschi © CITO/ap/LaPresse B oato, il suo profilo e la sua storia politica sono all’insegna di un impegno preminente, accanto a quello ecologista: il garantismo. Come legge la deriva giustizialista che percorre il nostro Paese? L’allarme rumeni, la banca del Dna, l’obbligo per i medici di denuncia degli irregolari, le molte declinazioni allarmistiche della questione sicurezza? «In questi mesi ho riflettuto su cosa stia avvenendo, sul nodo delle garanzie individuali, non solo in materia penale, ma più genericamente in senso civile; e perciò aggiungerei al suo elenco la questione del testamento biologico, dove si va profilando una legge che non garantisce un diritto bensì lo conculca. Ci sono tendenze in atto, accentuatesi nell’ultimo anno ma con origini più lontane, che hanno una matrice di destra e attraversano settori del centrosinistra. Mi inducono a definire questa fase come di “democrazia autoritaria”: un sistema in cui le libertà formali sopravvivono ma la democrazia è svuotata al suo interno da una forte caratura autoritaria. Faccio perciò riferimento a un discorso più ampio, che includa gli aspetti penali e civili come pure il sistema di voto, che espropria totalmente i cittadini dal diritto a decidere i propri rappresentanti. In questa cornice, la legislazione sull’immigrazione, come pure le questioni da lei citate, rappresentano la messa a punto di norme liberticide che non suscitano alcuna ampia, decisa re- azione popolare: la democrazia autoritaria che osservo, è questo il dato inquietante, gode di un’ampia base sociale e di largo consenso. Uno degli elementi che ci fa capire come questo processo sia profondo - e come interessi anche l’elettorato del centrosinistra - riguarda l’indulto. Vi è stata una campagna contro quel provvedimento, che era inevitabile e irrinunciabile, che ha attraversato anche il centrosinistra. Le ricadute di questa cultura sono paradossali: penso all’Idv e al suo leader, che ha più volte ribadito come il suo partito non avrebbe mai candidato condannati e tanto meno - cosa che trovo contestabile - inquisiti. E che ora candida De Magistris, indagato per abuso d’ufficio». A chi attribuisce le responsabilità di questa situazione? «Le responsabilità principali di ciò che sta accadendo sono del centrodestra. Ma nel centrosinistra, nell’Idv come nel Pd, si è affermato un senso di subalternità culturale alla linea stra- tegica della destra. Ad esempio sulle politiche in materia di droghe non è mai emersa alcuna capacità di fare una battaglia di libertà, non dico antiproibizionista, ma neppure per la riduzione del danno. Stessa subalternità emerge in materia di immigrazione, dove pure siamo giunti all’assurdo: l’immigrazione clandestina è divenuta reato e, tuttavia, quella regolare è difficilissima o impossibile». Un’ultima questione: è emersa una sua qualche contrarietà al progetto di Sinistra e libertà, o quantomeno al ruolo che i verdi possono giocare in questo raggruppamento. «Se non ci fosse stata l’introduzione della soglia di sbarramento del 4 per cento alle europee penso che i Verdi avrebbero dovuto presentarsi autonomamente, perché fanno parte di una famiglia politica europea consistente e riconosciuta. Nel momento in cui si introduce quella soglia diviene realistico pensare a un’alleanza. Ma avrei preferito una formula che richiamasse di più la necessità della difesa dei valori democratici e che sottolineasse meno il dato identitario - quello di sinistra - che è fondante per la maggior parte delle forze componenti questo raggruppamento, ma non per i Verdi. Il riconoscimento della propria matrice doveva, semmai, realizzarsi per tutte le forze concorrenti al progetto. Se i Verdi si esaurissero in un progetto politico di sinistra, ciò coinciderebbe con la loro scomparsa: la ragione sociale del nostro partito è nel superamento degli schemi ideologici del passato». Integrazione Il Comune di Caulonia decide la modifica dello Statuto per concedere il diritto agli stranieri Dalla Locride il voto ai migranti Rocco Vazzana I n tempi di pacchetti sicurezza e caccia alle streghe, alcune piccole realtà del nostro Paese sanno ancora riservare sorprese inattese, perle di accoglienza in mezzo a un deserto di intolleranza. È il caso di Caulonia, centro di 7.400 anime, all’interno del territorio della Locride, in provincia di Reggio Calabria. Qui, il Consiglio comunale ha deliberato all’unanimità la modifica dello Statuto per concedere diritto di voto ai migranti. «Nel momento in cui il sindaco di Lampedusa ha dichiarato che “la pelle dei neri puzza anche se lavata” e che avrebbe usato il filo spinato per bloccare i migranti, ha detto Giovanni Maiolo, ex assessore comunale alla Partecipazione e promotore dell’iniziativa - Caulonia, insieme a Riace e Stignano, ha risposto: li accoglia- mo noi». Infatti, la scelta in controtendenza del piccolo Comune della provincia reggina non è un colpo di testa improvviso, ma figlia di un percorso iniziato già da molti mesi. La città della Locride aderisce allo Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) fin dall’agosto scorso. Una pratica d’accoglienza ormai collaudata. Il Comune fornisce gratuitamente ai migranti una casa, abiti, cibo e assistenza sanitaria e legale. «I costi per lo Stato sono molto limitati - prosegue Maiolo -. Ognuna di queste persone pesa sul bilancio pubblico per una cifra che si aggira attorno ai 30 euro al giorno. Se si considera che in un Centro di accoglienza per richiedenti asilo, si arriva a spendere fino a 80 euro giornalieri con l’aggravante di tenere degli individui segregati all’interno di una struttura, allora non è difficile comprendere il salto Organo ufficiale d’informazione della Federazione dei Verdi Registrazione Tribunale di Roma n. 34 del 7/2/2005 Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB - Roma La testata fruisce dei contributi di cui alla legge 7/10/ 1990 n. 250 - Stampato su carta ecologica di qualità che noi abbiamo compiuto». Dunque, da luogo deputato all’accoglienza a primo Comune d’Italia che potrebbe concedere diritto di voto agli immigrati, il passo è stato breve: Maiolo ha lanciato la proposta tramite una lettera aperta al sindaco di Caulonia, Ilario Ammendolia, che ha prontamente risposto portando l’idea in Consiglio comunale. L’assemblea ha approvato il provvedimento all’unanimità. Un’amministrazione particolare quella di Caulonia: la giunta è guidata da un monocolore Pd con un’opposizione composta da quattro consiglieri della lista Sinistra alternativa (due di Rifondazione, un verde e un indipendente) e uno della lista di centrodestra Caulonia fertile. Adesso, in attesa che la delibera diventi operativa, i cauloniesi si aspettano che il governo impugni lo Statuto per bloccarne le modifiche, via del Porto Fluviale, 9/a - 00154 Roma tel. 06.45.47.07.00 - fax 06.42.01.31.31 [email protected] - www.notizieverdi.it Chiuso in tipografia alle ore 20.30 così come già accaduto nel 2004 a Genova. «Vogliamo andare fino in fondo in questo percorso conclude Maiolo -. Se lo Statuto dovesse essere impugnato andremo davanti alla Corte costituzionale per ottenere un risultato che sarebbe di certo storico». La Locride conferma, sui temi dell’accoglienza, una sensibilità molto radicata. Il Comune di Riace, il primo ad aderire allo Sprar in quel territorio, ha fatto da apripista ed è riuscito a coinvolgere altri paesi limitrofi. Luoghi di emigrazione che adesso si ripopolano e traggono benefici dalla contaminazione culturale: aiutando i migranti si sostiene il sistema economico locale, innescando un circuito virtuoso. Basti pensare che la scuola elementare di Riace, se non fosse per una presenza massiccia di figli di migranti, sarebbe stata chiusa a causa dei tagli all’istruzione. Direttore responsabile: Pino Di Maula Direttore editoriale: Giovanni Nani Vicedirettore: Vincenzo Mulè Caporedattore: Valerio Ceva Grimaldi Università Brunetta: «Onda di guerriglieri» Prime reazioni sugli scontri di ieri alla Sapienza. «Guerriglieri e verranno trattati come guerriglieri» ha detto ieri il ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta durante una conferenza stampa indetta insieme alla collega dell’Istruzione Mariastella Gelmini che ha preferito non intervenire sull’accaduto. Per il segretario di Rifondazione Paolo Ferrero «Il governo sta attentando al diritto di manifestare così come a quello di sciopero usando la polizia per puro scopo repressivo». Mafia L’avvocato dei boss getta la maschera L’avvocato dei Lo Piccolo si pente dal carcere e inizia a collaborare con la Dda di Palermo. L’arresto, nei giorni scorsi, di Pietro Mansueto, secondo gli inquirenti nuovo prestanome dei due boss della mafia, sarebbe avvenuto proprio grazie alle dichiarazioni rese da Marcello Trapani, ex legale di Salvatore e Sandro Lo Piccolo, arrestato il 23 settembre con l’accusa di associazione mafiosa. Mansueto si era intestato una palazzina nel palermitano che in realtà sarebbe dei Lo Piccolo. Pdl Berlusconismo del futuro senza Fini Sarà per le sue ultime forti prese di posizione contro palazzo Chigi, ma Silvio Berlusconi pare abbia deciso: per Gianfranco Fini nessun ruolo politico nel Popolo delle libertà. Per il momento sarà solo “padre nobile” del nuovo partito. Rimandata invece al 2013 l’unione delle proprietà immobiliari, dei lasciti economici e dei finanziamenti pubblici di Forza Italia e An. Redazione: Diego Carmignani, Pierpaolo De Lauro, Alessandro De Pascale, Alessio Nannini, Gloria Ravidà, Paolo Tosatti, Federico Tulli Editore: undicidue srl via del Porto Fluviale, 9/a - Roma Stampa: Rotopress via E. Ortolani, 33 - Roma Attualità venerdì 20 marzo 2009 3 Previdenza Pensioni in attivo, non serve la riforma Undici miliardi di attivo: è il risultato del bilancio consuntivo dell’Inps. L’ente pensionistico, come ha affermato il suo commissario Antonio Mastrapasqua, nel 2008 ha visto crescere il suo attivo del 21,5 per cento rispetto al 2007. Nessuna emergenza pensioni, insomma. E nessuna urgenza di aumentare l’età pensionabile delle donne. Su questa posizione si è attestato anche il ministro del Welfare Sacconi: «Non è il tempo di nuove riforme strutturali», ha detto il ministro. Economia Gennaio nero per le esportazioni è il peggior risultato dal 1986: l’export italiano scende del 25,8 per cento rispetto al gennaio del 2008, mentre le importazioni diminuiscono del 24,1 per cento. Rimane alto, dunque il saldo negativo della bilancia commerciale italiana: -3,8 miliardi di euro. L’anno scorso, prima della recessione, il disavanzo era di 4,1 miliardi. Tra i dati peggiori per l’export quello che riguarda gli autoveicoli, scesi del 49 per cento. Quasi dimezzati gli scambi verso la Spagna (-42 per cento l’export, -36,7 l’import) e verso il Regno Unito (-31,2 e -24,5). Scendono del 61,8 per cento le importazioni di petrolio, ma aumentano, del 28,3, quelle di gas naturale. Il patto degli agricoltori per nutrire il mondo Federico Tulli U n miliardo di persone nel mondo non ha soldi a sufficienza per procurarsi il cibo necessario a sopravvivere. Colpa soprattutto del costante aumento dei prezzi dei beni alimentari primari. L’allarme dell’Onu, espresso dal direttore generale della Fao, Jacques Diouf, è stato raccolto dalle organizzazioni agricole dei Paesi del G8, che si sono riunite a Roma nella sede di Coldiretti. Obiettivo del vertice, la stesura di un testo con le proposte per affrontare la crisi mondiale dell’agricoltura e dell’approvvigionamento alimentare. Secondo quanto annunciato dal segretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, il documento sarà presentato nel luglio prossimo da Berlusconi al G8 della Maddalena, che per la prima volta prevede in agenda il tema della sicurezza alimentare. Un appuntamento che risponde alla richiesta di aiuto che si era levata forte e chiara già nel giugno 2008 nel corso del vertice Fao di Roma. Come hanno sottolineato i partecipanti al summit organizzato da Coldiretti, la domanda mondiale di cibo continua infatti a crescere a un ritmo maggiore dell’offerta. Ma il riequilibrio di questa equazione, in agricoltura, non è semplice da risolvere. Soprattutto, dicono le organizzazioni, non può essere l’agricoltore da solo a poterlo fare. Perché, ad esempio, il suo ruolo è sempre meno determinante nella dinamica della formazione del prezzo del bene finale. Il quale dipende sempre più, specie per riso, grano e cereali in genere, dalle quotazioni di Borsa e non da un reale incontro © MOREL/LaPresse © Monaldo/LaPresse Emergenza cibo Un miliardo di persone soffre la fame. Al vertice di Coldiretti a Roma, le proposte delle organizzazioni internazionali per affrontare la crisi alimentare. Il testo sarà presentato a luglio da Silvio Berlusconi al G8 della Maddalena tra consumatore e produttore. Allo stesso modo, nella formazione dei prezzi finali pesa un’altra variabile che sfugge al “controllo” dell’agricoltore, e che è la distribuzione. Questi due problemi sono stati sollevati in particolare dal presidente della Federazione canadese dell’agricoltura, Laurent Pellerin. Mentre il vicepresidente della Federazione nazionale del sindacato dei proprietari agricoli francesi, Jean-Paul Bastian, ha denunciato l’inadeguatezza del ruolo dell’Organizzazione mondiale del commercio rispetto all’acuir- si dei problemi del primario da un lato e dei consumatori dei Paesi a scarsa capacità produttiva dall’altro. In questo caso, secondo Bastian, l’azione della Fao si è dimostrata molto più efficace. Seguendo questa traccia, il vertice di Roma ha individuato le strategie da mettere in campo per affrontare la crisi. E sono: restituire centralità alla produzione agricola, aumento della produttività dei Paesi in via di sviluppo, investimenti mirati a migliorare la qualità delle materie prime implementando la ricerca, sia in campo agricolo sia agro- alimentare, miglioramento della trasparenza del meccanismo di formazione dei prezzi nei mercati agricoli, gestione coordinata degli stock internazionali e, infine, lotta alla speculazione. Secondo Sergio Marini, presidente di Coldiretti, occorre incalzare le istituzioni mondiali affinché imbocchino presto la strada giusta per restituire all’agricoltura il ruolo che le compete nella soluzione del problema dell’approvvigionamento alimentare. «L’effetto combinato della crisi e dei cambiamenti climatici - ha ricordato Marini ha fatto sì che il numero delle persone malnutrite sia aumentato di 75 milioni nel 2007 e di altri 40 milioni nel 2008». Si arriva così al 2009 con circa un miliardo di persone che non hanno la sicurezza dell’accesso quotidiano al cibo. «Con la domanda di cibo che cresce dell’1,5 per cento all’anno e la popolazione mondiale che è destinata a passare da 7 a 9 miliardi di persone - ha aggiunto il presidente di Coldiretti - occorre aumentare la produzione alimentare mondiale». Una responsabilità che secondo Marini deve essere assunta dai Paesi più sviluppati attraverso investimenti in innovazione, credito e infrastrutture sia nei Paesi ricchi che in quelli poveri. Infine una stoccata al governo: «Si salvano le banche e si cerca di contenere i danni che la crisi genera sulla economia reale, dalle automobili ai frigoriferi, dall’edilizia al manifatturiero, e si rischia di dimenticare che se la chiusura delle fabbriche genera disoccupazione, quella delle imprese agricole - ha concluso Marini - produce drammatiche conseguenze sull’aumento della fame mondiale». Ogm Un coltivatore canadese da dieci anni lotta in tribunale contro la Monsanto. La prima vittoria è arrivata solo da poco «Non ripetete il nostro errore» Giusy Baioni «I Un omino contro il gigante Usa Percy Schmeiser è un agricoltore canadese di 78 anni, in passato sindaco e membro del Parlamento provinciale. Da quando il suo Paese ha introdotto gli Ogm nel 1996 lotta nelle aule di tribunale contro la Monsanto e suoi semi geneticamente modificati. Il terreno dei Schmeiser nel 1999 si è trovato contaminato da Ogm e l’agricoltore è stato condannato a pagare 470mila dollari. Ma dopo dieci anni di lotte la Monsanto è stata costretta a bonificare a proprie spese il suo terreno che si era trovato di nuovo infestato dagli Ogm. o e mia moglie Louise abbiamo speso cinquant’anni per selezionare un seme di colza adatto alla nostra regione, nel Canada occidentale. Ma un brutto giorno ci è arrivata una denuncia dalla Monsanto, che ci accusava di violazione di brevetto. Capimmo che era finita: mezzo secolo di lavoro in fumo». Chi parla è Percy Schmeiser, agricoltore 78enne, famoso in tutto il mondo per la sua battaglia contro il colosso degli Ogm. Non è solo l’età avanzata: a vederlo, con quell’aria mite, non ci si aspetta la grinta che da dieci anni lo porta in giro per il mondo a lanciare moniti sulle conseguenze dell’uso dei semi geneticamente modificati. In Italia è venuto nei giorni scorsi, su invito della società del biologico Ecor naturasì. E la sua storia ha dell’incredibile. Nel 1996, il Canada autorizza l’introduzione di quattro Ogm: mais, colza, soia e cotone. Nel ’99 la Monsanto denuncia per la prima volta gli Schmeiser. Percy, che è stato sin- daco e anche membro del provincial parliament, non ha scampo e viene condannato a pagare 170mila dollari (più 300mila di spese processuali): non importa come le sementi Ogm siano giunte sul suo suolo, fosse anche col vento; se ci sono, è violazione di brevetto, si deve pagare e per giunta tutto il raccolto diventa di proprietà della Monsanto. Non contenta, la multinazionale li denuncia di nuovo chiedendo che gli Schmeiser paghino le sue spese processuali: un milione di dollari. La Corte stavolta dice di no, perché la multinazionale aveva fatto affermazioni false in tribunale. Un anno fa, il terreno dei due coniugi è di nuovo contaminato. Gli Schmeiser fanno causa alla Monsanto, che stavolta ammette le proprie responsabilità e con un accordo extragiudiziale accetta di pagare le spese di bonifica del terreno. Dopo dieci anni di lotte, un successo. «È stata una vittoria non solo per noi, ma per tutti i contadini del mondo - dice Percy -. Abbiamo creato un precedente: ora gli agricoltori sanno che hanno il diritto di chiedere la bonifica dei propri terreni». Il racconto non si ferma alla loro vicenda personale: Percy Schmeiser denuncia che, a tredici anni dall’introduzione degli Ogm, in Canada oggi non esistono più semi puri. La contaminazione si è estesa anche a piante della stessa famiglia ed è addirittura arrivata al miele. Anche l’economia agricola è andata a rotoli: molti Stati esteri non accettano più di comprare i loro prodotti. Un vero disastro. Non a caso le previste autorizzazioni per altri Ogm, riso, frumento, erba medica e lino, non sono più state date. Si è capito che la coesistenza tra Ogm e semi tradizionali non è possibile. Alla faccia delle promesse fatte quando vennero autorizzati gli organismi geneticamente modificati, che dovevano «costare meno, far usare meno pesticidi e produrre raccolti più nutrienti», si constata che nulla di tutto ciò è vero: raccolti poveri di sostanze nutritive, pesticidi sempre più forti e di conseguenza costi che lievitano. Da ultimo, la denuncia di Percy è sui metodi spietati della multina- zionale: «Con una pubblicità, la Monsanto invita gli agricoltori a denunciare i vicini che potrebbero far uso di Ogm senza licenza, promettendo in cambio una giacca di pelle. In tal modo, ciascuno è diffidente e sospettoso nei confronti dei colleghi. Quando si acquista da loro, fanno firmare un contratto in cui ci si impegna a non far mai causa alla Monsanto e a non parlare coi media in caso di problemi. Ricorrono anche a vere e proprie lettere di estorsione. Possono scriverti: “Crediamo che lei coltivi soia Ogm senza autorizzazione: se vuole evitare la causa ci invii 100mila dollari”. Il nuovo pericolo è che oggi la multinazionale cerca di acquistare aziende di semi anche biologici in tutto il mondo. In Canada si fa sempre più fatica a trovarli». Percy conclude con un monito: «Come nonno non voglio lasciare ai miei nipoti un’eredità di terra, aria e acqua sature di veleni. Nel ’96 in Canada eravamo ignari delle conseguenze della nostra scelta. Ma voi ora no. Per questo giro il mondo dicendo: non fate il nostro errore». 4 5 Primo piano venerdì 20 marzo 2009 Nuovi media L’informazione corre sulla banda larga La tecnologia di trasmissione si basa sullo streaming: i dati vengono riprodotti in contemporanea alla loro ricezione. Bassi costi e sapere condiviso G uardare la tv sul web grazie a una connessione a banda larga e, perché no, volendo, anche su un palmare o un telefonino con accesso a internet. Tv di ogni tipo, tematiche o generaliste, e soprattutto non necessariamente gli stessi canali della vecchia televisione, trasmessa via etere, digitale terrestre o satellite. Le web tv si basano sulla tecnologia dello streaming: dati audio o video che vengono trasmessi da una sorgente a più destinatari attraverso una rete telematica. Una tecnica che può essere sia on demand - su richiesta - che live, evolutasi grazie alla possibilità del peer to peer. Attraverso lo streaming on demand non occorre scaricare sul pc il video che si vuole vedere; i dati richiesti al server dall’utente vengono decompressi e riprodotti quasi in contemporanea alla ricezione stessa. E grazie alla condivisione si aggirano le difficoltà di dover riferirsi a un server esterno; infatti, il peer to peer permette di trasmettere a un numero molto elevato di potenziali utenti senza ricorrere a server potenti e costosi, riducendo in tal mo- do le spese. La continua diffusione di canali in Rete che trasmettono sia in streaming live che on demand, nel marzo del 2008 ha condotto alla creazione di un’associazione che si occupa della supervisione e della regolamentazione dei nuovi canali televisivi sul web. AssowebTv è l’associazione italiana delle web television, un organismo indipendente, apartitico e senza fini di lucro che si prefigge di monitorare i siti che trasmettono contenuti televisivi via internet. Riunisce gli editori, nonché gli operatori del settore, per sviluppare, tutelare e regolamentare l’universo in espansione delle web tv. Opera in collaborazione con le istituzioni attraverso specifiche iniziative e il controllo normativo, cercando di tutelare gli interessi legati a tematiche di natura tecnica, economica e giuridica del fenomeno, con un occhio agli investimenti pubblicitari. Un mondo che si è mosso alquanto liberamente, all’interno del complesso universo telematico, che presto dovrà confrontarsi con investitori e inserzionisti desiderosi di accaparrarsi spazi. Gli ultimi dati riferiscono di oltre un 45 per cento di italiani connessi alla banda larga che fruiscono di video online. Cambiamenti che stanno influenzando, evidentemente, le strategie aziendali di editori e giornali attenti a questa nuova frontiera. Da qui il passo della tv via internet è stato breve. Ma soprattutto ricco di prospettive. r.c. Le nuove strade telematiche dell’ecologia Nell’ultimo anno le emittenti che si occupano di ambiente hanno registrato un vero e proprio boom. I fenomeni di Green Tv dell’Onu e Current di Al Gore I l fenomeno delle web tv specializzate in approfondimenti e spazi dedicati alle tematiche ambientali si è ben radicato anche in Italia. I casi, ormai entrati nella storia delle “social tv” e delle realtà diffuse e proliferanti in Rete, di Green Tv, sostenuta dall’Onu, e di Current Tv - esperimento fortemente voluto da Al Gore - hanno funzionato da volano per un fenomeno che registra, giorno dopo giorno, continue nascite. L’ultima nata è Ecozoom.tv - nata in contemporanea con l’iniziativa “M’illumino di meno”, e promossa da Ecoradio e Yks - una sorta di portale ambientale che permette di condividere video e notizie su tutto ciò che è “eco”, utilizzando il meccanismo tanto in voga del social network. Di web tv ambientali ne esistono parecchie in Italia. Alcune puntano sul lato locale, altre mirano a raggiungere quanti più utenti possibili, offrendo spunti generali e trattando tematiche diverse. Ambiente Tv è sponsorizzata dal ministero dell’Ambiente, dal Wwf e dal Cnr e si ripropone di assicurare una copertura dei diversi aspetti che coinvolgono il pianeta e uno sviluppo sostenibile: dal business ecocompatibile alla green technology, segnalando eventi, congressi, presentando personaggi e associazioni o fondazioni che quotidianamente costruiscono network sociali di sostegno e sviluppo delle attività, nonché degli studi finalizzati al raggiungimento degli obiettivi, fissati da piattaforme programmatiche comunitarie o globali come Kyoto. Video on demand veloci e facilmente visionabili, secondo quanto ogni web tv dovrebbe garantire. Zeroemission è un portale di informazione che fa capo alla media company Artenergy publishing, società che realizza cinque riviste specializzate nella promozione delle energie rinnovabili, del risparmio energetico e della lotta ai cambiamenti climatici. Offre video aggiornati, prodotti dalla redazione della tv stessa o recuperati dal web o da referenti quali Legambiente, Ism ma anche YouTube. Green Tg è un progetto nato da una struttura di comunicazione multimediale delle Marche sensibile alle tematiche ambientali. Oggi ha il sostegno del Consorzio nazionale imballaggi e del Consorzio pannello ecologico. Perfino l’Enea, l’Ente pubblico per le nuove tecnologie e l’ambiente, ha lanciato in Rete la sua tv. Un progetto che cerca di informare, far conoscere i progetti e le novità sull’ambiente. E sono solo alcuni esempi di un successo che coinvolge realtà molto diverse tra loro, che hanno come comune denominatore l’interesse per un futuro migliore per la Terra. r.c. I Verdi in tv Dallo studio di Roma, e dai territori, vanno in onda programmi e notizie di carattere ambientale e politico, con interventi sull’attualità, dibattiti e la ripresa live di eventi. Numerosi ospiti si sono già dati appuntamento sullo streaming live di VerdiWebTv per il primo appuntamento che ne ha segnato la nascita: una diretta non stop contro il nucleare andata in Rete il 10 marzo. Italia indietro Il web conquista la tv Nella vasta offerta della Rete, le televisioni su internet permettono di essere, nello stesso momento, utenti e addetti ai lavori. Con un forte legame con il territorio Rosanna Calabrò C I canali, secondo il sito altratv.tv, sono almeno 42. Nel 2003 erano solo 8 La fruizione dei contenuti è libera per tutti. E gli spettatori diventano protagonisti ome la maggior parte delle novità che coinvolgono il mondo di internet, anche le web tv stanno registrando il loro “momento d’oro”. Una diffusione a macchia d’olio, collegata a realtà alquanto diversificate. Territoriali, politiche, legate a social network, o a portali di comunicazione, a sensibilizzazione sociale o ambientale: le web tv hanno in comune i grandi pregi offerti dal canale che utilizzano. La Rete permette collegamenti sempre disponibili, in ogni parte del mondo, grazie a video on demand. Non esistono palinsesti o logiche superiori a cui riferirsi, sia nella gestione che nella libera fruizione, e non ci sono barriere d’ingresso: costruirsi una propria web tv non richiede troppi soldi, e può offrire grande visibilità. Un fenomeno che ha aperto le porte a tutti coloro che erano abituati alla vecchia tv, spettatori passivi molto spesso infelici della propria condizione, e desiderosi di diventare partecipi, creatori di notizie e liberi di scegliere come, quando e cosa vedere. YouTube ha senza dubbio rappresentato un primo approccio al successo della visione di video online. I miglioramenti della qualità delle immagini, dell’audio e della rapidità di accesso hanno fatto il resto, permettendo a un numero sempre maggiore di realtà di crescere, svilupparsi e registrare i primi risultati. Le istituzioni hanno accolto di buon grado la possibilità offerta dal web: sia la Camera dei deputati che il Senato della Repubblica offrono dirette video delle sedute in Aula, oltre a mettere a disposizione di tutti i video delle sedute passate. Molte Regioni non sono da meno. Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche e Umbria: anche le amministrazioni regionali si sono affidate alla Rete per comunicare con i cittadini, non solo attraverso portali carichi di notizie e informazioni, ma soprattutto attraverso una tv istituzionale che trasmette via internet, con programmazioni diverse, alcune settimanali, altre giornaliere. Quotidiani, partiti, e chi più ne ha più ne metta. Solo per citare qualche esempio, Repubblica tv offre contenuti inediti, e Yalp - il portale di Alice permette di vedere gratuitamente anche i canali tv Rai in streaming, short movies, serie tv, sport e documentari, offre contenuti a pagamento e permette, come molti altri, di caricare propri video attraverso una community. Le ultime novità in fatto di web tv sono arrivate dal grande gruppo editoriale De Agostini, che sui progetti editoriali collegati al “saper fare” ha costruito la propria fortuna. Dal 25 febbraio è online la web tv del gruppo, chiamata Dea by day: una proposta di tre canali che raccontano come gestire per esempio le faccende in casa e in cucina, “come nascere genitori” e una finestra aperta sul mondo, alla scoperta di “secret corner”, ossia una panoramica su lati nascosti di città, mestieri, passioni, ecologia e low cost. Serie di 5-6 episodi per ciascun canale, ovviamente con un blog che permette scambi di idee. Il principio base - e molto spesso anche la fortuna - della maggior parte di queste tv in Rete è la connessione con altri importanti strumenti che hanno decretato la supremazia del web su altri mezzi: social network, community, blog e forum. Esistono web tv collegate a tematiche specifiche e realtà che vengono definite “micro web tv”. Realtà spesso piccole, territoriali, che hanno registrato, negli ultimi anni, una crescita impressionante. Secondo il sito altratv.tv, che le censisce, sono almeno 42; nel 2003 erano appena 8; 22 sono nate solo tra il 2006 e il 2008. Sono per lo più realizzate con video che parlano di un forte attaccamento al territorio, di una quotidianità di vita di quartiere, con molta voglia di raccontare ciò che accade. Il pubblico delle micro web tv, infatti, partecipa molto: il 58 per cento degli utenti lascia commenti o si propone addirittura come fornitore di contenuti. Questa è la grande rivoluzione delle web tv, e non solo delle micro realtà: hanno il grande pregio del citizen journalism, quello di permettere un ribaltamento dei ruoli, trasformando utenti in narratori, o editori. Magari solo per un giorno. Secondo i dati Istat, considerando la percentuale di famiglie con almeno un componente tra i 16 e i 64 anni che possiede un accesso a internet da casa, l’Italia è indietro rispetto a molti dei Paesi dell’Ue, con un tasso di penetrazione del 42% rispetto alla media del 60%. Olanda, Svezia e Danimarca registrano un tasso di penetrazione quasi doppio. Insomma: siamo al 21esimo posto su 24. Un sistema a due velocità Esistono problemi tecnologici alla diffusione nel nostro Paese: la connessione lenta pone dei grossi limiti e non permette una buona ricezione del segnale Francesco Benetti E Stefano Celso, ad di Media mouse: «Se le compagnie telefoniche si adattassero, oggi avremmo il multicast» Crossing ha una redazione di italiani e stranieri. «Contro ogni pregiudizio» sperienze diverse da realtà diversissime. Le web tv hanno raccolto, attraverso il comune mezzo di trasmissione, le aspirazioni e gli obiettivi di un intero mondo che cerca di comunicare in modo alternativo. È il caso, ad esempio, di Crossing Tv, realizzata da una redazione interculturale di ragazze e ragazzi a Bologna, uno dei casi più innovativi del territorio italiano. Dallo slogan “Diamo voce alla nostra generazione, contro ogni pregiudizio e discriminazione” parte l’intento comunicativo della realtà giovanile di oggi. Mattia Matrone, uno dei redattori, racconta: «Siamo italiani e stranieri dalle provenienze geografiche più diverse e lavoriamo tutti insieme; (…) vorremmo usare la tv sul web per farci vedere in modo costruttivo». Cristian Pascottini, di Polo Ictv, in Friuli, vede in questo fenomeno il futuro dell’informazione, non solo in Rete ma anche in competizione con la tv tradizionale. «Ora queste tv sono limitate dal livello di competenza richiesto per il reperimento dei contenuti, che attualmente tiene lontani gli utenti meno esperti. Quando ci saranno contenuti per tutti i gusti, quando gli strumenti di ricerca e fruizione saranno intuitivi e veloci, ecco che il gap fra web tv e tv si ridurrà». Andrea Pancani, direttore editoriale di Sherpa Tv, in un’intervista rilasciata a un’altra web tv, Ictv, interamente dedicata alle nuove tecnologie, intravede proprio nella tematicità il futuro di un canale di informazione che crei discontinuità con la televisione cui siamo abituati. Secondo Massimo Cortinovis, di Connexia, «il vero futuro è la web tv prodotta dall’utente». Il futuro non è, però, solo positivo: i problemi sono soprattutto legati alla tecnologia di riferimento. Bruno Pellegrini, informatico, intervistato ancora da Ictv, sostiene che «Gli unici limiti sono tecnologici: la banda che abbiamo oggi in Italia pone dei limiti pazzeschi, non si diffonde bene il segnale. Le ricerche per mettere in condivisione la banda attraverso il peer to peer, potrebbero risolvere il “collo di bottiglia” dello streaming italiano». Proprio sulla tecnologia che può supportare le web tv abbiamo intervistato Stefano Celso, amministratore delegato di Media mouse, ramo informatico di Primo canale, una tv locale ligure che da oltre due anni ha aperto anche una redazione web tv: «Se le compagnie telefoniche si adattassero, si potrebbe utilizzare già da oggi il sistema multicast, che distribuisce simultaneamente l’informazione a un gruppo di destinatari. Penso che le web tv si affiancheranno alla tv tradizionale, mettendo a disposizione contenuti specifici e tematici. Sarà questa la loro forza presso le nuove generazioni». Arrivano i comici È nata in Italia FlopTv (www. floptv.tv), la web tv di ultima generazione dedicata alla comicità, al surreale e all’umorismo. Floptv è una creazione di FoxFactory e del dipartimento New media di Fox channels Italy.Floptv, e intende essere luogo di sperimentazione di formati e linguaggi, oltre che palestra per talenti e autori comici che potranno trovare spazio nella tv del futuro. Più dati per tutti Internet si usa soprattutto per scaricare, ma cresce la quota di chi lo usa come strumento per condividere contenuti digitali. Il 15,7% delle persone che hanno usato la Rete negli ultimi tre mesi ha scaricato contenuti autoprodotti, il 10,1% usa la modalità peer to peer per scambiare musica, film, video e il 6,5% usa i servizi podcast per dati video o audio. 6 Esteri venerdì 20 marzo 2009 Stati Uniti Il New Mexico dice no alla pena capitale © SWARUP/ap/LaPresse Bill Richardson, governatore del New Mexico, ha firmato la legge che abolisce la pena di morte nello Stato americano. È il quindicesimo Stato Usa ad abrogare la condanna massima. La pena è stata ristabilita nel 1976 dalla Corte suprema e da allora, secondo fonti del Centro di informazione sulla pena di morte, è stata applicata in 1.156 casi. Nel New Mexico, l’ultima volta è stata nel 2001, quando venne giustiziato Terry Clark, ritenuto colpevole di aver ucciso un bambino. Cina-Russia Esercitazioni congiunte in estate Mosca e Pechino condurranno un’esercitazione militare congiunta sul suolo cinese la prossima estate. Lo ha reso noto l’agenzia Interfax citando una fonte del ministero della Difesa russo. «Si tratta di un’esercitazione bilaterale Russia-Cina e non di una manovra collegata alla Shanghai cooperation organisation (Sco)» ha precisato la fonte, riferendosi al gruppo regionale intergovernativo fondato nel 2001 dai leader di Cina, Russia, Kazakhstan, Kyrgyzstan, Tajikistan e Uzbekistan. La lobby atomica fa calare il vento Susan Dabbous I n Gran Bretagna i giganti dell’atomo si sentono minacciati dalle pale eoliche. Le società energetiche Edf ed E.On, rispettivamente francese e tedesca, dopo aver siglato lo scorso anno un accordo col governo britannico di Gordon Brown per la costruzione di nuove centrali nucleari, minacciano ora di ritirare i loro investimenti se non verranno ridotte le ambizioni laburiste sull’ampliamento dell’energia verde. In una lettera indirizzata alla Commissione governativa sulle fonti energetiche rinnovabili, le due agenzie nucleari sostengono che le industrie dell’atomo e del vento non possono crescere simultaneamente. Edf ed E.On, inoltre, hanno messo in guardia gli “illusi” delle energie rinnovabili: a loro avviso raggiungere il 35 per cento di produzione energetica dalle fonti sostenibili non solo non sarebbe «realistico» ma sarebbe anche «dannoso» per le energie “alternative”, come quella nucleare. Nonostante le minacce, le numerose pale eoliche disseminate lungo le ventose coste inglesi non accennano a fermarsi, anzi, secondo il Department for energy and climate change entro il 2020 l’intero fabbisogno energetico delle famiglie britanniche potrebbe essere soddisfatto grazie al vento. In questo modo la Gran Bretagna, incrementando gli investimenti per le centrali eoliche previsti dal suo nuovo piano energetico, riuscirebbe a coprire il 25 per cento della domanda d’energia nazionale attraverso fonti rinnovabili, il 5 per cento in più rispetto alla quota stabilita dall’Unione europea con il “20-20-20”. A temere maggiormente le politiche ambientaliste del governo è la Edf, che con una spesa di 15,6 miliardi di eu- Pale eoliche in Gran Bretagna ro ha acquisito, nel 2008, il 35 per cento delle azioni del gruppo Be, British energy, inglobando le sue otto centrali nucleari. A queste, secondo i piani dei nuovi comproprietari francesi, entro il 2017, se ne dovrebbero aggiungere altre quattro. Sul fronte opposto gli ambientalisti hanno fatto sentire la loro voce dopo il tentativo di falciare i contributi sulle energie pulite da parte dei nuclearisti. «Abbiamo sempre detto che l’energia nucleare avrebbe messo a repentaglio le fonti rinnovabili», ha affermato Nathan Argent, capo di Greenpeace soluzioni energetiche, al quotidiano inglese The Guardian. Anche Andy Atkins, pre- Nuova guerra alle porte D opo gli attacchi suicidi degli ultimi giorni in cui hanno perso la vita 4 sudcoreani, il governo di Seul ha invitato tutti i suoi cittadini ad abbandonare lo Yemen. Per indagare sugli attentati la Corea del sud ha inviato a Sanaa un team di investigazione formato da due funzionari del ministero degli Esteri, un dirigente della polizia e un ufficiale dei servizi segreti. Dalle prime indagini la polizia yemenita ritiene che il primo attentato contro i turisti sudcoreani sia stato compiuto da un membro di Al Qaeda addestrato in Somalia; 12 persone sono state fermate dalle forze dell’ordine perché sospettate di essere coinvolte. Gli incidenti di questi ultimi giorni contribuiscono ad accrescere la tensione in un Paese dove gli scontri tra ribelli e forze governative sono in continuo aumento. Nelle scorse settimane i leader dei ribelli hanno levato alta la voce contro le provocazioni del governo, denunciando l’afflusso di nuove truppe nella regione e il blocco che continua a paralizzarne l’economia, lasciando la popolazione senza acqua, cibo e assistenza sanitaria. Lo Yemen è un Paese a maggioranza sunnita, con una schiacciante presenza sciita solo nella regione di Saada. Dopo la guerra civile del 1994 il governo democratico si è legato strettamente al sostegno occidentale; proprio la presenza militare e finanziaria degli Usa ha creato un forte malcontento nella parte sciita della popolazione. I capi tribali sciiti, ovunque più tradizionalisti e poco inclini a compromessi con l’Occidente, accusano l’amministrazione centrale di corruzione e di atteggiamenti antimusulmani, in particolare per Somalia Bin Laden contro Sharif Ahmed Nuovo messaggio di Osama Bin Laden che, attraverso una registrazione, ha invitato ieri il popolo somalo a rovesciare il nuovo presidente, l’islamico moderato Sharif Ahmed. «La guerra che si sta combattendo sul vostro suolo in questi anni è tra l’islam e la crociata internazionale», ha detto Bin Laden nel suo appello. «Questa specie di presidenti sono i surrogati dei nostri nemici e la loro autorità è nulla e vuota. Dato che Sheikh Sharif è uno di loro, va deposto e combattuto». Yemen Gli attacchi suicidi degli ultimi giorni fanno salire la tensione in un Paese sull’orlo del conflitto civile. E i seguaci dell’imam fondamentalista Al-Houthi sono sempre più forti Bruno Picozzi © LaPresse Ambiente In Gran Bretagna le società energetiche che puntano sul nucleare minacciano di ritirare i loro investimenti se non saranno ridotte le ambizioni laburiste sull’energia verde aver contribuito attivamente alla guerra americana contro al-Qaeda, sebbene nessun vincolo abbia mai unito i musulmani sciiti, Hezbollah, e leadership iraniana in testa, alla regia sunnita di Bin Laden. Fu l’invasione dell’Iraq del 2003 a scatenare le ire dell’imam tradizionalista al-Houthi e delle tribù del nord del Paese, convogliando nei sentimenti anti americani le difficoltà sociali derivanti da povertà e ineguale distribuzione delle risorse. Oggi, fonti locali parlano di gruppi tribali operanti a fianco delle truppe governative, segno che il governo è riuscito a portare alcuni clan dalla sua parte convincendoli a schierarsi contro i seguaci di al-Houthi. Sebbene le autorità smentiscano categoricamente qualsiasi volontà di riprendere i combattimenti, l’ombra di una nuova guerra minaccia ormai migliaia di civili nella regione. Europa sidente dell’associazione Friends of the Earth, ha ricordato che l’Inghilterra è il Paese più ventoso d’Europa, sollevando la questione della «eredità mortale dei rifiuti radioattivi». Dopo la polemica scatenata dalle richieste nucleariste, la tedesca E.On ha tentato di calmare gli animi affermando di essere stata fraintesa. Il suo tentativo non sarebbe da interpretare come un mezzo per respingere completamente l’energia del vento, al contrario: la stessa impresa ha dichiarato di aver già costruito dei parchi eolici, anche se l’energia da questi generata non sarebbe in grado di raggiungere discreti livelli di efficienza. Italia e Svizzera rivedono i confini I confini tra Svizzera e Italia potrebbero essere rivisti in più punti, grazie a un disegno di legge arrivato sul tavolo dei parlamentari italiani della commissione Affari esteri. La modifica legislativa mira a precisare le linee di confine, modificatesi a causa dell’erosione delle montagne, del riscaldamento climatico e del conseguente ritiro dei ghiacciai. «Una volta i confini si stabilivano con le armi, oggi con gli esperti», ha dichiarato il relatore del disegno di legge Franco Narducci, del Pd. MISTERI D’ITALIA «Mi candido per difendere le inchieste sulle stragi del ’92. Ci hanno fermato quando abbiamo scoperto la nuova P2». Una giornata in viaggio con Luigi De Magistris. La sua verità la notizia al centro il cuore a sinistra Sport venerdì 20 marzo 2009 7 Baseball Cuba choc © GOMBERT/LAPRESSE Sorpresa nella World baseball classic. I cubani hanno perso 5 a 0 contro il Giappone e sono fuori dalla rassegna. Un evento, considerando che per 58 anni consecutivi Cuba ha giocato la finale di ogni torneo internazionale a cui ha partecipato. © RAUCH/LAPRESSE Atletica Basket Stagione finita per Gallinari © PINCAI/AP Brutta tegola per i New York Knicks. A rendere più amara la sconfitta nel derby contro New Jersey, è arrivata la conferma del lungo stop del rookie italiano Danilo Gallinari, per il quale si profila un intervento chirurgico alla schiena. «Non possiamo rischiarlo - ha detto il coach D’Antoni -. È un giocatore troppo importante per il futuro di questa squadra». Salvo sorprese il cestista non tornerà a disposizione prima della fine di questa stagione. Calcio La superlega? Una bufala I club europei lavorano al progetto di una “Superlega” continentale a partire dal 2012. Il magazine francese France Football propone un dossier nel quale illustra l’idea del nuovo campionato europeo per società. Il torneo, articolato in tre categorie con retrocessioni e promozioni, dovrebbe rimpiazzare la Champions league e la coppa Uefa garantendo alle squadre ricavi nettamente superiori a quelli previsti attualmente. Quattro i club italiani. «È una bufala» ha commentato Galliani. Si vedrà. Calcio Con il cuore nelle scarpe DOMENICA VERDE Emanuele Santi Alla XV edizione della Maratona di Roma parteciperanno 15mila corridori. Alcuni con una motivazione in più. La storia di Alessio Guerri, jesino di 28 anni Lorenzo Ticcì «V orrei che si trovasse la cura per questa malattia, brutta come ce ne sono poche altre. La mia corsa serve anche a dare un po’ di fiducia. L’importante è non sentirsi soli. La gente mi dice: “È dura arrivare a Roma di corsa”. Perché - rispondo - vivere non lo è?». C’è chi il destino da guerriero ce l’ha scritto nel nome: Guerri si chiama Alessio e ha 28 anni. Sette anni fa ebbe un incidente stradale, maledetto due volte: curandosi scoprì di avere la sclerosi. Guerrieri non si nasce, si diventa. Correndo. Ogni giorno, da quel giorno, fino a Roma, domenica, per la XV edizione della maratona, 15mila in partenza, record di iscritti per un qualsiasi evento agonistico italiano, in qualsiasi sport. Quindicimila più uno: Alessio Guerri da Jesi, terra e madre di tanti campioni (Vezzali, Trillini, Cerioni), corre e vuole andare sotto il muro delle tre ore. «Per un ragazzo scomparso poco tempo fa: Paolo». Una corsa è sempre una promessa da fare più che da mantenere. Giovedì mattina un medico gli ha detto di dover fare dei controlli, una visita dall’osteopata prima di correre a Roma. «Ma io ho un’altra malattia: la tigna. Ci sarò al 99,99 per cento». La percentuale che manca è “soltanto” quella del fato, ma lui il destino lo ha già sorpassato. E ora sogna la fuga per le vie trasteverine, dai Fori Imperiali, lungo Torre Argentina. Strade che ha già battuto quest’estate. Era il 22 agosto quando partì da Jesi per arrivare il 24 al Colosseo. «Quel- li sono stati i chilometri più belli della mia vita». Poi il 2 novembre ha corso a New York, dov’era già stato, poi a Firenze, sempre con la società Podistica solidarietà; poi, il primo maggio, da Jesi se ne andrà di corsa fino a Venezia. Poi... Prima c’è Roma, se non altro perché «la gente mi dice che è dura arrivarci di corsa». Ma di storie ce ne sono tante in questa maratona. C’è quella di Luwis Masunda, 32 anni, cittadino dello Zimbabwe: l’acciaieria per la quale lavora non aveva più soldi per farlo gareggiare e così ha scritto agli organizzatori per poter esserci; quella di Richard Whitehead, l’atleta di Nottingham con protesi totali alle gambe che lo scorso anno chiuse la gara in 3:39.00; di Gary Latella, un francese di 23 anni affetto da fibrosi cistica, che ha iniziato a correre cinque anni fa per sentirsi autonomo e proverà a finire la prima maratona della sua vita. Quella di Giovanna Turchiarelli, 25 anni, azzurra del pattinaggio che ha vinto più di 200 titoli regionali, nazionali e internazionali, e che accompagnerà gli atleti disabili sulle handbike lungo il percorso. E poi c’è anche quella di Alessio Guerri che s’è messo a correre proprio quando la vita sembrava avergli ordinato di sdraiarsi. Alessio che dice agli altri e a se stesso: «Niente è impossibile». E non è uno spot per scarpe da ginnastica: ai piedi ci va il cuore. La storia sono loro, il problema è di chi si sente escluso. La crisi economica mondiale viene combattuta con politiche di intervento pubblico. La crisi del calcio, invece, si combatte in un solo modo: giocando. Udine è l’unica a tenere alta la testa del nostro calcio. Petrucci dice che il calcio italiano è solo la Nazionale e Abete fa capire che la qualificazione in Sudafrica resta la condicio sine qua non per il rinnovo di Lippi. La stampa inglese alza il polverone sulla finale di Champions a Roma. Sono stati troppi gli hooligans “puncicati” dalle parti del Foro Italico e, allora, la città eterna è definita: “stab city” città delle lame. La Uefa ormai ha deciso: la finale si terrà all’Olimpico e, così, con quattro squadre inglesi sulle otto rimaste, Platini può soltanto sperare che il sorteggio le dimezzi nei quarti. A proposito di Olimpico, sabato andrà in scena la classica della polemica. Dal gol di Turone al fallo laterale di Aldair; dalle liti tra Boniperti e Viola alle accuse di Zeman a Del Piero. Non è più scontro al vertice, ma è sempre Roma-Juventus. Anche NapoliMilan è stato scontro al vertice tra gli anni 80 e i 90. Si dice che la crisi delle nostre squadre dipende dagli stranieri. Forse è vero. Ma perché non sono più quelli di una volta. Mourinho è scampato alla squalifica e attende il testa-coda con la Reggina. L’occasione per allungare su Juve e Milan è ghiotta. La lotta per il quarto posto vede il Genoa con l’Udinese; i resti della Roma contro la Juve e un derby tra Firenze e Siena. La Lazio vola a Catania per riprendere l’Europa. Per la salvezza Lecce, Bologna, Torino e Chievo hanno in casa il servizio a favore, contro Atalanta, Cagliari, Sampdoria e Palermo. La differenza col tennis, però, è sostanziale: se la palla prende la rete, sono punti. L’informazione sostenibile 40 Agenzia quotidiana di informazione dei Verdi italiani Anno V - n. 62 giovedì 19 marzo 2009 milioni di bambini al mondo non vanno a scuola Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB - Roma Fonte: Save the children Scenari Governo e mass media si concentrano sui problemi del Nord e dimenticano la questione meridionale Una giovane impresa napoletana lancia la rassegna seminariale “Mezzogiorno e un quarto” per spostare il dibattito sui gravi problemi dimenticati del Sud. Dopo In fondo lo straNiero prevideNziale È tranquillo Maurizio Sacconi. Per il ministro del Welfare il caso si sta risolvendo. Lui si dice fiducioso e ribadisce: «Non ci si fascia la testa prima di spaccarsela». Tutto questo buon umore nasce dal dato sul sistema pensionistico ritenuto «in equilibrio». A considerarlo tale è il presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua che, nel corso della sua relazione, assicura: «I conti dell’istituto sono a posto. Il bilancio 2008 dell’Inps - dice presenta un saldo attivo di più di 11 miliardi di euro. Rimane sostenuta la dinamica delle entrate contributive, sensibilmente in crescita, così come migliora l’attività di recupero dei crediti (un vero piccolo grande boom con 5 miliardi nel 2008)». «Il miglioramento dei risultati - spiega Mastrapasqua - è da attribuire anche all’incremento dei contributi versati dai lavoratori stranieri regolarizzati: ormai quasi due milioni di cittadini stranieri versano contributi previdenziali nel nostro Paese». Dorma dunque tranquillo Sacconi nonostante lo sfacelo culturale ambientale sociale ed economico che sta producendo il suo governo. Tanto a rimettere i conti in ordine ci pensano le vittime preferite del vicesindaco di Venezia Giancarlo Gentilini. Per fortuna che il gentiluomo sarà processato per le parole pronunciate lo scorso settembre, durante la Festa dei popoli a Venezia. Il procuratore capo del capoluogo veneto lo ha citato direttamente a giudizio con l’accusa di istigazione all’odio razziale. Durante il suo intervento, Gentilini propugnò «pulizia dalle strade di tutte queste etnie che distruggono il nostro Paese», invocando una «rivoluzione» contro gli stranieri. «Non voglio più vedere - disse - queste genie che girano per le strade». La rivoluzione gentiliniana avrebbe dovuto colpire anche i fedeli musulmani che vogliono aprire moschee in Italia. «Vadano a pregare nei deserti. Aprirò una fabbrica di tappeti e regaleremo i tappeti, ma che vadano nei deserti». Il vicesindaco attaccò poi la proposta di dare il voto agli immigrati: «Non voglio vedere consigliere neri, gialli, marroni, grigi, insegnare ai nostri giovani. Cosa insegnano? La civiltà del deserto? La civiltà di coloro che scappano dietro ai leoni o quelli che corrono dietro alle gazzelle per mangiarle?». Il processo a Gentilini è fissato per il 4 giugno prossimo. aver sperimentato negli anni 50 e 60 importanti passi in avanti grazie all’intervento pubblico, il Mezzogiorno dagli anni 90 vive una vera fase di disinvestimento. Oggi non va meglio: al centro dell’agenda politica e degli interessi della stampa prevalgono le ragioni del Nord, mentre l’uomo del Meridione viene etichettato come un irrimediabile fannullone. Il risultato: non si investe da Roma in giù. Postiglione a pagina 3 Reportage Onda d’urto 3 © orlando/laPresse La deriva del Mezzogiorno d’Italia a roma, intorno alla stazione tiburtina, viaggio tra i campi rom nati dopo gli sgomberi voluti dal sindaco Gianni alemanno. tra cronaca nera, miserie umane, contraddizioni, ma anche tante speranze Stagioni 4 dopo il maltempo invernale, è il momento della primavera. dalla macchia sarda ai limoni amalfitani, dalla fioritura di Castelluccio di Norcia al porto di ponza, tornano i profumi e i colori dell’italia baciata dal sole © vincenzo serra L’informazione ecologista cambia volto. Non missione. Contribuisci anche tu a rinnovare Notizie Verdi Con la primavera riparte il movimento studentesco. alla sapienza di roma la polizia carica i manifestanti, accerchiati e sequestrati. immagini esclusive delle violenze sugli studenti inermi Servizi a pagina 2 Cassa integrazione Esteri 6 la proposta europea per la nuova stesura del documento di durban ii va incontro alle richieste di israele, che lo aveva accusato di razzismo. Ma il testo originale condannava esplicitamente l’antisemitismo Sicurezza Le donne pagano per due Il pacchetto senza fiocco L e lavoratrici pagano due volte il prezzo delle crisi. È quanto emerge dai dati ufficiali del Coordinamento statistico dell’Inps. Su un totale di circa 690mila lavoratori in cassa integrazione ordinaria, le donne risultano essere ben 380mila, più del 55 per cento. Un dato che acquista ancor più rilevanza se si tiene conto che le donne impiegate nell’industria sono solo il 28 per cento degli occupati. «I dati della cassa integrazione sono allarmanti - ha detto Laura Spezia, segretaria nazionale della Fiom- Cgil - e confermano quanto abbiamo più volte denunciato: sono le donne a pagare maggiormente la crisi e le ristrutturazioni aziendali. Da un lato, perché sono inserite nei settori e nelle qualifiche più a rischio e, dall’altro, perché, ancora oggi, il loro lavoro è considerato marginale e quindi sono le prime a essere mandate via dai luoghi di lavoro». Per quanto riguarda la cassa integrazione straordinaria il discorso non cambia: le donne sono il doppio degli uomini. Rossella Anitori I l Pdl si spacca sul ddl Sicurezza. Cento i deputati del partito di maggioranza che hanno sottoscritto una lettera per chiedere a Silvio Berlusconi di non ricorrere al voto di fiducia. «Ti chiediamo - si legge nella missiva - di non porre la fiducia sul disegno di legge 2180. In esso sono contenute norme a nostro giudizio inaccettabili e che necessitano di indispensabili correzioni. Siamo certi che ne converrai anche tu, quando potrai renderti conto di come questo dettato legislativo vada con- tro i più elementari diritti umani e in particolare dell’infanzia e della maternità». Oltre alle già note norme che obbligano i medici a denunciare i clandestini, infatti, il ddl contiene anche dei provvedimenti che, se venissero approvati, vieterebbero ai cittadini privi di permesso di soggiorno di registrare i loro figli all’anagrafe. Il riferimento è all’articolo 45 (comma 1, lettera f), una norma che potrebbe creare un esercito di bambini senza identità. Rocco Vazzana www.notizieverdi.it