La scienza ha bisogno di esploratori

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La scienza ha bisogno di esploratori
RICERCA
Bandi esplorativi
In questo articolo:
ricerca esplorativa
teorie della scienza
bandi
La scienza ha bisogno
di esploratori
Idee molto fuori dagli schemi possono trovare una
fonte di finanziamento? Il progresso della scienza
nella storia è avvenuto più per bruschi cambiamenti
di paradigma che per passi in avanti lineari.
Ora anche AIRC, insieme a Fondazione Cariplo,
ha a disposizione un bando esplorativo per chi pensa
in modo atipico
a cura di DANIELA OVADIA
bandi per finanziare la ricerca
scientifica sono diventati molto
selettivi e forse anche un po’ conservatori. Prima di dare soldi a
uno scienziato vogliamo essere
certi che la sua idea abbia solide fondamenta e offra buone garanzie di successo. È giusto così, perché i fondi sono
pochi e i bisogni molti. Ma così facendo rischiamo di farci sfuggire
qualche idea molto fuori dagli
schemi, in grado però di aprire
nuove prospettive, in particolare nel campo della ricerca oncologica”. A parlare così è Margaret Foti, direttore generale dell’American Association for Cancer Research (AACR), una delle
più importanti charities statunitensi che finanziano la ricerca
sul cancro.
Proprio l’AACR ha lanciato,
ormai più di dieci anni fa, i
primi bandi per finanziare ricerche esplorative e altamente
creative ma proprio per questa
ragione rischiose. “Sono i cosiddetti
bandi ‘ad alto rischio e alto rendimento’. Significa che l’investimento che
facciamo poggia su basi probabilmen-
I
“
te meno solide di quanto accade normalmente, ma proprio per questo i potenziali risultati, se l’idea si rivela valida, sono infinitamente più grandi”
continua Foti.
Una novità per l’Italia
Anche AIRC, da quest’anno, ha lanciato, in collaborazione con Fondazione Cariplo, un bando analogo.
Si chiama Trideo (da Tansforming Ideas in Oncological Research). “Due milioni di euro
saranno destinati a progetti di
ricerca che non battono le solite strade, ma che immaginano
una strategia per la diagnosi o
la cura del cancro non ancora
esplorata” spiega Maria Ines
Colnaghi, direttore scientifico
Per
AIRC. “I candidati devono
Colnaghi diavere
di 40 anni, perché
i progetti si vuolemeno
dare spazio alla creatipuntano vità giovanile”. Quest’anno il
sulla
bando, con un milione di euro
creatività di budget, ha accolto progetti
di ricercatori che lavorano in Lombardia e in alcune province del Piemonte,
mentre nel 2015 si aprirà, con un altro
milione, a ricercatori attivi nel resto
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RICERCA
Bandi esplorativi
del Paese. AIRC e Cariplo contribuiscono equamente al finanziamento, mentre la valutazione dei progetti è demandata a revisori scelti per competenza
da AIRC. Si punta a finanziare ogni
anno una decina di progetti: l’idea è
che ogni finanziamento assegnato consenta di esplorare l’idea con esperimenti che provino se ci sia qualcosa di
davvero promettente e concreto. In tal
caso il progetto potrà continuare con
un finanziamento più tradizionale.
Perché la scienza ha improvvisamente bisogno di spingere i ricercatori
a osare di più? James M. Gentile è l’ex
presidente di Research Corporation for
Science Advancement, una fondazione
nata negli USA più di 100 anni fa con il
compito di aiutare la scienza più innovativa: “L’incoraggiamento delle ricerche ad alto rischio e alto impatto è
oggi una priorità per la scienza. È da
questo ambito che ci attendiamo scoperte che trasformino il nostro modo
di vedere un problema invece di limitarsi ad aumentare il livello di conoscenza in un settore già consolidato. In
tempi di budget ridotti, questo tipo di
ricerca è generalmente sottofinanziato,
perché può essere fuorviante e fallimentare. Quel che dobbiamo capire,
però, è che anche una ricerca che non
funziona può essere profondamente illuminante: ci dice che una certa strada
non è percorribile e fa risparmiare
molto tempo a tanti altri” dice Gentile.
Discipline nuove
lavorano insieme
Una delle ragioni per cui è aumentata l’esigenza di fonti di finanziamento più aperte è la crescente interdisciplinarietà della ricerca. “Negli ultimi
vent’anni abbiamo assistito a un cambiamento epocale nella ricerca medica
e biologica” dice Margaret Foti. “Oggi
nei laboratori si trovano esperti di
tutte le discipline e a volte, per curare
una malattia, abbiamo bisogno di un
fisico o di un matematico che ne forniscano un modello computazionale, di
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un informatico che lo implementi e di
uno statistico che analizzi dati e cifre.
Da questa unione di menti così diverse
scaturiscono idee alternative per attaccare il cancro, solo che queste persone
non sanno dove trovare i soldi per condurre le prime fasi della ricerca, e vedere se la strada ipotizzata funziona”.
Nel marzo del 2012 la National
Science Foundation statunitense ha
ospitato il primo workshop internazionale sugli aspetti etici e sociali delle ricerche innovative che
ha riunito esperti di
tutto il mondo, impegnati ad analizzare,
anche dal punto di vista
storico e intellettuale,
l’importanza delle teorie
alternative nell’avanzamento della
scienza, per ricavarne delle linee guida
utili non solo a chi fa scienza ma soprattutto a chi la valuta e la finanzia, a
beneficio del la società intera.
vedere con le idee bislacche, i venditori
di false promesse o, peggio, le pseudoscienze. Non è il regno del ricercatore o
del medico apparentemente geniale e
incompreso che offre ai malati una
speranza, ancor prima di averla testata:
più un progetto è avveniristico e più
deve avere le sperimentazioni rigorose
della buona ricerca scientifica.
“Anche negli USA abbiamo avuto
problemi a spiegare che vi è una differenza sostanziale, ma credo che la cosa
più semplice da dire sia
che i bandi esplorativi
lavorano all’interno dei
meccanismi della scienza: i ricercatori che presentano progetti in questi bandi hanno un curriculum di pubblicazioni su riviste
controllate dalla comunità scientifica e
anche le teorie su cui si basa la loro
proposta devono avere una solida base
concettuale. Inoltre eventuali risultati
saranno applicati ai pazienti solo dopo
la pubblicazione su riviste accreditate
e una sperimentazione che rispetti
tutti i criteri previsti dalle attuali normative. Anche se purtroppo non sappiamo ancora curare tutti i tipi di cancro, e per questo abbiamo bisogno di
idee nuove, “abbiamo sufficienti cono-
Anche chi
seleziona
deve usare
la fantasia
Niente a che fare
con la pseudoscienza
È bene però sfatare subito una possibile fonte di confusione: la ricerca
fuori dagli schemi non ha nulla a che
“
LA RICERCA
CHE
TRASFORMA
”
L’espressione “ricerca
trasformativa”, con la quale viene
identificata quella oggetto dei
bandi ad alto rischio, è iniziata a
circolare nei primi anni 2000 negli
ambienti in cui si discute di politica
della ricerca, ovvero di come è
meglio indirizzare gli investimenti
in ambito scientifico. A coniarla,
molti anni prima, era stato Thomas
Kuhn, geniale e controverso
filosofo della scienza che nel 1962
ha pubblicato un libro importante
per il pensiero scientifico del
Novecento, La struttura delle
rivoluzioni scientifiche.
In questo testo Kuhn fa
importanti affermazioni sul modo in
cui progredisce la conoscenza
scientifica. Per esempio sostiene
che ogni ambito scientifico viene
periodicamente sottoposto a
“cambiamenti di paradigma”
piuttosto che a un progresso
lineare. Il cambiamento di
paradigma (cioè di visione di base
del funzionamento di un
determinato ambito della natura,
che sia la cellula umana o il nostro
sistema solare) apre nuovi orizzonti
e consente di utilizzare nuovi
approcci per la risoluzione di un
problema, approcci che nessuno
fino a quel momento aveva
considerato. Portatori di
scenze sui tumori e le cellule tumorali
da distinguere l’innovazione dall’azzardo, e l’invenzione geniale dalla ciarlataneria” conclude Foti.
Ora che anche AIRC, con Cariplo,
ha il suo “bando esplorativo”, che si va
ad aggiungere ai bandi simili delle migliori agenzie di finanziamento della
ricerca nel mondo. Analoghi progetti
sono infatti portati avanti non solo dal-
l’AACR, ma anche da Cancer Research
UK (la charity britannica per la ricerca
sul cancro), dall’Unione Europea e soprattutto dai National Institutes of
Health statunitensi, che hanno creato
un canale di valutazione e finanziamento a sé per questo tipo di proposte.
Anche la valutazione, infatti, è una
nuova sfida, poiché richiede revisori
molto preparati ma allo stesso tempo
di mentalità aperta e di grande cultura.
“Nella nostra associazione ci siamo
rivolti a un buon mix tra grandi nomi,
alcuni dei quali premi Nobel, e giovani
ricercatori” spiega Foti. “In questo
modo ci siamo assicurati qualcuno che
abbia una visione storica dell’evoluzione di un certo ambito della scienza e
qualcuno di abbastanza giovane da
poter guardare avanti”.
Anche AIRC ha in corso la valutazione delle proposte pervenute. I risultati saranno disponibili in autunno e ci
daranno un’idea della capacità dei ricercatori nostrani di pensare in modo
fuori dall’ordinario.
cambiamenti di paradigma sono
stati, per esempio, Galileo Galilei o
Albert Einstein. Non solo: in base a
questa teoria, non esiste una verità
scientifica assoluta, ma una verità
valida in un determinato momento,
che non può essere basata solo su
dati obiettivi ma che è determinata
anche dal consenso generale della
comunità scientifica. La scienza è
quindi relativista per sua natura,
piuttosto che portatrice di verità
assolute. Quando per spiegare un
dato fenomeno esistono due diversi
paradigmi (come accade per
esempio nella fisica moderna),
questi sono spesso tra loro
inconciliabili. Ciò significa che chi fa
ricerca considerando valido un
determinato concetto di base,
potrebbe un giorno essere
totalmente smentito. Ciononostante
la sua ricerca sarà stata utile,
proprio perché avrà permesso di
smentire ciò su cui era basata.
“La nostra comprensione della
scienza” diceva Kuhn “non può mai
essere pienamente oggettiva:
dobbiamo tenere in considerazione
anche le prospettive soggettive,
poiché tutte le conclusioni oggettive
sono, in ultima analisi, fondate su
condizionamenti e visioni del mondo
soggettive”.
Accusato di scetticismo (cioè di
aver aperto la porta alle
pseudoscienze, ponendo tutte le
visioni della scienza sullo stesso
piano), Kuhn replicò pubblicando i
cinque criteri per distinguere una
teoria della scienza seria da
un’ipotesi bislacca.
Una teoria scientifica seria deve
essere:
Valutatori con fantasia
1 accurata: cioè empiricamente
adeguata, oggetto di
sperimentazione e osservazione;
2 congruente: ogni sua parte deve
essere congruente con le altre, ma
la teoria tutta deve essere
congruente con le altre teorie
scientifiche;
3 ad ampio raggio: le conseguenze
della teoria dovrebbero andare
oltre l’ambito iniziale per la quale
è stata formulata;
4 semplice: una teoria deve fornire
la spiegazione più semplice
possibile per un dato fenomeno;
5 fruttifera: la teoria deve mostrare
nuovi fenomeni o una nuova
relazione tra fenomeni naturali.