Educare alla Cittadinanza , Costituzione e Sicurezza attraverso la
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Educare alla Cittadinanza , Costituzione e Sicurezza attraverso la
Educare alla Cittadinanza , Costituzione e Sicurezza attraverso la metodologia delle situazioni-problerma Il primo principio metodologico a cui ci siamo affidati è la convinzione che “insegnare” cittadinanza, costituzione, salute, sicurezza non significa soltanto imparare dei contenuti di una determinata disciplina ma sia, mettere l’alunno nelle condizioni di vivere in prima persona le situazioni pedagogiche che gli permettano di costruirSI degli atteggiamenti mentali, delle competenze e delle conoscenze generalizzabili, spendibili in altri contesti e che portino a delle azioni concrete di cittadinanza attiva, salvaguardia della salute e sicurezza per sé e per gli altri. Questo percorso non può che svilupparsi in tutti i momenti della vita scolastica dell’alunno, in ogni disciplina in ogni attività educativa dentro e fuori l’Istituzione scolastica. Come dare « senso » alle parole rispetto, ascolto dell’altro, autonomia, sicurezza, responsabilità, giustizia, partecipazione, diritti/doveri… se l’alunno è considerato un oggetto irresponsabile e se l’educazione alla cittadinanza si riduce a dei corsi seguiti da valutazioni o a dei discorsi o ancora a delle ingiunzioni di ordine morale ??? Dare all’alunno un reale statuto di « partner » nel suo processo educativo, renderlo non attivo ma autore, riconoscergli il diritto all’espressione, la possibilità di scoprire gli altri e di agire insieme a loro, in altre parole educare attivamente ad una cittadinanza democratica e solidale … sono alcuni degli obiettivi dell’educazione alla cittadinanza e alla Costituzione attiva e partecipe. L’educazione alla cittadinanza non è una questione di « ricette miracolose » ma di strategie pedagogiche sottintese dalla volontà, da una parte, di volere dare senso alle conoscenze e ai concetti insegnati e, dall’altra parte, di mettere i valori e i principi che la scuola desidera costruire sia al centro del proprio funzionamento sia al centro delle classi e della costruzione degli apprendimenti Anche in Europa, a partire dalla strategia di Lisbona, tutti i programmi ufficiali insistono sull’educazione alle 8 competenze chiave. Fra le 8 competenze ritroviamo anche delle competenze trasversali, interpersonali, sociali e civiche. Da una prima analisi, a livello nazionale, dei bisogni nelle scuole è emersa : - l’esistenza di modelli d’insegnamento-apprendimento differenti legati alle competenze - la necessità di mettere a punto percorsi e strategie di valutazione delle competenze chiave trasversali interpersonali, sociali e civiche. - le mancanza di coerenza fra i sistemi e le strategie di valutazione utilizzate sul piano nazionale nelll’ambito dell’istruzione e formazione Le scelte metodologiche sviluppate nel progetto avevano lo scopo di sopperire a questa mancanza sperimentando : • dei percorsi di apprendimento che hanno permesso all’alunno di essere messo di fronte ai suoi apprendimenti con lo scopo di sviluppare la sua capacità di costruirsi in quanto persona responsabile ; • delle strategie e strumenti di valutazione e auto-valutazione delle competenze interpersonali, sociali e civiche A questo proposito è stata privilegiata per il lavoro in classe con gli alunni, la metodologia delle situazioni – problema, ma perché proprio questa metodologia? • • Siano partiti dall’analisi della volontà di molti insegnanti: - formare dei futuri cittadini responsabili e autonomi - motivare e dare senso agli apprendimenti Quindi abbiamo analizzato il metodo classico d’insegnamento - (l’insegnante)… sceglie un tema da trattare - (l’insegnante)… definisce degli obiettivi precisi - (l’insegnante)… crea una progressione logica - (l’insegnante)… prepara una insieme di attività e esercizi - (l’insegnante)… valuta ….. e l’alunno???.... è il presente – assente in classe! E ci siamo chiesti….. per un alunno futuro cittadino autonomo e responsabile…. esisteranno dei tipo di situazioni pedagogiche nelle quali gli alunni potrebbero sviluppare una certa autonomia e seguire, almeno in parte il “proprio” percorso di apprendimento? …. Per dare senso agli apprendimenti …. Il senso non potrebbe essere creato attraverso l’implicazione degli alunni legata ad un vero vissuto attraverso un tipo di percorso pedagogico utilizzato? La metodologia delle situazioni – problema tenta di raccogliere questa “sfida” !!! Qui di seguito vengono elencati i criteri essenziali che definiscono la metodologia delle situazioni – problema che sono stati seguiti nelle progettazione delle attività. La situazione –problema doveva : • Avere del senso per gli alunni (interpellare, concernere il discente che non si accontentava a obbedire ed eseguire) • Era legata ad un ostacolo individuato, definito, considerato come superabile da coloro che apprendono, i quali dovevano prenderne coscienza attraverso l’emergere delle loro concezioni • Far nascere un questionamento negli alunni (che non si limitavano più a rispondere solamente alle domande del maestro) • Creare una o più rotture che portavano a rimettere in discussione il o i modelli esplicativi iniziali se sono inadatti o erronei • Corrispondeva ad una situazione complessa, se possibile legata al reale, che apriva su risposte differenti accettabili e strategie differenti utilizzabili • Portava ad un sapere di ordine generale (nozione, concetto, legge, regola, competenza, sapere-essere, sapere-diventare…) • E’ stata oggetto di uno o più momenti di metacognizione (analisi a posteriori del modo in cui sono state vissute le attività e del sapere che è stato integrato). I preupposti teorici sui quali si fonda la metodologia delle situazioni-problema Anche se non ha mai studiato il soggetto che si intende insegnare, l’alunno, ha delle concezioni che gli permettono di analizzare e spiegare il mondo che lo circonda. Si tratta , nella maggior parte dei casi di modelli esplicativi semplici, strutturati, logici, generalmente legati al reale o elaborati per analogie .. e che qualche volta sono errati ! L’interesse pedagogico essenziale delle situazioni-problema è di corrisondere ad un indicatore di ostacoli ( concezioni mentali erronee) che devono essere destrutturate affinchè si possa costruire un sapere più elaborato. Non si tratta di volere soltanto rettificare degli errori ma piuttosto di “fare con per andare contro” , cioè a dire che a partire dalla presa di coscienza dell’ostacolo da parte dell’alunno (conflitto sociocognitivo) che lo si può portare a “de-costruire” progressivamente le sue concezioni per ri-costruirne delle nuove più pertinenti. Il sapere non si può dare o trasmettere , ciascuno se lo deve costruire nell’azione, ma non semplicemente intesa coma azione manipolatoria ma come azione mentale, operazione intellettuale. A maggior ragione se teniamo in considerazione che il sapere non si costruisce in maniera lineare ma come un reticolo attraverso le relazioni fra le concezioni. Un sapere non è ciò che si osserva, ciò che si scopre ma è nozioni, concetti, regole, teoremi, teorie … che le osservazioni ed il loro essere messe in relazione ci permetteranno di costruire. Si tratta , quindi, di superare il reale per elaborare dei modelli esplicativi della realtà Un sapere ha un senso soltanto se è reinvestibile in situazioni diverse da quelle nel quale si è costruito. La generalizzazione del sapere è uno dei problemi ancora più difficili da risolvere nella pedagogia attuale Nel progetto sono stati altresì utilizzati: • • • • Lavori in piccoli e grandi gruppi Tecniche di problem solving Lavori di ricerca (intesa sia come ricerca documentaria che di soluzioni a ipotesi), Osservazioni dirette, visite guidate, analisi metacognitiva. La metodologia d’insegnamento tecnico per le attività di nuoto e nuoto da salvamento è stata definita dagli istruttori federali di nuoto che hanno lavorato con gli alunni ma, anche in questo caso, la pratica sportiva vera e propria è stata progettata e sviluppata in équipe fra i docenti e gli istruttori di nuoto in quanto la pratica dello sport presupponeva un lavoro di gruppo, un trasporto all’esterno della scuola, un momento comunitario negli spogliatoi, l’uso di strutture e attrezzature sportive pubbliche etc. Per fare un esempio … andare in piscina significava… Ricordarsi di preparare il borsone del nuoto la mattina presto prima di andare a scuola e non dimenticare nulla Essere pronti al momento della partenza da scuola, senza causare diguidi o ritardi che avrebbero condizionato tutto il gruppo Contribuire al rispetto delle regole di comportamento e per la sicurezza sul pulmino durante il trasporto Presentarsi a bordo vasca in tempo insieme a tutti gli altri senza perdere tempo negli spogliatoi Lasciare i propri effetti personali in ordine negli spogliatoi comuni Osservare tutte le regole di sicurezza richieste durante la pratica sportiva in acqua Superare le prorie paure e/o ansie Riconoscere l’autorità dell’istruttore di nuoto Aiutare gli altri in acqua Riuscire a rispettare i tempi per lavarsi, asciugarsi e rivestirsi alla fine della lezione Non dimenticare nulla negli spogliatoi Fare una merenda « corretta » dal punto di vista alimentare dopo la pratica sportiva … Come si può evincere, la pratica sportiva, aveva in questo caso una valenza molto più ampia della semplice attività fisica, si è lavorato su competenze trasversali quali : La costruzione della stima di sè – Riconoscere l’allievo come individuo e insegnargli a conoscersi e a stimarsi prendendo in considerazione le sue potenzialità personali, la sua parola, le sue idee , la sua personalità Fiducia nelle proprie capacità per partecipare alla vita scolastica individuale e collettiva Sentimento di sicurezza e di appartenenza – Un gruppo sociale è altro dalla semplice somma delle parti che lo compongono. In un gruppo la personalità di ciascuno è stata in relazione con le personalità degli altri e ciò ha influenzato il comportamento , le reazioni, le attitudini degli alunni. Questa struttura di relazioni ha determinato per ciascun componente il proprio vissuto nel gruppo, la considerazione che ha avuto degli altri, il modo in cui si è sentito vissuto dagli altri ect. Il gruppo doveva diventare uno spazio protetto di accettazione e sicurezza materiale e psicologica La capacità di sapere valutare le conseguenze delle proprie azioni La capacità di conoscere e rispettare le regole legate alla sicurezza propria e degli altri, sopratutto in piscina La necessità della solidarietà e dell’aiuto reciproco come capacità di prendere in considerazione i bisogni degli altri ed essere disponibile ad aiutarli La motivazione e la fiducia in sè come strumenti per riuscire e progredire nelle proprie capacità. Riuscire a sviluppare le proprie capacità intellettuali e fisiche ……… In conclusione … è più ce mai necessario reperire e valorizzare tutte le esperienze che permettano all’alunno di costruirsi sentendosi responsabile di se stesso e degli altri … autonomo e solidale. “Una scuola nella quale la vita si annoia non insegna che la barbaria.” Raoul Vaneigem