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Veneto
LA COLTURA IN ITALIA E NEL VERONESE
Nuove cultivar
per la fragola
Con circa 5.500 ettari coltivati nel nostro Paese, la fragola rappresenta un settore rilevante, soprattutto in
Campania, Emilia-Romagna e Veneto. È quindi importante valutare le nuove varietà proposte sul mercato
Giorgio Baroni
Secondo i dati del Centro operativo ortofrutticolo di Ferrara, illustrati nel corso
di un convegno tenutosi recentemente a
Cesena, in Italia si coltivano 5.836 ha di
fragole con una produzione di 130.650 t.
Rispetto al 1995 vi è stata una contrazione del 5,7% delle superfici e del 13,2%
delle produzioni. La coltura protetta rappresenta il 58,2% in termini di superficie
e il 66,76% in termini di produzione. Le
regioni più importanti sono la Campania
che rappresenta il 24,6% della superficie,
seguita da Emilia-Romagna 15,5%, Veneto 14,4% e Basilicata 11,9%.
La produzione di fragole in Italia è passata dalle 189.000 t del 1988 alle 130.000 t
del 1996.
L’andamento dei prezzi nel Veneto, la
cui produzione è concentrata nei mesi di
aprile, maggio e giugno e da settembre a
dicembre (produzione autunnale veronese) nel 1996 è stato il seguente: 5.000
lire/kg in aprile e maggio, poco inferiore
alle 4.000 lire/kg in giugno, 6.000 lire/kg
in settembre, ottobre e novembre e 8.000
lire/kg in dicembre. Ad esclusione di ottobre i prezzi della campagna autunnale
sono stati inferiori nel 1996 rispetto al
1995.
Nel 1996 i Paesi maggiori importatori
di prodotto italiano sono stati la Germa-
nia con 35.555 t seguita dall’Austria con
5.684 t. Altri Paesi importanti acquirenti
del nostro prodotto sono la Svizzera con
6.823 t e i Paesi dell’Est con 1.015 t.
Ricordiamo che l’Italia è anche importatrice di fragole soprattutto dalla Spagna, 5.893 t, dall’Olanda, 1.120 t e dalla
Francia, 1.115 t.
I Paesi maggiori concorrenti della nostra fragolicoltura sono la Spagna e la
Francia.
La Spagna aveva nel 1996 una superficie di 8.100 ettari con una produzione di
173.700 t (–30% rispetto al 1995). La
Spagna esporta il proprio prodotto
maggiormente nei mesi di marzo, aprile
e maggio.
In Francia la fragola occupava una superficie di 5.440 ha con una produzione
di 78.195 t (–5% rispetto al 1995).
Secondo le previsioni, nel 1997 in Italia si dovrebbero coltivare 5.462 ha di
fragole con una contrazione rispetto al
’96 del 6,4%. La maggiore riduzione si è
avuta nella coltura di pieno campo
(–9,1%), rispetto alla coltura protetta
(–4,5%). Se analizziamo le singole regioni vediamo che vi è un calo generale nelle superfici in Campania, Veneto, Emilia
-Romagna, Piemonte e Lazio mentre solamente la Basilicata registra un aumen-
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to, passando da 695 ha del 1996 ai 770 ha
del ’97.
Nel Veneto è Verona la provincia più
importante con una superficie di circa
500 ha e una produzione che si aggira attorno alle 12.000 t. Vi è anche una produzione autunnale di 2.000 t che si raccoglie
da ottobre a dicembre. La coltura autunnale è una tecnica che consente di ottenere due raccolti nell’arco di 10 mesi,
sfruttando la fioritura di piante frigoconservate, del tipo A+, poste a dimora nella
seconda metà del mese di agosto. Rispetto agli impianti predisposti per la sola
produzione primaverile la densità d’impianto è più elevata e si aggira sulle 7075.000 piante/ettaro. Le cultivar più diffuse per questo particolare tipo di coltura
sono in ordine di importanza «Marmolada», «Elsanta», «Tudla» e «Chandler».
Secondo i dati forniti dall’Ice (Istituto
commercio estero) di Verona lo standard
varietale della fragolicoltura veronese è il
seguente: «Marmolada» 37%, «Elsanta»
17%, «Tudla» 12%, «Chandler» 10%, «Addie» 9%, «Tethis» 3%.
Evoluzione varietale
Per seguire la continua evoluzione varietale, al fine di valutare le nuove cultivar che genetisti pubblici e privati selezionano in numero sempre più elevato,
l’Istituto sperimentale di frutticoltura
della Provincia di Verona da anni predispone campi di confronto varietale e
partecipa al progetto del Miraaf «Formulazione di liste di orientamento varietale
dei fruttiferi». Anche per il 1996 e ’97 sono state predisposte, in collaborazione
con il Consorzio Verde Europa, delle
parcelle di confronto sia per la valutazione di cultivar per la produzione primaverile (43 cv), sia per la produzione
autunnale-primaverile (26 cv). Nell’ambito di questa attività vengono anche valutate le migliori selezioni provenienti
dal progetto del Miraaf «Frutticoltura -
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Foto 1 - Visita ai campi sperimentali dell’Istituto sperimentale di frutticoltura della Provincia di Verona
gestiti in collaborazione con il Consorzio Verde Europa. Foto 2 - Darselect, nuova promettente cultivar di orgine francese
SUPPLEMENTO
A
L ’ I N F O R M A T O R E A G R A R I O 22/97
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Veneto
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Sottoprogetto miglioramento genetico
della fragola».
Le nuove cultivar e le selezioni vengono valutate sotto il profilo agronomico e
produttivo con particolare riguardo alle
caratteristiche pomologiche dei frutti,
alle qualità organolettiche, alla durezza
della polpa e alla resistenza o meno alle
manipolazioni. Sia in autunno che in primavera vengono organizzate delle visite
guidate ai campi varietali con illustrazione dei risultati raggiunti.
Dalle prime osservazioni del 1997 si è
potuto costatare il buon comportamento
di «Tudla», per altro già diffusa negli impianti commerciali in sostituzione di
«Chandler». «Miranda», cultivar con un
frutto di bellissimo aspetto, anche in autunno, a causa del calo di pezzatura e
dell’eccessiva lunghezza dei gambi fiorali, non ha trovato ancora il favore dei fragolicoltori veronesi. Più interessante appare «Tethis» per colore, pezzatura e
consistenza dei frutti oltre che per la
produttività. Anche «Selene» è una cultivar di sicuro interesse per l’elevata produttività, la buona pezzatura dei frutti e il
colore, mentre permangono dei dubbi
sulla consistenza e su una certa suscettibilità a produrre frutti deformi.
«Miss» presenta dei frutti di bell’aspetto, di ottimo sapore, ma la pianta è molto sensibile alle malattie dell’apparato
radicale; per questo sembra più adatta
per le colture fuori suolo o per terreni
fertili, sani o fumigati.
«Don», unica cultivar rifiorente neutrodiurna di origine italiana, presenta
frutti allungati, di bell’aspetto, molto
produttiva, ha dato risultati interessanti
nella prova del fuori suolo.
«Darselect», cultivar di origine francese, di buone qualità organolettiche, produttiva, va ulteriormente verificata l’adattabilità alla coltura autunnale.
Da due anni, su esplicita richiesta dei
produttori veronesi facenti capo al Consorzio Verde Europa, è iniziato un progetto di miglioramento genetico della
fragola con l’obiettivo di ottenere delle
cultivar adatte alla coltura autunnale-
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SUPPLEMENTO
A
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Foto 3 - Tudla
cultivar
che nella coltura
autunnale
sta sostituendo
Chandler.
Foto 4 - Parcella
di confronto
varietale
per la coltura
fuori suolo.
Foto 5 - Thetis
promettente
cultivar del C.I.V.
(Consorzio Italiano
Vivaisti)
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primaverile. Al progetto, al quale collabora il dott. W. Faedi, direttore dell’Istituto sperimentale per la frutticoltura, sezione di Forlì, partecipano l’Istituto sperimentale di frutticoltura della Provincia
di Verona e il Consorzio Verde Europa.
Nel 1996 sono stati osservati 10.000 semenzali, 100 dei quali sono stati selezionati e moltiplicati per una seconda più
puntuale valutazione.
Nel 1997 sono circa 3.500 i semenzali
in osservazione.
Coltura fuori suolo
Verona è sempre stata una provincia
molto dinamica per la coltura della fragola, così non poteva non essere tra le
prime a introdurre la tecnica del fuori
suolo. Questa tecnica ha trovato qui
molto interesse per la coltura autunnale
in quanto consente produzioni più elevate e una migliore qualità dei frutti. Due
sono le cultivar che meglio si adattano
alla coltura del fuori suolo e cioè «Marmolada» ed «Elsanta».
Le strutture di protezione sono costituite da tunnel larghi 6-6,5 metri, lunghi
30 metri, con altezza in gronda di 2,20
metri, coperti con film plastici di lunga
durata. Le piante vengono messe a dimora in sacchi di plastica riempiti di torba e perlite in rapporti diversi fra loro.
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La campagna commerciale 1997 è iniziata sotto tono, con prezzi di molto al di
sotto della media, per l’accavallarsi sul
mercato del prodotto meridionale e spagnolo con quello veronese causato dal
notevole anticipo di maturazione che ha
avuto quest’ultimo rispetto alla norma.
Solamente alla fine di aprile i prezzi erano in linea con i valori ordinari del periodo. Dall’inizio di maggio vi è stato un
nuovo calo con forte flessione dei prezzi
per la concorrenza del prodotto spagnolo che viene esitato sui mercati tedeschi
a prezzi molto più bassi dei nostri.
Alti costi della manodopera, andamenti climatici avversi, concorrenza di altri
Paesi produttori, sono i problemi che
dovranno affrontare i nostri fragolicoltori nel prossimo futuro. Solamente
mantenendo alto lo standard qualitativo,
anche sotto il profilo della sanità, fornendo servizi aggiuntivi oltre a una corretta gestione delle fasi commerciali,
con una sperimentazione attenta e tempestiva sulle nuove cultivar e sulle tecniche colturali innovative integrando gli
interventi del pubblico con il privato
sarà possibile vincere la sfida che la coltura della fragola presenta alle soglie del
2000.
Giorgio Baroni
Istituto sperimentale di frutticoltura
Provincia di Verona