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6 Marzo 2013 GIORNATA IN MEMORIA DEI GIUSTI 6 Marzo 2013 Oggi 6 marzo 2013, ci ritroviamo in questo atrio tutti insieme per riflettere sul significato di questo giorno, che per la maggior parte di noi è un giorno come un altro, mentre in seguito ad un appello di alcuni noti personaggi del mondo politico e culturale rivolto Europea e al Consiglio è stato indicato e proposto come Giorno dei Giusti . Ma che cosa significa questa espressione? Con Giusti tra le nazioni" si vogliono indicare tutti gli uomini e le donne, che negli anni delle leggi razziali, e delle deportazioni di massa nei campi della morte nazisti, non esitarono a mettere a rischio la loro vita, e quella delle loro famiglie, pur di salvare uno o più ebrei dalla deportazione e dalla morte, senza per questo trarne alcun beneficio, se non quello con la loro coscienza. I Giusti sono stati i non-ebrei che hanno rischiato la loro vita per salvare gli ebrei durante la Shoah. Sono uomini e donne normali, che non hanno avuto bisogno di raccontare ciò che avevano fatto per sentirsi bravi, anzi spesso sono vissuti e nel silenzio con il rimorso di non aver fatto abbastanza. Gerusalemme, Yad Vashem il museo della memoria Nel 1962, presso lo Yad Vashem per la Memoria della Shoah, nato a Gerusalemme nel 1953) fu inaugurato il "Viale dei Giusti", dove vengono tutt'oggi piantati alberi in loro onore e memoria. Dal 1963 ad oggi sono stati proclamati oltre 20.000 Giusti. Fra gli italiani sono state nominate circa 500 persone. Il viale dei giusti a Gerusalemme Immagini dallo Yad Vashem Immagini dallo Yad Vashem Nel 2003 su iniziativa di Gabriele Nissim e Pietro Kuciukian a Milano è stato inaugurato il Giardino dei Giusti donne che hanno aiutato non solo gli ebrei, ma tutte le vittime delle varie persecuzioni avvenute nella storia, difeso i diritti umani ovunque fossero calpestati. A ciascuno di loro è dedicato un albero, messo a dimora durante una cerimonia in sua presenza o con la partecipazione dei suoi familiari, con un cippo in granito deposto nel prato sottostante. Il giardino dei giusti a Milano Ancora oggi i Giusti operano in varie parti del mondo Nelle guerre Balcaniche questi sono stati vittime di sparizioni forzate. Il decennio di guerre nei Balcani è stato segnato da atrocità ma anche da moltissime storie di resistenza e solidarietà. I Giusti in queste guerre hanno avuto il coraggio civile di opporsi, di non combattere contro il proprio vicino. Nel genocidio in Ruanda In questo Paese i moderati Tutsi e gli Hutu sono stati sterminati. Molti uomini e donne hanno lottato e lottano per impedire il genocidio in difesa dei diritti umani. Nella deportazione degli Armeni La persecuzione scatenata dai Turchi nei confronti del popolo Armeno rappresenta un esempio di repressione di una minoranza etnico religiosa. Altri Giusti hanno sacrificato la propria vita per il bene e il senso della giustizia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, morti per combattere la mafia Per preparare questa giornata i nostri insegnanti ci hanno fatto riflettere ponendoci alcune domande, ad esempio ci hanno chiesto che cosa significa per noi essere capaci di prendere una grande decisione o fare una scelta difficile. Ecco alcune delle nostre risposte Non ho mai fatto grandi scelte, però se ci pensiamo bene tutti i giorni facciamo scelte, grandi o piccole. Scegliere è una cosa difficilissima, per me significa anche diventare un più matura, e un più grande. A volte scegliere è sinonimo di soffrire perché ti trovi davanti ad un ostacolo che può fare male, ma poi la vera soddisfazione è quando vedi che hai fatto la scelta giusta. Un giorno ero al Parco con le mie amiche e ho visto un bambino che giocava sullo scivolo con il suo cane. Il cane è rimasto impigliato nello scivolo con il collare e si stava strozzando. Io ho lasciato le mie amiche, sono corsa a liberare il cane e gli ho salvato la vita. Una grande decisione è stata quando un giorno al fiume un mio amico salvato. Ho calcolato i rischi, ma per me il vantaggio era di aiutarlo. Tutti i giorni prendo la corriera per venire a scuola e qui incontro una ragazza delle superiori bassa e molto timida: tutti la prendono in giro e le fanno i dispetti. Io ho scelto di difenderla. Credo che la mia scelta sia stata giusta, perché ora è felice e vederla felice grazie a me è una cosa bellissima. Scegliere è una cosa importante e non sempre si sceglie la cosa giusta. Scegliere mi fa sentire grande, libera e autonoma. Ho scelto di prendere il mio cane altrimenti veniva ucciso, nessuno lo voleva. Affronterei una scelta difficile solo per le persone alle quali voglio molto bene; io sarei disposta a subire quello che sta subendo mio fratello. Un mio compagno di classe si trovava in una brutta situazione: era vittima di continue violenze fisiche e psicologiche, quasi tutti lo sapevano, ma nessuno aveva mai agito, tutti avevano chiuso gli occhi davanti a quel dolore. Alla fine ho trovato il coraggio di chiedere aiuto ai professori ed ora sono contento che il problema si sia risolto. Sarei in grado di affrontare una grande decisione in cambio di stima e rispetto. Se la vita di una persona dipendesse da me, non la lascerei nel dolore, anche se a parole è facile da dire, ma nei fatti non so se ne sarei capace. Le persone che sono state capaci di affrontare anche grandi rischi pur di salvare gli altri sono coraggiose e altruiste: eroi senza potere se non quello della forza del cuore e della volontà. Questa nostra attività didattica persegue lo scopo di farci riflettere di dire di no ad ogni ordine e ad ogni comando che offende la dignità e della persona, qualunque essa sia. La prima parola che testimonia la nostra libertà è proprio la capacità di dire no a ciò che è ingiusto e lesivo della dignità della persona. In Germania il regime nazista era riuscito ad ottenere il totale assopimento delle coscienze personali, in cambio di sicurezza e privilegi, ma anche in quel periodo così terribile e disumano, ci sono stati uomini e donne che non si sono fatti impaurire e hanno saputo obbedire prima di tutto al dettato della loro coscienza e al desiderio di compiere il Bene, che tutti noi percepiamo come valore fondamentale della convivenza umana. Presentandovi la storia di alcuni mostrare che ogni individuo, per quanto umile, può compiere il gesto che salva un altro essere per tutti noi, grandi e piccoli. Diamo inizio alla nostra presentazione ricordando il pensiero di un grande uomo, Martin Luther King, che per noi ha scritto queste parole: L'opportunità chiede: è conveniente? La vanagloria chiede: è popolare? Ma la coscienza chiede: è giusto? Prima o poi arriva l'ora in cui bisogna prendere una posizione che non è né sicura, né conveniente, né popolare; ma bisogna . LE OLIMPIADI DI BERLINO DEL 1936 Adolf Hitler mentre tiene il discorso di apertura dei Giochi Mancano solo tre anni allo scoppio della II Guerra Mondiale Manifesto celebrativo delle Olimpiadi del 1936. Le Olimpiadi di Berlino del 1936 vengono a tutt'oggi ricordate come l'edizione più controversa del secolo. Adolf Hitler, che dapprima non vede affatto di buon occhio la manifestazione, in un secondo momento si convince che i Giochi possono essere invece uno straordinario strumento di propaganda per magnificare al mondo la superiorità fisica della razza ariana e la grandezza del nazionalsocialismo. AMERICANO JESSE OWENS James Cleveland Owens detto Jesse era un atleta straordinario, che giunse a Berlino con un patrimonio di 6 record mondiali e una fama di assoluta imbattibilità nelle gare veloci e nel salto in lungo. Fin da piccolo Jesse non aveva avuto una vita facile, conobbe miseria e povertà, era nato in uno Stato del Sud degli Stati Uniti, dove era molto diffuso il razzismo nei confronti dei neri. Pur essendo già un mito nel campo costretto a vivere fuori dal campus universitario insieme agli altri afro-americani e a pranzare nei ristoranti per soli neri durante i viaggi in trasferta della sua squadra. La storia di due grandi amici Jesse Owens e Luz Long barriere e pregiudizi razziali. Carl Ludwig, detto Luz Long, alto, biondo e con ebbe un gesto di grande lealtà sportiva nei confronti del suo avversario di stringerà una forte amicizia nonostante il nazismo predicasse in Germania il disprezzo totale per i neri, considerati di razza inferiore. Owens, giovane sprinter color ebano dell'Alabama, è l'uomo simbolo dell'Olimpiade di Berlino, con quattro medaglie d'oro vinte in scioltezza: 100 e 200 metri, la staffetta 4 x 100; poi il capolavoro nella finale del salto in lungo in cui la sorte lo oppone proprio al favoritissimo di casa, il tedesco Luz Long. Una magnifica gara la loro, con Owens che agguanta il successo all'ultimo salto, superiore agli 8 metri, grazie ad un prezioso consiglio che gli suggerisce lo stesso Long. Sono immagini di Berlino del 1936. Si vede Jesse Owens Long, il beniamino del regime, battuto all'ultimo salto dal nero d'America, che si complimenta e poi si fa fotografare con lui mentre i gerarchi nazisti lasciano stizziti lo stadio. Owens e Long sono sdraiati sulla pista d'atletica, sorridono, e sono bellissimi. Hitler lascia lo stadio deluso mentre Long, sportivo di grande rilievo, applaude il suo grande rivale. Luz cadrà in Sicilia durante la Seconda guerra mondiale, e Jesse Owens, dopo il conflitto, si terrà sempre in contatto con la moglie e il figlio Kai seguendone la sorte. LORENZO PERONE 1904 - 1952 Lorenzo Perone era un operaio civile italiano,muratore della ditta Boetti, piemontese come Se questo è un uomo. I due si conobbero quando Levi era detenuto ad Auschwitz, di lui Primo ricorda la grande umanità e grazie a lui afferma di aver ritrovato la forza per resistere e la speranza contro la disperazione del lager. Ecco le parole dello scrittore torinese: di incontrare Lorenzo. La storia della mia relazione con Lorenzo è termini concreti, essa si riduce a poca cosa: un operaio civile italiano mi portò un pezzo di pane e gli avanzi del suo rancio ogni giorno per sei mesi; mi donò una sua maglia piena di toppe; scrisse per me in Italia una cartolina, e mi fece avere la risposta. Per tutto questo, non chiese né accettò alcun compenso, perché era buono e semplice, e non pensava che si dovesse fare il bene per un compenso io credo che proprio a Lorenzo debbo di essere vivo oggi; e non tanto per il suo aiuto materiale, quanto per avermi costantemente rammentato, con la sua presenza, con il suo modo così piano e facile di essere buono, che ancora esisteva un mondo giusto al di fuori del nostro, qualcosa e qualcuno di ancora puro e intero, di non corrotto e non selvaggio, estraneo all'odio e alla paura; qualcosa di assai mal definibile, una remota possibilità di bene, per cui tuttavia metteva conto di conservarsi. I personaggi di queste pagine non sono uomini. La loro umanità è sepolta, o essi stessi l'hanno sepolta, sotto l'offesa Ma Lorenzo era un uomo; la sua umanità era pura e incontaminata, egli era al di fuori di questo mondo di negazione. Grazie a Lorenzo mi è accaduto di non dimenticare di essere io stesso un uomo Dopo la fine della guerra, sopravvissuto al lager e tornato a Torino, Levi prese contatto con Perone e lo andò a trovare a Fossano, il suo paese. In seguito provvide al suo ricovero per curare la tubercolosi che, però, gli fu fatale e diede il nome Lorenzo ai propri figli in suo onore. Nei libri Se questo è un uomo e Lilit e altri racconti lo ricorda con profonda gratitudine. Il 7 giugno 1998, Yad Vashem riconobbe Perone come Giusto fra le Nazioni. GIORGIO PERLASCA 1910-1992 Giorgio Perlasca è nato a Como il 31 Gennaio 1910 e muore il 15 agosto 1992. Commerciante padovano ex fascista convinto, durante la seconda guerra mondiale fu mandato per lavoro in Ungheria. Si finse console spagnolo salvò migliaia di ebrei ungheresi nell'inverno del 1944, rilasciando loro dei salvacondotti e creando otto case rifugio, protette dall'Ambasciata Iberica. Coprendo ogni sua azione con la bandiera spagnola, quindi di una nazione neutrale, Perlasca recitò la parte del diplomatico internazionale dal 1° dicembre 1944 fino alla liberazione dell'Ungheria, il 16 gennaio 1945. Tutto ciò, però, avveniva senza che Madrid ne fosse al corrente. Perlasca lasciò Budapest il 29 maggio del 1945, tra una piccola folla riconoscente di salvati. Perlasca è riconosciuto come Giusto fra le nazioni per aver salvato ben 5218 ebrei. La sua tomba si trova nel cimitero di Maserà a Padova. La sua storia è stata ricostruita dalla testimonianza di due donne ungheresi da cui sono stati tratti in seguito libri e film. (dal sito Binario 21) ODOARDO FOCHERINI 1907-1944 Odoardo Focherini è stato un dirigente d'azienda e intellettuale cattolico italiano, Medaglia d'oro al Merito civile della Repubblica Italiana e iscritto all'Albo dei Giusti tra le Nazioni a Yad Vashem per la sua opera a favore degli ebrei, per la quale fu arrestato e morì nel campo di concentramento di Hersbruck in Germania. Nacque a Carpi da genitori di origine trentina, è stato uomo acuto, sensibile, estroverso, sostenuto da una grande fede; Focherini ha vissuto intensamente la sua vita, dedicandosi con passione al lavoro, agli amici, al giornale "L'Avvenire d'Italia", all'Azione Cattolica e, soprattutto alla sua famiglia: la moglie e i sette figli. Nel 1942 iniziò l'attività di Odoardo a favore degli ebrei. Con l'8 settembre 1943 e l'occupazione tedesca, l'impegno di Focherini a favore degli ebrei si fece più intenso e rischioso. Focherini riuscì a mettere in piedi un'efficace organizzazione clandestina, capace di condurre in salvo oltre 100 ebrei che a lui si affidarono. Le persone che lo hanno conosciuto in quel periodo lo ricordano come una persona serena e sorridente, che sapeva incoraggiare i profughi terrorizzati e che aveva sempre una buona parola per loro. Il rischio era alto e lo sapeva: erano in gioco la sua vita e quella della sua famiglia. Focherini venne arrestato l'11 marzo 1944 presso l'ospedale di Carpi, dove si era recato per organizzare la fuga dell'ultimo ebreo da lui salvato. Venne prima condotto in carcere a Bologna, poi trasferito al campo di concentramento di Fossoli e infine deportato in Germania nel campo di concentramento di Hersbruck dove trovò la morte il 27 dicembre 1944 a causa di una setticemia. I primi riconoscimenti vengono nel dopoguerra dall'Unione delle Comunità israelitiche italiane che nel 1955 gli assegnò la Medaglia d'oro alla memoria per aver salvato tante vite innocenti. Nel 1969 il suo nome è stato iscritto assieme a quello dell'amico don Dante Sala, nell'Albo dei giusti tra le nazioni a Yad Vashem. Nel 1996 la Diocesi di Carpi ha avviato la causa di beatificazione. Il 10 Maggio 2012 il Santo Padre Benedetto XVI ha firmato il Decreto di Martirio. Nel 2007 è giunta dalla Repubblica Italiana la Medaglia d'oro al Merito Civile alla memoria. Se tu avessi visto, come ho visto io in questo carcere, cosa fanno patire agli ebrei, non rimpiangeresti se non di non averne salvati in numero maggiore GINO BARTALI 1914-2000 stato un grande ciclista su strada e dirigente sportivo italiano. Professionista dal 1934 al 1954, vinse tre Giri d'Italia (1936, 1937, 1946) e due Tour de France (1938, 1948), oltre a numerose altre corse tra gli anni trenta-cinquanta. Il 2 ottobre 2011 Bartali è stato inserito nel Giardino dei Giusti del Mondo di Padova per l'aiuto offerto agli ebrei durante la Seconda Guerra mondiale. Soprannominato Ginettaccio, fu grande avversario di Coppi. Leggendaria la loro rivalità, che divise l'Italia nell'immediato dopoguerra. Proverbiale il suo modo di dire: L'è tutto sbagliato, l'è tutto da . Un nuovo albero potrebbe essere presto piantato nel giardino del Museo Yad Vashem di Gerusalemme, in onore di Gino Bartali originario di Ponte a Ema, frazione di Firenze. Questa volta non per le sue imprese sportive, ma per aver aiutato centinaia di ebrei tra Toscana e Umbria durante la famiglia dalla deportazione ad Auschwitz. Il ciclista toscano fingeva di allenarsi per le grandi corse a tappe che sarebbero riprese dopo il conflitto ma in realtà trasportava documenti falsi, celati nel sellino della bicicletta, per circa 800 ebrei nascosti in case e conventi tra Toscana e Umbria. Centinaia di km percorsi in bici avanti e indietro, da famiglie ricercate con feroce determinazione dai fascisti e dai nazisti. MASSIMILIANO MARIA KOLBE 1894-1941 Fu un frate francescano polacco che si offrì di prendere il posto di un padre di famiglia destinato al bunker della fame nel campo di concentramento di Auschwitz. È stato beatificato nel 1971 da papa Paolo VI ed è stato proclamato santo nel 1982 da papa Giovanni Paolo II. Quando la Polonia venne occupata dai nazisti, Kolbe fu arrestato più volte, il 28 maggio 1941 giunse nel campo di concentramento di Auschwitz, dove venne immatricolato con il numero 16670. Venne più volte bastonato ma non rinunciò a dimostrarsi solidale nei confronti dei compagni di prigionia. La fuga di uno dei prigionieri causò una rappresaglia da parte dei nazisti, che selezionarono dieci persone della stessa baracca per farle morire nel bunker della fame. Quando uno dei dieci condannati, Francesco Gajowniczek, scoppiò in lacrime dicendo di avere una famiglia a casa che lo aspettava, Kolbe uscì dalle file dei prigionieri e si offrì di morire al suo posto. In modo del tutto inaspettato, lo scambio venne concesso: i campi di concentramento erano infatti concepiti per spezzare ogni legame affettivo e i gesti di solidarietà non erano accolti con favore. Kolbe venne quindi rinchiuso nel bunker della fame. Dopo due settimane di agonia senza acqua né cibo la maggioranza dei condannati era morta di stenti, ma quattro di loro, tra cui Kolbe, erano ancora vivi. Kolbe e i suoi compagni vennero uccisi con una iniezione di acido fenico. Il loro corpo venne cremato il giorno seguente, e le ceneri disperse. All'ufficiale medico nazista che gli fece l'iniezione mortale nel braccio, Padre Kolbe disse: « » e mentre l'ufficiale lo guardava con fare interrogativo, soggiunse: «...l'odio non serve a niente... Solo l'amore crea !». Francesco Gajowniczek riuscì a sopravvivere ad Auschwitz. Tornato a casa, trovò sua moglie viva, ma i suoi due figli erano rimasti uccisi durante un bombardamento russo. Morì nel 1995. Oskar Schindler 1908-1974 Oskar Schindler è un industriale tedesco che durante la seconda guerra mondiale si trasferisce a Cracovia, in Polonia e qui acquista una fabbrica per produrre pentolame e poi munizioni. Approfitta della seconda guerra mondiale per arricchirsi, ma quando si rende conto di quello che sta accadendo agli ebrei, cerca di salvarli. Nella fabbrica assume 1200 ebrei deportazione nei campi di concentramento. Schindler muore nel 1974. Nel 1967 viene riconosciuto Giusto tra le nazioni per aver salvato 1200 ebrei. La sua tomba si trova a Gerusalemme. EZIO GIORGETTI e OSMAN CARUGNO Ezio Giorgetti alla cerimonia di consegna del titolo di "Giusto tra le Nazioni" La targa ricordo a Gerusalemme nazisti e sfollate dalla Jugoslavia. I 38 esuli avevano già trovato rifugio in Italia. Da Asolo giungono in riviera grazie a indicazioni dalla contessa Clara Fieda, prendono contatti con Ezio Giorgetti che gestisce la pensione Savoia a Bellaria. Inizialmente costui li ospita perché pensava che fossero clienti di fine stagione, per poi scoprire con la moglie Libia, che i loro ospiti nascondevano qualcosa. Chiedono spiegazioni a Ziga Neumann, figura di riferimento del gruppo, e al genero Joseph Conforti; i due parlano correttamente la lingua italiana. Questi ultimi raccontano la loro storia, ricca di momenti delicati e dolorosi. A questo punto Ezio Giorgetti , pur sapendo di rischiare la propria vita , decide di aiutarli. Per fare questo si confida con Osman Carugno, maresciallo dei carabinieri a Bellaria, che garantisce il loro trasferimento, prima a Igea Marina poi nelle vicinanze di San Mauro Pascoli. Quando questo luogo diventa insicuro si trasferirono a Pugliano e più precisamente a Villa Labor, conosciuta anche aggregano ad alcune famiglie di Pugliano vecchio tra cui quella di Gabrielli. Dopo che le truppe nemiche se ne andarono i 38 ebrei si misero in viaggio verso Ancona, però prima si fermarono a Rimini a salutare il loro benefattore Ezio. dal diario di Joseph Conforti : volte a San Marino. Un ministro, che era socialista, ci offrì un rifugio sicuro. Decidemmo di accettare questa offerta solo in caso di estremo bisogno, ma Infatti, il gruppo preferì rimanere in zone poco abitate ed accolse la proposta di ospitalità degli abitanti di Pugliano, che con grande generosità misero a disposizione le loro case e le risorse alimentari. Il 21 settembre 1944 le truppe tedesche ,finalmente, lasciarono Pugliano e il 10 ottobre, dopo giorni di attesa per la pioggia incessante, il gruppo di Ebrei riuscì a partire verso Ancona. accompagnato il gruppo a Montemaggio; anche lui si ricorda la pioggia di quei giorni e il viaggio sotto una quantità incredibile di acqua. Il sig. Grassi abita ancora a Pugliano. Sophie Scholl, decapitata per aver combattuto il nazismo ° 24690 Cognome Nome MOHANDAS KARAMCHAND Nato il CARTA a N° 115977 Porbandar Cognome .. SCHOLL .. Morto il Nome a .. Birla House Nata il . 09/05/1921 . Causa morte a Segni particolari nella storia Premio Nobel per la Pace - Grande Guida Spirituale per Pioniere e Teorico del satyagraha, la resistenza all'oppressione tramite la disobbedienza civile di massa che ha portato l'India all'indi-pendenza. Il satyagraha è fondato sulla satya (verità) e Firma del titolare sull'ahimsa (nonviolenza) .. . FORCHTENBERG . (DE) Morta il a . MONACO DI BAVIERA Causa morte Sentenza : decapitazione Data Professione Segni particolari nella storia - combatte i nazisti Professione Uln Söflingen Firma del titolare Data profeta della non violenza Sophie Scholl .. verso la libertà Giorgio Perlasca, il finto diplomatico Veramente questo mondo dei Giusti ... è un mondo meraviglioso! QUESTO MONDO MERAVIGLIOSO Ricordi il verde degli alberi, così belli nel cielo le rose rosse, Sono anche sui volti dei passanti. sai che fioriscono, Vedi amici scambiarsi strette di mano ma non per te. E pensi dentro di te Quello che dicono in realtà Ricordi il blu del cielo e il bianco delle nuvole, Il giorno luminoso, La notte scura e pensi dentro di te: Senti i bambini piangere, impareranno molto più di quanto hai potuto mai conoscere. E pensi dentro di te Sì, pensi dentro di te A conclusione del nostro lavoro di ricerca, attraverso cui vi abbiamo fatto conoscere alcune persone che hanno reso migliore il nostro mondo con il loro coraggio e la loro generosità, In questi anni abbiamo capito che dobbiamo impegnarci a non dimenticare, perché dobbiamo essere consapevoli che gli orribili eventi della shoah potrebbero, purtroppo, ancora accadere, ma nulla in cambio ci fanno sperare e ci lasciano un modello da seguire, perché hanno tracciato una strada che noi ragazzi e adulti possiamo percorrere per cercare di essere più umani e per costruire un futuro migliore per tutti.