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6 Marzo
2013
GIORNATA IN MEMORIA DEI GIUSTI
6 Marzo 2013
Oggi 6 marzo 2013, ci ritroviamo in questo atrio
tutti insieme per riflettere sul significato di
questo giorno, che per la maggior parte di noi è
un giorno come un altro, mentre in seguito ad
un appello di alcuni noti personaggi del mondo
politico e culturale rivolto
Europea e
al Consiglio
è stato indicato e proposto
come Giorno dei Giusti .
Ma che cosa significa questa espressione?
Con
Giusti tra le nazioni" si vogliono
indicare tutti gli uomini e le donne, che negli anni delle
leggi razziali, e delle deportazioni di massa nei campi
della morte nazisti, non esitarono a mettere a rischio
la loro vita, e quella delle loro famiglie, pur di salvare
uno o più ebrei dalla deportazione e dalla morte,
senza per questo trarne alcun beneficio, se non quello
con la loro coscienza. I Giusti sono stati i non-ebrei che
hanno rischiato la loro vita per salvare gli ebrei
durante la Shoah. Sono uomini e donne normali, che
non hanno avuto bisogno di raccontare ciò che
avevano fatto per sentirsi bravi, anzi spesso sono
vissuti
e nel silenzio con il rimorso di
non aver fatto abbastanza.
Gerusalemme, Yad Vashem il museo
della memoria
Nel
1962,
presso
lo
Yad
Vashem
per la Memoria della
Shoah, nato a Gerusalemme nel 1953)
fu inaugurato il "Viale dei Giusti", dove
vengono tutt'oggi piantati alberi in loro
onore e memoria. Dal 1963 ad oggi
sono stati proclamati oltre 20.000
Giusti. Fra gli italiani sono state
nominate
circa 500 persone.
Il viale dei giusti a Gerusalemme
Immagini dallo Yad Vashem
Immagini dallo Yad Vashem
Nel 2003 su iniziativa di Gabriele Nissim e Pietro
Kuciukian a Milano è stato inaugurato il
Giardino dei Giusti
donne che hanno aiutato non solo gli ebrei, ma
tutte le vittime delle varie persecuzioni avvenute
nella storia, difeso i diritti umani ovunque
fossero calpestati.
A ciascuno di loro è dedicato un albero, messo a
dimora durante una cerimonia in sua presenza o
con la partecipazione dei suoi familiari, con un
cippo in granito deposto nel prato sottostante.
Il giardino dei giusti a Milano
Ancora oggi i Giusti operano in varie parti del mondo
Nelle guerre Balcaniche
questi sono stati vittime di sparizioni forzate. Il decennio di guerre nei Balcani
è stato segnato da atrocità ma anche da moltissime storie di resistenza e
solidarietà. I Giusti in queste guerre hanno avuto il coraggio civile di opporsi, di
non combattere contro il proprio vicino.
Nel genocidio in Ruanda
In questo Paese i moderati Tutsi e gli Hutu sono stati sterminati. Molti uomini e
donne hanno lottato e lottano per impedire il genocidio in difesa dei
diritti umani.
Nella deportazione degli Armeni
La persecuzione scatenata dai Turchi nei confronti del
popolo Armeno rappresenta un esempio di repressione di
una minoranza etnico religiosa.
Altri Giusti hanno sacrificato la
propria vita per il bene e il senso
della giustizia
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino,
morti per combattere la mafia
Per preparare questa giornata i nostri insegnanti ci hanno fatto riflettere ponendoci
alcune domande, ad esempio ci hanno chiesto che cosa significa per noi essere
capaci di prendere una grande decisione o fare una scelta difficile.
Ecco alcune delle nostre risposte
Non ho mai fatto grandi scelte, però se ci pensiamo bene tutti i
giorni facciamo scelte, grandi o piccole. Scegliere è una cosa
difficilissima, per me significa anche diventare un
più
matura, e un
più grande. A volte scegliere è sinonimo di
soffrire perché ti trovi davanti ad un ostacolo che può fare male,
ma poi la vera soddisfazione è quando vedi che hai fatto la
scelta giusta.
Un giorno ero al Parco con le mie amiche e ho visto un bambino
che giocava sullo scivolo con il suo cane. Il cane è rimasto
impigliato nello scivolo con il collare e si stava strozzando. Io ho
lasciato le mie amiche, sono corsa a liberare il cane e gli ho
salvato la vita.
Una grande decisione è stata quando un giorno al fiume un mio amico
salvato. Ho calcolato i rischi, ma per me il vantaggio era di aiutarlo.
Tutti i giorni prendo la corriera per venire a scuola e qui incontro una
ragazza delle superiori bassa e molto timida: tutti la prendono in giro e
le fanno i dispetti. Io ho scelto di difenderla. Credo che la mia scelta sia
stata giusta, perché ora è felice e vederla felice grazie a me è una cosa
bellissima. Scegliere è una cosa importante e non sempre si sceglie la
cosa giusta. Scegliere mi fa sentire grande, libera e autonoma.
Ho scelto di prendere il mio cane altrimenti veniva ucciso, nessuno lo
voleva.
Affronterei una scelta difficile solo per le persone alle quali voglio
molto bene; io sarei disposta a subire quello che sta subendo mio
fratello.
Un mio compagno di classe si trovava in una brutta situazione:
era vittima di continue violenze fisiche e psicologiche, quasi tutti
lo sapevano, ma nessuno aveva mai agito, tutti avevano chiuso
gli occhi davanti a quel dolore. Alla fine ho trovato il coraggio di
chiedere aiuto ai professori ed ora sono contento che il problema
si sia risolto.
Sarei in grado di affrontare una grande decisione in cambio di
stima e rispetto. Se la vita di una persona dipendesse da me,
non la lascerei nel dolore, anche se a parole è facile da dire, ma
nei fatti non so se ne sarei capace.
Le persone che sono state capaci di affrontare anche grandi
rischi pur di salvare gli altri sono coraggiose e altruiste: eroi
senza potere se non quello della forza del cuore e della volontà.
Questa nostra attività didattica
persegue lo scopo di farci riflettere
di dire di no ad
ogni ordine e ad ogni comando che
offende la dignità
e
della persona, qualunque essa sia.
La prima parola che testimonia la
nostra libertà è proprio la capacità
di dire no a ciò che è ingiusto e
lesivo della dignità della persona.
In Germania il regime nazista era riuscito ad
ottenere il totale assopimento delle
coscienze personali, in cambio di sicurezza e
privilegi, ma anche in quel periodo così
terribile e disumano, ci sono stati uomini e
donne che non si sono fatti impaurire e
hanno saputo obbedire prima di tutto al
dettato della loro coscienza e al desiderio di
compiere il Bene, che tutti noi percepiamo
come valore fondamentale della convivenza
umana.
Presentandovi la storia di alcuni
mostrare che ogni individuo, per
quanto umile, può compiere il
gesto che salva un altro essere
per tutti noi, grandi e piccoli.
Diamo inizio alla nostra presentazione
ricordando il pensiero di un grande uomo,
Martin Luther King, che per noi ha scritto
queste parole:
L'opportunità chiede: è conveniente? La
vanagloria chiede: è popolare? Ma la
coscienza chiede: è giusto? Prima o poi
arriva l'ora in cui bisogna prendere una
posizione che non è né sicura, né
conveniente, né popolare; ma bisogna
.
LE OLIMPIADI DI BERLINO DEL 1936
Adolf Hitler mentre tiene il discorso
di apertura dei Giochi
Mancano
solo tre anni
allo scoppio
della II
Guerra
Mondiale
Manifesto
celebrativo delle
Olimpiadi del
1936.
Le Olimpiadi di Berlino del 1936 vengono a tutt'oggi ricordate come
l'edizione più controversa del secolo. Adolf Hitler, che dapprima non vede
affatto di buon occhio la manifestazione, in un secondo momento si
convince che i Giochi possono essere invece uno straordinario strumento
di propaganda per magnificare al mondo la superiorità fisica della razza
ariana e la grandezza del nazionalsocialismo.
AMERICANO JESSE OWENS
James Cleveland Owens detto Jesse era un atleta straordinario, che
giunse a Berlino con un patrimonio di 6 record mondiali e una fama di
assoluta imbattibilità nelle gare veloci e nel salto in lungo.
Fin da piccolo Jesse non aveva avuto una vita
facile, conobbe miseria e povertà, era nato in
uno Stato del Sud degli Stati Uniti, dove era
molto diffuso il razzismo nei confronti dei
neri. Pur essendo già un mito nel campo
costretto a vivere fuori dal campus
universitario insieme agli altri afro-americani
e a pranzare nei ristoranti per soli neri
durante i viaggi in trasferta della sua squadra.
La storia di due grandi amici
Jesse Owens e Luz Long
barriere e pregiudizi razziali.
Carl Ludwig, detto Luz Long, alto, biondo e con
ebbe un gesto di grande
lealtà sportiva nei confronti del suo avversario di
stringerà una forte amicizia nonostante il nazismo
predicasse in Germania il disprezzo totale per i
neri, considerati di razza inferiore.
Owens, giovane sprinter color ebano dell'Alabama, è
l'uomo simbolo dell'Olimpiade di Berlino, con quattro
medaglie d'oro vinte in scioltezza: 100 e 200 metri, la
staffetta 4 x 100; poi il capolavoro nella finale del salto
in lungo in cui la sorte lo oppone proprio al
favoritissimo di casa, il tedesco Luz Long. Una
magnifica gara la loro, con Owens che agguanta il
successo all'ultimo salto, superiore agli 8 metri, grazie
ad un prezioso consiglio che gli suggerisce lo stesso
Long.
Sono immagini di Berlino del 1936. Si vede Jesse Owens
Long, il beniamino del regime, battuto all'ultimo salto dal nero
d'America, che si complimenta e poi si fa fotografare con lui
mentre i gerarchi nazisti lasciano stizziti lo stadio.
Owens e Long sono sdraiati sulla pista d'atletica, sorridono, e sono bellissimi.
Hitler lascia lo stadio deluso mentre Long, sportivo di grande rilievo,
applaude il suo grande rivale. Luz cadrà in Sicilia durante la Seconda guerra
mondiale, e Jesse Owens, dopo il conflitto, si terrà sempre in contatto con la
moglie e il figlio Kai seguendone la sorte.
LORENZO PERONE
1904 - 1952
Lorenzo Perone era un operaio civile italiano,muratore della ditta Boetti, piemontese come
Se questo è un uomo. I due si
conobbero quando Levi era detenuto ad Auschwitz, di lui Primo ricorda la grande umanità
e grazie a lui afferma di aver ritrovato la forza per resistere e la speranza contro la
disperazione del lager. Ecco le parole dello scrittore torinese:
di incontrare Lorenzo.
La storia della mia relazione con Lorenzo è
termini concreti, essa si riduce a poca cosa: un
operaio civile italiano mi portò un pezzo di pane e
gli avanzi del suo rancio ogni giorno per sei mesi;
mi donò una sua maglia piena di toppe; scrisse
per me in Italia una cartolina, e mi fece avere la
risposta. Per tutto questo, non chiese né accettò
alcun compenso, perché era buono e semplice, e
non pensava che si dovesse fare il bene per un
compenso
io credo che proprio a Lorenzo debbo di essere vivo oggi; e
non tanto per il suo aiuto materiale, quanto per avermi
costantemente rammentato, con la sua presenza, con il suo
modo così piano e facile di essere buono, che ancora esisteva
un mondo giusto al di fuori del nostro, qualcosa e qualcuno di
ancora puro e intero, di non corrotto e non selvaggio,
estraneo all'odio e alla paura; qualcosa di assai mal definibile,
una remota possibilità di bene, per cui tuttavia metteva conto
di conservarsi.
I personaggi di queste pagine non sono uomini. La loro
umanità è sepolta, o essi stessi l'hanno sepolta, sotto l'offesa
Ma Lorenzo era un uomo; la sua
umanità era pura e incontaminata, egli era al di fuori di
questo mondo di negazione. Grazie a Lorenzo mi è accaduto
di non dimenticare di essere io stesso un uomo
Dopo la fine della guerra, sopravvissuto al lager e tornato a Torino,
Levi prese contatto con Perone e lo andò a trovare a Fossano, il suo
paese. In seguito provvide al suo ricovero per curare la tubercolosi
che, però, gli fu fatale e diede il nome Lorenzo ai propri figli in suo
onore. Nei libri Se questo è un uomo e Lilit e altri racconti lo
ricorda con profonda gratitudine.
Il 7 giugno 1998, Yad Vashem riconobbe Perone come Giusto fra le
Nazioni.
GIORGIO PERLASCA
1910-1992
Giorgio Perlasca è nato a Como il 31 Gennaio 1910 e muore il 15 agosto
1992.
Commerciante padovano ex fascista convinto, durante la seconda guerra
mondiale fu mandato per lavoro in Ungheria. Si finse console spagnolo
salvò migliaia di ebrei
ungheresi nell'inverno del 1944, rilasciando loro dei salvacondotti e
creando otto case rifugio, protette dall'Ambasciata Iberica.
Coprendo ogni sua azione con la bandiera spagnola, quindi di una
nazione neutrale, Perlasca recitò la parte del diplomatico internazionale
dal 1° dicembre 1944 fino alla liberazione dell'Ungheria, il 16 gennaio
1945.
Tutto ciò, però, avveniva senza che Madrid ne fosse al corrente.
Perlasca lasciò Budapest il 29 maggio del 1945, tra una piccola folla
riconoscente di salvati.
Perlasca è riconosciuto come Giusto fra le nazioni per aver salvato ben
5218 ebrei.
La sua tomba si trova nel cimitero di Maserà a Padova. La sua storia è
stata ricostruita dalla testimonianza di due donne ungheresi da cui sono
stati tratti in seguito libri e film. (dal sito Binario 21)
ODOARDO FOCHERINI
1907-1944
Odoardo Focherini è stato un dirigente d'azienda e intellettuale cattolico
italiano, Medaglia d'oro al Merito civile della Repubblica Italiana e iscritto
all'Albo dei Giusti tra le Nazioni a Yad Vashem per la sua opera a favore degli
ebrei, per la quale fu arrestato e morì nel campo di concentramento di
Hersbruck in Germania.
Nacque a Carpi da genitori di origine trentina, è stato uomo acuto, sensibile,
estroverso, sostenuto da una grande fede; Focherini ha vissuto intensamente
la sua vita, dedicandosi con passione al lavoro, agli amici, al giornale
"L'Avvenire d'Italia", all'Azione Cattolica e, soprattutto alla sua famiglia: la
moglie e i sette figli.
Nel 1942 iniziò l'attività di Odoardo a favore degli ebrei. Con l'8
settembre 1943 e l'occupazione tedesca, l'impegno di Focherini a
favore degli ebrei si fece più intenso e rischioso. Focherini riuscì a
mettere in piedi un'efficace organizzazione clandestina, capace di
condurre in salvo oltre 100 ebrei che a lui si affidarono. Le persone
che lo hanno conosciuto in quel periodo lo ricordano come una
persona serena e sorridente, che sapeva incoraggiare i profughi
terrorizzati e che aveva sempre una buona parola per loro. Il rischio
era alto e lo sapeva: erano in gioco la sua vita e quella della sua
famiglia. Focherini venne arrestato l'11 marzo 1944 presso
l'ospedale di Carpi, dove si era recato per organizzare la fuga
dell'ultimo ebreo da lui salvato. Venne prima condotto in carcere a
Bologna, poi trasferito al campo di concentramento di Fossoli e
infine deportato in Germania nel campo di concentramento di
Hersbruck dove trovò la morte il 27 dicembre 1944 a causa di una
setticemia.
I primi riconoscimenti vengono nel dopoguerra
dall'Unione delle Comunità israelitiche italiane che nel
1955 gli assegnò la Medaglia d'oro alla memoria per aver
salvato tante vite innocenti. Nel 1969 il suo nome è stato
iscritto assieme a quello dell'amico don Dante Sala,
nell'Albo dei giusti tra le nazioni a Yad Vashem. Nel 1996
la Diocesi di Carpi ha avviato la causa di beatificazione. Il
10 Maggio 2012 il Santo Padre Benedetto XVI ha firmato
il Decreto di Martirio. Nel 2007 è giunta dalla Repubblica
Italiana la Medaglia d'oro al Merito Civile alla memoria.
Se tu avessi visto,
come ho visto io in questo carcere, cosa fanno patire agli
ebrei, non rimpiangeresti se non di non averne salvati in
numero maggiore
GINO BARTALI
1914-2000
stato un grande ciclista su strada e dirigente
sportivo italiano. Professionista dal 1934 al 1954,
vinse tre Giri d'Italia (1936, 1937, 1946) e due Tour
de France (1938, 1948), oltre a numerose altre
corse tra gli anni trenta-cinquanta. Il 2
ottobre 2011 Bartali è stato inserito nel Giardino
dei Giusti del Mondo di Padova per l'aiuto offerto
agli ebrei durante la Seconda Guerra mondiale.
Soprannominato Ginettaccio, fu grande avversario
di Coppi. Leggendaria la loro rivalità, che divise
l'Italia nell'immediato dopoguerra. Proverbiale il
suo modo di dire: L'è tutto sbagliato, l'è tutto da
.
Un nuovo albero potrebbe essere presto piantato nel
giardino del Museo Yad Vashem di Gerusalemme, in onore di
Gino Bartali originario di Ponte a Ema, frazione di Firenze.
Questa volta non per le sue imprese sportive, ma per aver
aiutato centinaia di ebrei tra Toscana e Umbria durante la
famiglia dalla deportazione ad Auschwitz.
Il ciclista toscano fingeva di allenarsi per le grandi corse a
tappe che sarebbero riprese dopo il conflitto ma in realtà
trasportava documenti falsi, celati nel sellino della bicicletta,
per circa 800 ebrei nascosti in case e conventi tra Toscana e
Umbria. Centinaia di km percorsi in bici avanti e indietro, da
famiglie ricercate con feroce determinazione dai fascisti e dai
nazisti.
MASSIMILIANO MARIA KOLBE
1894-1941
Fu un frate francescano polacco che si offrì di prendere il
posto di un padre di famiglia destinato al bunker della
fame nel campo di concentramento di Auschwitz.
È stato beatificato nel 1971 da papa Paolo VI ed è stato
proclamato santo nel 1982 da papa Giovanni Paolo II.
Quando la Polonia venne occupata dai nazisti, Kolbe fu
arrestato più volte, il 28 maggio 1941 giunse nel campo
di concentramento di Auschwitz, dove venne
immatricolato con il numero 16670. Venne più volte
bastonato ma non rinunciò a dimostrarsi solidale nei
confronti dei compagni di prigionia.
La fuga di uno dei prigionieri causò una rappresaglia da
parte dei nazisti, che selezionarono dieci persone della
stessa baracca per farle morire nel bunker della fame.
Quando uno dei dieci condannati, Francesco Gajowniczek, scoppiò in
lacrime dicendo di avere una famiglia a casa che lo aspettava, Kolbe
uscì dalle file dei prigionieri e si offrì di morire al suo posto. In modo
del tutto inaspettato, lo scambio venne concesso: i campi di
concentramento erano infatti concepiti per spezzare ogni legame
affettivo e i gesti di solidarietà non erano accolti con favore.
Kolbe venne quindi rinchiuso nel bunker della fame. Dopo due
settimane di agonia senza acqua né cibo la maggioranza dei
condannati era morta di stenti, ma quattro di loro, tra cui Kolbe, erano
ancora vivi. Kolbe e i suoi compagni vennero uccisi con una iniezione di
acido fenico. Il loro corpo venne cremato il giorno seguente, e le ceneri
disperse.
All'ufficiale medico nazista che gli fece l'iniezione mortale nel braccio,
Padre Kolbe disse: «
» e mentre
l'ufficiale lo guardava con fare interrogativo, soggiunse: «...l'odio non
serve a niente... Solo l'amore crea !».
Francesco Gajowniczek riuscì a sopravvivere ad Auschwitz. Tornato a
casa, trovò sua moglie viva, ma i suoi due figli erano rimasti uccisi
durante un bombardamento russo. Morì nel 1995.
Oskar Schindler 1908-1974
Oskar Schindler è un industriale tedesco che durante la seconda
guerra mondiale si trasferisce a Cracovia, in Polonia e qui acquista
una fabbrica per produrre pentolame e poi munizioni. Approfitta
della seconda guerra mondiale per arricchirsi, ma quando si rende
conto di quello che sta accadendo agli ebrei, cerca di salvarli.
Nella fabbrica assume 1200 ebrei
deportazione nei campi di
concentramento.
Schindler muore nel 1974.
Nel 1967 viene riconosciuto Giusto tra
le nazioni per aver salvato 1200 ebrei.
La sua tomba si trova a Gerusalemme.
EZIO GIORGETTI e OSMAN CARUGNO
Ezio Giorgetti
alla cerimonia
di consegna
del titolo di
"Giusto tra le
Nazioni"
La targa ricordo
a Gerusalemme
nazisti e sfollate dalla Jugoslavia.
I 38 esuli avevano già trovato rifugio in Italia.
Da Asolo giungono in riviera grazie a indicazioni dalla contessa Clara Fieda,
prendono contatti con Ezio Giorgetti che gestisce la pensione Savoia a Bellaria.
Inizialmente costui li ospita perché pensava che fossero clienti di fine stagione,
per poi scoprire con la moglie Libia, che i loro ospiti nascondevano qualcosa.
Chiedono spiegazioni a Ziga Neumann, figura di riferimento del gruppo, e al
genero Joseph Conforti; i due parlano correttamente la lingua italiana. Questi
ultimi raccontano la loro storia, ricca di momenti delicati e dolorosi.
A questo punto Ezio Giorgetti , pur sapendo di rischiare la propria vita , decide
di aiutarli. Per fare questo si confida con Osman Carugno, maresciallo dei
carabinieri a Bellaria, che garantisce il loro trasferimento, prima a Igea Marina
poi nelle vicinanze di San Mauro Pascoli. Quando questo luogo diventa insicuro
si trasferirono a Pugliano e più precisamente a Villa Labor, conosciuta anche
aggregano ad alcune famiglie di Pugliano vecchio tra cui quella di Gabrielli.
Dopo che le truppe nemiche se ne andarono i 38 ebrei si misero in viaggio
verso Ancona, però prima si fermarono a Rimini a salutare il loro benefattore
Ezio.
dal diario di Joseph Conforti :
volte a San Marino. Un ministro, che era socialista, ci offrì un rifugio sicuro.
Decidemmo di accettare questa offerta solo in caso di estremo bisogno, ma
Infatti, il gruppo preferì rimanere in zone poco abitate ed accolse la proposta di
ospitalità degli abitanti di Pugliano, che con grande generosità misero a
disposizione le loro case e le risorse alimentari. Il 21 settembre 1944 le truppe
tedesche ,finalmente, lasciarono Pugliano e il 10 ottobre, dopo giorni di attesa
per la pioggia incessante, il gruppo di Ebrei riuscì a partire verso Ancona.
accompagnato il gruppo a Montemaggio; anche lui si ricorda la pioggia di quei
giorni e il viaggio sotto una quantità incredibile di acqua. Il sig. Grassi abita
ancora a Pugliano.
Sophie Scholl, decapitata per aver
combattuto il nazismo
° 24690
Cognome
Nome
MOHANDAS KARAMCHAND
Nato il
CARTA
a
N° 115977
Porbandar
Cognome
.. SCHOLL
..
Morto il
Nome
a
..
Birla House
Nata il
. 09/05/1921
.
Causa morte
a
Segni particolari nella storia Premio Nobel per la
Pace - Grande Guida Spirituale per
Pioniere e Teorico del satyagraha, la resistenza
all'oppressione tramite la disobbedienza civile di
massa che ha portato l'India all'indi-pendenza. Il
satyagraha è fondato sulla satya (verità) e Firma del titolare
sull'ahimsa (nonviolenza) ..
. FORCHTENBERG
. (DE)
Morta il
a
. MONACO DI BAVIERA
Causa morte
Sentenza : decapitazione
Data
Professione
Segni particolari nella storia
- combatte i nazisti
Professione
Uln Söflingen
Firma del titolare
Data
profeta della non violenza
Sophie Scholl
..
verso la libertà
Giorgio Perlasca, il finto
diplomatico
Veramente questo mondo dei Giusti ...
è un mondo meraviglioso!
QUESTO MONDO MERAVIGLIOSO
Ricordi il verde degli alberi,
così belli nel cielo
le rose rosse,
Sono anche sui volti dei passanti.
sai che fioriscono,
Vedi amici scambiarsi strette di mano
ma non per te.
E pensi dentro di te
Quello che dicono in realtà
Ricordi il blu del cielo
e il bianco delle nuvole,
Il giorno luminoso,
La notte scura
e pensi dentro di te:
Senti i bambini piangere,
impareranno molto più di quanto
hai potuto mai conoscere.
E pensi dentro di te
Sì, pensi dentro di te
A conclusione del nostro lavoro di ricerca, attraverso cui vi
abbiamo fatto conoscere alcune persone che hanno reso migliore
il nostro mondo con il loro coraggio e la loro generosità,
In questi anni abbiamo capito che dobbiamo impegnarci a non
dimenticare, perché dobbiamo essere consapevoli che gli orribili
eventi della shoah potrebbero, purtroppo, ancora accadere, ma
nulla in cambio ci fanno sperare e ci lasciano un modello da
seguire, perché hanno tracciato una strada che noi ragazzi e adulti
possiamo percorrere per cercare di essere più umani e per
costruire un futuro migliore per tutti.