l`invasione continua

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l`invasione continua
Anno IV - Numero 89 - Mercoledì 15 aprile 2015
Direttore: Francesco Storace
Regionali
Roma
Economia
Caos in Puglia,
Fdi tira dritto
Cup e mafia capitale,
sequestrati gli atti
Debito pubblico
ennesimo “record”
a pag. 3
VERSO IL VOTO DI FIDUCIA SULLA LEGGE ELETTORALE
Oggi l’Italicum
arriva al bivio
Assemblea dei deputati pd
sotto i diktat di Renzi
l paradosso è enorme. Tuonano che contro i piccoli
partiti bisogna fare leggi elettorali adeguate; poi alla
prova dei fatti i ricatti sono tutti interni - sempre - ai
colossi della politica.
Accadeva ieri col Pdl, attorno alla cui crisi franò il governo
Berlusconi; accade ora col Pd, che sulle norme che regolano
il voto rischia di farsi male per lo scontro aperto tra Renzi
e la minoranza del suo partito.
Stasera tocca ai deputati dire sì o no alle condizioni poste
dal premier. Che con la delicatezza di un elefante in cristalleria pone diktat ai suoi e al Parlamento intero. In
buona sostanza, si sta per passare da un Italicum figlio di
un grande accordo tra i due grandi partiti del Nazareno,
all’approvazione di una legge elettorale a stretta maggioranza e con vistose contraddizioni.
Due, innanzitutto: l’assenza sostanziale di preferenze per
la scelta popolare dei deputati; e l’introduzione di un
premio di lista anziché di maggioranza; entrambe rischiano
di vanificare la partecipazione degli elettori al voto. Se il
risultato è già fotografato dalla norma in gestazione,
perché il cittadino dovrà ratificare scelte di palazzo?
Tanto più se Renzi riuscisse a piegare, fin da stasera, gli
ultimi oppositori rimasti, quel centinaio di deputati del
suo partito che fanno la fronda a rate. Il bivio Italicum
rischia di essere oltrepassato persino con un indigeribile
voto di fiducia in Parlamento. Sarebbe l’ennesimo oltraggio
alla democrazia imposto da un governo che sta lì senza
aver preso neppure un solo voto popolare.
Ecco, il nodo: la Repubblica dei senzavoto. Mille facce
oscure chiamate a dire sissignore da uno solo, il potente
di Palazzo Chigi. Che nessuno ha eletto al posto dove sta
e che però non ha avuto neanche il coraggio di mettere in
campo - e lì sarebbe stato coerente - una riforma costituzionale che restituisse lo scettro al popolo almeno con la
riforma presidenzialista.
L’Italicum è il peggio che si potesse immaginare. Sta alla
Camera impedire il misfatto.
Francesco Storace
I
Giustizia
per Contrada
Colosimo a pag 2
LA SCUOLA VENUTA GIÙ A OSTUNI
Il crollo annunciato
a pag. 8
a pag. 6
ALTRI MILLE PROFUGHI SBARCATI A PALERMO E NUOVI ARRIVI PREVISTI DA UNA LIBIA ALLO SBANDO
di Igor Traboni
ltri 1100 profughi,
in gran parte somali, sono sbarcati
ieri a Palermo e
sono in attesa di
essere trasferiti verso centri
di accoglienza non solo della
Sicilia ma anche del resto
d'Italia. E subito sono divampate altre polemiche, anche
perché gli sbarchi dovrebbero intensificarsi nei prossimi giorni, con l’arrivo di
altre decine di migliaia di immigrati sulle coste italiane.
Tutti i prefetti sono stati quindi
sollecitati dal Viminale ad individuare strutture di accoglienza sui territori di pertinenza, proprio per far fronte
al massiccio arrivo di migranti. I centri sono infatti
praticamente tutti pieni e servono quanto prima altri posti.
E’ fin troppo scontato prevedere che si proceda quindi
a requisire soprattutto alberghi laddove ve ne sono, ovvero nelle località turistiche.
Ipotesi rispetto alla quale su
facebook il segretario della
Lega Matteo Salvino ha così
commentato: "Alfano e Renzi
cercano altri 6.500 posti letto
per gli immigrati. Chiedo ai
governatori, ai sindaci, agli
assessori e ai consiglieri della
Lega di dire no, con ogni
mezzo, a ogni nuovo arrivo.
Come Lega siamo pronti a
occupare ogni albergo, ostello, scuola o caserma destinati
ai presunti profughi". Salvini
è stato subito criticato dal
presidente della Camera Boldrini, la prima a correre ‘in
soccorso’ degli immigrati e
A
LA CORTE EUROPEA: NON ANDAVA CONDANNATO
a pag 11
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
L’INVASIONE
CONTINUA
I prefetti si preparano a requisire
alberghi nelle città turistiche
della nuova invasione.
Ma la cronaca incombe su
queste vicende e c’è da registrare che sarebbero circa
400 vittime di un naufragio
avvenuto a 24 ore dalla partenza dalla Libia, e tra questi
molti giovani e minorenni. Almeno così emerge dalle testimonianze raccolte da Save
the Children tra i 150 superstiti, sbarcati ieri a Reggio
Calabria dalla nave Orione
insieme ad altre centinaia di
migranti recuperati da altre
imbarcazioni.
I testimoni hanno parlato anche di esperienze atroci di
violenze subite prima dei
naufragi ma anche durante,
come il caso segnalato di
una vittima data in pasto agli
squali. Lo scafista di quest’ultima imbarcazione è stato poi
rintracciato e fermato dalla
polizia nei pressi di Ragusa.
Queste testimonianza riferiscono anche di una situazione
in Libia sempre più fuori controllo, con episodi ripetuti di
violenza anche per le strade.
Ecco dunque che migliaia di
altri libici sarebbero pronti a
prendere il mare per raggiungere l’Italia.
E il nostro governo? A parte
la ricerca spasmodica di altri
alloggi per i profughi, ieri il
ministro Gentiloni ha saputo
solo ‘rincuorarci’ circa l’assenza (a suo dire) di terroristi
su questi barconi.
SEMPRE PIÙ MINACCIATI, MA PER IL DECRETO ANTITERRORISMO SERVE LA SOLITA FIDUCIA
L’Isis adesso ci canta
l’inno in italiano
n video con un inno dell'Isis, sottotitolato in italiano, in cui si minacciano
sgozzamenti e punizioni varie,
circola sui canali web frequentati dagli estremisti islamici.
"Presto, presto" è il titolo della
canzone, scovata su internet
dal sito Wikilao e messa subito
all'attenzione di antiterrorismo
e intelligence. "Presto...presto
rimarrete sorpresi, come un
fulmine a ciel sereno vedrete
le battaglie sorgere sulle vostre
terre", così inizia l’inno su musiche dal chiaro stampo arabeggiante.
Insomma, l’Italia finisce di nuovo
e ancora più pesantemente
nel mirino dei terroristi islamici,
che da tempo hanno preso di
mira il nostro Paese, e Roma in
particolare per la presenza del
Vaticano, in quanto centro della
U
cristianità e dunque nemico
da combattere e sconfiggere.
Tutto questo mentre il Parlamento ancora cincischia attorno
al decreto antiterrorismo, tanto
che ieri alla Camera è stata
messa l’ennesima fiducia prima
del voto, su un pacchetto di
norme che tra l’altro non differisce nella sostanza da quello
già presentato in Senato e che
pure ha raccolto critiche abbastanza pesanti e mirate.
Come quelle avanzate dal Cen-
tro Studi del Senato, di cui in
verità solo questo giornale –
nell’edizione di ieri – e pochi
altri organi di informazione
hanno dato conto.
Eppure, la guardia non va assolutamente abbassata, anche
se "L'Isis ha perso il dominio
di circa il 25%-30% delle zone
popolate del territorio iracheno
dove prima aveva completa libertà di movimento", come affermato ieri dal Pentagono,
precisando che l'area esaminata si trova nel nord e nel
centro del Paese. Una valutazione arrivata in concomitanza
con la prima visita alla Casa
Bianca del premier iracheno
Haider al Abadi. Secondo il
Dipartimento di Difesa però
"resta immutata la presenza
degli jihadisti in Siria". E dunque
il pericolo.
2
Mercoledì 15 aprile 2015
ATTUALITA’
LA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO CONDANNA LO STATO A VERSARGLI 10MILA EURO PER DANNI MORALI
Strasburgo rende giustizia a Contrada
Il reato di concorso esterno in associazione mafiosa “non era sufficientemente chiaro”
La rabbia dell’ex 007: “Ora l’Italia riconosca la mia innocenza”
di Federico Colosimo
na sentenza che fa giurisprudenza. Che
umilia la giustizia italiana e ne mina la
credibilità. Storica. La Corte Europea
dei diritti dell’uomo chiude definitivamente il caso: Bruno Contrada non doveva essere condannato per concorso esterno in
associazione mafiosa. Perché, all’epoca dei fatti
(1979-1988), il reato “non era sufficientemente
chiaro”. Per tutti questi motivi lo Stato deve versare
all’ex numero 2 - ritenuto colpevole di collusioni
con boss e intrecci con la criminalità organizzata
- del Sisde 10mila euro per danni morali.
Una miseria se consideriamo quello che ha
dovuto subire il “vecchio” 007. Che ha finito di
scontare, nell’ottobre 2012, un’ingiusta pena a 10
anni di prigione per un crimine infamante che lui
stesso ha sempre sostenuto di non aver commesso.
Per l’Italia ecco l’ennesima stangata dai giudici
di Strasburgo. Che già nel 2014 l’avevano condannata per aver violato – tra il 24 ottobre 2007 e
il 24 luglio 2008 – i diritti dell’allora detenuto
Contrada che, essendo malato, avrebbe avuto
bisogno di trattamenti sanitari giusti, mai riservatigli.
E certamente di un’altra misura cautelare, magari
quella meno afflittiva degli arresti domiciliari, ottenuta solo successivamente e all’età di 77 anni.
Un abuso, l’ennesimo, che costò al Paese 15 mila
euro.
Fiaccato per gli acciacchi, Contrada non s’è dato
mai per vinto. Barba bianca, un bastone per sorreggerlo, l’ex capo della mobile di Palermo ha
U
vinto la sua battaglia con la (in)giustizia italiana.
Niente e nessuno potrà mai risarcirlo adeguatamente della sofferenza e dei danni subiti. Neanche
un pezzo di carta della Corte dei diritti dell’uomo
che Contrada ha aspettato per molto tempo. Un
foglio che gli riconsegna quella dignità che la
Cassazione, nel 2007, confermando la condanna
in appello, gli aveva tolto. Una mortificazione che
solo 1 anno dopo lo portò a richiedere l’eutanasia.
Con la sorella che spiegava come
Contrada volesse farla finita con “l’unica
strada percorribile per mettere fine
alle sue infinite pene”.
Non è un successo definitivo, ma forse
solo parziale. Perché l’ex 007 non si
darà pace fino a quando il nostro sistema giudiziario non lo riterrà innocente. Il 24 settembre 2011 la Corte
d’appello di Caltanissetta ha dichiarato
definitivamente inammissibile la richiesta di revisione del processo nonostante in un primo momento avesse
ritenuto come l’istanza non fosse manifestamente infondata. Tant’è, dopo
le “verità” dei parrucconi di Strasburgo,
lo scenario potrebbe cambiare. Anche
se sarà difficile e bisognerà aspettare
comunque prima le motivazioni di
sentenza. Ciò che è certo è che Contrada non si rassegnerà. Tutt’altro. Perché “quello che mi interessa – ammette
– è la giustizia italiana, non quella europea. Deve essere un nostro tribunale
a stabilire che sono stato condannato e messo in
prigione da innocente. Ben 23 anni di sofferenze
non si cancellano neppure con 10 miliardi, altro
che 10 mila euro. Nessuna cifra può ripagare la
distruzione di un uomo da punto di vista morale
e fisico, civile e sociale, professionale e familiare.
Non è questione di prezzo, non mi interessa. Il
giusto verdetto va emesso in nome del popolo
italiano. Non europeo”.
POST DI UN AGENTE SU FACEBOOK
“Io c’ero e lo rifarei”:
Diaz, nuove polemiche
pochi giorni di distanza dalla sentenza
della Corte europea dei diritti dell’uomo di
Strasburgo che ha condannato l’Italia per
le torture comminate dai poliziotti all’interno della
caserma Diaz di Genova durante il G8, tornano
le polemiche, dopo il post di un poliziotto e rappresentante sindacale che ieri su facebook ha
scritto: "Io sono uno degli 80 del VII Nucleo.Io
ero quella notte alla Diaz. Io ci rientrerei mille e
mille volte". Quindi, anche una serie di giudizi
assai poco lusinghieri su Carlo Giuliani, il giovane
morto investito da una camionetta dei carabinieri
mentre assaltava i militari dell’Arma.
Il post dopo pochi minuti aveva raccolto circa
duecento "mi piace".
In attesa di conferme sull'autenticità o meno del
profilo, con le verifiche scattate immediatamente
dopo, il Dipartimento di Pubblica sicurezza ha
fatto sapere che, se dagli "accertamenti relativi
alla effettiva paternità delle dichiarazioni contenute"
si trovasse conferma che il post su Facebook è
effettivamente di un poliziotto, "si avvieranno le
conseguenti procedure disciplinari, laddove l’Autorità Giudiziaria non dovesse ravvisare profili di
rilevanza penale".
A
IL MINISTRO GENTILONI CONTINUA CON LA SOLITA CANZONE STONATA E ATTACCA I PREDECESSORI
Solo e soltanto parole sui Marò
Ma siamo ancora al “dialogo” con gli indiani e con chi voleva la testa dei due fucilieri
arole, parole, parole. Solo
e soltanto parole sui Marò.
Come quelle che ieri è tornato a pronunciare Paolo Gentiloni
a Radio 24. Il ministro degli Esteri
continua imperterrito con la solita
canzonetta e insiste: “Negli ultimi
mesi s’è aperto un filo di dialogo
e contatto tra il governo italiano
e quello indiano, che deve portare
a una soluzione definitiva del
caso. Si tratta di una vicenda do-
P
lorosa e complicata, dove è meglio
non fare previsioni di tempo”.
D’altronde la vicenda, vergognosa,
va avanti da “solo” 3 anni.
Il titolare della Farnesina crede di
sfangarla con l’aiuto di qualche
velina e una sparata qua e là della
sua collega Pinotti. Alzate di testa
volte a strappare qualche titolo
patriottico sui giornali. Gonfiare i
muscoli una volta ogni tanto serve
a poco. Dall’India continuano a
rimarcare un concetto fondamentale: cioè che sui due fucilieri di
Marina a pronunciarsi dovrà essere la magistratura, perché la
vicenda non è solo una discussione fra 2 esecutivi.
Dopo 36 mesi di tira e molla,
promesse non mantenute, errori
grossolani e rancori maturati nelle
segrete stanze della diplomazia,
è arrivato il momento di dire
basta. Adesso è troppo tardi per
avviare quel famoso arbitrato internazionale che l’Italia, nonostante
gli annunci, non ha mai attivato.
Per molti motivi: prima di tutto
perché non sa a chi spetta “arbitrare” la partita. L’Onu s’è tirata
indietro e lavandosene le mani
ha parlato di “questione bilaterale”.
Tant’è, la procedura è in alto mare
e ormai non si può più prendere
in considerazione. Renzi lo sa
bene, perché così facendo per-
derebbe altro tempo. Insomma,
ci troviamo nuovamente di fronte
a uno scambio di vedute, nulla
più. Le “trattative” vanno avanti,
ma il contenuto di queste è nascosto.
L’intricatissimo caso di Latorre e
Girone è seguito adesso con estrema attenzione dal nuovo Capo
dello Stato, Sergio Mattarella, che
nel suo discorso alle Camere ha
dichiarato che occorre continuare
a dispiegare il massimo impegno
possibile per arrivare a una soluzione positiva con il loro ritorno
in patria. Peccato che in tutto
questo tempo i 3 diversi esecutivi
che si sono succeduti hanno sba-
gliato tutto. O meglio, non hanno
azzeccato nulla.
Ora basta. Serve determinazione,
perché nessuno, tantomeno l’India, può continuare a trattarci
come delle pezze da piedi. Quella
“verve” usata per riempire di inchiostro le prime pagine dei principali quotidiani italiani da molti
ministri, adesso deve essere usata dai nostri politici, anche da
quelli che siedono al parlamento
europeo, per trovare una soluzione definitiva. A sostegno della
vicenda non bastano più i fiocchetti gialli sul bavero della giacca, ma azioni concrete per riportarli a casa. F.Co.
NON SI PLACANO LE ACQUE DOPO LE PAROLE DI BERGOGLIO SUL GENOCIDIO ARMENO
La Turchia insiste: “Il Papa ha sbagliato”
Durissimo il premier Erdogan che lancia una sorta di “avvertimento” al Vaticano
estano parecchio agitate le acque
tra la Turchia e il Vaticano, dopo
le parole di Papa Bergoglio sul
genocidio degli armeni. E ieri è arrivato
una sorta di “avvertimento” al pontefice
da parte del presidente turco Recep
Tayyp Erdogan: "Condanno il Papa e
lo invito a non ripetere questo errore".
Ricordando la visita compiuta in Turchia
dal Pontefice nel novembre del 2014 ,
Erdogan ha detto che "ora, dopo le
sue affermazioni, ho un'opinione diversa
su di lui, sia come politico, sia come
religioso. Quando i politici o i religiosi
intervengono nel ruolo di storici, emergono cose senza senso come questa.
Qui voglio ripetere il nostro appello a
creare una commissione congiunta di
storici e sottolineare che siamo pronti
R
ad aprire i nostri archivi. Non permetterò che gli eventi storici siano deviati
dal loro corso in una campagna contro
il nostro Paese e la nostra nazione".
Già il primo ministro turco, il ministro
degli esteri e il Gran Muftì avevano
criticato le parole del Papa e il governo
di Ankara aveva convocato il rappresentante del Vaticano in Turchia e richiamato il proprio inviato presso la
Santa Sede, mentre la stampa turca
aveva ricordato le diverse posizioni
sulla interpretazione degli eventi del
1915: secondo gli armeni, un milione
e mezzo di individui di fede cristiana
della loro comunità fu sterminato dall'esercito ottomano, mentre Ankara ribatte che i numeri sono esagerati e
che quelle morti vanno inquadrate nel
prezzo di sangue pagato alla prima
guerra mondiale.
Intanto si registra un’altra presa di posizione importante, secondo cui la reazione della Turchia davanti alle parole
di papa Francesco sul genocidio degli
armeni tradisce proprio il tentativo di
occultare e cancellare uno sterminio
pianificato di cui esistono prove documentarie inoppugnabili. Lo ha detto a
Vatican Insider, il sito specializzato
della Stampa, il Catholicos armeno
apostolico Aram I, Catholicos armeno
della Grande Casa di Cilicia. Per il
Capo del Catholicosato della Grande
Casa di Cilicia, che ha partecipato alla
cerimonia nella basilica di san Pietro,
questo è il tempo in cui i cristiani occidentali sono chiamati a manifestare
“in una maniera più concreta e tangibile” la loro vicinanza ai cristiani del
Medio Oriente. Ma “non sto affatto dicendo che occorre indire nuove Crociate. Noi siamo contro questo”.
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Mercoledì 15 aprile 2015
ATTUALITA’
MA RESTA ANCORA APERTA LA PARTITA, DOPO LA VIRATA DI FORZA ITALIA SULLA POLI BORTONE
Puglia, FdI conferma: sostegno a Schittulli
atica a dipanarsi la matassa
del centrodestra in Puglia, in
vista delle imminenti elezioni
regionali. Ieri Giorgia Meloni,
presidente di Fratelli d’Italia,
ha comunque confermato la celta di
convergere su Francesco Schittulli, rispetto ad Adriana Poli Bortone, l’ex ministro che, seppur tesserato proprio con
FdI, è stata candidata da Forza Italia.
"Il nostro obiettivo – ha ribadito ieri la
Meloni - è mandare a casa un governo
dei poteri forti e su questo facciamo le
nostre scelte, ad altri sembra che non
interessi più che il centrodestra vinca.
"Fratelli d'Italia è nato quando il Pdl sosteneva i governi Monti e Letta, perché
noi non facciamo accordi con la sinistra,
non amiamo il consociativismo del Ppe
in Europa e non facciamo patti del Nazareno con Renzi. E questo vale a livello
nazionale e a livello regionale: Fratelli
d'Italia non fa il gioco della sinistra. Non
lo facciamo nelle Marche dove Fi sostiene il governatore uscente del Pd e
non lo facciamo in Puglia dove Fi ha
ora deciso di far perdere il candidato
di centrodestra da lei stessa indicato
pochi giorni fa. In Puglia, come in tutte
le regioni d'Italia sosterremo il candidato
di centrodestra che può battere la sinistra
e la politica asservita alle lobbies di
Matteo Renzi. Questa per noi è la coerenza e il rispetto dei nostri elettori",
ha detto ancora la Meloni, per poi chiosare: “Non si può pensare che se Berlusconi litiga con Fitto, noi lo seguiamo.
Da qui la conferma di quella che la Meloni definisce "la scelta iniziale" per
Francesco Schittulli. E alla Poli Bortone
F
E A GIUGLIANO FINISCE SOTTO INCHIESTA
IL PD VINCITORE DELLE PRIMARIE A SINDACO
Coop: restano in carcere
i due maggiori indagati
l Tribunale del Riesame di Napoli ha
confermato le ordinanze di custodia
in carcere per Francesco Simone e
Maurizio Rinaldi, rispettivamente responsabile relazioni
esterne e responsabile di area della Cpl
Concordia. La conferma riguarda tutte
le accuse contestate:
associazione per delinquere, corruzione,
corruzione internazionale, riciclaggio
e false fatturazioni. I
giudici hanno disposto la trasmissione degli atti alla Dda
della Procura di Bologna per
competenza territoriale.
Intanto dalla Campania arrivano altre brutte notizie per
il maggior partito della sinistra
italiana: Antonio Poziello, vincitore delle primarie del Pd
per la carica di sindaco di
Giugliano grosso centro in
provincia di Napoli, è stato
I
manda un messaggio chiaro: "Non si
presti a un'operazione strumentale, così
rischia di arrivare terza".
Quest’ultima, dal canto suo, è tornata a
lamentare il fatto che la Meloni non
l’abbia chiamata dopo la riunione nazionale del partito dell’altro ieri sera. E
poi ha un messaggio in bottiglia anche
per Raffaele Fitto: "Non dovrebbe avere
problemi nei miei riguardi, perché quando si è trattato di Lecce, alle amministrative del 2012, è stato proprio Fitto a
venire da me a chiedermi di non presentare liste alternative al suo candidato,
Perrone, per fare in modo che il centrodestra fosse unito. Così come abbiamo
avuto l'intelligenza di mettere da parte
rancori e scortesie fatte a suo tempo e
conciliare le diverse esigenze, allo stesso
modo penso che Fitto abbia interesse dopo due sconfitte che ci sono state in
Puglia - a mettere da parte qualsiasi
problema per ritrovare, proprio con me,
un percorso comune".
rinviato a giudizio dal gup di
Napoli Vittoria Foschini nell'ambito di un'inchiesta sui
corsi di formazione in Campania risalente al 2008. La
prima udienza del processo
è stata fissata per il prossimo
15 maggio dinanzi alla terza
sezione penale del tribunale
di Napoli. Nei suoi confronti
viene ipotizzata l'accusa di
associazione a delinquere.
POTRÀ SPOSTARSI LIBERAMENTE ANCHE OLTRE I CONFINI NAZIONALI, SENZA ULTERIORI OBBLIGHI
Mediaset, Berlusconi è un uomo libero
Pena estinta, cancellata anche l’interdizione dai pubblici uffici. Restano però gli effetti
della legge Severino, con l’ex Cav che al momento potrà tornare a candidarsi solo nel 2018
uovamente libero, a tutti gli effetti.
Pena definitivamente espiata, Silvio
Berlusconi è tornato ad essere un
cittadino come tutti gli altri. Potrà spostarsi
liberamente anche oltre i confini nazionali
e non avrà più alcun obbligo con la giustizia. Non dovrà rendere conto a nessuno
dei suoi spostamenti da Milano a Roma,
se non a Dudù. Tornando a disporre anche
del suo passaporto.
Il tribunale di Sorveglianza meneghino
ha depositato l’ordinanza che dichiara
l’esito positivo dell’affidamento ai servizi
sociali concesso all’ex Cav nella primavera
dello scorso anno per scontare la condanna
(quattro anni di carcere, ridotti a uno per
via dell’indulto), rifilatagli dalla Cassazione
nel processo per frode fiscale nel caso
dei diritti tv, il 1°agosto del 2013.
Dopo lo sconto di pena ottenuto per buona
condotta – che aveva ridotto di 1 mese e
mezzo la durata del ‘castigo’ - il Caimano
può finalmente esultare. Il provvedimento
certifica il comportamento corretto mantenuto dal leader di Forza Italia, dopo lo
scivolone - isolato - delle dichiarazioni
contro la magistratura, che gli erano costate
una diffida da parte del giudice Beatrice
Crosti. Da quel momento in poi, nessuna
sbavatura e una condotta impeccabile.
Il tribunale ha dichiarata estinta pure la
pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per 3 anni. L’ex premier potrà
dunque tornare anche a votare, ma resta
ineleggibile in base alla nota legge Severino, la cui applicabilità retroattiva è molto
N
IL LEADER DEL SUO “ESERCITO”
E Silvio candida
Furlan a Venezia
imone Furlan, membro
dell'ufficio di presidenza
di Forza Italia e leader
dell'Esercito di Silvio, è il
candidato per Forza Italia alla
presidenza della provincia di
Venezia".
Lo ha annunciato ieri direttamente Silvio Berlusconi in
una dichiarazione. "E' un imprenditore ha aggiunto il Cav
parlando di Furlan - che conosce le esigenze delle imprese piccole, medie e grandi.
E' un uomo coraggioso che
ha saputo realizzare il progetto
del cosiddetto Esercito di Silvio convincendo centinaia di
giovani alla politica attiva,
alla partecipazione, all'impegno personale".
"Simone - ha aggiunto Berlusconi - conosce molto bene
il Veneto e le sue esigenze.
Nel Consiglio Regionale saprà
sostenere le battaglie utili e
concrete per realizzare i pro-
S
contestata e non solo dai legali dell’uomo
di Arcore, che hanno fatto ricorso alla
Corte di Strasburgo. Ma anche da quelli
del sindaco di Napoli Luigi De Magistris,
oltre che del primo cittadino decaduto di
Salerno, Vincenzo De Luca.
In merito alla discussa norma, Berlusconi
non potrà candidarsi fino al 2019, anche
se potrebbe calare il jolly della carta della
“riabilitazione”, prevista sempre dal provvedimento varato dall’ex guardasigilli: se
dovesse essergli concessa questa “atte-
nuante”, potrebbe anticipare di almeno
un anno il suo rientro in politica. Ma per
chi ha fretta – almeno a parole – di riprendersi la scena e soprattutto l’Italia, troppo
tempo ancora deve passare. Anche perché
i tempi di attesa – in media – per una pronuncia della Corte di Strasburgo si aggirano
sui 4 anni.
Un passo per volta. Dopo la tempesta
(giudiziaria), su Arcore è tornato a splendere il sole. Berlusconi è nuovamente un
Marcello Calvo
uomo libero.
grammi che presenteremo a
tutti gli elettori veneti durante
la campagna elettorale. Forza
Simone! Forza Veneto! Forza
Italia!", ha concluso il leader
azzurro.
E Furlan? Nelle sue dichiarazioni si è limitato a festeggiare
la decisione del tribunale di
sorveglianza di Milano che
ha dichiarato estinta la pena
accessoria dell'interdizione
per due anni ai pubblici uffici
per Silvio Berlusconi. “Il nostro presidente - ha detto
Furlan - ritorna in campo più
forte di prima e il suo contributo è ancora di piú fondamentale in un periodo in cui
qualcuno cerca di agire contro
il bene dei nostri elettori a
colpi di piagnistei e decisioni
autonome. Sono sicuro che
il nostro presidente saprà traghettare Forza Italia verso
l'ennesimo successo alle Regionali", ha concluso.
4
Mercoledì 15 aprile 2015
ATTUALITA’
DALLA TOSCANA ATTACCO A QUELLE A STATUTO SPECIALE, LA SERRACCHIANI (FRIULI) REPLICA PICCATA
Dem: scoppia la guerra anche sulle Regioni
I due governatori litigano sulle competenze ma soprattutto sui soldi
anto per non farsi mancare niente, adesso nel Pd scoppia anche
una ‘bella’ lite sulle Regioni ordinarie e quelle a statuto speciale, tra Debora Serracchiani,
la numero due del partito sempre in
procinto di trasferirsi in qualche ministero
a Roma ma ancora al palo della presidenza del Friuli Venezia Giulia, ed Enrico
Rossi, presidente della Toscana.
“È un controsenso rinnovare l’Italia – ha
detto quest’ultimo, ripetendo il leit motiv
già suonato nei giorni scorsi – senza toccare le Regioni a Statuto speciale”. La
Serracchiani ha subito replicato piccata:
“Ribadisco che il Friuli Venezia Giulia
non gode di privilegi, ma soprattutto
che il presidente della Toscana possa
ambire per la sua Regione a gestire
maggiori competenze, non a ridurre
quelle degli altri. Certo l’Autonomia
comporta anche l’assunzione di responsabilità dirette dal punto di vista finanziaria, che forse a qualcuno non sono
immediatamente evidenti ma che ci sono
e bisogna saper gestire. C’è chi gestisce
bene e chi no. Per esser chiari, le cinque
sorelle citate del presidente Rossi non
esistono, se non in un discorso banalizzante, come mettere mele e pere nello
stesso cesto. Lo stesso articolo 116 della
Costituzione italiana ci ricorda che esistono ampie diversità tra gli Statuti speciali e altrettanto vale nella loro concreta
applicazione”.
La pupilla (non la sola, certo, ma una
delle più accreditate) di Matteo Renzi
passa poi più da vicino alla materia fiscale, come riporta con dovizia di parti-
T
POLEMICHE NEL VALDARNO
Master contestato,
Donzelli chiede lumi
lmeno 30 mila
euro di soldi
pubblici spesi
dalla Regione per pagare un master all'università Bocconi di
Milano a tre funzionari, fra cui l'ex sindaco di Figline Valdarno, cittadina vicino
Firenze, di Riccardo
Nocentini del Pd. Tutto
in orario di lavoro con
rimborso viaggi, pasti e pernottamenti. Rossi faccia chiarezza e dica se è vero, perchè in tal caso sarebbe l'ennesima vergogna della sua
gestione.
Così, in una nota, il capogruppo di Fratelli d'Italia in
Regione e candidato a governatore Giovanni Donzelli,
interviene su una denuncia
presentata dai Cobas e chiede lumi al presidente della
Regione Toscana.
"Si tratterebbe di un vero e
proprio scandalo- aggiunge
Donzelli- perché oltre a sprecare denaro pubblico crea
A
Debora Serracchiani; nel box, Giovanni Donzelli
colari il sito internet del Messaggero
Veneto: “Dal decreto del 2011 di Mario
Monti, il Salva Italia tutte le manovre
statali di finanza pubblica sono intervenute anche attraverso la trattenuta diretta
di quote di compartecipazione dei tributi
erariali di spettanza delle Regioni Speciali. Si continua a dimenticare che dentro
la spesa pro capite per il Friuli Venezia
Giulia vanno interamente computati il
trasporto pubblico locale e la sanità. E
poi, Fvg, Valle d’Aosta e le Province autonome di Trento e Bolzano hanno tra le
competenze anche quella sulla finanza
locale, con cui vengono finanziati i Comuni e le Province. La diretta presa in
carico di simili funzioni non è sinonimo
di privilegio, ma assunzione diretta di
responsabilità finanziaria e di garanzia
dei servizi prestati ai cittadini. È dunque
chiaro che non è corretto mettere a paragone la spesa pro capite annua delle
Regioni ordinarie e di quelle Speciali”.
Poi, un tentativo – a metà – di gettare acqua sul fuoco: “Ho stima del presidente
Rossi e credo che sia stato un amministratore impeccabile della sua Regione.
Ma credo che per rinnovare l’Italia non
serva passare sotto un rullo compressore
tutte le differenze o dimenticare le specificità storiche e geopolitiche. Soprattutto
credo che bisogna prendere di mira
guasti, privilegi e sprechi là dove ci sono
davvero”, conclude la Serracchiani.
un'evidente vantaggio in favore dei funzionari che già
lavorano per la macchina
pubblica, in una Regione
già allergica al metodo dei
concorsi. Guarda caso fra
di loro c'è anche un ex sindaco del Partito democratico- aggiunge Donzelli-. Rossi
spieghi le procedure, ma
non ci stupirebbe che fosse
tutto vero, frutto di un sistema
che già ben conosciamo,
costruito in decenni di malgoverno della sinistra, alla
faccia della meritocrazia e
del buon uso del denaro
pubblico".
DURISSIMO ATTACCO DEL CDR DEL GIORNALE, MENTRE SI ALLONTANA LA DATA DEL RITORNO IN EDICOLA
“L’Unità merce di scambio tra fazioni del partito”
N
Bertinotti parla di lavoro e
essuna schiarita ancora degna di
questo nome nel cielo del futuro
dell’Unità, il giornale fondato da
Antonio Gramsci e poi passato attraverso
varie vicissitudini, fino alla chiusura dei
mesi scorsi e all’entrata in scena del
gruppo Veneziani, editore di alcune
riviste di gossip.
Ieri il comitato di redazione del giornale
è tornato a far sentire la sua voce, con
una serie di accuse proprio, e soprattutto,
nei confronti del partito democratico: "I
giornalisti dell'Unitá hanno accettato 35
giorni fa (era il 5 marzo) un accordo doloroso con la società Unità srl del gruppo
Veneziani, partecipata dalla Pessina costruzioni e al 5% dalla fondazione Eyu
del Pd, con l'obiettivo di favorire la riapertura in tempi. Risale a tre settimane
fa la sentenza del tribunale fallimentare
di Roma che ha dato l'ok al piano di liquidazione presentato dal collegio dei
liquidatori della Nie, la societá che ha
pubblicato il giornale fino al 31 luglio
scorso. Tutti i passaggi tecnici necessari
alla riapertura del quotidiano sono stati
superati. Cosa manca per procedere
alla nomina di un direttore?"
Il sindacato interno dei giornalisti si chiede quindi "cosa bisogna ancora aspettare
perché si sblocchi il percorso con la
presentazione del piano editoriale, l'intesa
con il sindacato sui criteri di assunzione
e poi la selezione del personale? E' inaccettabile che l'Unitá sia usata come merce
di scambio tra le diverse fazioni del Pd.
E' inaccettabile che un'azienda editoriale
sia piegata a obiettivi politici, inaccettabile
minare così l'autonomia di cui la reda-
NUOVO LIBRO DELL’EX PRESIDENTE DELLA CAMERA
dell’Italia “colpita al cuore”
austo Bertinotti
torna a parlare
di politica, anche
se lo fa attraverso un
nuovo libro, dal titolo
“Colpita al cuore. Perché l'Italia non è una
Repubblica fondata
sul lavoro", che verrà
presentato mercoledì
22 aprile alle 18 alla
libreria Feltrinelli alla Galleria
Alberto Sordi a Roma. Ospiti
della presentazione saranno
il leader della Fiom Maurizio
Landini e l'economista Giulio
Sapelli.
"Se oggi venisse chiamato un
costituzionalista, da una qualsiasi parte del mondo, a soggiornare nel nostro Paese e
gli fosse chiesto di riformulare
l'articolo 1 della Costituzione
- si è domandato Bertinotti in modo che corrisponda alla
realtà presente, cosa scriverebbe? Volendo aderire alla
dura verità dei fatti non potrebbe che sancire che l'Italia
è una Repubblica 'fondata sul
mercato'".
F
zione è sempre stata gelosa custode. Infine, è insopportabile che questa mancanza di trasparenza offra il fianco ogni
giorno a indiscrezioni incontrollate sul
nome del direttore, spesso con improbabili autocandidature. A questo punto
è d'obbligo una operazione immediata
e soprattutto trasparente".
"Gli 80 dipendenti (tra giornalisti e poligrafici) - conclude la nota del cdr - sono
in cassa integrazione a zero ore dal
primo agosto, con redditi falcidiati e famiglie in forte emergenza economica.
Finora hanno visto #lavoltabuona solo
su twitter, e hanno letto solo sui giornali
molteplici annunci dell'editore sulle date
di riapertura. Doveva essere entro Natale,
poi a febbraio, quindi il 25 aprile. Tutto
con grandi squilli di tromba. Oggi non
c'è più neanche una data. Quello che
resta degli annunci è solo un danno economico notevole per il giornale, che si
prepara a ripartire in una fase dell'anno
- quella estiva - in cui il mercato è piú
debole", si legge infine.
"La costituzione materiale che
ha preso corpo nell'ultimo
quarto di secolo ha eroso le
basi della Carta e, infine, ne
ha prodotto il rovesciamento.
Ma chi sono gli assassini della
Costituzione e dell'articolo 1,
che ne è l'architrave? E come
è potuto accadere che abbiano avuto mano libera?".
Così l'ex presidente della Camera tenta di rispondere a
tutti questi interrogativi e ripercorre la storia d'Italia - e
del lavoro - partendo da quelli
che definisce i “trenta anni
gloriosi” iniziati con la promulgazione della Carta del
'48 per arrivare al Jobs Act
del governo Renzi.
5
Mercoledì 15 aprile 2015
ESTERI
DANIMARCA: INTRANSIGENTE LA REGINA MARGHERITA II
PRESTO UNA AMBASCIATRICE
“Chi viene qui deve adeguarsi
agli usi e costumi danesi”
Nuova conquista
per le donne iraniane
di Gian Luigi Ferretti
er molti decenni i
Paesi scandinavi
hanno puntato il
dito in tutti i consessi internazionali
accusando di razzismo chiunque fosse sospettato di non
essere più che “politically
correct” nei confronti degli
stranieri.
Ma poi gli stranieri hanno cominciato ad arrivare anche a
quelle latitudini e, poco a
poco, è cambiato anche il
sentire di quei popoli.
Non è un caso che, alle ultime
elezioni europee, il Dansk Folkeparti che porta avanti tesi
simili a quelle di marine Le
Pen, di Farange e di Salvini,
sia risultato col 26,6% di gran
lunga il primo partito (ha conseguito solo il 19,1% il secondo partito,
il socialdemocratico attualmente al governo).
E non è un caso se due giorni fa è arrivato un segnale molto significativo dalla
Regina Margherita II di Danimarca, discendente della seconda più antica
casa regnante del mondo dopo quella
giapponese. Nel 1849 la monarchia divenne costituzionale e nel 1901 parlamentare.
Nel 1984 fece scalpore il discorso di
fine d’anno in cui la Regina chiese ai
suoi sudditi di aprire le porte agli immigrati, di essere “orgogliosi che ab-
P
di Rita Di Rosa
nche l’Iran potrebbe avere
molto presto il suo primo
ambasciatore donna all'estero, dai tempi della rivoluzione del 1979. L’ufficialità della
notizia non è ancora arrivata,
ma probabilmente manca poco,
visto e considerato che le due
agenzie di stampa semiufficiali
iraniane (Fars e Mehr) anticipano l'imminente svolta riportando "notizie" non meglio precisate. Secondo quanto trapelato, il primato potrebbe spettare
all’attuale portavoce del ministero degli Esteri di Teheran,
Marzieh Afkham, nominata per
questo incarico un paio di anni
fa. "Afkham sarà nominata ambasciatore", si legge sul sito
web pubblicato anche in inglese
della Mehr, ma nulla è dato sapere sulla destinazione del diplomatico.
Nella storia dell'Iran c'è comunque già un'ambasciatrice:
A
biano scelto proprio il nostro piccolo
paradiso” e di smetterla di accoglierli
“con freddezza” e “ con stupide prevenzioni”.
Evidentemente ne è passata acqua sotto
i ponti del “piccolo paradiso” se oggi
la stessa Margherita II ha cambiato radicalmente opinione. Intervistata dal
più autorevole quotidiano di Copenaghen, Berlingske Tidende, ha detto che
chi viene in Danimarca deve adeguarsi
agli usi e costumi danesi: “E’ chiaro
che, quando una società accoglie molte
persone da fuori, bisogna stabilire delle
regole in modo che capiscano dove sono
arrivati. Li accogliamo ma, una volta arrivati da noi, non possono pretendere di
imporci i loro usi e costumi.
Devono potere frequentare liberamente
le moschee quando vogliono – ci mancherebbe altro! Ma, quando cominciano
a fare cose che stridono con i valori danesi, devono capire che così non va”.
Chissà se i buonisti nostrani, quelli che
vorrebbero dare ospitalità a chiunque
si presenti alle frontiere dell’Italia, un
giorno avranno l’onestà intellettuale di
ammettere di essersi sbagliati ed arriveranno alle conclusioni della Regina
danese?
Mehrangiz Dolatshahi nominata
nel 1975, e dunque nella fase
precedente alla rivoluzione del
1979, a capo dello staff diplomatico in Danimarca.
Dopo la rivoluzione del 1979,
fu Mohammad Khatami nel
1997 a compiere un altro atto
di estrema importanza per le
donne iraniane, con la nomina
di Masumeh Ebtekar come prima vice presidente donna. Nel
novembre 2013 Ebtekar è stata
poi nominata vice presidente
nel governo di Hassan Rohani.
Il predecessore di questi, Mahmoud Ahmadinejad, nominò
nel 2009 il primo ministro donna
della Repubblica Islamica, nella
persona di Marzieh Vahid-Dastjerdi, una apprezzata ginecologa scelta come titolare dell’importante dicastero della Salute. La prima donna ministro
nella storia dell'Iran fu invece
Farrokhru Parsa, titolare del dicastero dell’Istruzione nel periodo dal 1968 al 1971.
UN ANNO DOPO, ANCORA NESSUNA NOTIZIA DELLE LICEALI NELLE MANI DEGLI ISLAMISTI
La Nigeria e il mondo ricordano
le 219 ragazze rapite da Boko Haram
el primo anniversario
del rapimento di oltre
200 ragazze da una
scuola di Chibok, nel nord
est della Nigeria, da parte
delle famigerate truppe islamiste di Boko Haram, il presidente dello Stato africano,
Muhammadu Buhari, ha detto ieri: "Non sappiamo se
le ragazze che sono state
rapite a Chibok possono essere salvate. La loro sorte
resta sconosciuta. Per quanto
vorrei, non posso promettere
di trovarle. Ma io dico a ogni
genitore, parente e amico
che il mio governo farà tutto
quanto in suo potere per riportarle a casa. Questo è il
momento di riflettere sul
dolore e la sofferenza delle
vittime, dei loro amici e delle
famiglie. I nostri pensieri,
le nostre preghiere, e quelle
di tutta la nazione nigeriana,
sono con voi oggi", ha aggiunto il presidente nigeriano.
Anche nel resto del mondo
l'anniversario è stato ricordato nella giornata di
ieri con tutta una serie di
manifestazioni e messaggi
di solidarietà. In particolare, una marcia di 219 ra-
N
gazze, tante quante sono
le liceali rapite, ha attraversato la capitale nigeriana di Abuja. Manifestazioni simili sono state attuate in altre capitali del
mondo, tra cui Washington.
Mentre a New York, l'Empire State Building martedì
notte è stato completamente illuminato proprio nell'ora in cui le ragazze sono
state rapite, con i simbolici
colori del viola e del rosso
che simboleggiano la fine
delle violenze contro donne e ragazze.
Un messaggio di speranza
arriva anche dall'attivista
pakistana Malala Yousafzai,
che in un appello alle liceali
chiede loro di non perdere
la speranza. Il Premio Nobel
ha anche osservato che il
vecchio presidente Goodluck Jonathan e la comunità
internazionale, non hanno
fatto abbastanza per salvare
le liceali rapite.
Un anziano di Chibok, Enoch
Mark, a cui Boko Haram ha
rapito una figlia e una nipote, ha invece detto alla France Presse che non si terranno eventi nella cittadina nel
Nord-Est del Paese teatro
del rapimento, perché questa vive ormai "nel terrore
perpetuo", nonostante la
presenza di militari. "L'ultimo
anno è stato un periodo di
tristezza, tormento emotivo
e avversità. Siamo una comunità in lutto che ha perso
219 figlie", ha detto alla France presse.
Tutto risale alla sera del 14
aprile 2014 quando i jihadisti di Boko Haram fecero
irruzione nella scuola di
Chibok, nello Stato nordorientale di Borno, e sequestratoro 276 studentesse; 57 di loro riuscirono a
scappare pochi giorni dopo
la loro cattura, delle altre
219, invece, non si hanno
più avute notizie dal video
pubblicato lo scorso maggio da Boko Haram. Nel filmato, il leader dei jihadisti
Abubakar Shekau sostenne
che le ragazze erano state
tutte convertite all'islam e
"date in spose". Ma quello
delle studentesse è solo
uno dei 38 casi di sequestro
avvenuti in Nigeria dall'inizio del 2014, e documentati
da Amnesty International,
di cui sono rimaste vittime
almeno 2.000 donne
TORNA LA VIOLENZA NEL PAESE AFRICANO
Assalto a ministero somalo
fa sei morti a Mogadiscio
n attacco, con una prima forte esplosione
seguita da raffiche di mitra nel centro di
Mogadiscio, è stato messo a segno nei
confronti del ministero dell’Istruzione somalo
da parte del gruppo islamista al-Shabab, secondo
la rivendicazione arrivata più tardi ai media
locali.
«Un’auto imbottita di esplosivo ha abbattuto il
cancello e c’è una sparatoria all’interno dell’edificio del ministero», ha poi spiegato un poliziotto, con testimoni che hanno riferito di
diversi corpi a terra. E il bilancio dell’attentato
è di almeno sei morti, fra cui un soldato del-
U
l’Unione africana, come riferito dal colonnello
della polizia Hussein Ibrahim, dopo che le forze
di sicurezza hanno ripreso il controllo del
palazzo, affermando che le altre vittime sono
“un soldato somalo e tre civili e due militanti”.
Ferite altre dieci persone.
Il gruppo al-Shabab, come detto, ha rivendicato
la responsabilità dell’attacco attraverso le parole
del portavoce.
Ora c’è il timore per una recrudescenza degli
attentati in Somalia, sempre da parte dei gruppi
islamisti quanto mai attivi non solo nella strategica città di Mogadiscio.
6
Mercoledì 15 aprile 2015
DA ROMA E DAL LAZIO
LA REGIONE LAZIO ESCE ALLO SCOPERTO ALL’INDOMANI DELL’AVVIO DEI LAVORI IN COMMISSIONE BILANCIO
MORTE CIRO ESPOSITO
Gara Cup? Atti sequestrati,
Storace: “Lo sappiamo per caso”
De Santis
e due ultras
napoletani
a rischio
processo
Respinta la richiesta d’accesso ai grillini, che insorgono contro Zingaretti: “Ci sono altri
atti posti sotto sequestro?”. Il consigliere de La Destra: “Giocano a nascondino”
rasparenza. Lo chiedono a
gran voce le opposizioni alla
Pisana. Sì perché, nonostante
l’altro ieri sia iniziato l’iter
dell’esame degli atti della
Centrale unica degli acquisti in commissione Bilancio, soltanto ieri è emerso che gli atti in merito alla gara per
l’affidamento del servizio Cup (Centro
unico prenotazione), finita nel mirino
della Procura di Roma che è costata
le dimissioni dell’ex capo di gabinetto
di Zingaretti Maurizio Venafro, sono
stati sequestrati dall’autorità giudiziaria. A darne notizia non è stata la Regione Lazio bensì il Movimento Cinque
Stelle, che si è visto respingere la richiesta di accesso agli atti.
Come mai? “Abbiamo appreso con
una comunicazione ufficiale da parte
della regione - ha spiegato il capogruppo dei pentastellati del Lazio,
Gianluca Perilli - che la relativa documentazione è stata sequestrata dall’autorità giudiziaria”.
Eppure nulla era emerso al riguardo
durante le varie riunioni andate in
scena lunedì in Consiglio regionale.
T
“Tanto è vero che nell’elenco della
documentazione della centrale acquisti
che verrà consegnata ai consiglieri,
figura anche la suddetta gara Cup”,
ha ricordato Perilli, che ha poi incalzato
la maggioranza con una serie di questioni:“Va chiarito se la Giunta intende
o meno adempiere a quanto richiesto
con la risoluzione passata in aula e
celebrata da Zingaretti e dalla maggioranza come grande prova di trasparenza oppure ciascun consigliere
sarà costretto a realizzare un accesso
agli atti per ogni gara per scoprire se
i documenti siano o meno sottoposti
a sequestro”.
La Regione Lazio fornirà un elenco
degli altri atti, qualora ce ne fossero,
posti sotto sequestro dalla magistratura?
Della comunicazione pervenuta ai
Cinque stelle ha chiesto chiarezza
anche Francesco Storace (La Destra),
tra i più attivi in queste settimane sull’inchiesta Mafia capitale.
“Una gara sequestrata e lo sappiamo
per caso? E’ inaccettabile che sulle
gare d’appalto la Regione Lazio giochi
a nascondino”, è l’accusa mossa dal
vicepresidente del Consiglio regionale, che ha poi ricostruito l’intera
vicenda.
“Un giorno si annunciano le carte a
rate, il giorno successivo si apprende
con la lettera ai 5 stelle che c’è una
gara sequestrata senza farci sapere
se ce ne sono altre. Apprendere in
questo modo che c’è un atto di gara
sequestrato è gravissimo. Si tratta del
Cup. La Regione scrive che non si
possono esaminare gli atti, è la stessa
regione che annuncia la nuova gara.
Vogliamo sapere - ha concluso - se
stiamo su scherzi a parte”.
er Daniele De Santis,
che avrebbe ferito a
morte Ciro Esposito, i
pm Eugenio Albamonte e
Antonino Di Maio hanno
chiesto il giudizio per omicidio aggravato e tentativo
di omicidio. Mentre per gli
altri due ultras del Napoli,
Gennaro Fioretti e Alfonso
Esposito, i magistrati hanno
sollecitato il giudizio per
rissa aggravata.
I fatti risalgono al 3 maggio
2014 in occasione della finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli a Roma. Gli
scontri andarono in scena
nel prepartita, nel corso dei
quali venne gravemente ferito il tifoso napoletano, morto cinquanta giorni dopo al
Policlinico Gemelli di Roma.
La richiesta sarà esaminata
dal gup il 28 aprile prossimo.
Intanto l’inchiesta sui fatti
del maggio dello scorso
anno prosegue nei riguardi
di altri quattro tifosi, sospettati di aver spalleggiato De
Santis.
P
VILE AGGRESSIONE A TESTACCIO
I rom non possono
essere contraddetti
Dopo i vigili, sono stati presi a bastonate
anche tre operatori dell’Ama,
colpevoli di aver fatto rispettare la legge
opo i vigili, anche
tre operatori Ama
sono stati presi a
bastonate da altrettanti
nomadi. La vile aggressione è andata in scena
ieri mattina all’ingresso
del centro di raccolta di
via del Campo Boario a
Testaccio.
Intorno alle dieci, due
rom si sono presentati
presso la struttura per
scaricare alcuni materiali
tra cui pneumatici. Niente
da fare: si tratta di rifiuti speciali che non possono essere smaltiti
in quel centro. A quel punto, ribadito più volte le violazioni delle
norme, il capo zona e i due operatori hanno accompagnato i
nomadi fuori dalla struttura.
Ad attenderli, però, una terza persona che, assieme agli altri
due rom, ha aggredito all’improvviso con un bastone gli operatori
Ama.
Subito dopo, si sono dati alla fuga a bordo di un furgoncino di
cui i dipendenti della municipalizzato sono riusciti a prendere il
numero di targa.
Se la caveranno con qualche giorno di prognosi. Soccorsi, i tre
hanno riportato tutti alcune lesioni, tra cui una frattura nasale.
Solidarietà è giunta dal presidente di Ama, Daniele Fortini, e dal
direttore generale della società, Alessandro Filippi, ma anche
dal sindaco di Roma, Ignazio Marino, e dall’assessore ai Rifiuti,
Estella Marino.
“Agli operatori va tutta la solidarietà e vicinanza dell’amministrazione, insieme alla condanna per un gesto tanto vile e vigliacco”, si legge nella nota diffusa dal Campidoglio.
Le indagini sono state affidate ai carabinieri della stazione Garbatella, che si sono messi subito sulle tracce del furgoncino e
degli aggressori.
D
7
Mercoledì 15 aprile 2015
STORIA
COSÌ IL MONDO GUARDAVA IL DUCE /22
Lo studio su Mussolini di Stanislao Kozicki
“Ciò che di reale è nel socialismo è nella sua anima e ne è prova la politica sociale del suo Governo”
l nostro speciale
dedicato a come i
Paesi esteri osservavano l'Italia all'indomani della Marcia su Roma ci ha condotti
in giro per il globo e oggi
ci conduce in Polonia. Parliamo dunque dello studio
sull'opera di Benito Mussolini fatto dal deputato
della Dieta polacca Stanislao Kozicki, presidente
del gruppo parlamentare
dell'Unione popolare nazionale, che fece nel 1923
sulla Rassegna Panpolacca. Ecco le sue parole:
"Chi voglia comprendere
gli avvenimenti svoltisi in
Italia negli ultimi anni,
deve rammentare che la
Nazione italiana non fu costretta a fare la guerra,
come avvenne per le altre
Nazioni, ma lanciò la sua
gioventù sui campi di battaglia volontariamente,
avendo compreso e sentito
che gl'interessi nazionali
lo esigevano. La guerra fu
per gl'Italiani, com'essi la
chiamavano con giusto orgoglio, 'la nostra guerra',
la guerra per la grandezza
dell'Italia e per la posizione di grande potenza.
Dopo l'immane sforzo e il
sanguinoso olocausto sostenuto dall'Italia venne la
pace di Versailles, la quale
apportò agli Italiani un'immeritata delusione, della
quale seppero profittare
le forze dissolvitrici per
minacciare la compagine
dello Stato. L'Italia giunse
sull'orlo del precipizio, pareva dovesse seguire le
sorti della Russia". Parole
che pesano e che vanno
lette dalla giusta angolazione cioè calandosi, lo
diciamo ancora una volta,
nel contesto in cui vengono scritte, che è quello
del 1923 e quindi quello
di un momento storico in
cui la fine della Grande
Guerra è passato recentissimo e la contemporaneità degli scritti rispetto
alle vicende di cui trattano
è spesso estremamente in-
I
teressante perché consente una lettura diretta dei
fatti facilitando l'immedesimazione nel contesto politico, storico, sociale, culturale in cui detti fatti avvengono. Proseguiamo: "La
gioventù che aveva fatta
la guerra - dice ancora
Kozicki - e nella quale era
maturata, nelle ore terribili della battaglia, l'idea
di una maggiore grandezza d'Italia, rispose all'appello e salvò l'Italia dalla
rovina. L'uomo che seppe
incanalare ed organizzare
queste forze, l'uomo che
seppe realizzare tutti gli
ideali del movimento fascista, è oggi il Capo del
Governo nazionale, Benito
Mussolini. I fascisti riconoscono in lui il Capo e
lo chiamano Duce e la Nazione ha affidato alle sue
mani le sue fortune. Mussolini si trova solo all'inizio
della sua vita - scrive ancora Kozicki entrando nel
merito dell'analisi del personaggio - ha appena cominciato l'opera della sua
vita. Ed è nella vita e non
nei libri ch'egli la crea.
La sua meravigliosa attività di giornalista e di
uomo politico non era e
non è espressione di un
sistema filosofico o politico, ma si riferisce sempre ai problemi attuali e
indica la loro soluzione
pratica".
A seguire un passaggio
fondamentale per chi voglia tentare un approccio
alla figura di Mussolini:
l'analisi del suo socialismo: "Sembrerebbe strana
a prima vista la evoluzione
di Mussolini dal socialismo al fascismo, ma a
mano a mano che si conosce il suo pensiero e la
sua natura si arriva a comprendere ch'essa è stata
logica e naturale". Questa
riflessione è importante,
perché sottolinea come effettivamente questo passaggio dal Socialismo al
Fascismo sia in realtà una
evoluzione più che un
cambiamento. Cosa fu, in
fondo, il Fascismo, se non
l'affermazione del Socialismo di Mussolini? Nel
corso degli anni che seguiranno, poi, l'aspetto sociale del Fascismo si evidenzierà sempre più e
proseguirà lungo tutto il
Ventennio per culminare
a Salò: anche la Repubblica Sociale sarà infatti un
bell'esempio di Socialismo, forse in linea concettuale il migliore.
Lo studio di Kozicki è molto lungo, per sommi capi
egli sottolinea come Mussolini veda l'azione pubblica "come un sacerdozio
che richieda il sacrificio
del proprio io e degli interessi personali a vantaggio di qualche cosa di
più grande", parla di "animo onesto e logico" e di
"carattere necessario per
[...] conformare il suo agire ai risultati del suo pensiero". E poi, completando
il suo ragionamento sul
socialismo di Mussolini
scrive: "Ciò che di reale
è nel socialismo, ciò che
risulta non dallo spirito di
Marx ma dall'amore vero
per le classi lavoratrici e
dalla sollecitudine di migliorarne l'esistenza è nell'anima di Mussolini e ne
è prova la politica sociale
del suo Governo".
Ancora, l'autore dice che
Mussolini con la Marcia
su Roma "ha posto le Nazioni di Europa dinanzi al
dilemma: Mosca o Roma?".
Parla quindi di decadimento di tutto un modo di
concepire la vita e le cose
e torna a parlare di Roma:
"Dalla stessa Roma che
dette ai popoli mediterranei la pace romana, dalla stessa Roma dalla quale
il pensiero cattolico si irradiava in tutto il mondo,
si alza la voce della vittoria delle nuove correnti
sui vecchi errori. Il Fascismo italiano sente fortemente il suo legame con
l'antica Roma".
[email protected]
L’opinione del senatore svedese Iuhlin
“È uno di quegli uomini che ispira subito fiducia a chi lo accosta e che deve mettere in serio pensiero i suoi avversari, giacché
deve ben averne come tutti coloro che si propongono di ristabilire l’ordine e la giustizia turbando molti interessi creati”
ccoci così giunti in Svezia. Il resoconto che segue fu
stilato dal senatore ed ex ministro degli Interni svedese, nonché professore dell'Università di Upsala J.
Iuhlin che, di passaggio a Roma, chiese di essere ricevuto
da Benito Mussolini. Ecco le impressioni che egli ricava
dal suo incontro: "Se l'energia è una qualità fondamentale
per gli uomini di governo dopo il caos in cui sono cadute
le nazioni ed i popoli per il fatto della guerra mondiale,
stante l'abbattimento morale e materiale di tutti i Paesi,
uomini risoluti e di carattere, che spazzino via le indecisioni
e le apatie, oggi sono assolutamente indispensabili. Non
è però facile trovarli e l'Italia può chiamarsi fortunata per
E
avere l'on. Mussolini.- il concetto che mi ero formato di lui
a traverso le sue azioni si è rinforzato nella breve visita. È
uno di quegli uomini che ispira subito fiducia a chi lo
accosta e che deve mettere in serio pensiero i suoi avversari, giacché deve ben averne come tutti coloro che si
propongono di ristabilire l'ordine e la giustizia turbando
molti interessi creati". Alla domanda su quale sia il concetto
che di Benito Mussolini si sono fatti i suoi concittadini
l'onorevole risponde: "Naturalmente di lontano le cose si
vedono sempre con insufficiente esattezza: inoltre un giudizio sopra un uomo politico non può non essere influenzato
dalle idee politiche individuali. Ma tutti coloro che hanno
seguito anche sommariamente le vicende dell'Europa
meridionale in questi ultimi tempi sono convinti che l'on.
Mussolini ha salvato l'Italia da una china pericolosa e non
sono pochi quelli che credono che egli abbia contribuito
con questo a salvare l'Europa intera al quale precipitava
per una brutta via". Concetto già espresso - il lettore lo ricorderà - da numerosi osservatori stranieri. Per chiudere,
ecco cosa dice ancora: "Un tempo dicevano i greci che i
tebani non hanno motivo di preoccuparsi di quello che
fanno gli spartani; ma oggi non è più così: i popoli sono
interdipendenti e la saldezza di uno Stato influisce su
quella degli altri".
8
Mercoledì 15 aprile 2015
ECONOMIA
L’ALLARME È STATO LANCIATO DALL'ISTITUTO DI VIA NAZIONALE. ITALIA SEMPRE PIÙ NEL BARATRO
Indebitati fino al collo
Nuovo record per il deficit della pubblica amministrazione, che sale di altri 3,3 miliardi
a febbraio. Eppure sono passati già 14 mesi dall’arrivo di Renzi a Palazzo Chigi
n altro record negativo. Il
debito pubblico è salito
ancora di 3,3 miliardi a
febbraio, raggiungendo
così 2.169,2 miliardi. A
lanciare l’allarme è stata Bankitalia
nel supplemento al Bollettino statistico “Finanza pubblica, fabbisogno
e debito”.
Nessun miglioramento rispetto ai
bollettini precedenti, quindi. A nulla
sono valse le rassicurazioni fin qui
del governo Renzi: le amministrazioni
pubbliche continuano a generare
debito. Messo in soffitta il piano Cottarelli, nel quale era prevista la sforbiciata di 6mila società pubbliche
in tre anni, nessun taglio significativo
è stato effettuato da Palazzo Chigi
all’ingente spesa pubblica. Eppure
sono passati già 14 mesi dall’insediamento di Renzi.
Ma la matematica non può generare
dubbi. L’incremento del debito - fa
sapere Bankitalia - è stato inferiore
U
al fabbisogno del
mese, toccando quota
8,2 miliardi, grazie alla
diminuzione di 3,6 miliardi delle disponibilità
liquide del Tesoro (pari
a fine febbraio a 79,1
miliardi e all’effetto
complessivo dell’emissione di titoli sopra la
pari, del deprezzamento dell’euro e della
rivalutazione dei titoli
indicizzati all’inflazione
(1,2 miliardi).
Ma l’incremento sarebbe potuto essere molto
più consistente. Infatti
il fabbisogno (e conseguentemente l’aumento del debito)
è stato contenuto dal parziale rimborso (2,1 miliardi) dei prestiti concessi alla Grecia ed erogati per il
tramite dell’Efsf, ovvero il fondo europeo di stabilità finanziaria che ha
l’obiettivo di aiutare finanziariamente
gli stati membri dell’Eurozona.
Con riferimento alla ripartizione
per sottosettori, si legge ancora nel
bollettino diffuso da Bankitalia, il
deficit delle Amministrazioni centrali
è aumentato di 3,7 miliardi, mentre quello
delle Amministrazioni
locali è diminuito solo
di 0,4 miliardi e quello
degli Enti di previdenza è rimasto sostanzialmente invariato.
Numeri che vanno
ben al di là da quelli
annunciati dal governo. Un bollettino che
non lascia spazio a interpretazioni: la spending review non ha
portato i frutti sperati.
Ma se il governo non
può certamente festeggiare sul fronte
della riduzione della spesa pubblica,
non può nemmeno gioire per quanto
riguarda la riscossione. Nel primo
bimestre, le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato
sono rimaste sostanzialmente inva-
riate rispetto allo stesso periodo del
2014 (58 miliardi).
Fortemente critica l’opposizione.
“Renzi, ci spieghi a che servono i
soldi delle tue tasse, oltre a finanziare
lobbies che ti hanno messo al governo?”, ha fatto notare Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, su
Twitter.
La pensa più o meno così anche
Forza Italia. “Renzi e Padoan vergogna”, ha cinguettato il capogruppo
di FI alla Camera, Renato Brunetta.
Seguito dal collega Giovanni Toti:
“Altro che tesoretto per le regionali!
Nessuna #svoltabuona”.
Attacca anche il mondo del sindacato,
su tutti Susanna Camusso (Cgil):
“Sette anni di tagli non hanno avuto
effetto sul debito pubblico, non funziona questa logica”, ricordando
come “la disoccupazione è un elemento che moltiplica il debito, ecco
perché bisogna ripartire dall’occupazione”.
IL BEL PAESE AL SESTO POSTO NELLA CLASSIFICA DELL’AREA, LO SI EVINCE DAL RAPPORTO TAXING WAGES
Fisco, ci fanno un ‘cuneo’ così
Torna a salire la tassazione sui salari, sia per i single che per le famiglie
Ocse: la disoccupazione è troppo alta, in particolare quella giovanile
a tassazione ha raggiunto livelli record nel Bel paese, soprattutto sul
lavoro. Una situazione insopportabile,
sempre più vicina alle soglie del 50%.
Risultato? Italia al sesto posto della classifica dei 36 paesi Ocse per il peso del
cuneo fiscale. A scattare la triste fotografia
è l’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, in un
rapporto sulle tasse sui salari.
Dati direttamente proporzionali alla percentuale dei senza lavoro. Mentre scende
la disoccupazione nell’area Ocse, risale
in controtendenza solo in Italia, Finlandia
e Portogallo. Stesso discorso per i giovani,
L
visto che la percentuale “resta eccezionalmente alta”. Un fenomeno molto consolidato nel nostro Paese, oltre a Portogallo, Grecia e Spagna.
In questo scenario, emerge in negativo
quanto accade ormai da diversi anni
nella penisola. Il tasso di disoccupazione
è aumentato di 0,1 punti percentuali raggiungendo così il 12,7%, quando in Francia e Germania la percentuale dei senza
lavoro è rimasta stabile, rispettivamente
al 10,6% e 4,8%.
Entrando nel dettaglio, il cuneo per un
lavoratore senza famiglia a carico è pari
al 48,2 percento nel 2014, contro una
media Ocse del 36%. Ben 12,2 punti
percentuali. Peggio di noi soltanto il
Belgio (55,6%), seguito da Austria
(49,4%), Germania (49,3%) e Ungheria
(49%).
Per quanto riguarda un lavoratore single,
invece, le tasse sul reddito più i contributi
ammontano all’85% del cuneo, ben 8
punti percentuali in più rispetto alla media
delle tasse sul lavoro nei paesi Ocse.
Ma in Italia la tassazione è ancora più
pesante per le famiglie con due figli. Il
cuneo è pari infatti al 39% contro il
26,9% della media dell’area, 0,5 punti
percentuali in più del 2013. Una tassazione
che ci catapulta al quarto posto. Ai primi
posti dei paesi membri dell’organizzazione,
invece, troviamo la Grecia (43,4%), il
Belgio (40,6%) e la Francia (40,5%).
In generale nell’area Ocse le tasse sul lavoro sono cresciute dell’1% tra il 2010 e
il 2014, seppur non a causa di rialzi
fiscali varati con provvedimenti legislativi.
In particolare, le imposte sono salite in
23 paesi e scese in 10.
LO STUDIO DELLA CGIA DI MESTRE
730, pronti i rimborsi
Secondo i calcoli, ai contribuenti saranno risarciti 8,2 miliardi di euro
20 milioni di contribuenti italiani che quest’anno presenteranno il Modello 730 recupereranno dal fisco e dall'Inps almeno 8,2 miliardi di euro. Il rimborso medio ottenuto da ciascun
lavoratore dipendente sarà attorno
ai 700 euro, mentre tra i pensionati
l’importo medio si aggirerà tra i
500 e i 600 euro.
Nel 2014, poco più di un lavoratore
dipendente/pensionato su 2 ha
presentato il 730: le Regioni più
“interessate” dall’utilizzo di questo
Modello sono state la Puglia (62,9
per cento), la Basilicata (62,3 per
cento) e il Molise (62,2 per cento).
I
Tra le meno “coinvolte” segnaliamo
la Provincia autonoma di Bolzano
(47,9 per cento), la Sardegna (47,5
per cento) e la Campania (46,4
per cento). La media nazionale si
è attestata al 55,5 per cento.
In vista del d-day previsto per
oggi, l’Ufficio studi della Cgia ha
scattato la fotografia sulla dimensione economica del Modello 730
dell'anno in corso sulle base dei
dati storici in questo momento disponibili.
Il segretario della Cgia, Giuseppe
Bortolussi, afferma: “Da qualche
anno il Modello 730 è diventato
lo strumento fiscale più amato dai
contribuenti italiani per recuperare detrazioni, deduzioni e oneri
ai fini Irpef. I fattori di successo
vanno ricercati nel costo abbastanza contenuto per chi si rivolge
ad un Caf o a un professionista e
nella relativa semplicità di compilazione per coloro che decidono
di redigere in proprio il 730”.
Una semplicità, per chi decide di
compilarselo da solo, che richiede
comunque un minimo di conoscenza della legislazione fiscale:
questa, tuttavia, va periodicamente
aggiornata, visto che il quadro
normativo subisce ogni anno delle
modifiche importanti.
“Per coloro che non hanno alcuna
conoscenza della materia, ma sono
intenzionati a redigersi in autonomia il modello 730, da quest’anno anche via internet - conclude Bortolussi - da tempo è possibile consultare un manuale per
le istruzioni composto da un cen-
tinaio di pagine. Ovviamente, il
contribuente non deve studiarlo
interamente; tuttavia, deve leggere
attentamente i paragrafi che gli
interessano direttamente per evitare di perdersi nei meandri del
fisco italiano”.
Agenzia Dire
9
Mercoledì 15 aprile 2015
ECONOMIA
INDUSTRIA DELL’AUTO A DUE VELOCITÀ: PER I DIPENDENTI DEL CAVALLINO PREMIO DI COMPETITIVITÀ
Ferrari corre, De Tomaso arranca
Negativa la prima asta per il rilancio dello storico marchio piemontese, presidio dei lavoratori
uone notizie per i lavoratori del Cavallino: nella
busta di paga di aprile i
dipendenti della Ferrari
troveranno infatti 2.355,04
euro in più. Si tratta del premio di
competitività per il raggiungimento,
nel 2014, degli indicatori previsti
nel contratto aziendale. Ne danno
notizia i sindacati Fim-Cisl, Fismic,
Uilm-Uil e la Rsa, che, sempre più
distanti ormai dalla Fiom-Cgil, esprimono "soddisfazione" per il premio,
il più alto nei tre anni di vigenza del
contratto aziendale firmato il 30
maggio 2012.
"La direzione aziendale- spiegano
in una nota congiunta i segretari
provinciali Fim Claudio Mattiello, Fismic Massimo Mello e Uilm Alberto
Zanetti- ci ha comunicato che l'anno
scorso la Ferrari ha avuto un buon
andamento produttivo".
I risultati in questione permetteranno
dunque a ogni lavoratore che l'anno
scorso non abbia superato gli otto giorni di
assenza di ricevere in aprile il saldo di
2.355,04 euro, dopo i due acconti di 1.000
euro uguali per tutti ricevuti a giugno e a ottobre 2014. Il totale annuo ammonta così a
4.355,04 euro, una cifra media che sará modulata sulla base della maggiore-minore continuità lavorativa e che potrà variare in base
alla tabella definita in sede di contratto. "Per
chi non ha fatto assenze è prevista una maggiorazione del 5%, pari a ulteriori 217,75
euro", ricordano ancora i sindacati. Le segreterie provinciali di Fim, Fismic, Uilm e la Rsa
INDISCREZIONE
B
Fiat prepara
una nuova
fusione?
D
di stabilimento ritengono quindi "positivo il
risultato, ottenuto grazie all'impegno di tutti i
lavoratori che hanno condiviso l'accordo firmato tre anni fa".
Ma se alla Ferrari sorridono, in un’altra azienda
del settore auto, la De Tomaso, le cose non
vanno altrettanto bene, tanto che ieri si è tenuto
a Torino un presidio dei lavoratori della De
Tomaso davanti alla sede dell'assessorato regionale al Lavoro. I lavoratori hanno sollecitato
un incontro con i responsabili dell'assessorato
per chiedere informazioni rispetto alla conclusione negativa della prima asta, verificare
se la Regione Piemonte ha notizie più dettagliate
rispetto a ciò che avvenuto e sapere se vi
sono, in previsione della nuova asta indetta
per il 28 aprile, iniziative che possano dare
garanzie per la prospettiva occupazionale dei
lavoratori.
La manifestazione, sostiene la Fiom, è anche
l'occasione per chiedere "una verifica rispetto
a una situazione che vede marchi di prestigio,
a partire da De Tomaso ma anche quello
della Bertone, che rischiano di essere svenduti
a gruppi stranieri senza nessuna garanzia
occupazionale e produttiva sul territorio".
Agenzia Regionale per lo Sviluppo
e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio
agli ambienti bancari che contano arriva
un’altra clamorosa indiscrezione che riguarda
il gruppo Fca, Fiat Chrysler Automobiles. La
notizia viene riportata dal sito "Milanofinanza.it" e si
tratta in particolare di una dichiarazione rilasciata
da alcuni analisti della Banca Akros, secondo cui il
gruppo Fca diretto dall'amministratore delegato
Sergio Marchionne si prepara alla fusione con
un’altra ‘grande’ del settore auto. Già nell’autunno
scorso Marchionne aveva annunciato che era possibile
unire le forze con un altro grande soggetto presente
sul mercato auto mondiale. Sempre secondo le
poche indiscrezioni trapelate, potrebbe trattarsi di
Volkswagen o Toyota oppure della General Motors.
Si tratterebbe di un accordo teso a dominare il
mercato auto, riuscendo così a scavalcare numerosi
altri protagonisti presenti nel settore. Di recente la
possibilità di partnership è stata estesa anche a
Ford e Daimler. Tuttavia per gli analisti di Akros si
tratterebbe non di una pura e semplice partnership,
così come fatto intendere dall'amministratore delegato,
ma di un vero e proprio accordo di fusione. Un accordo che potrebbe finire per stravolgere completamente i rapporti di forza oggi presenti sul mercato
globale dell’auto, spostando gli equilibri in maniera
imprevedibile. Per Akros i candidati più probabili a
mettere in atto questa soluzione sono al momento
sono comunque Volkswagen e General Motors.
10
Mercoledì 15 aprile 2015
DALL’ITALIA
Napoli, inferno in tribunale
Dopo le nuove misure scattate all’indomani della strage di Milano, nella città partenopea si respira aria di rivolta
ontrollo degli accessi a
tappeto, misure di sicurezza amplificate, un solo
metal detector, code interminabili e avvocati che
si rivoltano: è lo scenario del tribunale di Napoli, che vive il suo secondo giorno di allerta e caos. Il
martedì, poi, come pure il giovedì
sono giorni particolarmente intensi
per il tribunale di Napoli, visto che
sono quelli in cui si tengono le
udienze civili Gli avvocati sono furenti, devono entrare per andare a
lavorare, molti si sono presentati alle
7 del mattino di ieri per non fare
tardi, urlano "Vergogna! Vergogna!"
Il clima è di tensione altissima, la
folla preme contro la porta a vetri
di Via Grimaldi, un carabiniere la
chiude per tenere a bada il caos, la
spinta della gente inferocita è talmente forte e furiosa che la porta
cade a pezzi. Urla, caos totale, frenesia alle stelle, intervengono poliziotti penitenziari, carabinieri, polizia
municipale, la porta andata in frantumi ne ferisce alcuni, sono due
agenti penitenziari e tre poliziotti,
nella calca un avvocato viene ferito.
Via Grimaldi viene chiusa al traffico,
la protesta non si smorza finché il
procuratore generale della Repubblica di Napoli, facente funzioni, Mastrominico, ordina di far entrare gli
avvocati esibendo il tesserino senza
passare per il metal detector, ragioni
C
di ordine pubblico lo inducono ad
operare in questo modo. Gli avvocati
entrano, scortati dagli agenti. Già i
disordini di lunedì avevano posto il
problema di gestire meglio la situazione, il presidente della Camera
penale Belloni aveva chiesto di revocare il provvedimento o di adottare
altre misure. Il procuratore ha dunque
ritirato le norme di sicurezza alle
12 di ieri: gli avvocati avranno così
accesso esibendo il tesserino. Nella
giornata di ieri, comunque, le cose
si sono messe peggio che in quella
Funerali di Stato per Ciampi
e Appiano, per Erba esequie private
di lunedì, anche se è stato messo in
funzione un secondo scanner, che
serviva per scannerizzare i documenti di chiunque dovesse recarsi
all'interno del palazzo. Ciò che resta
all'indomani della baruffa è la sensazione di panico diffusasi tra i molti
presenti e l'identificazione, a quanto
pare, di due avvocati che hanno
preso parte alla "carica". Il segretario
regionale Osapp (Organizzazione
sindacale autonoma della polizia
penitenziaria) ha rilevato in una nota:
"Vi sono stati momenti agitati scon-
finati nella giusta protesta di penalisti
e personale a seguito delle nuove
modalità dei controlli disposti dagli
organi competenti che, a seguito
dei fatti di Milano, prevedono anche
la scannerizzazione dei documenti
da parte del personale di Polizia
Penitenziaria addetto al controllo.
Durante l'episodio chi ne ha fatto le
spese è stata la Polizia Penitenziaria:
infatti per stemperare gli animi e ristabilire l'ordine durante l'assembramento non solo degli avvocati
che dovevano entrare per garantire
la loro presenza nelle udienze, accidentalmente si è rotta una vetrata
all'interno del varco. Quattro colleghi
e un dipendente civile si sono infortunati riportando cinque e tre
giorni di prognosi repertati dal presidio medico del Tribunale. Occorre
affrontare con estrema urgenza il
problema della vigilanza e dei controlli dei varchi in tutti i tribunali
d'Italia e istituzionalizzare tale servizio demandandolo in via esclusiva
alla Polizia Penitenziaria".
Emma Moriconi
Voli non a norma?
Tutto “normale”
Rom,
sgomberi
a Padova
Bresso c'è un piccolo
spiazzo incastrato tra
i palazzi e le infrastrutture dove prima atterravano solo piccoli aerei e
adesso atterrano voli passeggeri. Cioè è adibito ad
aeroporto vero e proprio.
Si, ed è anche autorizzato
dall'Enac, l'Ente nazionale
aviazione civile, che ha
emanato una circolare che
permette l'atterraggio di
questi mezzi in deroga alle norme antincendio.
Certo, i passeggeri devono essere d'accordo:
quindi, se i passeggeri sono d'accordo, si
può anche consentire che se l'aereo prende
fuoco non si possano approntare i soccorsi.
Naturalmente è polemica. Anche perché
l'Enac avrebbe fatto un bando di concorso
assegnando parte degli spazi dell'areoclub
ad una società commerciale di gestione aeroportuale, che avrebbe offerto una notevole
quantità di denaro e quindi annientando
l'areoclub, che opera senza fini di lucro. La
stessa società avrebbe vinto altre gare nello
stesso modo, in piccole realtà come a Siena
dove avrebbe offerto il 350% della base
d'asta, vincendo facile sul Club Aviazione
Popolare.
Salita la polemica, ci si sarebbe aspettato un
dietrofront dell'Enac, e invece niente, anzi
insiste: con gli atterraggi, con la deroga al
servizio antincendio e tutto il resto. Nonostante
sindaci dei dintorni di Bresso e Legambiente
odici campi rom abusivi
a Padova saranno sgomberati a partire dalle
prossime settimane e fino allo
smantellamento completo: a
dare l'annuncio è il sindaco
Massimo Bitonci. Non si sa
da quale campo si comincerà,
per ovvie ragioni di sicurezza,
intanto i rom annunciano una
protesta: occuperanno - dicono
- con i loro camper il parcheggio del Gran Teatro Geox.
Il sindaco non arretra di un
centimetro: "Vivono nell'illegalità, quindi al più presto il
campo rom di via Bassette
verrà sgomberato. Prendano
in affitto un appartamento o
si mettano in fila per la casa
popolare. Stanno occupando
un'area privata - ha aggiunto
il primo cittadino - e i proprietari sono d'accordo con
l'amministrazione affinché
venga sgomberata. Sicuramente per i bambini dovremo
studiare con i servizi sociali
e il Tribunale dei minori delle
misure e delle soluzioni giuste, ma quel campo andrà
chiuso e sistemato al più presto. Hanno i camper? - ha
poi affondato - Che vadano
nelle aree dove possono stare,
ossia fuori Padova perché qui
non ce ne sono".
L’Enac non molla e conferma la deroga ai servizi antincendio
D
A
arà il cardinale Angelo
Scola a celebrare oggi
pomeriggio la Santa
Messa per i funerali del
giudice Fernando Ciampi
e dell'avvocato Lorenzo Claris Appiani, uccisi il 9 aprile
scorso dall'ex immobiliarista Claudio Giardiello nel
corso della sparatoria avvenuta al tribunale di Milano. Per l'ultimo saluto all'imprenditore Giorgio
Erba, la moglie ha scelto la
forma privata, la cerimonia
si terrà a Monza, come ha
spiegato l'avvocato Alberta
Brambilla Pisoni, madre di
Appiani: "Abbiamo incontrato la moglie, il figlio e la
nuora di Giorgio Erba e ci
hanno spiegato che la scelta
di celebrare il rito funebre
separatamente è dovuta al
desiderio di condividere
quel momento con tutti gli
amici del loro congiunto e
centinaia di appassionati
del volo a vela che giungeranno per la funzione religiosa". Al Duomo di Monza,
S
alle esequie previste per
le 10,45, a quanto si apprende, saranno presenti
anche il presidente della
Corte d'appello Giovanni
Canzio, il procuratore della
Repubblica Edmondo Bruti
Liberati e il presidente dell'Ordine degli avvocati
Remo Danovi.
I funerali di Stato per Appiani e Ciampi, invece, saranno celebrati alle 16 presso il Duomo, la camera ardente è aperta anche oggi
fino alle 14, l'Associazione
nazionale magistrati e l'Ordine degli Avvocati organizzano i picchetti d'onore.
Alla cerimonia saranno presenti il Capo dello Stato
Mattarella, i presidenti di
Camera e Senato, il premier
Renzi, che nelle scorse ore
si era espresso sulla sparatoria di Milano parlando di
"maggiore impegno contro
la proliferazione delle armi"
e toccando anche il tema
della sicurezza delle strutG.C.
ture giudiziarie.
siano sul piede di guerra, nonostante sia
stata fatta un'interpellanza parlamentare in
Senato e nonostante la Guardia di Finanza
stia indagando dopo l'atterraggio di un grande
aereo dalla Germania con dieci passeggeri
a bordo. Attesa per oggi una conferenza
stampa dei sindaci dei dintorni di Milano
per chiedere il ritiro del provvedimento e
che sia rispettato l'aeroclub locale, a rischio
visto che l'Enac potrebbe affidare ad una
società commerciale l'intero aeroporto.
Il senatore del Pd Franco Mirabelli ha presentato un'interrogazione per denunciare "la
violazione delle più elementari regole del
buonsenso" e per chiedere al ministro dei
Trasporti di intervenire con solerzia. "Restano
da chiarire comunque i contenziosi tra l?Enac
e l'Aeroclub, che ha gestito finora l'aeroporto
- ha detto poi il senatore - e i vincitori degli
appalti per i servizi che anche questa vicenda
rende poco chiari per come risulta dalle noE.M.
tizie".
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Mercoledì 15 aprile 2015
DALL’ITALIA
CEDIMENTO DEL SOLAIO NELLA SCUOLA ELEMENTARE, IN ARRIVO GLI AVVISI DI GARANZIA
Il crollo di Ostuni tragedia annunciata?
Edificio chiuso, bambini a casa e Comune pronto a costituirsi parte civile. Mentre c’è chi punta il dito
contro Renzi - Quelle richieste sui lavori del consigliere Continelli (Fdi), rimaste lettera morta
di Marcello Calvo
rollo colposo e lesioni.
Sono questi i reati ipotizzati
dalla procura di Brindisi
che indaga sul cedimento
in una scuola elementare
di Ostuni di un pezzo di intonaco
dal soffitto che ha ferito 2 alunni e
una maestra, rischiando di provocare un’autentica tragedia. Sul tavolo del sostituto procuratore Pierpaolo Montinaro c’è un’informativa
redatta dalla polizia in cui è indicato
l’elenco delle imprese e dei tecnici
che hanno eseguito la ristrutturazione iniziata nel 2010 e finita nel
2014. Ben 5 i nomi indicati dagli
investigatori al pm: il capo ufficio
tecnico del Comune, il direttore
dei lavori, i titolari delle due ditte
incaricate e il collaudatore.
Dopo un breve giro di audizioni, a
quanto pare, la procura procederà
con gli avvisi di garanzia. Ma a regnare è il caos più totale. Il sindaco
Gianfranco Coppola ha dichiarato
che se verranno accertate sue eventuali responsabilità rassegnerà le
dimissioni. Tant’è, per il momento
s’è dichiarato totalmente estraneo
alla vicenda ed è pronto a costituirsi
parte civile insieme alla “sua” amministrazione. “Perché le famiglie
dei bambini, l’insegnante e tutti gli
abitanti della città non meritavano
questo. Io – ha continuato – ho anche
2 nipoti in questo istituto. Sono con-
C
vinto che la magistratura risalirà
immediatamente alle responsabilità
della messa in opera dell’intonaco
e anche di chi doveva controllarla”.
Nel frattempo la scuola è sequestrata, con i ragazzi che non hanno
diritto neanche all’istruzione. La
polizia continua ad indagare e al
momento ancora non è dato sapere
se e quando riaprirà l’edificio. Sono
rimasti a casa la bellezza di 680
bambini che ancora hanno negli
occhi l’effetto della paura.
Riaperta subito dopo le vacanze
di Natale, è durata pochissimo. Appena il tempo dell’inaugurazione.
Non ci sarebbero vizi nel progetto,
ma nell’esecuzione dei lavori.
Il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone (Pd) promette che
salterà qualche testa, “perché ci
sono responsabilità oggettive”. Ma
c’è chi punta il dito direttamente
contro il premier Matteo Renzi, che
nel giorno del suo insediamento
aveva promesso 3,5 miliardi per
l’edilizia scolastica. Con il passare
dei mesi, nonostante tutti i buoni
propositi, i soldi si sono via via ridotti fino a sparire.
Ma le ombre che aleggiano intorno
alla scuola di Ostuni risalgono a
molto tempo fa. Poca trasparenza e
tanti punti oscuri su dei lavori di ristrutturazione che ora meritano totale
chiarezza. Le prime avvisaglie erano
arrivate direttamente dal consigliere
comunale Christian Continelli (Fra-
telli d’Italia), che nel marzo 2014 ha
presentato all’ufficio protocollo del
Comune di Ostuni una richiesta di
accesso agli atti amministrativi inerenti l’attività di ristrutturazione dell’edificio scolastico. Per fare limpidezza su un caso che stava destando
imbarazzo alla città e difficoltà evidenti agli alunni. Molti dei quali tra-
sferiti da quasi 4 anni in altra sede.
A distanza di 3 settimane dal deposito dell’istanza, nessuna risposta
e un nuovo sollecito. Con i cittadini
che intanto affrettavano un suo nuovo intervento. Puntualmente arrivato. Per avere lumi su una vicenda
tenuta lontana dalla luce del sole.
E per fare chiarezza su quanto stes-
se accadendo.
Sono passati oltre 13 mesi dalle
sue “petizioni”, che a quanto pare
sono rimaste lettera morta. Mentre
Continelli aspetta ancora risposte
la città, travolta dallo spavento e
dal dolore, è costretta ora a leccarsi
le ferite. Oltre il danno, anche la
beffa.
L'ACCUSA AVEVA CHIESTO L'ERGASTOLO, MA LA DIFESA HA RIBADITO L’ASSENZA DI PROVE
Riina assolto: non ordinò la strage del Rapido 904
N
Arrestati cinque dipendenti
on è stato lui, secondo i giudici di
Firenze. La strage del Rapido 904,
detta "Strage di Natale", porta un'altra firma secondo la sentenza emessa
ieri sera.
Quell'ordigno che esplose il 23 dicembre
1984 sul treno che da Napoli conduceva
a Milano e che uccise 16 persone e ne
ferì 267, secondo il dispositivo letto in
aula dal presidente della Corte d'Assise
di Firenze Ettore Nicotra, non fu ordinata
da Riina. Per il quale il pm Angela Pietroiusti aveva chiesto l'ergastolo, ritenendolo "il principale artefice" e non avendone "il minimo dubbio". Secondo l'accusa "solo con la sua autorizzazione è
stato fornito l'esplosivo a Calò e solo lui
poteva decidere la destinazione dell'esplosivo" aveva detto il pm, e aveva
aggiunto: "Riina è il determinatore, lui
dà questo contributo decisivo".
Secondo la Pietroiusti l'obbiettivo era
quello di "fare pressione sui propri referenti politici per incidere sull'esito del
maxiprocesso", insomma "un attacco frontale allo Stato. La strage del Rapido 904
avviene nel 1984 - aveva aggiunto quando c'è stato il pentimento di Tommaso Buscetta e i mandati di cattura di
Falcone e Borsellino, che stavano istruendo il maxiprocesso". Era nella carrozza
9, la bomba, seconda classe, proprio
nel mezzo del treno ed era stata posizionata lì durante la sosta a Firenze Santa
Maria Novella, in mezzo ai bagagli.
"Manca la prova piena che sia colpevole",
ha detto l'avvocato Cianferoni, suo legale.
"Praticamente è la vecchia insufficienza di
prove" ha aggiunto. Nella mattinata aveva
PALERMO - RUBAVANO GASOLIO DAI MEZZI DI SERVIZIO
dell’azienda dei rifiuti
rrestati, a Palermo, cinque
dipendenti della Rap, azienda comunale che gestisce
lo smaltimento dei rifiuti. Le indagini, a cura della Polizia di Stato,
hanno riguardato varie episodi di
furti e ruberie, determinando la
spoliazione della ditta con razzie
di carburante e beni aziendali di
ogni genere. Secondo quanto stimato dagli inquirenti sarebbero
stati rubati circa 300 litri di gasolio
al giorno dai mezzi della Rap.
Già dalla settimana precedente,
la procura della Repubblica ha
aperto un’inchiesta sull’azienda
comunale per il reato di interruzione di pubblico servizio a causa
delle lentezze della raccolta dei rifiuti. Le misure cautelari eseguite
nell’ambito della indagine su descritta, nei confronti dei dipendenti
comunali sono gli arresti domiciliari
e obbligo di presentazione alla
Pg. I soggetti ai quali è stata notificata l’ordinanza restrittiva sono:
Antonio Cardinale, Giovanni Di
Franco, Carmelo Iacò, Francesco
Mancuso e Salvatore Messina.
Mentre l'obbligo di presentazione
alla polizia giudiziaria è stato di-
A
sottolineato: "Non si può consentire che
Riina sia il parafulmine dei mali. La formula
'non poteva non sapere, anzi sapeva' è da
vecchia inquisizione". Secondo il difensore
"questo non è un fatto siciliano, né di mafia
né di politica. Di questo fatto non si capisce
la causale. Come per la strage di Bologna".
Il legale ha poi precisato, parlando del
processo in corso a Palermo: "Se Riina
avesse fatto la trattativa ora suo figlio sarebbe
all'ergastolo? Riina fa la trattativa con i ca-
rabinieri per farsi arrestare?. Basta, non c'è
più bisogno di quel tipo di antimafia, ora
serve quella vera, quella delle cooperative".
I colpevoli della strage del Rapido 904
erano stati condannati già nel 1992, erano
stati individuati in Pippo Calò, Guido Cercola e Franco Di Agostino, che avevano
agito con l'aiuto dell'artificiere tedesco
Friedrich Schaudinn, poi ulteriori indagini
avevano portato gli inquirenti a ritenere
che anche Riina vi fosse coinvolto.
sposto per Accursio Cacciabaudo,
Rosario Giglietti, Maurizio Lanzarone, e Girolamo Iaco'. Escluso,
Girolamo Iaco', gli altri sono tutti
dipendenti Rap. Oggetto del peculato contestato ai dipendenti,
non è soltanto il gasolio, ma anche
tute da lavoro, sacchi, mazze,
scope, carta igienica, detersivi ed
arnesi di varia natura.
Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, i dipendenti infedeli riempivano bidoni e taniche di varia
natura durante il rifornimento degli
automezzi aziendali, dove veniva
immesso una quantità di carburante inferiore rispetto a quello
segnato dal contalitri dell'impianto.
In seguito, le taniche venivano
fatte uscire sugli stessi automezzi
aziendali e portate in altro luogo.
Il gasolio veniva poi ceduto a terzi
a prezzi competitivi: un euro al
litro. Mentre altre volte, il furto
veniva consumato riversando il
carburante in una cisterna interrata,
che si trovava vicino l’impianto di
rifornimento e che fungeva da
deposito abusivo, dal quale poter
attingere, in seguito, in tutta tranChantal Capasso
quillità.
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Mercoledì 15 aprile 2015
SOCIETA’
SCI – GRANDE SUCCESSO SULLE NEVI DI CAMPO IMPERATORE PER LA SETTIMA EDIZIONE DELL’AMBITO TROFEO
Il ‘Città di Roma-Gp Aria Sport’ all’Alisky
Centinaia di atleti provenienti da diverse regioni si sono sfidati nelle categorie Master, Giovani e Senior
i è disputato a Campo Imperatore il VII° Trofeo Città
di Roma Gran Premio Aria
Sport, uno degli appuntamenti clou del calendario
sciistico regionale laziale. L’evento,
organizzato dal G.S. Città Romana
Ski in collaborazione con il Comitato
Regionale Lazio – Sardegna della
FISI, si è avvalso quest’anno di un
Main Sponsor di prestigio come
Aria Sport, brand di Aria Group. La
gara riservata alle categorie Master,
Giovani e Senior ha visto impegnati
sulla pista Mirtillo della stazione
abruzzese oltre cento sciatori provenienti da tutto il Centro Italia. Due
gli slalom giganti tracciati da Luigi
Faccia e disputati nella splendida
cornice del Gran Sasso. L’artistico
S
Trofeo Città di Roma, una splendida
riproduzione del Colosseo, è stato
vinto come da pronostico dallo S.C.
Aliski. Gli sciatori romani si sono
imposti con 8161 punti davanti allo
Sci Club Robur di Rocca di Mezzo
(2242) e allo S.C. Orsello (2230).
Onorevole quarto posto per il G.S.
Romana Ski (2047 punti) organizzatore del riuscitissimo evento. Nell’albo d’oro della manifestazione
l’Aliski ha così collezionato il terzo
successo eguagliando il record detenuto dallo sci club organizzatore.
In una manifestazione dominata
dagli sciatori abruzzesi l’unico acuto
dello sci laziale porta la firma di
Erika Biaggi dello S.C. Livata vincitrice di entrambe le gare della categoria Senior Femm.le. Per il resto
come detto gli sciatori abruzzesi si
sono imposti in quasi tutte le categorie. Grande protagonista della
manifestazione è stato Mario Contento, aquilano di Assergi che gareggia per lo S.C. Orezzo Valseria
di Bergamo, autentico dominatore
delle due gare dei “Master A”. Tra
gli altri sciatori abruzzesi da registrare anche il doppio successo di
Francesco Rovere (SC Castiglione)
ed Elisa Di Nardo (Robur Rocca di
Mezzo) nella categoria “Giovani” e
della teramana Elena Matronola (Aliski) nei “Master C”. Ma al di là dei
risultati il VII° Trofeo Città di Roma
è stata un’autentica festa dello sci e
della neve. “Il Città di Roma rappresenta il nostro fiore all’occhiello
da ben sette anni e siamo orgogliosi
di essere riusciti a recuperare la
gara – ha sottolineato il Presidente
Lucarelli nel corso della cerimonia
di premiazione effettuata presso l’Hotel Giampy di Assergi - un ringraziamento particolare oltre che a
tutti i partecipanti desidero rivolgerlo
al Presidente di Aria Sport Vittorio
Ricerni e al Direttore del Corriere
Laziale Eraclite Corbi che con la
loro presenza hanno dato lustro alla
manifestazione”. Vittorio Ricerni, Direttore Generale di Aria Sport, intervenuto alla cerimonia di premiazione, ha ribadito gli obiettivi del
suo gruppo e lo stretto legame instaurato con il GS Città Romana Ski:
“Il supporto di Aria Sport al Trofeo
Città Roma nasce da una forte propensione per le attività agonistiche
e dal desiderio di voler dare risalto
nei nostri centri sportivi alla disciplina sciistica. Con il Presidente Lucarelli abbiamo in cantiere una serie
di interessanti iniziative anche per
la prossima stagione”.
ALBO D’ORO. 2008: Sci Club Mid
Sport Roma, 2009: Sci Club Mid
Sport Roma, 2010: Alitalia Euroski,
2011: Sci Club Mid Sport Roma,
2012 non disputato, 2013: Alitalia
Euroski, 2014: Campo Felice – Rocca
di Cambio, 2015: Aliski.
ARRIVA UN NUOVO PRODOTTO DELLA BIOROBOTICA D’ECCELLENZA “MADE IN ITALY”
A Pisa la mano bionica low cost
Dotata di sensori tattili si muove col pensiero. Si impianta senza intervento chirurgico
rriva una nuova mano bionica in
grado di muoversi col pensiero
restituendo il senso del tatto, a
breve verrà testata sui pazienti. Questo
il nuovo frutto della BioRobotica made
in Italy, destinata a quanti hanno subito
un'amputazione.
Secondo gli ideatori, la mano bionica,
è in grado di trasformare il pensiero in
movimento e di restituire sensazioni
tattili senza richiedere la necessità di
un intervento chirurgico per essere impiantata. Inoltre potrà essere messa in
commercio a cifre molto basse, questo
quanto spiegato dall'Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant'Anna
di Pisa.
Christian Cipriani, docente all'Istituto
di BioRobotica e coordinatore del progetto 'My-Hand' spiega :"Siamo partiti
progettando l'esterno, l'involucro che
contiene la tecnologia e, in collaborazione
con i designer del 'Darc Studio' di
Roma, abbiamo sviluppato una protesi
dall'estetica accattivante". Dopo aver
messo a punto i dettagli estetici, gli ingegneri, guidati dal ricercatore Marco
Controzzi, hanno riempito di meccani-
A
smi, di tecnologia e di intelligenza artificiale l'interno della mano, raggiungendo
un risultato che unisce funzionalità e
robustezza a ricercatezza estetica.
La mano bionica sviluppata con “MyHand” porta avanti un percorso avviato
dallo stesso Cipriani, finanziato dalla
Commissione Europea: è il il progetto
“Way”, un guanto robotico e un esoscheletro per ripristinare il controllo
motorio delle mani in persone con che
hanno subito danni neurologici. In questo modo si è arrivati alla mano bionica
di My-Hand, che può essere usata senza
passare dalla sala operatoria.
“La mano utilizza tre motori elettrici e
un pollice opponibile, per afferrare oggetti di varia forma e peso differente.
Un’altra novità tecnologica particolarmente rilevante consiste in un meccanismo inventato all’Istituto di BioRobotica, oggetto di brevetto internazionale,
che, con un solo motore, consente la
rotazione del pollice o la flessione dell’indice in maniera alternata” ha spiegato
Controzzi, ingegnere e coautore del
progetto.
La mano bionica è dotata di sensori
tattili in grado di compiere tutte le prese
e le posture necessarie nella vita quotidiana, inoltre è leggera e low cost. I
movimenti e le prese possono essere
attivate e controllate in maniera naturale
grazie ad alcuni sensori indossabili in
grado di rilevare i segnali nervosi che
attraversano i muscoli, quando si com-
piono tali movimenti. I sensori presenti
sulle dita inoltre registrano le interazioni
con l’ambiente e forniscono le risposte
alle sensazioni tattili con leggere vibrazioni nella parte che resta dell'arto.
Adesso la protesi è pronta per la sperimentazione clinica e si trova in laboratorio per le ultime verifiche. Superati i
test con i pazienti, i ricercatori sono
convinti del fatto che aziende affermate
o start up saranno in grado di cogliere
i risultati del progetto traducendoli in
prodotti commerciali, da mettere a disposizione delle persone amputate. Il
tutto a poco prezzo.
Chantal Capasso