l`invasione continua
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Anno IV - Numero 89 - Mercoledì 15 aprile 2015 Direttore: Francesco Storace Regionali Roma Economia Caos in Puglia, Fdi tira dritto Cup e mafia capitale, sequestrati gli atti Debito pubblico ennesimo “record” a pag. 3 VERSO IL VOTO DI FIDUCIA SULLA LEGGE ELETTORALE Oggi l’Italicum arriva al bivio Assemblea dei deputati pd sotto i diktat di Renzi l paradosso è enorme. Tuonano che contro i piccoli partiti bisogna fare leggi elettorali adeguate; poi alla prova dei fatti i ricatti sono tutti interni - sempre - ai colossi della politica. Accadeva ieri col Pdl, attorno alla cui crisi franò il governo Berlusconi; accade ora col Pd, che sulle norme che regolano il voto rischia di farsi male per lo scontro aperto tra Renzi e la minoranza del suo partito. Stasera tocca ai deputati dire sì o no alle condizioni poste dal premier. Che con la delicatezza di un elefante in cristalleria pone diktat ai suoi e al Parlamento intero. In buona sostanza, si sta per passare da un Italicum figlio di un grande accordo tra i due grandi partiti del Nazareno, all’approvazione di una legge elettorale a stretta maggioranza e con vistose contraddizioni. Due, innanzitutto: l’assenza sostanziale di preferenze per la scelta popolare dei deputati; e l’introduzione di un premio di lista anziché di maggioranza; entrambe rischiano di vanificare la partecipazione degli elettori al voto. Se il risultato è già fotografato dalla norma in gestazione, perché il cittadino dovrà ratificare scelte di palazzo? Tanto più se Renzi riuscisse a piegare, fin da stasera, gli ultimi oppositori rimasti, quel centinaio di deputati del suo partito che fanno la fronda a rate. Il bivio Italicum rischia di essere oltrepassato persino con un indigeribile voto di fiducia in Parlamento. Sarebbe l’ennesimo oltraggio alla democrazia imposto da un governo che sta lì senza aver preso neppure un solo voto popolare. Ecco, il nodo: la Repubblica dei senzavoto. Mille facce oscure chiamate a dire sissignore da uno solo, il potente di Palazzo Chigi. Che nessuno ha eletto al posto dove sta e che però non ha avuto neanche il coraggio di mettere in campo - e lì sarebbe stato coerente - una riforma costituzionale che restituisse lo scettro al popolo almeno con la riforma presidenzialista. L’Italicum è il peggio che si potesse immaginare. Sta alla Camera impedire il misfatto. Francesco Storace I Giustizia per Contrada Colosimo a pag 2 LA SCUOLA VENUTA GIÙ A OSTUNI Il crollo annunciato a pag. 8 a pag. 6 ALTRI MILLE PROFUGHI SBARCATI A PALERMO E NUOVI ARRIVI PREVISTI DA UNA LIBIA ALLO SBANDO di Igor Traboni ltri 1100 profughi, in gran parte somali, sono sbarcati ieri a Palermo e sono in attesa di essere trasferiti verso centri di accoglienza non solo della Sicilia ma anche del resto d'Italia. E subito sono divampate altre polemiche, anche perché gli sbarchi dovrebbero intensificarsi nei prossimi giorni, con l’arrivo di altre decine di migliaia di immigrati sulle coste italiane. Tutti i prefetti sono stati quindi sollecitati dal Viminale ad individuare strutture di accoglienza sui territori di pertinenza, proprio per far fronte al massiccio arrivo di migranti. I centri sono infatti praticamente tutti pieni e servono quanto prima altri posti. E’ fin troppo scontato prevedere che si proceda quindi a requisire soprattutto alberghi laddove ve ne sono, ovvero nelle località turistiche. Ipotesi rispetto alla quale su facebook il segretario della Lega Matteo Salvino ha così commentato: "Alfano e Renzi cercano altri 6.500 posti letto per gli immigrati. Chiedo ai governatori, ai sindaci, agli assessori e ai consiglieri della Lega di dire no, con ogni mezzo, a ogni nuovo arrivo. Come Lega siamo pronti a occupare ogni albergo, ostello, scuola o caserma destinati ai presunti profughi". Salvini è stato subito criticato dal presidente della Camera Boldrini, la prima a correre ‘in soccorso’ degli immigrati e A LA CORTE EUROPEA: NON ANDAVA CONDANNATO a pag 11 Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 L’INVASIONE CONTINUA I prefetti si preparano a requisire alberghi nelle città turistiche della nuova invasione. Ma la cronaca incombe su queste vicende e c’è da registrare che sarebbero circa 400 vittime di un naufragio avvenuto a 24 ore dalla partenza dalla Libia, e tra questi molti giovani e minorenni. Almeno così emerge dalle testimonianze raccolte da Save the Children tra i 150 superstiti, sbarcati ieri a Reggio Calabria dalla nave Orione insieme ad altre centinaia di migranti recuperati da altre imbarcazioni. I testimoni hanno parlato anche di esperienze atroci di violenze subite prima dei naufragi ma anche durante, come il caso segnalato di una vittima data in pasto agli squali. Lo scafista di quest’ultima imbarcazione è stato poi rintracciato e fermato dalla polizia nei pressi di Ragusa. Queste testimonianza riferiscono anche di una situazione in Libia sempre più fuori controllo, con episodi ripetuti di violenza anche per le strade. Ecco dunque che migliaia di altri libici sarebbero pronti a prendere il mare per raggiungere l’Italia. E il nostro governo? A parte la ricerca spasmodica di altri alloggi per i profughi, ieri il ministro Gentiloni ha saputo solo ‘rincuorarci’ circa l’assenza (a suo dire) di terroristi su questi barconi. SEMPRE PIÙ MINACCIATI, MA PER IL DECRETO ANTITERRORISMO SERVE LA SOLITA FIDUCIA L’Isis adesso ci canta l’inno in italiano n video con un inno dell'Isis, sottotitolato in italiano, in cui si minacciano sgozzamenti e punizioni varie, circola sui canali web frequentati dagli estremisti islamici. "Presto, presto" è il titolo della canzone, scovata su internet dal sito Wikilao e messa subito all'attenzione di antiterrorismo e intelligence. "Presto...presto rimarrete sorpresi, come un fulmine a ciel sereno vedrete le battaglie sorgere sulle vostre terre", così inizia l’inno su musiche dal chiaro stampo arabeggiante. Insomma, l’Italia finisce di nuovo e ancora più pesantemente nel mirino dei terroristi islamici, che da tempo hanno preso di mira il nostro Paese, e Roma in particolare per la presenza del Vaticano, in quanto centro della U cristianità e dunque nemico da combattere e sconfiggere. Tutto questo mentre il Parlamento ancora cincischia attorno al decreto antiterrorismo, tanto che ieri alla Camera è stata messa l’ennesima fiducia prima del voto, su un pacchetto di norme che tra l’altro non differisce nella sostanza da quello già presentato in Senato e che pure ha raccolto critiche abbastanza pesanti e mirate. Come quelle avanzate dal Cen- tro Studi del Senato, di cui in verità solo questo giornale – nell’edizione di ieri – e pochi altri organi di informazione hanno dato conto. Eppure, la guardia non va assolutamente abbassata, anche se "L'Isis ha perso il dominio di circa il 25%-30% delle zone popolate del territorio iracheno dove prima aveva completa libertà di movimento", come affermato ieri dal Pentagono, precisando che l'area esaminata si trova nel nord e nel centro del Paese. Una valutazione arrivata in concomitanza con la prima visita alla Casa Bianca del premier iracheno Haider al Abadi. Secondo il Dipartimento di Difesa però "resta immutata la presenza degli jihadisti in Siria". E dunque il pericolo. 2 Mercoledì 15 aprile 2015 ATTUALITA’ LA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO CONDANNA LO STATO A VERSARGLI 10MILA EURO PER DANNI MORALI Strasburgo rende giustizia a Contrada Il reato di concorso esterno in associazione mafiosa “non era sufficientemente chiaro” La rabbia dell’ex 007: “Ora l’Italia riconosca la mia innocenza” di Federico Colosimo na sentenza che fa giurisprudenza. Che umilia la giustizia italiana e ne mina la credibilità. Storica. La Corte Europea dei diritti dell’uomo chiude definitivamente il caso: Bruno Contrada non doveva essere condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Perché, all’epoca dei fatti (1979-1988), il reato “non era sufficientemente chiaro”. Per tutti questi motivi lo Stato deve versare all’ex numero 2 - ritenuto colpevole di collusioni con boss e intrecci con la criminalità organizzata - del Sisde 10mila euro per danni morali. Una miseria se consideriamo quello che ha dovuto subire il “vecchio” 007. Che ha finito di scontare, nell’ottobre 2012, un’ingiusta pena a 10 anni di prigione per un crimine infamante che lui stesso ha sempre sostenuto di non aver commesso. Per l’Italia ecco l’ennesima stangata dai giudici di Strasburgo. Che già nel 2014 l’avevano condannata per aver violato – tra il 24 ottobre 2007 e il 24 luglio 2008 – i diritti dell’allora detenuto Contrada che, essendo malato, avrebbe avuto bisogno di trattamenti sanitari giusti, mai riservatigli. E certamente di un’altra misura cautelare, magari quella meno afflittiva degli arresti domiciliari, ottenuta solo successivamente e all’età di 77 anni. Un abuso, l’ennesimo, che costò al Paese 15 mila euro. Fiaccato per gli acciacchi, Contrada non s’è dato mai per vinto. Barba bianca, un bastone per sorreggerlo, l’ex capo della mobile di Palermo ha U vinto la sua battaglia con la (in)giustizia italiana. Niente e nessuno potrà mai risarcirlo adeguatamente della sofferenza e dei danni subiti. Neanche un pezzo di carta della Corte dei diritti dell’uomo che Contrada ha aspettato per molto tempo. Un foglio che gli riconsegna quella dignità che la Cassazione, nel 2007, confermando la condanna in appello, gli aveva tolto. Una mortificazione che solo 1 anno dopo lo portò a richiedere l’eutanasia. Con la sorella che spiegava come Contrada volesse farla finita con “l’unica strada percorribile per mettere fine alle sue infinite pene”. Non è un successo definitivo, ma forse solo parziale. Perché l’ex 007 non si darà pace fino a quando il nostro sistema giudiziario non lo riterrà innocente. Il 24 settembre 2011 la Corte d’appello di Caltanissetta ha dichiarato definitivamente inammissibile la richiesta di revisione del processo nonostante in un primo momento avesse ritenuto come l’istanza non fosse manifestamente infondata. Tant’è, dopo le “verità” dei parrucconi di Strasburgo, lo scenario potrebbe cambiare. Anche se sarà difficile e bisognerà aspettare comunque prima le motivazioni di sentenza. Ciò che è certo è che Contrada non si rassegnerà. Tutt’altro. Perché “quello che mi interessa – ammette – è la giustizia italiana, non quella europea. Deve essere un nostro tribunale a stabilire che sono stato condannato e messo in prigione da innocente. Ben 23 anni di sofferenze non si cancellano neppure con 10 miliardi, altro che 10 mila euro. Nessuna cifra può ripagare la distruzione di un uomo da punto di vista morale e fisico, civile e sociale, professionale e familiare. Non è questione di prezzo, non mi interessa. Il giusto verdetto va emesso in nome del popolo italiano. Non europeo”. POST DI UN AGENTE SU FACEBOOK “Io c’ero e lo rifarei”: Diaz, nuove polemiche pochi giorni di distanza dalla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo che ha condannato l’Italia per le torture comminate dai poliziotti all’interno della caserma Diaz di Genova durante il G8, tornano le polemiche, dopo il post di un poliziotto e rappresentante sindacale che ieri su facebook ha scritto: "Io sono uno degli 80 del VII Nucleo.Io ero quella notte alla Diaz. Io ci rientrerei mille e mille volte". Quindi, anche una serie di giudizi assai poco lusinghieri su Carlo Giuliani, il giovane morto investito da una camionetta dei carabinieri mentre assaltava i militari dell’Arma. Il post dopo pochi minuti aveva raccolto circa duecento "mi piace". In attesa di conferme sull'autenticità o meno del profilo, con le verifiche scattate immediatamente dopo, il Dipartimento di Pubblica sicurezza ha fatto sapere che, se dagli "accertamenti relativi alla effettiva paternità delle dichiarazioni contenute" si trovasse conferma che il post su Facebook è effettivamente di un poliziotto, "si avvieranno le conseguenti procedure disciplinari, laddove l’Autorità Giudiziaria non dovesse ravvisare profili di rilevanza penale". A IL MINISTRO GENTILONI CONTINUA CON LA SOLITA CANZONE STONATA E ATTACCA I PREDECESSORI Solo e soltanto parole sui Marò Ma siamo ancora al “dialogo” con gli indiani e con chi voleva la testa dei due fucilieri arole, parole, parole. Solo e soltanto parole sui Marò. Come quelle che ieri è tornato a pronunciare Paolo Gentiloni a Radio 24. Il ministro degli Esteri continua imperterrito con la solita canzonetta e insiste: “Negli ultimi mesi s’è aperto un filo di dialogo e contatto tra il governo italiano e quello indiano, che deve portare a una soluzione definitiva del caso. Si tratta di una vicenda do- P lorosa e complicata, dove è meglio non fare previsioni di tempo”. D’altronde la vicenda, vergognosa, va avanti da “solo” 3 anni. Il titolare della Farnesina crede di sfangarla con l’aiuto di qualche velina e una sparata qua e là della sua collega Pinotti. Alzate di testa volte a strappare qualche titolo patriottico sui giornali. Gonfiare i muscoli una volta ogni tanto serve a poco. Dall’India continuano a rimarcare un concetto fondamentale: cioè che sui due fucilieri di Marina a pronunciarsi dovrà essere la magistratura, perché la vicenda non è solo una discussione fra 2 esecutivi. Dopo 36 mesi di tira e molla, promesse non mantenute, errori grossolani e rancori maturati nelle segrete stanze della diplomazia, è arrivato il momento di dire basta. Adesso è troppo tardi per avviare quel famoso arbitrato internazionale che l’Italia, nonostante gli annunci, non ha mai attivato. Per molti motivi: prima di tutto perché non sa a chi spetta “arbitrare” la partita. L’Onu s’è tirata indietro e lavandosene le mani ha parlato di “questione bilaterale”. Tant’è, la procedura è in alto mare e ormai non si può più prendere in considerazione. Renzi lo sa bene, perché così facendo per- derebbe altro tempo. Insomma, ci troviamo nuovamente di fronte a uno scambio di vedute, nulla più. Le “trattative” vanno avanti, ma il contenuto di queste è nascosto. L’intricatissimo caso di Latorre e Girone è seguito adesso con estrema attenzione dal nuovo Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che nel suo discorso alle Camere ha dichiarato che occorre continuare a dispiegare il massimo impegno possibile per arrivare a una soluzione positiva con il loro ritorno in patria. Peccato che in tutto questo tempo i 3 diversi esecutivi che si sono succeduti hanno sba- gliato tutto. O meglio, non hanno azzeccato nulla. Ora basta. Serve determinazione, perché nessuno, tantomeno l’India, può continuare a trattarci come delle pezze da piedi. Quella “verve” usata per riempire di inchiostro le prime pagine dei principali quotidiani italiani da molti ministri, adesso deve essere usata dai nostri politici, anche da quelli che siedono al parlamento europeo, per trovare una soluzione definitiva. A sostegno della vicenda non bastano più i fiocchetti gialli sul bavero della giacca, ma azioni concrete per riportarli a casa. F.Co. NON SI PLACANO LE ACQUE DOPO LE PAROLE DI BERGOGLIO SUL GENOCIDIO ARMENO La Turchia insiste: “Il Papa ha sbagliato” Durissimo il premier Erdogan che lancia una sorta di “avvertimento” al Vaticano estano parecchio agitate le acque tra la Turchia e il Vaticano, dopo le parole di Papa Bergoglio sul genocidio degli armeni. E ieri è arrivato una sorta di “avvertimento” al pontefice da parte del presidente turco Recep Tayyp Erdogan: "Condanno il Papa e lo invito a non ripetere questo errore". Ricordando la visita compiuta in Turchia dal Pontefice nel novembre del 2014 , Erdogan ha detto che "ora, dopo le sue affermazioni, ho un'opinione diversa su di lui, sia come politico, sia come religioso. Quando i politici o i religiosi intervengono nel ruolo di storici, emergono cose senza senso come questa. Qui voglio ripetere il nostro appello a creare una commissione congiunta di storici e sottolineare che siamo pronti R ad aprire i nostri archivi. Non permetterò che gli eventi storici siano deviati dal loro corso in una campagna contro il nostro Paese e la nostra nazione". Già il primo ministro turco, il ministro degli esteri e il Gran Muftì avevano criticato le parole del Papa e il governo di Ankara aveva convocato il rappresentante del Vaticano in Turchia e richiamato il proprio inviato presso la Santa Sede, mentre la stampa turca aveva ricordato le diverse posizioni sulla interpretazione degli eventi del 1915: secondo gli armeni, un milione e mezzo di individui di fede cristiana della loro comunità fu sterminato dall'esercito ottomano, mentre Ankara ribatte che i numeri sono esagerati e che quelle morti vanno inquadrate nel prezzo di sangue pagato alla prima guerra mondiale. Intanto si registra un’altra presa di posizione importante, secondo cui la reazione della Turchia davanti alle parole di papa Francesco sul genocidio degli armeni tradisce proprio il tentativo di occultare e cancellare uno sterminio pianificato di cui esistono prove documentarie inoppugnabili. Lo ha detto a Vatican Insider, il sito specializzato della Stampa, il Catholicos armeno apostolico Aram I, Catholicos armeno della Grande Casa di Cilicia. Per il Capo del Catholicosato della Grande Casa di Cilicia, che ha partecipato alla cerimonia nella basilica di san Pietro, questo è il tempo in cui i cristiani occidentali sono chiamati a manifestare “in una maniera più concreta e tangibile” la loro vicinanza ai cristiani del Medio Oriente. Ma “non sto affatto dicendo che occorre indire nuove Crociate. Noi siamo contro questo”. Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Capo Redattore Igor Traboni Progetto grafico Raffaele Di Cintio Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Mercoledì 15 aprile 2015 ATTUALITA’ MA RESTA ANCORA APERTA LA PARTITA, DOPO LA VIRATA DI FORZA ITALIA SULLA POLI BORTONE Puglia, FdI conferma: sostegno a Schittulli atica a dipanarsi la matassa del centrodestra in Puglia, in vista delle imminenti elezioni regionali. Ieri Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, ha comunque confermato la celta di convergere su Francesco Schittulli, rispetto ad Adriana Poli Bortone, l’ex ministro che, seppur tesserato proprio con FdI, è stata candidata da Forza Italia. "Il nostro obiettivo – ha ribadito ieri la Meloni - è mandare a casa un governo dei poteri forti e su questo facciamo le nostre scelte, ad altri sembra che non interessi più che il centrodestra vinca. "Fratelli d'Italia è nato quando il Pdl sosteneva i governi Monti e Letta, perché noi non facciamo accordi con la sinistra, non amiamo il consociativismo del Ppe in Europa e non facciamo patti del Nazareno con Renzi. E questo vale a livello nazionale e a livello regionale: Fratelli d'Italia non fa il gioco della sinistra. Non lo facciamo nelle Marche dove Fi sostiene il governatore uscente del Pd e non lo facciamo in Puglia dove Fi ha ora deciso di far perdere il candidato di centrodestra da lei stessa indicato pochi giorni fa. In Puglia, come in tutte le regioni d'Italia sosterremo il candidato di centrodestra che può battere la sinistra e la politica asservita alle lobbies di Matteo Renzi. Questa per noi è la coerenza e il rispetto dei nostri elettori", ha detto ancora la Meloni, per poi chiosare: “Non si può pensare che se Berlusconi litiga con Fitto, noi lo seguiamo. Da qui la conferma di quella che la Meloni definisce "la scelta iniziale" per Francesco Schittulli. E alla Poli Bortone F E A GIUGLIANO FINISCE SOTTO INCHIESTA IL PD VINCITORE DELLE PRIMARIE A SINDACO Coop: restano in carcere i due maggiori indagati l Tribunale del Riesame di Napoli ha confermato le ordinanze di custodia in carcere per Francesco Simone e Maurizio Rinaldi, rispettivamente responsabile relazioni esterne e responsabile di area della Cpl Concordia. La conferma riguarda tutte le accuse contestate: associazione per delinquere, corruzione, corruzione internazionale, riciclaggio e false fatturazioni. I giudici hanno disposto la trasmissione degli atti alla Dda della Procura di Bologna per competenza territoriale. Intanto dalla Campania arrivano altre brutte notizie per il maggior partito della sinistra italiana: Antonio Poziello, vincitore delle primarie del Pd per la carica di sindaco di Giugliano grosso centro in provincia di Napoli, è stato I manda un messaggio chiaro: "Non si presti a un'operazione strumentale, così rischia di arrivare terza". Quest’ultima, dal canto suo, è tornata a lamentare il fatto che la Meloni non l’abbia chiamata dopo la riunione nazionale del partito dell’altro ieri sera. E poi ha un messaggio in bottiglia anche per Raffaele Fitto: "Non dovrebbe avere problemi nei miei riguardi, perché quando si è trattato di Lecce, alle amministrative del 2012, è stato proprio Fitto a venire da me a chiedermi di non presentare liste alternative al suo candidato, Perrone, per fare in modo che il centrodestra fosse unito. Così come abbiamo avuto l'intelligenza di mettere da parte rancori e scortesie fatte a suo tempo e conciliare le diverse esigenze, allo stesso modo penso che Fitto abbia interesse dopo due sconfitte che ci sono state in Puglia - a mettere da parte qualsiasi problema per ritrovare, proprio con me, un percorso comune". rinviato a giudizio dal gup di Napoli Vittoria Foschini nell'ambito di un'inchiesta sui corsi di formazione in Campania risalente al 2008. La prima udienza del processo è stata fissata per il prossimo 15 maggio dinanzi alla terza sezione penale del tribunale di Napoli. Nei suoi confronti viene ipotizzata l'accusa di associazione a delinquere. POTRÀ SPOSTARSI LIBERAMENTE ANCHE OLTRE I CONFINI NAZIONALI, SENZA ULTERIORI OBBLIGHI Mediaset, Berlusconi è un uomo libero Pena estinta, cancellata anche l’interdizione dai pubblici uffici. Restano però gli effetti della legge Severino, con l’ex Cav che al momento potrà tornare a candidarsi solo nel 2018 uovamente libero, a tutti gli effetti. Pena definitivamente espiata, Silvio Berlusconi è tornato ad essere un cittadino come tutti gli altri. Potrà spostarsi liberamente anche oltre i confini nazionali e non avrà più alcun obbligo con la giustizia. Non dovrà rendere conto a nessuno dei suoi spostamenti da Milano a Roma, se non a Dudù. Tornando a disporre anche del suo passaporto. Il tribunale di Sorveglianza meneghino ha depositato l’ordinanza che dichiara l’esito positivo dell’affidamento ai servizi sociali concesso all’ex Cav nella primavera dello scorso anno per scontare la condanna (quattro anni di carcere, ridotti a uno per via dell’indulto), rifilatagli dalla Cassazione nel processo per frode fiscale nel caso dei diritti tv, il 1°agosto del 2013. Dopo lo sconto di pena ottenuto per buona condotta – che aveva ridotto di 1 mese e mezzo la durata del ‘castigo’ - il Caimano può finalmente esultare. Il provvedimento certifica il comportamento corretto mantenuto dal leader di Forza Italia, dopo lo scivolone - isolato - delle dichiarazioni contro la magistratura, che gli erano costate una diffida da parte del giudice Beatrice Crosti. Da quel momento in poi, nessuna sbavatura e una condotta impeccabile. Il tribunale ha dichiarata estinta pure la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per 3 anni. L’ex premier potrà dunque tornare anche a votare, ma resta ineleggibile in base alla nota legge Severino, la cui applicabilità retroattiva è molto N IL LEADER DEL SUO “ESERCITO” E Silvio candida Furlan a Venezia imone Furlan, membro dell'ufficio di presidenza di Forza Italia e leader dell'Esercito di Silvio, è il candidato per Forza Italia alla presidenza della provincia di Venezia". Lo ha annunciato ieri direttamente Silvio Berlusconi in una dichiarazione. "E' un imprenditore ha aggiunto il Cav parlando di Furlan - che conosce le esigenze delle imprese piccole, medie e grandi. E' un uomo coraggioso che ha saputo realizzare il progetto del cosiddetto Esercito di Silvio convincendo centinaia di giovani alla politica attiva, alla partecipazione, all'impegno personale". "Simone - ha aggiunto Berlusconi - conosce molto bene il Veneto e le sue esigenze. Nel Consiglio Regionale saprà sostenere le battaglie utili e concrete per realizzare i pro- S contestata e non solo dai legali dell’uomo di Arcore, che hanno fatto ricorso alla Corte di Strasburgo. Ma anche da quelli del sindaco di Napoli Luigi De Magistris, oltre che del primo cittadino decaduto di Salerno, Vincenzo De Luca. In merito alla discussa norma, Berlusconi non potrà candidarsi fino al 2019, anche se potrebbe calare il jolly della carta della “riabilitazione”, prevista sempre dal provvedimento varato dall’ex guardasigilli: se dovesse essergli concessa questa “atte- nuante”, potrebbe anticipare di almeno un anno il suo rientro in politica. Ma per chi ha fretta – almeno a parole – di riprendersi la scena e soprattutto l’Italia, troppo tempo ancora deve passare. Anche perché i tempi di attesa – in media – per una pronuncia della Corte di Strasburgo si aggirano sui 4 anni. Un passo per volta. Dopo la tempesta (giudiziaria), su Arcore è tornato a splendere il sole. Berlusconi è nuovamente un Marcello Calvo uomo libero. grammi che presenteremo a tutti gli elettori veneti durante la campagna elettorale. Forza Simone! Forza Veneto! Forza Italia!", ha concluso il leader azzurro. E Furlan? Nelle sue dichiarazioni si è limitato a festeggiare la decisione del tribunale di sorveglianza di Milano che ha dichiarato estinta la pena accessoria dell'interdizione per due anni ai pubblici uffici per Silvio Berlusconi. “Il nostro presidente - ha detto Furlan - ritorna in campo più forte di prima e il suo contributo è ancora di piú fondamentale in un periodo in cui qualcuno cerca di agire contro il bene dei nostri elettori a colpi di piagnistei e decisioni autonome. Sono sicuro che il nostro presidente saprà traghettare Forza Italia verso l'ennesimo successo alle Regionali", ha concluso. 4 Mercoledì 15 aprile 2015 ATTUALITA’ DALLA TOSCANA ATTACCO A QUELLE A STATUTO SPECIALE, LA SERRACCHIANI (FRIULI) REPLICA PICCATA Dem: scoppia la guerra anche sulle Regioni I due governatori litigano sulle competenze ma soprattutto sui soldi anto per non farsi mancare niente, adesso nel Pd scoppia anche una ‘bella’ lite sulle Regioni ordinarie e quelle a statuto speciale, tra Debora Serracchiani, la numero due del partito sempre in procinto di trasferirsi in qualche ministero a Roma ma ancora al palo della presidenza del Friuli Venezia Giulia, ed Enrico Rossi, presidente della Toscana. “È un controsenso rinnovare l’Italia – ha detto quest’ultimo, ripetendo il leit motiv già suonato nei giorni scorsi – senza toccare le Regioni a Statuto speciale”. La Serracchiani ha subito replicato piccata: “Ribadisco che il Friuli Venezia Giulia non gode di privilegi, ma soprattutto che il presidente della Toscana possa ambire per la sua Regione a gestire maggiori competenze, non a ridurre quelle degli altri. Certo l’Autonomia comporta anche l’assunzione di responsabilità dirette dal punto di vista finanziaria, che forse a qualcuno non sono immediatamente evidenti ma che ci sono e bisogna saper gestire. C’è chi gestisce bene e chi no. Per esser chiari, le cinque sorelle citate del presidente Rossi non esistono, se non in un discorso banalizzante, come mettere mele e pere nello stesso cesto. Lo stesso articolo 116 della Costituzione italiana ci ricorda che esistono ampie diversità tra gli Statuti speciali e altrettanto vale nella loro concreta applicazione”. La pupilla (non la sola, certo, ma una delle più accreditate) di Matteo Renzi passa poi più da vicino alla materia fiscale, come riporta con dovizia di parti- T POLEMICHE NEL VALDARNO Master contestato, Donzelli chiede lumi lmeno 30 mila euro di soldi pubblici spesi dalla Regione per pagare un master all'università Bocconi di Milano a tre funzionari, fra cui l'ex sindaco di Figline Valdarno, cittadina vicino Firenze, di Riccardo Nocentini del Pd. Tutto in orario di lavoro con rimborso viaggi, pasti e pernottamenti. Rossi faccia chiarezza e dica se è vero, perchè in tal caso sarebbe l'ennesima vergogna della sua gestione. Così, in una nota, il capogruppo di Fratelli d'Italia in Regione e candidato a governatore Giovanni Donzelli, interviene su una denuncia presentata dai Cobas e chiede lumi al presidente della Regione Toscana. "Si tratterebbe di un vero e proprio scandalo- aggiunge Donzelli- perché oltre a sprecare denaro pubblico crea A Debora Serracchiani; nel box, Giovanni Donzelli colari il sito internet del Messaggero Veneto: “Dal decreto del 2011 di Mario Monti, il Salva Italia tutte le manovre statali di finanza pubblica sono intervenute anche attraverso la trattenuta diretta di quote di compartecipazione dei tributi erariali di spettanza delle Regioni Speciali. Si continua a dimenticare che dentro la spesa pro capite per il Friuli Venezia Giulia vanno interamente computati il trasporto pubblico locale e la sanità. E poi, Fvg, Valle d’Aosta e le Province autonome di Trento e Bolzano hanno tra le competenze anche quella sulla finanza locale, con cui vengono finanziati i Comuni e le Province. La diretta presa in carico di simili funzioni non è sinonimo di privilegio, ma assunzione diretta di responsabilità finanziaria e di garanzia dei servizi prestati ai cittadini. È dunque chiaro che non è corretto mettere a paragone la spesa pro capite annua delle Regioni ordinarie e di quelle Speciali”. Poi, un tentativo – a metà – di gettare acqua sul fuoco: “Ho stima del presidente Rossi e credo che sia stato un amministratore impeccabile della sua Regione. Ma credo che per rinnovare l’Italia non serva passare sotto un rullo compressore tutte le differenze o dimenticare le specificità storiche e geopolitiche. Soprattutto credo che bisogna prendere di mira guasti, privilegi e sprechi là dove ci sono davvero”, conclude la Serracchiani. un'evidente vantaggio in favore dei funzionari che già lavorano per la macchina pubblica, in una Regione già allergica al metodo dei concorsi. Guarda caso fra di loro c'è anche un ex sindaco del Partito democratico- aggiunge Donzelli-. Rossi spieghi le procedure, ma non ci stupirebbe che fosse tutto vero, frutto di un sistema che già ben conosciamo, costruito in decenni di malgoverno della sinistra, alla faccia della meritocrazia e del buon uso del denaro pubblico". DURISSIMO ATTACCO DEL CDR DEL GIORNALE, MENTRE SI ALLONTANA LA DATA DEL RITORNO IN EDICOLA “L’Unità merce di scambio tra fazioni del partito” N Bertinotti parla di lavoro e essuna schiarita ancora degna di questo nome nel cielo del futuro dell’Unità, il giornale fondato da Antonio Gramsci e poi passato attraverso varie vicissitudini, fino alla chiusura dei mesi scorsi e all’entrata in scena del gruppo Veneziani, editore di alcune riviste di gossip. Ieri il comitato di redazione del giornale è tornato a far sentire la sua voce, con una serie di accuse proprio, e soprattutto, nei confronti del partito democratico: "I giornalisti dell'Unitá hanno accettato 35 giorni fa (era il 5 marzo) un accordo doloroso con la società Unità srl del gruppo Veneziani, partecipata dalla Pessina costruzioni e al 5% dalla fondazione Eyu del Pd, con l'obiettivo di favorire la riapertura in tempi. Risale a tre settimane fa la sentenza del tribunale fallimentare di Roma che ha dato l'ok al piano di liquidazione presentato dal collegio dei liquidatori della Nie, la societá che ha pubblicato il giornale fino al 31 luglio scorso. Tutti i passaggi tecnici necessari alla riapertura del quotidiano sono stati superati. Cosa manca per procedere alla nomina di un direttore?" Il sindacato interno dei giornalisti si chiede quindi "cosa bisogna ancora aspettare perché si sblocchi il percorso con la presentazione del piano editoriale, l'intesa con il sindacato sui criteri di assunzione e poi la selezione del personale? E' inaccettabile che l'Unitá sia usata come merce di scambio tra le diverse fazioni del Pd. E' inaccettabile che un'azienda editoriale sia piegata a obiettivi politici, inaccettabile minare così l'autonomia di cui la reda- NUOVO LIBRO DELL’EX PRESIDENTE DELLA CAMERA dell’Italia “colpita al cuore” austo Bertinotti torna a parlare di politica, anche se lo fa attraverso un nuovo libro, dal titolo “Colpita al cuore. Perché l'Italia non è una Repubblica fondata sul lavoro", che verrà presentato mercoledì 22 aprile alle 18 alla libreria Feltrinelli alla Galleria Alberto Sordi a Roma. Ospiti della presentazione saranno il leader della Fiom Maurizio Landini e l'economista Giulio Sapelli. "Se oggi venisse chiamato un costituzionalista, da una qualsiasi parte del mondo, a soggiornare nel nostro Paese e gli fosse chiesto di riformulare l'articolo 1 della Costituzione - si è domandato Bertinotti in modo che corrisponda alla realtà presente, cosa scriverebbe? Volendo aderire alla dura verità dei fatti non potrebbe che sancire che l'Italia è una Repubblica 'fondata sul mercato'". F zione è sempre stata gelosa custode. Infine, è insopportabile che questa mancanza di trasparenza offra il fianco ogni giorno a indiscrezioni incontrollate sul nome del direttore, spesso con improbabili autocandidature. A questo punto è d'obbligo una operazione immediata e soprattutto trasparente". "Gli 80 dipendenti (tra giornalisti e poligrafici) - conclude la nota del cdr - sono in cassa integrazione a zero ore dal primo agosto, con redditi falcidiati e famiglie in forte emergenza economica. Finora hanno visto #lavoltabuona solo su twitter, e hanno letto solo sui giornali molteplici annunci dell'editore sulle date di riapertura. Doveva essere entro Natale, poi a febbraio, quindi il 25 aprile. Tutto con grandi squilli di tromba. Oggi non c'è più neanche una data. Quello che resta degli annunci è solo un danno economico notevole per il giornale, che si prepara a ripartire in una fase dell'anno - quella estiva - in cui il mercato è piú debole", si legge infine. "La costituzione materiale che ha preso corpo nell'ultimo quarto di secolo ha eroso le basi della Carta e, infine, ne ha prodotto il rovesciamento. Ma chi sono gli assassini della Costituzione e dell'articolo 1, che ne è l'architrave? E come è potuto accadere che abbiano avuto mano libera?". Così l'ex presidente della Camera tenta di rispondere a tutti questi interrogativi e ripercorre la storia d'Italia - e del lavoro - partendo da quelli che definisce i “trenta anni gloriosi” iniziati con la promulgazione della Carta del '48 per arrivare al Jobs Act del governo Renzi. 5 Mercoledì 15 aprile 2015 ESTERI DANIMARCA: INTRANSIGENTE LA REGINA MARGHERITA II PRESTO UNA AMBASCIATRICE “Chi viene qui deve adeguarsi agli usi e costumi danesi” Nuova conquista per le donne iraniane di Gian Luigi Ferretti er molti decenni i Paesi scandinavi hanno puntato il dito in tutti i consessi internazionali accusando di razzismo chiunque fosse sospettato di non essere più che “politically correct” nei confronti degli stranieri. Ma poi gli stranieri hanno cominciato ad arrivare anche a quelle latitudini e, poco a poco, è cambiato anche il sentire di quei popoli. Non è un caso che, alle ultime elezioni europee, il Dansk Folkeparti che porta avanti tesi simili a quelle di marine Le Pen, di Farange e di Salvini, sia risultato col 26,6% di gran lunga il primo partito (ha conseguito solo il 19,1% il secondo partito, il socialdemocratico attualmente al governo). E non è un caso se due giorni fa è arrivato un segnale molto significativo dalla Regina Margherita II di Danimarca, discendente della seconda più antica casa regnante del mondo dopo quella giapponese. Nel 1849 la monarchia divenne costituzionale e nel 1901 parlamentare. Nel 1984 fece scalpore il discorso di fine d’anno in cui la Regina chiese ai suoi sudditi di aprire le porte agli immigrati, di essere “orgogliosi che ab- P di Rita Di Rosa nche l’Iran potrebbe avere molto presto il suo primo ambasciatore donna all'estero, dai tempi della rivoluzione del 1979. L’ufficialità della notizia non è ancora arrivata, ma probabilmente manca poco, visto e considerato che le due agenzie di stampa semiufficiali iraniane (Fars e Mehr) anticipano l'imminente svolta riportando "notizie" non meglio precisate. Secondo quanto trapelato, il primato potrebbe spettare all’attuale portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Marzieh Afkham, nominata per questo incarico un paio di anni fa. "Afkham sarà nominata ambasciatore", si legge sul sito web pubblicato anche in inglese della Mehr, ma nulla è dato sapere sulla destinazione del diplomatico. Nella storia dell'Iran c'è comunque già un'ambasciatrice: A biano scelto proprio il nostro piccolo paradiso” e di smetterla di accoglierli “con freddezza” e “ con stupide prevenzioni”. Evidentemente ne è passata acqua sotto i ponti del “piccolo paradiso” se oggi la stessa Margherita II ha cambiato radicalmente opinione. Intervistata dal più autorevole quotidiano di Copenaghen, Berlingske Tidende, ha detto che chi viene in Danimarca deve adeguarsi agli usi e costumi danesi: “E’ chiaro che, quando una società accoglie molte persone da fuori, bisogna stabilire delle regole in modo che capiscano dove sono arrivati. Li accogliamo ma, una volta arrivati da noi, non possono pretendere di imporci i loro usi e costumi. Devono potere frequentare liberamente le moschee quando vogliono – ci mancherebbe altro! Ma, quando cominciano a fare cose che stridono con i valori danesi, devono capire che così non va”. Chissà se i buonisti nostrani, quelli che vorrebbero dare ospitalità a chiunque si presenti alle frontiere dell’Italia, un giorno avranno l’onestà intellettuale di ammettere di essersi sbagliati ed arriveranno alle conclusioni della Regina danese? Mehrangiz Dolatshahi nominata nel 1975, e dunque nella fase precedente alla rivoluzione del 1979, a capo dello staff diplomatico in Danimarca. Dopo la rivoluzione del 1979, fu Mohammad Khatami nel 1997 a compiere un altro atto di estrema importanza per le donne iraniane, con la nomina di Masumeh Ebtekar come prima vice presidente donna. Nel novembre 2013 Ebtekar è stata poi nominata vice presidente nel governo di Hassan Rohani. Il predecessore di questi, Mahmoud Ahmadinejad, nominò nel 2009 il primo ministro donna della Repubblica Islamica, nella persona di Marzieh Vahid-Dastjerdi, una apprezzata ginecologa scelta come titolare dell’importante dicastero della Salute. La prima donna ministro nella storia dell'Iran fu invece Farrokhru Parsa, titolare del dicastero dell’Istruzione nel periodo dal 1968 al 1971. UN ANNO DOPO, ANCORA NESSUNA NOTIZIA DELLE LICEALI NELLE MANI DEGLI ISLAMISTI La Nigeria e il mondo ricordano le 219 ragazze rapite da Boko Haram el primo anniversario del rapimento di oltre 200 ragazze da una scuola di Chibok, nel nord est della Nigeria, da parte delle famigerate truppe islamiste di Boko Haram, il presidente dello Stato africano, Muhammadu Buhari, ha detto ieri: "Non sappiamo se le ragazze che sono state rapite a Chibok possono essere salvate. La loro sorte resta sconosciuta. Per quanto vorrei, non posso promettere di trovarle. Ma io dico a ogni genitore, parente e amico che il mio governo farà tutto quanto in suo potere per riportarle a casa. Questo è il momento di riflettere sul dolore e la sofferenza delle vittime, dei loro amici e delle famiglie. I nostri pensieri, le nostre preghiere, e quelle di tutta la nazione nigeriana, sono con voi oggi", ha aggiunto il presidente nigeriano. Anche nel resto del mondo l'anniversario è stato ricordato nella giornata di ieri con tutta una serie di manifestazioni e messaggi di solidarietà. In particolare, una marcia di 219 ra- N gazze, tante quante sono le liceali rapite, ha attraversato la capitale nigeriana di Abuja. Manifestazioni simili sono state attuate in altre capitali del mondo, tra cui Washington. Mentre a New York, l'Empire State Building martedì notte è stato completamente illuminato proprio nell'ora in cui le ragazze sono state rapite, con i simbolici colori del viola e del rosso che simboleggiano la fine delle violenze contro donne e ragazze. Un messaggio di speranza arriva anche dall'attivista pakistana Malala Yousafzai, che in un appello alle liceali chiede loro di non perdere la speranza. Il Premio Nobel ha anche osservato che il vecchio presidente Goodluck Jonathan e la comunità internazionale, non hanno fatto abbastanza per salvare le liceali rapite. Un anziano di Chibok, Enoch Mark, a cui Boko Haram ha rapito una figlia e una nipote, ha invece detto alla France Presse che non si terranno eventi nella cittadina nel Nord-Est del Paese teatro del rapimento, perché questa vive ormai "nel terrore perpetuo", nonostante la presenza di militari. "L'ultimo anno è stato un periodo di tristezza, tormento emotivo e avversità. Siamo una comunità in lutto che ha perso 219 figlie", ha detto alla France presse. Tutto risale alla sera del 14 aprile 2014 quando i jihadisti di Boko Haram fecero irruzione nella scuola di Chibok, nello Stato nordorientale di Borno, e sequestratoro 276 studentesse; 57 di loro riuscirono a scappare pochi giorni dopo la loro cattura, delle altre 219, invece, non si hanno più avute notizie dal video pubblicato lo scorso maggio da Boko Haram. Nel filmato, il leader dei jihadisti Abubakar Shekau sostenne che le ragazze erano state tutte convertite all'islam e "date in spose". Ma quello delle studentesse è solo uno dei 38 casi di sequestro avvenuti in Nigeria dall'inizio del 2014, e documentati da Amnesty International, di cui sono rimaste vittime almeno 2.000 donne TORNA LA VIOLENZA NEL PAESE AFRICANO Assalto a ministero somalo fa sei morti a Mogadiscio n attacco, con una prima forte esplosione seguita da raffiche di mitra nel centro di Mogadiscio, è stato messo a segno nei confronti del ministero dell’Istruzione somalo da parte del gruppo islamista al-Shabab, secondo la rivendicazione arrivata più tardi ai media locali. «Un’auto imbottita di esplosivo ha abbattuto il cancello e c’è una sparatoria all’interno dell’edificio del ministero», ha poi spiegato un poliziotto, con testimoni che hanno riferito di diversi corpi a terra. E il bilancio dell’attentato è di almeno sei morti, fra cui un soldato del- U l’Unione africana, come riferito dal colonnello della polizia Hussein Ibrahim, dopo che le forze di sicurezza hanno ripreso il controllo del palazzo, affermando che le altre vittime sono “un soldato somalo e tre civili e due militanti”. Ferite altre dieci persone. Il gruppo al-Shabab, come detto, ha rivendicato la responsabilità dell’attacco attraverso le parole del portavoce. Ora c’è il timore per una recrudescenza degli attentati in Somalia, sempre da parte dei gruppi islamisti quanto mai attivi non solo nella strategica città di Mogadiscio. 6 Mercoledì 15 aprile 2015 DA ROMA E DAL LAZIO LA REGIONE LAZIO ESCE ALLO SCOPERTO ALL’INDOMANI DELL’AVVIO DEI LAVORI IN COMMISSIONE BILANCIO MORTE CIRO ESPOSITO Gara Cup? Atti sequestrati, Storace: “Lo sappiamo per caso” De Santis e due ultras napoletani a rischio processo Respinta la richiesta d’accesso ai grillini, che insorgono contro Zingaretti: “Ci sono altri atti posti sotto sequestro?”. Il consigliere de La Destra: “Giocano a nascondino” rasparenza. Lo chiedono a gran voce le opposizioni alla Pisana. Sì perché, nonostante l’altro ieri sia iniziato l’iter dell’esame degli atti della Centrale unica degli acquisti in commissione Bilancio, soltanto ieri è emerso che gli atti in merito alla gara per l’affidamento del servizio Cup (Centro unico prenotazione), finita nel mirino della Procura di Roma che è costata le dimissioni dell’ex capo di gabinetto di Zingaretti Maurizio Venafro, sono stati sequestrati dall’autorità giudiziaria. A darne notizia non è stata la Regione Lazio bensì il Movimento Cinque Stelle, che si è visto respingere la richiesta di accesso agli atti. Come mai? “Abbiamo appreso con una comunicazione ufficiale da parte della regione - ha spiegato il capogruppo dei pentastellati del Lazio, Gianluca Perilli - che la relativa documentazione è stata sequestrata dall’autorità giudiziaria”. Eppure nulla era emerso al riguardo durante le varie riunioni andate in scena lunedì in Consiglio regionale. T “Tanto è vero che nell’elenco della documentazione della centrale acquisti che verrà consegnata ai consiglieri, figura anche la suddetta gara Cup”, ha ricordato Perilli, che ha poi incalzato la maggioranza con una serie di questioni:“Va chiarito se la Giunta intende o meno adempiere a quanto richiesto con la risoluzione passata in aula e celebrata da Zingaretti e dalla maggioranza come grande prova di trasparenza oppure ciascun consigliere sarà costretto a realizzare un accesso agli atti per ogni gara per scoprire se i documenti siano o meno sottoposti a sequestro”. La Regione Lazio fornirà un elenco degli altri atti, qualora ce ne fossero, posti sotto sequestro dalla magistratura? Della comunicazione pervenuta ai Cinque stelle ha chiesto chiarezza anche Francesco Storace (La Destra), tra i più attivi in queste settimane sull’inchiesta Mafia capitale. “Una gara sequestrata e lo sappiamo per caso? E’ inaccettabile che sulle gare d’appalto la Regione Lazio giochi a nascondino”, è l’accusa mossa dal vicepresidente del Consiglio regionale, che ha poi ricostruito l’intera vicenda. “Un giorno si annunciano le carte a rate, il giorno successivo si apprende con la lettera ai 5 stelle che c’è una gara sequestrata senza farci sapere se ce ne sono altre. Apprendere in questo modo che c’è un atto di gara sequestrato è gravissimo. Si tratta del Cup. La Regione scrive che non si possono esaminare gli atti, è la stessa regione che annuncia la nuova gara. Vogliamo sapere - ha concluso - se stiamo su scherzi a parte”. er Daniele De Santis, che avrebbe ferito a morte Ciro Esposito, i pm Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio hanno chiesto il giudizio per omicidio aggravato e tentativo di omicidio. Mentre per gli altri due ultras del Napoli, Gennaro Fioretti e Alfonso Esposito, i magistrati hanno sollecitato il giudizio per rissa aggravata. I fatti risalgono al 3 maggio 2014 in occasione della finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli a Roma. Gli scontri andarono in scena nel prepartita, nel corso dei quali venne gravemente ferito il tifoso napoletano, morto cinquanta giorni dopo al Policlinico Gemelli di Roma. La richiesta sarà esaminata dal gup il 28 aprile prossimo. Intanto l’inchiesta sui fatti del maggio dello scorso anno prosegue nei riguardi di altri quattro tifosi, sospettati di aver spalleggiato De Santis. P VILE AGGRESSIONE A TESTACCIO I rom non possono essere contraddetti Dopo i vigili, sono stati presi a bastonate anche tre operatori dell’Ama, colpevoli di aver fatto rispettare la legge opo i vigili, anche tre operatori Ama sono stati presi a bastonate da altrettanti nomadi. La vile aggressione è andata in scena ieri mattina all’ingresso del centro di raccolta di via del Campo Boario a Testaccio. Intorno alle dieci, due rom si sono presentati presso la struttura per scaricare alcuni materiali tra cui pneumatici. Niente da fare: si tratta di rifiuti speciali che non possono essere smaltiti in quel centro. A quel punto, ribadito più volte le violazioni delle norme, il capo zona e i due operatori hanno accompagnato i nomadi fuori dalla struttura. Ad attenderli, però, una terza persona che, assieme agli altri due rom, ha aggredito all’improvviso con un bastone gli operatori Ama. Subito dopo, si sono dati alla fuga a bordo di un furgoncino di cui i dipendenti della municipalizzato sono riusciti a prendere il numero di targa. Se la caveranno con qualche giorno di prognosi. Soccorsi, i tre hanno riportato tutti alcune lesioni, tra cui una frattura nasale. Solidarietà è giunta dal presidente di Ama, Daniele Fortini, e dal direttore generale della società, Alessandro Filippi, ma anche dal sindaco di Roma, Ignazio Marino, e dall’assessore ai Rifiuti, Estella Marino. “Agli operatori va tutta la solidarietà e vicinanza dell’amministrazione, insieme alla condanna per un gesto tanto vile e vigliacco”, si legge nella nota diffusa dal Campidoglio. Le indagini sono state affidate ai carabinieri della stazione Garbatella, che si sono messi subito sulle tracce del furgoncino e degli aggressori. D 7 Mercoledì 15 aprile 2015 STORIA COSÌ IL MONDO GUARDAVA IL DUCE /22 Lo studio su Mussolini di Stanislao Kozicki “Ciò che di reale è nel socialismo è nella sua anima e ne è prova la politica sociale del suo Governo” l nostro speciale dedicato a come i Paesi esteri osservavano l'Italia all'indomani della Marcia su Roma ci ha condotti in giro per il globo e oggi ci conduce in Polonia. Parliamo dunque dello studio sull'opera di Benito Mussolini fatto dal deputato della Dieta polacca Stanislao Kozicki, presidente del gruppo parlamentare dell'Unione popolare nazionale, che fece nel 1923 sulla Rassegna Panpolacca. Ecco le sue parole: "Chi voglia comprendere gli avvenimenti svoltisi in Italia negli ultimi anni, deve rammentare che la Nazione italiana non fu costretta a fare la guerra, come avvenne per le altre Nazioni, ma lanciò la sua gioventù sui campi di battaglia volontariamente, avendo compreso e sentito che gl'interessi nazionali lo esigevano. La guerra fu per gl'Italiani, com'essi la chiamavano con giusto orgoglio, 'la nostra guerra', la guerra per la grandezza dell'Italia e per la posizione di grande potenza. Dopo l'immane sforzo e il sanguinoso olocausto sostenuto dall'Italia venne la pace di Versailles, la quale apportò agli Italiani un'immeritata delusione, della quale seppero profittare le forze dissolvitrici per minacciare la compagine dello Stato. L'Italia giunse sull'orlo del precipizio, pareva dovesse seguire le sorti della Russia". Parole che pesano e che vanno lette dalla giusta angolazione cioè calandosi, lo diciamo ancora una volta, nel contesto in cui vengono scritte, che è quello del 1923 e quindi quello di un momento storico in cui la fine della Grande Guerra è passato recentissimo e la contemporaneità degli scritti rispetto alle vicende di cui trattano è spesso estremamente in- I teressante perché consente una lettura diretta dei fatti facilitando l'immedesimazione nel contesto politico, storico, sociale, culturale in cui detti fatti avvengono. Proseguiamo: "La gioventù che aveva fatta la guerra - dice ancora Kozicki - e nella quale era maturata, nelle ore terribili della battaglia, l'idea di una maggiore grandezza d'Italia, rispose all'appello e salvò l'Italia dalla rovina. L'uomo che seppe incanalare ed organizzare queste forze, l'uomo che seppe realizzare tutti gli ideali del movimento fascista, è oggi il Capo del Governo nazionale, Benito Mussolini. I fascisti riconoscono in lui il Capo e lo chiamano Duce e la Nazione ha affidato alle sue mani le sue fortune. Mussolini si trova solo all'inizio della sua vita - scrive ancora Kozicki entrando nel merito dell'analisi del personaggio - ha appena cominciato l'opera della sua vita. Ed è nella vita e non nei libri ch'egli la crea. La sua meravigliosa attività di giornalista e di uomo politico non era e non è espressione di un sistema filosofico o politico, ma si riferisce sempre ai problemi attuali e indica la loro soluzione pratica". A seguire un passaggio fondamentale per chi voglia tentare un approccio alla figura di Mussolini: l'analisi del suo socialismo: "Sembrerebbe strana a prima vista la evoluzione di Mussolini dal socialismo al fascismo, ma a mano a mano che si conosce il suo pensiero e la sua natura si arriva a comprendere ch'essa è stata logica e naturale". Questa riflessione è importante, perché sottolinea come effettivamente questo passaggio dal Socialismo al Fascismo sia in realtà una evoluzione più che un cambiamento. Cosa fu, in fondo, il Fascismo, se non l'affermazione del Socialismo di Mussolini? Nel corso degli anni che seguiranno, poi, l'aspetto sociale del Fascismo si evidenzierà sempre più e proseguirà lungo tutto il Ventennio per culminare a Salò: anche la Repubblica Sociale sarà infatti un bell'esempio di Socialismo, forse in linea concettuale il migliore. Lo studio di Kozicki è molto lungo, per sommi capi egli sottolinea come Mussolini veda l'azione pubblica "come un sacerdozio che richieda il sacrificio del proprio io e degli interessi personali a vantaggio di qualche cosa di più grande", parla di "animo onesto e logico" e di "carattere necessario per [...] conformare il suo agire ai risultati del suo pensiero". E poi, completando il suo ragionamento sul socialismo di Mussolini scrive: "Ciò che di reale è nel socialismo, ciò che risulta non dallo spirito di Marx ma dall'amore vero per le classi lavoratrici e dalla sollecitudine di migliorarne l'esistenza è nell'anima di Mussolini e ne è prova la politica sociale del suo Governo". Ancora, l'autore dice che Mussolini con la Marcia su Roma "ha posto le Nazioni di Europa dinanzi al dilemma: Mosca o Roma?". Parla quindi di decadimento di tutto un modo di concepire la vita e le cose e torna a parlare di Roma: "Dalla stessa Roma che dette ai popoli mediterranei la pace romana, dalla stessa Roma dalla quale il pensiero cattolico si irradiava in tutto il mondo, si alza la voce della vittoria delle nuove correnti sui vecchi errori. Il Fascismo italiano sente fortemente il suo legame con l'antica Roma". [email protected] L’opinione del senatore svedese Iuhlin “È uno di quegli uomini che ispira subito fiducia a chi lo accosta e che deve mettere in serio pensiero i suoi avversari, giacché deve ben averne come tutti coloro che si propongono di ristabilire l’ordine e la giustizia turbando molti interessi creati” ccoci così giunti in Svezia. Il resoconto che segue fu stilato dal senatore ed ex ministro degli Interni svedese, nonché professore dell'Università di Upsala J. Iuhlin che, di passaggio a Roma, chiese di essere ricevuto da Benito Mussolini. Ecco le impressioni che egli ricava dal suo incontro: "Se l'energia è una qualità fondamentale per gli uomini di governo dopo il caos in cui sono cadute le nazioni ed i popoli per il fatto della guerra mondiale, stante l'abbattimento morale e materiale di tutti i Paesi, uomini risoluti e di carattere, che spazzino via le indecisioni e le apatie, oggi sono assolutamente indispensabili. Non è però facile trovarli e l'Italia può chiamarsi fortunata per E avere l'on. Mussolini.- il concetto che mi ero formato di lui a traverso le sue azioni si è rinforzato nella breve visita. È uno di quegli uomini che ispira subito fiducia a chi lo accosta e che deve mettere in serio pensiero i suoi avversari, giacché deve ben averne come tutti coloro che si propongono di ristabilire l'ordine e la giustizia turbando molti interessi creati". Alla domanda su quale sia il concetto che di Benito Mussolini si sono fatti i suoi concittadini l'onorevole risponde: "Naturalmente di lontano le cose si vedono sempre con insufficiente esattezza: inoltre un giudizio sopra un uomo politico non può non essere influenzato dalle idee politiche individuali. Ma tutti coloro che hanno seguito anche sommariamente le vicende dell'Europa meridionale in questi ultimi tempi sono convinti che l'on. Mussolini ha salvato l'Italia da una china pericolosa e non sono pochi quelli che credono che egli abbia contribuito con questo a salvare l'Europa intera al quale precipitava per una brutta via". Concetto già espresso - il lettore lo ricorderà - da numerosi osservatori stranieri. Per chiudere, ecco cosa dice ancora: "Un tempo dicevano i greci che i tebani non hanno motivo di preoccuparsi di quello che fanno gli spartani; ma oggi non è più così: i popoli sono interdipendenti e la saldezza di uno Stato influisce su quella degli altri". 8 Mercoledì 15 aprile 2015 ECONOMIA L’ALLARME È STATO LANCIATO DALL'ISTITUTO DI VIA NAZIONALE. ITALIA SEMPRE PIÙ NEL BARATRO Indebitati fino al collo Nuovo record per il deficit della pubblica amministrazione, che sale di altri 3,3 miliardi a febbraio. Eppure sono passati già 14 mesi dall’arrivo di Renzi a Palazzo Chigi n altro record negativo. Il debito pubblico è salito ancora di 3,3 miliardi a febbraio, raggiungendo così 2.169,2 miliardi. A lanciare l’allarme è stata Bankitalia nel supplemento al Bollettino statistico “Finanza pubblica, fabbisogno e debito”. Nessun miglioramento rispetto ai bollettini precedenti, quindi. A nulla sono valse le rassicurazioni fin qui del governo Renzi: le amministrazioni pubbliche continuano a generare debito. Messo in soffitta il piano Cottarelli, nel quale era prevista la sforbiciata di 6mila società pubbliche in tre anni, nessun taglio significativo è stato effettuato da Palazzo Chigi all’ingente spesa pubblica. Eppure sono passati già 14 mesi dall’insediamento di Renzi. Ma la matematica non può generare dubbi. L’incremento del debito - fa sapere Bankitalia - è stato inferiore U al fabbisogno del mese, toccando quota 8,2 miliardi, grazie alla diminuzione di 3,6 miliardi delle disponibilità liquide del Tesoro (pari a fine febbraio a 79,1 miliardi e all’effetto complessivo dell’emissione di titoli sopra la pari, del deprezzamento dell’euro e della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione (1,2 miliardi). Ma l’incremento sarebbe potuto essere molto più consistente. Infatti il fabbisogno (e conseguentemente l’aumento del debito) è stato contenuto dal parziale rimborso (2,1 miliardi) dei prestiti concessi alla Grecia ed erogati per il tramite dell’Efsf, ovvero il fondo europeo di stabilità finanziaria che ha l’obiettivo di aiutare finanziariamente gli stati membri dell’Eurozona. Con riferimento alla ripartizione per sottosettori, si legge ancora nel bollettino diffuso da Bankitalia, il deficit delle Amministrazioni centrali è aumentato di 3,7 miliardi, mentre quello delle Amministrazioni locali è diminuito solo di 0,4 miliardi e quello degli Enti di previdenza è rimasto sostanzialmente invariato. Numeri che vanno ben al di là da quelli annunciati dal governo. Un bollettino che non lascia spazio a interpretazioni: la spending review non ha portato i frutti sperati. Ma se il governo non può certamente festeggiare sul fronte della riduzione della spesa pubblica, non può nemmeno gioire per quanto riguarda la riscossione. Nel primo bimestre, le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono rimaste sostanzialmente inva- riate rispetto allo stesso periodo del 2014 (58 miliardi). Fortemente critica l’opposizione. “Renzi, ci spieghi a che servono i soldi delle tue tasse, oltre a finanziare lobbies che ti hanno messo al governo?”, ha fatto notare Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, su Twitter. La pensa più o meno così anche Forza Italia. “Renzi e Padoan vergogna”, ha cinguettato il capogruppo di FI alla Camera, Renato Brunetta. Seguito dal collega Giovanni Toti: “Altro che tesoretto per le regionali! Nessuna #svoltabuona”. Attacca anche il mondo del sindacato, su tutti Susanna Camusso (Cgil): “Sette anni di tagli non hanno avuto effetto sul debito pubblico, non funziona questa logica”, ricordando come “la disoccupazione è un elemento che moltiplica il debito, ecco perché bisogna ripartire dall’occupazione”. IL BEL PAESE AL SESTO POSTO NELLA CLASSIFICA DELL’AREA, LO SI EVINCE DAL RAPPORTO TAXING WAGES Fisco, ci fanno un ‘cuneo’ così Torna a salire la tassazione sui salari, sia per i single che per le famiglie Ocse: la disoccupazione è troppo alta, in particolare quella giovanile a tassazione ha raggiunto livelli record nel Bel paese, soprattutto sul lavoro. Una situazione insopportabile, sempre più vicina alle soglie del 50%. Risultato? Italia al sesto posto della classifica dei 36 paesi Ocse per il peso del cuneo fiscale. A scattare la triste fotografia è l’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, in un rapporto sulle tasse sui salari. Dati direttamente proporzionali alla percentuale dei senza lavoro. Mentre scende la disoccupazione nell’area Ocse, risale in controtendenza solo in Italia, Finlandia e Portogallo. Stesso discorso per i giovani, L visto che la percentuale “resta eccezionalmente alta”. Un fenomeno molto consolidato nel nostro Paese, oltre a Portogallo, Grecia e Spagna. In questo scenario, emerge in negativo quanto accade ormai da diversi anni nella penisola. Il tasso di disoccupazione è aumentato di 0,1 punti percentuali raggiungendo così il 12,7%, quando in Francia e Germania la percentuale dei senza lavoro è rimasta stabile, rispettivamente al 10,6% e 4,8%. Entrando nel dettaglio, il cuneo per un lavoratore senza famiglia a carico è pari al 48,2 percento nel 2014, contro una media Ocse del 36%. Ben 12,2 punti percentuali. Peggio di noi soltanto il Belgio (55,6%), seguito da Austria (49,4%), Germania (49,3%) e Ungheria (49%). Per quanto riguarda un lavoratore single, invece, le tasse sul reddito più i contributi ammontano all’85% del cuneo, ben 8 punti percentuali in più rispetto alla media delle tasse sul lavoro nei paesi Ocse. Ma in Italia la tassazione è ancora più pesante per le famiglie con due figli. Il cuneo è pari infatti al 39% contro il 26,9% della media dell’area, 0,5 punti percentuali in più del 2013. Una tassazione che ci catapulta al quarto posto. Ai primi posti dei paesi membri dell’organizzazione, invece, troviamo la Grecia (43,4%), il Belgio (40,6%) e la Francia (40,5%). In generale nell’area Ocse le tasse sul lavoro sono cresciute dell’1% tra il 2010 e il 2014, seppur non a causa di rialzi fiscali varati con provvedimenti legislativi. In particolare, le imposte sono salite in 23 paesi e scese in 10. LO STUDIO DELLA CGIA DI MESTRE 730, pronti i rimborsi Secondo i calcoli, ai contribuenti saranno risarciti 8,2 miliardi di euro 20 milioni di contribuenti italiani che quest’anno presenteranno il Modello 730 recupereranno dal fisco e dall'Inps almeno 8,2 miliardi di euro. Il rimborso medio ottenuto da ciascun lavoratore dipendente sarà attorno ai 700 euro, mentre tra i pensionati l’importo medio si aggirerà tra i 500 e i 600 euro. Nel 2014, poco più di un lavoratore dipendente/pensionato su 2 ha presentato il 730: le Regioni più “interessate” dall’utilizzo di questo Modello sono state la Puglia (62,9 per cento), la Basilicata (62,3 per cento) e il Molise (62,2 per cento). I Tra le meno “coinvolte” segnaliamo la Provincia autonoma di Bolzano (47,9 per cento), la Sardegna (47,5 per cento) e la Campania (46,4 per cento). La media nazionale si è attestata al 55,5 per cento. In vista del d-day previsto per oggi, l’Ufficio studi della Cgia ha scattato la fotografia sulla dimensione economica del Modello 730 dell'anno in corso sulle base dei dati storici in questo momento disponibili. Il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi, afferma: “Da qualche anno il Modello 730 è diventato lo strumento fiscale più amato dai contribuenti italiani per recuperare detrazioni, deduzioni e oneri ai fini Irpef. I fattori di successo vanno ricercati nel costo abbastanza contenuto per chi si rivolge ad un Caf o a un professionista e nella relativa semplicità di compilazione per coloro che decidono di redigere in proprio il 730”. Una semplicità, per chi decide di compilarselo da solo, che richiede comunque un minimo di conoscenza della legislazione fiscale: questa, tuttavia, va periodicamente aggiornata, visto che il quadro normativo subisce ogni anno delle modifiche importanti. “Per coloro che non hanno alcuna conoscenza della materia, ma sono intenzionati a redigersi in autonomia il modello 730, da quest’anno anche via internet - conclude Bortolussi - da tempo è possibile consultare un manuale per le istruzioni composto da un cen- tinaio di pagine. Ovviamente, il contribuente non deve studiarlo interamente; tuttavia, deve leggere attentamente i paragrafi che gli interessano direttamente per evitare di perdersi nei meandri del fisco italiano”. Agenzia Dire 9 Mercoledì 15 aprile 2015 ECONOMIA INDUSTRIA DELL’AUTO A DUE VELOCITÀ: PER I DIPENDENTI DEL CAVALLINO PREMIO DI COMPETITIVITÀ Ferrari corre, De Tomaso arranca Negativa la prima asta per il rilancio dello storico marchio piemontese, presidio dei lavoratori uone notizie per i lavoratori del Cavallino: nella busta di paga di aprile i dipendenti della Ferrari troveranno infatti 2.355,04 euro in più. Si tratta del premio di competitività per il raggiungimento, nel 2014, degli indicatori previsti nel contratto aziendale. Ne danno notizia i sindacati Fim-Cisl, Fismic, Uilm-Uil e la Rsa, che, sempre più distanti ormai dalla Fiom-Cgil, esprimono "soddisfazione" per il premio, il più alto nei tre anni di vigenza del contratto aziendale firmato il 30 maggio 2012. "La direzione aziendale- spiegano in una nota congiunta i segretari provinciali Fim Claudio Mattiello, Fismic Massimo Mello e Uilm Alberto Zanetti- ci ha comunicato che l'anno scorso la Ferrari ha avuto un buon andamento produttivo". I risultati in questione permetteranno dunque a ogni lavoratore che l'anno scorso non abbia superato gli otto giorni di assenza di ricevere in aprile il saldo di 2.355,04 euro, dopo i due acconti di 1.000 euro uguali per tutti ricevuti a giugno e a ottobre 2014. Il totale annuo ammonta così a 4.355,04 euro, una cifra media che sará modulata sulla base della maggiore-minore continuità lavorativa e che potrà variare in base alla tabella definita in sede di contratto. "Per chi non ha fatto assenze è prevista una maggiorazione del 5%, pari a ulteriori 217,75 euro", ricordano ancora i sindacati. Le segreterie provinciali di Fim, Fismic, Uilm e la Rsa INDISCREZIONE B Fiat prepara una nuova fusione? D di stabilimento ritengono quindi "positivo il risultato, ottenuto grazie all'impegno di tutti i lavoratori che hanno condiviso l'accordo firmato tre anni fa". Ma se alla Ferrari sorridono, in un’altra azienda del settore auto, la De Tomaso, le cose non vanno altrettanto bene, tanto che ieri si è tenuto a Torino un presidio dei lavoratori della De Tomaso davanti alla sede dell'assessorato regionale al Lavoro. I lavoratori hanno sollecitato un incontro con i responsabili dell'assessorato per chiedere informazioni rispetto alla conclusione negativa della prima asta, verificare se la Regione Piemonte ha notizie più dettagliate rispetto a ciò che avvenuto e sapere se vi sono, in previsione della nuova asta indetta per il 28 aprile, iniziative che possano dare garanzie per la prospettiva occupazionale dei lavoratori. La manifestazione, sostiene la Fiom, è anche l'occasione per chiedere "una verifica rispetto a una situazione che vede marchi di prestigio, a partire da De Tomaso ma anche quello della Bertone, che rischiano di essere svenduti a gruppi stranieri senza nessuna garanzia occupazionale e produttiva sul territorio". Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio agli ambienti bancari che contano arriva un’altra clamorosa indiscrezione che riguarda il gruppo Fca, Fiat Chrysler Automobiles. La notizia viene riportata dal sito "Milanofinanza.it" e si tratta in particolare di una dichiarazione rilasciata da alcuni analisti della Banca Akros, secondo cui il gruppo Fca diretto dall'amministratore delegato Sergio Marchionne si prepara alla fusione con un’altra ‘grande’ del settore auto. Già nell’autunno scorso Marchionne aveva annunciato che era possibile unire le forze con un altro grande soggetto presente sul mercato auto mondiale. Sempre secondo le poche indiscrezioni trapelate, potrebbe trattarsi di Volkswagen o Toyota oppure della General Motors. Si tratterebbe di un accordo teso a dominare il mercato auto, riuscendo così a scavalcare numerosi altri protagonisti presenti nel settore. Di recente la possibilità di partnership è stata estesa anche a Ford e Daimler. Tuttavia per gli analisti di Akros si tratterebbe non di una pura e semplice partnership, così come fatto intendere dall'amministratore delegato, ma di un vero e proprio accordo di fusione. Un accordo che potrebbe finire per stravolgere completamente i rapporti di forza oggi presenti sul mercato globale dell’auto, spostando gli equilibri in maniera imprevedibile. Per Akros i candidati più probabili a mettere in atto questa soluzione sono al momento sono comunque Volkswagen e General Motors. 10 Mercoledì 15 aprile 2015 DALL’ITALIA Napoli, inferno in tribunale Dopo le nuove misure scattate all’indomani della strage di Milano, nella città partenopea si respira aria di rivolta ontrollo degli accessi a tappeto, misure di sicurezza amplificate, un solo metal detector, code interminabili e avvocati che si rivoltano: è lo scenario del tribunale di Napoli, che vive il suo secondo giorno di allerta e caos. Il martedì, poi, come pure il giovedì sono giorni particolarmente intensi per il tribunale di Napoli, visto che sono quelli in cui si tengono le udienze civili Gli avvocati sono furenti, devono entrare per andare a lavorare, molti si sono presentati alle 7 del mattino di ieri per non fare tardi, urlano "Vergogna! Vergogna!" Il clima è di tensione altissima, la folla preme contro la porta a vetri di Via Grimaldi, un carabiniere la chiude per tenere a bada il caos, la spinta della gente inferocita è talmente forte e furiosa che la porta cade a pezzi. Urla, caos totale, frenesia alle stelle, intervengono poliziotti penitenziari, carabinieri, polizia municipale, la porta andata in frantumi ne ferisce alcuni, sono due agenti penitenziari e tre poliziotti, nella calca un avvocato viene ferito. Via Grimaldi viene chiusa al traffico, la protesta non si smorza finché il procuratore generale della Repubblica di Napoli, facente funzioni, Mastrominico, ordina di far entrare gli avvocati esibendo il tesserino senza passare per il metal detector, ragioni C di ordine pubblico lo inducono ad operare in questo modo. Gli avvocati entrano, scortati dagli agenti. Già i disordini di lunedì avevano posto il problema di gestire meglio la situazione, il presidente della Camera penale Belloni aveva chiesto di revocare il provvedimento o di adottare altre misure. Il procuratore ha dunque ritirato le norme di sicurezza alle 12 di ieri: gli avvocati avranno così accesso esibendo il tesserino. Nella giornata di ieri, comunque, le cose si sono messe peggio che in quella Funerali di Stato per Ciampi e Appiano, per Erba esequie private di lunedì, anche se è stato messo in funzione un secondo scanner, che serviva per scannerizzare i documenti di chiunque dovesse recarsi all'interno del palazzo. Ciò che resta all'indomani della baruffa è la sensazione di panico diffusasi tra i molti presenti e l'identificazione, a quanto pare, di due avvocati che hanno preso parte alla "carica". Il segretario regionale Osapp (Organizzazione sindacale autonoma della polizia penitenziaria) ha rilevato in una nota: "Vi sono stati momenti agitati scon- finati nella giusta protesta di penalisti e personale a seguito delle nuove modalità dei controlli disposti dagli organi competenti che, a seguito dei fatti di Milano, prevedono anche la scannerizzazione dei documenti da parte del personale di Polizia Penitenziaria addetto al controllo. Durante l'episodio chi ne ha fatto le spese è stata la Polizia Penitenziaria: infatti per stemperare gli animi e ristabilire l'ordine durante l'assembramento non solo degli avvocati che dovevano entrare per garantire la loro presenza nelle udienze, accidentalmente si è rotta una vetrata all'interno del varco. Quattro colleghi e un dipendente civile si sono infortunati riportando cinque e tre giorni di prognosi repertati dal presidio medico del Tribunale. Occorre affrontare con estrema urgenza il problema della vigilanza e dei controlli dei varchi in tutti i tribunali d'Italia e istituzionalizzare tale servizio demandandolo in via esclusiva alla Polizia Penitenziaria". Emma Moriconi Voli non a norma? Tutto “normale” Rom, sgomberi a Padova Bresso c'è un piccolo spiazzo incastrato tra i palazzi e le infrastrutture dove prima atterravano solo piccoli aerei e adesso atterrano voli passeggeri. Cioè è adibito ad aeroporto vero e proprio. Si, ed è anche autorizzato dall'Enac, l'Ente nazionale aviazione civile, che ha emanato una circolare che permette l'atterraggio di questi mezzi in deroga alle norme antincendio. Certo, i passeggeri devono essere d'accordo: quindi, se i passeggeri sono d'accordo, si può anche consentire che se l'aereo prende fuoco non si possano approntare i soccorsi. Naturalmente è polemica. Anche perché l'Enac avrebbe fatto un bando di concorso assegnando parte degli spazi dell'areoclub ad una società commerciale di gestione aeroportuale, che avrebbe offerto una notevole quantità di denaro e quindi annientando l'areoclub, che opera senza fini di lucro. La stessa società avrebbe vinto altre gare nello stesso modo, in piccole realtà come a Siena dove avrebbe offerto il 350% della base d'asta, vincendo facile sul Club Aviazione Popolare. Salita la polemica, ci si sarebbe aspettato un dietrofront dell'Enac, e invece niente, anzi insiste: con gli atterraggi, con la deroga al servizio antincendio e tutto il resto. Nonostante sindaci dei dintorni di Bresso e Legambiente odici campi rom abusivi a Padova saranno sgomberati a partire dalle prossime settimane e fino allo smantellamento completo: a dare l'annuncio è il sindaco Massimo Bitonci. Non si sa da quale campo si comincerà, per ovvie ragioni di sicurezza, intanto i rom annunciano una protesta: occuperanno - dicono - con i loro camper il parcheggio del Gran Teatro Geox. Il sindaco non arretra di un centimetro: "Vivono nell'illegalità, quindi al più presto il campo rom di via Bassette verrà sgomberato. Prendano in affitto un appartamento o si mettano in fila per la casa popolare. Stanno occupando un'area privata - ha aggiunto il primo cittadino - e i proprietari sono d'accordo con l'amministrazione affinché venga sgomberata. Sicuramente per i bambini dovremo studiare con i servizi sociali e il Tribunale dei minori delle misure e delle soluzioni giuste, ma quel campo andrà chiuso e sistemato al più presto. Hanno i camper? - ha poi affondato - Che vadano nelle aree dove possono stare, ossia fuori Padova perché qui non ce ne sono". L’Enac non molla e conferma la deroga ai servizi antincendio D A arà il cardinale Angelo Scola a celebrare oggi pomeriggio la Santa Messa per i funerali del giudice Fernando Ciampi e dell'avvocato Lorenzo Claris Appiani, uccisi il 9 aprile scorso dall'ex immobiliarista Claudio Giardiello nel corso della sparatoria avvenuta al tribunale di Milano. Per l'ultimo saluto all'imprenditore Giorgio Erba, la moglie ha scelto la forma privata, la cerimonia si terrà a Monza, come ha spiegato l'avvocato Alberta Brambilla Pisoni, madre di Appiani: "Abbiamo incontrato la moglie, il figlio e la nuora di Giorgio Erba e ci hanno spiegato che la scelta di celebrare il rito funebre separatamente è dovuta al desiderio di condividere quel momento con tutti gli amici del loro congiunto e centinaia di appassionati del volo a vela che giungeranno per la funzione religiosa". Al Duomo di Monza, S alle esequie previste per le 10,45, a quanto si apprende, saranno presenti anche il presidente della Corte d'appello Giovanni Canzio, il procuratore della Repubblica Edmondo Bruti Liberati e il presidente dell'Ordine degli avvocati Remo Danovi. I funerali di Stato per Appiani e Ciampi, invece, saranno celebrati alle 16 presso il Duomo, la camera ardente è aperta anche oggi fino alle 14, l'Associazione nazionale magistrati e l'Ordine degli Avvocati organizzano i picchetti d'onore. Alla cerimonia saranno presenti il Capo dello Stato Mattarella, i presidenti di Camera e Senato, il premier Renzi, che nelle scorse ore si era espresso sulla sparatoria di Milano parlando di "maggiore impegno contro la proliferazione delle armi" e toccando anche il tema della sicurezza delle strutG.C. ture giudiziarie. siano sul piede di guerra, nonostante sia stata fatta un'interpellanza parlamentare in Senato e nonostante la Guardia di Finanza stia indagando dopo l'atterraggio di un grande aereo dalla Germania con dieci passeggeri a bordo. Attesa per oggi una conferenza stampa dei sindaci dei dintorni di Milano per chiedere il ritiro del provvedimento e che sia rispettato l'aeroclub locale, a rischio visto che l'Enac potrebbe affidare ad una società commerciale l'intero aeroporto. Il senatore del Pd Franco Mirabelli ha presentato un'interrogazione per denunciare "la violazione delle più elementari regole del buonsenso" e per chiedere al ministro dei Trasporti di intervenire con solerzia. "Restano da chiarire comunque i contenziosi tra l?Enac e l'Aeroclub, che ha gestito finora l'aeroporto - ha detto poi il senatore - e i vincitori degli appalti per i servizi che anche questa vicenda rende poco chiari per come risulta dalle noE.M. tizie". 11 Mercoledì 15 aprile 2015 DALL’ITALIA CEDIMENTO DEL SOLAIO NELLA SCUOLA ELEMENTARE, IN ARRIVO GLI AVVISI DI GARANZIA Il crollo di Ostuni tragedia annunciata? Edificio chiuso, bambini a casa e Comune pronto a costituirsi parte civile. Mentre c’è chi punta il dito contro Renzi - Quelle richieste sui lavori del consigliere Continelli (Fdi), rimaste lettera morta di Marcello Calvo rollo colposo e lesioni. Sono questi i reati ipotizzati dalla procura di Brindisi che indaga sul cedimento in una scuola elementare di Ostuni di un pezzo di intonaco dal soffitto che ha ferito 2 alunni e una maestra, rischiando di provocare un’autentica tragedia. Sul tavolo del sostituto procuratore Pierpaolo Montinaro c’è un’informativa redatta dalla polizia in cui è indicato l’elenco delle imprese e dei tecnici che hanno eseguito la ristrutturazione iniziata nel 2010 e finita nel 2014. Ben 5 i nomi indicati dagli investigatori al pm: il capo ufficio tecnico del Comune, il direttore dei lavori, i titolari delle due ditte incaricate e il collaudatore. Dopo un breve giro di audizioni, a quanto pare, la procura procederà con gli avvisi di garanzia. Ma a regnare è il caos più totale. Il sindaco Gianfranco Coppola ha dichiarato che se verranno accertate sue eventuali responsabilità rassegnerà le dimissioni. Tant’è, per il momento s’è dichiarato totalmente estraneo alla vicenda ed è pronto a costituirsi parte civile insieme alla “sua” amministrazione. “Perché le famiglie dei bambini, l’insegnante e tutti gli abitanti della città non meritavano questo. Io – ha continuato – ho anche 2 nipoti in questo istituto. Sono con- C vinto che la magistratura risalirà immediatamente alle responsabilità della messa in opera dell’intonaco e anche di chi doveva controllarla”. Nel frattempo la scuola è sequestrata, con i ragazzi che non hanno diritto neanche all’istruzione. La polizia continua ad indagare e al momento ancora non è dato sapere se e quando riaprirà l’edificio. Sono rimasti a casa la bellezza di 680 bambini che ancora hanno negli occhi l’effetto della paura. Riaperta subito dopo le vacanze di Natale, è durata pochissimo. Appena il tempo dell’inaugurazione. Non ci sarebbero vizi nel progetto, ma nell’esecuzione dei lavori. Il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone (Pd) promette che salterà qualche testa, “perché ci sono responsabilità oggettive”. Ma c’è chi punta il dito direttamente contro il premier Matteo Renzi, che nel giorno del suo insediamento aveva promesso 3,5 miliardi per l’edilizia scolastica. Con il passare dei mesi, nonostante tutti i buoni propositi, i soldi si sono via via ridotti fino a sparire. Ma le ombre che aleggiano intorno alla scuola di Ostuni risalgono a molto tempo fa. Poca trasparenza e tanti punti oscuri su dei lavori di ristrutturazione che ora meritano totale chiarezza. Le prime avvisaglie erano arrivate direttamente dal consigliere comunale Christian Continelli (Fra- telli d’Italia), che nel marzo 2014 ha presentato all’ufficio protocollo del Comune di Ostuni una richiesta di accesso agli atti amministrativi inerenti l’attività di ristrutturazione dell’edificio scolastico. Per fare limpidezza su un caso che stava destando imbarazzo alla città e difficoltà evidenti agli alunni. Molti dei quali tra- sferiti da quasi 4 anni in altra sede. A distanza di 3 settimane dal deposito dell’istanza, nessuna risposta e un nuovo sollecito. Con i cittadini che intanto affrettavano un suo nuovo intervento. Puntualmente arrivato. Per avere lumi su una vicenda tenuta lontana dalla luce del sole. E per fare chiarezza su quanto stes- se accadendo. Sono passati oltre 13 mesi dalle sue “petizioni”, che a quanto pare sono rimaste lettera morta. Mentre Continelli aspetta ancora risposte la città, travolta dallo spavento e dal dolore, è costretta ora a leccarsi le ferite. Oltre il danno, anche la beffa. L'ACCUSA AVEVA CHIESTO L'ERGASTOLO, MA LA DIFESA HA RIBADITO L’ASSENZA DI PROVE Riina assolto: non ordinò la strage del Rapido 904 N Arrestati cinque dipendenti on è stato lui, secondo i giudici di Firenze. La strage del Rapido 904, detta "Strage di Natale", porta un'altra firma secondo la sentenza emessa ieri sera. Quell'ordigno che esplose il 23 dicembre 1984 sul treno che da Napoli conduceva a Milano e che uccise 16 persone e ne ferì 267, secondo il dispositivo letto in aula dal presidente della Corte d'Assise di Firenze Ettore Nicotra, non fu ordinata da Riina. Per il quale il pm Angela Pietroiusti aveva chiesto l'ergastolo, ritenendolo "il principale artefice" e non avendone "il minimo dubbio". Secondo l'accusa "solo con la sua autorizzazione è stato fornito l'esplosivo a Calò e solo lui poteva decidere la destinazione dell'esplosivo" aveva detto il pm, e aveva aggiunto: "Riina è il determinatore, lui dà questo contributo decisivo". Secondo la Pietroiusti l'obbiettivo era quello di "fare pressione sui propri referenti politici per incidere sull'esito del maxiprocesso", insomma "un attacco frontale allo Stato. La strage del Rapido 904 avviene nel 1984 - aveva aggiunto quando c'è stato il pentimento di Tommaso Buscetta e i mandati di cattura di Falcone e Borsellino, che stavano istruendo il maxiprocesso". Era nella carrozza 9, la bomba, seconda classe, proprio nel mezzo del treno ed era stata posizionata lì durante la sosta a Firenze Santa Maria Novella, in mezzo ai bagagli. "Manca la prova piena che sia colpevole", ha detto l'avvocato Cianferoni, suo legale. "Praticamente è la vecchia insufficienza di prove" ha aggiunto. Nella mattinata aveva PALERMO - RUBAVANO GASOLIO DAI MEZZI DI SERVIZIO dell’azienda dei rifiuti rrestati, a Palermo, cinque dipendenti della Rap, azienda comunale che gestisce lo smaltimento dei rifiuti. Le indagini, a cura della Polizia di Stato, hanno riguardato varie episodi di furti e ruberie, determinando la spoliazione della ditta con razzie di carburante e beni aziendali di ogni genere. Secondo quanto stimato dagli inquirenti sarebbero stati rubati circa 300 litri di gasolio al giorno dai mezzi della Rap. Già dalla settimana precedente, la procura della Repubblica ha aperto un’inchiesta sull’azienda comunale per il reato di interruzione di pubblico servizio a causa delle lentezze della raccolta dei rifiuti. Le misure cautelari eseguite nell’ambito della indagine su descritta, nei confronti dei dipendenti comunali sono gli arresti domiciliari e obbligo di presentazione alla Pg. I soggetti ai quali è stata notificata l’ordinanza restrittiva sono: Antonio Cardinale, Giovanni Di Franco, Carmelo Iacò, Francesco Mancuso e Salvatore Messina. Mentre l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria è stato di- A sottolineato: "Non si può consentire che Riina sia il parafulmine dei mali. La formula 'non poteva non sapere, anzi sapeva' è da vecchia inquisizione". Secondo il difensore "questo non è un fatto siciliano, né di mafia né di politica. Di questo fatto non si capisce la causale. Come per la strage di Bologna". Il legale ha poi precisato, parlando del processo in corso a Palermo: "Se Riina avesse fatto la trattativa ora suo figlio sarebbe all'ergastolo? Riina fa la trattativa con i ca- rabinieri per farsi arrestare?. Basta, non c'è più bisogno di quel tipo di antimafia, ora serve quella vera, quella delle cooperative". I colpevoli della strage del Rapido 904 erano stati condannati già nel 1992, erano stati individuati in Pippo Calò, Guido Cercola e Franco Di Agostino, che avevano agito con l'aiuto dell'artificiere tedesco Friedrich Schaudinn, poi ulteriori indagini avevano portato gli inquirenti a ritenere che anche Riina vi fosse coinvolto. sposto per Accursio Cacciabaudo, Rosario Giglietti, Maurizio Lanzarone, e Girolamo Iaco'. Escluso, Girolamo Iaco', gli altri sono tutti dipendenti Rap. Oggetto del peculato contestato ai dipendenti, non è soltanto il gasolio, ma anche tute da lavoro, sacchi, mazze, scope, carta igienica, detersivi ed arnesi di varia natura. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, i dipendenti infedeli riempivano bidoni e taniche di varia natura durante il rifornimento degli automezzi aziendali, dove veniva immesso una quantità di carburante inferiore rispetto a quello segnato dal contalitri dell'impianto. In seguito, le taniche venivano fatte uscire sugli stessi automezzi aziendali e portate in altro luogo. Il gasolio veniva poi ceduto a terzi a prezzi competitivi: un euro al litro. Mentre altre volte, il furto veniva consumato riversando il carburante in una cisterna interrata, che si trovava vicino l’impianto di rifornimento e che fungeva da deposito abusivo, dal quale poter attingere, in seguito, in tutta tranChantal Capasso quillità. 12 Mercoledì 15 aprile 2015 SOCIETA’ SCI – GRANDE SUCCESSO SULLE NEVI DI CAMPO IMPERATORE PER LA SETTIMA EDIZIONE DELL’AMBITO TROFEO Il ‘Città di Roma-Gp Aria Sport’ all’Alisky Centinaia di atleti provenienti da diverse regioni si sono sfidati nelle categorie Master, Giovani e Senior i è disputato a Campo Imperatore il VII° Trofeo Città di Roma Gran Premio Aria Sport, uno degli appuntamenti clou del calendario sciistico regionale laziale. L’evento, organizzato dal G.S. Città Romana Ski in collaborazione con il Comitato Regionale Lazio – Sardegna della FISI, si è avvalso quest’anno di un Main Sponsor di prestigio come Aria Sport, brand di Aria Group. La gara riservata alle categorie Master, Giovani e Senior ha visto impegnati sulla pista Mirtillo della stazione abruzzese oltre cento sciatori provenienti da tutto il Centro Italia. Due gli slalom giganti tracciati da Luigi Faccia e disputati nella splendida cornice del Gran Sasso. L’artistico S Trofeo Città di Roma, una splendida riproduzione del Colosseo, è stato vinto come da pronostico dallo S.C. Aliski. Gli sciatori romani si sono imposti con 8161 punti davanti allo Sci Club Robur di Rocca di Mezzo (2242) e allo S.C. Orsello (2230). Onorevole quarto posto per il G.S. Romana Ski (2047 punti) organizzatore del riuscitissimo evento. Nell’albo d’oro della manifestazione l’Aliski ha così collezionato il terzo successo eguagliando il record detenuto dallo sci club organizzatore. In una manifestazione dominata dagli sciatori abruzzesi l’unico acuto dello sci laziale porta la firma di Erika Biaggi dello S.C. Livata vincitrice di entrambe le gare della categoria Senior Femm.le. Per il resto come detto gli sciatori abruzzesi si sono imposti in quasi tutte le categorie. Grande protagonista della manifestazione è stato Mario Contento, aquilano di Assergi che gareggia per lo S.C. Orezzo Valseria di Bergamo, autentico dominatore delle due gare dei “Master A”. Tra gli altri sciatori abruzzesi da registrare anche il doppio successo di Francesco Rovere (SC Castiglione) ed Elisa Di Nardo (Robur Rocca di Mezzo) nella categoria “Giovani” e della teramana Elena Matronola (Aliski) nei “Master C”. Ma al di là dei risultati il VII° Trofeo Città di Roma è stata un’autentica festa dello sci e della neve. “Il Città di Roma rappresenta il nostro fiore all’occhiello da ben sette anni e siamo orgogliosi di essere riusciti a recuperare la gara – ha sottolineato il Presidente Lucarelli nel corso della cerimonia di premiazione effettuata presso l’Hotel Giampy di Assergi - un ringraziamento particolare oltre che a tutti i partecipanti desidero rivolgerlo al Presidente di Aria Sport Vittorio Ricerni e al Direttore del Corriere Laziale Eraclite Corbi che con la loro presenza hanno dato lustro alla manifestazione”. Vittorio Ricerni, Direttore Generale di Aria Sport, intervenuto alla cerimonia di premiazione, ha ribadito gli obiettivi del suo gruppo e lo stretto legame instaurato con il GS Città Romana Ski: “Il supporto di Aria Sport al Trofeo Città Roma nasce da una forte propensione per le attività agonistiche e dal desiderio di voler dare risalto nei nostri centri sportivi alla disciplina sciistica. Con il Presidente Lucarelli abbiamo in cantiere una serie di interessanti iniziative anche per la prossima stagione”. ALBO D’ORO. 2008: Sci Club Mid Sport Roma, 2009: Sci Club Mid Sport Roma, 2010: Alitalia Euroski, 2011: Sci Club Mid Sport Roma, 2012 non disputato, 2013: Alitalia Euroski, 2014: Campo Felice – Rocca di Cambio, 2015: Aliski. ARRIVA UN NUOVO PRODOTTO DELLA BIOROBOTICA D’ECCELLENZA “MADE IN ITALY” A Pisa la mano bionica low cost Dotata di sensori tattili si muove col pensiero. Si impianta senza intervento chirurgico rriva una nuova mano bionica in grado di muoversi col pensiero restituendo il senso del tatto, a breve verrà testata sui pazienti. Questo il nuovo frutto della BioRobotica made in Italy, destinata a quanti hanno subito un'amputazione. Secondo gli ideatori, la mano bionica, è in grado di trasformare il pensiero in movimento e di restituire sensazioni tattili senza richiedere la necessità di un intervento chirurgico per essere impiantata. Inoltre potrà essere messa in commercio a cifre molto basse, questo quanto spiegato dall'Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa. Christian Cipriani, docente all'Istituto di BioRobotica e coordinatore del progetto 'My-Hand' spiega :"Siamo partiti progettando l'esterno, l'involucro che contiene la tecnologia e, in collaborazione con i designer del 'Darc Studio' di Roma, abbiamo sviluppato una protesi dall'estetica accattivante". Dopo aver messo a punto i dettagli estetici, gli ingegneri, guidati dal ricercatore Marco Controzzi, hanno riempito di meccani- A smi, di tecnologia e di intelligenza artificiale l'interno della mano, raggiungendo un risultato che unisce funzionalità e robustezza a ricercatezza estetica. La mano bionica sviluppata con “MyHand” porta avanti un percorso avviato dallo stesso Cipriani, finanziato dalla Commissione Europea: è il il progetto “Way”, un guanto robotico e un esoscheletro per ripristinare il controllo motorio delle mani in persone con che hanno subito danni neurologici. In questo modo si è arrivati alla mano bionica di My-Hand, che può essere usata senza passare dalla sala operatoria. “La mano utilizza tre motori elettrici e un pollice opponibile, per afferrare oggetti di varia forma e peso differente. Un’altra novità tecnologica particolarmente rilevante consiste in un meccanismo inventato all’Istituto di BioRobotica, oggetto di brevetto internazionale, che, con un solo motore, consente la rotazione del pollice o la flessione dell’indice in maniera alternata” ha spiegato Controzzi, ingegnere e coautore del progetto. La mano bionica è dotata di sensori tattili in grado di compiere tutte le prese e le posture necessarie nella vita quotidiana, inoltre è leggera e low cost. I movimenti e le prese possono essere attivate e controllate in maniera naturale grazie ad alcuni sensori indossabili in grado di rilevare i segnali nervosi che attraversano i muscoli, quando si com- piono tali movimenti. I sensori presenti sulle dita inoltre registrano le interazioni con l’ambiente e forniscono le risposte alle sensazioni tattili con leggere vibrazioni nella parte che resta dell'arto. Adesso la protesi è pronta per la sperimentazione clinica e si trova in laboratorio per le ultime verifiche. Superati i test con i pazienti, i ricercatori sono convinti del fatto che aziende affermate o start up saranno in grado di cogliere i risultati del progetto traducendoli in prodotti commerciali, da mettere a disposizione delle persone amputate. Il tutto a poco prezzo. Chantal Capasso