sommario 3,7-12: una barca piccola per non essere schiacciati

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sommario 3,7-12: una barca piccola per non essere schiacciati
SOMMARIO 3,7-12:
UNA BARCA PICCOLA PER NON ESSERE
SCHIACCIATI
Salmo 22
2 «Dio mio, Dio mio,
perché mi hai abbandonato?
Tu sei lontano dalla mia salvezza»:
sono le parole del mio lamento.
3 Dio mio, invoco di giorno e non rispondi,
grido di notte e non trovo riposo.
4 Eppure tu sei santo
e siedi in mezzo alle lodi di Israele.
5 In te hanno sperato i nostri padri,
hanno sperato e tu li hai liberati;
6 a te gridarono e furono salvati,
sperando in te non rimasero delusi.
7 Ma io sono verme, non uomo,
infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo.
8 Mi scherniscono quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
9 «Si è affidato al Signore, lui lo scampi;
lo liberi, se è suo amico!».
10 Sei tu che mi hai tratto dal grembo,
mi hai fatto riposare sul petto di mia madre.
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11 Su di te io mi sono appoggiato fin dalla nascita,
dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio.
12 Da me non stare lontano,
poiché l'angoscia è vicina e nessuno mi aiuta.
13 Mi circondano tori numerosi,
mi assediano tori di Basan.
14 Spalancano contro di me la loro bocca
come leone che sbrana e ruggisce.
15 Come acqua sono versato,
sono slogate tutte le mie ossa.
Il mio cuore è come cera,
si fonde in mezzo alle mie viscere.
16 È arido come un coccio il mio palato,
la mia lingua si è incollata alla gola;
su polvere di morte mi hai deposto.
17 Un branco di cani mi circonda,
mi assedia una banda di malvagi;
hanno forato le mie mani e i miei piedi,
18 posso contare tutte le mie ossa.
Essi mi guardano, mi osservano:
19 si dividono le mie vesti,
sul mio vestito gettano la sorte.
20 Ma tu, Signore, non stare lontano,
tu, mia forza, accorri in mio aiuto.
21 Scampami dalla spada,
dalle unghie del cane la mia vita.
22 Salvami dalla bocca del leone
e dalle corna dei bufali.
23 Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all'assemblea.
24 Lodate il Signore, voi che lo temete,
gli dia gloria la stirpe di Giacobbe,
lo tema tutta la stirpe di Israele;
25 perché egli non ha disprezzato
né sdegnato l'afflizione del misero,
non gli ha nascosto il suo volto,
ma, al suo grido d'aiuto, l'ha esaudito.
26 Sei tu la mia lode nella grande assemblea,
scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
27 I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano:
«Viva il loro cuore per sempre».
28 Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra,
si prostreranno davanti a lui
tutte le famiglie dei popoli.
29 Poiché il regno è del Signore,
egli domina su tutte le nazioni.
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30 A lui solo si prostreranno quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere.
E io vivrò per lui,
31 lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
32 annunzieranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
«Ecco l'opera del Signore!».
Gesù è condannato a causa della sua fedeltà alla missione che il padre chi ha affidato:
liberare gli uomini incatenati da varie miserie e schiavitù. Ma proprio nel momento
in cui Gesù viene rifiutato come il Servo Sofferente di Jahvè, diventa il centro
dell’attenzione e la fonte della salvezza per una folla di persone provenienti da ogni
parte per essere guarita.
Abbiamo qui un annuncio della Pasqua e della Pentecoste: “Quando sarò innalzato
da terra attirerò tutti a me”.
Qui Marco ci insegna la logica di tutto il vangelo: la morte di Gesù non è la fine di
tutto, ma il compimento della salvezza per tutti. Inoltre allude alla natura della
Chiesa: nasce dalla croce ed è una piccola barca. Essa nasce dopo l’apertura della
mano che fa accogliere il dono di Gesù. Da una folla informe si staglia una “piccola
barca”, dove lui non è schiacciato: su di essa annuncia la Parola e compiuta la
traversata dal mare al deserto. Attraverso la mano guarita passano i doni di Dio dal
Figlio dell’uomo ai figli degli uomini suoi fratelli. Infine parla del contatto con Gesù
come guarigione dal male e di una lotta contro la tentazione del successo.
Dalla morte alla vita
Dal ritirarsi di Gesù nasce il primo embrione di chiesa. Infatti, al suo ritirarsi, la
gente accorre a lui da ogni punto dell’orizzonte (vv. 7 ss.), e si compie l’inizio di ciò
che avverrà a pentecoste (cf. At 2,6 ss.). Questa gente che accorre a lui, sarà quella
turba che Gesù, in un nuovo esodo, condurrà nel deserto, formandosi il nuovo
popolo, che nutrirà della vera manna (cf. la moltiplicazione dei pani nei cc. 6 e 8). A
questo popoìo nascente, aperto a tutti, Gesù dedicherà ormai tutte le sue cure.
Ma Gesù, proprio in questo punto, « pregò i suoi discepoli che gli mettessero a
disposizione una piccola barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero » (v.
9).
Cos’è questa piccola barca, che deve essere sempre a disposizione, perché Gesù non
sia oppresso? Pure al v. 20 vediamo che Gesù e i suoi non riescono a prendere cibo
per la gran ressa della folla. Così vediamo ancora Gesù, che dice ai suoi di venire in
un luogo solitario, in disparte, e ristorarsi un po’, perché era « molta la folla che
andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare. Allora partirono
sulla barca verso un luogo solitario, in disparte »(6, 31 s.). Sulla barca Gesù sale
continuamente, o da lì scende incontro alla gente, come dalla barca terrà il suo
insegnamento in parabole e si fa udire dicendo: « Ascoltate » (4, 3). I discepoli hanno
lasciato fin dall’inizio la loro barca, ma vengono poi a trovarsi su quella barca dove
c’è quell’unico pane, sempre insidiato dal lievito dei farisei e di Erode, che i
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discepoli non capiscono, credendo di non aver cibo per mangiare (cf. 8, 14 ss.).
Questa stessa barca sarà sempre in pericolo di affondare o in difficoltà ansiose
quando « Gesù dorme », ossia quando la fede dei discepoli è scarsa, o quando Cristo
è assente, ritenuto come un fantasma.
Dall’insieme di tutti questi testi, è chiaro che questa barca è la chiesa. Nel nostro
brano si tratta di una « piccola barca »: un pezzetto di lievito, che però fermenterà
tutta la pasta; un sale, che salerà tutta la terra. Per questa piccola barca Gesù non sarà
oppresso e « schiacciato » dalla folla. In essa si mantiene il sapore di vita del Cristo,
il lievito conserva il suo vigore e il sale non diventa scipito; altrimenti « a nulla altro
serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini ». Questa piccola barca, in
concreto, saranno i Dodici discepoli, della cui elezione si parlerà nel brano seguente:
essa dovrà conservare sempre le caratteristiche fondamentali che ivi sono descritte.
E’ importante notare come proprio a questo punto, in cui si profila all’orizzonte la
sagoma della croce, quando si manifesta non la potenza, ma la debolezza di Gesù,
nasce la vita nuova della chiesa. Infatti non è la sua potenza, ma la sua debolezza che
ci salva. La nostra salvezza viene dall’umiltà della carne di Dio, e il vangelo è il
«gioioso annunzio» che Dio è proprio l’uomo Gesù La potenza di Dio ci ha creati e
la sua debolezza ci ha ricreati, diceva Agostino. Sì, perché Dio ha scelto ciò che è
debole e disprezzato dal mondo e ciò che è nulla, per ridurre a nulla le cose che sono,
in modo che sia Dio la nostra gloria (cf. 1Cor 1, 27 s.). L’uomo infatti, per salvarsi,
deve recuperarsi dal profondo della sua debolezza, della sua miseria e del suo
limite.., dalla sua morte, infine, che costituisce il profondo della sua verità. Perché
ogni carne è mortale, e tutta la sua gloria è come un fiore del campo, che tosto
avvizzisce (cf. Is 40, 6 s.), « come l’erba che germoglia al mattino: al mattino fiorisce
e germoglia, alla sera è falciata e dissecca » (Sal 90, 5 s.).
E’ opportuno notare come tutti coloro «che avevano qualche male gli si gettavano
addosso per toccarlo» (v. 10). Come mai si gettavano addosso a lui, che era appena
stato rigettato dai potenti (v. 6), per « toccarlo » ed essere salvi? Vediamo qui che,
coloro i quali si buttano sopra di lui e lo « toccano » veramente in modo da essere
salvi, sono tutti povera gente, che in qualche modo è già prossima a Cristo e lo può
toccare: è infatti quella gente che costituisce il rifiuto dell’umanità, e che così è
vicina a colui che sarà considerato un verme, « rifiuto del popolo ».
Da questi elementi, da queste pietre scartate, è costruito l’edificio della chiesa, di
cui Gesù, « la pietra che i costruttori hanno scartata, è diventata testata d’angolo »(cf.
12,10; Sal l18,22s.). Gli spiriti, invece, che gridano solo la retta professione di fede
ma tremano (cf. 2, 19) perche non sono nella stessa situazione, vengono scacciati.
Addirittura zittiti (v. 12). Perché non è tanto l’ortodossia, cioè dire: « Tu sei Figlio di
Dio! »(v. 11), o dire: « Signore, Signore », che conta, quanto il fare la volontà del Padre, il quale si è manifestato a noi nell’umiltà del Figlio.
Lettura del testo
v.7 Gesù con i suoi discepoli. L’espressione, così usuale, rischia di passare
inosservata, mentre è densa di informazioni profonde. Gesù ha scelto di stare «con» i
suoi discepoli e di essere loro compagno: è l’Emmanuele, il Dio con noi. Lui è con i
suoi discepoli perché essi siano «con lui». Si fa loro compagno per farli suoi
compagni.
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si ritirò. Finora era sempre in cammino, entrava e usciva. Ora si «ritira». La parola
greca - da cui «anacoreta» - indica uno staccarsi da tutto. Ma non è una fuga, un
abbandono del campo per paura dei nemici. Al momento giusto li affronterà nel
modo giusto, proprio a Gerusalemme. E una solitudine di intimità con gli amici, ai
quali si rivela associandoli a sé ed educandoli lentamente al suo cammino. È una
nuova tappa, che comporta una strategia nuova, che già prelude il «ritiro» definitivo,
quando, innalzato, attirerà tutti a sé (Gv 12,32).
verso il mare. Richiama il mare del primo esodo, attraverso cui bisogna passare per
uscire dalla schiavitù alla libertà del deserto.
v.8 una grande moltitudine lo seguì dalla Galilea. Il chicco di grano, se muore,
produce molto frutto (Gv 12,24). Il rifiuto e la condanna a morte da parte dei farisei e
degli erodiani segna l’inizio del nuovo popolo. L’efficacia evangelica è ben diversa
dall’efficienza umana; trae la sua forza dall’impotenza dell’uomo che è potenza di
Dio: «quando sono debole, è allora che sono forte» (2 Cor 12,10). Perché Dio,
contrariamente all’uomo, sa trarre vita dalla morte. Le folle vengono dai quattro
punti cardinali e le località nominate sono sette, numero che indica completezza. Dio
ha scelto la pietra scartata dai costruttori per fame principio del nuovo edificio.
Questa è la sua opera mirabile ai nostri occhi (12,10 5; Sal 118,22 s). Gesù non ha
raggiunto il successo mediante la brama di avere, di potere e di apparire, origine di
ogni male. Anzi, egli ha vinto tutto questo proprio col suo fallimento, con la povertà,
il servizio e l’umiltà di chi ama.
ascoltando quanto faceva, venne a lui. Queste folle non hanno ascoltato lui, ma il
racconto di ciò che ha fatto. Come già allora, così anche adesso, è l’annuncio che fa
«venire a lui» per toccarlo, e sperimentare in prima persona la verità di ciò che si è
ascoltato. In ogni brano del vangelo dobbiamo domandargli che faccia anche a noi
ciò che leggiamo che ha fatto con altri: «Che vuoi che io ti faccia?», ci chiede ogni
volta, per mettere in noi il desiderio di chiedere ciò che lui stesso desidera darci
(10,51.36). Tu vuoi tutto il bene che puoi, e puoi tutto il bene che vuoi, e a ogni
nostra richiesta buona rispondi: «Lo voglio» (1,41).
9 mantenergli. Significa tenergli sempre a disposizione. Questa barca deve sempre
essere pronta per andare con lui dove lui desidera.
Una barca. Fatta di legno - come la croce - non viene inghiottita dal are e mantiene
in vita chi da essa si lascia portare. Non solo salva dall’abisso, ma permette di
attraversarlo e giungere all’altra sponda. Già una volta con Noè scampò dalla morte
umanità e bestie (Gn 6,13 ss). È figura della Chiesa che attraversa il male del mondo
e porta l’uomo nella terra che Dio ha promesso. I discepoli fin dall’inizio hanno
lasciato la loro barca (1,20). Ora ne hanno un’altra, su cui il loro stesso Signore
viaggia e insegna alle folle. Qualche volta sembra addormentarsi o assentarsi; ma in
realtà è la loro fede che è assopita (4,35 ss; 6,45 ss). Su questa barca c’è un unico
pane di vita; ma i discepoli lo ignorano, perché hanno il cuore indurito, preda del
lievito dei farisei e di Erode (8,14 ss).
piccola. In greco c’è: «barchetta». Piccola cosa, sempre in balia delle onde, è come il
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suo Signore e il suo regno, che è il più piccolo di tutti i semi della terra (4,31). In
essa Gesù non è oppresso. Il suo spirito di povertà, di servizio e di piccolezza vi sta a
suo agio, e dà calore e vita a tutto.
perché non lo schiacciassero. Ci sono due modi di toccare Gesù: uno lo schiaccia e
impedisce di mangiar pane (v. 20), l’altro fa uscire da lui la forza di vita (cf 5,30).
Questa folla si getta su Gesù come i polli su chi dà loro il becchime. Ma lui ne vuol
fare un popoìo di suoi fratelli, la sua vera famiglia, che si sazia dell’ascolto della sua
parola e il cui cibo è compiere la volontà di Dio (vv. 34 s).
v. 10 gli cadevano addosso per toccano. Toccare il fuoco, brucia; toccare Gesù,
salva. Non è magia: lui è la nostra vita e il contatto con lui ci sana dalla morte. Ma
toccarlo con pretesa è opprimerlo (5,31) e non salva (6,5). Toccarlo con sicura attesa
è la fede che salva (5,30.34).
quanti avevano piaghe (= flagelli). La prima condizione per toccare uno è quella di
stargli vicino. Tutti i colpiti dal male sono vicini a lui che fattosi prossimo a ogni
ferita, è colpito dai nostri mali (Is 53,1 ss). Ma il mio gettarmi addosso a lui è con
fiducia o con pretesa? Mi dà salvezza o semplicemente lo schiaccia?
v. 11 gli spiriti immondi, ecc. Anche i demoni cercano di “schiacciare” Gesù, e in un
modo sottile che è loro proprio: dicono la verità su di lui, ma per fargli propaganda.
L’errore non sta in ciò che dicono, ma nel modo. Satana, fin dal principio, è
specialista in menzogna. Questa, per essere creduta, deve essere verisimile, dicendo
una parte della realtà e celando l’altra: è una mezza verità, detta con secondo fine.
Ogni inganno è efficace solo se ha l’apparenza di «buono, bello e desiderabile».
Come la prima, così ogni tentazione!
Qui la trappola sta nel fatto che è vero che Gesù è Figlio di Dio, ma satana vuol
anticiparne la gloria per fargli evitare la croce dove si rivela tale (15,39). E la
tentazione che vedremo anche in Pietro. Inoltre la fede non è solo sapere chi è Gesù.
Anche i demoni meglio e prima di noi. «Credono, ma tremano», dice Gc 2,19.
Credere è anzitutto sperimentarlo come colui che mi ha amato e ha dato se stesso per
me (Gal 2,20). Una fede ideologica, assai diffusa, che tutto conosce ma nulla
esperimenta, è per sé l’anticipo dell’inferno. É la pena del dannato, che conosce il
bene e ne è privo.
v.
12 E li minacciava molto, perché non lo facessero manifesto. Vedi ciò che
farà Paolo con Silvano in un caso analogo di At 16,16-18. Il Signore non desidera
pubblicità, né si serve di poteri palesi o occulti. Raggiunge tutti solo attraverso la
debolezza di chi, conoscendolo, lo annuncia come amore crocifisso, povero, umiliato
e umile. La propaganda va tutta in altra direzione e si serve proprio di quei mezzi che
il Signore ha denunciato e rifiutato come tentazioni.
Esercizio
1.
Mi raccolgo, osservando il luogo: un luogo deserto, presso il lago di Galilea.
2.
Chiedo ciò che voglio: essere tra coloro che lo seguono e lo toccano, non tra
coloro che lo schiacciano.
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Preghiamo
Noi ti ringraziamo, Padre, per il dono della tua Parola;
cantiamo le tue lodi per il Figlio tuo Gesù Cristo.
Annunciato e atteso dai secoli,
egli è venuto nella pienezza dei tempi,
rivelazione perfetta del tuo infinito amore.
Per mezzo di lui abbiamo conosciuto
il compimento delle profezie,
abbiamo scoperto il tuo disegno di salvezza,
e siamo entrati in comunione con te.
Risorto dai morti, egli è la Parola sempre viva,
la luce per la nostra strada e
la forza per la nostra debolezza.
Egli ci ha fatto dono del tuo Santo Spirito,
perché sappiamo accogliere con fede viva
il lieto annuncio della salvezza.
La sua Parola, consegnata alle nostre povere mani
si diffonda nel mondo e offra a tutti il riflesso del tuo amore.
Te lo chiediamo per Gesù,
Figlio del tuo amore che ci dona lo Spirito
oggi e sempre per tutti i secoli dei secoli.
Amen
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