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Torino
Conservatorio
Giuseppe Verdi
Concerto Italiano
Rinaldo Alessandrini direttore
Rachel Podger violino
Lunedì 21.IX.2015
ore 21
Albinoni
Mascitti
Sammartini
Corelli
Vivaldi
36
°
Tomaso Albinoni
(1671-1751)
Sinfonia a quattro in si bemolle maggiore
Allegro – Adagio – Allegro
Michele Mascitti
(1664?-1760)
Concerto grosso in mi minore n. 2 op. 7
Allegro moderato – Allegro – Larghetto – Allegro moderato
Giovanni Battista Sammartini
(1700-1775)
Sinfonia in re maggiore n. 3 JC 15
Alla breve – Andante sempre piano – Presto
Arcangelo Corelli
(1653-1713)
Concerto grosso in re maggiore n. 4 op. 6
Adagio. Allegro – Adagio – Vivace – Allegro
Antonio Vivaldi
(1678-1741)
Le Stagioni
Quattro concerti per violino, archi e basso continuo
da Il cimento dell’armonia e dell’inventione op. 8:
n. 1 in mi maggiore RV 269 (La primavera)
Allegro – Largo – Allegro
n. 2 in sol minore RV 315 (L’estate)
Allegro non molto – Adagio – Presto
n. 3 in fa maggiore RV 293 (L’autunno)
Allegro – Adagio molto – Allegro
n. 4 in fa minore RV 297 (L’inverno)
Allegro non molto – Largo – Allegro
Concerto Italiano
Rinaldo Alessandrini, direttore
Rachel Podger, violino
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Se a distanza di tre secoli l’ascolto dei concerti e delle sinfonie
barocche è ancora in grado di suscitare una così vasta gamma di
emozioni e rappresentare un polo di inesauribile attrazione per
l’ascoltatore contemporaneo, potrebbe essere interessante tentare
di indagare quali ragioni siano all’origine di una fascinazione così
durevole nel tempo. Anzitutto non è possibile esimersi dal provare
istintiva ammirazione per il raffinato artigianato compositivo e la
genuina spontaneità con cui questa musica si presenta alle nostre
odierne orecchie: si tratta, del resto, degli echi di una nobile civiltà
strumentale alla quale si deve la genesi del moderno concerto e a
cui appartennero non soltanto compositori noti al grande pubblico
come Antonio Vivaldi o Tomaso Albinoni, ma anche musicisti di
tutto rispetto quale fu Michele Mascitti, abruzzese poi trapiantato a
Parigi dove raggiunse una notevole popolarità. Il secondo dei Quattro concerti a 6 parti op. 7 composti da Mascitti, ad esempio, rivela
un’indole tipica del fermento musicale dell’epoca, con i suoi quattro
movimenti che avvicendano tempi lenti e vivaci, il ricorso alle imitazioni e ad espedienti quali il ritmo puntato d’apertura o l’espressivo e strisciante cromatismo discendente del basso nel Larghetto.
Di simili accorgimenti abbondano i quattro concerti vivaldiani pubblicati nel 1725 e conosciuti come Le Stagioni, ove il prete rosso
magistralmente realizza imitazioni dei suoni che la natura dispensa
nei vari periodi dell’anno, il cui effetto risulta indubbiamente affascinante all’ascolto; non vi è orecchio esperto cui sfugga la perizia
con cui, ad esempio, Vivaldi riesce a mimare i versi dei vari uccelli
oppure il latrato del cane nella Primavera, così come non c’è animo
sensibile che non si lasci conquistare dalla concitata rappresentazione a note ribattute e disegni scalari della violenta tempesta estiva. Va tuttavia notato che a renderci queste pagine familiari non è
tanto la piacevolezza delle melodie e ancor meno lo sono gli effetti
onomatopeici cui corrispondono le precise didascalie annotate in
partitura, quanto soprattutto lo spirito sperimentale, l’onnipresente
e certosina cura della costruzione formale e della preziosità timbrica, l’apertura alla ricerca di sempre inedite soluzioni, adattamenti,
varianti. Si tratta di un impulso creativo di cui Vivaldi fu certamente campione, uno sforzo destinato a rivelarsi estremamente fruttuoso e decisivo per lo sviluppo della forma del concerto.
In questo senso anche i dodici Concerti grossi op. 6 di Arcangelo Corelli offrono un esempio dell’intento di escogitare le più variegate e ingegnose soluzioni, come possiamo facilmente cogliere
nella sapiente gestione della dialettica fra il concertino (formato
da due violini e violoncello) e il tutti. In questi concerti l’autore
sembra non risparmiarsi alcun tipo di trattamento compositivo
adottando talora un’ostinata alternanza fra i due gruppi e altre
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volte ricorrendo all’interpolazione di episodi inattesi o spaziando
con assoluta disinvoltura tra stili differenti come la scrittura contrappuntistica e lo stile omofonico. Il Concerto grosso n. 4, assimilabile alla sonata da chiesa, ha la sua peculiarità nella struttura
a quattro movimenti, mentre nei restanti concerti della raccolta
prevale la forma a cinque o sei tempi. Al breve Adagio introduttivo è collegato uno spensierato Allegro ove predomina l’elemento
dialettico fra concertino e ripieno; ma già l’Adagio successivo è
all’insegna di una fusione omoritmica fra i due gruppi, le cui crome ribattute ingenerano un’ipnotica fissità. Il terzo tempo, Vivace,
è un minuetto grazioso; segue una sfavillante giga che confluisce
in una coda di arpeggi e note ribattute dai colori gioiosi e dal carattere affermativo.
Al pari di quanto Vivaldi e Corelli hanno rappresentato per l’evoluzione della forma del concerto, Giovanni Battista Sammartini è
stato personalità di imprescindibile riferimento per lo sviluppo di
un’altra forma musicale, la sinfonia, tant’è che si conviene ritenerlo uno dei maggiori compositori preclassici.
Notevole fu infatti l’influenza della sua opera su compositori quali
Boccherini, Gluck, Johann Christian Bach. La Sinfonia n. 3 JC 15
si avvia su un’insistente affermazione della tonica; segue l’Andante sempre piano e conclude l’elegante Presto.
Si pensi infine alla modernità che traspare nelle sinfonie di Tomaso Albinoni, opere in cui troviamo talora introdotti il Trio e
Minuetto. La Sinfonia a quattro in si bemolle maggiore, nello specifico, riesce ad equilibrare perfettamente il brio dei due tempi
estremi con la più raccolta atmosfera del breve Adagio centrale,
costruito su una figurazione ritmica puntata.
È pertanto opportuno che l’approccio all’ascolto di questo interessante concerto, “Cartolina da Venezia”, in particolare nel caso di
opere celeberrime quali Le Stagioni di Vivaldi, sia sorretto dalla
consapevolezza della reale portata di questi lavori, scevro da quel
costume talora diffuso che ama limitarsi all’aspetto esteriore dei
brani, con l’auspicio che se ne possano cogliere non soltanto i
meri aspetti descrittivi ma soprattutto la componente formale, le
peculiari e spesso ardite soluzioni messe in atto dai compositori,
l’influenza che questi lavori hanno esercitato sull’evoluzione futura delle forme musicali.
Fabio Mengozzi
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Concerto Italiano si è imposto in questi ultimi anni tra i gruppi
italiani che hanno rivoluzionato i criteri d’esecuzione della musica
antica, a partire dal repertorio madrigalistico – monteverdiano in
particolare – fino a quello orchestrale e operistico settecentesco.
Le sue incisioni sono ormai considerate versioni di riferimento da
critica e pubblico, a testimonianza del rinnovato interesse verso
un repertorio ora rivisitato attraverso la sensibilità mediterranea.
È regolarmente ospitato da Festival Oude Muziek di Utrecht,
Festival d’Olanda, Lufthansa Festival e Queen Elizabeth Hall di
Londra, Festival di Edimburgo, Konzerthaus di Vienna, Styriarte
di Graz, Concertgebouw di Amsterdam, Festival de Wallonie
di Bruxelles, Festival de Música Antigua e Palau de la Música
Catalana di Barcellona, Chamber Music Festival di Oslo, Citè de
la Musique e Théâtre des Champs-Elysées di Parigi, Festival de
Radio France di Montpellier, WDR Sinfonieorchester di Colonia,
Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Festival dei Due Mondi di
Spoleto, Festival Scarlatti di Palermo, Teatro San Carlo di Napoli,
Teatro Colón di Buenos Aires, Lincoln Center di New York.
Incide in esclusiva per Opus 111 e ha ottenuto diversi rinoscimenti
della critica discografica, tra cui quattro Gramophone Award, due
Grand Prix du Disque, tre Premi della Critica Discografica Tedesca,
Premio Cini, cinque MIDEM a Cannes, Disque de l’Année 1998 e
2005, Disco dell’anno per «Amadeus» 1998.
Nel 2002 Concerto Italiano ha inoltre ricevuto il Premio Abbiati.
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Rinaldo Alessandrini è clavicembalista, fondatore e direttore
di Concerto Italiano. In qualità di direttore è spesso ospite di
importanti orchestre quali Maggio Musicale Fiorentino, Orchestra
Sinfonica Nazionale della Rai, Orchestra della Toscana, Detroit
Symphony Orchestra, Scottish Chamber Orchestra, Royal Northern
Sinfonia, Orchestra of the Age of Enlightenment, Haendel and
Haydn Society di Boston, Freiburger Barockorchester, Opéra di
Lione, La Monnaie di Bruxelles, Israel Camerata, Royal Liverpool
Philharmonic Orchestra, Orchestre National du Capitole di Tolosa,
San Francisco Symphony, Washington Symphony.
Ha diretto, tra le altre, Semele, Alcina, Giulio Cesare, Amadigi di
Händel, Catone in Utica di Vinci, Orfeo, L’incoronazione di Poppea
e Il ritorno di Ulisse in patria di Monteverdi, L’isola disabitata di
Jommelli, L’Olimpiade di Vivaldi, La Serva Padrona di Pergolesi,
Artaserse di Hasse, Le nozze di Figaro, Zaide, La clemenza di Tito
e Il ratto dal Serraglio di Mozart, Il barbiere di Siviglia di Paisiello. Nel 2005 ha firmato direzione musicale e regia della nuova produzione dell’Incoronazione di Poppea a Salamanca. Tra le
prossime produzioni figurano, con Concerto Italiano, le tre opere
monteverdiane alla Scala e a Parigi all’Opéra Garnier con la regia
di Bob Wilson, Orfeo ed Euridice di Gluck alla Norske Opera, Don
Giovanni all’Opera di Bergen, oltre a numerosi concerti.
Conduce inoltre un’intensa attività solistica, ospite dei festival di
tutto il mondo. Le sue incisioni hanno ottenuto diversi riconoscimenti tra cui un Grand Prix du Disque e un Premio della Critica
Discografica Tedesca.
Nel 2003 è stato nominato Chevalier dans l’ordre des Arts et des
Lettres dal Ministro francese della Cultura ed è Accademico della
Filarmonica Romana.
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Rachel Podger è uno dei talenti più creativi nel campo della musica antica e ha all’attivo numerose registrazioni premiate che
vanno dalla musica del Seicento a Mozart e Haydn. Ha studiato
in Germania e in Inghilterra alla Guildhall School of Music and
Drama. È stata primo violino di The English Concert dal 1997 al
2002 e nel 2004 ha iniziato a lavorare con l’Orchestra of the Age of
Enlightenment: un momento importante di questa collaborazione
è stato un concerto trasmesso dai BBC Proms nel 2007.
È stata solista e direttore ospite di orchestre prestigiose tra cui Arte
dei Suonatori (Polonia), Musica Angelica e Santa Fe Pro Musica
(Stati Uniti), The Academy of Ancient Music, European Union
Baroque Orchestra, Haendel and Haydn Society, Arion Baroque
Orchestra (Montreal) e Tafelmusik (Toronto). Ha inoltre curato un
Festival Bach a Tokyo. Ha suonato con il fortepianista Gary Cooper,
con cui ha vinto un Editor’s Choice Award e un Diapason d’Or
per la registrazione delle Sonate di Mozart. Incide per Channel
Classics: gli ultimi dischi sono Perla Barocca, su musiche italiane
del XVII secolo con il clavicembalista Marcin Świątkiewicz e il
liutista Daniele Caminiti, e L’Estro Armonico di Vivaldi.
Dirige inoltre il proprio gruppo, Brecon Baroque, con cui ha pubblicato i Concerti di Bach nel 2010.
La sua attività didattica include anche masterclass alla Juilliard
School ed è direttore artistico del suo festival a Brecon, un evento
annuale di quattro giorni creato nel 2006. Nel 2015 ha ricevuto il
prestigioso Royal Academy of Music Bach Prize.
Impegni futuri includono tournée internazionali con la Royal Academy of Music, con l’Orchestra Juilliard 415 diretta da Masaaki
Suzuki, recital in tutta Europa e opere di Bach con l’Orchestra of
the Age of Enlightenment.
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sua missione è favorire lo sviluppo civile, culturale ed economico delle comunità in cui opera,
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sociali, della sanità, del patrimonio artistico e delle
attività culturali. È membro del European Foundation Centre (EFC) e dell’ACRI, l’Associazione
italiana delle Fondazioni di origine bancaria e
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Impaginazione e stampa: Alzani Tipografia - Pinerolo (TO)