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MILANO SOSTENIBILE 6 - Formazione, ricerca e innovazione1 Responsabile scientifico Roberto Zoboli, CRANEC, Università Cattolica del Sacro Cuore e CERIS-CNR Gruppo di lavoro Roberto Zoboli, CRANEC, Università Cattolica del Sacro Cuore e CERIS-CNR Serena Pontoglio, CRANEC, Università Cattolica del Sacro Cuore e CERIS-CNR in collaborazione con Renè Kemp, UNU-MERIT, Maastricht Economic and social Research and training centre on Innovation and Technology 1 Gli autori ringraziano Assolombarda e Camera di Commercio di Milano per avere elaborato e fornito i dati esaminati nel Paragrafo 2.3. Luca Bonardi e Barbara Pozzo dell'Università Statale di Milano, Luca Bonomo del Politecnico di Milano per informazioni e suggerimenti. Ogni responsabilità rimane agli autori. Indice Rapporto Executive summary Sintesi 1. Obiettivi e contesto: ‘Eco-innovazione’ ed ‘economia della conoscenza’ 2. Indicatori di sostenibilità per l’area milanese 2.1 Sistema di formazione ambientale universitario. Indicatore di risposta (R) Offerta formativa universitaria (R) Esiti professionali (R) 2.2 Ricerca in campo ambientale ed energetico. Indicatore di risposta (R) Ricerca nelle università (R) Ricerca pubblica: il CNR e gli altri enti (R) Istituti di ricerca non profit, istituzionali e di natura privata (R) 2.3 Imprese dell’eco-industria e attività di eco-innovazione. Indicatore di risposta (R) Imprese milanesi operanti nei settori dell’eco-industria (R) Ricerca su ambiente ed energia nelle imprese (R) Brevetti in campo ambientale ed energetico (R) 3. Alcune buone pratiche a/per Milano 4. Obiettivi e azioni per Milano sostenibile Bibliografia e fonti dati Executive summary The report addresses the present state of education (university level), research and innovation in the field of energy and the environment in the Milanese area. The concepts of ‘eco-industry’ and ‘eco-innovation’, which are now intensively referred to in European strategies, are adopted as leading concepts of the analysis. The three dimensions of university-level education, ‘system of research’, and ‘eco-industry’ are looked at as being interdependent in giving rise to an intentional strategy of ‘ecoinnovation trajectory’ in the Milanese area. The provision of university-level curricula in energy and the environment by Milanese universities is very extensive and articulated. The Milanese universities produce around 500 graduates per year in these fields. The possibility that these people will find satisfactory employment opportunities inside the Milanese area seems to be somewhat limited. However the flexibility of their competences and the rapid growth of ‘environmental job’ opportunities in the wider area of Northern Italy suggest that this flow of graduates my be sustainable. This sustainability could be stronger if a stronger ‘eco-innovation trajectory’ will take place in the Milanese area. The Milanese ‘system of research’ for energy and the environment is strong and very articulated. It includes many of university research departments as well as public research institutes, e.g. inside the National Research Council. A wide set of other nonprofit, private, and public actors of environmental and energy research is an active part of the research system. These actors also contribute to connect university-level research with enterprises and local policy-making institutions. The system of eco-industries and their eco-innovation activities has been poorly explored in the recent past. Data by Assolombarda suggest that there are at least 405 production units of Milanese enterprises having the environment and energy as their core or secondary business. Those production units employ 34,000 employees in the Milanese area and the enterprises to which they belong employ more than 100,000 people at the national/international scale. Enterprises in the eco-industry, in particular those in the energy sector, also perform a significant amount of R&D for ‘ecoinnovation’. Their participation to European and national programmes for innovation funding is significant. There is a stable patenting activity in environmental and energy fields. This enterprise system represents a sound basis for developing a stronger and more conscious trajectory of ‘eco-innovation’. Sintesi Il rapporto esamina lo stato attuale della formazione universitaria, della ricerca e dell’innovazione in campo ambientale ed energetico nell’area milanese. I concetti di riferimento sono quelli di ‘eco-industria’ e ‘eco-innovazione’, che si vanno sempre più definendo come riferimento delle politiche europee. Le tre dimensioni della formazione universitaria, del sistema ricerca e della ‘eco-industria’ vengono esaminate come interdipendenti ai fini di sviluppo e rafforzamento di una consapevole traiettoria di ‘eco-innovazione’ nell’area milanese. La formazione universitaria in campo ambientale/energetico appare molto estesa, producendo circa 500 laureati (triennali e specialisti) in corsi a caratterizzazione specifica. L’assorbimento degli stessi laureati nell’area milanese sembra presentare qualche squilibrio. Tuttavia, le positive dinamiche dell’occupazione di laureati ambientali in area più vasta (nord ovest e nord est), unite alla flessibilità delle competenze ambientali, sembrano suggerire la sostenibilità di tale flusso. Una traiettoria di eco-innovazione nell’area milanese può trovare in questo patrimonio di risorse umane con elevata formazione specialistica un fattore di grande forza. Il sistema di ricerca ambientale ed energetica appare consistente e articolato sia nell’ambito delle università milanesi e della ricerca pubblica (p. es. CNR) sia attraverso l’ampia gamma di istituzioni private, pubbliche e non profit che conducono ricerche sulle tematiche ambientali. Tale sistema di attori ha, o può avere, anche funzioni di connettore tra, da un lato, ricerca universitaria e degli enti di ricerca e, dall’altro, imprese private ed istituzioni pubbliche. Il sistema delle eco-industrie operanti nell’area milanese non è, allo stato attuale dell’informazione, facilmente quantificabile e caratterizzabile. Analisi preliminari di Assolombarda mettono in evidenza, tra gli associati, l’esistenza di almeno 405 unità produttive di imprese milanesi, in prevalenza nel settore metalmeccanico, energetico e di terziario innovativo, che operano in via esclusiva o in modo significativo su ambiente ed energia. Tali unità produttive occupano, nell’area milanese, circa 34.000 dipendenti e le imprese a cui appartengono occupano, su scala nazionale o internazionale, oltre 100.000 dipendenti. L’attività innovativa delle imprese milanesi in campo energetico e ambientale è svolta sia da gradi attori, in particolare del settore energetico, con un numero elevato di addetti in R&S, sia da un certo numero di PMI. La partecipazione ai principali programmi di finanziamento della ricerca/innovazione ambientale ed energetica appare significativo, anche se non massiccio. È presente una stabile attività di brevettazione nelle aree dell’energia e dell’ambiente. Anche il sistema delle imprese, con le loro attività innovative, sembra quindi rappresentare un positivo potenziale per una più forte traiettoria di eco-innovazione. 1 Obiettivi conoscenza’ e contesto: ‘Eco-innovazione’ ed ‘economia della L’obiettivo del rapporto è quello di caratterizzare Milano e la Lombardia rispetto allo sviluppo della formazione, ricerca e innovazione in campo ambientale ed energetico. L’intento è sia descrittivo, di sistemazione/strutturazione di informazioni frammentarie ed eterogenee, sia ‘normativo’, circa le potenzialità perseguibili. I concetti di riferimento unificanti dell’analisi sono quelli di ‘eco-innovazione’ e di ‘eco-industria’ per come si sono configurati negli ultimi anni nel contesto europeo. La forte posizione lombarda (e di Milano come suo centro) tra le regioni europee in tema di formazione, ricerca, innovazione e industria, la caratterizza come localizzazione ideale anche per uno sviluppo più strutturato e cosciente di una traiettoria di ‘eco-innovazione’ industriale. 1.1 Eco-innovazione e eco-industria: il quadro di riferimento internazionale e italiano Eco-innovazione Formazione, ricerca e innovazione costituiscono il cosiddetto ‘triangolo delle conoscenza’ della Strategia di Lisbona (European Research Advisory Board, 2007). Conoscenza applicata (o ‘conoscenza utile’) e innovazione tendono ad avere un ruolo significativo per la definizione delle politiche ambientali e per le risposte messe in campo da imprese, istituzioni e cittadini/consumatori. Tale ruolo è riconosciuto nelle politiche ambientali internazionali ed europee, che cercano di perseguire, anche attraverso programmi di finanziamento, obiettivi di creazione e diffusione di nuovi processi, prodotti e sistemi tecnologico/organizzativi a maggiore efficienza ambientale. Il concetto di ‘eco-innovazione’, seppure discusso e aperto, sta divenendo il riferimento concettuale di tali politiche e programmi. Una delle definizioni più recenti considera eco-innovazione la produzione, l’applicazione o l’impiego di un prodotto, un servizio, di un processo di produzione o di un sistema di gestione che è nuovo per l’impresa che lo adotta o lo sviluppa e che comporta una riduzione degli impatti, dei rischi per l’ambiente e dell’impiego delle risorse (comprese quelle energetiche) lungo tutto il ciclo di vita (Horbach e Rennings, 2007). Tale definizione comprende anche le innovazioni con effetti ambientali non intenzionali. Una distinzione rilevante è inoltre quella operata dall’OECD (1985) tra tecnologie di fine processo (end-of-pipe) e tecnologie incorporate nel processo di produzione, dette anche tecnologie pulite (clean technologies). Le prime identificano quelle soluzioni tecnologiche che si aggiungono ai processi produttivi convenzionali, allo scopo di abbattere o rimuovere l’inquinamento prodotto e rilasciato in aria, in acqua o nel suolo; le tecnologie pulite invece abbattono l’inquinamento “alla fonte”. A queste due categorie si possono aggiungere quelle di eco-prodotti, ecoprocessi, eco-sistemi di gestione fino ad arrivare a veri e propri sistemi di innovazione ambientale, che comprendono nuove tecnologie di produzione, conoscenza, organizzazione, istituzioni e infrastrutture e che possono anche comportare cambiamenti negli stili di consumo2. 2 Nel rapporto della Commissione “Tecnologia ambientale per lo sviluppo sostenibile” (COM(2002)122), si sottolinea che “quando si parla di tecnologie ambientali si intende qualcosa di ben più ampio delle 267 L’eco-innovazione è quindi parte integrante della ‘economia della conoscenza’, sia nella sua versione convenzionale di sviluppo di (nuovi) settori ad alta intensità di conoscenza, sia nella sua versione estesa di crescente intensificazione di conoscenza, in questo caso ambientale, in tutte le attività produttive. Come tale, essa fa parte integrante della dinamica innovativa dei sistemi industriali e di servizi. Il tentativo di dare sostanza e consistenza analitica al concetto di eco-innovazione risponde anche alla necessità di tracciare i contorni di un fenomeno al quale l’intervento pubblico rivolge un’attenzione crescente. Numerosi sono attualmente i programmi di intervento in Europa che prendono a riferimento l’eco-innovazione nell’ambito delle strategie di politica ambientale e di politica dell’innovazione, con specifico riferimento ai ‘pilastri’ della Strategia di Lisbona. Il 7th Framework Programme di ricerca europea 2007-2013 attribuisce alla ricerca energetica 2.590 Meuro e a quella ambientale, incluso cambiamento climatico, 2.240 milioni di euro, per un totale 4.830 M euro. Tale cifra corrisponde al 12,3% del totale per la ‘cooperation research’ (39.267 Meuro) e al 7% del budget totale (64.282 Meuro). A ciò vanno aggiunti 2,8 miliardi di euro per Euratom. ETAP (Environmental Technologies Action Plan)3 è un ‘ombrello’ di indirizzo e coordinamento per lo sviluppo di innovazioni favorevoli all’ambiente. Lanciato nel 2004 con l’intento di definire e promuovere i vantaggi competitivi dell’Europa nelle tecnologie ambientali ed energetiche, stimola lo sviluppo di iniziative trasversali alle politiche ambientali europee e di coordinamento con la R&S europea per tali tecnologie. Inoltre raccoglie e diffonde informazione su innovazioni e tecnologie ambientali nei diversi paesi (con una limitata presenza italiana). L’‘EU Competitiveness and Innovation Programme’ ha lanciato un bando da 28 Meuro per il 2008 per lo sviluppo di prodotti e tecnologie ambientali, anche per contribuire allo sviluppo di ETAP. L’eco-innovazione è infatti parte integrante del Competitiveness and Information Programme (CIP), per il periodo 2007-2013, dotato di un budget totale di 3,6 miliardi di euro. L’obiettivo dell’iniziativa è quello di colmare la distanza tra innovazione e commercializzazione nei settori dell’eco-industria, con enfasi sulle PMI. Il programma è gestito dalla Executive Agency for Competitiveness and Innovation (EACI)4. Le ‘European Technology Platforms’ europee5 sono iniziative, incoraggiate dalla Commissione, sviluppate delle industrie europee per definire indirizzi strategici attorno a cui riunire e concentrare gli sforzi delle ricerca industriale applicata. Delle 31 TPs finora sviluppate dalle industrie europee e dalle loro associazioni, 14 riguardano direttamente o indirettamente energia, risorse naturali e ambiente. Le risorse associate semplici soluzioni a fine ciclo destinate ad eliminare l’inquinamento. Le tecnologie ambientali comprendono sia tecnologie integrate, che prevengono la formazione di sostanze inquinanti durante il processo produttivo, sia nuovi materiali, processi di produzione basati sull’uso efficiente di energia e risorse, know-how ambientale e nuovi metodi di lavoro”. Si veda anche il recente rapporto di Europe Innova (2008). 3 http://ec.europa.eu/environment/etap/actionplan_en.htm#implementation. 4 L’EACI nasce dalla Intelligent Energy Executive Agency (IEEA) che implementava la ‘Intelligent Energy – Europe’ (IEE). Dal 2007 gestisce la ‘Eco-Innovation Initiative’ della Commissione. 5 http://cordis.europa.eu/technology-platforms/individual_en.html. 268 (ex ante) a tali TPs sono di grande consistenza. Parte di tali risorse sono attese dai fondi del 7th Framework Programme di ricerca. In Italia, il programma Industria 2015, che segna uno stacco concettuale nelle modalità di realizzazione della politica industriale strategica, mettendo a disposizione un ammontare significativo di finanziamenti, ha dedicato 2 delle sue 5 aree progettuali rispettivamente a ‘efficienza energetica’ e ‘mobilità sostenibile’, vale a dire due settori chiave del sistema ambientale. L’eco-industria in Europa e in Italia I programmi europei di stimolo e di sostegno si inseriscono in un tessuto produttivo in cui le industrie classificate come ‘ambientali’ o ‘eco-industrie’ assumono un peso rilevante. Il programma ETAP adotta la stima che il mercato mondiale per le tecnologie ambientali ed energetiche (principalmente impiantistica per acqua e rifiuti) raggiunga i 500 miliardi di USD, con 2 milioni di occupati nella sola UE 25. Il rapporto di Ernst & Young (2006) per la Commissione stima che nella UE 25 il mercato delle tecnologie ambientali raggiunga i 227 miliardi di euro, circa il 2,2% del PIL UE 25, con un numero di occupati diretti e indiretti di circa 3,4 milioni. La UE detiene il 30% circa del mercato mondiale di tali tecnologie in complesso, e il 50% circa di quello delle tecnologie per il trattamento dell’acqua e dei rifiuti. Per quanto riguarda l’Italia, il fatturato delle tecnologie ambientali nel 2004, secondo Ernst & Young (2006), ha raggiunto i 19,3 miliardi di euro e rappresenta il 9% del mercato della UE 25, inferiore in valore solo a Germania, Francia e Regno Unito. I settori nei quali le tecnologie ambientali in Italia sono più sviluppate sono la gestione e il trattamento delle acque e il riciclo di prodotti e materiali. Gli occupati nei settori dell’eco-industria sono stimati pari a 170.000. L’Italia è inoltre responsabile del 7% dell’export di tecnologie ambientali all’interno e al di fuori del territorio europeo, e particolarmente forte è l’incidenza dell’export di tecnologie per il controllo dell’inquinamento atmosferico e per il trattamento dei rifiuti. Secondo le analisi di ISTAT (2008) la spesa nazionale per i servizi ambientali di gestione delle risorse idriche, acque reflue, e rifiuti nel 2006 raggiunge complessivamente 31,7 miliardi di euro (circa il 2,1% del PIL). Il contributo più elevato proviene dalla gestione dei rifiuti (19,6 miliardi di euro, pari all’1,3% del PIL). Tale cifra fornisce una misura complessiva della spesa sostenuta per soddisfare il fabbisogno di servizi ambientali degli utilizzatori (consumi intermedi e finali di servizi) e per garantirne il soddisfacimento in futuro (investimenti dei produttori). Rappresenta quindi un indicatore di valore delle attività dell’eco-industria in questi settori. 269 2. Indicatori di sostenibilità per l’area milanese L’analisi qui realizzata esplora e analizza le informazioni disponibili sugli ‘ingredienti’ per lo sviluppo consapevole di una traiettoria di eco-industria/eco-innovazione nell’area milanese. Tali ingredienti, nella logica della ‘economia della conoscenza’ e dei ‘sistemi di innovazione’, vengono esaminati in tre campi interdipendenti: (a) formazione universitaria a tutti i livelli; (b) sistema della ricerca; (c) sistema delle imprese e loro attività innovativa. L’analisi parte da una base informativa molto frammentata ed eterogenea, ancora marcata da problemi tassonomici e di informazione limitata, e persegue, nei limiti del possibile, una sistemazione delle stessa che possa dare: (i) un’immagine complessiva del presente; (ii) il senso e la dimensione delle possibilità. 2.1 Sistema di formazione ambientale universitario. Indicatore di risposta (R) Indicatori specifici: Offerta formativa universitaria (R) Esiti professionali (R) Un quadro dettagliato della formazione ambientale a livello universitario in Lombardia e a Milano è emerso dallo studio dell’Università Cattolica per Fondazione Lombardia per l’Ambiente nel 2007 (Beretta et al, 2007). Attraverso uno specifico schema di classificazione/selezione, lo studio ha esaminato lo stato dell’offerta di formazione ‘ambientale specifica’ a tutti i livelli (corsi di laurea, singoli insegnamenti, master, corsi di specializzazione, dottorati) in 12 università con sede in Lombardia per l’anno accademico 2005/2006. Complessivamente, in quell’anno accademico erano offerti in Lombardia 26 corsi di laurea di I° livello a caratterizzazione ambientale specifica, pari al 5% dell’offerta totale di corsi di I° livello nelle università lombarde, con un’utenza ‘potenziale’ di 2.585 studenti. I corsi di laurea ambientali di II° livello erano 16, pari al 9% del totale in Lombardia, con un’utenza ‘potenziale’ di 1.165 studenti. Esistevano inoltre 10 curricula a caratterizzazione ambientale specifica all’interno di corsi di laurea. Al di fuori dei corsi di laurea precedenti, venivano offerti 235 singoli insegnamenti di I° livello a caratterizzazione ambientale specifica, per un totale di 1.213 crediti formativi, e, sempre fuori dai corsi di laurea precedenti, 188 singoli insegnamenti di II° livello, a cui corrispondevano 880 crediti formativi. Nelle 12 università lombarde considerate erano attivati 11 master di I° livello a caratterizzazione ambientale specifica, con 322 posti, 7 master di II° livello con 210 posti, 3 scuole di specializzazione, e 13 dottorati con 86 posti nel 2005/2006. Si tratta di un’offerta elevata in termini assoluti e relativi: ogni 20 corsi di laurea di I° livello in Lombardia, uno è a caratterizzazione ambientale specifica, e circa ogni 10 corsi di II° livello, uno è specificamente ‘ambientale’. Va notata inoltre l’estensione notevole dei singoli insegnamenti ‘ambientali’ fuori da tali corsi di laurea: tra I° e II° livello, essa raggiunge un totale di 423 singoli insegnamenti ‘ambientali’, sparsi in tutte le facoltà e corsi di laurea, con un’utenza potenziale di 3.750 studenti. Dal punto di vista della localizzazione, la concentrazione di tale offerta nelle università milanesi 270 appariva forte, e in parte ovvia, ma con alcune qualificazioni. A Milano facevano capo 8 corsi di laurea di I° livello sui 26 ‘ambientali’, mentre quelli di II° livello erano 11 su 16 totali in Lombardia. Il ridotto peso relativo di Milano per il I° livello è dovuto alla notevole offerta di corsi di I° livello di Pavia (8) e di Brescia (3). La concentrazione a Milano dei corsi di II° livello appare invece ‘naturale’ a causa dei vantaggi di scala del sistema universitario milanese e della sua maggiore vicinanza a domande di elevato specialismo, anche in connessione con il sistema della ricerca e delle istituzioni. Milano era inoltre centrale per l’offerta di singoli insegnamenti ambientali, con 96 insegnamenti di I° livello su 235 e 107 insegnamenti di II° livello su 188. Anche in questo caso, alcuni altri atenei lombardi proponevano un’offerta abbondante per il I° livello, in particolare Bergamo con 48 insegnamenti e Brescia con 43 insegnamenti in corsi di laurea ‘non ambientali’. Sotto il profilo delle singole università, erano il Politecnico, Bicocca e Università Statale di Milano a offrire il grosso dei corsi di laurea e dei singoli insegnamenti, ma ad essi si associava Pavia con una forte offerta complessiva. Sotto il profilo disciplinare, l’offerta appariva fortemente concentrata sui corsi di laurea e insegnamenti di carattere scientifico-tecnologico, anche a livello master, scuole di specializzazione e dottorati. E’ tuttavia da notare una significativa e crescente offerta di insegnamenti ambientali, e qualche master, nei percorsi formativi delle discipline sociali, giuridiche, economiche e umanistiche. In particolare, pur non esistendo corsi di laurea interamente dedicati all’economia, alla sociologia o alle scienze giuridiche per l’ambiente - a differenza di quanto avviene in ambito umanistico (geografia) - vi erano a Milano due master di I° livello e una sessantina di singoli insegnamenti in discipline economico-giuridico-sociali applicate all’ambiente (ad es. ‘diritto dell’ambiente’) in corsi di laurea sia ‘ambientali’ che ‘non ambientali’. Offerta di corsi di laurea, master, scuole, dottorati, scuole di specializzazione a caratterizzazione ambientale nelle università lombarde (numero per macro-aree disciplinari MIUR e livelli), AA 2005/2006 Ateneo Corsi in Corsi in Corsi Corsi in Corsi di Corsi di Scuole Area Area in Area Area laurea laurea Master Master di Sanitaria Scientifica Sociale Umanistica Triennali Specialistiche I° II° Dottorati spec. Pavia 1 10 0 0 9 2 0 1 2 0 Brescia 1 2 0 0 2 1 0 0 1 0 Bocconi 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 Bicocca 0 2 0 0 1 1 2 0 2 0 IULM 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 Statale MI 1 11 3 0 7 8 1 0 2 0 Cattolica 0 2 0 0 1 1 0 0 0 0 Politecnico 0 8 0 0 5 3 4 6 4 3 Bergamo 0 0 0 0 0 0 1 0 2 0 Insubria 0 1 0 0 1 0 2 0 0 0 LIUC 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 26 16 11 7 13 3 TOTALE 3 36 3 Fonte: adattato da Beretta et al. (2007) 271 Accanto a tale immagine dettagliata ma relativa a un solo anno, è possibile tracciare qualche linea evolutiva guardando a iscritti e laureati dei corsi di laurea (I° e II° livello) offerti dalle università con sede didattica a Milano, sulla base delle banche dati del MIUR6. Mantenendo una classificazione dei corsi di laurea ‘ambientali’ ed energetici coerente con quella adottate nel citato studio di Università Cattolica per FLA7, le tabelle consentono di cogliere, oltre che la tendenza negli anni post-riforma, il ‘peso’ dei corsi universitari ambientali/energetici attraverso il numero di studenti in entrata e in uscita nei/dai corsi stessi. Iscritti al primo anno in corsi di laurea di I° livello o a ciclo unico ad indirizzo ambientale ed energetico. Università con sede didattica a Milano, AA dal 2003/04 al 2007/08 * Classe 1 - Biotecnologie 4 - Scienze dell'architettura e ingegneria edile 7. Urbanistica e scienze della pianificazione territoriale ed ambientale 8 - Ingegneria civile e ambientale 10. Ingegneria industriale 16. Scienze della terra Corso di laurea Biotecnologie industriali e ambientali 2003/2004 2004/2005 2005/2006 2006/2007 2007/2008 22 38 82 77 103 Architettura ambientale 300 313 334 288 308 Urbanistica, già: Pianificazione territoriale, urbanistica e ambientale 154 154 130 98 124 Ingegneria per l'ambiente e il territorio 159 140 114 81 110 108 120 146 175 246 156 129 129 127 116 Ingegneria energetica Scienze (e tecnologie) geologiche 20 - Tecnologie agrarie, agroalimentari e Agrotecnologie per l'ambiente forestali e il territorio 21 - Scienze e tecnologie chimiche 27 - Scienze e tecnologie per l'ambiente e la natura 44 56 43 37 41 Chimica applicata e ambientale 45 37 27 38 61 Scienze naturali / Scienze e tecnologie per l'ambiente 230 211 205 183 282 334 375 343 310 265 23 1.575 11 1.584 17 1.570 16 1.430 23 1.679 Scienze Umane dell'Ambiente, 30 - Scienze geografiche del Territorio e del Paesaggio SNT/4 - Professioni Tecniche della Prevenzione sanitarie della nell'Ambiente e nei Luoghi di prevenzione Lavoro Totale *Studenti iscritti al 1° anno dei corsi triennali o a ciclo unico (tutte le tipologie) negli atenei con sede didattica in provincia di Milano. Fonte: elaborazioni su dati MIUR 6 I dati MIUR, disponibili al sito www.miur.it, riguardano gli iscritti e i laureati rilevati al 31 gennaio di ogni anno presso le università italiane. 7 Vengono qui inclusi alcuni corsi di laurea addizionali rispetto all’indagine di Università Cattolica per FLA. 272 Gli iscritti totali al primo anno in corsi di I° livello o ciclo unico, che suggeriscono la dimensione delle ‘intenzioni’ di acquisire una formazione terziaria in questi campi, sono rimasti stabilmente di poco sopra le 1.550 unità negli ultimi anni per raggiungere poi le 1.679 unità nel 2007/08. Il totale degli iscritti è dominato strutturalmente dai corsi di ‘Architettura ambientale’, ‘Ingegneria energetica’, ‘Scienze e tecnologie per l’ambiente’, e ‘Scienze umane per ambiente, territorio e paesaggio’. Mentre la maggior parte dei corsi è soggetta a sensibili oscillazioni di anno in anno, è da notare invece la crescita tendenziale degli iscritti ad ‘Ingegneria energetica’ che sono passati da 108 a 246 nei cinque anni accademici considerati. Qualche cedimento sembrano invece avere gli iscritti ai corsi di ‘Ingegneria per l’ambiente e il territorio’. Laureati in corsi di laurea di I° livello ad indirizzo ambientale ed energetico. Università con sede didattica a Milano, Anni solari 2005-2007 Classe 2005 2006 2007 35 23 18 4 - Scienze dell'architettura Architettura ambientale e ingegneria edile 82 88 138 7. Urbanistica e scienze della pianificazione territoriale ed ambientale Urbanistica, già: Pianificazione territoriale, urbanistica e ambientale 83 109 94 8 - Ingegneria civile e ambientale Ingegneria per l'ambiente e il territorio 106 109 84 10. Ingegneria industriale Ingegneria energetica 75 79 67 16. Scienze della terra Scienze (e tecnologie) geologiche 67 70 89 20 - Tecnologie agrarie, agroalimentari e forestali Agrotecnologie per l'ambiente e il territorio 12 18 26 21 - Scienze e tecnologie chimiche Chimica applicata e ambientale 10 28 26 27 - Scienze e tecnologie per l'ambiente e la natura Scienze naturali / Scienze e tecnologie per l'ambiente 122 119 121 30 - Scienze geografiche Scienze Umane dell'Ambiente, del Territorio e del Paesaggio 40 108 151 9 12 11 641 763 825 1 - Biotecnologie Corso di laurea Biotecnologie industriali e ambientali SNT/4 - Professioni sanitarie Tecniche della Prevenzione della prevenzione nell'Ambiente e nei Luoghi di Lavoro Totale Fonte: elaborazioni su dati MIUR Per i laureati negli stessi corsi di I° livello o a ciclo unico, considerati negli ultimi tre anni per cogliere le tendenze con il nuovo ordinamento, si nota una crescita significativa del totale, che passa da 641 del 2005 a 825 del 2007. Se la tendenza degli iscritti rimane positiva, il sistema delle università milanesi (e solo a Milano), può quindi produrre ogni 273 anno intorno a 800 laureati di I° livello in area ambientale ed energetica, con una prevalenza delle citate aree dell’architettura ambientale, dell’ingegneria energetica, delle scienze e tecnologie dell’ambiente e delle scienze umane per ambiente, territorio e paesaggio. Parte di tali laureati sono destinati a proseguire con lauree di II° livello, ma il confronto tra laureati di I° livello e iscritti al primo anno dei corsi di II° livello nelle stesse aree disciplinari suggerisce che circa 150-200 di tali laureati triennali escono dal circuito universitario ogni anno, auspicabilmente verso il mercato delle professioni. Gli iscritti al primo anno di corsi di laurea di II° livello sono in sensibile crescita, passando dai 401 del 2004/05 ai 563 del 2007/08. L’aspetto più significativo dei II° livello è un numero elevato di corsi con numeri mediamente bassi, in alcuni casi molto bassi, di iscritti. Anche a prescindere da qualche aspetto ‘nominalistico’, che porta a includere corsi in cui l’ambiente è probabilmente la componente non dominante di specializzazione, si tratta di 14 corsi di laurea (uno in più di quelli considerati a Milano nella ricerca di Università Cattolica per FLA). Cinque di questi corsi hanno, nel 2007/08, meno di 20 iscritti al primo anno, e quello con il numero massimo di iscritti arriva a 120 grazie a un raddoppio rispetto all’anno accademico precedente. Anche in questo caso, la tendenza più chiara, oltre al sottodimensionamento di vari corsi, è la crescita tendenziale di ‘Ingegneria nucleare/energetica’ che raddoppia gli iscritti nei cinque anni considerati. La frammentazione dell’offerta specialistica sembra rappresentare una fase di transizione verso assetti più sostenibili nel lungo periodo, considerazione che vale in realtà per l’università nel suo complesso. Iscritti al primo anno in corsi di laurea di II° livello ad indirizzo ambientale ed energetico. Università con sede didattica a Milano, AA dal 2003/04 al 2007/08 Corso di laurea 2003/200 4 2004/200 5 2005/200 6 2006/200 7 2007/200 8 06/S - Biologia Biodiversità ed evoluzione biologica 14 20 25 34 28 7/S Biotecnologie agrarie Biotecnologie vegetali, alimentari e agroambientali 15 27 23 20 11 8/S Biotecnologie industriali Biotecnologie per l'industria e per l'ambiente 15 19 25 11 8 21/S - Geografia Scienze e culture dell'ambiente e del paesaggio - 22 37 35 50 33/S - Ingegneria energetica Ingegneria nucleare/Ingegneria energetica 44 58 78 75 91 38/S - Ingegneria per l'ambiente e il territorio Ingegneria per l'ambiente e il territorio 80 87 108 74 55 54/S Pianificazione urbana e politiche ambientali. Già: Pianificazione Pianificazione urbana e politiche territoriali, già: Pianificazione territoriale, urbanistica e territoriale 60 48 61 57 120 Classe 274 territoriale, urbanistica e ambientale 55/S Progettazione e gestione dei sistemi turistici Turismo, territorio e sviluppo locale - - - 51 55 62/S - Scienze chimiche Scienze chimiche applicate e ambientali 2 10 7 24 16 68/S - Scienze della natura Analisi e gestione degli ambienti naturali 12 26 25 43 30 70/S - Scienze della politica Istituzioni e sistemi di governo delle autonomie territoriali 9 10 19 13 17 74/S - Scienze e gestione delle risorse rurali e forestali Scienze agroambientali - 19 11 17 28 77/S - Scienze e tecnologie agrarie Scienze della produzione e protezione delle piante 2 8 8 20 16 82/S - Scienze e tecnologie per l'ambiente e il territorio Scienze e tecnologie per l'ambiente e il territorio 35 47 47 42 38 288 401 474 516 563 Fonte: elaborazioni su dati MIUR Sempre con riferimento agli ultimi anni, in cui il nuovo ordinamento può considerarsi a regime, dai corsi ambientali/energetici sono usciti 300-350 laureati specialisti, che sono rappresentati per circa due terzi da ingegneri energetici, ingegneri e scienziati ambientali, pianificatori urbanistici/territoriali. Anche in questo caso è da notare che 6 corsi di laurea su 14 producono da 6 a 13 laureati per anno. Laureati in corsi di laurea di II° livello ad indirizzo ambientale ed energetico. Università con sede didattica a Milano, Anni solari 2005-2007 Classe 2005 2006 2007 06/S - Biologia Biodiversità ed evoluzione biologica Corso di laurea - 18 13 7/S - Biotecnologie agrarie Biotecnologie Vegetali, Alimentari e AgroAmbientali - 23 10 8/S - Biotecnologie industriali Biotecnologie per l'Industria e per l'Ambiente - 12 24 21/S - Geografia Scienze e Culture dell'Ambiente e del Paesaggio - 4 10 33/S - Ingegneria Ingegneria 23 39 60 275 energetica nucleare/Ingegneria energetica 38/S - Ingegneria per l'ambiente e il territorio Ingegneria per l'ambiente e il territorio 23 96 93 54/S - Pianificazione urbana e politiche ambientali. Già: Pianificazione territoriale, urbanistica e ambientale Pianificazione urbana e politiche territoriali, già: Pianificazione territoriale, urbanistica e territoriale 13 64 48 55/S - Progettazione e gestione dei sistemi turistici Turismo, territorio e sviluppo locale - - - Scienze Chimiche 62/S - Scienze chimiche Applicate e Ambientali - 7 7 68/S - Scienze della natura Analisi e Gestione degli Ambienti Naturali - 10 20 70/S - Scienze della politica Istituzioni e Sistemi di Governo delle Autonomie Territoriali - 5 6 74/S - Scienze e gestione delle risorse rurali e forestali Scienze Agroambientali - 4 12 77/S - Scienze e tecnologie agrarie Scienze della Produzione e Protezione delle Piante - 2 6 82/S - Scienze e tecnologie per l'ambiente e il territorio Scienze e tecnologie per l'ambiente e il territorio Totale Fonte: elaborazioni su dati MIUR 19 23 38 78 307 347 In sintesi, negli ultimi tre anni i laureati nei vari campi dell’energia e dell’ambiente prodotti dalle università con sede didattica nella sola Milano e ‘immessi’ nel circuito delle professioni sono stati circa 400-500, di cui circa 300-350 con laurea specialistica. A ciò possono essere aggiunti i formati post-laurea nei master universitari a caratterizzazione ambientale che, in base alla ricerca Cattolica/FLA hanno in Milano un potenziale di circa 300 studenti, alcuni dei quali quasi certamente provenienti dalle stesse lauree triennali e specialistiche qui considerate8. A ciò potrebbero essere 8 La ricerca dell’Università Cattolica per FLA individuava nel 2005/2006 in Lombardia 11 master di I° livello (7 a Milano) e 7 di II° livello (6 a Milano). Il portale guidamaster.it indica 11 master ambientali/energetici in Milano attivati per l’AA 2008/2009, in parte diversi da quelli della ricerca Cattolica/FLA, di cui 1 attivato fuori dalle università (Scuola ENI Enrico Mattei e ENI Corporate University a S. Donato). A questi possono essere aggiunti tre master attivati in sedi lombarde non milanesi dell’Università Cattolica. Ai master universitari potrebbero essere aggiunte altre numerose iniziative formative di tipo executive, destinate a laureati o professionisti, esistenti nell’area milanese nelle aree di 276 aggiunti, anche se si tratta di numeri limitati, i dottori di ricerca e i laureati nelle scuole di specializzazione. E’ da notare che tale offerta stimata, tendenzialmente in crescita negli ultimi anni, è solo quella relativa a Milano. La ricerca Cattolica/FLA metteva in evidenza, come ricordato, che vi è una notevole offerta di corsi di laurea a caratterizzazione ambientale specifica, in particolare di I° livello, in altre università delle Lombardia, in particolare Pavia. L’offerta complessiva lombarda di laureati ambientali/energetici si colloca quindi su numeri ben maggiori di quelli milanesi soltanto. Per esaminare le possibilità di ‘assorbimento’ di tali laureati nel contesto milanese e lombardo è opportuno notare alcune tipiche caratteristiche delle competenze/professioni ambientali. Nei diversi percorsi formativi, sia di tipo scientificotecnologico che umanistico-sociale, la natura di molte tematiche ambientali fa sì che esse siano tali in senso generalmente ‘applicativo’ e ‘specialistico’, essendo la specificazione ‘ambientale’ delle grandi discipline di base delle varie scienze e delle tecnologie. Ciò fa sì che, già a livello di formazione, lo specialismo ambientale sia collocato nell’ambito di conoscenze scientifiche e tecnologiche, o umanistico-culturali, più estese. Per converso, molte lauree ‘non ambientali’ possono fornire una base di competenze e conoscenze più che solida per essere applicate (anche) in campo ambientale/energetico in un contesto lavorativo e professionale che comprende tali problemi. Parallelamente, nel mercato delle professioni, è raro che venga richiesto un forte ed esclusivo specialismo di tipo ambientale/energetico, poiché sia nelle imprese di servizi e manifattura che nelle istituzioni, le problematiche ambientali/energetiche possono trovarsi inserite in un contesto operativo di cui costituiscono solo una parte, anche se importante, non separabile dalla necessità di competenze multiple o semplicemente più ampie e trasversali. In pratica, ad esempio, molti ingeneri ‘non ambientali' possono lavorare in imprese specializzate in ingegneria applicata all’ambiente, e sono pronti a farlo, mentre molti ingegneri ambientali potrebbero lavorare in imprese non specializzate in ingegneria ambientale, e sono pronti a farlo (anche se è meno probabile che siano richiesti da tali imprese). Tale flessibilità fa sì che, al di fuori di indagini specifiche e mirate, risulti molto difficile, nell’ambito delle informazioni quantitative prodotte da varie fonti, identificare una specifica domanda di professionalità precisamente ambientali/energetiche e una specifica offerta di laureati specialisti in queste e solo queste aree. Vengono quindi considerati i dati sulle domande di occupazione dei laureati derivanti da alcune fonti, vale a dire Excelsior-Unioncamere, Formaper e ISFOL9. Tali indagini non consentono una verifica puntuale del potenziale di domanda occupazionale e destini professionali per i laureati ambientali/energetici a caratterizzazione specifica delle università milanesi, ma consentono di caratterizzare aspetti generali di occupabilità di tali laureati. L’indagine Excelsior-Unioncamere, per quanto estesa e dettagliata, ha un campo di nostro interesse. Un’ulteriore potenziale fonte di dati sull’occupazione dei laureati è l’indagine annuale svolta dal consorzio Almalaurea (www.almalaurea.it) che tuttavia, per l’indagine sui percorsi professionali/occupazionali dei laureati include solo tre università dell’area lombarda-milanese (IULM, LIUC, S. Raffaele). 9 277 osservazione che comprende solo le imprese private e il dettaglio dei dati titoli di studio presenti nella banca dati (si veda excelsior.unioncamere.net) non è tale da poter corrispondere ai corsi di laurea individuati in precedenza. I dati, quindi possono sottostimare la domanda di competenze/professionalità ambientali poiché escludono il settore pubblico, che ha un ruolo significativo in questi settori, dall’altro possono sovrastimare la domanda essendo riferiti ad ampie categorie/indirizzi di lauree. Quest’ultimo aspetto, tuttavia, va considerato alla luce delle precedenti considerazioni sulla imprecisa delimitazione di domanda e offerta di laureati ‘solo’ ambientali ed energetici. La tabella presenta alcuni dati sulle intenzioni, dichiarate dalle imprese della Provincia di Milano nell’indagine Excelsior 2008, di assumere laureati a tempo indeterminato per indirizzi di laurea (secondo classificazione ISTAT) in cui si collocano le lauree ambientali. Previsione di nuove assunzioni a tempo pieno di laureati negli indirizzi indicati nelle imprese private della Provincia di Milano, indagine 2008 Posizione professionale richiesta Lauree a indirizzo architettura, urbanistico e territoriale 0 Lauree a indirizzo geobiologico e biotecnologie 0 Lauree a indirizzo di ingegneria civile e ambientale 20 Lauree a indirizzo Totale agrario, agroalimentare e zootecnico 0 20 Dirigenti Professioni intellettuali, scientifiche e di 0 30 20 elevata specializzazione Professioni 130 60 340 tecniche 130 90 380 Totale Assunzioni non stagionali previste 230 130 530 per la Lombardia Fonte: Unioncamere - Ministero del Lavoro, Sistema informativo Excelsior (2008) 0 50 10 540 10 610 40 1.030 Complessivamente, per i quattro grandi indirizzi di laurea considerati, le imprese private della Provincia si attendono di occupare a tempo pieno 610 laureati, in prevalenza nelle professioni ‘tecniche’ (540). Il grosso della domanda va ai laureati in ingegneria civile ed ambientale (380). Va ovviamente ricordato che, in tutti questi macro-indirizzi, i laureati di corsi ambientali ed energetici ‘specifici’ rappresentano piccoli numeri, come emerge dalle tabelle precedenti10. Ciò suggerisce che, se per la totalità dei laureati in questi indirizzi la domanda privata supera di poco le 600 unità, è difficile ipotizzare che i circa 400-500 laureati ambientali/energetici specifici (più quelli in uscita dai master) derivanti dalle analisi precedenti possano trovare immediatamente una totale accoglienza in posizioni professionali come dipendenti. Si tratta tuttavia della sola domanda del settore privato e i numeri per la Lombardia in complesso sono più di una 10 Non sono considerati gli indirizzi di ingegneria industriale, che rappresentano una grande area di domanda, ma all’interno dei quali i laureati in ingegneria energetica, pur essendo significativi nelle Tabelle 2b e 2d, rappresentano una frazione piccola. 278 volta e mezzo quelli della sola Provincia milanese. Ciò potrebbe suggerire che gli esiti occupazionali sono probabilmente migliori di quelli solo privati e solo locali in Milano, anche considerando che molti laureati a Milano non sono milanesi/lombardi e potranno trovare occupazione fuori regione. Nell’attuale assetto del mercato del lavoro, esiste per i laureati anche una consistente domanda di lavoro non dipendente. Indicazioni su questo e altri aspetti, a livello di Regione Lombardia, vengono dall’indagine dell’Area Ricerca di Formaper (2008), che in parte si basano sui dati Excelsior-Unoncamere. La tabella seguente illustra alcuni dati sulla domanda di laureati dipendenti e non dipendenti negli indirizzi precedenti nel 2005-2007. In Lombardia, la domanda di laureati non dipendenti, per il complesso degli indirizzi considerati, è stata, rispetto a quella di dipendenti, circa tripla nel 2005, circa doppia nel 2006 e poco meno che doppia nel 2007. In complesso, le opportunità professionali disponibili in Lombardia per il totale dei laureati negli indirizzi che comprendono (ma non esauriscono) le lauree ambientali sono quindi mediamente cifrabili tra 2.000 e 3.000 nel triennio. Domanda di laureati dipendenti e non dipendenti nel settore privato in Lombardia, indirizzi indicati, 2005-2007 2005 Non dipend. Dipend. Lauree a indirizzo agrario, 103 117 agroalimentare e zootecnico Lauree a indirizzo architettura, 153 393 urbanistico e territoriale Lauree a indirizzo di ingegneria civile 473 1306 e ambientale Lauree a indirizzo 141 510 geo-biologico e biotecnologie 870 2.326 Totale indirizzi Totale domanda laureati 15.187 16.472 Lombardia Fonte: adattato da Formaper (2008) Totale Dipend. 2006 Non dipend. 220 36 328 364 32 79 111 546 157 548 705 293 1017 1310 1782 344 185 529 404 394 798 651 226 349 575 174 191 365 3.199 763 1.410 2.173 903 1.681 2.584 31.659 16.154 11.006 27.520 20.535 12.464 32.999 Totale Dipen. 2007 Non dipend. Totale L’indagine Formaper stima anche la domanda di laureati da parte del settore pubblico che concorre alla formazione della domanda complessiva per i laureati nei diversi indirizzi. La tabella seguente illustra i dati sulla domanda di laureati negli indirizzi considerati da parte del settore pubblico e privato lombardo tra il 2006 e il 2007. Appare evidente come la domanda del settore pubblico sia poco meno di un quarto di quella privata. Ciò appare particolarmente marcato per le lauree in area ‘architettura, urbanistica, territorio’, dove la domanda pubblica è poco più di un decimo di quella privata. La domanda pubblica è prevalentemente per dipendenti, a differenza di quella privata, 279 anche se è in forte crescita, e non del tutto contabilizzabile, l’uso tendenzialmente crescente di collaborazioni professionali e contratti atipici nel settore pubblico. Domanda di laureati negli indirizzi indicati nel settore privato e pubblico in Lombardia, 2006/2007 Settore pubblico di cui Totale Dipendenti Lauree a indirizzo agrario, agroalimentare e zootecnico Lauree a indirizzo architettura, urbanistico e territoriale Lauree a indirizzo di ingegneria civile e ambientale Lauree a indirizzo geo-biologico e biotecnologie Totale indirizzi Totale domanda laureati Lombardia Fonte: adattato da Formaper (2008) Settore privato di cui Totale Dipendenti Totale 73 48 238 34 311 122 87 1008 225 1.130 56 47 664 374 720 311 562 218 400 431 2.341 167 800 742 2.903 11.008 10.163 30.260 18.525 41.268 L’ultimo aspetto che emerge dall’analisi di Formaper è il possibile eccesso di domanda o di offerta nei diversi indirizzi di laurea. Formaper stesso mette in guardia sui rischi e le limitazioni di un’analisi di questo tipo che tuttavia mette in luce qualcosa di interessante ai nostri fini. La tabella seguente sintetizza i dati Formaper per gli indirizzi di laurea di nostro riferimento e per tutti gli indirizzi in complesso. Mentre la Lombardia nel 2006-2007 produceva 32.700 laureati e ne richiedeva 41.330 circa, con un deficit del 20% rispetto alla domanda (rapporto 0,8), per tutti gli indirizzi di laurea che abbiamo considerato come contenenti lauree a caratterizzazione ambientale, il rapporto tra offerta e domanda è sempre superiore a 1. Sembra quindi esistere un significativo eccesso di offerta di tali laureati all’interno dei confini regionali. Il rapporto medio ponderato per i quattro indirizzi è 1,6 che indica un surplus di offerta del 60% rispetto alla domanda (circa 4.550 offerti contro 2.900 circa domandati nel settore privato e pubblico), con punte del rapporto pari a 2 per le lauree in ‘architettura, urbanistica e territorio’ e 1,9 per quelle di indirizzo agrario. E’ da notare che, invece, l’indirizzo di ‘ingegneria industriale’ (non incluso nella tabella), che comprende come parte minore l’ingegneria energetica, ha un rapporto pari a 0,6 con un forte deficit di laureati. Anche se, date le caratteristiche della Lombardia, è possibile che esista una domanda esterna alla Regione (ma esiste anche una domanda lombarda di laureati non lombardi), il dato non appare positivo. Ipotizzando che esso interessi in egual modo tutte le tipologie di lauree presenti all’interno degli indirizzi, e quindi anche quelle a caratterizzazione ambientale/energetica specifica, il dato sembra confermare l’impressione che i 400-500 laureati ambientali/energetici medi annui stimati in precedenza per il sistema milanese possano trovare difficoltà di assorbimento sul mercato lombardo del lavoro e delle professioni. 280 Stima del rapporto offerta/domanda per i laureati degli indirizzi indicati in Lombardia, 20062007 Offerta Rapporto offerta/domanda* Domanda Lauree a indirizzo agrario, agroalimentare e zootecnico 594 311 Lauree a indirizzo architettura, 2.214 1.129 urbanistico e territoriale Lauree a indirizzo di ingegneria civile e ambientale 913 720 Lauree a indirizzo geo-biologico e biotecnologie 824 742 Totale indirizzi 4.545 2.902 Totale laureati Lombardia 32.743 41.348 * Maggiore di 1 = eccesso di offerta di laureati; minore di 1 = eccesso di domanda di laureati. Fonte: adattato da Formaper (2008) 1,9 2,0 1,3 1,1 1,6 0,8 Il rapporto Formaper 2008 presenta anche un’indagine sperimentale sui laureati ‘avviati al lavoro’ nel 2006 nella provincia di Milano. Tale quadro considera gli inserimenti lavorativi effettivi, invece che la domanda espressa ex ante dalla imprese, e presenta un quadro più equilibrato per le lauree degli indirizzi considerati. Stima del rapporto offerta/domanda per i laureati degli indirizzi indicati in Provincia di Milano, 2007 Offerta Inserimenti lavorativi 2007 Lauree a indirizzo agrario, 242 agroalimentare e zootecnico Lauree a indirizzo architettura, urbanistico e territoriale 835 Lauree a indirizzo di ingegneria civile e ambientale 245 Lauree a indirizzo geo-biologico e 310 biotecnologie Totale indirizzi 1.632 * Maggiore di 1 = eccesso di offerta; minore di 1 = eccesso di domanda. Fonte: adattato da Formaper (2008) Rapporto offerta/inserimenti* 178 1,4 732 1,1 266 0,9 298 1.474 1,0 1,1 Mentre rimane un eccesso di offerta complessivo, esso appare più basso (1,1) di quello rilevato a scala regionale in termini di domanda e vi è un eccesso di inserimenti sull’offerta per le lauree a indirizzo di ‘ingegneria civile e ambientale’ (0,9). Va notato che il dato sui laureati in offerta (1.632 in complesso) in questo caso comprende anche i ‘non neo-laureati’ e rappresenta quindi fenomeni più complessi delle pura nuova offerta in uscita dalla filiera formativa. ISFOL conduce da anni analisi sulla formazione e le professioni ambientali, in particolare 281 attraverso il suo Progetto Ambiente e la banca dati IFOLAMB (vedi www.isfol.it) 11. I dati ISFOL disponibili sull’evoluzione degli occupati (tutti i livelli di istruzione) nei settori ambientali consentono di osservare le tendenze su scala nazionale e per circoscrizioni geografiche, che, pur non essendo specifiche a Milano, sono di un certo interesse per definire le condizioni generali in cui opera il sistema di formazione milanese e lombardo. Secondo ISFOL, nel 2006 esistevano in Italia 372.000 occupati in professioni e settori definiti ‘ambientali’. Oltre il 40% di questi erano nei settori delle gestione delle risorse agro-forestali e del turismo ambientale. Tra gli altri settori, quello dei rifiuti occupava circa il 28% del totale. Anche a riflesso di tale struttura settoriale, in termini di titoli di studio, le professioni ambientali contengono un gran numero di persone non laureate, che rappresentavano l’86% del totale nel 2006. La presenza di laureati è tuttavia in crescita significativa passando dai 20.000 circa del 1993 agli oltre 50.000 circa del 2006, con un incremento del 154%, rispetto al 40% del totale occupati, e con un quasi raddoppio della quota sul totale. Tali tendenze emergono in modo anche più marcato per la circoscrizione di nord ovest (e di nord est), nonostante la sua quota di laureati sia più elevata della media Italiana. Nel solo periodo 2001-2006, gli occupati ambientali del nord ovest sono passati da 60.000 circa a 89.000 circa, con una crescita di quasi il 48%, con tassi medi annui che superano l’8%. Gli occupati ambientali laureati sono passati invece da 6.600 a quasi 13.000, con una crescita del 94% circa e una velocità di crescita circa doppia rispetto al totale. Tendenze simili si osservano per le regioni del nord est, dove la quota di laureati sugli occupati ambientali è cresciuta, nel 2001-2006, più rapidamente che a nord ovest attestandosi nel 2006 a quasi il 18% del totale (rispetto al circa il 15% delle regioni di nord ovest). 11 Le analisi di ISFOL si basano su specifiche classificazioni delle professioni ambientali applicate ai dati ISTAT sulle forze di lavoro. In particolare, per macro-categorie, si tratta di: rifiuti, energia, sicurezza e igiene del lavoro e dell’ambiente, turismo ambientale, difesa del suolo, risorse idriche e forestali, urbanistica e beni culturali e ambientali, ricerca di base e applicata, difesa, controllo, disinquinamento etc. 282 Occupati totali (scala sinistra) e laureati (scala destra) nei settori ambientali in Italia secondo ISFOL, 1993-2005 390.000 55000 370.000 50000 350.000 45000 330.000 40000 310.000 35000 290.000 30000 270.000 25000 20000 250.000 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 Totale . Laureati Fonte: Elaborazione su dati ISFOL, IFOLAMB. Occupati totali (scala sinistra) e laureati (scala destra) nei settori ambientali nelle regioni del nord ovest secondo ISFOL, 2001-2006 95.000 14000 90.000 13000 12000 85.000 11000 80.000 10000 75.000 9000 70.000 8000 65.000 7000 60.000 6000 2001 2002 2003 Totale 2004 2005 2006 Laureati Fonte: Elaborazione su dati ISFOL, IFOLAMB. Nel riassumere le indicazioni sulla filiera formativa e professionale dei laureati ambientali qui presentate è necessaria molta cautela a causa delle molteplici, e diverse, dimensioni di aggregazione dei dati disponibili. Un’abbondante offerta di corsi universitari a caratterizzazione ambientale ed energetica ‘specifica’ nell’area milanese e lombarda (ma con una relativamente minore 283 disponibilità di studenti che la richiede) produce un flusso di laureati triennali, specialistici e formati post-laurea cifrabile in circa 500 unità/anno negli ultimi anni. I dati sul potenziale di assorbimento di tali laureati, con riferimento però agli indirizzi (e non ai corsi specifici) di laurea a cui tali laureati appartengono, appare non particolarmente brillante nell’area milanese e ancor più su scala lombarda, dove tali indirizzi di laurea (ma non necessariamente le lauree ambientali/energetiche specifiche da noi identificate) segnano un tendenziale eccesso di offerta sulla domanda sia privata che pubblica. I dati sulla dinamica di collocazione dei laureati in complesso (non necessariamente negli indirizzi e corsi di laurea ‘ambientali’ da noi considerati) nelle professioni definibili ‘ambientali’ (compresa energia) in un’area più vasta come il nord ovest e il nord est, indicano invece una notevole vivacità, con tassi di crescita molto elevati negli ultimi anni. Unite alle caratteristiche del sistema milanese, e cioè la sua nodalità in Lombardia e nel nord Italia, e le caratteristiche sia dei laureati che delle professioni ambientali, e cioè la loro flessibilità, tali indicazioni suggeriscono tre conclusioni. La prima è che il sistema universitario milanese produce un notevole potenziale di risorse umane che possiedono conoscenze e competenze di alto livello nei settori ambientali ed energetici, e ciò costituisce una risorsa per una traiettoria di ‘ecoinnovazione’. La seconda conclusione è cha tale potenziale va probabilmente oltre le possibilità attuali di assorbimento specifico all’interno dell’area milanese e lombarda ma è sostenibile grazie alla sua flessibilità di collocazione nel mercato delle professioni e grazie a una dinamica favorevole delle professioni ambientali in un contesto più ampio che è quello del nord Italia. La terza conclusione è che un più chiaro e forte sviluppo di un’eco-industria, manifatturiera e terziaria, e di processi di eco-innovazione a Milano può, da un lato, dare esiti professionalmente più specifici e coerenti ai laureati ambientali ed energetici e, dall’altro, può trovare proprio in questi ultimi un supporto di conoscenza e competenze molto favorevole. 284 2.2 Ricerca in campo ambientale ed energetico. Indicatore di risposta (R) Indicatori specifici: Ricerca nelle università (R) Ricerca pubblica: il CNR e gli altri enti (R) Istituti di ricerca non profit, istituzionali e di natura privata (R) La nostra analisi delle strutture coinvolte nella creazione di conoscenza scientificotecnologica nell’area dell’eco-innovazione distingue tra strutture pubbliche (università ed Enti pubblici), non profit e di iniziativa privata nonché altri attori coinvolti nella creazione di infrastrutture necessarie ai processi di innovazione (networks, osservatori, associazioni scientifiche, centri di servizio, etc.) situati nel sistema locale milanese. I confini di tale sistema combaciano con quelli dell’area metropolitana milanese, anche se, in alcuni casi sono allargati fino a comprendere attori rilevanti la cui attività è in stretto collegamento con gli altri operatori dell’area milanese. La selezione e descrizione degli attori si avvale in larga misura dei risultati del Progetto AIRI/Tecnoprimi (rapporto di luglio 2008) che ha esaminato il sistema milanese della ricerca e dell’innovazione in riferimento ai cinque settori destinatari dei Progetti di Innovazione Industriale (PII) previsti dal programma “Industria 2015” (efficienza energetica, mobilità sostenibile, nuove tecnologie per la vita, Made in Italy e tecnologie per i beni culturali). In particolare ci si è concentrati sull’indagine relativa ai primi due settori, che coprono buona parte della ricerca nell’area ambiente/energia anche se, data la trasversalità della tematica, non la esauriscono del tutto. Per completare l’analisi sono state incrociate altre informazioni esistenti, di varia natura e provenienza. La prima categoria di attori della ricerca sono le università milanesi. Per alcune università non esiste un censimento completo delle strutture (istituti, dipartimenti, progetti) di ricerca nel contesto ambientale, per altre invece si dispone di informazioni di maggiore dettaglio; la mappatura di seguito non può dunque considerarsi del tutto esaustiva della realtà della ricerca scientifica su tematiche ambientali presso le università milanesi, ma si ritiene possa essere una prima fotografia dell’attività esistente e della capacità coinvolta. In particolare, le fonti utilizzate sono il lavoro AIRI/Tecnoprimi, che si limita al contesto ‘energia’ e ‘mobilità sostenibile’, i risultati di un’indagine interna all’Università Statale di Milano e altre fonti di varia natura per le altre università (siti web, brochure, pubblicazioni). Per quanto riguarda il Politecnico, si rilevano 28 gruppi di ricerca attivi in 12 linee di ricerca12 nell’ambito della macro area ‘Ambiente’. La sezione ‘ambiente’ del Dipartimento di ingegneria idraulica, ambientale, infrastrutture viarie e rilevamento (DIIAR) conta 32 addetti alla ricerca e si occupa di trattamento dei reflui civili e industriali e delle acque reflue per il riuso irriguo, di bonifica dei suoli e risanamento delle acque sotterranee, di sistemi di gestione e pianificazione dei bacini, di analisi statistica della qualità dell'aria e inventari delle emissioni; di valutazione di impatto ambientale delle emissioni da impianti industriali e infrastrutture; di valutazione delle tecnologie di controllo delle emissioni gassose e particolate; di rischi per la salute 12 Per un elenco dei gruppi http://www.polimi.it/ricerca/?id_nav=4 e delle 285 linee di ricerca si veda la pagina: associati all’emissione di inquinanti tossici e di certificazione ambientale (ISO, EMAS, Ecolabel). Il Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica (CMIC), relativamente alla macro-area ambiente ha in corso attività di ricerca in collaborazione con altre università nazionali e straniere nell’ambito della chimica fisica applicata all'ambiente, dei materiali e processi industriali; della chimica verde e sostenibile; dell’ingegneria delle reazioni chimiche (cinetica dei processi di combustione); dei materiali polimerici per applicazioni high-tech, processi catalitici per ambiente energia e trasporti e infine nell’ambito della simulazione e controllo di processo. Il Dipartimento di Architettura e Pianificazione (DIAP) si occupa di processi di governance delle trasformazioni territoriali, di organizzazione territoriale e di problematiche urbane con una forte attenzione alla realtà milanese. Altri gruppi di ricerca nelle tematiche ambientali sono presenti presso i Dipartimenti di Meccanica (meccanica delle vibrazioni legata alle problematiche dell’inquinamento acustico, progettazione sostenibile), di Ingegneria Aerospaziale, di Fisica e di Matematica. Inoltre, consistenti risorse sono dedicate alle attività di ricerca nell’area ‘energia’ (si veda oltre). L’Università Statale di Milano ha completato nel 2008 un dettagliato lavoro di rassegna delle attività di ricerca e delle proprie competenze in ambito ambientale13 (Bonardi et al; 2008) che ha messo in evidenza 84 tra gruppi di ricerca e laboratori impegnati in attività raccolte intorno a 10 tematiche ambientali: sistema terra, ambiente e cambiamenti climatici (9 gruppi, 1 laboratorio); suolo (4+1); acqua (6+3); risorse agroforestali e biodiversità (5+7); energia, ambiente e fonti rinnovabili (1+3); inquinamento atmosferico (3+6); ambiente e salute (11+7); filosofia, etica e percezione dell’ambiente (2); politica, diritto ed economia dell’ambiente (9), metodi e strumenti informatici a supporto della gestione dell’ambiente (2+4). Sono nel complesso 31 i dipartimenti coinvolti. I gruppi di ricerca operativi nelle tematiche legate al ‘sistema terra, ambiente e cambiamenti climatici’ sono costituiti presso i Dipartimenti di Scienza della Terra, di Geografia e Scienze Umane dell’Ambiente e di Fisica e si occupano tra gli altri di ricostruzione dell’evoluzione del clima italiano, con particolare attenzione al patrimonio glaciale lombardo, alle dinamiche degli oceani e alla modellizzazione dei processi geofisici e di gestione del territorio. La tematica relativa al ‘suolo’ si riferisce alle attività del Dipartimento di Produzione Vegetale, del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari e Microbiologiche e di Scienze della Terra che si occupano di processi di biorisanamento di suoli contaminati, impiego dei reflui in agricoltura e studio dei meccanismi di sequestro del carbonio da biomasse. Nell’ambito della tematica ‘acqua’ i principali filoni di ricerca sono I’ecotossicologia acquatica, il biorisanamento degli ambienti contaminati, l’idrogeologia, la glaciologia e la genetica per lo sviluppo di piante coltivate resistenti a stress idrico. Nell’ambito delle ‘risorse agroforestali e biodiversità’ si studia la sostenibilità ambientale dell’attività agro zootecnica e la salvaguardia degli ecosistemi e del territorio agroforestale14. La macro-area ‘Inquinamento atmosferico’ ha all’attivo numerosi laboratori coinvolti in attività di valutazione, misurazione, analisi e sviluppo di sistemi di abbattimento di sostanze 13 "La ricerca scientifica e i servizi offerti dall'Università degli Studi di Milano in campo ambientale" (a cura di Luca Bonardi, Marcella Guarino, Maurizio Maugeri, Gianpiero Sironi); volume di prossima pubblicazione. 14 Sono operativi in quest’area il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari e Microbiologiche, il Dipartimento di Produzione Vegetale, il Dipartimento di Scienze Animali, il Dipartimento di Ingegneria Agraria, il Dipartimento di Scienze Biomolecolari e Biotecnologie ed il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Veterinarie per la Sicurezza Alimentare. 286 inquinanti l’aria, elettrosmog e radiocontaminanti. All’interno della tematica relativa a ‘ambiente e salute’ si valutano gli impatti sulla salute umana dell’esposizione a inquinanti atmosferici e si effettuano valutazioni del rischio chimico e biologico. Presso l’Università di Milano-Bicocca le attività di ricerca in campo ambientale fanno riferimento soprattutto alle attività del Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio (DISAT), che ha svolto e ha in atto numerose e consolidate esperienze di ricerca in campo ambientale e nel contesto dell’eco-innovazione. Le prime interessano prioritariamente l’uso del territorio e del suolo; i cambiamenti climatici; la gestione delle risorse idriche; l’analisi e gestione del ciclo integrato dei rifiuti; la conservazione della biodiversità; l’analisi, prevenzione e riduzione dell’impatto ambientale da attività industriali; la valutazione dei rischi naturali e antropici; il recupero di siti contaminati. Le seconde si concentrano invece nelle seguenti aree di interesse: innovazione per l’ecoefficienza; processi di sostenibilità e reportistica per la sostenibilità; turismo sostenibile e biodiversità; formazione/informazione per le imprese. L’indagine AIRI/Tecnoprimi ha censito le strutture di ricerca delle università milanesi attive nelle aree ‘energia’ e ‘mobilità sostenibile’. I risultati ottenuti specificano e completano la mappatura presentata in precedenza. Per l’area ‘energia’ sono stati rilevati nel complesso 25 dipartimenti attivi presso l’Università Statale di Milano (10 dipartimenti), il Politecnico di Milano (11 dipartimenti) e l’Università di Milano Bicocca (4 dipartimenti). Presso l’Università Statale e l’Università di Milano Bicocca l’attività nel campo dell’energia appare secondaria rispetto alla vocazione primaria alla ricerca di queste due realtà; in entrambi i casi risulta tuttavia essere particolarmente sviluppato il settore della valorizzazione energetica delle biomasse. Il Politecnico conta invece numerose strutture dedicate alla ricerca energetica, tra le quali spiccano per rilevanza e dimensione il Dipartimento di Energia con ben 210 addetti e quello di Elettrotecnica (32 addetti). Il Dipartimento di Energia raggruppa diverse strutture precedenti e realizza attività di ricerca nei seguenti ambiti: motori a combustione interna e turbomacchine; generazione pulita; microcogenerazione e usi finali dell’energia. Il Dipartimento di Elettrotecnica si dedica invece ad attività di ricerca nell’illuminotecnica e nelle reti elettriche, con attività di R&S relative anche alla generazione eolica e fotovoltaica. Gli altri dipartimenti operativi nell’ambito della ricerca energetica presso il Politecnico sono il Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica (cattura e sequestro dell’anidride carbonica); il (DIIAR) e il Dipartimento di Scienza e Tecnologie dell'Ambiente Costruito-BEST, che in larga misura è dedicato a R&S sulle fonti rinnovabili. Presso l’Università Statale, l’indagine di Bonardi et al. (2008) individua per l’area tematica ‘Energia, ambiente e fonti rinnovabili’ le attività del Dipartimento di Chimica Fisica ed Elettrochimica (DCFE), di Ingegneria Agraria e di Produzione Vegetale, impegnati in attività di ricerca riguardanti la produzione di idrogeno da fonti rinnovabili e il suo utilizzo in celle a combustibile. Sono inoltre in corso studi sull’accumulo di idrogeno e sulla produzione di bioetanolo. Per quanto riguarda la ricerca nell’ambito della ‘mobilità sostenibile’, presso il Politecnico sono attivi diversi Dipartimenti e Istituti fra quelli già citati; i più rilevanti sono quelli di Meccanica, Energia, Chimica, Elettronica e Informazione, DIIAR e Fisica e quelli di Tecnologie dell’Informazione e Medicina del Lavoro presso l’Università Statale di Milano. 287 La ricerca ambientale nelle università si svolge anche nelle facoltà umanistiche, dunque al di fuori campo specifico delle scienze e tecnologie applicate. Le informazioni in merito sono limitate e il quadro qui presentato non è del tutto esaustivo. Presso l’Università Bocconi è attivo IEFE (Istituto di Economia e Politica dell’Energia e dell’Ambiente). IEFE realizza attività di ricerca, in collaborazione con altre università e centri di ricerca nazionali e internazionali, in tre ambiti principali: economia dell’energia (analisi dei mercati e della regolamentazione), economia dell’ambiente ed economia delle imprese di pubblica utilità (risorse idriche e rifiuti). Nel corso del 2007 sono stati realizzati 16 progetti di ricerca, tra i quali ZERO Regio15, finanziato dalla Commissione europea (6° Programma Quadro) che ha la finalità di sviluppare, nelle regioni Lombardia e Rhein-Main in Germania, sistemi integrati di mobilità sostenibile attraverso l'uso di stazioni di servizio multifuel a idrogeno per alimentare veicoli a zero emissioni. Presso IEFE sono inoltre istituiti diversi osservatori tematici: l’Osservatorio sull’Energia e le Politiche Ambientali, l’Osservatorio sui Sistemi Integrati di Management Ambientale (OSIGA) e l’Osservatorio sull’Informazione e la Partecipazione Ambientale (IPA). Un altro istituto dell’Università Bocconi che realizza attività di ricerca in ambito ambientale è il Centro di Economia Regionale, dei Trasporti e del Turismo (CERTeT), in particolare per quanto riguarda la mobilità sostenibile. L’attività del CERTeT si concentra nelle seguenti aree di interesse: economia e politica regionale; economia e politica dei trasporti; economia e politica del turismo; economia urbana e immobiliare e valutazione delle politiche di sviluppo locale. L’Università Cattolica ha dato vita nel 2008 all’Alta Scuola per l’Ambiente (ASA) presso la sede di Brescia dell’UC. Scopo di ASA è realizzare ricerca scientifica d’eccellenza e sviluppare la formazione multidisciplinare post-laurea nell’ambito delle tematiche ambientali (Master di II° livello in ‘Sviluppo Umano e Ambiente’). Nella stessa sede di Brescia di UC sono inoltre presenti CRASL16 (Centro di Ricerca per l’Ambiente e lo Sviluppo Sostenibile della Lombardia) le cui attività si concentrano in studi e ricerca applicata sulle condizioni di sostenibilità dello sviluppo economico e territoriale, e il suo recente spin off ‘Ecometrics’ (Environmental Monitoring and Assessment S.r.l.), le cui principali aree operative saranno il monitoraggio e la gestione di dati e informazioni ambientali, la consulenza ambientale e le analisi nel campo dell’energia. Per quanto riguarda l’Università Statale, secondo Bonardi et al. (2008), nell’area dedicata a ‘Politica, diritto ed Economia dell’Ambiente’ diversi dipartimenti e istituti sono attivi in ricerche settoriali e approfondimenti legati a numerose tematiche, tra le quali figurano gli impatti economico-ambientali dell’impiego energetico delle biomasse, l’impiego della risorsa idrica in agricoltura, i modelli per la valutazione d’impatto ambientale strategica, la disciplina del danno ambientale, l’analisi degli strumenti normativi delle politiche ambientali e le politiche energetiche. Sono inoltre presenti attività di ricerca nell’area ‘Filosofia, etica e percezione dell’ambiente, educazione ambientale’ e nell’area ‘Metodi e strumenti informatici a supporto della gestione dell’ambiente’. Presso l’Università di Milano Bicocca, il Dipartimento di Diritto per l’Economia e il Dipartimento giuridico delle istituzioni nazionali ed europee svolgono attività di ricerca nell’area ambiente e sviluppo sostenibile e il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale si occupa anche di politiche del territorio, mobilità urbana e adattamento ai cambiamenti climatici. 15 16 http://www.zeroregio.de/front_content.php?idcat=406 http://www.crasl.unicatt.it/index.php 288 La rassegna della capacità e delle attività di ricerca ambientale presso le università mette in luce come gli atenei milanesi siano ampiamente coinvolti in tali attività, che in alcuni casi si inseriscono come linee di ricerca specifiche nell’ambito di Dipartimenti con finalità più ampie, in altri casi danno luogo a strutture di ricerca a specifica vocazione ambientale. Una consistente componente della ricerca ambientale si focalizza sulla riduzione dell’inquinamento nei vari comparti (suolo, aria, acqua), ma si segnalano anche altre aree, quali l’efficienza energetica, le energie rinnovabili, la mobilità sostenibile e la sostenibilità dell’ambiente urbano. Il contributo delle facoltà e delle discipline umanistiche alla ricerca ambientale si concentra invece nei contesti dell’economia ambientale, economia dell’energia, sociologia ambientale ed urbana e del diritto ambientale. Il secondo indicatore (Ricerca pubblica) esamina invece la dimensione della ricerca ambientale promossa da attori del settore pubblico. A questo proposito, in Lombardia sono presenti 29 strutture del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), il maggiore ente pubblico di ricerca in Italia. In particolare operano in Lombardia 11 istituti17 (di cui 9 a Milano) e 18 sedi e articolazioni territoriali di istituti con sede principale in altre regioni (di cui 16 a Milano e 2 a Pavia). Sono inoltre presenti 2 unità staccate di istituti, di cui 1 a Milano. Il numero complessivo di addetti alla ricerca operanti nel territorio lombardo è pari a circa 1.100 e le collaborazioni attive con altri soggetti pubblici e privati sono circa 200. Gli Istituti del CNR sono aggregati a livello nazionale in 11 dipartimenti tematici, che hanno compiti di programmazione, coordinamento e controllo. Rispetto ad essi, la ricerca nel campo ambientale ed energetico si pone come “trasversale”, con una prevalenza delle attività realizzate nell’ambito dei Dipartimenti ‘Terra e Ambiente’ ed ‘Energia e Trasporti’18. Per quanto riguarda l’area milanese, almeno 11 Istituti/Sedi svolgono ricerche in tutto o in parte attinenti a problemi ambientali (territorio, tecnologie ambientali, energia): Istituto per le tecnologie della costruzione (ITC), Istituto di tecnologie industriali e automazione (ITIA), Istituto di biologia e biotecnologia agraria (IBBA), e le sezioni di: Istituto per la dinamica dei processi ambientali, Istituto per l'energetica e le interfasi, Istituto di ricerca sull'impresa e lo sviluppo, Istituto di ricerca sulle acque, Istituto per il rilevamento elettromagnetico dell'ambiente, Istituto di scienze delle produzioni alimentari, Istituto di geoscienze e georisorse, Istituto per le tecnologie della costruzione19. Nell’ambito della ricerca nel settore dell’energia si segnalano le attività dell’Istituto per l’Energetica e le Interfasi, dove si svolgono ricerche relative all’efficienza energetica nell’industria, nell’edilizia e negli elettrodomestici e il progetto DOCET, realizzato dall’Istituto ITC, finalizzato alla creazione di un software gestionale per la certificazione energetica, in collaborazione con ENEA. Molti istituti/sedi milanesi del CNR operano attraverso reti e consorzi di ricerca internazionali e operano in collaborazione con enti locali e Regione Lombardia, fino al recentissimo accordo quadro tra Regione e CNR comprendente il programma ‘Mind in Italy’ dedicato ai giovani ricercatori20. 17 A livello nazionale, il CNR si compone di 107 istituti. Gli altri dipartimenti sono Agroalimentare, Medicina, Scienze della Vita, Progettazione Molecolare, Materiali e Dispositivi, Sistemi di Produzione, ITC, Identità Culturale e Patrimonio Culturale. 19 Si veda il seguente link per una descrizione delle attività in corso presso i singoli istituti/sedi dell’area milanese: http://www.cnr.it/istituti/PerRegione.html?regione=Lombardia 20 Mind in Italy prevede quattro progetti di ricerca, attivati in ambiti di rilevanza scientifica, strategica, economica e sociale, da realizzarsi nelle strutture CNR presenti in Lombardia e volti a reclutare, 18 289 CESI Ricerca è un altro attore di grande rilievo nell’ambito delle attività di ricerca energetica dell’area milanese; esso si colloca tra le strutture pubbliche in quanto è controllato al 51% da ENEA (Ente per le Nuove Tecnologie e l’Ambiente) ed è finanziato dal fondo nazionale per la cosiddetta “Ricerca di sistema” in campo elettrico, costituito principalmente da una quota stabilita per legge della bolletta elettrica e dalla partecipazione a progetti di ricerca europei. CESI Ricerca conta nel complesso 300 addetti distribuiti nei filoni di attività relativi ai motori a combustione interna e turbomacchine; alla generazione pulita; alla micro cogenerazione e agli usi finali dell’energia. Si segnala infine la presenza nel territorio milanese delle Stazioni Sperimentali del Ministero dello Sviluppo Economico per i Combustibili21 e per l’Industria degli Oli e Grassi22, attive nella ricerca relativa a carburanti e lubrificanti innovativi per i mezzi di trasporto, alla combustione di biomasse e rifiuti ed alla sicurezza nell’impiego dell’idrogeno. Consideriamo ora le attività e le competenze/capacità di alcuni organismi di ricerca milanesi nati da iniziative istituzionali o private per fornire supporto (scientifico, tecnico o finanziario) alle decisioni o per la realizzazione di progetti culturali e scientifici nel contesto ambiente/energia. Data la ricchezza della realtà milanese questi attori sono numerosi e di seguito se ne descrivono brevemente solo alcuni. Fondazione Lombardia per l’Ambiente (FLA). Nata a seguito della Legge Seveso e riconosciuta con D.P.G.R. 14/R/86, FLA da 22 anni promuove ricerche e studi nelle diverse discipline che si occupano di ambiente23. Le attività di ricerca spaziano entro una decina di aree di ricerca (dalla qualità dell’aria alla biodiversità, all’etica ed al diritto dell’ambiente), costituendosi come un patrimonio conoscitivo sull’ambiente lombardo di grande estensione. Il ruolo di FLA è anche quello di coordinamento tra università, mondo scientifico e istituzioni attive nell’ambito della ricerca e dell’intervento per la salvaguardia dell’ambiente. La Fondazione opera infatti in stretto contatto con numerosi partner di ricerca (atenei lombardi e nazionali, centri di ricerca di eccellenza), istituzioni ed Enti locali, in particolare con la Regione Lombardia. Nel campo della formazione la Fondazione si è impegnata negli anni dapprima con borse di studio post-laurea, per poi spostare il proprio asse di interesse verso la sensibilizzazione dei più giovani con attività per le scuole lombarde. L’impegno nella formazione superiore si esplica invece nella partecipazione all’organizzazione di master universitari e corsi tecnici superiori. Nel 2008 risultano essere in corso 25 progetti di ricerca nelle seguenti aree tematiche: aria e clima (5 progetti), sviluppo sostenibile e Agenda 21 locale (2 progetti), agenti fisici (4 progetti), biodiversità e aree protette (7 progetti), diritto ambientale (3 progetti), risorse idriche (2 progetti) e rischio industriale (2 progetti). Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM). Istituita nel 1990 è un ente non profit con sedi a Milano (principale), Venezia, Genova, Torino e Roma, che realizza attività di attraverso bandi, i “cervelli migliori”. Mind in Italy è nell’ambito dell’Accordo Quadro triennale CNRRegione Lombardia in cui ci si propone di “cooperare per l’attuazione di programmi di Ricerca e Sviluppo finalizzati ai bisogni sociali ed economici della Regione”. 21 http://www.ssc.it/it/Index.shtml 22 http://www.ssog.it/chi_intro.php 23 Si veda Repossi, A. (2007). 290 24 25 ricerca nell’ambito dello sviluppo sostenibile su scala internazionale. Le attività di ricerca della fondazione sono attualmente distinte in 7 diversi programmi: i cambiamenti del clima (politiche internazionali e modellizzazione – 10 progetti di ricerca attivi nel 2008), gli indicatori di sostenibilità (6 progetti), l’economia della conoscenza (5 progetti), la gestione delle risorse naturali (8 progetti), la responsabilità sociale d’impresa (9 progetti), la regolamentazione e privatizzazione (5 progetti), e i mercati dell’energia (9 progetti). Le attività di ricerca in corso nell’ambito delle politiche del clima includono tra gli altri l’analisi degli impatti dei cambiamenti climatici nell’area del Mediterraneo (progetto CIRCE24), l’esame delle opportunità offerte dal trasferimento di tecnologia per la mitigazione delle emissioni climalteranti in Cina e India (progetto TOCSIN) e l’integrazione delle politiche ambientali (progetto EPIGOV25). EnergyLab. La Fondazione EnergyLab nasce nel 2007 per iniziativa di AEM, Fondazione Edison e Regione Lombardia e di cinque università milanesi (partnership in allargamento) con lo scopo di sviluppare progetti di ricerca in campo energetico, anche nell’ambito di programmi di ricerca nazionali e internazionali. Le attività hanno finora riguardato le condizioni di ripresa del nucleare in Italia e la mappatura delle competenze in campo energetico/ambientale delle università milanesi (tuttora in corso). IReR. Le attività dell’Istituto Regionale di Ricerca della Lombardia comprendono una significativa e crescente componente rivolta alle questioni dell’ambiente e del territorio. Mentre dal 1980 al 2000 i progetti di ricerca su ambiente e servizi di pubblica utilità sono stati 11, dal 2001 a oggi nella stessa area sono stati realizzati 40 progetti di ricerca. Sempre nel 2001-2008, i progetti nell’area urbanistica e territorio sono stati 24, mentre quelli nell’area mobilità e infrastrutture sono stati 12. Gli 8 progetti specifici dell’area ambiente conclusi nell’anno 2007 hanno interessato le risorse idriche, l’acceso alle informazioni ambientali, le energie rinnovabili (geotermia) e la prevenzione dagli incendi boschivi. Lo scopo delle ricerche IReR è quello del supporto alle politiche regionali, con ampio ricorso alle competenze delle università e di altri centri di ricerca in Lombardia. L'Agenzia Milanese Mobilità e Ambiente (AMA), è un importante attore istituzionale che opera per conto del Comune di Milano. In collaborazione e con il supporto di numerosi altri partner (ARPA, ENEA, ATM, ecc.), AMA svolge attività tecniche (quali il monitoraggio della qualità dell’aria e dei trasporti), conoscitive e di studio, relative alla mobilità e all'ambiente; offre supporto e assistenza per la pianificazione degli interventi del Comune in materia di mobilità (traffico e parcheggi) e ambiente (aria, rumore, elettromagnetismo ed energia) e si occupa del controllo e della regolazione del trasporto pubblico locale e dello sviluppo di sistemi infrastrutturali. Il Consorzio Milano Ricerche è un istituto di ricerca non profit, che dal 1986 promuove e realizza attività di ricerca mettendo in contatto università, centri di ricerca e PMI. Il Consorzio si propone di valorizzare le competenze delle imprese di piccole-medie dimensioni, facilitandone la partecipazione a bandi e progetti di ricerca regionali, nazionali e internazionali e favorendo lo sviluppo di legami con il mondo universitario. Le attività del consorzio si concentrano nelle seguenti aree: (a) http://www.circeproject.eu/ http://www.ecologic.de/projekte/epigov/ 291 supporto organizzativo e tecnico alle iniziative di innovazione nelle PMI, (b) Information & Communication Technology (ICT), (c) Scienze della vita, (d) Energia e Ambiente e (e) Scienze dei materiali. Per quanto riguarda l’area di ricerca in Energia e Ambiente, il Consorzio in quest’area ha realizzato attività nell’ambito dello sviluppo di tecnologie pulite, delle bonifiche ambientali e dell’analisi LCA di prodotti. Alcuni dei progetti realizzati in quest’ambito sono RAFMETAL e ECOZINC. Ambiente Italia è una società di ricerca e consulenza che opera dal 1995 nel campo della pianificazione, analisi e progettazione dell’ambiente e del territorio. Riunisce e consolida l'esperienza dell'Istituto di Ricerche Ambiente Italia (costituito nel 1990) e della Cooperativa Ecologia (costituita nel 1978). Ambiente Italia ha svolto studi e ricerche per diverse istituzioni dell’Unione europea, per Ministeri e Agenzie pubbliche, per oltre 40 Enti di ricerca e Università italiane e estere, per oltre 150 fra amministrazioni comunali, provinciali e regionali, per numerose aziende private. Avanzi è un centro di ricerca, consulenza e formazione che favorisce il cambiamento in un'ottica di sostenibilità ambientale, economica e sociale. Avanzi si avvale di un team con competenze interdisciplinari, specificamente nella gestione dell'innovazione ambientale, nella CSR e governance d'impresa, nella pianificazione territoriale e ambientale, nella finanza etica e finanza per lo sviluppo, nell' attuazione del protocollo di Kyoto, nella gestione dei conflitti e processi partecipati, nel disegno e valutazione delle politiche. L’indagine AIRI/Tecnoprimi mette inoltre in luce l’esistenza di un sistema articolato e in forte sviluppo di infrastrutture alla ricerca, composto da società di servizi, networks, organizzazioni di trasferimento tecnologico, sistema finanziario e altri enti di varia natura che svolgono tuttavia un ruolo di indirizzo cruciale per la promozione e il supporto alle attività di eco-innovazione. La realtà milanese appare senz’altro ricca di operatori con queste caratteristiche che rientrano a pieno titolo nella mappatura degli attori e delle capacità del sistema milanese di eco-innovazione. A quest’ambito appartengono importanti attori istituzionali quali l’Autorità per l’energia elettrica e il gas (AEEG), gli enti di normazione (UNI, CEI) e i loro associati, alcuni dei quali svolgono anche attività di ricerca (CTI, Comitato Termotecnico Italiano), associazioni scientifiche e tecniche (FAST) e associazioni industriali quali APER (Associazione Produttori Energia da Fonti Rinnovabili). Anche nel settore della mobilità sostenibile è emersa la presenza di un tessuto articolato di organizzazioni di supporto e collegamento quali alcuni network di imprese promossi dalle Università (MOBURB orientato al settore della mobilità urbana e l’Osservatorio ITS promosso dal Politecnico) e di associazioni scientifiche e tecnologiche che possiedono competenze e attività nell’ambito della mobilità sostenibile (AILOG - Associazione italiana di logistica e di supply chain management, SIG-Società Italiana Gallerie e la Sezione lombarda dell’ATA-Associazione tecnica dell’automobile). Nella rete di attori privati e soggetti istituzionali che nel complesso facilitano la ricerca ambientale/energetica figurano anche gli operatori del sistema finanziario - un settore di grande rilievo nel contesto milanese - che costituiscono un importante componente dei sistemi d’innovazione anche in campo ambientale. A questo proposito, l’indagine AIRI/TecnoPrimi evidenzia la presenza, nel territorio milanese, di numerose SGR (Società di Gestione del Risparmio), sia pubbliche che private, alcune delle quali legate al contesto territoriale lombardo e specializzate nel sostegno dell’imprenditorialità 292 scientifica e allo sviluppo delle imprese start-up (Fondo NEXT di Finlombarda SGR, Principia di Quantica SGR, Genextra, Innogest, State Street GL, TTVenture promosso da Fondazione Cariplo nonché AMBIENTA I di Ambienta SGR). È da segnalare in particolare l’attività di Finlombarda S.p.A., la finanziaria di Regione Lombardia, che svolge il compito istituzionale di fornire supporto alle politiche regionali di sviluppo economicosociale del territorio lombardo, mediante strumenti e iniziative di carattere finanziario e gestionale e la realizzazione di iniziative finanziarie a favore delle imprese, in particolare nei settori delle infrastrutture e dei servizi di pubblica utilità. Un attore di grande importanza nel contesto del sostegno finanziario alla ricerca scientifica anche in campo ambientale nell’area milanese e lombarda è la Fondazione Cariplo. La Fondazione è una delle principali charities italiane – dal 1991 ad oggi ha promosso e realizzato più di 20.000 progetti - e l’ambiente figura tra le sue principali linee d’azione, in particolare per quanto riguarda le problematiche relative allo sviluppo eco-compatibile della realtà territoriale locale. Gli obiettivi strategici della Fondazione nell’area ambiente sono duplici: (1) promuovere l’allargamento delle conoscenze e la diffusione delle pratiche orientate allo sviluppo sostenibile, con particolare riguardo al tema dei cambiamenti climatici; (2) promuovere la diffusione delle pratiche innovative di gestione, tutela e valorizzazione delle risorse ambientali e territoriali ispirate alla riduzione degli impatti ambientali. Le attività della Fondazione nell’area ambiente si sostanziano nelle iniziative di educazione ambientale, nella costruzione di partnership con attori sociali, territoriali ed economici e nell’affidamento di progetti di ricerca a enti specializzati in tematiche ambientali secondo diverse modalità (progetti, patrocini, erogazioni su bando, trasferimenti, ecc.). Uno dei progetti direttamente curati dalla Fondazione nell’area ‘Ambiente’ è il progetto “Mobility Management” relativo alla mobilità sostenibile nel sistema universitario milanese26. Il quadro descritto, anche se probabilmente incompleto, evidenzia sia una significativa presenza di attività di ricerca universitaria e negli enti di ricerca, sia una notevole ricchezza di attori di diverso profilo istituzionale e operativo, con mission diverse in termini di ricerca di base e applicata, e un diverso grado di connessione con le istituzioni/politiche e con le imprese, sia su scala locale che nazionale o internazionale. Tali attori, universitari e non universitari, sono in grado inoltre di coprire le due grandi aree della ricerca ambientale, vale a dire ‘ambiente-territorio’ e ‘ambiente-sistema produttivo’ (energia, inquinamento, ecc.). Un aspetto importante è che la maggior parte degli attori non universitari opera spesso in connessione con le università e gli enti di ricerca, rappresentando talvolta l’attore di coordinamento tra domanda di ricerca da parte di istituzioni/politiche e imprese e offerta di competenze da parte del sistema università/enti di ricerca. Con ciò può complementare i canali diretti di collaborazione e, nel contempo, offrire opportunità professionali e formative, anche transitorie, ai laureati ambientali/energetici. 26 http://www.mobilitastudenti.it/wiki/doku.php?id=wiki:start 293 2.3 (R) Imprese dell’eco-industria e attività di eco-innovazione. Indicatore di risposta Indicatori specifici: Imprese milanesi operanti nei settori dell’eco-industria (R) Ricerca su ambiente ed energia nelle imprese (R) Brevetti in campo ambientale ed energetico (R) Viene qui esaminata l’informazione disponibile sulla dimensione industriale dell’ambiente/energia e dell’eco-innovazione. Si tratta di una informazione che, anche a causa di complessi problemi classificatori, rimane incompleta e frammentaria. A differenza di altri Paesi europei che da tempo hanno impostato analisi statistiche articolate sulle industrie ambientali27, non esistono in Italia indagini recenti di tale natura28. L’analisi si basa quindi, anche attraverso la collaborazione con Assolombarda e Camera di Commercio di Milano, su di una prima ricostruzione quantitativa sia delle imprese milanesi operanti nell’eco-industria sia delle loro attività innovative in campo ambientale ed energetico. Le imprese milanesi operanti nell’eco-industria Una prima e preliminare quantificazione delle imprese operanti in alcuni settori dell’ambiente e dell’energia è stata operata in collaborazione con Camera di Commercio di Milano. Si tratta del numero di imprese di Milano e provincia che risultano avere un codice di attività corrispondente ad alcuni codici ATECO da noi selezionati. Questi ultimi sono stati definiti come caratterizzanti le imprese ambientali ed energetiche sulla base dei codici generalmente utilizzati dalle indagini internazionali e sulla base di ulteriori considerazioni. I risultati scontano tutte le difficoltà di classificare attività produttive come ‘ambientali’ data la trasversalità di tale carattere nelle diverse industrie e servizi. Sarebbe quindi necessario un massiccio lavoro di riclassificazione come quello operato in studi relativi ad altri paesi29. Va perciò sottolineato che, a causa di tali problemi di classificazione - in sostanza la difficoltà di assegnare carattere ’ambientale’ a interi codici ATECO - questo preliminare esercizio esclude settori che contengono certamente industrie ‘ambientali’ ma per i quali sarebbe stato distorsivo per eccesso includere tutto il codice ATECO di riferimento. In particolare sono escluse: - tutte le imprese del manifatturiero, in particolare della meccanica e dell’impiantistica, per le quali non è possibile rinvenire un codice ATECO che le caratterizzi come produttori di impianti e attrezzature, o prodotti e processi, a 27 Ad esempio la Svezia, che ha per popolazione e PIL una dimensione comparabile con la Lombardia, si veda Statistics Sweden (2006). 28 E’ il caso di ricordare che su tali temi sono stati svolti ampi e interessanti lavori nei primi anni ’90, in particolare Dante e Ranci (1992) e Malaman e Paba (1993). 29 Le classificazioni internazionali dell’eco-industria fanno in genere riferimento alle indicazioni dell’OECD/Eurostat (1999) ma con specifiche integrazioni e aggiustamenti. Le indicazioni OECD fanno infatti riferimento alle classiche ‘core industries’ di gestione dell’ambiente (rifiuti/riciclo, acque, acque reflue). Alcune analisi recenti fanno invece riferimento a classificazioni molto più dettagliate, a livello di codici SITC e ‘sistema armonizzato’ per il commercio internazionale (si veda ad esempio Statistics Sweden 2006). 294 - - - specifica destinazione ambientale/energetica; come si vedrà più avanti con i dati Assolombarda, basati su informazioni più specifiche sulle singole imprese/unità locali, ciò può portare a escludere qui un significativo numero di imprese che sarebbe rilevante includere; nell’ambito dell’estrattivo energetico, è stato escluso il settore ‘Estrazione di carbone’ (ATECO 5) che presenta un numero di imprese (423 a Milano e Provincia) troppo elevato per essere immediatamente interpretabile e quindi contabilizzato come componente dell’eco-industria milanese; nell’ambito dei servizi, sono state escluse tutte le imprese della ‘Consulenza in materia di sicurezza’ (ATECO 74.90.2) che certamente contengono imprese operanti nei settori qualità-ambiente-sicurezza, ma certamente in modo non prevalente rispetto al numero molto elevato di imprese (944); considerazioni simili si applicano ad altre attività di servizio, come quelle di R&S, per le quali è facilmente caratterizzabile/isolabile dentro ATECO l’insieme delle ricerche per le ‘scienze naturali’ (qui incluse) ma non altre attività di ricerca, ad esempio tecnologiche, che sono di carattere più generale; sono state inoltre escluse tutte le imprese della ‘Cura e manutenzione del paesaggio’ (ATECO 81.3) che include certamente imprese rilevanti ma anche, probabilmente, un gran numero di piccole imprese di giardinaggio (si tratta infatti di 423 imprese a Milano e provincia). Tenendo conto di tali cautele ed esclusioni, i risultati sono riassunti nella tabella che segue. I dati di Camera di Commercio indicano in complesso 1.580 imprese operanti nei settori ATECO considerati. Oltre la metà è costituita da 764 imprese operanti in tutte le fasi delle filiere energetiche, compresa la fabbricazione di apparecchiature e la distribuzione. Nella gestione del ciclo delle acque, comprese le opere idrauliche (ma non gli impianti che sono collocati in codici ATECO relativi ai macchinari, apparecchiature, ecc.) operano 98 imprese. Nel ciclo dei rifiuti, compreso recupero/riciclo, operano invece 348 imprese, molte delle quali nel commercio. Nell’ambito dei servizi privati e associativi, 360 imprese, dominano quelle di R&S nei vari campi delle scienze naturali, comprese le biotecnologie, ma escluse, per le considerazioni precedenti, varie attività di R&S ambientali non identificabili in ATECO. Infine esistono una ventina di imprese delle Pubbliche amministrazioni operanti nei campi della gestione e della regolamentazione. Va segnalato che a Milano sono localizzate 937 imprese sulle 1.580 totali di Milano e Provincia. Va infine notato che i dati estratti dai database di Camera di Commercio sono quelli relativi al numero di imprese, e non è quindi possibile ‘pesare’ l’importanza di queste ultime, ad esempio in termini di addetti o di altre variabili. Imprese di Milano e provincia attive in alcuni settori dell’ambiente e dell’energia, 2008 Codice Ateco 2007 Descrizione MILANO MILANO Totale CITTA' PROVINCIA Estrazione, produzione, distribuzione di energia 764 06 ESTRAZIONE DI PETROLIO GREGGIO E DI GAS NATURALE 4 1 5 09.1 ATTIVITÀ DI SUPPORTO ALL'ESTRAZIONE DI PETROLIO E DI GAS NATURALE 0 0 0 295 19.2 27.12 28.21 35 42.22 46.71 FABBRICAZIONE DI PRODOTTI DERIVANTI DALLA RAFFINAZIONE DEL PETROLIO Fabbricazione di apparecchiature per le reti di distribuzione e il controllo dell'elettricità Fabbricazione di forni, bruciatori e sistemi di riscaldamento 19 7 26 48 142 190 12 21 33 FORNITURA DI ENERGIA ELETTRICA, GAS, VAPORE E ARIA CONDIZIONATA Costruzione di opere di pubblica utilità per l'energia elettrica e le telecomunicazioni Commercio all'ingrosso di combustibili solidi, liquidi, gassosi e di prodotti derivati Gestione e trattamento delle acque 247 52 299 49 32 81 84 46 130 98 36 RACCOLTA, TRATTAMENTO E FORNITURA DI ACQUA 9 7 16 37 GESTIONE DELLE RETI FOGNARIE 23 36 59 42.91 Costruzione di opere idrauliche 14 9 Gestione dei rifiuti, riciclo, recupero 38 39 46.77 71.12.5 72.11 72.19 74.90.1 94.99.6 ATTIVITÀ DI RACCOLTA, TRATTAMENTO E SMALTIMENTO DEI RIFIUTI; RECUPERO DEI MATERIALI ATTIVITÀ DI RISANAMENTO E ALTRI SERVIZI DI GESTIONE DEI RIFIUTI Commercio all'ingrosso di rottami e cascami Servizi privati e associativi per l'ambiente e il territorio: Attività di studio geologico e di prospezione geognostica e mineraria Ricerca e sviluppo sperimentale nel campo delle biotecnologie Altre attività di ricerca e sviluppo sperimentale nel campo delle scienze naturali e dell'ingegneria Consulenza agraria Attività di organizzazioni per la promozione e la difesa degli animali e dell'ambiente 52 50 102 9 13 22 90 134 224 17 8 360 25 222 62 284 7 35 6 28 13 63 12 8 20 937 643 1.580 Servizi pubblici per l'ambiente, l'energia e il territorio 84.12.3 84.13.1 84.13.2 84.13.3 84.134 84.13.5 84.13.6 Regolamentazione dell'attività degli organismi preposti alla gestione di progetti per l'edilizia abitativa e l'assetto del territorio e per la tutela dell'ambiente Regolamentazione degli affari concernenti i combustibili e l'energia Regolamentazione degli affari e servizi concernenti l'agricoltura, silvicoltura, caccia e pesca Regolamentazione degli affari e dei servizi concernenti le industrie estrattive e le risorse minerarie (eccetto i combustibili) le industrie manifatturiere, le costruzioni e le opere pubbliche ad eccezione delle strade e opere per la navigazione Regolamentazione degli affari e servizi concernenti la costruzione di strade Regolamentazione degli affari e servizi concernenti la costruzione di opere per la navigazione interna e marittima Regolamentazione degli affari e servizi concernenti i trasporti e le comunicazioni Totale 20 Fonte: nostro adattamento su dati elaborati da Camera di Commercio di Milano. 296 23 348 Per far emergere altre conoscenze sulla consistenza e sulle caratteristiche delle imprese dei settori ambientali ed energetici, Assolombarda, nell’ambito del progetto “Milano Sostenibile”, ha incominciato una ricognizione delle proprie imprese associate, selezionando quelle che sulla base della dichiarazione della propria attività fornita e/o in base a conoscenza diretta, svolgono – in via principale o comunque rilevante – attività in questi settori. L’analisi ha riguardato 5.629 unità locali presenti nella provincia di Milano e Lodi30 delle oltre 6.000 imprese associate. Dalle descrizioni delle attività fornite dalle aziende risulta che al settembre 2008, 303 aziende operano attualmente nei campi dell’ambiente e dell’energia in modo esclusivo, cioè avendo come “core business” una delle molteplici attività inerenti servizi, prodotti, tecnologie in campo ambientale. Risultano inoltre, al momento, 102 le aziende che operano negli stessi campi di attività in modo non esclusivo. Si tratta in complesso di 405 aziende che rappresentano il 7,2% delle unità locali censite. La gran parte delle unità locali appartengono alle imprese della metalmeccanica (189) seguite, per numerosità, da 96 unità locali nel cosiddetto “terziario innovativo” e dalle energetiche (51). Questo sistema di unità locali occupa, in complesso, nell’area oggetto della ricognizione, circa 34.000 dipendenti di cui approssimativamente 26.000 nelle unità locali aventi come core-business tematiche energetico-ambientali. Il settore metalmeccanico e quello energetico, rappresentano assieme circa il 76% degli occupati totali dei settori considerati dalla prima fase ricognitiva; significativo è anche il numero degli occupati all’interno del settore identificato come “terziario innovativo” (engineering, consulenza organizzativa e aziendale, etc.) che raggiungono approssimativamente le 3.800 unità. Molte di queste unità locali appartengono ad imprese che hanno scala operativa nazionale o internazionale, e il complesso degli occupati dipendenti di tali imprese supera le 100.000 unità. 1° fase di analisi delle unità locali e imprese associate Assolombarda con attività in campo ambientale ed energetico (settembre 2008) Gruppi merceologici oggetto della prima analisi* Metalmeccanici, terziario innovativo, energia, terziario industriale, chimici, gomma-plastica, attività estrattiva e materiali edili, editoria e comunicazione, trasporti, alimentazione, industrie varie, sanità, sistema moda Unità locali esaminate 5.629 Aziende esaminate SI esclusivo SI non esclusivo 303 102 * Non tutti i settori presenti nei gruppi merceologici sono oggetto della prima fase di analisi Fonte: elaborazione Assolombarda In termini di profili di attività, le aziende definibili come “eco-industriali” nel settore metalmeccanico svolgono attività di progettazione, costruzione, manutenzione di impianti per il trattamento e depurazione delle acque, progettazione, realizzazione e manutenzione di impianti industriali per l’abbattimento e il trattamento delle emissioni 30 L’area di rilevazione riguarda gli associati Assolombarda nelle province di Milano, Lodi, Monza e Brianza. 297 inquinanti (quali sistemi di filtrazione e abbattimento polveri, per il trattamento dei rifiuti, di sostanze pericolose, etc.). Altre imprese metalmeccaniche che operano nell’ambito dei rifiuti, effettuano attività di recupero, riciclo e bonifica di materiali ferrosi, oppure realizzano apparecchiature per l’isolamento termico o acustico. Sono inoltre presenti imprese che si occupano in generale di progettazione di impianti industriali o per la produzione di energia, nonché di sistemi elettrici e di automazione elettronica. Numerose sono le imprese attive nella realizzazione di componentistica meccanica che, a vario titolo, viene impiegata nell’impiantistica industriale con la finalità di ottimizzare i processi produttivi, migliorando l’efficienza nell’impiego delle risorse energetiche e non (filtri, valvole, pompe, apparecchi di illuminazione). Infine, alcune imprese producono strumenti di analisi, controllo e rilevazione per l’analisi ambientale. Il settore identificato come “terziario innovativo” si caratterizza per la prevalenza di imprese attive nell’ambito dei servizi di progettazione, dell’ingegneria ambientale e della consulenza ambientale direzionale. Le società di consulenza operano prevalentemente in una macroarea definibile come “qualità-ambiente-sicurezza”, oppure nella consulenza in campo energetico, nel carbon management, nella certificazione ambientale, nell’implementazione di sistemi di gestione ambientale e di Corporate Social Responsability (CSR). Alcune imprese operano anche nel campo della formazione direzionale, in attività editoriali o nella realizzazione di software per la gestione ambientale. Diverse società di progettazione ed engineering si occupano di impianti per l’abbattimento delle sostanze inquinanti (filtri e simili); altre operano nel campo della realizzazione, progettazione/gestione di impianti di trattamento reflui industriali, bonifica dei suoli, di impianti di depurazione delle acque o di impianti generici. Un altro ambito nel quale operano le imprese nel campo della progettazione e dei servizi di ingegneria è quello degli impianti di selezione e trattamento dei rifiuti o delle merci pericolose, nonché della gestione dei sistemi di raccolta degli stessi; alle attività di progettazione, si accompagnano quelle di gestione e manutenzione. Numerose sono le imprese attive nella progettazione nel campo dell’energia (impianti di cogenerazione o autoproduzione di energia, impianti a fonte rinnovabile). Il gruppo “energia” raccoglie quegli attori che operano nella produzione, commercio e distribuzione di energia elettrica, gas (trasporto, stoccaggio, gestione reti) o altri combustibili e nei servizi collegati. Ulteriori attività presenti in questa categoria sono la progettazione di impianti, la produzione e lavorazione di prodotti petrolchimici, i servizi di logistica legati all’energia e le attività legate alle fonti rinnovabili. Il “terziario industriale” è composto principalmente da imprese operanti nel settore della raccolta, trattamento e smaltimento di rifiuti pericolosi e non, nelle bonifiche e ripristino delle matrici ambientali inquinate. In riferimento al settore definito da Assolombarda della “chimica”, si evidenziano alcune imprese operanti nella realizzazione di strumenti di analisi e controllo e di sostanze per l’abbattimento di inquinanti; nell’aggregato “gomma-plastica” vi sono imprese che si occupano in prevalenza della gestione (trasporto e trattamento) e del riciclo di rifiuti e scarti delle materie plastiche, degli imballaggi e dei rifiuti dell’industria elettronica. Nell’ambito di Assolombarda si sono sviluppate nel corso degli anni, anche delle realtà operative importanti, che offrono servizi alle imprese in tematiche energetico- 298 ambientali. Nel campo dell’efficienza energetica, va ricordata l’attività del Consorzio Assoutility. Promosso da Assolombarda nel 2001, Assoutility è stato tra i primi consorzi italiani di acquisto di energia sul libero mercato dell’elettricità e del gas. Oggi è il più grande consorzio italiano che è diventato grossista di energia elettrica servendo, attraverso il proprio grossista Assoutility S.r.l., più di 800 aziende. Oltre a gestire le attività di acquisto sul libero mercato, Assoutility svolge anche attività di supporto alle imprese consorziate per l’audit energetico e l’individuazione delle azioni di risparmio, per l’acquisizione di “certificati bianchi”, per l’analisi di fattibilità di impianti di autoproduzione di elettricità e calore. Assolombarda e Federchimica hanno dato vita al Centro Reach S.r.l., che ha lo scopo di supportare le imprese, in particolare le PMI, nell’applicazione del Regolamento REACH sulle sostanze chimiche. Le aree di attività sono la consulenza alle imprese, la formazione, il SIEF (Substance Information Exchange), la R&S. Al Centro Reach partecipano anche AssICC, Confapi e le associazioni industriali di Lombardia, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Piemonte, Puglia, Toscana e Veneto. Nel 1994 ha preso avvio ASSORECA (Associazione tra le Società di Consulenza per l’Ambiente, la Sicurezza e la Responsabilità Sociale, con sede oggi in Assolombarda ) che è successivamente entrata nel Sistema Confindustriale nel 2007. Gli associati di ASSORECA offrono servizi e consulenze per imprese ed Enti pubblici per quanto attiene ad ambiente, salute e sicurezza, quali, ad esempio: audit, sistemi di gestione ambientale e integrati (qualità, ambiente e sicurezza), rilievi analitici e monitoraggi su ogni tipo di matrice ambientale, studio e progettazione di interventi di bonifica di terreni contaminati e di processi/impianti di trattamento, rapporti e i bilanci ambientali. La ricerca su ambiente ed energia nelle imprese Nel complesso, l’indagine AIRI/Tecnoprimi ha rilevato nell’area milanese 267 imprese con attività di R&S e innovazione (tale numero comprende sia aziende con centri di ricerca nell’area milanese, sia aziende con sede direzionale a Milano ma con centri di R&S collocati fuori Provincia di Milano) e 177 con attività di servizi tecnico-scientifici e/o altre funzioni di sostegno dei processi di innovazione: venture capital, incubatori, parchi scientifici e tecnologici, ecc. Il numero di addetti alla ricerca in tali strutture è pari a 1.949 nel Comune di Milano, 2.157 nei Comuni della prima cinta e 3.029 in altri Comuni. Le tendenze che caratterizzano la ricerca industriale in area milanese sono il progressivo depauperamento dei centri di R&S delle grandi imprese derivato dalle trasformazioni strutturali che hanno interessato il tessuto industriale a partire dagli anni ‘90, in particolare alcuni processi di deindustrializzazione e delocalizzazione che hanno interessato grandi imprese in settori quali la chimica, elettronica ed aeronautica. Al contrario, appare in crescita l’attività di R&S nelle imprese medie e medio-grandi in numerosi settori, compresi quelli manifatturieri tradizionali. Tra i diversi cluster industriali che caratterizzano la realtà imprenditoriale milanese, quello dell’energia risulta al terzo posto dopo ICT e scienze della vita. Nel settore dell’energia operano, secondo l’analisi Airi/Tecnoprimi, 43 imprese con 1.150 addetti alla ricerca che costituiscono il 16% del totale industriale. La maggior parte di essi si 299 concentra in ENI e nel sistema CESI. Il cluster dell’energia nel contesto della ricerca privata risulta essere fra quelli che sono stati interessati da profonde trasformazioni nel corso dell’ultimo decennio, soprattutto in seguito alla riorganizzazione strategica di ENEL che ha portato a delocalizzare all’esterno dell’area milanese le attività di ricerca. Tra queste è rimasto in vita solo CESI, che conta 55 addetti alla ricerca e si qualifica come attore distinto da CESI Ricerca (che figura nella sezione dedicata gli operatori pubblici). Il Gruppo ENI è presente a S. Donato Milanese con 676 addetti di R&S. Buona parte della ricerca di ENI è indirizzata alle tecnologie che interessano la filiera dei combustibili fossili (processi e prodotti); accanto ad esse si collocano tuttavia altri filoni di ricerca meno tradizionali che si concentrano sulle fonti rinnovabili e il carbon management. In questo contesto opera anche la società Saipem (Gruppo ENI) che con 60 addetti alla R&S è impegnata in attività di ricerca relative all’upstream e downstream petrolifero, ma anche a biocarburanti da miscelare alle benzine ed alla cattura e sequestro di anidride carbonica. Nel contesto industriale milanese operano inoltre imprese con attività di ricerca nelle energie rinnovabili e nell’efficienza energetica, pur non essendo questo il loro core business. Si tratta di un universo di attori difficile da ricostruire, la ricerca AIRI/Tecnoprimi individua in proposito alcuni dei principali: Pirelli Labs (fotovoltaico, riciclo dei pneumatici e biomasse); DeNora (celle a combustibile); Mapei (materiali per l’isolamento in edilizia). E’ opportuno mettere in evidenza che numerose altre imprese che operano nel settore energetico e sono presenti nel territorio milanese tuttavia non rientrano tra le imprese che effettuano attività di ricerca nel settore energeticoambientale perché non realizzano a Milano le loro attività di ricerca (ad esempio ABB, Air Liquide, Linde, Siemens e Snia) oppure impegnano pochi addetti specifici nella R&S a Milano). Per quanto riguarda la macroarea della mobilità sostenibile, l’industria dell’auto storicamente non ha trovato in Milano un centro di particolare sviluppo. L’assenza di grandi imprese del trasporto su gomma e rotaia (a parte le esperienze di Alfa Romeo, Autobianchi e Innocenti) non ha tuttavia impedito uno sviluppo consistente di attività nell’ambito dei servizi avanzati legati alla mobilità e della componentistica del veicolo. L’indagine AIRI/Tecnoprimi ha messo in evidenza che, se da una parte le attività manifatturiere legate a questo settore sono ridotte, dall’altra Milano si caratterizza per una ricca popolazione di imprese del terziario avanzato dedicate alla telematica, alla logistica, all’informatica e al mondo ITS (Intelligent Transport Systems). In questo secondo ambito sono attive alcune imprese di dimensioni medio-grandi, fra tutte spicca la presenza di Pirelli Tyres (con circa 350 addetti alla R&S sui pneumatici) e Magneti Marelli Holding, che tuttavia non svolge nella sede direzionale di Milano attività di Ricerca31. Milano si caratterizza inoltre per la presenza di imprese comunali o partecipate nel settori dei trasporti (ATM, MM) e della logistica (SOGEMI, SEA). Infine, il tessuto industriale milanese, sempre per quanto attiene al macro settore 31 Altre imprese censite nell’indagine AIRI/Tecnoprimi sono Mauri Bus Systems (allestimento sistemi di trasporto collettivo), Nsk (cuscinetti), Morse tek (sistemi di trasmissione) e Firema Trasporti (progettazione e costruzione motrici ferroviarie). Queste imprese non sono tuttavia impegnate in R&S, se non in misura limitata. 300 dell’energia-ambiente, è ricco di imprese e società di servizi che costituiscono il tessuto infrastrutturale delle attività di ricerca in senso stretto, quali società di ingegneria, di consulenza e di servizi nonché industrie attive nel settore dell’impiantistica e della componentistica, che possono svolgere una funzione importante di sostegno al decollo di esperienze innovative nel campo dell’energia/ambiente, pur non essendo direttamente coinvolte in attività di R&S strutturata. Un indicatore interessante, di carattere generale, dell’attività innovativa delle imprese milanesi per ambiente ed energia è rappresentato dalla loro partecipazione a bandi per la ricerca, da sole o nelle tipiche forme di partnership che caratterizzano tali programmi/progetti. Con l’aiuto di Assolombarda, è stato possibile ricostruire un quadro della partecipazione che tuttavia si ferma (per ora) al 5° Programma Quadro per quanto riguarda i programmi europei32. I risultati sono presentati nella seguente tabella. I dati riportano anche i progetti in ambito di programmi di finanziamento della Legge 488 in quanto anche ammodernamenti impiantistici possono avere implicazioni di posizionamento in senso ambientale dell’impresa. I risultati indicano un certo attivismo che si sostanzia in 112 partecipazioni/progetti nelle tre grandi aree tecnologiche. La maggior parte delle partecipazioni è nel 5° PQ ma è significativa anche l’attivazione di incentivi nell’ambito delle Legge 46. L’aspetto interessante è che su 112 partecipazioni, solo 39 sono di grandi imprese, mentre le restanti 73 sono di imprese medio-piccole, anche se le grandi sono in grado, come emerge dai dati analitici, di partecipare a molti progetti. I dati non consentono di pesare la consistenza finanziaria di tali progetti, né di avere un quadro a posteriori dei loro impatti (brevetti, tecnologie, prodotti, ecc.) ma i titoli/temi emergenti dai dati analitici consentono di apprezzare l’indubbio interesse di molti progetti e di intuirne un profilo scientifico-tecnologico elevato. Numero di partecipazioni/progetti di innovazione ambientale di imprese milanesi in programmi di ricerca/finanziamento Energia e ambiente Trasporti sostenibili Altri settori ambientali Totale 43 18 51 Grandi imprese 19 6 14 PMI 24 12 37 5°PQ 38 15 11 Eureka 3 1 L. 46 2 1 24 Dls 297 2 6 L 488 9 Totale 112 39 73 64 4 27 8 9 Legenda: 5°PQ: Programma Quadro di Ricerca Sviluppo Tecnologico; Eureka: Sviluppo di prodotti e servizi orientati al mercato; legge 46/82: FIT-Fondo per l'Innovazione Tecnologica; Decreto legislativo 297/99 (e DM 593/2000): FAR-Fondo per la Ricerca Applicata; legge 488: finanziamenti agevolati agli investimenti. Fonte: elaborazione su dati Assolombarda I brevetti in campo ambientale ed energetico Addetti e spese in R&S rappresentano tipici indicatori di input dei processi innovativi, mentre brevetti (o altri tipi di diritti di proprietà intellettuale DPI), pubblicazioni scientifiche, bilancia tecnologica dei pagamenti rappresentano tipici indicatori di output degli stessi processi di innovazione, sia a livello di imprese che di settori/sistemi (Malerba 2000). 32 E’ previsto un aggiornamento, con criteri omogenei, sul 6° e 7° Programma quadro e altri ambiti. 301 Per gli indicatori di input (addetti e spese in R&S), i richiamati problemi di classificazione di ciò che è esattamente e solamente ‘ambientale’ ed ‘energetico’ impediscono una immediata ricostruzione di dati per le imprese o i settori dell’economia milanese e lombarda in assenza di indagini specifiche sul campo. Per gli indicatori di output (brevetti, altri DPI, pubblicazioni scientifiche, bilancia tecnologica dei pagamenti, ecc.) è invece possibile qualche forma di ricostruzione di indicatori attraverso l’esplorazione di diversi database pubblicamente disponibili. Poiché le classificazioni dei brevetti e, in parte, delle pubblicazioni e altri indicatori33, non consentono di riconoscere immediatamente i riferimenti ‘ambientale’ ed ‘energetico’, è necessario impostare ricerche per parole chiave. In questa versione del rapporto viene quindi presentata solo una preliminare ricostruzione dei dati sui brevetti. In particolare, è stato esplorato il database pubblico dell’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (www.uibm.eu/it) ricercando le domande di brevetto (‘invenzioni’) depositate da residenti in provincia di Milano nell’ultimo decennio (1998-2008) che rispondono, nella descrizione, ad alcune parole chiave connesse ad ‘ambiente’ ed ‘energia’. I risultati sono illustrati nei grafici seguenti. ‘Ambiente’: Numero di domande di brevetto (‘invenzioni’) presentate da residenti della Provincia di Milano all’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi, 1998-2008 30 25 20 15 10 5 0 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Nota: domande di brevetto nella cui descrizione compaiono i termini: ambiente/ambientale, inquinamento, rifiuti (compreso utilizzo energetico), acque. Fonte: elaborazioni sui dati dell’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi 33 A ciò va aggiunto il problema delle dimensione locale di indagine, e cioè il riferimento a Milano. 302 ‘Energia’: Numero di domande di brevetto (‘invenzioni’) presentate da residenti della provincia di Milano all’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi, 1998-2008 35 30 25 20 15 10 5 0 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Nota: domande di brevetto nella cui descrizione compaiono i termini ‘energia/energetico’ (compresa energia da rifiuti). Fonte: elaborazioni sui dati dell’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi Nel primo grafico, relativo alle domande di brevetto in campo ambientale, si nota che mediamente queste ultime variano tra 14 e 26 l’anno in modo abbastanza stabile, con una prevalenza di quelle relative ai rifiuti e al trattamento delle acque. Nel caso delle energia, si può osservare che vi è stato un aumento significativo negli ultimi tre anni, quando le domande sono passate da 5-20 l’anno e un livello di 25-30. È da notare che tale crescita è in parte connessa all’aumento delle domande di brevetto per processi/prodotti connessi alle energie rinnovabili. La possibilità di attribuire alla politiche per le rinnovabili degli ultimi anni un effetto certo di causazione sulle domande di brevetto necessita, ovviamente, di analisi più approfondite e rigorose. Sebbene rimangano numerose difficoltà nel misurare e caratterizzare l’ecoindustria in generale e il suo sviluppo nell’area milanese, i dati e gli indicatori esaminati suggeriscono che esiste a Milano un importante sistema di imprese, per numero e occupati, che operano in via esclusiva o significativa nei settori dell’ambiente e dell’energia. Molte di queste imprese sono medio/piccole e operano specialmente nei settori della meccanica e impiantistica, ma anche dei servizi avanzati alle imprese, affiancandosi ad alcuni grandi attori, in particolare dell’energia, presenti nell’area milanese. Sia gli attori industriali medio grandi che quelli medio piccoli danno luogo a una significativa attività di R&S nei campi dell’energia e della mobilità sostenibile, oltre che in una serie estesa di attività del terziario, dalla progettazione alla fornitura di 303 consulenza. Partecipano inoltre attivamente ai programmi di finanziamento e sostegno delle R&S e dell’innovazione europei e nazionali e producono una certo volume di attività brevettali. Il contesto industriale e la sua attività innovativa sembrano quindi garantire una solida base su cui una traiettoria di ‘eco-innovazione’ può svilupparsi. 304 3. 3.1 Alcune buone pratiche a/per Milano L’esperienza olandese di transizione per lo sviluppo sostenibile – un approccio ‘darwiniano’ al cambiamento nel lungo periodo basato sull’innovazione34 L’esperienza olandese di ‘Transition Management’ si riferisce a un processo interessante e molto innovativo che, partendo dall’emergenza delle problematiche relative al depauperamento delle fonti fossili e della dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento energetico, ha portato le autorità olandesi ad adottare un approccio di policy basato sul governo della transizione nei settori dell’energia sostenibile, della mobilità, dell’agricoltura e dell’impiego delle risorse. Il sistema di ‘Transition Management’ trova il suo fondamento nei processi ‘darwiniani’ di variazione e selezione e si avvale di processi di sviluppo “dal basso” (bottom-up) e di un orientamento al pensiero di lungo-termine. Sono stati individuati 30 percorsi di transizione (che includono l’impiego della biomassa per la produzione di elettricità, i combustibili puliti, la microcogenerazione ma anche innovazioni più radicali quali le serre per la crescita delle piante che producono più energia di quella consumata). L’autorità pubblica in questo processo assume il ruolo di manager, e come tale si occupa dell’orientamento della collettività degli attori coinvolti e del coordinamento tra i diversi dipartimenti. Inoltre, il governo olandese si assume la responsabilità per la realizzazione degli esperimenti strategici e dei programmi nell’ambito del sistema d’innovazione. Anche le politiche di controllo fanno parte del sistema del ‘Transition Management’ anche se il governo non si propone di controllare i processi, ma di facilitare l’apprendimento ed il cambiamento. Il ‘Transition Management’ si propone quindi di generare il “momentum” per realizzare processi di transizione verso la sostenibilità. Le ‘piattaforme’ per la transizione sono il cuore dei progetti di transizione nel campo dell’energia. In queste piattaforme, soggetti del settore pubblico e privato si incontrano per realizzare un’ambizione comune in particolari aree, sviluppare percorsi e suggerire esperimenti di transizione. In base ai suggerimenti e alle indicazioni provenienti dalle piattaforme di transizione sono stati formulati appositi piani d’azione per la transizione, contenenti i seguenti obiettivi: -50% di CO2 entro il 2050 in un’economia in crescita Aumento annuale dell’efficienza energetica dell’1,5% – 2% Sistema energetico progressivamente più sostenibile Il ‘Transition Management’ è una forma di governance multi-livello composta dalle seguenti attività: 34 A cura di Renè Kemp (UNU-MERIT). Renè Kemp è leader del progetto europeo MEI (Measuring EcoInnovation) project. Con Anthony Arundel ha lavorato sull’eco-innovazione nel progetto IDEA e nel progetto “Technology and Environmental Policy” (TEP) e altri progetti delle Commissione europea sulle tecnologie pulite (IMPRESS, BLUEPRINT, POPA-CTDA, Clean Technology Diffusion). Ha scritto un rapporto sulle strategie di eco-innovazione per l’Environment Council del luglio 2004 che è stato ripreso nelle conclusioni del Consiglio. 305 Livello strategico: visioning, discussione strategica, formulazione di obiettivi di lungo termine Livello tattico: processo di definizione dell’agenda, negoziazione, networking, ‘coalition building’ e selezione dei percorsi di transizione Livello operativo: processi di sperimentazione e di implementazione Tale approccio è considerato di successo dal momento è stato in grado di stimolare le imprese ad impegnarsi in prima persona in progetti di innovazione radicale. Sono inoltre state create innovazioni immateriali quali un Direttorato interdipartimentale, un ‘help desk’ per gli innovatori, 7 piattaforme per la transizione ed uno schema di finanziamento per gli esperimenti di transizione (UKR). Panoramica delle piattaforme, dei percorsi e degli esperimenti di transizione Piattaforme Percorsi Esperimenti Efficienza energetica Obiettivo: risparmio (annuale) nell’utilizzo di energia nei processi di produzione: - Da 40 a 50 PJ entro il 2010 - Da 150 a 180 PJ entro il 2030 - Da 240 a 300 PJ entro il 2050 KE 1: Rinnovamento dei sistemi di produzione KE 2: Produzione sostenibile della carta KE 3: Produzione agricola sostenibile Risparmio energetico del 50% nei processi di produzione della carta entro il 2020 Risorse verdi/rinnovabili Obiettivo: sostituzione del 30% dei combustibili fossili con risorse verdi entro il 2030 GG 1: produzione di biomassa GG 2: import di biomassa GG 3: Biosyngas GG 4: Bio-plastiche Conversione del processo di produzione del MTBE (metil-terbutil-etere) in produzione di ETBE da bioetanolo (etil-ter-butil-etere) Bio-plastiche: dalla scoperta di nuovi materiali alla produzione su larga scala Sviluppo di bio-plastiche per applicazioni ad alto valore Realizzazione di un impianto per la produzione di biodiesel da olio di palma Bus a gas naturale nell’area di Haarlem/Rijnmond Nuovi Gas Obiettivo: diventare il paese più innovativo al mondo nell’impiego di gas EGG 1: Risparmio energetico in edilizia EGG 2: Micro e mini CHP EGG 3: ‘Clean natural gas’ EGG 4: ‘Green gas’ Sostituzione del diesel con gas naturale liquefatto Diffusione del gas naturale compresso quale combustibile ‘maturo’ per autotrazione nell’Olanda del nord Riscaldamento a biogas nel distretto dei Polder di Zeewolde Progetto pilota di micro-generazione nel settore residenziale 306 Mobilità sostenibile Obiettivo: accelerare l’introduzione sul mercato di veicoli e combustibili puliti, sfruttarne le opportunità all’export Elettricità sostenibile Obiettivo: quota di elettricità da fonte rinnovabile del 40% entro il 2020 e produzione di energia CO2free entro il 2050 Realizzazione del cart ad idrogeno (Formula 0) AM 1: Gas naturale AM 2: Biocombustibili Stazione di rifornimento per biocombustibili nell’Olanda del nord Impianto per la produzione di biodoesel a larga scala a Terneuzen DE 1: Eolico onshore DE2: Eolico offshore DE3: Fotovoltaico DE4: Infrastrutture centrali DE5: Infrastrutture decentralizzate Utilizzo delle acque sotterranee per il riscaldamento e raffrescamento Incentivi al risparmio energetico nel settore dell’edilizia Residenziale/’Built Environment’ Obiettivo: Entro il 2030 ridurre del 30% rispetto al 2005 l’impiego energetico nel settore residenziale e dell’edilizia GO1: Edifici esistenti GO 2: Innovazione GO 3: Regolamentazione Impiego di biomassa legnosa (tagli e potature) nel riscaldamento domestico in Eindhoven ‘Heat transition’ nella costruzione di nuovi edifici ‘Geothermal heat for the whole Netherlands’ (pompe di calore) Sistemi collettivi sostenibili per la conservazione dell’energia (riscaldamento e raffrescamento) Calore e raffrescamento sostenibile con l’impiego di pompe di calore Serre ‘energy-producing’ KE 1: Solare termico KE 2: Geotermia KE 3: Illuminazione efficiente KE 4: Strategie di coltivazione e ‘energylow crops’ KE 5: Produzione di elettricità KE 6: Impiego della CO2 Fonte: Kern e Smith (2007) 307 Serre che non utilizzano gas naturale a Ter Aar Impiego di energia geotermica a Bleiswijk Serre semi-chiuse Trasporto della CO2 dalle serre al settore dell’orticoltura (OCAP) 4. Obiettivi e azioni per Milano sostenibile Obiettivo 1: Progettare la transizione ambientale ed energetica attraverso conoscenza e innovazione Azione/i: 1. E’ opportuno definire visione, obiettivi, azioni e step intermedi di un percorso a lungo termine per Milano Sostenibile, centrato sul capitale umano e l’innovazione. Milano è importante centro di generazione e sviluppo di conoscenza (anche) in campo ambientale ed energetico. Può far perno sul suo sistema università-ricercainnovazione per definirsi come polo (anche) di eco-industria e eco-innovazione di rilievo europeo. Può partire da se stessa come campo di analisi, sperimentazione ed applicazione, sfruttando Expo 2015 come evento driver del processo. Deve ricondurre a visioni, concetti ed idee unitari la frammentazione che caratterizza il quadro della formazione, ricerca e innovazione ambientale ed energetica nella realtà milanese. Deve convogliare gli attori su azioni strategiche in tema di formazione/ricerca e innovazione/politica industriale in questi settori. Obiettivo 2: Formazione/Ricerca Azione/i: 1. La ricchezza dell’offerta formativa in campo ambientale degli atenei milanesi può essere valorizzata (solo) attraverso network tra università milanesi e straniere per attrarre studenti (soprattutto per formazione post-universitaria: master e scuole di dottorato) e aumentare la partecipazione delle Università/centri di ricerca milanesi a progetti europei/internazionali. Le strategie di network consentono di valorizzare i propri fattori di competitività e attrattività, e nel contempo consentono di amplificare le capacità di raggiungimento di punti della rete non accessibili direttamente. E’ quindi possibile identificare e caratterizzare i network europei e internazionali di formazione/ricerca ambientale più attivi ed efficaci, anche in termini di implicazioni industriali, e tracciare una strategia di connessione da proporre al sistema università/ricerca milanese. Obiettivo 3: Innovazione/eco-industria Azione/i: 1. Sviluppare nuove misure/indicatori per la valutazione dell’ampiezza del fenomeno dell’eco-industria e degli eco-servizi nel tessuto milanese delle PMI. Le indagini preliminari dimostrano la presenza nel tessuto milanese di imprese attive nei settori dell’eco-innovazione soprattutto per i servizi e il terziario avanzato. Senza indagini ad hoc non è tuttavia pensabile di poter dare dimensione e visibilità a questo fenomeno, nonché di monitorare gli avanzamenti futuri anche in previsione di un maggiore sviluppo del settore in concomitanza con la preparazione e la realizzazione delle attività collegate a Expo 2015. I modelli di riferimento nel caratterizzare e valorizzare l’eco-industria/eco-innovazione possono essere quello svedese e quello inglese. 308 Obiettivo 4: Comunicare l’eco-industria e l’eco-innovazione milanese Azione/i: 1. Il quadro europeo di incentivi e programmi di finanziamento della ricerca e innovazione in campo ambientale ed energetico rende opportune azioni di comunicazione, ad esempio da parte di Assolombarda e Camera di Commercio, sulla realtà e sul potenziale di eco-industria/eco-innovazione presente nell’area milanese. E’ frequente in ambito europeo, soprattutto da parte dei centro/nordeuropei, comunicare come eco-industria/eco-innovazione, con connotazione fortemente positiva, qualcosa che in Italia è semplicemente denominato industria ed innovazione. Il cambiamento/adattamento dei codici di comunicazione, in linea con quelli prevalenti europei, appare necessario per aumentare le opportunità di visibilità, connessione, partecipazione, leadership per università e imprese milanesi. Si tratta naturalmente di ridefinire (rinominare) ciò che esiste realmente e non altro. Numerosi sono i modelli (nord)europei a cui ci si può ispirare. 309 Bibliografia e fonti dati AIRI/Tecnoprimi, Il sistema milanese della ricerca e dell’innovazione, luglio 2008, al sito http://www.airi.it/tecnoprimi/reports.htm Banche dati Excelsior-Unioncamere, al sito excelsior.unioncamere.net. Banche dati MIUR sugli iscritti e laureati nelle università italiane, al sito www.miur.it. Banche dati ISFOL del Progetto Ambiente (IFOLAMB), al sito www.isfol.it. Banche dati Ufficio Italiano Brevetti e Marchi, al sito www.uibm.eu/. 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