Raffaele Mattioli. In: La Martinella, XI-XII, 1973, pp
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Raffaele Mattioli. In: La Martinella, XI-XII, 1973, pp
La Martinella, Fasc. XI-XII 1973 Pani. F"-v i; (. (ts<Q,19 RAFFAELE MATTIOLI di LUCIANO NICASTRO D el grande Italiano recentemente scomparso ci hanno dato, mentre egli era in vita, un indimenticabile ritratto Riccardo Bacchelli e Titta Rosa. Fu di lui per cinquant'anni amico fraterno Riccardo Bacchelli che gli dedicò il volume Un augurio a Raffaele Mattioli, di 480 pagine, edito dal Sansoni, ove si leggono anche notevoli pagine di Eugenio Montale, di Carlo Emilio Gadda, di Daniele Isella, di Elena e Alda Croce. In questo attento e ricco volume Riccardo Bacchelli indica fra l'altro le iniziative di Mattioli che divenne patrono e direttore di imprese editoriali promuovendo le pubblicazioni della Casa Ricciardi e Ie iniziative dell'Istituto italiano di studi storici a Napoli, a compimento della volontà e delle disposioni testamentarie di Benedetto Croce. Dice anche Bacchelli che con Mattioli e Titta Rosa incominciò a progettare, quasi all'inizio della sua amichevole relazione con colui che poi divenne suo fraterno amico il programma di un periodico letterario il quale richiamò in vita, nel 1929, in via Bigli, a Milano, la Cultura di Cesare De Lollis, con la collaborazione di un gruppo di studiosi i quali serbavano vivo il ricordo del De Lollis e dei suoi studi storici e filologici. Nella viva ed operosa, impegnata partecipazione alla redazione e alle sorti della rivista, Raffaele Mattioli cercava anche lui, per suoi particolari motivi, una grande liberazione dello spirito. Gli interessi intellettuali mai scemarono e mai si affievolivano nella vita del grande economista, banchiere, editore. Ne aveva già scoperto le straordinarie attitudini pratiche e geniali, volte a comprendere e a guidare le imprese economiche bancarie, il Toepliz che, per congiunture politiche e finanziarie, dovendo dimettersi e lasciare la Banca Commerciale, chiamò per l'appunto a succedergli Raffaele Mattioli ancora giovanissimo. Era allora necessaria una attenta formazione dottrinale capace di intendere le ragioni economiche e finanziarie e di promuovere l'azione diretta a risordinare i dissesti. Mattioli ebbe la immediata virtù di smobilitare e liberare, allora, nella Commerciale, in tempi «specialmente ostici» una grande e ponderosa 432 Raffaele Mattioli quantità di interessenze e partecipazioni e comproprietà che la banca si era assunte nell'industria e nella economia nazionale. Il governo bancario di Mattioli fu subito attivissimo e pronto, e il nuovo direttoie della Commerciale si rivelò geniale uomo di banca ed insieme valente studioso. Era, come abbiamo accennato, coltissimo, formatosi con vaste e molte letture quotidiane, ricerche ed osservazioni anche critiche e letterarie, perfino filosofiche: un grande conoscitore di idee e di affari, il quale ebbe le doti dei grandi umanisti e dei signori dello spirito, tanto che Titta Rosa potè dire che era simile a Benedetto Croce, anche per la capacità, il, fiuto della classificazione e per l'istinto dello scaffale. Lavorava Mattioli su conti e carte di banca tra pile di volumi letterari, filosofici, storici ed alternava le sue considerazioni economiche e bancarie con improvvise e diligenti ricerche di culture, necessarie al suo spirito, fino a notte inoltrata. Non si è mai visto in Italia un uomo pratico così desto e geniale, così attento e preciso. Ricercatore e risolutore di- problemi economici, e utilissimo indicatore di effetti benefici, Mattioli operò con serena attività ed uni nel suo spirito le doti più eccelse dell'economista con quelle dell'uomo di studio. 433 C'era in lui, dice Giovanni Malagodi, accanto ad un raro coraggio spirituale, uno sforzo spontaneo e costante rivolto a scorgere i problemi particolari della sua banca collegati con quelli della banca in genere ed alle soluzioni pratiche il suo spirito ricorreva sempre con pronta cultura e intuito di uomo di eccezione. Avvedutezza ed esperienza pratica si univano nel suo animo attento e nelle sue azioni economiche. Rivisse in lui e si destò a nuova ed ampia azione una esatta e continua capacità umanistica. Uomo di azione e critico, attento uomo di studio fu dunque Raffaele Mattioli e piace oggi ricordarne le doti di grande Maestro. Lucidità critica e risoluta lo spinse sempre ad operare in modo utile e preciso nel settore economico ed in quello della più vasta cultura, a beneficio di interessi generali e di particolari esigenze pratiche. Io ne ricordo la voce e l'accento. Viaggiavo tornando da Roma nel diretto per Milano. A Firenze egli sali con Bacchelli e sedette vicino a me nel vagone. Il grande scrittore aveva la parola pronta e colta: si esprimeva con modi italo-emiliani, Mattioli ascoltava, rispondeva in maniera esatta interpretando bene il pensiero del grande scrittore. Valoroso ideatore e umanista, Mattioli lasciò infine il segno della sua viva presenza in un'opera letteraria e poetica di eccelso valore che mi piace oggi indicare. Omero, il sempre vivo e universale Omero, il maggiore classico di tutti i tempi tornò per suggerimento di Raffaele Mattioli nel nostro linguaggio poetico più libero e vivo. L'accento armonioso e splendido di Omero tornò ad animar la parola in Italia con la Odissea di Carlo Saggio invogliato a tradurre per l'appunto da Raffaele Mattioli. «Mio caro amico, si legge nella prefazione di tale grande opera dedicata a Mattioli, ecco il libro che è tuo, poiché tu l'hai voluto, l'hai quasi curato ». Dice Carlo Saggio, nella splendida prefazione dell'Odissea pubblicata dal Ricciardi, di avere scoperto nella sua prima giovinezza la meravigliosa virtù plastica della lingua greca, particolarmente di Omero, capace di aggiungere più preposizioni anche ad un solo verbo e per rendere visibile il farsi dell'azione e l'immagine; dice Saggio di aver sentito le grandi poesie di Omero immaginistica volte alla realtà più efficace e viva della parola svolgentesi e dell'armonia necessaria alla pura e naturale immagine. Destò Mattioli il desiderio di Saggio: di interpretare e rendere Omero in modo armonioso, preciso e vero; Mattioli lo spinse a tradurre con un'arte classica nuova, armoniosa e poetica che certamente supera quella del Monti. Questa arte di Saggio fu indicata nel suo grande valore da Riccardo Bacchelli e sarebbe piaciuta a Manara Valgimigli, anche lui amoroso e attento traduttore d'Omero, in parole vive, che sembrava avesse la capacità del colloquio diretto, non più soltanto letterario, con la voce degli eroi di Omero. Ecco dunque che Omero rivive con il volume di Carlo Saggio in Italia in modo eterno è grande poi il desiderio di Mattioli di ridestare la poesia eterna e viva e di riportarla nel nostro linguaggio più espressivo ed attento.