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COMUNICATO STAMPA
Celiachia, pazienti a Report: “Decreto Veronesi, buona
legge, che va difesa. Garantisce il diritto alla dieta senza
glutine, terapia salvavita. I buoni per alimenti servono
per cure e non sono un privilegio”
Preoccupazione dell'Associazione italiana Celiachia (AIC, www.celiachia.it), che
riunisce oltre 55mila pazienti e interviene in difesa della legge e per fare chiarezza a
tutela della salute dei malati, a seguito della trasmissione Report andata in onda ieri.
Roma, lunedì 19 ottobre - "L'accesso ai prodotti senza glutine sostitutivi di
pane, pasta e dolci tramite i buoni del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), entro il
tetto massimo di spesa previsto dalla legge di 99 euro mensili per le donne e 140
per gli uomini, è un diritto essenziale dei pazienti" - dichiara Giuseppe Di Fabio,
presidente AIC - "perché li protegge dal rischio di mancata aderenza alla dieta
senza glutine, che deve essere seguita per tutta la vita per evitare
complicanze anche gravi e le spese per il loro trattamento. Banalizzare la
terapia è pericoloso perché per la celiachia non esistono farmaci e solo il
cibo può essere la cura” - sottolinea ancora con preoccupazione Di Fabio - “La
dieta se non seguita con rigore, secondo gli esperti, comporta rischi per la salute
dei pazienti e il celiaco che non la fa bene costa al SSN molto più che curarlo.".
"La celiachia è' una malattia seria e complessa che causa un'infiammazione
cronica dell'intestino" - spiega Gino Roberto Corazza, Ordinario di Medicina
Interna all’Università di Pavia e fra i massimi esperti al mondo di celiachia "Un celiaco non è in grado di assorbire determinate sostanze e quindi rischia
malnutrizione, anemie, osteoporosi, aborti ricorrenti, fino a tumori intestinali.
Pertanto chi soffre di celiachia è costretto a escludere dalla dieta una varietà
vastissima di alimenti come pane, pasta, biscotti. Sottovalutare la malattia e la
necessità della dieta può esporre il paziente a complicanze anche irreversibili.
Bisogna dunque creare tutte le condizioni perché il paziente possa aderire
alla terapia simulando una dieta "normale", conferma Corazza.
"Questa patologia può incidere molto sulla vita quotidiana dei pazienti
perché costringe a pensare 3 volte al giorno, a ogni pasto, che non si è come
gli altri" riprende Di Fabio. "E’ importante poter consumare prodotti che
rientrano di solito nella dieta delle persone come biscotti e merendine, che
secondo un recente studio hanno profili nutrizionali analoghi ai prodotti con
glutine presenti al supermercato e , in alcuni casi, addirittura migliori, con più
fibre e meno olio di palma. Tali prodotti sono
fondamentali perché
permettono ai pazienti, in particolare bimbi e adolescenti, di non allontanarsi
dalla dieta consentendo di condurre una vita sociale che non li faccia sentire
diversi in un momento così importante e quotidiano come quello della
nutrizione. Evitando ogni inutile allarmismo sui prodotti per celiaci, che rischia di
impedire l’adesione alla terapia, AIC diffonde i principi generali di educazione
alimentare, che prevedono una dieta varia ed equilibrata, consigliando il corretto
consumo per porzioni e frequenza di tutti gli alimenti, che, di per sé, non vanno
demonizzati. Qualsiasi abuso del diritto alla dieta senza glutine va scoraggiato e
anche sanzionato.".
"Il SSN quindi non rimborsa in modo indiscriminato prodotti
"superflui" o addirittura "dannosi" - commenta Caterina Pilo, Direttore
Generale AIC - "Lo Stato, come previsto dalla legge, copre solo il 35% del
fabbisogno calorico complessivo del celiaco, calcolato su prezzi degli
alimenti che risalgono al 2001 ed eroga prodotti controllati dal Ministero che
non comportano alcun danno alla salute, ma sono strumento di cura equo e
sicuro, accessibile anche a chi non potrebbe permetterselo per i costi più
elevati dei prodotti senza glutine. La garanzia di un diritto fondamentale al
costo di poco più dello 0.1% della spesa sanitaria complessiva", conclude Pilo.
Questi maggiori costi, pur registrando di recente una sensibile riduzione,
sono dovuti a particolari investimenti in ricerca e sviluppo, procedure di controllo
specifiche e linee di prodotto separate. Tuttavia, in base a un confronto delle
associazioni europee dei pazienti su un paniere di prodotti, in Italia il costo
medio è di € 14,54, al di sotto della media europea di € 16,45, come anche
l’Austria, con € 11,65, mentre in Francia, Norvegia, Svizzera e Ungheria sfiora
i € 20,00.
“L’AIC da anni è impegnata a stimolare la diversificazione dei canali
distributivi anche a supermercati e negozi oltre al circuito tradizionale delle
farmacie, in quanto
unico strumento ad oggi in grado di ridurre in misura
significativa i prezzi dei prodotti" - interviene Di Fabio "Ma l'obiettivo centrale è
evitare sprechi, indirizzando e sensibilizzando i pazienti alla scelta dei
prodotti anche in base ai prezzi, consapevoli che solo il risparmio della spesa
complessiva che ammonta ogni anno a € 215 milioni, può garantire anche in
futuro la sostenibilità dell'assistenza a chi soffre di celiachia, in linea con
l'obiettivo di crescita delle diagnosi in Italia".
Gli alimenti naturalmente privi di glutine come ad esempio il riso o le
patate non sono dunque rimborsati perché hanno lo stesso prezzo e la stessa
accessibilità per tutti. L'impegno dello Stato riguarda solo i prodotti contenuti
nel Registro Nazionale Alimenti (RNA) dei quali il Ministero della Salute
verifica la sicurezza rispetto all'assenza di glutine.
"Il Ministero della salute, in accordo con le parti sociali, pazienti e produttori,
ha già previsto da tempo la revisione del Registro, che segue le recenti modifiche
alla normativa europea, escludendo i prodotti non essenziali come ad esempio gli
alimenti panati” precisa Pilo
La celiachia colpisce un italiano su 100 e di conseguenza si stima che a
fronte di circa 180mila pazienti diagnosticati a oggi siano 400mila i sommersi.
Le donne sono circa 116mila pari a circa il doppio degli uomini "Non bisogna
perdere di vista il problema principale legato alla celiachia: nel nostro Paese
solo il 25% dei celiaci è diagnosticato, gli altri non sanno di esserlo e mettono
a rischio ogni giorno la loro salute. Servono in media ancora 6 anni per
giungere alla diagnosi sprecando denaro pubblico con esami inutili e costosi.
Il recente aggiornamento delle Linee Guida per la Diagnosi da parte del
Ministero della Salute va proprio verso l’obiettivo di miglioramento della
diagnosi" conclude Di Fabio.
Ufficio stampa AIC
Star Service Communication
Alessandra Di Mare
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Gino Di Mare
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