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MD SEM DS 2015 in SETTIMANA n.16 GIANOLA.doc 1/3
“Danzare la vita” con Madeleine
È stata la figura della Delbrêl a guidare la riflessione del 30° seminario sulla
direzione spirituale organizzato dal Centro nazionale vocazioni. Saper
accompagnare le persone dentro il mistero della bellezza e della miseria del
mondo.
in: Settimana 2015 n. 16, p. 10
Parigi, 1923. Una giovane diciassettenne amante della musica, della letteratura e della poesia calca
su un foglio la sua professione di ateismo e grida la morte di Dio: «Si è detto: “Dio è morto” e
poiché è vero, bisogna avere l’onestà di non vivere più come se lui vivesse». Un anno dopo si
imbatte in Lui, di sorpresa e in un modo del tutto inaspettato e lo incontra «come in un abbaglio».
A spianare la via a questo appuntamento un gruppo di amici credenti capaci di parlare di tutto e
anche di Dio mischiandolo nelle loro discussioni e nei loro progetti in una maniera talmente
semplice e reale che «avrebbero persino potuto lasciare una sedia libera per lui, tanto che
sembrava essere vivo».
Madeleine inizia a cercare, si interroga, domanda, i suoi amici le suggeriscono di incontrare un loro
assistente scout, padre Jacques, che la condurrà più tardi all’incontro con il Vangelo. Decide di
pregare dopo aver sentito che Teresa d’Avila diceva di pensare a Dio tutti i giorni, per cinque
minuti, in silenzio. «Leggendo e riflettendo ho trovato Dio; ma è pregando che ho creduto che Dio
mi trovava e che lo si può amare come si ama una persona».
UNA DONNA DI DIO
È la Parola che permette alla Delbrêl di conoscere Dio ed è la stessa Parola che la muove, insieme a
due amiche, Suzanne e Hélène, a partire per le periferie comuniste di Parigi come “missionarie
senza battello”, spinte verso i nuovi deserti dell’assenza di Dio per vivere il Vangelo in mezzo al
mondo, mescolate tra la folla, gomito a gomito con tutti.
Nasce così, il 15 ottobre 1933 la prima delle équipes della Carità di Gesù, case dalle porte aperte,
«alberghi senza registri e senza prezzi» nei quali ciascuno può essere accolto, «cavità di presenza
di Dio nel buio del mondo» nelle quali «l’étranger, lo straniero, l’estraneo diventa fratello» e il
Cristo lo si riconosce, «sui volti sporchi di chi bussa alla porta».
Assistente sociale, impegnata nel servizio dei feriti di ritorno dalla seconda guerra mondiale e in un
costante lavoro in dialogo con le istituzioni, donna operosa capace di silenzio, Madeleine scrive
tantissime lettere, poesie, meditazioni, articoli, teatri, bigliettini per mille occasioni…
Muore improvvisamente il 13 ottobre 1964, lasciandoci il suo testamento nell’ultima conferenza
preparata per alcuni giovani: «La fede è fatta per vincere il mondo: là dove pare vinta non si tratta
di lei, ma della nostra vita di fede, una vita di fede amputata o alterata. Ci occorre sapere: se gli
ateismi d’oggi costituiscono per i cristiani delle tentazioni davanti alle quali soccombono o
possono appena sopravvivere; o se, al contrario, questi ambienti atei non costituiscono per noi
luoghi ai quali Dio ci destina, circostanze favorevoli dove la fede può crescere vigorosamente in noi
ed essere annunciata agli altri. Questa seconda ipotesi io l’ho sperimentata come vera; altri
cristiani l’hanno sperimentata con me».
Immagini, storia, testi, teatro, pietre e monumenti, fonti alle quali hanno potuto attingere i 130
partecipanti del 30° seminario sulla direzione spirituale per l’accompagnamento vocazionale,
svolto a Sassone (RM) dal 7 al 10 aprile, per entrare in contatto, conoscere, gustare la vita e la
figura di Madeleine Delbrêl e per imparare da lei ad accompagnare i passi della fede dei giovani
alla scoperta di Dio e nella costruzione della loro storia con lui.
Tuffati da subito nel racconto grazie alla splendida pièce teatrale di Elisabetta Salvatori, capace di
far nascere sensazioni, spuntare affetti, aprire gli occhi, allargare il cuore, far sentire Madeleine
molto vicina, ci si è introdotti allo studio del suo itinerario spirituale e vocazionale con la relazione
introduttiva: la conversione, un abbaglio che dura tutta la vita. «Quello che cercavamo era la
possibilità di vivere, gomito a gomito, con gli uomini e le donne di tutta la terra, con i miei vicini di
tempo» è la vocazione che sorge nel cuore della Delbrêl e la spinge alle periferie nelle quali si
immerge, costante esercizio di incontro con la vita degli uomini, con la loro carne, con la loro
storia; costante invito dello Spirito ad abitare le terre aride per essere segno della presenza di Dio,
ad abitare i deserti per imparare la fede.
“La danza dell’eccomi nel quotidiano” era il titolo della relazione portante del seminario, nella
quale la docente Edi Natali ha spianato la via, indicando nello sguardo contemplativo sulla realtà
una delle condizioni essenziali di ogni accompagnamento, resa difficile da quella frenesia che
costringe alla superficialità, ma che è possibile reimparare nel contatto con il mistero della bellezza
e della miseria del mondo, di quella solidarietà tra uomini, compagni di viaggio in ogni tempo e in
tutte le circostanze.
DISCERNERE
Fra Nello Dell’Agli ha suggerito in modo molto concreto vari spunti e saggi consigli pratici utili per
condurre un colloquio di accompagnamento o direzione spirituale.
Don Luciano Luppi – punto di riferimento per gli studiosi italiani della Delbrêl – ha guidato
l’appassionante incontro serale con p. Gilles François, prete della diocesi di Cretéil, postulatore
della causa di beatificazione di Madeleine e autore di interessanti studi su di lei, ha reso ancora più
chiara, viva ed efficace la forza della testimonianza della vita di questa donna, che traspare dai
suoi scritti con una sapienza capace di parlare, allo stesso modo, a tutte le vocazioni, perché
capace di parlare nella concretezza della vita, ripiena dello Spirito di Dio.
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È questa la radice del Vangelo, alla quale accompagnare i giovani e gli adolescenti, gli uomini e le
donne che ancora non conoscono che le chiavi di Pietro sono quella chiave che apre l’accesso a
quella salvezza che altro non è che la vita eterna, la vita semplicemente, semplicemente la felicità.
E così don Andrea Lonardo, facendo parlare di Dio alcune grandi opere costruite dalle mani degli
uomini e meta del nostro pellegrinaggio, sulle orme di quello percorso da Madeleine Delbrêl (San
Pietro in Vaticano, San Luigi dei Francesi, Santa Maria Sopra Minerva), e Claudia Ciotti hanno
permesso di raggiungere sotto due differenti prospettive il cuore di ogni accompagnamento
spirituale. L’incontro con Cristo e l’ascolto della storia degli uomini e dei giovani in particolare, una
storia fatta di incontri, di ferite, di scelte, di desideri e di volontà che sono mischiati nel cuore di
tutti, quello stesso in cui abita lo Spirito di Dio, in quella condizione di uomini fatti di terra, per
essere fecondi e per generare vita.
Una tavola rotonda con gli esperti e l’approccio ad alcuni racconti di vita dei giovani attraverso
laboratori distribuiti lungo tutto il seminario hanno reso ancor più interattivo e coinvolgente il
lavoro.
ESPERIENZA DI CHIESA
Il convegno è stato un’esperienza di Chiesa, fatta dalle differenti vocazioni, dalle storie e dai volti
che raccontano la fitta trama di relazioni che si nascondono e si rivelano nello sguardo di ciascuno,
per chi è capace di guardare e di vedere grazie a quella semplicità di Dio donata a chi ha ricevuto la
fede (cf. Lumen fidei, 1), esigenza imprescindibile di ogni accompagnamento spirituale.
Un’esperienza che ha suggerito un equilibrio dinamico – quello della bicicletta, della camminata –
capace di dare slancio a chi non teme di affrontare la paura di lasciare uno status quo che
impedisce quel movimento e quella trasformazione che è la vita.
Un’esperienza che ha condotto più volte alle soglie della contemplazione di una bellezza che è lo
stupore della grazia in azione nella storia, una bellezza alla quale è necessario essere giunti e poter
ritornare, per conoscerne la via e per saper condurre. Come affermava M. Delbrêl: «Poiché le
parole non sono fatte/ per rimanere inerti nei nostri libri,/ ma per prenderci e correre il mondo in
noi,/ lascia, o Signore,/ che di quella lezione di felicità,/ di quel fuoco di gioia/ che accendesti un
giorno sul monte,/ alcune scintille ci tocchino, ci mordano, / c’investano, ci invadano./ Fa’ che da
essi penetrati/ come “faville nelle stoppie”/ noi corriamo le strade di città/ accompagnando l’onda
delle folle/ contagiosi di beatitudine, contagiosi di gioia./ Perché ne abbiamo veramente
abbastanza/ di tutti i banditori di cattive notizie,/ di tristi notizie:/ essi fan talmente rumore/ che la
tua parola non risuona più./ Fa’ esplodere nel loro frastuono il nostro silenzio/ che palpita del tuo
messaggio».
don Michele Gianola
[email protected]
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