Delbrêl, la casa nella periferia

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Delbrêl, la casa nella periferia
Avvenire, 6 gennaio 2014
Delbrêl, la casa nella periferia
I venti prevalenti che soffiano su Parigi giungono dall’Atlantico e rimuovono l’alito caliginoso della
capitale verso la banlieue orientale. A ovest, i quartieri residenziali eleganti sono carezzati dalla
brezza oceanica transitata per la verdeggiante Normandia.
A est, svettano invece ancor oggi le ciminiere,
ultimo retaggio dei vecchi quartieri poveri e
operai. Gli stessi che divennero politicamente delle
roccaforti comuniste, al grido di motti come «Tutto
cede alla nostra unione».
È proprio nel cuore della “cintura rossa” orientale,
a Ivry-sur-Seine, che Madeleine Delbrêl scelse nel
1935, a trent’anni, di fissare la base materiale del
proprio apostolato quotidiano di evangelizzazione,
nutrito pubblicamente da azioni umili e incessanti
di assistenza, ancor prima che da parole. Queste
ultime splendono invece come scintille in un’opera
mistica e poetica in corso di pubblicazione integrale in Francia presso Nouvelle Cité e di
progressiva traduzione in Italia, dove sono già disponibili numerosi scritti e antologie.
In una casa aperta a tutti e frequentata in particolare da innumerevoli bisognosi, Madeleine Delbrêl
fu affiancata a Ivry dalle sue giovani «compagne di squadra», come amava chiamarle
semplicemente. Furono ben presto una dozzina, tutte contagiate dal fervore di colei che era stata,
durante l’adolescenza, un’atea convinta. Con il tempo, vennero create altre “squadre” (équipes)
anche ad Amiens, capoluogo della Piccardia, a Longwy, cittadina di frontiera in Lorena, e persino
ad Abidjan, in Costa d’Avorio.
Oggi, a quasi cinquant’anni dalla sua morte (13 ottobre 1964), la mistica laica è sempre più spesso
riconosciuta come un gigante spirituale del Novecento. Nella banlieue di Parigi, la memoria
dell’“assistente sociale” continua a interrogare ben al di là dei confini della Chiesa. L’attuale giunta
municipale comunista di Ivry ha accettato così di partecipare all’opera di restauro della casa della
rue Raspail, al numero 11, dove la comunità femminile informale di Madeleine Delbrêl ha
continuato a operare per decenni anche dopo la scomparsa della fondatrice. L’ultima “compagna di
squadra” è partita nel 2011 per ragioni di salute.
L’edificio è divenuto negli anni sempre più fatiscente: intonaci anneriti e scrostati, stanze ingombre
di mobili polverosi, giardino all’abbandono. Adesso, sono in corso di definizione i dettagli di un
progetto di restauro complessivo, a cominciare dalla facciata esterna. Presieduta da padre Gilles
François, il postulatore della causa di beatificazione della mistica, l’Associazione degli amici di
Madeleine Delbrêl parteciperà anch’essa finanziariamente al progetto, contando su una rete
internazionale di mezzo migliaio di membri.
E interverrà direttamente pure la diocesi. Per monsignor Michel Santier, vescovo di Créteil,
l’edificio «è un forte luogo del dipartimento del Val-de-Marne che, in Madeleine Delbrêl,
custodisce un gioiello di tutta la Chiesa». All’inizio degli anni Novanta, fu il vescovo di allora,
monsignor François Frétellière, a introdurre a Roma la causa di beatificazione.
Per l’imminente cinquantenario dalla scomparsa sono in tanti ad auspicare che la casa della rue
Raspail possa offrire un aspetto più accogliente ai visitatori, che giungono numerosi anche
dall’estero, soprattutto dall’Italia e dalla Germania. Il cardinale Carlo Maria Martini, che ha definito
Madeleine Delbrêl come «una delle più grandi mistiche del XX secolo», aveva molto contribuito a
farne conoscere l’opera e gli scritti al di qua delle Alpi. Al di là del Reno, invece, fu un altro futuro
cardinale, il teologo gesuita Hans Urs von Balthasar, a impegnarsi in prima persona per tradurre gli
scritti della convertita rimasta così tanto sensibile alle ferite invisibili dell’ateismo.
Fra gli scritti della mistica pubblicati in Italia, quasi tutti da Gribaudi, Noi delle strade è considerato
come una splendida introduzione alla visione missionaria della Delbrêl. Si ricorda pure La gioia di
credere, in cui rifulgono più che altrove l’equilibrio e la dialettica fra opposti presenti in tutta la
spiritualità della mistica ed evidenziati da von Balthasar: azione e contemplazione, legame viscerale
alla Chiesa e insofferenza verso gli eccessi di formalismo e potere, serietà e profondità, lucidità
critica e buon umore. A proposito di humour, ha conosciuto in tanti Paesi continue ristampe pure
Umorismo nell’amore, tradotto in Italia nel 2011, sempre da Gribaudi.
Daniele Zappalà