UN GENETLIACO CONTESTATO – parte 1

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UN GENETLIACO CONTESTATO – parte 1
UN GENETLIACO CONTESTATO
Una ventina di giorni fa,lo scorso 17 marzo,è stato celebrato il CL anniversario
dell'Unità d'Italia.Il 17 marzo 1861 infatti il Parlamento Subalpino proclamava
Vittorio Emanuele II di Savoia Re d'Italia sancendo così la nascita del Regno
d'Italia.Questo giorno perciò costituisce il "compleanno"della nostra Nazione ergo
una lieta ricorrenza...eppure non sono mancate le polemiche circa l'opportunità o
meno dell'unificazione della Penisola ed i modi nei quali essa trovò la sua
realizzazione.Oggi come centocinquant' anni or sono.Allora non pochi furono gli
scontenti accanto ai tripudianti.E oggi? Vado con ordine.Ovviamente avversi al
Risorgimento furono i fautori delle varie dinastie degli Stati Preunitari,filoborbonici e
filopapalini,in testa poichè il processo risorgimentale aveva posto fine al potere dei
loro sovrani.Si trattava di aristocratici della corte dei Borbone e di ufficiali
dell'esercito delle Due Sicilie,dignitari pontifici e prelati ultraconservatori,nobili
estensi ed "austriacanti" che osteggiavano l'Unità sia per fedeltà alle rispettive
dinastie sia perchè in essa vedevano la perdita dei propri privilegi.I vecchi sovrani praticamente non
lasciavano molti rimpianti,pochi erano i nostalgici (salvo il caso dei toscani che amavano il loro Granduca
Leopoldo II) in quanto i loro sudditi li avevano accettati senza entusiasmo e senza compartecipazione poichè
da secoli gli italiani avevano accettato re e dominazioni straniere con indifferenza,salvo alcuni episodi di
riscossa,in base al "O Franza o Spagna,purchè se magna!".Diverso era invece il caso del brigantaggio al
Sud ma ne parlerò più in là.L'unificazione della Penisola sotto l'ègida di Casa Savoia lasciò l'amaro in bocca
a molti patrioti.Primo fra tutti i "delusi" fu Giuseppe Mazzini,l"Apostolo" del Risorgimento,il quale dedicò alla
causa italiana tutta la sua vita.Mazzini desiderava ardentemente l'Unità d'Italia,voleva che l'Italia fosse
una,indipendente,libera e...repubblicana.Egli osteggiava l'istituto monarchico equiparandolo alla presenza
straniera ("Tutte le monarchie sono straniere") ed indicandolo come causa del servaggio degli italiani in
quanto storicamente i re trattavano i loro sudditi come pedine,come greggi curando unicamente gli interessi
dinastici.Si ispirava alla Repubblica Romana e così chiamò la "sua" Repubblica,quella del 1849.Inoltre i vari
regni e ducati nei quali l'Italia di allora era divisa erano controllati direttamente o indirettamente dall'Austria
(salvo il Regno di Sardegna e la Repubblica di San Marino) che proprio con trafile di casato e politiche
matrimoniali imponeva il suo protettorato.Mazzini invece con la sua Giovine Italia voleva realizzare l'Unità
attraverso una rivoluzione di popolo che abbattesse i vecchi regni e cacciasse gli stranieri,anelava ad
un'Italia fatta dagli italiani aventi ferrea consapevolezza del proprio ruolo politico e piena coscienza di sè
stessi (in tuttà umiltà chi scrive crede che questa sarebbe stata la migliore soluzione della questione
italiana).Ma quello di Mazzini era purtroppo un sogno irrealizzabile:gli italiani del XIX secolo non erano un
popolo,erano da secoli frazionati e sottoposti alla dominazione di potenze straniere,erano in gran parte
analfabeti e non conoscevano nemmeno l'italiano (che era la "lingua nazionale"solo in poesia e a livello
intellettuale) e dovevano far fronte all'indigenza quotidiana.Non erano i patrioti ed i rivoluzionari che il
Genovese avrebbe voluto ed infatti il Risorgimento risultò poi essere -purtroppo-non un movimento di popolo
ma d' èlite,compiuto,oltre all'esercito sardo,da alcune decine di migliaia di persone (20.000? 30.000?)
d'estrazione borghese (insegnanti,medici,commercianti,avvocati,ufficiali dei vari eserciti della Penisola e del
vecchio esercito napoleonico) e non dal popolino che ne rimase estraneo e talvolta ostile,salvo in alcune
occasioni come le Cinque Giornate di Milano e le spedizioni garibaldine.Altri "grandi"scontenti furono
Vincenzo Gioberti,sostenitore della tesi neoguelfa (ossia l'Italia sarebbe dovuta diventare una lega di
Stati,ognuno con un governo autonomo,sotto la presidenza del pontefice,a detta di Gioberti il più prestigioso
dei sovrani italiani ed anzi da secoli depositario di un potere universale,quello che gli derivava dall'essere la
guida del cattolicesimo) che però non si realizzò perchè papa Pio IX dopo un periodo di aperture al
movimento liberale fece dietro front e tornò alla politica reazionaria (abrogò infatti la Costituzione che aveva
concesso nel 1848) e Carlo Cattaneo,fautore della soluzione federalista (l'Italia sarebbe dovuta divenire una
confederazione di Stati con governi locali e rispettosa delle autonomie sul modello della Svizzera o degli
Stati Uniti d'America) ma anche questa tesi fallì sia per i particolarismi e le rivalità esistenti tra i vari Stati
Preunitari sia perchè la guida del movimento risorgimentale venne ormai definitivamente assunta a partire
dal 1848 dal Regno di Sardegna.Anche in Piemonte parte del mondo politico sosteneva una tesi federalista
(Massimo D'Azeglio e Cesare Balbo pensavano inizialmente alla creazione di una confederazione italiana
con a capo il Re di Sardegna) ma in seguito si affermò la tesi unitaria-centralista perchè meglio rispondeva
ai desideri della monarchia sabauda,dell'esercito e di gran parte dei politici piemontesi.Inoltre notabili e
burocrati sabaudi erano abituati al comando accentrato e intendevano far rimanere il potere nelle loro
mani.La tesi unitaria-centralista,tra alterne vicende,risultò vincente.Perchè? Il motivo sta nel fatto che dopo i
moti del 1848-49 i quali avevano determinato la Prima Guerra d'Indipendenza (combattuta dai maggiori Stati
italiani sotto la guida di Carlo Alberto di Savoia contro l'Austria con esito infausto per gli italiani in quanto
dopo la fase iniziale rimase in campo il solo esercito sardo mentre gli altri Stati ritirarono i propri contingentisalvo alcuni battaglioni i quali scelsero di rimanere proseguendo la guerra da volontari nell'esercito sardo
coadiuvandolo validamente insieme ad altri gruppi di volontari spontanei;il comportamento dei volontari,si
trattava spesso di giovanissimi,fu sempre eroico-),la Repubblica Romana e quella di San Marco (cadute
dopo un breve periodo nonostante la tenacia e l'abnegazione dei loro difensori) apparve chiaro che i patrioti
non ce l'avrebbero mai fatta da soli a piegare l'Austria ed a garantire l'indipendenza al Paese:erano
necessari un esercito regolare da contrapporre a quello austriaco,"forte" e ben organizzato ma anche
un'economia,un sistema di infrastrutture,un apparato politico ed una diplomazia che stessero alle sue
spalle.Solo il Regno di Sardegna mostrò di avere questi requisiti e,soprattutto,mostrò la volontà di
proseguire,sia pur dopo molti tentennamenti,la lotta intrapresa nel '48 per l'indipendenza (anticipata in un
certo senso dai moti della Carboneria degli anni Venti i quali però chiedevano la costituzione e l'evoluzione
in senso liberale delle vecchie monarchie e,più propriamente,dai moti mazziniani degli anni Trenta che
auspicavano un'Italia libera ed unita anche se repubblicana).Il Piemonte aveva infatti un esercito moderno
basato sulla leva,una buona economia,un efficiente sistema di infrastrutture,istituzioni consolidate e,pur
essendo un piccolo Stato,era diplomaticamente dinamico.Ma innanzitutto aveva la "volontà" di affrancare
l'Italia dal giogo straniero guidando,impegnandosi a fondo,il processo risorgimentale sia pur guadagnandosisi capisce-in termini di annessioni e di egemonia.Sia pur col tempo,insomma,i Savoia si assunsero la
responsabilità di unificare l'Italia.Per i re subalpini inizialmente altro non si trattava che della continuazione
del tradizionale espansionismo sabaudo verso est,anche se con obiettivi molto più ambiziosi (non più le
Langhe,il Monferrato o al massimo la Lombardia come avveniva in passato ma l'intera Alta Italia e poi tutta la
Penisola);tuttavia alla fine i Savoia finirono col condividere la causa risorgimentale mettendovi in gioco i loro
domini nonchè l'esistenza stessa del loro casato,ricevendo in cambio la corona del nuovo regno.
Inizialmente questo,però,per quanto possa sembrare strano...non era nei progetti del governo
piemontese,impersonato da Camillo Benso conte di Cavour.Egli pensava infatti,così come pure il Re Vittorio
Emanuele II,all'indipendenza dell'Italia dal giogo asburgico (da realizzarsi con l'aiuto della Francia di
Napoleone III) e non all'unità dell'intera Penisola;fanno fede gli Accordi di Plombièrs del 1858 che stabilivano
la seguente sistemazione del Bel Paese dopo l'esito vittorioso di una nuova guerra d'indipendenza (fu poi la
Seconda Guerra d'Indipendenza):1) Regno dell'Alta Italia,dal Piemonte sino al fiume Isonzo comprendente
cioè il vecchio Lombardo-Veneto,i Ducati di Parma e di Modena e la Romagna pontificia (ma secondo una
relazione inviata da un diplomatico sardo a Cavour prima degli accordi e che aveva "sondato" i francesi al
Piemonte sarebbero spettati anche la Venezia Giulia,l'Istria e la Dalmazia sino alle Bocche di
Cattaro,appartenuti in passato alla Repubblica di Venezia) sotto la guida dei Savoia;2) Regno dell'Italia
Centrale,composto dal Granducato di Toscana,dall'Umbria,dalle Marche e dal Lazio tolti allo Stato Pontificio
(Roma e i suoi dintorni però sarebbero rimasti al papa mentre un progetto successivo destinava l'Umbria e le
Marche al Regno delle Due Sicilie se esso avesse partecipato alla guerra contro l'Austria a fianco dei francopiemontesi) la cui sovranità sarebbe spettata ad un monarca gradito sia alla Francia sia al Piemonte (si
pensò a Maria Luisa di Borbone,Duchessa di Parma oppure ad un parente di Napoleone III);3) Stato
Pontifico,guidato dal papa (ridotto però alla città di Roma ed ai suoi dintorni immediati);4) Regno delle Due
Sicilie,sotto i Borbone-in caso della caduta della dinastia borbonica però Napoleone III avrebbe voluto
insediarvi Luciano Murat,figlio di Gioacchino);5) Repubblica di San Marino indipendente.Questi quattro regni
avrebbero costituito una Lega sotto la presidenza onoraria del papa con scopi difensivi ed offensivi volti a
garantire l'integrità degli Stati confederati ed inoltre il Regno di Sardegna avrebbe ceduto alla Francia per
compensarla dell'aiuto datogli nella guerra antiaustriaca la Savoia e la Contea di Nizza (quest'ultima
decisione scatenò numerose proteste in quanto Nizza e la sua contea erano abitate da italiani al contrario
della Savoia,etnicamente francese).Questa era la sistemazione che Cavour avrebbe voluto dare all'Italia e
giudicava una "corbelleria" l'unificazione di tutta la Penisola auspicata da Mazzini.Ad anelare l'Unità dall'Alpe
a Sicilia oltre a Mazzini tra i "grandi" vi era Giuseppe Garibaldi,l'esponente più popolare del
Risorgimento.Nizzardo,di princìpi sansimoniani e repubblicani,Garibaldi si battè sempre per i diritti dei popoli
oppressi (in Europa come in America Latina,guadagnandosi per le varie battaglie combattute con coraggio e
capacità militare,l'appellativo di "Eroe dei Due Mondi") nonchè per l'Unità e la libertà d'Italia.Anche a costo di
mettere da parte la sua pregiudiziale repubblicana:si schierò infatti con Vittorio Emanuele II quando vide che
la monarchia piemontese rappresentava l'unica forza in grado di liberare l'Italia.L'Eroe dei Due Mondi
mantenne però sempre la sua "indipendenza" anche se le sue truppe erano regolarmente inquadrate
nell'Armata Sarda:egli comandava personalmente i suoi Cacciatori delle Alpi, le sue Guide a Cavallo,il suo
Corpo Volontari Italiani contribuendo validamente al nostro Risorgimento senza guadagnarne nulla dal punto
di vista economico o della sua posizione sociale.Neanche dopo la spedizione dei Mille e la conquista del
Regno delle Due Sicilie,le sue imprese più famose eppure oggi...più contestate! Strano Paese l'Italia.Nel
corso della loro travagliata storia unitaria più volte gli italiani si divisero su tutto tranne appunto che su
Garibaldi. Tutti si riconoscevano in lui,persino durante la guerra civile che si ebbe sul suolo italiano durante
l'ultimo conflitto mondiale nel biennio '43-'45 e che vide contrapposti la RSI da una parte ed il "Regno del
Sud" e la Resistenza dall'altra.Garibaldi piaceva a destra e a sinistra, ai monarchici e ai repubblicani, agli
umili e agli abbienti.Garibaldi continuò a "unire" l'Italia anche post mortem perchè tutti gli italiani trovavano in
lui un comune denominatore.Fino ad ora almeno.In questi ultimi tempi si assiste ad una requisitoria
veemente contro il Risorgimento proveniente da diversi campanili.Ad attaccare il processo risorgimentale e
l'Unità c'è ovviamente la Lega Nord ma vi sono anche i gruppi neoborbonici,meridionalisti e
regionalisti.Ognuno ha le sue argomentazioni: si va dalla mai sopita velleità secessionistica della Lega
(l'articolo1 del suo statuto recita che il fine ultimo della Lega è l'indipendenza della "Padania") alle nostalgie
dei "duosiciliani" per i borbone in quanto vedono nell'Unità l'origine dei problemi del nostro Sud così come
pure gli storici meridionalisti mentre il regionalismo è variegato (oscilla spesso tra l'indipendentismo ed il
federalismo interessando sia il Nord-Alto Adige o meglio alcuni partiti della locale comunità tedesca- sia il
Sud-Sicilia dove però l'indipendentismo è ormai decaduto-). Tutti spesso dicono peste e corna sull'Unità, sui
"piemontesi", su Garibaldi fornendo una propria versione della vicenda risorgimentale. Chi scrive la vede
così: se la Lega osteggia le istituzioni di "Roma ladrona" perchè è forza di governo? Perchè i suoi
rappresentanti occupano ministeri e scranni nelle due Camere percependo pingui stipendi e godendo di tutti
i privilegi derivanti dalle loro posizioni? In Spagna gli autonomisti catalani mica fanno parte del governo,non
guardano a Madrid ma a Barcellona.I neoborbonici si soffermano sulle ombre del processo risorgimentale
come la questione del brigantaggio dando un quadro idilliaco del Regno delle Due Sicilie che tuttavia non
corrisponde alla realtà. Il Reame borbonico aveva indiscutibilmente dei settori d'eccellenza (si pensi ai centri
manufatturieri di Calabria, al polo siderurgico della Mongiana, rinomato in tutta Europa e che produceva
degli ottimi moschetti tanto che venivano regolarmente acquistati dalla Royal Navy britannica ma poi chiuso
dal nuovo governo italiano o alla Marina Mercantile borbonica, la terza del Mediterraneo), delle "isole" di
progresso in un oceano però di miseria e di repressione. Le istituzioni dei Borboni erano le stesse
dell'Ancien Regime, il sovrano aveva poteri di vita o di morte sui suoi sudditi mentre l'Europa occidentale
marciava verso il liberalismo, il regno era angariato da latifondo,analfabetismo,povertà
diffusa,arretratezza.Malgrado la flotta, pochi erano i porti e la popolazione viveva in gran parte lontano dal
mare e nonostante il primato della ferrovia Napoli-Portici, le vie di comunicazione erano costituite dai
tratturi.Il brigantaggio esisteva già sotto i Borboni e la causa era la stessa di quello che si ebbe dopo
l'Unità:la miseria e i Borboni non mancavano di reprimerlo duramente ( il Re Ferdinando I sin dal 1816 aveva
emanato un decreto per eliminare i briganti conferendo poteri speciali all'esercito) ma non di rado,
astutamente, traghettavano dalla loro parte i capi briganti dando loro il grado di capitano.Dopo l'Unità il
fenomeno esplose non tanto come movimento di reazione antipiemontese bensì a causa della delusione
delle plebi del Mezzogiorno che avevano visto nei garibaldini e nel nuovo governo italiano delle forze che
avrebbero garantito condizioni di vita più dignitose,meno privilegi per i "signori"e,soprattutto,la distribuzione
delle terre ai contadini e la fine del latifondo (nel Reame borbonico i contadini poi erano quasi tutti braccianti
al servizio dei latifondisti essendo inesistente la piccola proprietà terriera e poco diffusa la mezzadria.Non a
caso molti anni dopo Antonio Gramsci definì il Risorgimento "una mancata rivoluzione agraria").Messi da
parte Garibaldi (che era sensibilissimo alle istanze sociali) e i suoi,il governo sabaudo -che non aveva capito
le popolazioni del Sud- confuse il malcontento dei suoi nuovi sudditi per il mancato rinnovamento della realtà
socio-economica,cioè agraria,per nostalgia borbonica e ribellismo.Torino commise un grosso errore:invece
di andare "verso il popolo" (del Sud),reagì col cannone ed inviò nel Mezzogiorno il Regio Esercito che agì
spesso con estrema durezza.Era la fame,la miseria a spingere non pochi,come del resto avveniva da secoli
e dunque anche sotto i Borboni,a diventare briganti o ad unirsi ad essi,non di certo la predilezione per
questo o quel sovrano.Il brigantaggio dopo il 1861 divenne più vasto rispetto al passato poichè grande fu la
delusione dei contadini meridionali ed il malcontento che ne seguì:le terre rimasero in mano ai vecchi
latifondisti che affrettarono a sottomettersi ai nuovi padroni -"cambiare tutto affinchè non cambi nulla"-,il
nuovo governo unitario incrementò le tasse e impose la leva militare con ferma di cinque anni mentre sotto i
borboni l'esercito era composto da volontari aristocratici e mercenari.Oltre all'invio dell'esercito il nuovo Stato
fece lo sbaglio di far amministrare le terre appena annesse a prefetti del vecchio Regno sabaudo che non
conoscevano la realtà locale e che consideravano "retrogradi" i meridionali mentre sarebbe stato meglio farle
amministrare da patrioti meridionali e/o garibaldini.La mentalità e la conoscenza sul Mezzogiorno degli
ufficiali inviati a combattere il brigantaggio non erano diverse:snobismo e tendenza a vedere i nuovi sudditi
come "selvaggi".Si prenda a mò d'esempio Pietro Fumel che nel paese di chi scrive-Fagnano
Castello,provincia di Cosenza- ordinò la fucilazione di cento contadini accusati brigantaggio o di connivenza
con esso nei pressi del camposanto. Fumel sosteneva che i meridionali erano più incivili dei beduini (sic)
poichè nel Nordafrica vi era la civiltà europea.Negli anni 1861-65 vi fu insomma una vasta opera di
repressione del brigantaggio con presìdi di truppe dislocate in zone strategiche e lungo le vie di
comunicazione,reparti mobili di Cavalleria,impiego della Guardia Nazionale (composta soprattutto da
meridionali scelti tra i filosabaudi ma anche tra gli ex borbonici e tra gli ex briganti passati sotto le bandiere
del Regno d'Italia) che si rese responsabile di numerose violenze,trasferimenti di popolazioni dai centri
abitai,legge marziale,confino,fucilazioni e razzie.Più che una lotta al banditismo,quella al brigantaggio fu
un'operazione di polizia coloniale con tutte le conseguenze della controguerriglia;a leggere le storie di quegli
anni sul nostro Sud sembra quasi di leggere gli avvenimenti della Guerra d'Algeria o di quella
d'Indocina.Ma,come già detto,neanche i Borboni adoperarono il guanto di velluto con i briganti e peraltro
repressero duramente anche i moti patriottici con fucilazioni (fratelli Bandiera) e forche (Napoli,Sicilia e
ovunque).Gli storici meridionalisti sostengono tesi simili a quelle dei neoborbonici spesso però tralasciando
le repressioni dei moti risorgimentali mentre i regionalisti rivendicano sempre maggiore autonomia dallo
Stato centrale sforando talvolta in rivendicazioni separatistiche. Il regionalismo ha varie tendenze:economica
(presente al Nord e dettata dalla constatazione che le regioni settentrionali siano le più ricche del
Paese.Questa tendenza risale già al 1970 ed è stata raccolta dalle "camicie verdi" di Bossi),storico-culturale
(è il caso della Sicilia e -in passato- della Sardegna,dove ci si rifà soprattutto ad entità politiche
presistenti),storico-etnica (è il caso dell'Alto Adige,dove parte della minoranza tedesca anela
all'indipendenza nonostante l'ampia autonomia riconosciuta da Roma alla comunità di cultura germanica.Ad
esempio in occasione del 17 marzo,il Presidente della Provincia Autonoma di Bolzano,Luis Durnwalder,ha
deciso di non partecipare alle celebrazioni come più volte aveva dichiarato in quanto "fino al 1918 il Sudtirol
apparteneva all'Austria"...dimenticandosi però degli italiani e dei ladini presenti nel territorio di sua
pertinenza.Nel bene e nel male centocinquant'anni fa l'Italia venne unita ed altrettanti ce ne sono voluti per
unire definitivamente gli italiani,non senza terribili tragedie come le due guerre mondiali e gli anni di piombo
oppure la perdita di terre italiane come la Venezia Giulia (o meglio gran parte di essa),l'Istria e la città di Zara
in Dalmazia annesse con la vittoria nella Grande Guerra-da molti vista come la "Quarta Guerra
d'Indipendenza" e la prosecuzione del Risorgimento-e perdute con la sconfitta nell'ultimo conflitto
mondiale.Fu opportuno unificare l'Italia? Fu necessaria l'Unità? Per l'autore di questo articolo assolutamente
sì in quanto senza di essa l'Italia sarebbe rimasta un'espressione geografica composta (o meglio scomposta)
da tanti staterelli rivali tra loro e alla mercè dello straniero,gli italiani avrebbero continuato a scannarsi tra loro
in guerre fratricide e le potenze estere avrebbero continuato a metterci i piedi in testa.Molto probabilmente
l'Italia,oltre a rimanere divisa,sarebbe rimasta in potere dell'Austria o in alternativa,visto che dagli anni '70
dell'Ottocento si ebbe il rilancio del colonialismo,sarebbe subentrata la Francia oppure Parigi e Vienna se la
sarebbero spartita...situazioni che ci avrebbero visti sempre vassalli ed in lotta tra di noi.I detrattori del
Risorgimento dovrebbero tener conto che il Curdistan non è poi così lontano... Domenico Verta