La Bibbia - Suore della Carità Cristiana

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La Bibbia - Suore della Carità Cristiana
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La Bibbia:
molto più di una biblioteca
La Bibbia è un grosso volume, stampato fitto, che non invoglia
alla lettura. Quali chiavi utilizzare per aprire le porte di quel tesoro
che le comunità cristiane definiscono «Parola di Dio»?
O
gni anno si scrivono, per diversi
motivi, migliaia di libri su argomenti differenti. Così, anche oggi,
i libri continuano a svolgere un ruolo
importante, anche se la nostra cultura e
civiltà vanno sempre più configurandosi
come culture e civiltà dell’immagine e
dell’immediato.
Al di fuori del libro resta la comunicazione parlata che è, tuttavia, limitata ad
un luogo e ad un istante. Il libro, invece,
è come un disco o una cassetta: io posso
leggermelo quando voglio.
Oggi si scrivono libri e si comunica
sugli argomenti più svariati. Anticamente, tra le forme di comunicazione orale
e scritta, particolare rilievo avevano le
esperienze religiose, proprio quelle che
formano l’ossatura della Bibbia.
Un libro questo che, da quando Gutemberg, nel 1453 impresse con caratteri
mobili di legno la prima copia delle Scritture, risulta essere il libro più tradotto e
stampato nel mondo. E per conseguenza,
almeno per supposizione, anche il più
letto anche se il suo accostamento non
gratifica immediatamente come la lettura
di un romanzo.
L’importanza della Bibbia è enorme
non solo per quanti si muovono in ambito
religioso, ma anche per la nostra cultura
occidentale perché essa è una sorte di
grande codice di vita da cui si sono tratti
segni, simboli, leggi, concezioni, per la
nostra storia sociale, politica e religiosa.
Quando fu scritta
A differenza di un libro qualsiasi che,
per essere scritto, abbisogna solo di una
breve segmento di vita umana, la Bibbia
ha atteso più di mille anni prima che fosse pronta. La stesura di alcune sue parti
iniziò forse già al tempo di Mosè, verso
gli anni 1250 a.C. e terminò verso l’anno
100 d.C. con l’Apocalisse dell’apostolo
Giovanni: un lungo periodo di più di 13
secoli.
Il nome e la divisione
Bibbia, dal greco biblia, significa «i
libri», al plurale. In latino è diventato un
concetto unico: «la Bibbia».
Per la sua frequentazione o semplicemente perché lo si nota quando si prende
in mano il testo delle Scritture, sappiamo
che questa «biblioteca di testi» si divide in
due grandi parti fondamentali che vengono dette l’«Antico Testamento» (= AT) e il
«Nuovo Testamento» (= NT). Lo spartiacque che ha portato a questa prima grande
suddivisione è l’evento Cristo.
L’AT si chiama così perché scritto prima di Cristo, mentre il NT è stato scritto
dopo. La parola «testamento» deriva dal
latino testamentum; nel nostro uso comune, significa l’estrema volontà di una
persona, la regolamentazione di una eredità. Ma nel nostro caso traduce la parola
ebraica «alleanza». Il vocabolo ebraico,
berit (patto), sottolinea contemporaneamente sia la libera volontà dei contraenti
di legarsi tra loro, sia l’impegno che ne
consegue.
L’«alleanza» è un compromesso di
fedeltà fra due parti, un trattato per la reciproca difesa sulla base di clausole ben
precise da rispettarsi. Per es.: nell’antichità un re faceva alleanza con un principe
e quest’ultimo poteva ottenere aiuto e
protezione in cambio di un pagamento
scrupoloso di beni stabiliti.
Oggi, per fare un’altro esempio, due
nazioni possono allearsi per una guerra
sulla base di un protocollo d’intesa; le
LA BIBBIA - 1
nazioni europee si sono alleate per combattere il terrorismo o per costruire una
entità politica unica, ecc.
E, dunque, l’antica alleanza è quella
che Dio ha stabilito con Mosè ed Israele sul monte Sinai, dopo la liberazione
dall’Egitto ed è marcata dal segnale visibile del sangue degli animali asperso sui
presenti («Ecco il sangue dell’alleanza che
il Signore ha concluso con voi… Dissero:
Quanto il Signore ha ordinato, noi lo faremo e lo eseguiremo!», Es 24, 8-9).
La nuova alleanza è quella stipulata
attraverso l’incarnazione, la vita, la passione e la morte di Cristo, il Figlio di Dio,
il cui segno è ora il sangue non più degli
animali ma del Verbo stesso («Questo è
il sangue della Nuova Alleanza, sparso per
voi e per tutti in remissione dei peccati…»
Mt 26, 27-28 e par.).
L’AT è lo scritto sacro degli Ebrei e,
poi, anche dei Cristiani. Gesù di Nazareth
e il NT non possono – naturalmente– essere compresi senza l’AT.
10,23). La lingua ebraica era usata, di
preferenza, nelle sinagoghe per il culto
religioso, mentre l’aramaico era la lingua
più comune, più popolare, parlata. Gesù
Cristo parlava aramaico.
In ebraico furono scritti quasi tutti i
libri dell’AT, meno il Libro della Sapienza,
il secondo Libro dei Maccabei ed alcuni
brani dei Libri di Daniele e il Libro di
Ester, scritti in geco.
In aramaico furono scritti alcuni
frammenti di Daniele, di Esdra, di Geremia e, secondo alcuni, l’originario vangelo di Matteo.
In greco sono stati scritti il libro della
Sapienza, il 2 Maccabei e tutto il NT.
Gesù ha ricevuto la sua educazione
religiosa attraverso l’ascolto e la lettura
della Bibbia ebraica, ma il NT greco e i
suoi autori sentono fortemente l’influsso
della traduzione greca dell’originale, la
famosa «Septuaginta» o «Bibbia dei Settanta» (LXX).
I “Settanta”
Una libro che è una biblioteca
La Bibbia, dunque, più che essere un
libro è una «biblioteca» così suddivisa: 46
libri per l’AT e 27 per il NT; 73 in tutto.
Il titolo dei diversi libri sacri viene
normalmente dal tema che trattato, dal
nome dell’autore del libro, oppure dalla
comunità cui il nome è indirizzato. Così,
dal nome dell’autore, abbiamo particolarmente i libri dei profeti: Geremia, o il
vangelo di Luca ecc.
Altri libri portano il nome del personaggio importante intorno a cui sono
incentrati, come Ester, Giuditta… Altri
indicano il contenuto come il libro della
Genesi, dell’Esodo, delle Cronache. Altri
libri sono attribuiti a un grande profeta
ma sono stati scritti da autori diversi in
tempi diversi, per es. Isaia, e Daniele.
I diversi libri della Scrittura, le sigle
e il metodo con cui si citano, si possono
vedere nel box di pagina 5.
Lingua e traduzioni
Fra gli ebrei, oltre all’ebraico che con
il tempo era diventato una lingua colta,
si parlava e si scriveva in aramaico, nome
proveniente da un discendente di Sem,
chiamato Aram, dal quale prese il nome
la nazione aramaica, oggi Siria (cf. Gn
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Una tradizione giudaica attribuisce
la sua origine all’iniziativa di Tolomeo
Filadelfo (verso l’anno 250) che voleva
porre nella sua famosa Biblioteca di Alessandria d’Egitto una copia della famosa
«Legge» di Mosè. Per questo avrebbe
assunto 72 traduttori (da qui il nome di
«septuaginta = settanta») per realizzare
l’opera. La Chiesa cristiana primitiva ha
ereditato questa traduzione dei LXX e gli
scrittori del NT citano abitualmente l’AT
a partire da essa.
Nel II secolo d.C., quando la diffusione della fede cristiana si incontra con la
lingua e la cultura latina, cominciano a
nascere traduzioni in questa che era la
lingua dell’impero.
Conosciamo, dall’opera degli scrittori
cristiani antichi – i Padri della Chiesa – vasti passi di una traduzione che è
chiamata convenzionalmente «Afra», cioè
«africana» perché realizzata all’interno
di comunità cristiane che abitavano le
coste mediterranee dell’Africa. Esistono
anche testimonianze di una «Itala», realizzata stavolta probabilmente nell’Italia
del nord e poi, successivamente, almeno
in parte, a Roma.
Ma queste traduzioni latine primitive
e probabilmente parziali, scomparirono
ben presto a causa del lavoro di Girolamo
che, nel V secolo, condusse a termine la
traduzione sistematica di tutta la Bibbia
in Latino, partendo dai testi originali
ebraici e greci.
Fu iniziata dal dottissimo sacerdote
– nativo dell’Istria – su richiesta di papa
Damaso nel 382 e fu portata a termine in
Palestina, in un monastero che Gerolamo
aveva fondato a Betlemme. Il testo latino
di Girolamo fu reso possibile dall’utilizzo
di uno strumento straordinario che era
conservato nella biblioteca di Cesarea di
Palestina: le famose «exapla» di Origene
(185-254).
Origene, uno dei sommi ingegni delle
prime generazioni cristiane, aveva realizzato in un’unica copia una edizione critica delle Scritture che in sei colonne sinottiche e parallele (da qui il nome «exapla»)
riportava, con segni critici di correzione
e di congettura, accanto all’originale
ebraico, una traslitterazione greca, il testo
biblico dei Settanta e le traduzioni greche
di Aquila, Simmaco e Teodozione
La traduzione di san Girolamo è
chiamata «Vulgata», cioè «traduzione in
lingua volgare, popolare». È stata la traduzione utilizzata nella chiesa cattolica dal
V secolo fino al Concilio Vaticano II, per
quasi 1500 anni.
Tra papiri e pergamene
Quando i libri sacri cominciarono ad
essere scritti, non esisteva né carta né
macchine da stampa. Quali materiali si
usavano per la scrittura?
Innanzitutto è necessario ricordare
che nell’antichità, più che la scrittura vale
la memoria. Lunghissime genealogie vengono tramandate a memoria insieme con
i fatti più importanti di un clan o di un
paese. E queste memorie si trasmettono
di generazione in generazione diventando così l’humus, la base di una cultura
specifica. Ma si scrive anche, e la scrittura - strano ma vero - riguarda prima di
ogni altra cosa i trattati commerciali e gli
elenchi dei beni immagazzinati.
Qual è il materiale per la scrittura?
L’argilla o ceramica. Acqua e terra sono
due elementi sempre alla portata di mano
per tutti. La scrittura dell’Oriente antico,
nei millenni che precedono la nostra era,
si realizza su pani d’argilla spianati che
venivano poi cotti al fuoco e conservati.
Allo stesso modo si utilizzavano i cocci di
ceramica (ostracon) per gli usi quotidiani
e civili. Di questi testi su terracotta abbiamo vastissime testimonianze; le scoperte
più recenti, in questo senso, ci vengono
da Ebla
Il papiro. Il papiro è una pianta acquatica che cresce ai margini dei fiumi, specialmente del Nilo ma anche in Sicilia. I
pezzi del gambo della pianta venivano incisi verticalmente e quindi «sfogliati» - un
po’ come una cipolla. Le strisce sottili venivano poi sovrapposte in maniera incrociata fino a formare le grandezze volute
dei «fogli». Questi, pressati, si lasciavano
macerare per qualche tempo nell’acqua
fino a che si compattavano dando luogo
ad un supporto leggero su cui si scriveva
con inchiostri vegetali.
Il papiro si conservava arrotolato
in rotoli che potevano raggiungere la
lunghezza di quasi 10 metri. È però un
materiale assai fragile e per questo si è
conservato in pochi luoghi al di fuori dei
secchi deserti dell’Egitto.
Su paginette di papiro ci sono pervenute testimonianze importantissime di
testi biblici. Sono i famosi Papiri Chester
Beatty (scoperti nel 1931) in parte conservati nell’omonima biblioteca di Dublino
che riportano diverse parti di un po’ tutta
la Bibbia greca e risalgono all’anno 200
ca. Poi ci sono i Papiri Boedmer, conservati a Ginevra, che presentano anche
frammenti del testo del Quarto Vangelo
che risalgono all’anno 120. Quest’ultimo è
Un papiro
con un testo
in demotico
egiziano del
fondo Chestere Beatty
al British
Museum di
Londra.
LA BIBBIA - 3
secolo a.C. Erano, probabilmente, la biblioteca di una setta ebraica – quella degli Esseni – che le nascose al tempo della
rivolta giudaica che portò alla distruzione
di Gerusalemme da parte delle legioni
romane nell’anno 68.
Oggi questi rotoli, faticosamente
riacquistati sui mercati sotterranei dei
reperti archeologici, formano il tesoro
più importante del «Museo del Libro» di
Gerusalemme. In una delle sale di questo
museo, steso in tutta la sua lunghezza, c’è
il rotolo del profeta Isaia. Se un giorno
riuscirete a leggere l’ebraico, andate là e
fate un confronto fra questo testo risalente a duemila e cento anni fa e il testo
del profeta che avete nella vostra Bibbia.
Scoprirete che sono straordinariamente
uguali, senza varianti significative.
Una pagina
del Codice
Sinaitico (S)
del IV secolo,
fratello del
CodiceVaticano (B)
4 - LA BIBBIA
stato donato alla Biblioteca Vaticana.
L’uso del papiro come supporto per la
scrittura è testimoniato fino al X secolo.
La pergamena. Questo è il supporto resistente e duraturo che ha formato l’ossatura delle biblioteche fino all’uso, recente,
della carta. Il suo nome viene dalla città
di Pergamo, in Asia Minore.
Si racconrta che, quando l’Egitto mise
l’embargo sull’esportazione di papiro in
Asia Minore, fu proprio a Pergamo che
si passò all’utilizzo di pelli di agnelli,
capretti o vitelli, conciate e sgrassate con
la calce, per la scrittura. La pergamena
venne ben presto preferita al papiro per
la sua robustezza che continua a sfidare i
secoli. A proposito, san Paolo, nella 2 Tm
4,13 ricorda al discepolo Timoteo: «Venendo, portami il mantello che ho lasciato
a Troade in casa di Carpo e anche i libri,
soprattutto le pergamene».
Tra le pergamene che riportano testi biblici, le più antiche sono quelle di
Qumram. Il nome è quello di una località
tra Gerico e il Mar Morto. Nel 1947, un
ragazzino che cercava le sue capre tra
i dirupi desolati della ragione, penetrò
per caso in unga grotta dove trovò delle
grandi giare di terracotta che servivano
da custodia a rotoli manoscritti, vergati
in ebraico e aramaico. I palestinesi del
luogo saccheggiarono il sito e vendettero
al mercato nero i preziosissimi reperti
smembrati e rovinati.
Ebbene, pensate che queste pergamene che riproducono alcuni libri dell’AT. e
altre opere esseniche, risalgono fino al II
Codice o volume?
I primi cristiani apportarono un miglioramento considerevole nell’utilizzo
delle pergamene passando dal volumen (=
rotolo) al codex (=libro)
Al tempo di Gesù e fino al secondo
secolo, le pergamene erano arrotolate
intorno a due bastoni. Per leggere un
passo bisognava svolgere da una parte e
arrotolare sull’altra fino alla colonna di
testo corrispondente. L’esercizio non era
dei più semplici. È ciò che ha fatto anche
Gesù nell’episodio narrato in Lc 4, 16-20:
«[Gesù] …si alzò a leggere [nella sinagoga]. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia;
apertolo trovo il passo dove era scritto:
Lo Spirito del Signore è su di me […]. Poi
arrotolò il volume, lo consegnò all’inserviente e sedette».
Proprio per l’utilizzo delle Sacre Scritture, furono i cristiani ad inventare il libro come lo conosciamo noi oggi, tagliando e piegando le pergamene a quinterni
da rilegare poi insieme seguendo un ordine di pagina progressivo. Tra i «codici»
che trasmettono il testo della Scrittura,
completo di Antico e Nuovo Testamento, i
più famosi sui quali si basa il nostro testo
critico attuale sono: i codici Sinaitico e
Vaticano del IV secolo; l’Alessandrino e
il palinsesto di s. Efrem del V secolo e il
codice di Beza del VI secolo.
Il “canone”, cioè la “regola”
Ma ci è rimasta un’ultima domanda
I libri della Scrittura
ANTICO
TESTAMENTO
PENTATEUCO
Sono i cinque libri «di Mosé»,
quelli che compongono la Torà
ebraica
Genesi
Esodo
Levitico
Numeri
Deuteronomio
Gen
Es
Lv
Nm
Dt
LIBRI STORICI
Narrano gli avvenimenti dello
svolgersi progressivo della storia
della salvezza.
Giosuè
Giudici
Rut
1 Samuele
2 Samuele
1 Re
2 Re
1 Cronache
2 Cronache
Esdra
Neemia
Tobia
Giuditta
Ester
1 Maccabei
2 Maccabei
Gs
Gdc
Rt
1 Sam
2 Sam
1 Re
2 Re
1 Cr
2 Cr
Esd
Ne
Tb
Gdt
Est
1 Mac
2 Mac
Libri sapienziali e poetici
Raccolgono le composizioni della
sapienza d’Israele, che interpreta la vita alla luce della sapienza
insieme umana e divina
Giobbe
Salmi
Proverbi
Qoèlet
Cantico
Sapienza
Siracide
Gb
Sal
Pr
Qo
Ct
Sap
Sir
LIBRI PROFETICI
Raccolgono la predicazione dei
«profeti», uomini che parlano «in
nome di Dio»
Isaia
Geremia
Lamentazioni
Baruc
Ezechiele
Daniele
Osea
Gioele
Amos
Abdia
Giona
Michea
Naum
Abacuc
Sofonia
Aggeo
Zaccaria
Malachia
Is
Ger
Lam
Bar
Ez
Dn
Os
Gl
Am
Abd
Gn
Mi
Na
Ab
Sof
Ag
Zc
Ml
NUOVO
TESTAMENTO
VANGELI E ATTI
Matteo
Marco
Luca
Giovanni
Atti degli Apostoli
Mt
Mc
Lc
Gv
At
LETTERE DI PAOLO
Romani
1 Corinti
2 Corinti
Galati
Efesini
Filippesi
Colossesi
1 Tessalonicesi
2 Tessalonicesi
1 Timoteo
2 Timoteo
Tito
Filemone
Ebrei
Rm
1 Cor
2 Cor
Gal
Ef
Fil
Col
1Ts
2Ts
1Tm
2Tm
Tt
Fm
Eb
LETTERE CATTOLICHE
Giacomo
1 Pietro
2 Pietro
1 Giovanni
2 Giovanni
3 Giovanni
Giuda
Gc
1Pt
2Pt
1Gv
2Gv
3Gv
Gd
Apocalisse
Ap
Come usare la Bibbia e le sue citazioni
Chi non sa ancora usare la Bibbia, deve innanzitutto vedere se il libro che sta leggendo o che gli interessa
appartiene all’AT o al NT. Ogni libro è composto di capitoli e i capitoli sono divisi in versetti numerati. Fra il numero del capitolo e il numero del versetto si colloca la virgola, esempio: Gv 2, 12; Se il testo in questione è più
di un versetto, allora si separano i versetti con un trattino, esempio Is 55, 1-6. Il punto e virgola separa tanto
il capitolo da capitolo come libro da libro, esempio: Lc 12,29; 18,16 si legge: Luca, capitolo 12, versetto 29,
capitolo 18, versetto 16. Esempio di separazione da libro a libro: Gen 3,15; Ger 2,3 e si legge: Genesi, capitolo
3, versetto 15 e Geremia, capitolo 2, versetto 3. QUando si tralascia qualche versetto, si separa versetto da
versetto con un punto, esempio: 1 Cor 11,17. 23-28 e si legge: Prima lettera ai Corinti, capitolo 11, versetto
17 e continua col versetto 23 fino al versetto 28, tralasciando così i versetti 24-27.
Alle volte si incontrano dopo i versetti, una o due «s» che vuol dire: versetto seguente o seguenti; oppure si
incontrano anche, dopo il versetto, una «a» o una «b», esempio: At 8,7a si legge: Atti degli Apostoli, capitolo
8, prima parte del versetto 7.
LA BIBBIA - 5
importante a cui rispondere: chi ha stabilito quali e quanti libri formano la Bibbia
cristiana? Gli Ebrei riconoscono come
scrittura solo i 39 libri dell’AT scritti in
Ebraico, escludendo i «deuterocanonici»,
cioè i libri dell’AT scritti in greco.
Allo stesso modo i protestanti non
hanno nelle loro Bibbie questi stessi
deuterocanonici e alcune delle Lettere
Cattoliche del NT. Allora, chi ha stabilito
il «canone» (= «norma», o «regola») delle
Scritture?
L’elenco dei «protocanonici», cioè di
quegli scritti biblici che sempre e presso
tutte le comunità cristiane furono ritenuti ispirati, è tranquillo. Comprende i libri
dell’AT basati sul canone ebraico e quelli
del NT tramandati dagli apostoli.
Una testimonianza di valore straordinario è il «canone Muratoriano» che risale
al II secolo. Ma esso accoglieva anche
libri che oggi noi chiamiamo «apocrifi»
(apocrifo = cosa nascosta) come l’Apocalisse di Pietro e la Sapienza di Salomone
che ben presto non furono più letti nella
liturgia.
Il canone della Bibbia cattolica, oltre
ai protocanonici dell’AT e al NT , raccoglie anche i «deuterocanonici», quelle
parti dell’AT scritte originariamente in
greco e non accettate nel canone ebraico: Giuditta, Tobia, Sapienza, Siracide,
Ricorda
La Bibbia è un insieme di 73 libri, divisi tra
Antico e Nuovo Testamento (=Alleanza). Al
centro, come punto di divisione e di unione insieme sta l’evento Cristo. La Bibbia è
stata redatta in ebraico e greco e poi tradotta, nel corso dei secoli, nelle diverse lingue. Fanno parte della Bibbia i libri stabiliti
da Canone della Chiesa.
Baruc, 1 e 2 Maccabei e alcuni capitoli
di Daniele.
Il Concilio di Trento (1564) dichiarò
solennemente che sono ispirati e fanno
parte del canone della Bibbia anche questi ultimi.
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La pr e della Bibbia
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e l in Scritture
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Le VERSIONI ITALIANE
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al 1815 al 1922 sono stati stampati 6 miliardi di esemplari della Bibbia. Solamente lo scorso anno la sua diffusione ha toccato le venti
milioni di copie. È stata tradotta in poco più di duemila tra lingue
e dialetti e bisognerà aspettare ancora almeno un altro secolo perché le
rimanenti quattromila lingue del pianeta possano averne accesso.
Tante sono le versioni. Per il pubblico italiano basta ricordare La Bibbia
di Gerusalemme (Testo della CEI con note della versione francese originale de La Bible de Jerusalem, della Scuola Biblica). La Bibbia TOB, ossia
Traduzione ecumenica della Bibbia; la Nuovissima edizione della Bibbia delle edizioni Paoline, in più volumi e con un apparato di note e introduzioni impressionante.
Chiudiamo la serie, tralasciando le tante traduzioni personali di noti autori, con l’edizione della Bibbia in lingua corrente, anch’essa un’edizione a
più mani, interconfessionale.
Per tutti gli editori, insomma, la Bibbia e tutto quanto ad essa è collegato, rappresenta uno dei settori che che non conosce crisi. n
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